Lojacono, tra gol e “dolce vita”, giocò anche da libero tra i Grigi

venerdì, 10 Febbraio 2023

Lojacono 1La caratteristica postura di Lojacono.

Franciso Ramon Lojacono giunse in Italia nel 1956-‘57 contattato dal Milan che poi, per via dell’esuberanza di stranieri, lo girò al Lanerossi Vicenza. Oriundo, proveniente dalla squadra argentina del San Lorenzo de Almagro (il club per il quale fa il tifo Papa Francesco), come tanti altri oriundi che all’epoca cercarono fortuna e gloria nel nostro campionato, si mise subito in evidenza per le sue doti calcistiche: classe e potenza nel tiro. 18 presenze e 10 reti furono il suo biglietto da visita che indusse i dirigenti della Fiorentina ad acquistarlo.

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Francisco Ramon Lojacono con Gianni Rivera nel 1968-’69.

Nella squadra gigliata Lojacono disputò tre stagioni e fu questo anche il suo periodo migliore come calciatore. Si meritò infatti la convocazione in Nazionale azzurra e al suo esordio contro la Spagna a Roma, il 28 febbraio 1959, mise a segno la rete del pareggio italiano. Per due anni restò nel giro azzurro disputando 8 gare nella Nazionale A e 2 nella Rappresentativa B segnando in totale 5 gol. Perse l’occasione dopo aver partecipato alle eliminatorie di disputare in azzurro il Mondiale in Cile nel 1962.

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Lojacono in Alessandria-Pro Patria.

Ormai stava iniziando il periodo discendente. Infatti Lojacono dopo tre anni di permanenza in viola si trasferì alla Roma (56 presenze e 22 reti in tre campionati). Purtroppo l’aria capitolina danneggiò il bravo Ramon, che si lasciò coinvolgere dalla “dolce vita”. A nulla servì il suo ritorno a Firenze ed il successivo passaggio alla Sampdoria. A questo punto della carriera il trentenne italo-argentino venne ceduto all’Alessandria (ottobre 1965) insieme ad un altro grande decaduto, Bruno Nicolè.

Lojacono 4Raduno dell’Alessandria, nella storica sede di via Gentilini, per il campionato 1966-’67.

I Grigi avendo perso per dissapori economici Lorenzo Bettini cercarono validi elementi per risalire in serie A. In una stagione che non risultò tra le migliori, Ramon ritrovò la voglia di giocare e alla fine con le sue 4 reti contribuì alla salvezza dei Grigi. La stagione successiva per l’Alessandria fu disastrosa e la squadra retrocesse in C. In questo campionato il vecchio campione si rivitalizzò, imponendosi in fase di regia e come realizzatore: 14 furono i gol messi a segno.

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L’Alessandria 1965-’66.  In piedi da sinistra: Trinchero, Soncini, Dalle Vedove, Melideo, Lojacono, Nobili. In basso da sinistra: Pasquina, Gori, Codognato, Oldani, Ragonesi.

Ultimo campionato quello 1968-‘69 per il funambolico Ramon, che si adattò nel ruolo di libero e con la sua classe ed il suo potente tiro riuscì a gonfiare le reti avversarie per 10 volte. Lasciò l’Alessandria per un’ultima stagione al Legnano, dopo di che si dedicò alla carriera da allenatore. Ma per i tifosi grigi resterà sempre nella mente il grido di “Ramon al cuore!”, urlato dagli spalti del “Moccagatta” quando l’asso italo-argentino trafiggeva con i suoi imparabili tiri i portieri avversari.

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Il mitico Pelè in Alessandria nel 1968. Per festeggiare gli 800 anni dalla nascita della città, nel 1968 viene invitato il Santos al “Moccagatta”.

Al termine della stagione 1965-’66 i Grigi ripiombano in C. La dirigenza opta per la “linea verde” lasciando in disparte all’inizio alcuni anziani. I risultati scoraggianti obbligano la società a richiamare i più esperti ed assistiamo, sorprendentemente, proprio alla seconda giovinezza di Lojacono. Diventa l’anima dello spogliatoio e in campo, a volte, dà di stomaco, All’inizio i tifosi pensano ad una sua emotività, ma la vera causa è ben altra. La squadra di solito pranza al “Napoleon”, a lui aprono un conto aperto da Rosina, in piazza Goito (oggi Don Soria), un posto dove si mangia bene, ma mica tanto leggero. In campo a volte dopo aver fatto uno scatto, Lojacono deve andare in un angolo e liberarsi con le dita in gola.

La partita Italia-Spagna con il gol di Lojacono.

Però che calciatore, soprattutto sui tiri da fermo. Da Rosina qualche volta arriva anche con Claudia Mori. Lojacono stesso, con l’aiuto di Mario Pietruzzi, nel 1968-‘69 assolve il doppio compito di giocatore-allenatore. Purtroppo brillano i pareggi al punto che l’Alessandria è la compagine che termina settima con il maggior numero di risultati di parità, sedici.

Mario Bocchio

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