Il corsivo di Mario Bocchio
È un’epoca confusa, in cui tutti vogliono dire la loro, si sentono soloni, contestano sempre e comunque, diventando stucchevoli. Assolutamente fuori luogo. Basta, piantatela lì, siete penosi! Avete toccato il fondo attaccandovi addirittura alle bandierine grigie per la coreografia allo stadio.
Un’epoca in cui, come noto, se l’Alessandria non perde più ma pareggia e ha la reale possibilità di vincere la Coppa Italia non va bene, e bisogna contestarla. Perché non vince.
In cui se c’è un presidente serio, economicamente solidissimo e con mentalità e programmi che configgono con la misera mentalità e pochezza provinciale, ma che ha vinto poco rispetto a quanto speso, va criticato proprio perché ha vinto poco.
Eccolo, il punto su cui c’è maggiore confusione. Il punto in cui andate più in confusione: vincere.
Quest’Alessandria di Michele Marcolini scende sempre in campo per provare a essere migliore dell’avversario di turno. Su questo non ci sono dubbi. Il fatto che praticamente non perde dalla partita d’andata contro il Piacenza, non è un alibi per giustificare i pareggi, ma una realtà apprezzata più in tutto il resto d’Italia che in città.
A volte mi metto a leggere i tanti post che abbondano come le erbacce nei campi incolti, e mi chiedo: ma cosa avrai mai fatto questo Di Masi? Mi chiedo: non è mica che in tutto questo giochi un ruolo determinante la frustrazione di chi nella vita non ce l’ha fatta a raggiungere il successo professionale come lui? Un po’ come è sempre accaduto con Berlusconi, per capirci: intanto lo contesto perché lui è più ricco di me, poi si vedrà.
Ma ad intobidire le acque da sotto, potrebbero esserci anche quelli che all’inizio pensavano di trarre guadagni personali dalla venuta in Alessandria di Di Masi e non sono stati considerati, oppure magari qualcuno che nel ridisegnato assetto societario ha dovuto uscire di scena. Chissa. Insomma, un mix che sicuramente non porta da nessuna parte, se non a farci del male da noi stessi.
Di Masi di errori ne ha certamente commessi, ci mancherebbe altro, ma poi è anche stato determinato nel cambiare giocatori, l’allenatore, il direttore sportivo, fin quando non ha trovato quell’alchimia necessaria per tornare a essere tra i migliori.
Ha addirittura concretizzato il rifacimento della nostra casa comune, il Moccagatta, e la cattiveria di gente in sicura malafede, ha originato una sorta di boicottaggio della cerimonia di riapertura: no, non ci vado per non dare la soddisfazione a Di Masi.
Ho pure letto chi asserisce di preferire una squadra autogestita come ai tempi di Pagliari (vigilia del fallimento targato Boiardi, ricordate?), perché in fondo c’era la gioia dell’essere proletari, mentre questo qua (Di Masi) è un fighetto con la puzza sotto il naso. A già, ecco, ci mancava anche la lotta di classe come chiave di lettura del malcontento: capitalisti contro lavoratori, per cui se colloco il mio presidente nella prima categoria (perchè imprenditore), al massimo lo tollero se vince sempre, ma alla prima occasione lo contesto. Maledetta politica, che non dovrebbe mai entrare nello sport!
Lo “zero tituli”, mantra di ogni interista, ormai è un neologismo della lingua grigia, è l’apoteosi della convinzione che se non si vince la colpa è del presidente Di Masi.
Bene, ma perché questo mio pezzo oggi, a ridosso della finale di Coppa con la Viterbese? Semplicemente per ribadire il concetto che è ora di piantarla una volta per tutte, sfruttando l’assist di un appuntamento con la nostra Storia ritrovata. Vincere la Coppa Italia è tanta roba. Teniamolo sempre presente. E ricompatterebbe l’embiente in vista dei playoff. Che potrebbero riservarci “la lieta sorpresa” (per scaramanzia mi limito a dire così). Perchè quest’Alessandria è una squadra forte. Fatta di gente vera. Attenzione: lo abbiamo sempre detto, lo ribadiamo adesso. Dirlo dopo, sarebbe poi troppo facile. Moralmente scorretto.
Se dovessimo alzarla al cielo,la Coppa, sono infatti certo che assisteremo al trionfo (in bello stile italiano) dei veri maestri dell’ipocrisia, quei tifosi grigi (ma non solo loro) che oggi indignati contestano Di Masi, salvo poi dichiararsi eternamente devoti a lui. Non per quello che ha fatto, sta facendo e ha programmato di fare, ma solo per la Coppa.
Che miseria. Ma lo sanno queste “teste bovine” del tifo (fortunatamente non tutto il tifo, meno male) che se non ci fosse Di Masi, sarebbe concreta la possibilità di rivedere i Grigi giocare a Castellazzo Bormida? Naturalmente con tutto il rispetto sincero che nutro per il Castellazzo.