Natalino Fossati: “Mi piacerebbe vincere a Pavia con un autogol del Pavia”

domenica, 03 Aprile 2016

DSC_1308Gregucci e Fossati, un abbraccio al “Moccagatta”.

 

Natalino Fossati ha assistito – ospite dell’Alessandria Calcio e di Museo Grigio – al successo dei Grigi contro il Pordenone.

“Vittoria meritata. Non ci sono dubbi” ha sottolineato davanti all’ingresso degli spogliatoi, in attesa di incontrare Angelo Gregucci, che lui ha praticamente lanciato come calciatore.

Fossati, ma lei è fiducioso nel secondo posto, visto che per la promozione diretta il Cittadella ha ormai praticamente chiuso la pratica?

“Sì, io sono fiducioso, ma non devono mollare, non deve esserci un calo dovuto alla non vittoria diretta. Non deve succedere che la squadra concentrata su un obiettivo come la Tim Cup – dove ha fatto qualcosa di straordinario –  riusciva ad avere lo stimolo anche in campionato e adesso mancando le grandi sfide contro squadre di B e A tutto viene meno. Se succedesse così, allora sarebbe dura arrivare addirittura ai playoff. Considerato che noi di fede grigia – come d’altronde il Toro – la fortuna dobbiamo sempre andare a prendercela in alto, mentre qualcun altro la fortuna la trova sempre dietro l’angolo allora mi piacerebbe vincere a Pavia con un autogol del Pavia. Ma voglio ripetere il mio concetto: bisogna pensare allo spirito nostro e non a quello degli altri”.

La panchina dei Grigi gli ha lasciato ancora oggi il rammarico di una promozione mancata per una serie di motivi che nulla hanno a ch vedere con il rendimento dei giocatori.

Ad Alessandria erano arrivati i fratelli fratelli torinesi Giorgio e Gianmarco Calleri, titolari della Mondialpol. Il loro era un progetto molto ambizioso.

Quasi subito venne esonerato il tecnico Mirko Ferretti, lo sostituì proprio Fossati. Il Livorno la fece da padrone, non perse mai una partita. I Grigi se la giocarono con l’Asti. L’improvviso fallimento del Quartu Sant’Elena diede il colpo di grazia alle speranze dell’Alessandria. La Federazione escluse i sardi dal torneo cancellando tutti i risultati ottenuti sino a quel momento dalla formazione isolana. Tolse pertanto all’Alessandria, che aveva vinto, due punti così l’Asti – che con i sardi aveva invece perso – la superò in classifica.

Mentre ci parla di quel campionato – serie C2 1983-’84 -, ecco che esce Gregucci. I suoi occhi fissano Fossati, non gli sembra vero. Poi dopo un primo momento di silenzio: “Mister, non ci posso credere, proprio lei qui!”. Notate l’umiltà e l’educazione di Gregucci, rispettoso dell’anzianità di Fossati e del fatto che in fondo è stato il suo primo grande maestro: gli si rivolge con il lei.

I due parlano in privato per alcuni minuti, poi il tecnico grigio viene dirottato in sala stampa, facendo fatica a nascondere gli occhi umidi per la commozione.

Natalino Fossati ha il tempo per raccontare ancora una volta il perché di questo forte legame con Gregucci.

“In Coppa Italia ero andato a vedere Imperia-Alessandria, perché sono stato sul punto di dover andare ad allenare i nerazzurri liguri. Vidi giocare un difensore ben messo e con i capelli tinti di biondo. Era Gregucci. Quando arrivai ad Alessandria come allenatore però, non me lo trovai a disposizione per decisione del presidente. Ma come possibile? Andai subito dal povero Giorgio – il fratello che aveva un forte ascendente su Gianmarco –  e al mercoledì era a mia diposizione. Da quel momento per me fu una pedina inamovibile. ‘Gregu’ era coraggioso, atleticamente possente, ma la sua dote più grande era l’umiltà, la continua voglia di imparare. Una volta dentro di me dissi: vuoi vedere che questo qui farà l’allenatore?”.

Mario Bocchio

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