I Grigi nella stagione 1942-’43.
Figlio di un ferroviere, nacque a La Spezia ma crebbe ad Alessandria. Stiamo parlando di Umberto Dadone, calcisticamente conosciuto come il Mago per le sue veramente innate doti di scopritore di talenti.
Si avvicinò al calcio attraverso il movimento uliciano, l’Unione libera. Tra i suoi allievi più prediletti c’era Luigi Bussetti– uno tra i capitani più veri nella storia dell’Alessandria -, che in più di un’occasione amava ricordare come Dadone fosse stato anche un venditore ambulante: “Un ombrello aperto era il banco di lavoro di Berto, dentro esponeva fazzoletti e calze di nylon che vendeva nelle piazze”.
Qualcuno lo chiamava anche Maestro, praticamente visse gran parte della sua vita a crescere i giocatori per l’Alessandria, quando i vivai contavano veramente tanto, anzi erano la condizione essenziale per la sopravvivenza del club.
Tra i giovani che introdusse a pieno titolo nella leggenda dell’Orso, ricordiamo: Cinzio Scagliotti, Aristide “Bolide” Coscia, Mario Foglia, Mario Pietruzzi, Ginetto Armano, lo stesso Bussetti e il “portierone” Anselmo Giorcelli.
Seguì anche la prima squadra: curò in piena guerra, nel 1944-‘45, l’attività non ufficiale della raffazzonata compagine grigia – le cosiddette “partite della bistecca”, per via dei premi consistenti in generi alimentari di prima necessità – ed assunse poi l’incarico provvisorio tra la gestione di Felice Borel e quella dell’ungherese Lajos Nems Kovács, del quale fu poi la “spalla” in panchina per due stagioni fino al 1948.
In posa con Giovanni Riccardi e Teresio Piana.
Al termine del suo rapporto con l’Alessandria, la sua opera in favore dei giovani comunque non si esaurì, visto che collaborò con l’Arsenal, piccola formazione alessandrina nella quale individuò ancora il talento di Riccardo Sogliano e Gaetano Legnaro.
Dadone e una formazione giovanile grigia al “Moccagatta” negli anni Trenta.
Per la sua attività è stato considerato un ideale prosecutore dell’opera di George Arthur Smith e Carlo Carcano, che tra i primi in Italia avevano mostrato attenzione per la valorizzazione dei vivai, dando vita alla cosiddetta scuola calcistica alessandrina.
Nel 1966 ricevette l’ambito riconoscimento della Targa d’oro della Federazione italiana giuoco calcio.
Cartolina commemorativa con le medaglie e l’indicazione della vittoria del Seminatore d’oro.
Si calcola che al termine della carriera abbia lanciato 121 calciatori professionisti. Per riassumere la figura del Mago Dadone è sufficiente quanto ebbe modo di scrivere la collega Mimma Caligaris: “Il suo lavoro non è posto in risalto per la sua eccessiva modestia”. Qui infatti, sta tutta la sua grandezza.
Bellissima cartolina del 1938-’39 con il Mago e i nuovi e vecchi allievi.
Il capolavoro di Dadone: i suoi “Orsacchiotti” campioni d’Italia juniores nel 1949
Sono in pochi a sapere che nel corso di un secolo di vita l’Alessandria è riuscita ad appuntarsi sul petto lo scudetto riservato ai Campioni d’Italia. Per il calcio giovanile alessandrino la stagione 1948-‘49 risultò tra le più felici e si concluse proprio con il trionfo dei giovani del Mago Dadone che conquistarono il titolo italiano nel campionato di Lega giovanile. Al termine della guerra –come detto – il tecnico Dadone ricostituì il settore giovanile della società grigia prelevando i giovani calciatori dalle locali squadrette che partecipavano ai campionati cittadini. Seppe plasmare futuri talenti che poi costituirono, almeno in alcuni casi, l’ossatura per la prima squadra. In un periodo di ristrettezze di occupazione, per molti giovani il calcio risultò una valvola di sfogo ed un motivo di sopravvivenza allo scampato pericolo bellico della Seconda guerra mondiale che aveva devastato l’Italia negli anni precedenti. I giovani di Dadone già si erano messi in luce nel 1948 vincendo dapprima il Trofeo Piemonte a Torino e successivamente anche il prestigiosissimo Trofeo Barcanova.
Il ricordo dei Grigi campioni d’Italia Juniores.
Due importanti traguardi che fecero da preludio alla successiva vittoria nel torneo più importante della loro categoria, il Campionato Italiano Juniores. I giovani Orsacchiotti, quasi tutti della classe 1930-1931, si imposero nella finale di Firenze nel giugno del 1949 ad un lotto di circa 2400 squadre di tutta Italia. La lunga strada per giungere all’atto conclusivo li vide opposti dapprima in un girone provinciale all’italiana, superato il quale affrontarono il torneo regionale piemontese con partite di andata e ritorno ad eliminazione diretta per poi affrontare le finali interregionali sempre con la stessa formula ed infine il girone finale. Prima di accedere alla finale i giovani Orsetti di Dadone superarono in due appassionati turni la Triestina (3-1 in casa e 3-2 a Trieste) ed il Prato sul campo neutro di La Spezia nello spareggio, con un netto 4-0; le prime due partite si erano infatti concluse con una netta sconfitta per 5-1 a Prato e con il successo casalingo per 4-0.
Aristide Coscia, “Il Bolide”, a sinistra, con la maglia dell’Alessandria ed il suo maestro, Umberto Dadone.
Finalissima a Firenze. I Grigi vanno subito in vantaggio con Malvicini ma vengono raggiunti su rigore dagli avversari dell’Alba di Trastevere. Ancora in vantaggio i Grigi con un rigore trasformato dal capitano Piccione e successivo pareggio dei laziali, si prosegue con i supplementari ma si resta sempre sul 2-2. I dirigenti alessandrini proposero la ripetizione dell’incontro ma gli avversari non furono d’accordo, largo allora al sorteggio e la fortuna premiò i giovani di Dadone che ricevettero la Coppa dallo storico presidente della Federazione Ottorino Barassi.
Mario Bocchio