Filippo Pellizzoni, ruolo portiere. Nel 1913 giunse all’Alessandria Fbc proveniente dalla Unitas di Milano e disputò il campionato 1913-‘14 nelle fila dei Grigi. Nel 1915 partì per la guerra e venne ferito sull’Altipiano Carsico guadagnandosi una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Dal 1916 al 1918 giocò nella Puteolana, per poi passare al Milan nel 1918-‘19. Sui giornali dell’epoca si disse che avesse una presa ferrea, che fosse vigile e attento su tutti i palloni. Morì a Milano il 1 maggio 1935.
I Grigi nel 1914. Da sinistra: Carcano, Pellizzoni, Milano II, Tocozzelli, Brunoldi, Lazoli I, Savojardo, Bosio, Rangone, Torti, Grillo, Ricci II.
Su di lui ha scritto questo interessante articolo Mario Fadda:
“Recentemente sono infuriate le polemiche intorno all’assegnazione del titolo di Campione d’Italia 1914-‘15. Lasciando momentaneamente da parte le varie controversie, soffermiamoci su uno dei personaggi che, involontariamente sta alla base della querelle. Parliamo di Filippo Pellizzoni, forte portiere nato a Milano il 30 marzo 1895, egli appena prima dello scoppio del conflitto e durante la primissima parte dello stesso si ritrova, suo malgrado, protagonista di alcune vicende che lo proiettano nella storia. Andiamo per gradi: nel 1912-‘13 esordisce nella squadretta dell’Unitas di Milano, nella stagione successiva viene ingaggiato dai “grigi” dell’Alessandria, una squadra che sta crescendo rapidamente grazie alla sapiente guida del tecnico Smith. L’esordio di Pellizzoni tra i pali dell’Alessandria è datato 12 ottobre 1913. Si disputa la prima giornata di campionato e ad Alessandria giunge il leggendario squadrone della Pro Vercelli, campione in carica e che dal lontano 1908 è l’indiscusso dominatore del torneo. A dire il vero i bianchi vercellesi appaiono in ormai in declino, ma la loro presenza in campo incute ugualmente timore. Sul campo di Piazza d’Armi è presente il pubblico delle grandi occasioni e quel giorno gli uomini di casa sfiorano l’impresa. L’incontro termina sull’1 a 1, ma Ticozzelli fallisce clamorosamente un rigore che poteva dare la vittoria alla squadra di Smith. L’Alessandria chiude il torneo con un buon quinto posto, se si considera che questa è la sua prima partecipazione al torneo di I Categoria.
Ancora l’ Alessandria Fbc nel 1914. Cartolina con l’organico dei titolari e dei dirigenti. Da sinistra e dall’alto: il trainer Smith, Bosio, Moretti, Grillo, Ricci II, Torricelli, Lazoli I, Carcano, Savojardo, Ticozzelli, Milano II, Pellizzoni. In basso: il presidente ing. Brezzi, vice presidente Poggio, d.t. Rangone, segr. Savojardo, i consiglieri Voglino, Vitale, Garavelli e Rossanigo.
L’anno successivo la Federazione impone un’ulteriore riforma del campionato: per l’Italia Settentrionale le squadre vengono suddivise in sei gironi da sei compagini ciascuno (l’anno precedente i gironi erano formati da dieci formazioni). Pellizzoni è titolare inamovibile, ed escluso l’esordio, gioca tutti gli incontri del girone eliminatorio che vedrà l’Alessandria lungamente contendere la prima piazza del girone al Genoa. Alla fine l’Alessandria riesce comunque a passare il turno in virtù del secondo posto ed accede ai gironi di semifinale, ove contenderà al Milan, fino all’ultimo incontro, la qualificazione al gruppo finale. Ma questa è un’altra storia, perché Pellizzoni non potrà dare il suo apporto durante le semifinali. Gioca il suo ultimo incontro con i “grigi” il 6 dicembre 1914, è una partita ormai priva di significato ai fini della classifica, ma che diverrà storica per l’esordio assoluto di un giovane destinato ad influenzare il football italiano degli anni ’20, parliamo di Adolfo Baloncieri, che in quella fredda domenica di dicembre 1914 coglieva finalmente la sua occasione per giocare, vista l’assenza di Della Casa. Quell’incontro fu l’ultimo per Pellizzoni con la casacca alessandrina, era già giunta la cartolina dell’esercito ed il giovane milanese dovette raggiungere la Campania, a Caserta e Gaeta stavano infatti di stanza il 15° e 16° Fanteria che componevano la Brigata “Savona”. Nei mesi successivi l’Italia si faceva di ora in ora sempre più interventista e nel mese di aprile del 1915 giungeva il passo decisivo per l’entrata in guerra. In quello stesso mese iniziava in tutto il Paese la disputa dei gironi finali: al nord Genoa, Torino, Inter e Milan si contendevano un posto in finale. Al centro: Lazio, Roman, Pisa e Lucca battagliavano per stabilire chi opporre all’altra semifinalista del sud dello stivale.
In alto, la formazione della partita Savona-Alessandria: segnalinee, Milano II, Carcano, Moretti, Torricelli, Lazoli I, Grillo, Della Casa, Pellizzoni, Savojardo, Bosio, Ticozzelli, Rangone.
In tutto questo Filippo Pellizzone aveva trovato un posto nell’ Internazionale Napoli di Ascarelli (in quell’epoca dirigente). Il 18 aprile si disputa la gara di andata della finale partenopea e a sorpresa l’Internazionale di Napoli, con Pellizzone schierato nel ruolo di mediano, surclassa i cugini del Naples col punteggio di 4 a 1. Nella gara di ritorno del 26 successivo (lo stesso giorno si firma il Patto di Londra, che attiva il conto alla rovescia per l’entrata in guerra dell’Italia entro un mese), le due squadre chiudono alla pari sull’1-1.
È fatta, ora all’Internazionale di Napoli non rimane che attendere quale compagine del centro le si opporrà per l’accesso alla finalissima nazionale. In quel momento erano fortemente avvantaggiate Lazio e Roman, mentre qualche speranza la nutriva ancora anche il Pisa. Ma il 28 aprile giunge la doccia fredda: il consiglio federale, riunito in quel lontano giorno, annulla la gara del 18 aprile, a causa della posizione irregolare di Filippo Pellizzoni e Jean Steiger, ma non decide per la squalifica della squadra (decisione che avrebbe portato in finale il Naples), vista la buona fede della società, propone la ripetizione della gara (16 e 23 maggio). Troppo tardi per Pellizzoni, che è già partito con il suo battaglione verso il Carso. La Brigata “Savona” sarà infatti tra le prime ad entrare in linea e gravoso sarà il suo compito nell’opporsi al nemico in quella prima fase della guerra. Pellizzoni diviene un porta ordini e tutti i giorni va avanti e indietro con la sua bicicletta per consegnare i dispacci. Alla fine di giugno partecipa a tre azioni notturne consecutive, durante le quali metà dei suoi compagni perdono la vita nel sistemare dei lunghi tubi metallici pieni di gelatina che, fatti esplodere, aprono dei varchi nei reticolati austriaci. Il 2 luglio 1915 è ormai in pieno svolgimento quella che verrà ribattezzata come “I Battaglia dell’Isonzo”, Pellizzoni viene richiamato da un generale che, porgendogli il binocolo, gli indica un punto a mezza costa sull’altura dinanzi a sé, mezzo battaglione di Bersaglieri, preso d’infilata dal fuoco nemico, rischiava di essere aggirato se non prontamente avvertito.
Il generale intima a Filippo Pellizzoni di raggiungere la posizione entro dieci minuti e di dare ordine di ritirata su un punto più difendibile. Discesa di corsa l’altura, Pellizzoni percorre di corsa circa cinquecento metri allo scoperto, sotto lo scoppio continuo di shrapnel, l’unico riparo è offerto da qualche cespuglio e da alcuni sassi delle dimensioni (a detta sua) di un sacco di cemento. Giunto finalmente ai piedi della collina comincia la difficile risalita quando uno shrapnel esplode proprio sopra di lui e le schegge di metallo lo investono in pieno. Fortunatamente per lui il proiettile è esploso ad una notevole altezza ed il letale contenuto gli giunge addosso privo di potenza, ma abbastanza forte da bucargli la pelle del capo, delle spalle e delle braccia. Si ritrova coperto di sangue e dopo un primo sbandamento riprende la marcia, giungendo all’avamposto stremato. Comunicato l’ordine perde i sensi e si risveglia in un ospedaletto da campo. Questa che vi abbiamo raccontato potrebbe essere vista come una delle tante eroiche gesta di un calciatore in quella terribile guerra, ma c’è un particolare: questa azione, permette a Filippo Pellizzoni di essere insignito, primo tra i calciatori italiani, della Medaglia d’Argento al Valor Militare. Come abbiamo potuto vedere, la carriera sportiva di Pellizzoni è costellata di singolari primati ed episodi. Durante la guerra riprende a giocare: prima una fugace apparizione nel Milan, poi passa, nuovamente in Campania, al Puteoli tra il 1916 ed il 1918. Nel 1918-19 ritorna al Milan e poi, con la ripresa del campionato nazionale, disputa le due ultime stagioni della sua carriera nel Nazionale Lombardia. Muore a Milano il 1 maggio 1935, non aveva che quarant’anni”.
Mario Fadda