Ad Arezzo lo chiamavano Caribù, ad Alessandria semplicemente Pasqualone. La sua stazza non passava certamente inosservata. Le sue rimesse laterali assomigliavano a veri e propri traversoni.
Stiamo parlando di Primo Pasquali da San Benedetto del Tronto, classe 1954, ruolo attaccante. Una vita spesa sui campi delle cosiddette serie minori, con sei presenze in B con la Sambenedettese nel 1974. In carriera ha giocato 222 partite ufficiali, mettendo a segno 42 reti.
Pasquali (a sinistra) e Colusso nell’Arezzo.
Ad Arezzo fu molto stimato dall’allenatore Dino Ballacci: “Lui era un uomo che non ti dimostrava direttamente il proprio apprezzamento, ma standogli vicino capivi che ti voleva bene e che ti dava sempre i consigli giusti”.
Nel 1979, insieme a Renato Colusso e allo stesso Ballacci, Pasquali salutò il club amaranto in C1 e arrivò ad Alessandria in C2: “Avrebbe dovuto essere un campionato senza pretese, ma alla fine ci convincemmo delle nostre possibilità e iniziammo una cavalcata trionfale che ci portò dritti alla promozione”.
Pasquali oggi (a fianco) e sotto con la maglia grigia.
Quanti ricordi! Il tempo passa inesorabile, ma non può cancellarli, e noi non vogliamo assolutamente relegarli nell’oblìo. Il 7 giugno 1981, precisamente alle ore 18,50, scoccava l’ottantanovesimo minuto di Alessandria-Pavia, ultima partita di campionato. Pasquali trasformò il rigore che diede ai Grigi la vittoria, sofferta forse più del previsto, e con il successo anche la promozione in C1. “Rimane sicuramente uno dei momenti più importanti nella mia vita calcistica – ci confessa Pasqualone –. Fu una festa per tutta la città, un giorno atteso per molti mesi, lo stadio era una bolgia che metteva i brividi, e voi potete bene capire che cosa io abbia potuto provare dopo quel gol. Ricordo bene che l’arbitro ad un certo punto fu costretto a sospendere la gara perché gli striscioni degli ultras caddero sulla porta del Pavia e vennero incendiati dai razzi. Fummo costretti a recarci sotto la curva dei nostri tifosi, insieme alle forze dell’ordine, per calmare gli animi e permettere agli addetti di pulire il terreno di gioco”.
Da “La Stampa” del 7 giugno 1981.
Da “Stampa Sera” dell’8 giugno 1981.
Ancora Caribù: “Vincemmo con merito quel campionato perché avevamo capito che ce l’avremmo potuta fare. Fummo costretti a batterci fino alla fine, fu particolarmente dura perché proprio contro il Pavia sbagliammo tre occasioni molto facili che influirono sul nostro morale. Ma l’orgoglio ed il carattere della squadra emersero proprio nel momento opportuno. Ancora adesso ripenso a quella partita e mi convinco sempre di più che il Pavia giocò con troppa aggressività. Non può una compagine come quella lombarda muoversi sul campo con tanta rabbia agonistica, pur non avendo più nulla da chiedere al campionato, dato che ha ottenuto in anticipo la salvezza”.
Alessandria-Pavia 1-0: le formazioni sono appena scese in campo.
Ma torniamo a quel rigore entrato nella storia. L’urlo della folla – “Forza Grigi!” – era incessante, ossessivo. Al 70’ fallo su Soncini, punizione di Rossi e gol di Colusso, ma l’arbitro Onagro di Rovigo non aveva ancora fischiato. Soncini, colpito duro, fu costretto ad abbandonare; i Grigi avevano già esaurito le sostituzioni e furono pertanto costretti a giocare in dieci. A quel punto iniziò lo show di Renè Colusso, il biondo australiano: all’86’, dopo uno slalom micidiale, mirò all’angolino e la sfera andò fuori, anche perché Piccotti fallì la deviazione. Ottantanovesimo minuto: ancora un affondo di Colusso e Carotti e Bargamaschi furono costretti al fallo in area. Penalty sacrosanto.
La sequenza fotografica entrata nella storia: il fallo su Colusso (in alto) e il rigore trasformato da Pasquali.
“Fortunatamente – ammette Pasquali – non ho provato alcuna emozione a calciare il rigore. Ero tranquillo e così ho potuto spiazzare Marson con un pallone che ha oltrepassato la linea bianca”. Fu l’apoteosi.
La promozione ottenuta, se da un lato rese tutti felici, dall’altro generò non pochi problemi: organizzativi, strutturali e finanziari. “Retrocedemmo subito, e questo fatto mi amareggia ancora adesso” conclude Pasquali.
Una formazione dei Grigi nel ampionato 1981-’82 serie C1. In piedi da sinistra: Pasquali, Soncini, Colusso, Piccotti, Fabris, Discepoli, Colombo. Accosciati: Zanier, D’Urso, Passalacqua, Maniscalco.
Il Caribù emigrò a Giulianova per poi appendere le scarpe al chiodo al termine del campionato di C2 1985-’86 ad Isernia, ancora insieme al suo allenatore prediletto: Ballacci. Per Pasqualone il cerchio si chiuse così.
Mario Bocchio
Per le foto di Pasquali nell’Arezzo e oggi, un grazie all’amico Stefano Turchi.
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