La recente consegna del Premio Liedholm a Vincenzo Montella (foto sopra) ci riporta alla mente un episodio, accaduto nell’ottobre del 1992 al “Moccagatta”. Che avrebbe potuto stroncare la carriera del celebre Aeroplanino.
Empoli. Montella è il giovane attaccante che in prima squadra ha tutto da imparare, Luciano Spalletti invece il centrocampista esperto al termine della carriera da giocatore e che già studia da allenatore. Era l’Empoli di Nicoletti, ma nel ’94 diventerà quello di Spalletti. Messo subito alla prova, riuscì a salvare i toscani dalla retrocessione nelle ultime sei giornate, vincendo i playout proprio a scapito dell’Alessandria.
Montella e Spalletti giocatori nell’Empoli.
Il presidente Fabrizio Corsi parla così dei due: “Le loro storie calcistiche sono iniziate qui. Quando Vincenzo a 16 anni veniva aggregato alla prima squadra era propro Luciano a pressare Guidolin, il nostro allenatore dell’epoca, perchè lo facesse giocare, stupito com’era dalle sue qualità. Qui da noi Montella ebbe poi un problema al cuore, un’aritmia che toglieva il sonno a noi e ai genitori: in quel periodo eravamo un’unica famiglia, sembrava che Vincenzo non potesse più giocare a calcio. Quello che è arrivato dopo è stato la conseguenza delle sue qualità, era un predestinato”.
Ma ritorniamo a quel pomeriggio ad Alessandria. I Grigi andarono in vantaggio con Serioli, vennero ripresi da Perotti e segnarono nuovamente il gol della vittoria al 73’ con Banchelli.
Vincenzino Montella (a fianco, sempre con la maglia dell’Empoli) si infortunò praticamente a tempo scaduto, su contrasto alla disperata di Devis Tonini (immagine sotto). L’attuale Mister del Milan uscì in barella e venne successivamente trasportato in ospedale. La diagnosi? Frattura del perone destro. Complice anche una successiva infezione virale, il grave infortunio del “Mocca” gli fece saltare metà stagione in corso e gran parte di quella 1993-‘94. Ma fece in tempo a prendere parte alle due gare di playout, quando l’Empoli sconfisse in casa l’Alessandria per 1-0 e pareggiò 0-0 nel match di ritorno, condannando la formazione di Roselli alla C2.
Montella venne poi ceduto al Genoa in B. Da qui prese il volo. Quando nel 2009 ha appeso le scarpette al chiodo, ha lasciato al calcio italiano il ricordo di tutti i suoi gol (141 in A di cui 83 con la Roma, 54 con la Sampdoria e 21 con il Genoa), molti dei quali realizzati in acrobazia e di straordinaria bellezza. Anche il ricordo dello scudetto con la Roma e di un rapporto burrascoso con la panchina, a cominciare con quella di Fabio Capello. Tante volte, sostituito dal tecnico, usciva dal campo sconsolato, in qualche occasione adirato.
Mario Bocchio
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