Squadra senza gioco, senza tutto

lunedì, 05 Settembre 2022

Imolese-Alessandria 1-0 (foto Imolese Calcio 1919)

No, Alessandria, no. Non si può mai giocare così in campionato, non si deve mai giocare così. Senza idee, senza grinta, senza nulla di nulla.

E chissenefrega se la squadra è ancora in fase di rodaggio e guai a quelli che si attaccano a questo argomento per annacquare un disastro che da una decina di anni non aveva precedenti nell’Alessandria di Di Masi.

Ancora: mai l’Alessandria era uscita con le ossa così rotte. Stiamo parlando dell’Alessandria di ieri pomeriggio ad Imola, apparsa come la squadra del vattelapesca oppure un’arruffona compagnia amatoriale.

Solo pochi mesi fa l’Alessandria era in Serie B. Non c’è nessuna giustificazione, non c’è nessun alibi, non c’è nessuna attenuante per questa maschera di modestia.

Sappiamo che sarà difficile, si potrà perdere, ma noi non vogliano partite senza capo né coda, non vogliano una difesa che frana, un centrocampo di burro, un attacco che non esiste, non vogliamo rigori regalati con superficialità oppure espulsioni che finiscono per favorire gli avversari.

 L’Alessandria a Imola è stata messa con le spalle al muro: i romagnoli hanno semplicemente disputato la loro partita, niente di eclatante, i Grigi hanno tartarugato, schiacciati, basiti, fulminati. Contrasti sistematicamente persi, centrocampo sistematicamente demolito dalle folate avversarie, difesa in affanno.

Mister Rebuffi dice che bisogna guardare avanti: come no? Certo che bisogna guardare avanti, ci mancherebbe altro. Ma dopo essersi voltati indietro per non dimenticare mai l’invereconda figura di Imola.

Una ragione ci sarà, come una ragione c’è per spiegare la squadra di Imola. Si chiama non gioco, si chiama mancanza di coraggio, si chiama concezione speculativa del football. Il corto muso può andar bene, quando va bene, nel giardino di casa, ma quando metti il muso fuori, vai a sbattere.

Come diavolo è possibile pensare, su quali basi è lecito illudersi di salvarci con facilità con una squadra come quella di ieri?

Mario Bocchio

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