Stagione 1948-’49. Rimasta scottata dalla brusca retrocessione in serie B dopo soli due anni di permanenza nella massima serie, l’Alessandria tenta subito la risalita perché il suo blasone così glorioso le impone la presenza nell’élite del calcio italiano. Purtroppo al tirar delle somme l’impresa non riesce ed anzi la squadra piemontese finisce in un’anonima posizione a metà classifica.
Tecnici e dirigenti impostano la campagna acquisti sull’accostamento degli anziani rimasti a difendere la maglia grigia come Arezzi, Gallea, Soffrido, Borgogno, Sotgiu, Pietruzzi ecc. ai giovani che il vivaio continua a sfornare o acquistati dopo la segnalazione dei vari osservatori. Così i vari Giorcelli, Scarrone, Guaschino, Bussetti, Pietruzzi, Tosi, Corradini, Giraudo vanno a turno a formare l’undici grigio che fra l’altro abbandona temporaneamente la tradizionale casacca per vestirne una bianca cerchiata dai colori grigio-bianco-rossi.
La stagione è caratterizzata da risultati lusinghieri e da prestazioni che regalano ai tifosi mandrogni immeritate amarezze. Il desiderio di giungere alla meta prefissa e le difficoltà incontrate sulla strada che porta alla meta stessa fanno sì che i dirigenti le tentino tutte compresi gli ingaggi a metà campionato di giocatori come Frugali e Cerri. Ma come sempre succede in questi casi anziché ottenere risultati migliori si finisce di creare un caos maggiore ragion per cui i Grigi non riescono ad andare più in là dell’undicesimo posto.