Una delle annate più da Grigi della storia – quella 2010-’11-. passione, tensione, emozioni, stupore, e disperazione.
Di questo si è parlato nella trasmissione di ieri sera a “L’Orso in diretta”: ha condotto Mario Bocchio con ospiti in studio i colleghi giornalisti Raimondo Bovone e Silvio Bolloli; Marcello Marcellini, questa volta ha vestito i panni di persona interessata a fare chiarezza una volta per tutte, in quanto allora coinvolto direttamente; e Piercarlo Fabbio, al tempo sindaco di Alessandria.
Lo stesso Veltroni con Nario Cardini.
In collegamento telefonico sono intervenuti Nario Cardini, allora direttore sportivo dei Grigi; Fabio Artico, capitano di quella squadra; e Massimo Delfino de “La Stampa”. Dopo il focus sulla vicenda-Boiardi, dunque, un altro nostro approfondimento.
L’arrivo ad Alessandria di Veltroni, accolto dall’allora presidente di “Amag” Lorenzo Repetto.
Su uomini che scelsero Alessandria per diventare grandi e uomini che grandi non avrebbero mai potuto diventare.
Liquidato Gianni Bianchi venne alla ribalta l’imprenditore aretino, Giorgio Veltroni, che in precedenza aveva anche manifestato l’intenzione di rilevare il Perugia.
Fu accolto a braccia aperte dalla politica, e nei primi tempi – come ha puntualizzato Cardini – ha spiazzato un po’ tutti: novello Forrest Gump, sembrava dare respiro e speranza alla società.
Una delle figlie di Veltroni, Valentina, che è stata presidentessa del Sansovino.
Il suo management sportivo è Maurizio Sarri e il suo staff. Partiti in otto per il ritiro, i Grigi diventano presto una squadra dai meccanismi raffinati e se la giocano sempre con le prime. Ma Veltroni non è Forrest Gump ma piuttosto Pat Hibulaire, per dirla alla francese, e a gennaio mancano i soldi per i palloni. A incrinare il suo rapporto con Alessandria, sino a deteriorarlo del tutto, è stato soprattutto il mancato affidamento della costruzione del nuovo stadio alla sua ditta. Progetto che è rimasto disegnato solo sulla carta.
Una squadra senza più una guida, ma dagli altissimi valori morali, tenuta in vita da Sarri e Marcellini.
L’allora sindaco di Alessandria Piercarlo Fabbio, ieri in trasmissione.
Le parate di Servili, la linea Pucino-Romeo-Cammaroto-Bonomi, la diga Camillucci-Damonte, gli inserimenti di Croce, Negrini e Martini, i gol di Scappini, con il lavoro di Segarelli, Bondi, Artico, Barbagli e Ghinassi portano l’Alessandria ad un passo dal sogno chiamato serie B, svanito il 5 giugno nella seconda partita di playoff con la Salernitana in una maledetta domenica afosa e bagnata, sporcata dall’ingiustizia e da un arbitraggio fazioso. Una partita giocata da una città e da una squadra che alla fine piansero di rabbia – proprio come Cammaroto sulle spalle di Marcellini (foto sotto).
Prima c’è stato anche il tempo di conoscere da vicino la millanteria di tal Alessandro Mongarli, avventuriero da strapazzo e alle sue borse coi soldi del Monopoli. “Un film alla Lino Banfi” l’ha definita Artico.
La fine di un sogno costruito con dignità, mestiere e orgoglio, venne reso ancora più amaro dalla retrocessione a tavolino dei Grigi per illecito sportivo. Sì, perché lo stesso Veltroni fu intercettato nell’intento di combinare il match Ravenna-Alessandria.
Mongarli (il secondo da destra) in quei concitati giorni della farsa. Con lui ci sono anche Repetto, Cesare Rossini e Paola De Bernardi.
Fallita la trattativa con Mongarli, proprio mentre Veltroni stava per portare l’Alessandria ad un nuovo fallimento, ecco una nuova “entrata a gamba tesa” della politica. Ad Alessandria si stava per rinnovare l’amministrazione comunale e dalla Provincia stava per spiccare il volo la vicepresidente Maria Rita Rossa, che sarebbe poi diventata sindaca. Il presidente Paolo Filippi in regia. Come per incanto, quei soldi che a suo tempo la politica negò a Boiardi si concretizzarono per permettere quella che fu definita “la svolta”. Accanto a Cesare Rossini (già avvocato di fiducia di Veltroni), presidente onorario e Gionata Cella, presidente, il consiglio d‘amministrazione composto da Luciano Mariano, Agostino Gatti (personaggio politico di lungo corso, sponda centrosinistra) e Paolo Camagna, in veste di vicepresidenti, coadiuvati dai consiglieri G. Luigi Capra, G. Carlo Triggiani, Paola De Bernardi (anche lei in precedenza legale di fiducia di Veltroni), Pietro Bianchi, Maurizio Pavignano e Alessandro Sogliano. Dopo un solo mese di presidenza, Cella lasciò il posto all’avvocatessa De Bernardi.
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