Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1975/1976
Serie C
11-04-1976 - Giornata: 30 - Vigevano - Comunale


Vigevano AC - Alessandria Calcio US 2 - 0 (1 - 0)
RETI: 27. Dedè [Vi] , 51. Piemontese [Vi]

Alessandria Calcio US Zanier Adriano, Cazzola Fabio, Di Brino Marcello, Reja Edoardo, Di Benedetto Glauco [58. Procaccini Walter], Borghi Ambrogio, Baisi Sergio Pietro, Pillon Giuseppe, Marullo Michele, Giani Pierluigi, Frigerio Emilio A disp.:Alberti Antonio, (P) Favot Sergio All.: Viviani Franco

Formazione avversaria
VIGEVANO AC: Burnelli, Tonelli, Fiorin, Cesana, Sala, Lagonigro, Piemontese, Stefanelli, Dedè, Villa, Vallongo [73. Desio]. A disp.: Gianferrari, Del Corno. All.: Bozzato Giorgio

Arbitro: Foschi Benito (Forlì)
Note
Ammonito Sala [V] Spettatori 2.000 circa per un incasso di 2.800.000 lire. Inizio gara ore 15.00

Commento
QUANDO I GIOCATORI PENSANO ALLO... STIPENDIO Alessandria: che sfacelo il Vigevano pareva l'Ajax Povera Alessandria, bistrattata, ridicolizzata, ridotta al rango di cenerentola: una specie di armata Brancaleone alla disperata ricerca di una fisionomia, di un volto accettabile. La sconfitta di Vigevano lascia esterrefatti increduli, sbigottiti. L'undici alessandrino passa in questa stagione dagli onori alla polvere con una rapidità davanti alla quale pure lo psicologo maggiormente preparato alzerebbe le mani in segno di resa. Il Vigevano, squadra che sino a ieri sudava le sette proverbiali camicie per contenere gli avversari, per trovare la via del gol è improvvisamente esploso davanti alla irriconoscibile compagine di Viviani. Pareva di assistere ad un incontro tra il tanto decantato Ajax degli anni migliori e la rappresentativa di Roccacannuccia. Da una parte undici giocatori dominanti la scena, dall'altra altrettanti tapini incapaci di frenare la valanga, di costruire un'azione degna di considerazione. Erano i lomellini a fare e disfare, a fare venire i brividi a Zanier davanti al quale si aprivano varchi paurosi. Un arrembaggio continuo alla porta grigia, un tourbillon di manovre da ubriacare. Risurrezione del Vigevano oppure crollo verticale dell’ospite? Siamo nettamente per la seconda ipotesi: i padroni di casa con : vecchietti ringalluzziti ed i pochi giovani in cerca di gloria parevano furetti imprendibili, campioni sbucati improvvisamente da chissà dove per punire un antagonista privo d’idee, senza schemi, arrendevole davanti a tanta furia. L’Alessandria ha divertito il pubblico locale, lo ha esaltato con le pochezze; ha ridato fiducia ad una platea abituata a subire più che ad offendere. Valutate le cause del crollo non è facile tanto più che il rendimento incostante di alcuni uomini sfugge ad ogni logica. Prendiamo ad esempio due degli uomini — sino a ieri -— più rappresentativi dello schieramento alessandrino, Reja e Baisi. Sui "senatori” molto si è scritto ieri e ancor più oggi. L’esclusione decretata da Viviani negli scorsi mesi suscitò un vespaio di polemiche, un incessante crucifige all’indirizzo del tecnico. Richiamati in squadra per necessità, ancor prima che a furor di popolo, hanno non solo deluso, ma umiliato la maglia che indossano, la società che versa loro fior di milioni. INCOMINCIAMO DA EDOARDO RE(A, un tempo idolo dei tifosi, il centrocampista per eccellenza. Uno dei grandi protagonisti della promozione di due stagioni or sono in serie B. Nell’arco dei novanta minuti ha dimostrato una sola cosa: la preparazione atletica non eccellente, ma buona. Sul piano del gioco, della tecnica una nullità. Un corridore inesauribile per volontà, un filippino nel calcio purtroppo non basta correre, bisogna costruire, impostare, contrarre l’avversario, mantenere i collegamenti. Il nostro non ha vinto durante l’arco della partita un solo contrasto, ha sciupato palloni servendo per lo più i giocatori avversari: ha perduto palle elementari contribuendo ad aumentare la confusione. Raramente era accaduto di vedere un Reja tanto impreciso, incerto nel tenere saldamente in mano le redini della gara. Un atleta decisamente sul viale del tramonto. Una constatazione amara conoscendo il giocatore, avendolo seguito in tante gare molte delle quali veramente valide, da vero protagonista. La parabola discendente dell’atleta continua, pare inarrestabile. I postumi dei recenti incidenti continuano ad incidere negativamente. Renderemmo un cattivo servizio a Reja se scrivessimo il contrario, se cercassimo altre giustificazioni. Del contrista di un tempo è rimasta l'ombra: all’avversario basta entrare deciso sulla palla per avere partita vinta. Privata dell’apporto di Reja l’Alessandria vacilla, annaspa e crolla. Allo scadimento generale di forma di Edoardo occorre aggiungere la partita emblematica di Piero Baisi impegnato nell’occasione con la maglia numero sette con compiti d’interdizione e di appoggio alle punte. L’alessandrino non è mai riuscito a sganciarsi perentoriamente neppure quando aveva a disposizione l’intera fascia sinistra completamente sguarnita. Nel momento in cui i compagni premevano all'attacco — nel primo tempo — restava in zona ad attendere l’evolversi del gioco trastullandosi con la palla come in occasione dell'azione che consentì ai padroni di casa di raddoppiare il vantaggio. Raccontiamo brevemente l’accaduto. Baisi a centrocampo controlla la sfera, potrebbe lanciare un compagno, cercare l'affondo perentorio, invece preferisce il tocco breve, vellutato al compagno, ma il pallone appena "accarezzato” finisce all'avversario che si invola velocemente verso l’area grigia dove i difensori lo bloccano rudemente rimediando la punizione trasformata da Piemontese. LE NOTE NEGATIVE, ad onore del vero, non si esauriscono con Reja e Baisi; altri li hanno seguiti sulla stessa strada, dal giovane evanescente Pillon, a Frigerio, da Cazzola a Di Benedetto. Per novanta minuti l’Alessandria ha giostrato improvvisando gli schemi, cercando inutilmente il filo della matassa per aprire uno spiraglio nella difesa avversaria. Uno spettacolo deprimente che finiva per innalzare il Vigevano ed affossare le maglie grigie, il risultato di 0-2 è bugiardo: i padroni di casa meritavano qualcosa di più, un punteggio tennistico visti gli sbandamenti di una difesa sorretta unicamente dallo spirito battagliero di Di Brino costretto a superarsi per porre un freno al dilagare delle furie lomelline. Dal naufragio si sono salvati in pochi: Di Brino per la grinta profusa nell'arco della contesa; Borghi a sprazzi, Giani schierato nel ruolo di Dolso. e, udite udite, il diciassettenne Marnilo autore degli unici tiri veramente pericolosi. Con una compagine priva o quasi di centrocampo: nebulosa e incerta in retroguardia la sconfitta è, senza attenuanti. Le assenze di rilievo di Vanara, Colombo e Dolso sono palliativi davanti ai quali è meglio sorvolare velocemente. L’Alessandria scesa in campo a Vigevano è da cancellare con una matita rossa; guai riandare alle fasi della contesa che ha esaltato una sola squadra, la vigevanese. GIOCATORI COME BORGHI, PILLON E FRIGERIO meritano una censura pubblica per la leggerezza con la quale affrontano gli impegni domenicali. Il nascondere le lacune dell’Alessandria d’oggi è un gravissimo errore: partendo dalla disfatta di Vigevano è necessario e urgente correre ai ripari lavorando a colpo di bisturi. Nessun sportivo può accettare spettacolo più deprimente, inconsistente. Le cause della debacle, lo abbiamo scritto, possono essere molteplici, ma la principale è senz’altro la sufficienza con la quale si affrontano le partite dimenticando troppo in fretta gli schemi appresi durante la settimana. Ne! calcio moderno il gioco collettivo ha una importanza notevole come dimostrano le performances delle altre squadre. Operare in sintonia significa limitare il dispendio di energie, sfrondare la manovra rendendola più incisiva, trovarsi in posizione ottimale per rimediare ad eventuali errori dei compagni. Il cosidetto gioco d'assieme presuppone conoscenza di pregi e difetti del compagno, una adeguata preparazione atletica e tecnica senza le quali è impossibile prefiggersi traguardi più o meno ambiziosi. Nell’Alessandria a due mesi dalla conclusione del campionato ci si accorge che le geometrie sono un pio desiderio, che gli inserimenti dei centrocampisti c dei difensori sulle fasce rappresentano un fatto eccezionale. Gli stessi giovani faticano ad inserirsi per cui invece di giocare a memoria si cerca di indovinare la posizione del compagno. Le responsabilità sono di ordine tecnico e tattico. Lo abbiamo scritto e lo ripetiamo: un allenatore, pur bravo che sia, difficilmente riesce ad ottenere una condotta di gioco accettabile se gli atleti in campo sono limitati tecnicamente; se non li sorregge la condizione atletica accompagnata dalla volontà di ben figurare, di battersi con determinazione. Se alle carenze sopra citate aggiungete le assenze degli uomini cardini, il rendimento della compagine si abbassa paurosamente. LA DISCIPLINA TATTICA SFUMA per lasciare il posto al disordine, all’incertezza, al caos. L’Alessandria nella trasferta della scorsa domenica oltre ad infoltire paurosamente il centrocampo, ha attaccato senza convinzione; ha premuto affannosamente con quattro, a volte cinque uomini ristretti in un fazzoletto rendendo impossibile le conclusioni. Passaggi brevi a josa, lanci in profondità, eros dalle estreme al centro nessuno. Con una formazione rabberciata, povera di idee l’avversario è andato a nozze saltando letteralmente il centrocampo, presentandosi ripetutamente davanti alla porta di Zanier autore di alcuni interventi pregevoli che sono serviti almeno a contenere il passivo che minacciava di assumere proporzioni notevoli. Un’Alessandria dunque votata al sacrificio, impreparata a rispondere ai colpi portati dai lomellini, a rimontare lo svantaggio di un gol subito grazie ad una serie di ingenuità collettive. L’Alessandria è apparsa alla maggioranza degli spettatori una squadra in vena di fare divertire l’antagonista, di renderlo grande, esplosivo, incontenibile. Le incertezze o se volete le ingenuità di Reja, Baisi, Pillon c dello stesso Cazzola aggiunte ai numeri estemporanei di Frigerio — la mancina ha mancato sullo 0-0 un gol clamoroso dirottando il pallone diretto verso la porta avversaria nella direzione opposta — hanno determinato il risultato. L’unica scusante alla quale tecnico e giocatori si possono appellare è l’assenza del trio dei senatori che rappresentano i punti fermi della diseredata Alessandria edizione 1973-76. INUTILE SOFFERMARCI ULTERIORMENTE sulla partita: i grigi sono esistiti 45’ indi sono scomparsi dalla scena per lasciare spazio ai lomeliini alla disperata ricerca di un successo per puntellare ulteriormente le speranze di salvezza. Nella prima frazione di gioco qualcosa di buono si è pure osservato: alcune tempestive fluidificazioni di Di Benedetto sulla fascia sinistra, un improvviso tiro al volo di Marnilo ed un secondo veloce inserimento in area del giovanissimo attaccante con tiro fulminante da distanza ravvicinata salvato più d’istinto che di bravura dall'ottimo portiere vigevanese. Subita la rete per una improvvisa distrazione dell’intera retroguardia (Dedè si è "bevuto” quattro giocatori con facilità irrisoria) la squadra si è dissolta, è scomparsa dalla scena per cedere il passo all’avversario incredulo davanti a tanta remissività, il calo improvviso ha praticamente posto fine ad ogni ambizione o speranza. I giocatori svogliati, rassegnati, hanno subito passivamente al crescere del Vigevano scopertosi per incapacità dell'avversario, squadrone alla stregua del Monza. Le cronache del lunedì sono eloquenti, lapidarie. L’Alessandria domenica ha letteralmente toccato il fondo dissolvendosi al primo sole primaverile. A giustificare lo sfacelo della compagine neppure si può invocare la "dolce vita” di alcuni atleti colti venerdì notte sul fatto da Viviani mentre uscivano a notte fonda al termine di una serie di partite a carte. TRA I SETTE INDIZIATI due giocatori di prima squadra, Frigerio e Giani i quali oltre ad avere tradito la fiducia del tecnico che li volle in grigio hanno dimostrato scarso senso di responsabilità verso la società che, bene o male, li paga. Ad onore dei vero Giani schierato a Vigevano con la maglia numero dieci è risultato, almeno nel primo tempo uno dei più attivi ed impegnati. Una prova d’orgoglio per farsi perdonare la scappatella che si risolverà in una multa. Il campionato volge rapidamente alla conclusione, ma il futuro è avvolto nel mistero assoluto. L'OMBRA SINISTRA DEL TRACOLLO aleggia sulla società precipitata in poche stagioni dalla gioia incontenibile della promozione ai patemi della retrocessione in serie D. Tentare un’analisi è impossibile stante la complessità della situazione, i mutevoli umori del presidente Paolo Sacco. L’Alessandria è un’azienda in piena "cassa integrazione” sull’orlo del dissesto. Un imprenditore responsabile cercherebbe il rilancio o lo smantellamento. Purtroppo i Sacco non hanno intenzione né di avallare la prima né la seconda soluzione. Evidentemente l’Alessandria serve pure a qualcosa, altrimenti si comporterebbe in maniera alquanto diversa, meno irresponsabile. La società di via Gentilini si è trasformata in un feudo privato dell'industriale di Spinetta Marengo nel quale ogni operazione è possibile sulla testa degli sportivi costretti ad accettare il brodino della partita domenicale o cambiare itinerario. La gestione dei Sacco passerà alla storia come la più infelice dell'intera vita societaria, una specie di macchia nera su un passato glorioso, con presidenti capaci alcuni dei quali con grave sacrificio personale riuscirono a rilanciare le maglie grigie nel firmamento della massima categoria. 1 padroni delle ferriere, ancorati a concezioni medioevali, al balzello dovuto dal popolano, attuano ad Alessandria una politica snervante tesa unicamente a fare ricadere sugli appassionati presunte colpe. Davanti ad un quadro quanto mai desolante i veri sportivi non possono rimanere inermi, accet- i tare il fatto compiuto. La massa dei tifosi, i vari clubs devono fare sentire la propria voce; passare decisamente all'offensiva per costringere i "padroni” ad assumersi precise responsabilità. 1.'Alessandria attraversa, come sottolineato in precedenti occasioni, uno dei periodi più delicati della sua storia. IL CROLLO DELLA SQUADRA, le incertezze caratterizzanti l’attuale campionato sono le dirette conseguenze di gestioni approssimative, di colpi di testa improvvisi, di decisioni azzardate. E’ troppo facile fare ricadere le responsabilità sull’allenatore o sui giocatori. L'analisi deve essere profonda, pacata. Sulla partita di domenica nulla da aggiungere a quanto scritto: i giocatori hanno tradito la fiducia degli aficionados, dell’allenatore; hanno in altre parole giocato un brutto scherzo a coloro che sino a ieri non avevano lesinato gli incitamenti. Gli atleti che hanno ridicolizzato la maglia che indossavano devono essere puniti: guai ad accettare il fatto compiuto. Domenica al Moccagatta ultimo derby della stagione, ospite la Pro Vercelli. La squadra capitanata da Mazzia è reduce da una sconfitta di misura, ma dispone di un potenziale atletico valido per cui sarà tutt’altro che facile averne ragione. L'ALLENATORE VIVIANI sulla base del confronto della scorsa domenica apporterà modifiche sostanziali. Rientreranno sicuramente capitan Colombo e l’inesauribile Vanara; Dolso invece resterà ancora fuori squadra. Difficile cercare di indovinare la formazione. Viviani stavolta è veramente deciso a inserire ragazzi validi, decisi a battersi senza badare al risparmio. La posta in palio è importantissima ai fini della salvezza. 1 grigi nelle due casalinghe (Pro Vercelli e Clodiasottomarina) devono ricavare il massimo dei punti. A quota trenta o trentuno il discorso sarà meno faticoso in vista delle trasferte di Venezia prima e. dopo la parentesi casalinga con la Pro Patria, con Seregno e Cremonese. Sarà la prossima una Pasqua veramente di... risurrezione? Nell’attuale momento fare pronostici è difficile, ma la speranze del miracolo è nel cuore dei tifosi. Dall’uovo pasquale la sorpresa dei due punti è pertanto graditissima (Il Piccolo - Il Gattopardo) ALESSANDRIA: 0-2 A VIGEVANO "LA SITUAZIONE SI FA DIFFICILE" Il Vigevano si è Imposto all'Alessandria in modo netto (2 a 0) con una rete per tempo. Quel che è peggio p;r gli ospiti, e che ora preoccupa l'allenatore Viviani, è che l'undici lomellino ha incamerato 1 due punti In palio senza faticare eccessivamente. C'è dell'altro. Anche sul ritmo si e visto chiaramente i limiti dell'attacco locale, cioè Vallongo e Stefanelli — tecnicamente comunque validi, però — hanno potuto figurare meglio di quanto avviene solitamente. La retroguardia piemontese è state una vere frana. Si c sentito l'assenza di Colombo e quella di Vanara. Il Vigevano avrebbe potuto travolgere i grigi con un risultato altisonante se Zanier non avesse compiuto almeno tre prodezze su altrettanti tiri-gol di Piemontese e del tredicesimo Desio. La prima rete è venuta al 27', quando a metà campo dal piede di Vallongo è partito un suggerimento all'anziano quanto mobile Dede. Il capitano si è mosso n slalom, ha superato in velocità gli antagonisti ed è giunto In area senza che un difensore ospite intervenisse con decisione, poi ha controllato la sfora sull'uscita disperata di Zanier ed è andato a segno con un rasoterra sulla destra. E' stato l'unico tiro In porta del Vigevano in tutto il primo tempo. L'occasione per pareggiare si b presentata al dinamico centravanti Manilio al 44', L'attaccante è stato abile nell'evitare due difensori biancocelesti ma una volta entrato in area si è visto ribattere il tiro dal portiere Burnelli. Nella ripresa il Vigevano ha cercato subilo il raddoppio e dopo averlo sfiorato di un'inezia al 51' si concretizzava per merito della sua punta più mobile, Piemontese, che di sinistro, su punizione, infilava Imparabilmente Zanier sulla destra, con un tiro quasi rasoterra. Sul 2 a 0 la partita non aveva più storia. Sui punto di vista tecnico sono piaciuti i vigevanesi Villa, Tonelli, Cesena, Dedè e Piemontese, mentre tra i grigi si sono salvati solo il portiere Zanier e il centravanti Manilio il trainer Viviani negli spogliatoi è stato insolitamente critico nel riguardi dei suol gocatori: «Subito Il primo gol come ci accade ormai da tempo, non siamo riusciti più a far gioco. Non si può comunque lasciare spazio agli avvenati come abbiamo fatto noi nel primo tempo nell'azione del gol di Dedè. Noi eravamo venuti a Vigevano per cogliere un punto che ci salvaguardasse dalla lotta per evitare le posizioni busse della classifica e l'obiettivo purtroppo è sfato mancato. Ora la situazione si è fatta difficile anche per noi ». Quindi ha soggiunto, fumando nervosamente una sigaretta: « Al football si deve giocare sempre con umiltà» (La Stampa) Risultati: Belluno - Monza 2-2 Cremonese - Treviso 1-1 J. Casale - Albese 0-1 Padova - P. Vercelli 1-0 S. Angelo - P. Patria 2-1 Seregno - Clodiasott. 1-0 Trento - Mantova 0-0 Udinese Bolzano 0-2 Venezia - Lecco 2-1 CLASSIFICA: Monza p.47; Treviso, Cremonese 38; Lecco 36; Mantova, Udinese 33; P. Vercelli, J. Casale, Venezia 32; Bolzano, Seregno 30; Clodiasott., Pro Patria, Padova 29; S. Angelo L., Alessandria 27; Albese 26; Vigevano 22; Trento 19; Belluno 9 *una gara in meno Marcatori: 12 reti: Basili (Clodiasottomarina) e Giavardi (Lecco); 11 reti: Sanseverino (Monza), Osellame (Treviso); 10 reti: Skoglund (Clodiasottomarina). 9 reti: Polvar e Motta (Juniorcasale), Ballarin (Padova), Canzi (Seregno) Il punto sul campionato Il Casale ha disputato la sua peggior gara della stagione, subendo la prima sconfitta casalinga: si è trattata di una giornata decisamente negativa, i monferrini, pur attaccando di più, ma in modo molto confuso e senza alcuna idea una sola volta sono riusciti ad impensierire il portiere avversario. Imprevista battuta di arresto della capolista Monza sul terreno del Belluno, ultimo in classifica, i monzesi non sono riusciti ad imporsi sugli abituali livelli ed hanno addirittura rischiato di uscire sconfitti.