Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1975/1976
Serie C
30-05-1976 - Giornata: 37 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria Calcio US - Trento AC 0 - 2 (0 - 1)
RETI: 34. Di Giovanni [Tr] , 68. Damonti [Tr]

Alessandria Calcio US Favot Sergio, Cazzola Fabio, Di Brino Marcello, Reja Edoardo, Colombo Antonio, Alberti Antonio, Pileggi Danilo, Giani Pierluigi [55. Sacchi Luciano], Marullo Michele, Pillon Giuseppe, Galassi Stefano A disp.:Maggioni Gian Luigi, (P) Zanier Adriano All.: Viviani Franco

Formazione avversaria
TRENTO AC: Soncina, Nicoloso, Volgger, Sgarbossa, Marchi, Scremin, Iori, Andreatta, Prati, Damonti, Di Giovanni. A disp.: Caliari, Beltrami, Telch. All.: David Mario

Arbitro: Adamu Tonio (Cagliari)
Note
Espulso 88. Viviani [All. - A]. Ammoniti: Cazzola [A] Spettatori: 1.000 circa di cui 758 paganti per un incasso di 860.000 lire Inizio gara ore 16.30

Commento
LA SCONFITTA CON IL TRENTO INNESCA L'IRA Esplode lo contestazione e Viviani paga lo scotto E’ finita male la stagione 1975-76: la contestazione temuta è esplosa secondo copione, alla penultima giornata di campionato. L’ennesima esibizione negativa della squadra contro un avversario modesto e, condannato da settimane alla retrocessione, ha dato fuoco alle polveri. A pagarne lo scotto è risultato Franco Viviani, al quale sono saltati i nervi. Sottoposto ad un logorio psicofisico tutt’altro che indifferente, ha perduto le staffe reagendo. Per i super contestatori era l’occasione attesa da mesi per sfogarsi, per dire quel che pensavano. Persistendo la presidenza ombra di Paolo Sacco, il bersaglio è stato individuato nell'allenatore. Prima di passare al fattaccio della giornata che costituirà l’argomento di discussione per diversi giorni, è bene riandare alla vigilia della contesa. Con Dolso, Baisi, Borghi e Vanara indisponibili ed avendo intenzione di provare la reale consistenza di Favot, « eterno dodicesimo» (Viviani ha gli uomini contati) la formazione in un certo qual senso è obbligata. Favot in porta; Cazzola e Di Brino terzini, Reja, Colombo e Alberti in mediana: Pileggi, Giani, Marullo, Piilon, Calassi a formare il cosiddetto quintetto di punta. Nelle intenzioni del tecnico il piano tattico è di mantenere in avanscoperta Marullo e Galassi sostenuti dalla mezza punta Giani che dovrebbe fluidificare sulla fascia destra mentre sulla sinistra, a turno, il compito è demandato ai due giovani. Il Trento, sulla carta, appare avversario tutt’altro che irresistibile. Se non fosse per la presenza dell'ex Mario David (allontanato bruscamente alcuni campionati orsono dopo che i figli dell’ingegnere avevano dichiarato che era « il più grande allenatore d’Europa-») il confronto scorrerebbe via liscio, tranquillo nell’anonimato di una gara di fine stagione. Sul campo la situazione è assai diversa: i veneti sono tutt’altro che disposti a sacrificarsi sul Titanic dell’Orso. Giocano ordinatamente nella propria centrocampo affidandosi al contropiede come arma di rivalsa. La tattica usata darà i suoi frutti come il risultato finale della contesa sancirà. L’undici alessandrino inizia con una certa sufficienza, qualche buona manovra a centrocampo, ma staticità assoluta in fase di conclusione. Ai grigi, in maglia rossa, manca il match winner, l’uomo gol. Il discusso Marullo fatica a restare in piedi ed ogni qualvolta scatta a rete indugia sui dribbling in più perdendo inevitabilmente la sfera. Nel momento in cui gli riesce di scavalcare l’avversario, invece di fiondare decisamente a rete cerca altro spazio con ii risultato di perdere l’occasione propizia. Analogamente Galassi, schierato sulla sinistra, si sposta al centro sguarnendo la fascia, per cui si gioca in una area affollatissima di difensori trentini. Sulla destra la situazione è tutt’altro che allegra: Giani tarda a sganciarsi, ad avanzare con decisione sulla linea laterale per cercare il cross, mantiene una posizione d’attesa. Potrebbe invitare alla manovra il giovane e volonteroso Pileggi, ma evidentemente preferisce restare con le spalle coperte. Sulla fascia centrale operano anche Piilon, stranamente sfocato rispetto alla partita di giovedì con la Juventus, ed un Reja sacrificato nell’impostazione e nel chiudere i varchi per garantire alla retroguardia di evitare rischi. L’esordio di Favot è una incognita per cui inconsapevolmente i compagni fanno il possibile per mantenere lontano dalla zona calda gli avversari. L’ALESSANDRIA PUR MANOVRANDO al piccolo trotto da l’impressione di domare i trentini, basta insistere sfruttando maggiormente le due fasce laterali. Accade invece l’imprevisto. Un errore di Cazzola a centrocampo al 24’ di gioco, libera Di Giovanni pronto a stringere al centro ed a smistare « su fori in attesa del passaggio 5 di ritorno, l’estrema sinistra veneta scatta in avanti bruciando I il tempo ai difensori (il sospetto del fuori gioco permane) venendo a trovarsi a diretto j contatto con il giovane portiere alessandrino colto a sua volta in contropiede. Di Giovanni t aggancia di sinistro e con un pallonetto scavalca il ragazzo mandando la sfera a lambire la traversa. Un grosso infortunio della difesa che ha "ciccato” prima con Cazzola ed infine con Di Brino. Basterebbe riordinare le file per riportarsi all’arrembaggio, per stringere i bianchi nella loro area. Accade invece che la compagine grigia perda completamente le staffe, si dissolva rischiando di subire una seconda marcatura per una delle tante incertezze di Favot che dimostra molta immaturità. Il centrocampo "salta”, in attacco si accresce la confusione; pare di essere tornati ai tempi della torre di Babele. Gli avanti indugiano quando potrebbero tentare di sorprendere l'estremo difensore avversario; stringono inevitabilmente al centro dell’area tanto da fornire un aiuto non indifferente agli avversari serrati nei pressi della porta. L’Alessandria avanza per linee laterali con una fitta ragnatela di passaggi; il settore sinistro raramente viene impegnato. Solo Di Brino nelle rare incursioni riesce ad occuparlo costringendo immediatamente l’antagonista ad allargare le maglie entro le quali dovrebbero inserirsi rapidamente Marullo, Giani e Galassi. Il centravanti si perde in^ inutili andarivieni mentre Giani — il solo ad avere la castagna buona per tentare di sorprendere Soncina — si arresta ogni qualvolta perde la palla. II non meno discusso Calassi gioca esclusivamente con i... piedi e sovente lo fa male. Un giocatore di tal fatta potrebbe, semmai giocare in quarta categoria: inspiegabile la promozione in serie C. Evidentemente a Paolo Sacco sono state vendute lucciole per lanterne. L’undici di Viviani balbetta al cospetto di una formazione modesta, avente il pregio di giocare con ordine, di fare filtrare le estreme sulle linee laterali senza prestare il fianco al capovolgimento di fronte. SI RIPETE IN ALTRE PAROLE la scialba esibizione dei grigi a Vigevano, una esibizione che diede ai padroni di casa la grande illusione di essersi trasformati in una squadra veramente grande. I lomellini si Illusero a tal punto che ipotecarono la salvezza per una settimana, sino al momento in cui incontrarono le altre squadre le quali, senza fatica, distribuirono sorbole a tutto spiano. Le pecche della formazione alessandrina emergono chiaramente nella seconda fazione quando sarebbe necessario insistere, stringere l’avversario per metterlo alle corde. Il Trento furbescamente contiene il pressing in attesa del memento propizio che si presenta al 61’ quando un altro errore a centro campo consente al numero quattro di puntare con sicurezza verso la rete alessandrina tallonato dal terzino Di Brino L'inesperto Favot ha un attimo di esitazione, indi abbandona precipitosamente l’area di rigore (errore di valutazione gravissimo) per tentare di bloccare Damonti il quale con un pallonetto lo fa secco regalando ai compagni la tranquillità assoluta. L’Alessandria tira i remi in barca, si arrende ancora prima di avere tentato di accorciare le distanze. La squadra si dissolve come neve al sole; gli errori si moltiplicano. Bastasse la buona volontà dei due difensori, ‘dello stopper Colombo, del libero Alberti — uno dei pochi giovani che si salva dal disastro — o di Reja il Trento avrebbe ancora vita dura. Sono invece i giovani a mollare, a gettare la spugna. I ragazzi appaiono impacciati nei movimenti, corrono con la palla al piede, invisibile, ma presente la rassegnazione. Lo scadimento di forma del la compagine si ingigantisce mettendo a nudo pecche macroscopiche. Pillon, Marullo c Galassi sono ombre che si muovono senza convinzione a centrocampo o nell’area avversaria. Il centravanti fatica maledettamente a trovare lo spazio per il tiro: ha qualche buon spunto più occasionale che ricercato. 11 pubblico incomincia a beccarlo unitamente a Galassi, facile a lasciarsi trascinare dai nervi, pasticcione nell’insistere ad oltranza in un dribbling che si esaurisce al limite dell’area. I mille spettatori presenti (i paganti risultano 748 per un incasso negativo di 860.600 lire) si spazientiscono notando che dalla panchina gli ordini tattici tardano ad arrivare. Basta un gesto per scatenare la... rivolta. Pure i ragazzini partecipano alla bagarre lasciando la tribuna sud accorrendo dietro la panchina grigia dove in precedenza c’era stata qualche scaramuccia. GLI INSULTI, PESANTI, FANNO SALTARE i nervi a Viviani: il tecnico incurante della possibile espulsione dal campo e della squalifica, dimentica ogni precauzione e il tradizionale savoir faire avviandosi con passo deciso verso la rete di protezione. I tifosi sono incandescenti, hanno tanta rabbia in corpo da aggredire un elefante. Fortunatamente tra il solitario Viviani e la piccola marea ormai scatenata c’è la rete di protezione che riceve un collaudo fuori dall’ordinario. Gli scambi di invettive sono roventi: i più esagitati nell’impossibilità di raggiungere il tecnico, indicato ingiustamente, a furor di popolo, responsabile delle proprie disgrazie lo subissano di sputi e contumelie di vario genere. La situazione nello spazio di pochi minuti precipita, potrebbe scapparci il peggio se non intervenisse la forza pubblica. Neppure gli agenti di P.S. riescono a calmare il rovente e vulcanico Viviani, deciso a sua volta a fare giustizia sommmaria dei denigratori. L’arbitro Adamu sino a quel momento... assente, interviene e senza troppe spiegazioni — non necessarie d’altronde — invita l’allenatore a raggiungere gli spogliatoi dove potrà meglio scaricare la tensione nervosa. Il gesto calma d’incanto la .platea esagitata. Applausi polemici si levano all’indirizzo del tecnico, che si schiererà dalia parte dei Sacco, il quale abbandona i bordi del campo portando le braccia sopra la testa in segno di saluto. La contestazione raggiunge l’apice senza ulteriori danni. Gli applausi finali all’indirizzo del Trento riescono ad attenuare il clima di tensione. Si terne la reazione del dopopartita, ma i tifosi preferiscono sfollare pur con la bile in corpo.^ Saggiamente il "presidentissimo” è rimasto a casa ad attendere l’esito della gara, gli manca il coraggio di affrontare i tifosi ai quali ha promesso l’immediata promozione in serie B. I Sacco durante gli oltre dieci anni di permanenza hanno promesso molte cose, dimenticandole durante l’arco dei campionati. E’ una vecchia storia che si ripete puntualmente. Il gran livore che hanno in corpo impedisce loro di valutare serenamente la situazione: di ricordarsi che assunsero la responsabilità quando erano in serie B: che si rifiutarono di potenziare — con una modica spesa — la formazione l’anno della promozione. Sono alcuni degli impegni non mantenuti che domenica hanno fatto scattare la molla della contestazione ai danni dell’allenatore, l’unico ad essere rimasto a fianco della squadra durante il disgraziato campionato. Mister Viviani trovatosi al centro della contestazione (pure i Santi perdono la pazienza) era furibondo contro il "commandos” responsabile di avere fatto precipitare la situazione, degenerata al punto da richiedere l’intervento della forza pubblica. « Il pubblico ha ragione di comportarsi così, attacca il mister, probabilmente hanno ragione i contestatori, ma è il modo antisportivo che offende. Analogo comportamento è stato tenuto in passato verso i predecessori ». Viviani è visibilmente rammaricato dell’accaduto, ma come morso da una tarantola prosegue la requisitoria. « Da questo momento lascio la squadra. Spiace per il pubblico vero, ma non resterò ad Alessandria. Sacco mi avevano confermalo per altri tre anni: loro vedevano in me qualcosa di nuovo, forse l’uomo necessario per mettere ordine, per rilanciare con un programma definito la Società ». Sulla partita scandalosa, aggiunge « Non fa testo. Mancavano cinque titolari. La tragedia del campionato è finita, ma siamo salvi. L'obiettivo finale era la permanenza in serie C raggiunta con molte giornate d'anticipo. L’Alessandria vivrà, le maglie grigie continueranno a farsi onore. Speravo di continuare a guidarla, ma dopo quanto accaduto meglio lasciare ad altri la responsabilità. La provocazione di una sparuta schiera ha superato ogni limite. Sono affranto e demoralizzato. Un esagitato mi ha sputato addosso, un gesto che non ripeterei neppure contro il peggiore nemico se ne avessi ». La filippica di Franco Viviani è dura: deve giustificare oltre alla reazione dei tifosi la prestazione tutt’altro che adamantina di un undici senza nerbo, inesistente sul campo. Il mister solo lunedì mattina ha assorbito la botta ammettendo che « non doveva farlo ». L’allenatore è tuttavia rimasto fermo nel suo atteggiamento di lasciare la società, di guardare verso altri lidi. Domenica sera ha avuto uno scambio di idee con il « presidentissimo », ma nulla è trapelato in merito al domani dei grigi. La sconfitta con il Trento, mentalissima, ha riaperto famoso discorso su quanto accadrà nella prossima stagione, Una sparuta schiera di tifosi ha fornito un piccolo "assaggio” su I quanto accadrebbe nel campionato 1976-77 se la dirigenza non si deciderà ad affrontare seriamente il problema del riordino societario. La situazione in via Gentilini è precaria: i giocatori non ricevono stipendio dal mese di aprile, i creditori che bussano alla porta aumentano. La gestione della corrente stagione si chiuderà, a differenza di quella dello scorso campionato disputato in serie B, con un forte passivo. Il deficit globale passerà al 30 giugno ad un miliardo quattrocento milioni, un passivo insanabile. Il grafico scenderà ulteriormente nella prossima stagione insistendo nell’attuale politica. ALL’ALESSANDRIA NECESSITA UN PIANO, un programma definito, altrimenti il fallimento è nell’aria. La famiglia Sacco pur conoscendo l’antipatia generale che li circonda, il pericolo di aumentare il deficit a cifre paurose, insiste pervicacemente rischiando la rivoluzione vera e propria. L’atteggiamento è incomprensibile: altri presidenti per il bene della loro squadra non esitarono un momento ad andarsene. Purtroppo ad Alessandria le professioni di fede restano unicamente sul piano verbale. Cose da non credere. AI momento la situazione è confusa, impossibile trarre auspici favorevoli o negativi. Il ’patron” Remo Sacco tace, l’attaccamento ai colori sociali è scemato di molto. Le molteplici attività lo distraggono da quella sportiva perciò è difficile pensare ad un ripensamento. Vorrebbe sbarazzarsi della società, ma si arena scorrendo le cifre da capogiro. Nello spazio di due campionati i figli gli hanno raddoppiato il deficit, ma in realtà il passivo è maggiore perchè alla fine della stagione - promozione il bilancio presentava uno spareggio di 600 milioni di lire interamente coperto dal capitale giocatori. Al termine dell’attuale stagione nonostante gli sforzi del "presidentissimo” di gonfiare il valore degli atleti in ruolo si riuscirà a malapena a toccare i 200-250 milioni di lire. La differenza c’è e si vede. La strada per uscire dal dedalo della confusione, delle incertezze è tutt’altro che facile. Solo attraverso una seria programmazione è possibile ridurre gradualmente il debito, ma non è con la smobilitazione che si serve la causa grigia. Il campionati più recenti hanno dimostrato la necessità di allestire compagini di primo piano. Il pubblico alessandrino accorre allo stadio se c’è l’incentivo in caso contrario preferisce rivolgersi altrove facendo precipitare gli incassi su indici da campionati dilettantistici. Quest’anno si è superato a malapena gli ottanta milioni lordi contro i 304 milioni della serie B ed i 200 della promozione. Considerato che la gestione di una squadra semiprofessionistica impegnata nei piani alti della classifica si aggira sui 250 milioni di lire è indispensabile incassare una uguale somma per contenere le spese nella speranza di trovarsi, a fine campionato un "pezzo” da immettere sul mercato. Altre prospettive all’orizzonte non si intravedono. PROGRAMMANDO IN UN ARCO di tre stagioni si può ridurre il deficit e rientrare nel giro professionistico che in altre parole significa la serie cadetta. E’ un impegno serio da affrontarsi con strutture solide, senza paure nascoste. Gli sportivi comprenderanno le reali esigenze, ma occorre parlare chiaro e mantenere le promesse. Qualora invece i Sacco avessero altri piani e ambizioni consigliamo loro di vendere l’intero parco giocatori (visto che insistono nel dire che la squadra vale 700 milioni di lire) cd andarsene per il bene proprio e dell’intera città. Domenica si conclude il campionato. I grigi scottati duramente con il Trento si recano all’Appiani di Padova per concludere la stagione. Inutile parlare di prova d’appello, di riscossa: meglio guardare al domani. Quest’anno l’Alessandria è proprio una cenerentola alla quale Belluno, Trento e Vigevano hanno dato una mano per salvarsi dal ruzzolone nella serie D. Tra tante sfortune un sorriso agrodolce della dea dai denti verdi che negli ultimi tempi molto si è divertita alle spalle dei grigi. (Il Piccolo - Il Gattopardo) ALESSANDRIA CONTESTATA: INCIDENTI PUBBLICO-ALLENATORE I grigi battuti in casa dal Trento (0-2) - Viviani viene espulso dall'arbitro Se nel gioco del calcio vi fosse come nel pugilato il k.o. tecnico, il signor Adamu di Cagliari ieri avrebbe dovuto sospendere l'incontro dell'Alessandria contro il Trento dell'ex David molto prima dello scadere dei novanta minuti. L'undici messo in campo da Vitiliani — costretto da cinque assenze a rimaneggiare largamente la formazione dando fiducia ad elementi che fiducia non meritano — ha giocato in modo deludente, subendo un netto 2-0. Modo peggiore di congedarsi dal pubblico del Moccagatta — era l'ultima partita casalinga per l'Alessandria —, al termine di un campionato che ha dato ai tifosi soltanto delusioni e amarezze non crediamo potesse esistere. Forse ha influito anche il fatto che i calciatori, come già altre volte quest'anno, attendono ancora lo stipendio di aprile malgrado sia ormai finito. Scusante solo parziale per una sconfitta bruciante contro un Trento già condannato alla retrocessione da alcune domeniche. E' esploso il risentimento di parte dei pochi tifosi presenti — ancora un record negativo con 748 paganti per un incasso di 860 mila lire —, alcuni dei quali, i soliti più scalmanati, hanno, verso la fine dei novanta minuti, clamorosamente contestato Viviani, anche se all'allenatore non si possono attribuire tutte le colpe di una Alessandria andata a picco per le grosse responsabilità del giovane presidente Paolo Sacco e del suo clan (sempre assente, tra l'altro), che hanno sin dall'inizio del campionato, con promesse mai mantenute, ingannato gli alessandrini. Il mister non ha resistito alla contestazione. Ha reagito, sbagliando, costringendo la forza pubblica ad intervenire senza riuscire a calmarlo e l'arbitro — all'85' — a mandarlo fuori dal campo. « Non resterò più all'Alessandria anche se Sacco mi ha confermato la fiducia per tre anni — ha dichiarato al termine Viviani —, mi dispiace per i veri tifosi e per l'Alessandria che tutto sommato ho salvato dalla retrocessione. Sono affranto e demoralizzato, non si può sputare contro l'allenatore (come qualcuno ha fatto N.d.r.) quando la squadra è salva ». Viviani ha poi cercato di assumersi tutte le responsabilità, difendendo — e sbaglia ancora — i Sacco: se colpe ci sono siate è indubbio che vanno ricercate nella dirigenza. « Contro il Trento bisognava non perdere — ha aggiunto il trainer —, oggi c'erano giovani e anziani, hanno perso: è la tragedia di un campionato andato male ». Poche note di cronaca. Al 24' triangolazione Di Giovanni-Jori-Di Giovanni, che segna con Favot fermo tra i pali. I grigi sembrano reagire con qualche azione, ma i tiri di Giani, Galassl e Marnilo — particolarmente negativo — non hanno esito. Al 60' i trentini raddoppiano con Damonti che, sorpresa la difesa, avanza e insacca alle spalle di Favot. (La Stampa - Ed. Sport - Franco Marchiaro) Risultati: Belluno - P. Vercelli 1-0 Bolzano - Venezia 5-2 Clodiasottom. - J. Casale 1-1 Mantova - Lecco 2-2 Monza - Padova 3-0 P. Patria - Seregno 0-1 Treviso - Albese 0-0 Udinese - S. Angelo L. 3-1 Vigevano - Cremonese 2-2 CLASSIFICA: Monza* p.57; Cremonese 44; Treviso 43; Lecco, P. Vercelli 42; Mantova 41; Udinese , Seregno 40; J. Casale 39; Bolzano, Venezia 38; Padova, Albese, Cladiasottom. 36; S. Angelo Lod. 34; Alessandria 33; P. Patria 31; Vigevano 26; Trento 25; Belluno 17 una gara in meno Marcatori: 14 reti: Giavardi (Lecco), Ballarin (Padova), Canzi (Seregno); 13 reti: Sanseverino (Monza). Skoglund (Sant’Angelo Lodigiano); 12 reti: Osellame (Treviso) e Basili (Clodiasottomarina) 11 reti: Tosetto (Monza) Il punto sul campionato Forse deconcentrata, convinta che il Belluno giuocasse per onore di firma, la Pro Vercelli è stata sconfitta: il gol decisivo è stato segnato da Bistrot al 50’. Con il pareggio conseguito a Vigevano, la Cremonese ha mantenuto il secondo posto in classifica: la partita è stata modesta sul piano tecnico ed è mancata sul piano agonistico. Con una accorta tattica l’Albese è riuscita a portar via un punto sul campo del Treviso: i padroni di casa hanno premuto a lungo ma la prudente difesa ospite non ha mai concesso varchi alla difesa avversaria. Classica partita di fine campionato tra Clodia e Casale: partita giocata al rallentatore anche per via del gran caldo, il pareggio ha rispecchiato esattamente l’andamento del match. Vittoria ottenuta dall’Udinese contro il S.Angelo: le due squadre hanno giocato con impegno, ma hanno molto cincischiato, specie nel primo tempo. Un Monza, sceso in campo largamente rimaneggiato, ha ottenuto la vittoria contro il Padova