Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1974/1975
Serie B
05-01-1975 - Giornata: 14 - Avellino - Partenio


Avellino US - Alessandria US 2 - 0 (1 - 0)
RETI: 2. Ferrari [Av] , 47. Ronchi [Av]

Alessandria US Pozzani Flavio, Maldera (II) Attilio Benedetto, Di Brino Marcello, Vanara Elio, Barbiero Valeriano, Colombo Antonio, Gobbetti Adriano, Volpato Angelo, Mazzia Bruno, Dalle Vedove Giampiero, Dolso Arrigo [63. Franceschelli Paolo] A disp.:(P) Favot Sergio, Unere Giuseppe All.: Castelletti Sergio

Formazione avversaria
AVELLINO US: Piccoli, Logozzo, Ripari, Cappelletti, Facco, Reali, Ronchi, Improta, Ferrari, Fava, Petrini Sauro [80. Schillirò]. A disp.: Mario, Ceccarini. All.: Giammarinaro Antonio

Arbitro: Turiano Antonio (Reggio Calabria)
Note
Rigore parato al 66. a Ferrari [Av]. Inizio gara ore 14.30

Commento
NEL SACCO DELLA BEFANA 1975 DUE "PERE" PER L'ALESSANDRIA L’Avellino si vendica della sconfitta in Coppa Italia e trafigge una squadra senza nerbo® Per i grigi un’infausta giornata: dopo due minuti gli irpini erano già in vantaggio ® L’evanescenza del centrocampo ha causato il crollo ® Inutile la prodezza di Pozzani che ha parato il secondo calcio di rigore in campionato ® Previste variazioni per il prossimo incontro con la Reggiana, attuale fanalino di coda secondo minuto di gioco: Maldera scende verso il centrocampo, indugia poi appoggia su Colombo alle cui spalle è Fava: la mezzapunta biancoverde. Davanti ha unicamente Barbiero indeciso se bloccarlo al limitare dell’area o restare in attesa del passaggio clic l’avellinese certamente farà verso Io smarcato Ferrari. E’ questione di pochi secondi poi Fava vista l'impossibilità di stringere a rete effettua un perfetto centro sul centravanti che irrompe e segna. I quindicimila del Comunale esplodono: la vendetta lungamente attesa c giunta. La sconfitta subita al Flaminio di Roma il 29 giugno 1973, nella finale di Coppa Italia, brucia ancora. All’ingresso delle squadre in campo il grido di « ladri, ladri », aveva fatto chiaramente comprendere che la partita rivestiva per i padroni di casa un'importanza che andava oltre i due punti, seppure graditi. Il 2 a 4 subito nel round finale, unitamente al sospetto — ingiusto — di un aiuto indiretto da parte dell’arbitro Levrero che diresse rincontro, è servito a Giammarinaro per preparare la piccola vendetta. Quasi non bastasse la dea bendata gli ha pure dato una mano con il due Maldera - Colombo e, per l’Alessandria è scesa la notte. La sconfitta di Avellino non si può tuttavia giustificare con la decisa volontà degli irpini di lavare l’onta subita. Per i ragazzi di Castelletti si è trattato di una vera e propria debacle che lascia alquanto perplessi. Una crisi passeggera? Conoscendo la volontà, il carattere che sempre ha contraddistinto i giocatori grigi c'è da giurarlo, ma per il momento nell’attesa della controprova restano i dubbi. Più che io 0-2 rimediato al termine dei novanta minuti, preoccupa il calo di rendimento di alcuni uomini - squadra come Vanara, Dalle Vedove c lo stesso Volpato, l’arteria di propulsione che garantisce al centrocampo la saldezza che sinora ha consentito di raggiungere risultati insperati. La nostra vuole essere una disamina della partita che non deve suonare aperta condanna per alcuno in quanto come giustamente rilevava Volpato « il campionato si compone di tante piccole battaglie e perderne alcune non significa disfatta ». L’Alessandria opposta ad una squadra piuttosto sbrigativa, ma controllabile sul piano del gioco, ha dimostrato sin dalle prime battute una acquiescenza o una rassegnazione che non avevamo mai riscontrato in precedenza, neppure in occasione del ricupero con il Verona. La rete a freddo è servita a mettere a nudo le pecche che sarebbero venute a galla con il trascorrere dei minuti. Abbiamo detto dello sfasamento del centrocampo. Lo stesso Castelletti ha riconosciuto a fine gara lo stato di difficoltà in cui è venuto a trovarsi il reparto. La forza dell'Alessandria era e resta il blocco centrale al quale spetta il compito di filtrare il gioco avversario c di impostare il contropiede. Se viene meno l’amalgama, ’’salta” l'intero collettivo in quanto i grigi non dispongono del fuoriclasse che può inventare il gol. Solo se il complesso è ben registrato in ogni settore, la squadra ha le capacità c le possibilità di reggere il confronto con l'avversario; in caso contrario si assiste ad una serie di azioni individuali sterili, evidenzianti la poca penetrabilità delle punte. Ad Avellino i grigi hanno denunciato un calo pauroso che si è fatto sempre più evidente sotto il tambureggiare offensivo dei biancoverdi. Incominciamo con raccontare la situazione critica in cui si è trovato Volpato a seguito degli infortuni patiti da Reja e Baisi. 11 collega di centrocampo oltre a coprirgli le spalle, lo sosteneva nella manovra offensiva operando magistralmente negli interscambi. Contemporaneamente Baisi spostandosi con frequenza sulle fasce laterali, gli permetteva di trovare quasi sempre l’uomo sul quale appoggiare la sfe.a. Con le defezioni forzate dei due bigs, l’alessandrino deve coprire una area di campo assai maggiore e ciò comporta un dispendio di energie notevolissimo. Volpato è un generoso c, come tale, non sa risparmiarsi: opera in ogni angolo del campo, pronto a rintuzzare l’offensiva oppure a cercare il passaggio vincente. A differenza dello scorso campionato, l'impegno dei singoli è raddoppiato sia quando la squadra è in svantaggio, sia nei momenti in cui comanda il gioco. Lo stress è continuo, prolungato, per cui il logorio si fa maggiormente sentire con il trascorrere delle domeniche. Volpato che può essere classificato tra i giocatori maggiormente dotati di carica agonistica, risente più di ogni altro del logorio fisico. Deciso nei contrasti perde la lucidità indispensabile nei momenti più delicati, nonostante la carica che continua a produrre. Le impostazioni sono approssimative, il passaggio di alleggerimento finisce per lo più all’avversario il quale non si attende il regalo. E’ accaduto ad Avellino cd in più di una occasione, sempre a metà campo dove Improta comandava il gioco. La carta vincente degli irpini è risultato proprio l’ex napoletano: godendo di molta libertà dato che Volpato cercava di riannodare i fili, l'avellinese ha agito da vero regista lanciando a ripetizione i compagni. Castelletti dalla panchina in più di una occasione ha richiamato gli uomini ad una marcatura stretta, ma ormai i grigi erano, come si suol dire, in barca. Con Improta a fare da suggeritore e Ripari prima su Dolso — che fungeva da prima punta — e poi su Dalle Vedove, impegnato a sospingere l’offesa, il centrocampo alessandrino ha confermato una fragilità insolita per non dire incredibile. L’uomo partita si chiamava Improta e sul quale doveva montare la guardia, in continuazione un uomo, onde impedirgli di "dettare” a Ferrari e Fava l’azione in direzione della porta alessandrina. La breve parentesi su Volpato era necessaria per meglio inquadrare le cause della sconfitta le quali, ovviamente non ricadono unicamente sul regista che molto ha dato, ma con scarso profitto per i motivi sui quali ci siamo soffermati. Diceva giustamente Castelletti, a diverse ore dalla conclusione della contesa, che era difficile stilare la graduatoria non dei peggiori, ma dei migliori, di quei pochi che si erano salvati da un naufragio che per poco non assumeva proporzioni veramente disastrose. Se ciò è avvenuto il merito va indubbiamente al pacchetto difensivo -— a volte disordinato ma deciso — ed in particolare a Pippo Pozzani e, diciamolo, agli avanti biancoverdi che pigiavano sull’acceleratore solo a colpi, fallendo per precipitazione le conclusioni. L'Alessandria partita con l’obiettivo di contenere la sfuriata iniziale dei padroni di casa per poi passare all’offensiva, trovatasi allo scoperto, ha denunciato le carenze di molti uomini incappati in una giornata veramente grigia come il colore delle maglie clic indossavano. Dolso, ad esempio, posto da Castelletti a fungere da punta per smistare il gioco su Manueli, si è troppo disunito davanti ad avversari alquanto mobili. Praticamente senza un uomo in grado di impostare la manovra d’attacco, i grigi si sono trovati nella scomoda posizione di doversi unicamente difendere senza sfruttare l'arma del contropiede. Ma nudi infatti non è mai stato po sto in condizione di essere lanciato in profondità. Due avversar gli erano costantemente alle costole per cui gli risultava particolarmente difficile districarsi per cercare di avviarsi verso Piccoli Lo stesso Dalle Vedove man tenuto in posizione di mezza punta, pareva estraniato da gioco al punto che persino compagni parevano dimenticarsi della sua presenza sul rettangolo di gioco. La manovra alessandrina era asmatica, slegata per cui le poche occasioni di andare in gol si frantumavano prima del tempo. Il centrocampo faceva acqua anche per la scarsa vena di Vanara, alle prese con un Fava che riusciva a sfuggirgli con troppa facilità. L'annebbiamento delle idee era totale al punto che gli stessi Volpato e Vanara fornivano agli irpini preziosi palloni per la controffensiva. Un collega davanti a tanto assenteismo rilevava: « Evidentemente giocano al risparmio per forzare nel secondo tempo approfittando del calo degli avversari ». Alla ripresa del gioco a svegliarsi era ancora l’Avellino che dopo appena due minuti — ancora il fatidico 2 — raddoppiavano con Ronchi al termine di una veloce azione sulla destra guidata da Cappelletti, proseguita da Ferrari con una girata volante per l'accorrente compagno pronto a sfruttare il facile pallone. L’Alessandria era completamente spacciata, incapace di reagire se non altro per aggiudicarsi la rete della bandiera Nel marasma generale a salvarsi erano Di Brino proiettatosi più volte in avanti; Maldera che cercava di farsi perdonare la papera iniziale c, a tratti. Barbiere che si allargava sulle estreme senza riuscire a trovare il compagno libero a proseguire. Colombo opposto a Ferrari vedeva i sorci verdi: per bloccare il centravanti avversario non bastava la grinta e, tutti sanno quanta Antonio ne possieda. Per lo stopper la punta biancoverde era un vero satanasso inarrestabile. Nella foga Colombo accentuava il peso della vigoria fisica tanto da costringere Turiano ad estrarre dal taschino il cartellino giallo per la sacrosanta ammonizione. 11 direttore di gara convinto che la vittima fosse sempre Ferrari al 65’ non esitava ad indicare il dischetto del rigore, quando l’alessandrino, premendolo da vicino, lo mandava a mordere il terreno. Ad evitare il tracollo era Pozzani portiere anti rigorista il quale ha bissato la prodezza di Como. Pur non dovendo difendere ne vittoria, né pareggio, l'estremo difensore grigio si superava respingendo in tuffo la cannonata rasoterra, angolatissima. Un intervento che nobilita la prestazione di Pozzani al quale non si può certo imputare responsabilità sulle reti subite. La ’’diagnosi” degli undici alessandrini scesi in campo è completa. Ha giocato anche Franceschelli, ma il giovane attaccante è entrato nel momento meno propizio visto e considerato che per toccare la palla ha atteso una decina di minuti. Illustrando la prestazione dei singoli appare sin troppo evidente che l’Avellino nulla ha rubato e che l’Alessandria ha stentato assai per non essere travolta. Vorremmo ancora aggiungere che raramente si è operato sulle estreme anzi, ogni qualvolta un grigio è sceso lungo la fascia laterale ha pensato bene di restringere immediatamente la manovra restituendo la sfera al compagno appostato nella zona centrale. Un complesso abulico, privo di mordente, in difficoltà nel contropiede se si ricorda che le conclusioni, di una certa consistenza, sono risultate esattamente tre: una nel primo tempo con Manueli e due nella ripresa con Mazzia e Maldera i quali seppure da posizione non impossibile hanno fallito la zuccata finale. Castelletti non ha mendicato scuse davanti ad una prestazione che non presenta appigli giustificativi, neppure cercandoli con il lanternino di Diogene. Alcuni uomini hanno perduto la chiarezza di idee, anche se sul campo continuano a muoversi con apparente decisione. Il riscontro sulle condizioni generali della squadra lo si avrà domenica prossima con la Reggiana fanalino di coda della classifica. E’ un provino importante in quanto il campionato è ancora lungo. Come si comporterà Castelletti alla luce della sconfitta con gli irpini? 11 tecnico non ha indugiato ad ammettere che il \| centrocampo non è esistito, che 1 troppi uomini sono mancati al- \| l’attesa. Pur senza strapparsi le 1 vesti per la sconfitta, è utile riesaminare la condizione dei singoli proprio per non esporli al pericolo del crollo generale. Una eventualità, non remota, di possibili rotazioni non sarà certamente accantonata da Castelletti il quale ha definito salutare la lezione. « L’augurio è che i ragazzi, come accadde dopo Terni, reagiscano — ha confidato Castelletti — con la stessa determinazione. Sono convinto che l’Alessandria possa dare molte soddisfazioni ai tifosi. Come non mi esalto dopo le vittorie, così non mi abbatto per la battuta di arresto. Non possiamo mendicare scuse; sarebbe puerile cercarne. La partita l’avete vista. Voltiamo pagina e attendiamo la Reggiana con l’obiettivo dichiarato di fare bottino pieno ». Durante il lungo viaggio di ritorno da Avellino ad Alessandria in compagnia di Mario Carotenuto — sfortunato avversario a carte di Volpato — abbiamo raccolto alcune impressioni tra i giocatori. Incominciamo con Maldera: « L’Alessandria sfrutta il gioco collegiale in quanto non possediamo il fuoriclasse. Purtroppo ad Avellino troppe cose sono andate storte, dal gol subito all’inizio, al raddoppio all’inizio della ripresa quando si poteva tentare ancora la rimonta ». Capitan Barbiero ammette che non si è giocato come in altre occasioni. « Nel calcio si va incontro pure a queste magre. E’ indispensabile avere la forza d’animo per reagire ». Domenica, aggiungiamo, giunge la Reggiana, una compagine a lei tanto cara... « Con la maglia granata ho sempre cercato di fare il mio dovere sino in fondo; ora indosso la maglia grigia e sarei felicissimo di segnare un gol. Nessun patema d’animo: i due punti ci necessitano e davanti alla classifica non si può ragionare con il cuore in mano ». In altre parole mors tua vita mea... Come la pensa Volpato? « Le sconfitte sono difficili da digerire, ma penso che si sia trattato di una parentesi. L’AIessandria sinora non ha mai deluso le aspettative e la nostra classifica non è poi disastrosa ». Stanco? « Non direi perchè in campo corro e mi impegno al massimo. Forse esagero nel cercare la palla, ma è nel carattere. Non nascondo che le assenze di Reja e Baisi si fanno sentire. Non trovando il compagno smarcato si fa più strada e la fatica a volte annebbia le idee. Di una cosa sono tuttavia certo: non falliremo il traguardo impostoci. Conosco bene la serie B e parlo con cognizione di causa, non certo per meglio ingerire la pillola amara della sconfitta di Avellino ». Pippo Pozzani pur avendo parato la massima punizione di Ferrari non è allegro. « L’avere neutralizzato il tiro dal dischetto non mi dispiace, ma il non potere festeggiare l’avvenimento almeno con un punto mi fa venire la bile. Dimenticheremo in fretta l’insuccesso: nel girone di ritorno restituiremo all’undici di Giammarinaro i gol possibilmente con gli interessi ». Befana piuttosto amara per i grigi, le « due pere » come le definisce Barbiero sono risultate assai indigeste: è certamente un buon segno in quanto conferma la volontà dei singoli di cancellare con un colpo di spugna il risultato negativo della quattordicesima giornata L’occasione propizia si presenta sin da domenica: vincendo si ristabilisce la media del punto a partita e si distanziano gli emiliani di sette punti, mentre altrettanto potrebbe avvenire con il Brindisi. Forza grigi, il campionato è ancora lungo, si è perduto una partita non l’autobus della salvezza (Il Piccolo – Il Gattopardo) GLI AVELLINESI SBAGLIANO UN PENALTY PERO' PIEGANO L'ALESSANDRIA 2-0 Travolta forse dalla fiacca (oppure dall'influenza?) in una tiepida giornata di gennaio, l'Alessandria è stata battuta dall'Avellino per 2 a 0, subendo la più dura sconfitta della stagione, in trasferta. E notare che Pozzani ha parato un rigore, altrimenti il passivo potrebbe essere anche maggiore. Può darsi che le feste abbiano ammorbidito lo spirito dei grigi, che sono apparsi completamente trasformati rispetto alle loro ultime esibizioni fuori casa, molto meno grintosi, forse inconsciamente rassegnati alla battuta d'arresto. Sull'incontro potrebbe anche avere pesato il precedente del successo ottenuto lo scorso anno a tavolino In Coppa Italia sulla stessa squadra campana. Come si ricorderà, gli alessandrini in quell'occasione vinsero per 4 a 2 ed i tifosi dell'Avellino contestarono un gol di Cini convalidato dall'arbitro Levrero ed invasero lo stadio Olimpico di Roma, dove si svolgeva la partita. Gli stessi tifosi accusarono i grigi di avere «rubato» la Coppa ed oggi, quando Barbiero e compagni si sono presentati in campo, sono stati accolti da un coro immeritato di fischi e di grida «ladri, ladri». Questo fatto, come abbiamo detto, potrebbe anche avere influito sull'andamento del match odierno, ma slamo nel campo delle ipotesi. Nella realtà l'Avellino non ha certo praticato un gioco intimidatorio, anzi ha subito 1 falli peggiori mentre il pubblico si è comportato più che civilmente. Anche perché la squadra di Glanmarinaro è andata subito in vantaggio, dopo due soli minuti di gioco ed il risultato non è mal stato messo in dubbio. Di tangibile c'è piuttosto la prova scialba di alcuni giocatori grigi, evidentemente In giornata-no. E' meglio fare l'elenco di quelli che si sono salvati, perché quello dei «cattivi» sarebbe molto più lungo. Tolti Pozzanl, che non ha responsabilità nel due gol incassati, Maldera e Di Brino, che pur non essendo in forma al cento per cento hanno fatto vedere qualche cosa di buono, Volpato, che almeno in fase di Interdizione è stato il solito lottatore, e Manuell che non ha avuto molte palle da giocare, gli altri sono apparsi tutti sotto tono. In particolare Vanara, autore di un paio di errori clamorosi. Dalle Vedove, dal quale ci si poteva aspettare molto di più e Dolso hanno deluso ogni aspettativa. Un'Alessandria frastornata quindi che non ha opposto resistenza, che non ha avuto reazioni di sorta, che non è quasi mai arrivata a tirare nella porta di Piccoli. Un gioco frammentarlo quello dei grigi, con una difesa squinternata e l'attacco troppo ammassato al centro del campo, incapace di sfruttare le fasce laterali. E la situazione non è migliorata neppure quando Castelletti, al 63', ha fatto entrare Franceschelll al posto di un abulico Dolso. Il ragazzo non è riuscito ad inserirsi In una manovra che non c'era e quindi neppure il tredicesimo uomo ha modificato la situazione. Per contro l'Avellino, pur senza strafare, ha disputato una partita limpida, orchestrata da un ottimo centrocampo, nel quale è svettato Improta. Il «barone di Posillipo», pur senza molta costanza, ma aiutato da ragazzi abili e volonterosi come Fava, Ronchi e Ferrari, quando ha voluto ha fatto vedere il bello ed il cattivo tempo con alcuni spunti di grande classe. Anche sul piano tattico Gianmarinaro ha dimostrato di poter capire al volo le mosse giuste. Non è caduto nel tranello di Mazzia finto centravanti, spostando dopo pochi minuti lo stopper Facco su Dolso, togliendo il mediano Cappelletti dalla zona di Dalle Vedove per sostituirlo col terzino Lo Gozzo. Su questa inquadratura l'Avellino avrebbe potuto vivere tranquillamente, approfittando oltretutto di un palo di errori dei grigi che hanno determinato i gol. Gol che sono venuti a freddo — è vero — con la costante del secondo minuto sia nel primo tempo che nella ripresa, al quali però ci sarebbe stato spazio per rimediare se in campo ci fosse stata la vera Alessandria. La cronaca si può limitare agli episodi delle due segnature ed al rigore. Siamo al secondo minuto di gioco, Colombo dà una palla a Vanara poco oltre la propria area, Vanara si fa sorprendere e parte un contropiede che mette Barbiero In condizione di lottare testa a testa con due avversari come Fava e Ferrari. Nessuno recupera più è Fava lancia di piatto la sfera sui piedi del centravanti che a tre metri dalla porta di Pozzani segna con la massima facilità. Il portiere non può nemmeno accennare ad un'uscita. Al 47' c'è un cross di Cappelletti dalla destra, nessuno dei grigi si muove, testa di Ferrari che schiaccia il pallone per Ronchi, lesto a segnare con un bel tiro praticamente da dentro la porta. Sul 2 a 0, al 65, l'Avellino può usufruire anche di un penalty, causato da Colombo per un intervento in area su Ferrari, messo a terra senza troppi complimenti. Il pubblico chiede a gran voce che a tirarlo sia lo stesso centravanti e non il «rigorista» Improta. Ferrari non inganna sulla finta Pozzani che sì butta dalla parte giusta e butta il tiro rasoterra in angolo. Una prodezza che non serve neppure a dare un po' di carica ai grigi. Brutta Befana quindi per l'Alessandria. Al termine Castelletti dice della squadra: «E' stata in assoluto la nostra più brutta partita. Un'esibizione da dimenticare». (La Stampa - Ed. Sport - Cristiano Chiavegato) Risultati: Atalanta - Parma 3-1 Brescia - Arezzo 1-1 Brindisi - Pescara 0-0 Catanzaro - Spal 2-1 Como - Foggia 1-0 Genoa - Perugia 1-1 Novara - Palermo 0-0 Reggiana - Verona 0-1 Sambenedettese - Taranto 1-0 CLASSIFICA: Verona 22 Perugia 22; Brescia 19 ; Novara 18; Catanzaro 16; Avellino, Foggia, Genoa 15; Pescara, Palermo 14; Como, Atalanta, Parma, Alessandria,Sambenedettese 13; Spal, Taranto 10; Arezzo 9; Brindisi, Reggiana 8 Marcatori 7 RETI: Pruzzo (Genoa) - 6 RETI: Bonci (Parma) e Ferrari (Avellino) - 5 RETI: Zigoni, Sirena (Verona), Nobili (Pescara), Vannini (Perugia), Bertuzzo (Brescia). 4 RETI: Palna (Spai), Buccolini (Brindisi), Ghio (Novara), Scarpa (Perugia), Simlonato (Sambenedettese), Luppi (Verona), La Rosa (Palermo). 3 RETI: Dalle Vedove, Mazzia (Alessandria), Fava (Avellino), Fara (Arezzo), Busatta (Verona), Jacolino (Brescia), Marchel, Pellizzaro, Sollier (Perugia), Palanca (Catanzaro), Trevisan (Sambenedettese). Il punto sul campionato Per merito di un Genoa che ha lottato generosamente, sia pure senza superare tutti i suoi problemi, la corsa solitaria del Perugia in testa alla classifica della serie B è finita. I granata umbri hanno dovuto accontentarsi di un pur giustissimo 1-1 a Marassi, che lascia impregiudicate le loro possibilità, nella lotta per la promozione e rinvia il verdetto di definitiva condanna per i liguri, cui l'ottavo posto — o quattro punti dalla terza poltrona — e la lunghezza del campionato consentono ancora di sperare. Il Verona, impegnato sul campo della squinternata Reggiana, è riuscito a vincere e a riportarsi all'altezza della capolista, riformando una coppia di testa a tre lunghezze dal Brescia che, contro ogni previsione, ha dovuto accontentarsi di dividere la posta, in casa, contro il modesto Arezzo. Una mezza battuta a vuoto che è stata condivisa anche dal Novara, il quale ha confermato, pure contro il Palermo, di avere caratteristiche di gioco più adatte alle partite esterne. Gli azzurri hanno dominato, soprattutto nelle fasi iniziali della partita, ma l siciliani non hanno rubato nulla e lo 0-0 torna tutto a loro merito. I novaresi sono a 18 punti, a quattro lunghezze dalla capolista e precedono di due punti il Catanzaro (vittorioso per 2-1 sulla Spai) e di tre punti un terzetto formato dall'Avellino, impostosi per 2-0 sull'Alessandria, dal Foggia, fermato a Como (0-1) e dallo stesso Genoa. I grigi di Castelletti, battuti in Campania, in una partita che ha preso un indirizzo sfavorevole già nei primi minuti di gioco, sono rimasti a quota 13: fuori dalla mischia, insomma, ma senza possibilità di concedersi distrazioni in futuro. Una giornata storta (anche se Pozzani ha evitato il 30 parando un rigore) può capitare a chiunque. L'importante è non ripetersi (La Stampa)