Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1974/1975
Serie B
06-04-1975 - Giornata: 27 - Novara - Comunale


Novara AC - Alessandria US 1 - 1 (1 - 0)
RETI: 21. Vivian [No] 74. Mazzia B.[A]

Alessandria US Pozzani Flavio, Maldera (II) Attilio Benedetto, Di Brino Marcello, Reja Edoardo, Barbiero Valeriano, Colombo Antonio, Manueli Luigi, Volpato Angelo, Mazzia Bruno, Dalle Vedove Giampiero, Unere Giuseppe [57. Franceschelli Paolo] A disp.:(P) Croci Claudio, Vanara Elio All.: Giorcelli Anselmo

Formazione avversaria
NOVARA AC: Pinotti, Bachlechner, Veschetti, Vivian, Udovicich, Ferrari, Gavinelli, Navarrini, Ghio, Giannini [72. Carrera], Turella. A disp.: Paleari, Rolfo. All.: Seghedoni Gianni

Arbitro: Mascali Gaetano (Desenzano)
Note
Ammoniti: Giannini [N] Spettatori: 4.500 circa di cui 3.005 paganti per un incasso di 7.630.500 lire Inizio gara ore 15.30

Commento
ALESSANDRIA ANNO ZERO SI RICOMINCIA DA CAPO Il Novara (in crisi) fa harakiri e i grigi ringraziano. Alla botta di Viviani risponde il professor. I grigi, encomiabili per volontà denunciano carenze fisiche. Capitan Barbiero - rivalutato - e Manueli tra i protagonisti Giorcelli, subentrato al dimissionario Castelletti, elogia i ragazzi. Il centrocampo ha bloccato le incursioni degli azzurri, favorendo la rimonta. L’Alessandria pareggia a Novara, la Reggiana e il Brindisi perdono, mentre l’Arezzo rimedia un punto casalingo con l’Atalanta. Per i grigi un punto che vale doppio perché rinforza la classifica e rinsalda il morale. Alla vigilia del ’’derby” la maggioranza dei tifosi e gli stessi tecnici erano concordi nel ritenere fondamentale per il futuro della squadra il risultato della trasferta novarese. Le dimissioni di Castelletti dopo la sconfitta interna con la Spai sarebbero riuscite a ’’ricaricare” i ragazzi, oppure a condizionarli ulteriormente? La domanda era più che ovvia, rilevato che non sempre il classico colpo di timone riesce con i l __buco. Il responso del campo ha dato ragione agli assertori del cambio della guardia: l’Alessandria in svantaggio nel primo tempo, ha trovato la forza di reagire senza scomporsi e di acciuffare il pareggio. Nel finale i mandrogni hanno sfiorato il successo clamoroso. Giorcelli, puntando sulla responsabilizzazione dei giocatori, restituendo alla squadra il vecchio volto, è riuscito a trame il massimo prefitto. Ha agito unicamente con il buon senso, senza scoprire nulla di nuovo. Avrebbe sbagliato nel rivoluzionare i ranghi, nel cercare di dare un nuovo volto tattico dalla sera alla mattina. Per l’ennesima volta è stato dimostrato un concetto basilare: la semplicità vai più di complicati giochetti di prestigio. Il neo mister aveva precisato alla vigilia di essere semplicemente un dilettante, chiamato a «dare una mano per salvare l’Alessandria ». Agendo con la carica agonistica dei "puri” i grigi hanno superato la gara più pericolosa; la svolta si è concretizzati verso la salvezza. E’ vero, il derby non ha entusiasmato. Lo si sapeva sin dalla vigilia. L’Alessandria troppe volte scottata avrebbe badato unicamente a raccogliere il massimo senza rischiare l’osso del collo. L’utilitarismo è il primo comandamento dell’avvento di Giorcelli alla guida della società; volendo sopravvivere non resta altra via da seguire. I ’’pellegrini” come i tifosi novaresi avevano definito gli alessandrini sono riusciti non solo a strappare il punto, ponendo in seria difficoltà Seghedoni, ma a sfiorare nel finale la gran botta. In rapida sintesi il responso della coniiesa che rilancia i grigi staccatisi dal terzetto in lotta per non perire. La settimana prederby era risultata tra le più drammatiche del campionato in corso: Castelletti posto sotto accusa dalla sconfitta interna, martedì pomeriggio, al termine dell’allenamento si recava da Paolo Sacco. Il colloquio era di breve durata: alle contestazioni del responsabile della società, l’allenatore rispondeva di rifiutare suggerimenti e imposizioni su alcuni giocatori. « Il presidente ha diritto di mettermi alla porta, confermava al telefono Castelletti, però non accetto il discorso ». Cosa era accaduto? Paolo Sacco posto alle strette da parte della stampa e della ’’piazza”, convocato il mister lo ha posto davanti ad una serie di quesiti concernenti l’impiego di determinati giocatori. Perchè Barbiero non gioca? L’esperimento di Mazzia libero è fallito, lo hanno constatato migliaia di persone. Giocatori come Volpato e Dalle. Vedove sono in difficoltà. E Unere, lottando l’Alessandria con l’acqua alla gola, resterà sempre in panchina o in tribuna? Castelletti serio quanto cocciuto, deciso a proseguire secondo convincimenti personali, ha tratto il dado. Il presidente ha accettato le dimissioni incaricando Anselmo Giorcelli di assumersi una responsabilità gravosa, rischiando oltre il lecito. Castelletti ha sbagliato tutto? Sarebbe ingiusto addossare al mister l’intera responsabilità del crollo. Assunto a fine campionato il mister ha trovato la squadra pronta: gradiva alcuni rinforzi, ma Remo Sacco rispose picche. 11 primo errore del giovane trainer fu quello di accettare la rosa, fidando unicamente nella serietà dei giocatori, nell’agonismo. Subito la dea dai denti verdi lo privò di una pedina del calibro di Reja e, con il trascorrere delle giornate, dell’unica vera punta, Sergio Baisi. Infilata la serie negativa si aggiunse il forfait di Volpato, la discutibile direzione arbitrale, l’avverso destino. GLI ERRORI L’undici sull’entusiasmo della promozione superò gli ostacoli concludendo il girone di andata alla grande: diciotto punti in diciannove partite. Il cedimento ebbe inizio a San Benedetto del Tronto. Impostando la squadra sulla difesa ad oltranza costrinse gli atleti ad un superlavoro per difendersi e ricuperare l’immancabile svantaggio. Gli avvicendamenti auspicati neppure furono presi in considerazione. Deciso a continuare sulla strada tracciata, Castelletti, escluse dalla formazione Pozzani, Barbiero, Volpato tentando di inventare Mazzia libero in alternativa con Vanara. Fu un disastro che la partita di Parma ritardò di una domenica. La Spai undici battagliero, veloce dominò la scena e per i grigi fu la quarta sconfitta casalinga. L’Alessandria — e il giudizio fu generale — toccò il fondo brillando unicamente per il non gioco, per l’incertezza del centrocampo, considerato sino a poche domeniche orsono, il fulcro della compagine, il settore più omogeneo. Castelletti ammise al termine della gara le titubanze, ma aggiunse di avere fiducia nei ragazzi. « Qualche uomo è stato inferiore all’attesa: cosa posso fare? ». Il mister si era dimenticato di avere, la domenica precedente, portato in panchina Barbiero, un libero — come i fatti hanno dimostrato — in grado di rimettere ordine tra la scompaginata retroguardia. Le scelte sbagliate hanno condizionato enormemente il complesso tanto da far pensare ad una sorta di dannoso vittimismo, di fatalità. I giocatori sentono l’approssimarsi della tempesta, ne soffrono, ma a volte accettano supinamente. In tali frangenti la diagnosi, dura, è una sola: incidere profondamente con il bisturi per isolare i fattori negativi. All’Alessandria, fossa degli allenatori, non restava che tentare la carta della scossa psicologica: a mali estremi, rimedi estremi. Sarà Giorcelli il salvatore della patria? L’ottimismo è dannoso come la permissività. Sarebbe facile accodarsi alla schiera dei signori del « tutto va bene madama la marchesa ». La sostituzione di Castelletti comporta la soluzione di problemi prima psicologici e poi tecnico-tattici. Innanzitutto è d’obbligo restituire ai giocatori la massima fiducia allontanando ogni possibile ed eventuale malinteso. I grigi hanno dimostrato in passato e oggi di sapersi sacrificare di volere restare ad ogni costo nella serie cadetta. Una compagine animata da buona volontà ha in tasca una polizza di notevole valore. Concedendo ai singoli fiducia si creano i presupposti per un rilancio della squadra. Giorcelli oltre che restituire la serenità all’ambiente deve lavorare a fondo per ricuperare giocatori carenti fisicamente. Castelletti si è accorto troppo tardi - o ha finto di ignorarlo - del cedimento atletico di alcuni uomini chiave come Volpato, Dalle Vedove. Per Mazzia e Reja il discorso è diverso. 11 regista e la ’’torre” reggono a fatica il ritmo della gara: corrono, lottano, si sacrificano, senza evidenziare lucidità. Sono atleti da ricostruire gradualmente in quanto è impensabile un improvviso scadimento. Dalle Vedove è giocatore che non ha mai temuto la lunghezza del campionato e neppure il logorio fisico. Parlando di Mazzia diremo che il professore molto ha dato, forse troppo, senza godere di un breve periodo per ricaricarsi convenientemente. IL ’’PROFESSORE” Nella scorsa stagione Bruno era impiegato con raziocinio: Ballacci conoscendolo lo sfruttava al momento giusto ottenendone il massimo della resa. Gettato nella mischia, impiegato nei ruoli più difficili accusa visibilmente la fatica. Il ’’professore” è per l’Alessandria un elemento cardine, ciò non significa debba essere distrutto sottoponendolo ad un continuo stress atletico più che psicologico. Su Reja l’unica obiezione da muoversi è che il ragazzo entrato in squadra nel momento più critico è stato costretto a bruciare le tappe per rendersi utile al lavoro del collettivo. Commovente è l’agonismo profuso in ogni gara, ma non basta lottare, correre, stringere i denti. La condizione migliore giungerà presto, oggi è illogico pretendere qualcosa di più. Nel calcio un giocatore ricupera gradualmente, non si trasforma nello spazio di una settimana. Parliamo del tanto discusso derby, delle preoccupazioni degli allenatori timorosi di prestare il fianco all’avversario. Il Novara reduce da una serie di confronti negativi, abbandonate le ambizioni di promozione, attendeva con notevole ottimismo l’arrivo dei ’’cugini”. Quale occasione migliore per riprendere fiato, per allontanare lo spettro della crisi? Sull’opposto fronte un’Alessandria con molte ombre e poche luci, alla deriva da troppe settimane. Attendersi un incontro di buona levatura tecnica era come cercare un quadrifoglio in un prato. Giorcelli privato dello squalificato Dolso ha lanciato senza preoccuparsi Unere come ala tattica per rinforzare il centrocampo e tenere lontano dalla rete il pericoloso Veschetti. A differenza del predecessore ha collocato le pedine al posto giusto: Barbiero libero, Volpato a fungere da regista, Mazzia centravanti arretrato a sostenere il solitario Manueli. A difesa della rete il collaudatissimo Pozzani splendido protagonista del derby. Applicando i dettami della gestione Ballacci, ha rinforzato il centrocampo, comandando ai ragazzi di mantenere il più a lungo possibile il controllo della sfera per consentire alla difesa e alle punte di intervenire. Niente di eccezionale, uno schieramento dettato dalla logica e dalia necessità di strappare il punto indispensabile per la classifica. il Novara è partito alla garibaldina, ha pressato i grigi scoprendosi al contropiede pervenendo alla segnatura su calcio piazzato. L’Alessandria trafitta, invece di smarrirsi, di innestare la quarta catapultandosi in avanti ha proseguito sullo standard consueto convinta di riuscire prima o poi a trafiggere Pinotti. Nella ripresa il mister ha attuato la mossa tattica più idonea avvicendando Unere con Franceschelli. Il proficuo lavoro di Unere a centrocampo alla distanza ha dato il frutto sperato. Gli azzurri nel tentativo di raddoppiare si sono trovati con le idee annebbiate e le gambe di legno. I padroni di casa con i continui arrembaggi hanno perduto di vista il pericolo al quale andavano incontro: il contropiede sviluppantesi grazie ai larghi spazi che si creavano davanti a Pinotti. I grigi messa in disparte l’apprensione, seppure affannosamente, hanno ingranato la quarta rovesciandosi nell’area azzurra. Il primo pericolo è venuto con Dalle Vedove poi Volpato ha filtrato la palla giusta per l’astuto Mazzia e il pareggio è divenuto realtà. L’Alessandria sulle ali dell’entusiasmo, incitata a gran voce dal club dei ’’Fedelissimi” ha insistito lanciando a ripetizione Manuali, Maldera, Franceschelli dando l’impressione di riuscire a forzare lo schieramento azzurro. La beffa sarebbe riuscita se quasi allo scadere Ferrari non avesse sciabolato sopra la traversa rischiando l’autorete. GIORCELLI Sui singoli ci siamo brevemente soffermati: la partita era troppo importante e più che a badare al gioco era logico pensare a raggiungere un risultato positivo per evitare l’aggancio da parte della Reggiana. L’abbraccio finale di Giorcelli ai dodici giocatori è significativo: l’allenatore ha inteso ringraziarli per quanto avevano dato, per la prova di orgoglio. « Sono contento del pareggio, ha subito esordito Giorcelli rifugiatosi sul pullman, giunto in un momento particolarmente delicato per la società. Il Novara ha aggredito i grigi sin dalle prime battute, ha dominato il primo tempo passando su calcio di punizione. La difesa e il centrocampo hanno tenuto validamente senza lasciarsi trascinare dall’orgasmo. Nella ripresa gli azzurri sono calati visibilmente e grazie alla nostra determinazione il pareggio è ampiamente meritato ». Pen sava di ricuperare la rete di Vivian? « Nella ripresa i ragazzi son cresciuti creando diverse azioni pericolose. Ero certissimo del risultato. La conferma la può avere sia da Carlo Sacco che dal prof. Mazza ». La situazione dei grigi è migliorata. Le dirette avversarie hanno raccolto poco. « Siamo migliorati e con l’aiuto degli avversari l’Alessandria è in condizione di guardare al futuro con maggiore tranquillità. Un brodino in vista dell’impegnativa casalinga con il Taranto ». Prevista la staffetta Unere - Franceschelli? « La sostituzione era d’obbligo dovendo ricuperare la rete iniziale. Sino al momento della sostituzione, Unere aveva svolto uno prezioso lavoro a centrocampo consentendo ai compagni di risparmiare energie per la riscossa. Una rotazione dettata da motivi esclusivamente tecnici e non per sfiducia: Beppe ha svolto il compito affidatogli senza titubanze ». Un giudizio sui singoli? « Il complesso si è battuto bene. Perchè stendere una graduatoria quando ognuno si è sacrificato con il cuore in mano per strappare il prezioso punto? La condizione fisica non è delle migliori, ma occorre tempo. Facciamo una cosa alla volta senza precipitare troppo gli eventi ». Sul pullman di ’’Paleto” si notano solo visi sorridenti: Manueli solitamente ingrugnito ci accoglie con un sorriso a conferma dell 'intima soddisfazione. Paolo Sacco è lapidario: « Le previsioni della vigilia erano per il pareggio. Sono state rispettate grazie all’abnegazione dei ragazzi ai quali va il mio ringraziamento. Domenica arriva il Taranto? Cercheremo la vittoria senza prestarci al gioco dell’avversario ». L’Alessandria ’’nuovo corso” torna al Moccagatta per ricevere la visita dei pugliesi: l’obiettivo dichiarato sono i due punti anche se scaramanticamente nessuno ne parla. I tifosi sono invitati ad incitare i beniamini senza... insultare la terna arbitrale. Il Moccagatta è diffidato: basta una multa e la squalifica è certa. Non complichiamo le cose alla vigilia degli incontri bis di Genova e Verona. Il fattore è troppo importante per l’Alessandria nella fase finale del campionato. Arrabbiarsi, ma con giudizio. Aiutiamo i grigi dimenticando arbitro e segnalinee: sfogarsi con la terna è troppo pericoloso. (Il Piccolo - Il Gattopardo) Alessandria alla riscossa nel derby con gli azzurri UN PUNTO PER I GRIGI A NOVARA La squadra di Seghedoni segna per prima con Viviani ma poi si spegne, consentendo il recupero agli alessandrini. L'Alessandria riconoscente ringrazia. Un Novara nervoso, pasticcione, irriconoscibile, le ha permesso dì tirare un bel fiato proprio nel momento in cui le acque per la squadra grigia si stavano facendo piuttosto agitate. Senza voler disprezzare il coraggio e la determinazione con cui tutti gli alessandrini si sono battuti, si deve infatti ammettere che la protagonista, in senso negativo, della partita, è stata la compagine di Seghedoni. Gli azzurri hanno avuto in mano l'incontro nel primo tempo, sbloccando il risultato con una punizione fucilata del libero Vivian, ma non hanno saputo approfittare ulteriormente del comprensibile affanno nelle file avversarie, soprattutto per la giornata nerissima della « punta » Turella. Nella ripresa poi i novaresi, l'uno dopo l'altro, si sono progressivamente « seduti », consentendo all'Alessandria di riacciuffare il pareggio per un clamoroso imbambolamento collettivo della difesa. Nel finale anzi il vecchio, commovente Udovicich ed il roccioso Bachlechner — i soli che si siano salvati dal naufragio — hanno dovuto affannosamente tamponare le falle per impedire che un avversario che sembrava morto resuscitasse al punto da vincere addirittura la partita. L'Alessandria del primo tempo non autorizzava certo commenti benevoli. La formazione messa in campo dal neo-allenatore Giorcelli sembrava giustificare, a posteriori, certe prese di posizione del precedente trainer Castelletti, dimissionario. Il fumoso impegno di Unere, falsa ala sinistra, e Vabulica prestazione di Volpato facevano ampiamente capire perché Castelletti esitasse a servirsi di questi uomini, mentre il solo Barbiero, fra i recuperati, portava qualcosa di positivo battendosi all'altezza del suo prestigio. Un'Alessandria insomma che, pur giudicando con lo spirito più tollerante, non era certamente cambiato in meglio. La squadra grigia tuttavia, pur nelle sue difficili condizioni di inquadratura, ha avuto il grosso merito di non cedere mai alla rassegnazione, trovandosi psicologicamente preparata ad approfittare il calo di tono degli avversari per raddrizzare una partita che sembrava ormai compromessa. Quanto si è visto nella ripresa, a causa del progressivo appannamento dell'intero Novara ma anche per la caparbietà con cui Barbiero, Reja e Mazzia hanno guidato la riscossa grigia, annulla in parte i giudizi negativi che si sarebbero potuti esprimere a metà partita. Giorcelli, all'uscita dal campo, ha abbracciato e baciato, uno per uno, i suoi giocatori: avrebbe dovuto abbracciare e ringraziare anche quelli del Novara... La prima svolta dell'incontro si è avuta dopo venti minuti di gioco, durante i quali l'Alessandria aveva subito la disordinata pressione dei novaresi, correndo due grossi pericoli: al 4' per una girata di Ghio appena a lato, all'11 per una punizione di Vivian deviata in angolo da Pozzani. Un inutile fallo di Mazzia su Giannini al limite dava la possibilità allo specialista Vivian di ritentare il colpo su punizione: il pallone, toccatogli lateralmente da Gavinelli filava via a fil d'erba, cambiava direzione toccando il piede di un uomo della barriera e si infilava in rete rasente il palo nonostante il disperato tuffo di Pozzani. Sembrava che il gioco per il Novara fosse fatto e che anzi il bolide di Vivian potesse essere solo l'inizio di una vittoria più cospicua. Invece la partita dei novaresi è praticamente finita lì, su quel gol indubbiamente abile ma non conseguente ad un gioco effettivamente migliore di quello degli avversari. I grigi, che temevano di dover affrontare un temporale, si sono presto accorti che... non pioveva più; hanno ripreso coraggio, si sono fatti sotto nella ripresa (soprattutto quando Franceschelli ha preso il posto di Unere) trovando varchi sempre più frequenti nell'affannosa difesa novarese. Hanno segnato con Dalle Vedove al 52' ma l'arbitro avevo già fischiato il fuorigioco dell'attaccante sulla punizione battuta da Mazzia; hanno fatto centro, stavolta in modo legittimo, al 74', dopo che Colombo aveva rimediato in angolo — quasi sul filo dell autorete — ad un'incursione di Giannini non sfruttata da Turella. Sullo scambio sulla destra tra Volpato e Manuelli, concluso con un centro spiovente in area, il «arco nella difesa novarese si è fatto addirittura una voragine: Pinotti è rimasto fermo tra i pali, Navarrini, che controllava Mazzia, ha lasciato libero il suo uomo, convinto che quella palla sbilenca fosse ormai perduta. Mazzia invece è riuscito a trovarsi giusto sulla traiettoria e a deviare la sfera in rete di testa, mentre Pinotti lo guardava, imbambolato. Uno a uno, dunque, col pubblico prodigo soltanto di fischi agli azzurri e col Novara costretto ad annaspare affannosamente per evitare il peggio. Ad un minuto dalla fine questo peggio sarebbe anche potuto arrivare, in seguito ad un'azione personale di Maldera, conclusa da un cross su misure per Franceschelli, ma Vivian in extremis buttava in angolo, salvando almeno il pareggio. (La Stampa - Ed. Sport - Gianni Pignata) Risultati: Arezzo-Atalanta 1-1 Avellino-Catanzaro 0-0 Brescia-Reggiana 2-0 Como-Genoa 2-0 Parma-Palermo 2-1 Perugia-Brindisi 1-0 Sambenedettese-Pescara 2-1 Spal-Foggia 0-0 Taranto-Verona 1-1 CLASSIFICA: Perugia p.37; Verona 34; Como, Catanzaro, Palermo 32; Avellino 29; Atalanta, Novara, Brescia, Genoa, Sambenedettese, Spal 27; Pescara, Parma, Foggia 26; Taranto 25; Alessandria 22; Reggiana 20; Arezzo 19; Brindisi 18 Marcatori 10 RETI: Bonci (Parma) e Pruzzo (Genoa); 9 RETI: Zigoni (Verona), Chimenti (Sambenedettese); 8 RETI: Faina (Spai) e Ferrari (Avellino); 7 RETI: Boccolini (Brindisi); Pezzato (Spai); Bresciani (Foggia); Serato, Nobili (Pescara); Bertuzzo (Brescia); Scanziani (Como) e Simonato (Sambenedettese); 6 RETI: Pelllzzaro, Vannini (Perugia); La Rosa (Palermo); Turella (Novara). Il punto sul campionato Il Perugia, sia pur faticando a superare le barricate del disperato Brindisi, continua la sua corsa in testa alla classifica, il Verona conserva due punti di vantaggio per il suo secondo posto grazie al pari in zona Cesarini a Taranto, la situazione invece resta assai fluida per quanto riguarda la lotta per la terza poltrona della B. Il Palermo, Imbattuto da quattro mesi, ha sorprendentemente ceduto a Parma, facendosi raggiungere sia dal Catanzaro, che ha resistito all'assalto dell'Avellino e dal Como, che ha definitivamente cancellato le ambizioni del Genoa. Anche il Novara ha dovuto rassegnarsi ad una definitiva rinuncia ad ogni sogno, dopo il pareggio interno che ha offerto all'Alessandria un'insperata possibilità di tener lontana la minaccia della retrocessione. Grazie all'1-1 nel derby con i «cugini», i grigi hanno visto risalire a due punti il loro margine sulla terzultima, Reggiana, battuta a Brescia. La situazione della squadra ora affidata a Giorcelli resta ovviamente difficile, ma il dramma è per ora evitato e le possibilità di rimediare restano quindi concrete. (La Stampa)