Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1973/1974
Serie C
26-05-1974 - Giornata: 35 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Pro Vercelli US 1 - 3 (0 - 1)
RETI: 24. aut. Maldera (II) A.[A], 50. Baisi S.[A] 49. Sadocco [Pr] , 85. Bonanomi [Pr]

Alessandria US Pozzani Flavio, Maldera (II) Attilio Benedetto, Di Brino Marcello, Reja Edoardo, Barbiero Valeriano, Colombo Antonio, Manueli Luigi, Volpato Angelo, Baisi Sergio Pietro, Dalle Vedove Giampiero [64. Mazzia Bruno], Dolso Arrigo A disp.:(P) Croci Claudio, Di Prospero Sergio All.: Pietruzzi Mario

Formazione avversaria
Pro Vercelli: CastellazL Azi, Sadocco, Codogno, Baldocco, Bonni, Rossetti, Rossi, Bonanomi, Sollier, Pereni [48. Scandroglio], Guarnieri. A disp.: Caligaris, Ripamonti. All.: Sassi Luciano

Arbitro: Ambrosio Marco (Napoli).
Note
Espulso all’85’ il portiere di riserva vercellese, Caligaris, per essere entrato in campo ad abbracciare Bonanomi autore della terza rete degli ospiti. Ammoniti Rossi [P], Reja [A], Sadocco [P], Scandroglio [P] Angoli: 14-1 Spettatori: 5.000 circa di cui 3.928 paganti per un incasso di 8.542.500 lire. Inizio gara ore 16.00

Commento
GLI ULTRAS CONTESTANO SACCO MA DOVE SONO LE FORZE NUOVE? Si parla di gruppi disposti a rilevare la Società, ma nessuno ha avanzato formale richiesta al Commissario straordinario. Non bastano le chiacchiere, occorrono i fatti: la squadra per essere forte ha bisogno di un supporto finanziario adeguato Il primato di imbattibilità del Moccagatta. Il crollo è indubbiamente clamoroso: non era mai accaduto a Pozzani una disavventura simile. Tre reti in una sola partita e, per di più, subite al «Moccagatta»; quasi il crollo di un mito. Il derby tra Alessandria e Pro Vercelli si è chiuso nel m odo più catastrofico, suscitando le più accese reazioni da parte degli sportivi. Cosa è accaduto a Barbiero e compagni dopo trentaquattro giornate di cammino? Conquistata la promozione con quattro domeniche di anticipo, il rilassamento degli atleti è stato quasi totale. Non era m ai accaduto di vederli tanto remissivi, incapaci di risalire la china di una rete, subita in condizioni psicologiche alquanto delicate. Lo stress o se volete la crisi, é giunta, ma nel momento in cui le sorti del campionato sono decise. N on si spiega altrimenti lo scivolone che ha guastato la festa degli sportivi. Il Moccagatta era imbattuto dal 13 giugno 1971: l’ultima squadra che aveva fatto bottino pieno era stata la Triestina poi retrocessa in serie D. La Pro Vercelli, undici senza problemi e patemi, è cosi riuscita nell’impresa che tante altre compagini avevano fallito. I bianchi hanno avuto la fortuna di incontrare l’ombra di quella che è la vera Alessandria e, ne hanno tratto subito profitto. Lo scadimento di form a dei grigi era in certo qual modo previsto considerato che i protagonisti della magnifica galoppata sarebbero, prima o poi caduti. Gli ultras hanno immediatamente approfittato della disgraziata circostanza per allestire un processo, vero e proprio, contro la famiglia Sacco responsabile di avere allontanato Ballacci, ma non certo ostacolato la promozione. Esiste a questo proposito una dichiarazione del tecnico: basta dare uno sguardo alla raccolta dei giornali per averne conferma. La contestazione in atto dal giorno in cui Paolo Sacco ha allontanato il mister sembra volere volutamente ignorare i meriti del Commissario straordinario e del figlio. Le responsabilità dell'industriale di Spinetta Marengo sono state in passato evidenziate ma ciò non vuole dire che si debba continuare a gettargli la croce addosso anche quando esiste il proponimento di eliminare le cause che hanno determinato l’attuale situazione. L’Alessandria conquistata la promozione si trova ad un bivio; proseguire sotto la conduzione dei Sacco o affrontare le incognite di un futuro veramente buio. E ’ trascorsa una settimana da quando il Commissario straordinario ha annunciato, ufficialmente la decisione di cedere a terze persone la responsabilità della conduzione societaria. Sono stati avvicinati industriali del capoluogo, ma le risposte sono state negative. Nessuno intende assumersi il compito di guidare l’Alessandria in serie B. Molti gentilmente ringraziano per il pensiero respingendo l’offerta. La "piazza” alessandrina, non dimentichiamolo, è tra le più difficili; lo è stata in passato, lo è ancor più oggi. Raggiunta la promozione si è scatenata la bagarre con manifestazioni di intemperanza da parte di una ristretta cerchia di fans i quali sfruttando un momento delicato creano guai a non finire dimenticando il domani. Una squadra di calcio non vive solo della passione dei propri tifosi — la maggior parte dei mandrogni sono veramente di ghiaccio visto che in occasione di trasferte importantissime al seguito della squadra c’erano solamente i soliti "quattro gatti” — che la seguono durante l’arco del campionato; occorrono forze finanziarie solide senza le quali ogni discorso è platonico. Se il discorso era valido in serie C lo è ancor più tra i cadetti dove il livello di gioco è certamente superiore. Per allestire una formazione capace di affrontare l’avventura sono indispensabili molti milioni, le chiacchiere non bastano. Queste ultime servono solo ad aumentare il caos, ad accentuare le fratture già esistenti. La strada da seguire è pertanto un ’altra: indurre la nuova Società per azioni a gettare le basi per una conduzione sana che non presti il fianco ad altre equivoche interpretazioni. Gli sforzi devono essere orientati in tale direzione, senza ulteriore indugio. Partendo da tali presupposti sarà più facile avviare il discorso per ristrutturare una squadra che deve tenere alto il nome della città. Le grida ostili, le minacce servono a poco; occorrono interventi più concreti se si vuole effettivamente aiutare l’undici del cuore. Per giustificare la sconfitta nel derby bastano poche parole; gli interpreti della lunga passeggiata hanno pagato io scotto di un impegno costante, di un’annata disputata alla grande per respingere gli attacchi portati da ogni direzione. AL LOGORIO FISICO SI E ’ AGGIUNTO IL CALDO che ha accentuato ancor più le debolezze di alcuni giocatori costretti a battersi con la stessa grinta evidenziata all’inizio del torneo. La sicurezza matematica della promozione ha provocato un rilassamento generale che ha indubbiamente avuto un peso notevole nel derby. La Pro Vercelli che non denuncia lo stress di un campionato giocato all’insegna del combattimento, si è trovata avvantaggiata sia sotto il profilo atletico che psicologico. Sin dalle prim e battute della gara si è capito che la capolista non aveva alcuna intenzione di gettarsi nella mischia con Io stesso spirito di un tempo. Mentre i bianchi scorrazzavano in lungo e in largo, gli alessandrini giocherellavano intenzionati più a controllare e a difendersi che ad offendere. Il duo Pietruzzi - Mazzia ricuperato Dolso avevano schierato quella che sulla carta era la formazione migliore; Pozzani, Maldera, Di Brino, Reja, Barbiero, Colombo, Manueli, Volpato, Baisi, Dalle Vedove e Dolso. La riconferma dell’undici che aveva raccolto la migliore messe di risultati si è dimostrato un vero fallimento. Alcuni giocatori denunciavano sin dalle prime battute un rilassamento pauroso: difettava in particolare la grinta per aggredire l’avversario. Le marcature erano approssimative tanto che i bianchi si erano infiltrati agevolmente attraverso le maglie difensive dei mandrogni. Il centrocampo, il vero fulcro della squadra, non possedeva la chiarezza e la precisione di un tempo. Il prodigarsi di Volpato per cucire i due tronconi si risolveva quasi sempre nel nulla. Dalle Vedove era troppo fermo e indeciso se proiettarsi in avanti o restare a copertura; Dolso si dilettava nei soliti giochetti senza fornire uno spunto deciso per mettere in condizione Baisi e Manueli di proiettarsi verso la retroguardia vercellese. Le punte dei bianchi ben sostenute dai centrocampisti avevano vita facile tanto che sin dall'inizio chiamavano ripetutamente in causa Pozzani. Era Sadocco (un terzino) a dare il primo brivido con una saetta sulla quale il portiere interveniva con la punta delle dita riuscendo a deviare sopra la traversa. Si ripeteva poco dopo Rossetti, indubbiamente uno dei migliori in campo che, approfittando della marcatura a zona scorazzava senza eccessivo timore. Era poi la volta di Rossi ben servito da Sollier a mancare per un soffio la rete. E l’Alessandria? Si doveva attendere sino al ventiduesimo per vedere la prima discreta azione della giornata. La imbastiva il solito Di Brino che scambiava con Baisi: il terzino ben lanciato nel corridoio e seppure spintonato, calciava con decisione, ma pronta era la risposta di Castellazzi. Era questo l’unico tentativo concreto dell’Alessandria per andare in gol. Tentava vanamente Manueli, ma la sua era una fatica inutile o quasi in quanto l'apporto di Baisi, costretto a girare al largo, era piuttosto approssimativo. La terza punta, cioè Dalle Vedove, non riusciva ad inserirsi nei dialogo in quanto troppo fermo sulle gambe. Ad un attacco piuttosto claudicante faceva riscontro una difesa che presentava molte smagliature. Il solo Colombo, combattente nato lottava con il cuore in mano per imbrigliare Sollier alla disperata ricerca del gol. Lo stopper tenendolo sempre a portata di mano gli rendeva la vita difficile riuscendo così a troncare o a rallentare il dialogo tra gli avanti vercellesi. Senza Colombo sarebbe stato il disastro più completo. Il terzino Maldera non ha più i riflessi di alcuni mesi orsono: corre, lotta, ma nei momenti cruciali perde sovente la chiarezza pasticciando in area oppure rallenta spaventosamente la manovra in fase di propulsione. INDIPENDENTEMENTE DALL’AUTORETE che ha spianato alla Pro Vercelli la via verso il successo clamoroso, Attilio non è stato in grado di opporsi validamente a Guarneri che ha procurato a Pozzani più di un patema d’animo. Con il settore destro piuttosto claudicante, lo stesso Di Brino si è trovato a disagio unitamente a Barbiero non certo in giornata di vena. Il capitano ha fluidificato molto, spiccando notevoli energie senza trovare il passaggio vincente. Le impennate di Reja non sono servite dato che il centrocampista veniva sovente a trovarsi in una posizione dalla quale era difficile uscirne sia per sostenere le punte che per tamponare le falle che si aprivano alle spalle. Un’Alessandria tutt’altro che maiuscola, unicamente preoccupata di uscirne con il minor danno possibile. Dopo il raddoppio di Sadocco all’inizio della ripresa, la traversa di Baisi e il gol dello stesso centravanti — perfetta l'elevazione e il colpo di testa — i grigi si sono gettati a corpo m orto verso il pareggio. Una pressione costante, ma disordinata anche perchè né Dalle Vedove, né Dolso riuscivano ad aprire un varco per i compagni che invariabilmente finivano contro la fitta barriera rappresentata dalla retroguardia dei bianchi. L'incontro come tutti sapete è finito con u n inequivocabile tre a uno a favore degli ospiti. Un risultato che non fa una grinza, e premia l’undici che più ha voluto il successo dimostrando freschezza atletica e una buona disposizione tattica. La prima sconfitta casalinga è stata archiviata in un coro di proteste. I tifosi hanno sfruttato il passo falso per un a contestazione assai pericolosa per il futuro della società. Pochi hanno pensato che l’Alessandria era caduta in quanto molto ha già speso; che alcuni giocatori sono scesi in campo maggiormente preoccupati dal diniego di Sacco di accedere alle pro poste dei premi finali che dell’avversario; che lo stress psicologico si era accentuato dopo il pareggio di Mantova che garantisce l’automatico passaggio alla serie B. Non si possono sottovalutare gli handicap ai quali abbiamo accennato. L’esame di coscienza si rende indispensabile da parte di tutti ed in particolare degli ultras che hanno la parola facile. Il Commissario straordinario Remo Sacco con molte probabilità se ne andrà lasciando un vuoto difficilmente colmabile. Liquidata la gestione commissariale la nuova S.p.A. si troverà in una situazione fallimentare perchè, come abbiamo detto, non basta la passione per convincere i giocatori a scendere in campo a duecento m ila lire al mese invece che ad un milione. IL CALCIATORE E’ UN PROFESSIONISTA e, come tale, cerca di trarre il massimo utile. La busta paga mensile dell’Alessandria U.S. si aggira attualmente sui venti milioni di lire: in serie B dovrà essere aumentata di un buon trenta-quaranta per cento. Aumenteranno gli incassi, ma tali introiti non consentono certamente di disputare un campionato tranquillo. Non dimentichiamo che l’atleta scende in campo al meglio della condizione solo quando ha la sicurezza di ritirare lo stipendio al 27 del mese. Criticare e distruggere è facile; impostare e costruire non è cosa semplice. Come la mettiamo senza un presidente disposto ad accollarsi un onere tanto gravoso? La realtà va affrontata senza ulteriore indugio. Le chiacchiere non bastano per sanare i deficit, per impostare programmi né a breve, né a lunga scadenza. Ogni tifoso deve meditare le considerazioni sulle quali ci siam brevemente soffermati. Una settimana è trascorsa dall'annuncio che il commissario straordinario Remo Sacco ha deciso di abbandonare: nessuno si è ancora presentato alla sede dei grigi con l’intenzione di rilevare una squadra il cui bilancio è particolarmente oneroso. Il fatto è molto eloquente. Più che sulla discordia è necessario puntare sulla concordia per salvare il salvabile. Continuando sullo stesso metro il futuro dell’Alessandria nuovamente in B sarà veramente triste. Il gruppo di oltranzisti che vorrebbe spaccare tutto, che sostiene a spada tratta la tesi dell’ allontanamento dei Sacco, ha qualche indicazione d a proporre in alternativa? Se non ne ha non può danneggiare gli altri sportivi che esprimono le loro idee assai più civilmente sforzandosi di creare presupposti per evitare errori che, come nel nostro caso, non servono a nessuno. Il campionato continua. La capolista sarà domenica a Monza per difendere il proprio blasone. Con molte probabilità Pietruzzi e Mazzia presenteranno una squadra notevolmente ringiovanita con Croci, Cribio, Rossi e Di Prospero in vista di una riconferma in grigio. Archiviato il capitolo promozione occorre pensare alla nuova formazione che affronterà la non facile avventura della serie B. Lo stesso Ballacci prima del siluramento aveva preannunciato l’intenzione di vedere all’opera i giovani alcuni dei quali hanno le doti per imporsi nell’affollato mondo calcistico. I clubs stanno dando gli ultimi tocchi al programma dei festeggiamenti ufficiali previsti per la partita con il Lecco Sarà, almeno si spera, un a festa che dovrebbe riconciliare sportivi e dirigenti onde consentire la ripresa di un dialogo proficuo. Nel frattempo non re sta che attendere gli sviluppi della crisi dirigenziale che travaglia la vecchia società proprio nelle ore migliori. (Il Piccolo - Il Gattopardo) LA PRO PASSA (1-3) SUL CAMPO DELLA NEOPROMOSSA ALESSANDRIA L'ultima sconfitta casalinga dei grigi risaliva a tre anni fa - L'inaspettato successo dei vercellesi ha reso più acuto il malumore dei tifosi per il licenziamento di Ballacci - Carlo Sacco, secondo figlio dell'ex presidente, insultato - Cancian alla guida degli alessandrini? Non tutto, ma di tutto. Alessandria-Pro Vercelli oggi è andata sicuramente oltre le previsioni della vigilia sorprendendo chi pronosticava una facile vittoria dei grigi e riservando soprattutto uno spiacevole contorno extra sportivo. Se la contestazione a parole nei confronti della famiglia Sacco da più parti si dava per scontata, la sconfitta pesante (3 a 1) subita ad opera della Pro Vercelli, ha accentuato il malumore degli alessandrini portando i più convinti sostenitori dell'ex-allenatore Ballacci ad assediare per qualche decina di minuti Carlo Sacco negli spogliatoi del « Moccagatta ». Un assedio più verbale che materiale, sostenuto da un frasario più o meno osceno, ma che alla fine si è sciolto pacificamente eluso dall'assediato, con il solito trucco dell'uscita secondaria. Remo Sacco, il capofamiglia e dunque padrone dell'Alessandria da tempo si era ritirato dalle scene del calcio affidando la presidenza della squadra al figlio Paolo. Quando questi, inizialmente schieratosi a favore di Ballacci ha dovuto licenziare l'allenatore, subita la contestazione dei tifosi, ha preferito dimettersi. Oggi in panchina sedeva Carlo ed anche lui ha dovuto sopportare i malumori della folla, tanto da abbandonare il campo pochi minuti prima del termine dell'incontro ed a rimanere poi chiuso all'interno degli spogliatoi per circa tre quarti d'ora. Nonostante questo l'Alessandria, e nonostante che l'ing. Sacco si sia già dichiarato disponibile ad un eventuale cambio di guardia con un altro gruppo finanziario, nessuno prende in considerazione l'ipotesi che i Sacco vogliano veramente abbandonare la guida della società, proprio dopo aver raggiunto il traguardo principale della promozione. (La Stampa - Ed. Sport - Salvatore Rotondo) Risultati: Padova - Clodiasott. 1-1 Venezia - Derthona 1-1 Seregno - Lecco 3-2 Belluno - Mantova 0-0 Gavinovese Monza 1-0 Bolzano - Savona 1-1 Legnano - Solbiatese 1-0 Udinese - Vigevano 0-0 Trento - Triestina 1-0 CLASSIFICA: Alessandria p.52; Udinese 44; Venezia 43; Lecco, Monza, Seregno 41; Mantova 38; P. Vercelli 36; Belluno, Bolzano, Vigevano, Solbiatese 35; Trento, Padova 32; Gavinovese 30; Legnano 29; Clodiasott., Savona 28; Triestina 25; Derthona 20 Marcatori: 15 reti: Ulivieri (Gavinovese) e Panucci (Savona); 13 reti: Inferrerà (Belluno); 12 reti: Canzi (Seregno) e Peressin (Udinese); 11 reti: Vanazzi (Seregno), Zanolla (Mantova), Basili (Vigevano), 10 reti: Turella (Manto, va), Sanseverino (Monza), Mongitore (Trento), Graziani (Vigevano) Il punto sul campionato Venezia quasi da smobilitazione e Derthona pure: due squadre senza interessi in classifica, logico l'1-1 finale con autorete del veneto Ronchi al 48' e pareggio dei lagunari con Bianchi al 68'. Generoso sforzo del Savona per cercare di conquistare un punto sul difficile campo del Bolzano che non è apparso al meglio delle proprie condizioni. La Gavinovese ha avuto la meglio sul Monza: una prodezza di Ulivieri ha regalato il successo alla squadra; il Monza ormai tagliato fuori dalla lotta promozione, non è apparso un avversario insormontabile. E' stata la classica gara di fine stagione, sono mancati gli stimoli e ne ha risentito l'agonismo, si è giocato a un ritmo lento tra Vigevano e Udinese.