Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
25-01-1959 - Giornata: 17 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Sampdoria UC 1 - 1 (0 - 1)
RETI: 64. Manenti M.[A] 43. Recagno G. [Sa]

Alessandria US Cuman Pacifico, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Girardo Antonio, Giacomazzi Giovanni, Pistorello Giancarlo, Castaldo Ercole, Manenti Michele, Filini Giancarlo, Dorigo Aldo, Lorenzi Benito All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
SAMPDORIA UC: Bardelli; Vincenzi, Sarti; Bergamaschi, Bernasconi, Vicini; Mora, Milani, Ocwirk, Recagno, Cucchiaroni. All.: Gei Renato; D.T.: Monzeglio Eraldo.

Arbitro: Rigato Gino (Venezia)
Note
Infortunato: 60’ Mora [S]. Angoli: 1-3 (0-2). Spettatori: 12.000 oppure 16.000. Giornata mite con tiepido sole, terreno alquanto viscido. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Preventivare, alla fine del primo tempo, il recupero di un’Alessandria stradominata e sul piano tecnico e su quello tattico da una briosa ed orchestrante Sampdoria, nonché strabattuta sul ritmo e sull’estro, sarebbe apparso, ai più, semplicemente utopistico. E c’è voluto, infatti, l’acciacco a Mora per convincere Manenti e compagni a tirar fuori le unghie della reazione; ci son voluti, anche, i mille errori di conclusione e le solite estemporanee azioni perforanti (o non perforanti?) delle punte blucerchiate – oggi Milani e Recagno – per salvare l’Alessandria da una sconfitta che, stando al succo spremuto nei primi 45’, avrebbe avuto anche pesare clamorosamente sul consuntivo del risultato. Ma la reazione degli uomini di Pedroni è arrivata al momento giusto. Quando, cioè, l’avversario stava pagando al dazio il pedaggio di un eccessivo quanto sterile impegno; quando, oltretutto, il centro campo sampdoriano perdeva praticamente la sua più lucida e caparbia pedina di rilancio. Soltanto allora Dorigo cominciò a veder palla nella zona stradominata da Ocwirk; e Manenti riuscì a coordinare la sua azione, dandole un nesso logico; e Girardo seppe sganciarsi dal mezzo campo per galoppare sotto area, portando ai compagni la palla preziosa di un pareggio insperato. La Samp, che nel primo tempo aveva dettato, dall’altro della cattedra, i temi di un gioco spumeggiante e continuo, crollava quasi di schianto, palesava scompensi incomprensibili in difesa (Sarti e Bernasconi), pasticciava o latitava sul centro campo, dove l’assenza di Mora toglieva lucidità alla manovra, sottolineando ancor più vistosamente le lacune conseguenti il calo di Ocwirk, la manovra troppo personale di Recagno, l’azione troppo solitaria di Milani (validissimo nei tocchi smarcanti ma comunque inadeguatamente servito per i compiti di scardinatore che gli si addicono). Eppure, dicevamo, non c’era da scommettere un ventino sul recupero dell’Alessandria. Soltanto la Sampdoria s’era vista, per tutto un tempo, come complesso orchestrante, omogeneo, galoppante a ritmo allegro. I grigi annaspavano spauriti, privi com’erano di collegamenti, tagliati fuori in continuità dell’azione del tandem Ocwirk-Mora, veramente scatenato. Dorigo vagava come un’anima in pena, cercando di frenare la macchina-gioco dell’austriaco; Pistorello sparacchiava a vanvera per evitare le decise entrate di un Milani mobilissimo; Boniardi si incucchiva dalle parti di un Mora lucido, scattante, calibrato nel tocco. Se la cavava Giacomazzi, libero a far da spazzatutto, e se la cavava Girardo, ottimo guardiano su Recagno e senza dubbio il migliore dei grigi. Ma non c’era speranza di gioco né per la metà campo alessandrina, né, tanto meno, per quell’attacco privo di interni (Dorigo sacrificato su Ocwirk e Manenti troppo lento per dar fastidio a Vicini e contributo al contropiede). Aggiungete – tenendo conto di una certa sicurezza difensiva mostrata dai sampdoriani, specie da Vincenzi, cui spettava prevalentemente il compito di guardare l’ex compagno Lorenzi – l’acerba personalità di Filini, la cocciuta azione a testa bassa di Castaldo e la verve appannata di «Veleno» ed avrete nitido il quadro del match. Già al 9’ la Sampdoria andò ad un pelo dal perforare la porta di Cuman. Su lancio di Mora, un corto rinvio di Girardo servì Cucchiaroni; scattò l’ala, stringendo, quindi scaricò di sinistro, girando la palla che andò a sbattere sulla traversa. Ed un minuto dopo, Cuman salvò in corner la girata di Milani, stupendamente servito da un Mora attivissimo nelle retrovie. Bardelli, insomma, vide un solo pallone in 45’, e precisamente al 13’, quando uscì a pugni tesi sulla punizione di Nardi. Poi visse da… spettatore. Al 14’ ancora Mora, dopo un doppio dribbling fortunato, toccò all’indietro a Cucchiaroni e questi sparò appena sopra la sbarra. Ed al 23’ il tiro in diagonale di Recagno (azione da Ocwirk a Cucchiaroni, a Milani che stupendamente liberò il compagno) arrivò giusto fra le braccia di Cuman appostato. Insomma, un chiaro dominio, una continua seppur sterile pressione. E qui va naturalmente sottolineato che la manovra stupendamente orchestrata da Ocwirk e Mora, più che trovare freno nello slancio difensivo avversario, trovava ostacolo nell’eccessivo fraseggio degli avanti liguri e nell’incapacità di sfruttare le qualità realizzative di Milani. Al 35’ parve maturo il gol. Recagno a Milani, ottimo traversone a Mora che al volo indirizzò a rete; respinse la barriera e sulla palla d’oro Milani entrò ad occhi chiusi alzando alle stelle. Al 43’ Cuman capitolò: Cucchiaroni, da tre quarti campo, lanciò a Milani, che ancora una volta smistò perfettamente liberando Recagno; scatto breve dell’interno, tiro rasoterra e portiere sorpreso in contropiede. Sul piano tattico e su quello tecnico, tutto a vantaggio della Sampdoria. Semmai si poteva rimproverare a Pedroni di non aver spostato Girardo (magnifico incontrista) su Ocwirk, visto che Dorigo proprio non ce la faceva. La ripresa, quindi, cominciò sotto gli auspici di chiara vittoria sampdoriana. Milani impegnò Cuman al 1’, Recagno fece il bis al 2’. Poi lo scontro tra Pistorello e Mora e, mentre i due stazionavano ai bordi, Cuman volò in tuffo ad avvinghiare la staffilata di Ocwirk (ottimo servizio all’indietro di Milani). Al 10’ una sventola di Bernasconi atterrò Filini ed il gioco stazionò per 1’. In quel minuto, l’Alessandria raccolse le energie per la grande offensiva, mentre la Sampdoria forse perse in quella sosta il ritmo e la tranquillità. Ed ecco Dorigo uscir dal guscio, trovare misura di tocco e potenza di tiro; ecco Pistorello (che passerà su Mora, lasciando a Boniardi la guardia su Milani) staffilare avanti palloni, ecco Girardo alternare l’azione difensiva con la caparbia galoppata in offesa. Ed ecco, soprattutto, camminare più spedito l’attacco; perché sul ritmo più pacato Manenti poté destreggiarsi meglio, perché Castaldo si fece più sbrigativo, perché Lorenzi cominciò a seminare panico, sia pure con molto fumo e… poco arrosto. Al 14’ si salvò di piede Bardelli, sulla gran sventola di Castaldo. E sul contropiede la Sampdoria andò vicina al raddoppio; ma sul servizio di Cucchiaroni, Cuman uscì spericolato su Mora e salvò in corner (salvando nel contempo la partita). L’Alessandria partì allora in forcing. Persino Boniardi arrischiò il tiro a rete, tentando da lontano, finché al 19’ il pareggio arrivò a chiudere la partita. Nel caos dell’area blucerchiata, una respinta sulla destra dove Girardo arrestò; cross che Pistorello girò e la barriera respinse; sulla palla arrivò Manenti e davanti a lui fu la mischia; partì un pallonetto tagliato, che Bardelli non vide se non quando s’era infilato lassù, all’incrocio dei pali. La storia del match finì qui (un match magistralmente diretto da Rigato). Anche se Dorigo per poco non fece il bis al 26’ (tiro improvviso sul fondo) e se Cuman venne chiamato ad uscire a valanga su Milani, al 40’. Nel football, insomma, pericoloso è sempre scommettere… Fondo campo molle come il burro, insidioso e tagliamuscoli; ottima la visibilità nel pomeriggio di sole. Serio incidente al 5’ della ripresa: scontro violento tra Pistorello e Mora, sul mezzo campo; entrambi a terra, quindi ai bordi inciucchiti per 1’. Al 14’, nuovo scontro fra Mora ed un difensore; il sampdoriano viene portato a braccia ai bordi, lamentando anche una botta a un ginocchio; rientra dopo 10’ impegnandosi allo spasimo ma chiaramente menomato. Dodicimila gli spettatori. (Angelo Ponti, «La Gazzetta dello Sport», 26 gennaio 1959) Un altro passo avanti dell’Alessandria sulla strada della salvezza, un altro punto prezioso per una troppo modesta classifica. Questo 1 a 1 con la Sampdoria infatti va tutto a merito dei piemontesi, che hanno potuto portare in porto un meritato pareggio contro una squadra che si è confermata superiore per stile e per tecnica. Il risultato deve considerarsi giusto anche se gli ospiti possono elencare una nutrita serie di goals sbagliati… Episodi che possono avere soltanto valore di critica. Piuttosto c’è da domandarsi il perché del «calo» collettivo dell’undici ligure nella ripresa, dopo un primo tempo tanto autoritario. La risposta a questo interrogativo rimane un mistero. Così la Sampdoria, che poteva raccogliere molti frutti per mettere al sicuro un netto risultato, ha dovuto accontentarsi di un pareggio impostole da una Alessandria che ha buttato nella lotta tutte le sue risorse di fiato e di volontà. Puntualissimo l’arbitro Rigato, ed anche assai preciso ed autoritario. L’Alessandria è priva di Vonlanthen, di Oldani, di Tacchi e di Pedroni, sostituito da Giacomazzi; all’attacco è stato ricostruito il tandem di destra Castaldo-Manenti. La Sampdoria presenta la solita formazione, con la variante tattica di Ocwirk al centro e di Milani mezz’ala di punta. Il gioco fin dall’inizio è dominato dagli ospiti, che mettono in seria difficoltà la difesa alessandrina. All’8’ Cucchiaroni colpisce il palo e subito dopo Milani costringe Cuman (uno dei migliori) a deviare in angolo. A centro campo domina Ocwirk, che pare a suo agio nel ruolo di «centromediano avanzato»; Dorigo, che ha il compito di controllare l’austriaco, lo trova di rado e la manovra degli ospiti si snoda facile. Per fortuna dell’Alessandria, Milani, Recagno e lo stesso Cucchiaroni non azzeccano il tiro giusto, ma le situazioni da rete si moltiplicano, nonostante il lodevole sforzo di tutti i difensori grigiazzurri. Il dominio dei liguri è netto anche sul piano atletico, ma il goal viene soltanto al 42’: azione di Cucchiaroni, che cerca di dare a Milani, il passaggio dovrebbe essere intercettato da Pistorello, ma l’alessandrino inciampa e la palla finisce al sampdoriano, che serve subito Recagno spostato a destra: tiro diagonale della mezz’ala, e Cuman è battuto. Nessun dubbio sul merito di questo successo, tale e tanta è stata la superiorità dimostrata dai blucerchiati. Si riprende con i liguri all’attacco, ma ben presto «esce dall’ombra» una Alessandria tutta nuova. È un vero assalto quello dei grigiazzurri, un assalto condotto con foga. Uno scontro fra Mora e Pistorello costringe i due ad uscire per qualche minuto, ma la situazione non cambia. Gioca di più l’undici piemontese ed il goal pare fatto al 14’, ma Castaldo ha la palla buona sul piede sinistro e non riesce a realizzare. Il pareggio è rinviato di qualche minuto appena e nasce da un’azione confusa: il mediano Girardo scambia con Castaldo e poi centra lungo da fondo campo, Pistorello tira a rete, Bardelli è superato, ma sulla linea s’erge la testa di Bernasconi, che respinge netto. Sulla palla piomba Manenti che «colloca» preciso in rete, ben fuori dalla portata di tutti i difensori, che s’erano raggruppati attorno al loro portiere: 1 a 1 al 21’. La partita continua sullo stesso ritmo; gli atleti della Samp hanno perso la brillantezza dimostrata nel primo tempo, ma i padroni di casa non riescono più ad indovinare la via del goal. La partita è finita. I giocatori alessandrini sono contenti del risultato e pensano che in due giorni hanno «arricchito» la loro classifica di due punti. Pedroni, prima di lasciare i suoi uomini in libertà per una giornata di meritato riposo, dice forte: «Ragazzi, attenzione: domenica arriva il Torino, una partita che potrebbe anche portarci in zona di tranquillità. Arrivederci a martedì, di buon’ora». Gli alessandrini pensano al domani e pensano specialmente alla gara con il Torino… (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 26 gennaio 1959) La Sampdoria, pareggiando (1-1) ad Alessandria, si è lasciata sfuggire una vittoria che ha più volte avuto a portata di mano. Con ciò non vogliamo togliere nulla al merito della squadra piemontese che ha lottato con molta buona volontà, non riuscendo tuttavia che ad attenuare la differenza tra le due squadre chiaramente espressa della classifica. Hanno cominciato, gli alessandrini, con lo schierare Giacomazzi (impacciato nel compiere un lavoro del più esperto ed abile Pedroni) alle spalle degli altri, appostati appena fuori dell’area a far argine contro una Sampdoria assai briosa, svelta e spigliata, a tratti effervescente. Già all’8’ Cucchiaroni scuote la trasversa di Cuman, battutissimo dal tiro dell’argentino. Un minuto dopo, il bravo portiere grigio si stende quanto è lungo per mettere in angolo una saetta di Milani. Al 14’ Cucchiaroni sfiora la traversa e solo al 17’ il portiere della Sampdoria è chiamato in causa da un furbo centro di Lorenzi. Riprende la continua e costante pressione della Sampdoria, mentre l’Alessandria appare impacciata ed incapace di organizzarsi senza il suo capitano-allenatore in campo. Cucchiaroni, Mora, Recagno e Ocwirk imperversano e Milani distribuisce con una certa intelligenza, riuscendo tuttavia talvolta a giungere tardi su qualche invito (a volte fuori misura, però) ed a tirare senza troppa convinzione, sicché la difesa grigia riesce a resistere fino al 43’, quando finalmente la porta di Cuman capitola su tiro diagonale di Recagno, liberato in area da un bel tocco di Milani. Nella ripresa, la Samp gioca più tranquilla con una rete di vantaggio, pur tuttavia continua a chiamare ad un improbo, sfiancante e pericoloso lavoro l’estremo difensore piemontese. Al quarto d’ora l’Alessandria si scuote e si getta all’assalto a capofitto: Lorenzi impegna Bardelli in una parata alquanto fortunosa di piede; quindi, l’area blucerchiata è invasa dai grigi e da un batti e ribatti convulso, con respinte di Vincenzi e Bernasconi sulla linea di porta. Manenti indovina uno spiraglio libero e vi infila di precisione la sfera: è il 21’. Esultanza dei padroni di casa, che conquistano nuovo vigore dall’insperato raggiungimento del pareggio e con rapide manovre riescono a mettere in difficoltà la pur organica difesa ospite. (Stefano Porcù, «l’Unità», 26 gennaio 1959) La sorte, dopo tante disavventure, non ha infierito sui grigi che, atleticamente e stilisticamente inferiori agli avversari, saldi, omogenei e costruttivi in tutti i reparti, sono riusciti a portare in salvo il pareggio dopo aver subito il netto predominio degli ospiti i quali, specie nel primo tempo hanno sviluppato le loro azioni senza trovare eccessivi ostacoli alla loro avanzata. Si deve infatti alla spericolata bravura di Cuman e ai possenti interventi di Nardi e Boniardi se il bottino conquistato nel primo tempo dai blucerchiati si è limitato a un solo gol, mentre altre frecciate pericolose dei liguri sono state deviate dai pali o hanno sfiorato di poco il bersaglio. Nella ripresa, i grigi, sorretti da una mediana in cui per la prima volta ha fatto la sua apparizione Giacomazzi al posto di peperoni, che si è concesso un turno di riposo, sono riusciti a pervenire al pareggio sfiorando pure il successo per l’intraprendenza di Manenti e di Dorigo. È certo, però, che la linea offensiva alessandrina, così come attualmente è formata, non ha grandi possibilità di superare anche una modesta difesa. Per cui l’affermazione odierna, di fronte a una robusta compagine come la Sampdoria, può rappresentare indubbiamente un passo avanti verso la salvezza. Dopo un’effimera schermaglia offensiva dei grigi, che per parecchi minuti si è protratta a metà campo degli ospiti e in cui i grigi stessi non sono riusciti a prevalere per la deficiente impostazione dei temi tattici, la Sampdoria è passata all’offensiva e all’8’ Cucchiaroni, spostato verso il centro, ha effettuato un potente tiro radente i pali. Un minuto dopo un guizzo di Cuman riusciva a deviare in angolo un pallone manovrato e diretto a rete da Ocwirk che, poco dopo, ancora su calcio di punizione dal limite dell’area di rigore, ripone la rete alessandrina in pericolo. L’azione dei liguri si protrae per alcuni minuti: tiri a ripetizione di Recagno, Cucchiaroni e Okwirk hanno trovato pronto Cuman, coi voli fantastici attraverso i pali, a sventare le numerose, incombenti insidie. Al 35’ un tiro di Mora e un altro di Milani determinano nuovo, affannoso pericolo per la rete grigia. Al 43’ tutta la prima linea ligure è in azione con bellissimi palleggi che sguarniscono la difesa avversaria, incapace di frantumare lo spumeggiante attacco blucerchiato. Da quindici metri Recagno, con un potente tiro diagonale, riesce, infine, a infilare imparabilmente la rete alessandrina. Nella ripresa, dopo gli incidenti a Mora, Pistorello e Filini, il gioco si ravviva sotto la rete ligure: i grigi giocano all’attacco creando numerosi motivi di successo, che falliscono per l’indecisione degli avanti. Dopo un nuovo attacco sventato da Cuman, che con un tuffo riesce a deviare in angolo un pallone calciato da Cucchiaroni solo davanti all’estremo difensore grigio, l’Alessandria ritorna all’attacco: tre tiri di Lorenzi, Dorigo e Filini vengono deviati fortunosamente dai difensori liguri, ma al ventunesimo Manenti riesce a infilare lo spiraglio giusto per spedire in rete il pallone del pareggio. Rinfrancati dal successo, mentre le forze degli ospiti continuano gradatamente a calare, i grigi persistono all’attacco; ma Dorigo prima e Filini poi falliscono due facili occasioni per giungere al pareggio. Un ultimo ritorno offensivo degli ospiti, che tiene gli animi in sospeso, e poi la fine della tremenda disputa, conclusasi senza vinti né vincitori e che ha rappresentato tuttavia un buon successo per i colori locali. Gioco prevalentemente corretto; ma nella ripresa si è verificato un duro scontro tra Mora e Pistorello che, battuto il capo l’un contro l’altro, sono rimasti fuori campo per una diecina di minuti. Mora, al rientro, si è scontrato nuovamente con un avversario. Ha lasciato ancora il campo e al rientro era ormai inutilizzabile. Pure Filini è rimasto qualche minuto a terra stordito per una violenta pallonata al basso ventre. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 26 gennaio 1959) La gara, che ha visto due nette fisionomie, può anche non avere soddisfatto appieno il tifoso alessandrino. Fatto si è che i blucerchiati hanno dimostrato nel primo tempo di avere le carte pulite per fare intera la posta. La loro difesa è… un fior di difesa, e se l’attacco avesse la classe della retroguardia, veramente non sapremmo dove collocare la squadra genovese. Ma Monzeglio nulla può. Da qualche parte abbiamo sentito dire che l’apporto del Firmani sarebbe stato quest’anno determinante: non lo crediamo, avendo visto l’attaccante in un recente incontro. La carenza di classe della prima linea sampdoriana ha fatto sì che, come un fuoco d’artifizio che si va spegnendo, ne venisse fuori alla distanza l’attacco alessandrino. Nella seconda frazione dell’incontro, infatti, la squadra di Pedroni (domenica in panchina), ha sfiorato il successo. Onestamente dobbiamo dire che se ciò fosse avvenuto, avrebbero, i grigi, rubato un qualcosa ai cavallereschi avversari. Impattare, crediamo, sia stato buon esito per le contendenti. Nella squadra alessandrina, rilevante l’apporto di Cuman, sempre in splendide condizioni di forma, e di Girardo, centro-motore per l’attacco. In fase offensiva, splendide le condizioni di Pistorello che, tout court, desidereremmo vedere inserito all’attacco. Il rientro di Giacomazzi – lontano da troppo tempo dal «ritmo» della partita – è stato più che soddisfacente (altri elementi attendono, oltre a Pedroni e Snidero, un salutare turno di riposo). Altro non ci resta da aggiungere in attesa dello «scontro» con il Torino, che potrebbe anche diventare il «cuscinetto» su cui posare le speranze future. (Giovanni Mongiardi, «Il Piccolo», 31 gennaio 1959) L’Alessandria domenica scorsa ha «sbagliato» l’impostazione, ed è doveroso ricordarne le cause e ringraziare gli attaccanti sampdoriani che hanno fallito ripetutamente il bersaglio. L’assenza di Pedroni aveva costretto Giacomazzi a sobbarcarsi la responsabilità del ruolo di centrosostegno, con la speranza di poter svolgere la tattica del terzino libero. Questo si può fare se i due interni d’attacco possono agevolmente dedicarsi al gioco di spola; ma domenica, Dorigo e Manenti non sono stati in grado di fare inquadrare efficacemente le azioni della retroguardia. Giacomazzi comunque, anche se a corto di allenamento (la forma la si raggiunge solamente giocando) ha superato la prova, pur trovandosi in ruolo insolito. Il gioco arretrato e lento delle due mezze ali ha messo il reparto di punta in difficoltà; d’altra parte, Castaldo, sempre volonteroso, manca ancora di velocità; Filini, che avrebbe dovuto costituire l’appoggio per i compagni più anziani, ha finito di giocare a vuoto e Lorenzi, l’unico che aveva idee chiare, non era in grado di sfacchinare sul terreno oltremodo pesante. Il primo tempo di Alessandria-Sampdoria è stato uguale ai 90 minuti giocati sul campo del Torino, nella prima partita di campionato. Non un passaggio preciso e due soli giocatori che calciavano di prima: Lorenzi e Filini. Per fortuna, nella ripresa, passate le prime veementi minacce dei blucerchiati, e favoriti dall’uscita dal campo del giocatore avversario Mora, i grigi hanno portato in avanti Girardo che, pur non essendo un uomo di classe, è stato il migliore della squadra, sia per la combattività che per il gioco di spola, ed ha contribuito in modo determinante alla segnatura della rete del pareggio. Da centro campo, Girardo aveva allungato la palla verso la destra a Castaldo, che si era subito incuneato nel settore per ricevere il passaggio: riusciva a superare un avversario e rimetteva al centro, dove nel frattempo erano avanzati Pistorello e Manenti. Il tentativo del primo veniva sventato sulla linea della porta da un terzino sampdoriano, e la palla, finita a parabola verso sinistra, veniva raccolta e saettata in rete da un preciso tiro di Manenti. In riferimento alla partita contro la Sampdoria, confessiamo che durante il primo tempo si sono visti giocatori vagare per il campo con grande difficoltà; ed era arduo pensare in qual modo l’attacco dell’Alessandria, così a mal partito, avesse potuto violare la rete ligure, superando la difesa avversaria che è una delle più forti della Serie A. Fortunatamente è scaturito il goal di Manenti, a seguito di una azione rabbiosa della nostra squadra, che ha reagito rabbiosamente; ed è toccato proprio alla mezz’ala di compito e l’orgoglio di ristabilire la parità. Il nostro giocatore, realizzato il tiro, è stato abbracciato dai compagni ed ha pianto in modo commovente, in quanto nel resto della partita aveva lottato per superare con la volontà l’attuale mancanza di scatto. Le partite terminano al 90’, ed i giocatori debbono aver fiducia e lottare sempre, nella speranza di concludere, anche se non si è il «miglior uomo in campo». (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 31 gennaio 1959) RISULTATI: Bari-Spal 2-1 Fiorentina-Napoli 4-1 Genoa-Juventus 0-1 Lanerossi Vicenza-Udinese 2-0 Lazio-Internazionale 1-2 Milan-Bologna 4-3 Talmone Torino-Roma 2-2 Triestina-Padova 2-4 CLASSIFICA: Milan 27; Fiorentina 26; Internazionale 24; Juventus 23; Sampdoria 21; Roma 20; Lanerossi Vicenza, Napoli, Padova 18; Bologna, Genoa 15; Lazio, Spal 14; Bari 13; Alessandria, Udinese 11; Talmone Torino, Triestina 9 MARCATORI 22 gol Angelillo (Inter) 17 gol Montuori (Fiorentina) 16 gol Altafini (Milan) 12 gol Hamrin (Fiorentina) 10 gol Danova G. (Milan), Firmani (Inter), Nicolè (Juventus), Pascutti (Bologna), Sivori (Juventus) 9 gol Brighenti (Padova), Pivatelli (Bologna) Il punto sul campionato Il torneo di calcio è giunto a metà, strada La Juventus resta in gara per il primato mentre il Torino ritrova la via della ripresa Il Milan è campione d'inverno - A breve distanza Fiorentina, Inter e bianconeri inseguono tenacemente Contro la Roma i granata hanno sfiorato una clamorosa vittoria ottenendo comunque un prezioso pareggio Nulla di cambiato in testa alla classifica. Le quattro squadre che formano il gruppo che sta al comando, hanno chiuso vittoriosamente ciascuna il loro incontro; il Milan ha battuto a San Siro il Bologna per quattro a tre, la Fiorentina ha sconfitto sul proprio terreno il Napoli, per 4 a 1, l'Internazionale ha piegato la Lazio a Roma, per due a uno, e la Juventus, in trasferta essa pure, l'ha svernata sul Genoa per una rete a zero. Difficili e contrastatissimi i successi dei rossoneri a Milano e dei bianconeri a Genova, semplice e normale l'affermazione dei toscani sui napoletani, e dovuto a due prodezze personali degli attaccanti e ad una strenua resistenza dei difensori il favorevole esito della partita per i neroazzurri di Milano nella capitale. Il girone di andata del campionato termina quindi coi contendenti scaglionati secondo l'ordine che già. da alcune settimane essi detenevano: il Milan al primo posto, la Fiorentina a distanza di una lunghezza al secondo, poi, con due punti di distacco l'Internazionale, seguita dalla Juventus subito a ridosso. Questa che è avvenuta nelle ultime domeniche, non è stata quindi che una marcia di avvicinamento alle tappe decisive. Ognuno si è limitato a conservare la posizione che deteneva, come se la tacita intesa fosse intercorsa di lasciare la decisione definitive sulla questione del primato e su quelle limitrofe, agli incontri diretti, che non avranno svolgimento che in un prosieguo di tempo. Il primo di questi confronti non avrà luogo che alla quinta giornata del girone di ritorno, in marzo, e vedrà la Fiorentina contrapposta all'Internazionale, nello stadio di San Siro. Per l'incontro Fiorentina-Milan, quello che, sulla base delle posizioni attuali, dovrebbe decidere di tutto, bisognerà attendere fino ad aprile, in primavera. V’è tempo ed occasione per molte cose prima di allora. Anche per il fatto che nessuna delle unità che risultano già tagliate fuori dalla lotta per i primi posti, vogliono o possono rinunciare a vendere cara la pelle in ogni incontro: per motivi di orgoglio o per ragioni di necessità. C'è quella benedetta questione della retrocessione, per esempio, che, spingendo i suoi tentacoli su verso Volto, non permette di dormire sonni tranquilli a nessuno. Basta, guardare al caso della Lazio, che in tre o quattro domeniche, è rotolata gin dalle posizioni di preminenza fin nella seconda metà della scala, e che rischia, se perde ancora nella prossima giornata contro la Sampdoria a Genova, cosa che non farebbe meraviglia a nessuno, di venire ingoiata dal plotone di coda. I verdetti decisivi ed irrevocabili nel loro complesso delle partite che si disputeranno dopo il giro di boa del campionato, sono attesi con ansia da tutti quanti, in alto ed in basso della classifica. Tutto conta, ai fini degli interessi che si devono difendere: i risultati propri e quelli degli altri. La Juventus, che domenica a Genova ha trovato la sorte schierata a proprio favore, ha, per esempio un calendario, che solo in apparenza si presenta come facile colla Spai ed il Padova in casa, e l'Udinese ed il Napoli fuori, nelle prime quattro domeniche avvenire. In fondo alla classifica poi, l'atmosfera è diventata pesante. Qui, il Talmone Torino ha dato, domenica, il suo primo segno di risveglio. Un segno confortante. Poteva benissimo vincere, e non lo ha fatto che a causa della disgraziata autorete di un suo terzino che si era portato in modo onorevole nel corso dell'intera partita. Sarebbe stata una cosa un po' repentina, un successo pieno dei granata al primo passo sulla via che essi si sono proposti di seguire: e, come sono andati a finire gli incontri negli altri centri avrebbe portato subito la squadra al penultimo posto dall'ultimo a cui essa pareva condannata. Ma quello che ha fatto piacere, oltreché agli interessati diretti, al gran pubblico che si è subito ed entusiasticamente riconciliato coi giocatori, è stato il tono, il modo in cui la squadra si è comportata. Più n posto fisicamente, più ordinata nel complesso, meglio disposta tecnicamente, piena di slancio e di buona volontà, essa ha, questa volta, retto egregiamente allo sforzo. Era più di un mese che non spediva un pallone nella rete avversaria; in quest'occasione, e nello spazio di meno di dieci minuti ne ha spediti due. Da due mesi circa non realizzava più un punto di classifica: questa volta ha rischiato di portarli via addirittura tutti e due. Pensa, il gran pubblico che il miglioramento deve continuare, ma che, se la compagine continua a giocare cosi ordinatamente e volitivamente essa non potrà mancare di risalire. E in questa sua convinzione, esso va confermato al più presto dai fatti. Per domenica prossima il calendario vuole che i granata se la vedano ad Alessandria coi grigi. Peccato, fatalità. , Che si tratta di un'altra squadra piemontese che si trova nei guai. Il risultato dell'ultima partita — un pareggio casalingo colta Sampdoria — e la ragione che è stata giustamente data in appello al sodalizio a seguito del reclamo presentato per l'invasione del campo di Roma, hanno allontanato di un paio di lunghezze l'undici dalle posizioni di coda. Non toglie, che ambedue le società abbiano bisogno impellente di vincere. Ai fini del risultato, la partita ha tutte le caratteristiche di un confronto diretto. Possa essa svolgersi nel segno della correttezza e della lealtà. (La Stampa - Vittorio Pozzo)