Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
22-03-1959 - Giornata: 24 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Udinese AC 1 - 1 (0 - 0)
RETI: 49. rig. Tacchi J.[A] 72. Manente S. [Ud]

Alessandria US Cuman Pacifico, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Girardo Antonio, Boniardi Umberto, Dorigo Aldo, Castaldo Ercole, Manenti Michele, Oldani (II) Tullio, Pistorello Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
UDINESE AC: Romano; Baccari, Valenti; Sassi, Gon, Piquè; Pentrelli, Giacomini, Bettini, Manente, Fontanesi (I) Carlo. All.: Feruglio Severino.

Arbitro: Orlandini Vincenzo (Roma)
Note
Spettatori: 7.000 oppure 10.000. Tempo variabile, terreno ottimo. Inizio gara ore 15:00.

Commento
DOPPIO CATENACCIO AD ALESSANDRIA L'UDINESE RIESCE A NON PERDERE I grigi hanno segnato su discutibile rigore - per i bianconeri ha pareggiato l'ex juventino Manente - Pali colpiti da Tacchi e Bettini Cose che succedono a chi ha troppa paura di perdere. L’Alessandria ieri ha buttato al vento la miglior occasione per tirarsi, almeno provvisoriamente, fuori dalla zona di immediato pericolo, lasciandosi portar via un punto sul suo campo dall’Udinese, cioè da una diretta rivale nella lotta per la salvezza. I bianconeri friulani hanno adottato il «catenaccio», con l’ex juventino Manente a terzino libero malgrado portasse la maglia n. 10: era nei loro diritti, avendo come obiettivo quello di non perdere ad Alessandria, il rafforzare il più possibile lo sbarramento difensivo. Ma i grigi, ai quali si imponeva di vincere per raddoppiare il vantaggio di due punti sulla stessa Udinese, non avevano alcuna convenienza ad attuare la stessa rinuncia, dando al centromediano Boniardi il rinforzo permanente di Girardo e mantenendo in posizione arretrata tanto Pistorello che Castaldo. Pedroni, in cattive condizioni fisiche, aveva scelto proprio quest’occasione per concedersi un turno di riposo ed inoltre era stato costretto a rinunciare a Snidero, il quale aveva chiesto di essere esonerato dall’affrontare i suoi ex compagni in una partita di tanta importanza. Dovendo forzatamente modificare lo schieramento che aveva tanto bene impressionato una settimana fa a Genova, il prudentissimo tecnico alessandrino non si è fidato troppo e ha preferito non far abbandonare ai suoi uomini la strada del «catenaccio» praticata per tutta la stagione. Gli è andata male, ché non tutta la colpa del mancato rendimento alessandrino sta nella impostazione tattica sbagliata: con tutta probabilità, se Oldani – di una nullità indisponente –, il pasticcione Castaldo, il generoso ma lento Manenti e lo sfiduciato Pistorello avessero offerto una collaborazione almeno passabile alle iniziative dell’ala sinistra Tacchi (miglior alessandrino con Giacomazzi, Boniardi e Girardo), l’Alessandria, «catenaccio» o no, avrebbe superato egualmente l’ostacolo dell’Udinese. Ma Pedroni non poteva prevedere che gli uomini della prima linea (salvo Tacchi, brillantissimo a corrente alternata) sarebbero simultaneamente incappati in una giornata tanto negativa. L’Alessandria avrebbe potuto andare in vantaggio al 14’, ma il tiro di Tacchi su allungo di Oldani è stato respinto dallo spigolo del palo. Manenti, sul rimbalzo, ha indirizzato nuovamente a rete, ma il quasi omonimo Manente, a porta vuota, è riuscito a salvare in extremis. L’Udinese ha risposto al 22’ con una improvvisa girata al volo di Bettini, respinta essa pure dal palo quando Cuman appariva battuto, mentre un minuto dopo l’arbitro Orlandini ha lasciato correre un netto e fors’anche intenzionale arresto a braccio teso di Girardo su allungo di Giacomini a Bettini. Prima dello scadere del tempo, ancora un’occasione per l’Udinese, ma Bettini, solo su lancio di Pentrelli, al volo manda a lato. Nella ripresa, al 5’, un’azione di Tacchi e Manenti, con un corto traversone di quest’ultimo al centro, viene interrotta col braccio da Gon: si tratta di un fallo meno evidente di quello di Girardo e di intenzionalità ancor più discutibile, ma Orlandini, longanime in quella occasione, si dimostra questa volta severissimo. Rigore, e Tacchi segna con una cannonata bassa di sinistro. L’Alessandria sta vincendo, i friulani appaiono frastornati dalla disavventura. Ma i grigi, anziché insistere e colpire a fondo un avversario già in difficoltà, si tirano indietro, difendono ostinatamente l’1-0 come se non fossero sul loro campo, ma nella più difficile delle trasferte. E l’Udinese riprende fiato, il vecchio Manente si spinge sotto anche lui e al 26’, in una azione confusa, dopo un tiro di Fontanesi respinto dalla schiena di un difensore, trova lo spiraglio per battere Cuman. Poi torna a fare il «libero» e, orchestrando abilmente la difesa bianconera, concede ai grigi solo due occasioni per segnare: al 31’, su bella azione di Oldani e Manenti, Castaldo solo spara altissimo, al 42’, su azione ancora di Oldani e Manenti, Tacchi di testa manda il pallone a rimbalzare sulla traversa e quindi sul fondo. Anche Coppi, che in tribuna fa il tifo per i grigi con l’orecchio alla radiolina che trasmette Juventus-Fiorentina, ha un gesto di dispetto. Niente da fare, il fischio di Orlandini tronca l’inutile arrembaggio alessandrino. (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 23 marzo 1959) I grigi, che dovevano fare un sol boccone degli avversari e avevano estrema necessità di vincere per distaccarsi dalle dirette antagoniste in lotta serrata per la retrocessione, sono stati costretti al pareggio dalla Udinese. Ma non basta: nessuno avrebbe osato gridare allo scandalo se i bianconeri friulani avessero lasciato lo stadio alessandrino con l’intera posta in palio. Come sempre, la difesa alessandrina è apparsa solidissima, ma nel quintetto offensivo solo Tacchi è emerso disputando una gara pregevole: più volte i suoi tiri hanno fatto tremare gli avversari ed esultare i tifosi. Ma o i pali o l’intervento dell’estremo difensore bianconero hanno sempre impedito una più sostanziosa marcatura che avrebbe dato la vittoria ai padroni di casa. La Udinese si è difesa bene: essa pure ha colpito un palo a portiere ormai fuori causa e ha segnato un bel gol assai migliore certo di quello grigio, ottenuto su rigore invero discutibile. Anzi, nella seconda parte dell’incontro, i bianconeri si sono lanciati arditamente all’attacco, costringendo i grigi a difendere strenuamente il sudato pareggio. Sul finire, la vittoria si è nuovamente profilata per l’Alessandria: al 42’ Tacchi, su centro di Manenti, ha indirizzato di testa in rete colpendo invece il palo; due minuti prima, Pentrelli aveva fallito a sua volta una facile occasione, mentre al 31’ Castaldo, solo davanti alla rete a portiere battuto, ha calciato fuori. Durante i primi 45’ di gioco, le azioni si sono alternate nei due settori. Più volte la porta di Cuman e di Romano ha corso seri pericoli; al 2’ per un tiro di Oldani, al 9’ e al 10’ per due stoccate di Pentrelli, la prima finita sul palo, la seconda neutralizzata abilmente da Cuman. Al 15’, palo di Tacchi: su tiro di Manenti respinge Romano, l’ala sinistra riprende, tiro, palo. Al 22’, bella azione Udinese che Cuman è pronto a parare. Nella ripresa, al 1’, azione in corsa di Tacchi che supera tre uomini, indirizza a Castaldo, ma la palla finisce fuori di poco. Al 4’ un’azione Manenti-Tacchi è interrotta da Gon che commette fallo con spalla. Orlandini decreta la massima punizione, realizzata da Tacchi. Al 26’ il gol del pareggio: Manente approfitta di un’incertezza della difesa grigia e sorprende Cuman, infilando il pallone nell’angolino sinistro della rete. Gioco sostenuto, con qualche scontro ma senza gravi conseguenze. In tribuna, Fausto Coppi con la fronte incerottata e una mano abbondantemente fasciata a seguito dell’incidente di una settimana fa. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 23 marzo 1959) Tacchi, un diamante incastonato nel ferro, un po’ di luce nel fitto buio di questa Alessandria-Udinese. Era l’incontro delle cenerentole e c’era da aspettarsi una brutta partita, ma non in tale misura. E non creda il lettore che gli uomini in campo si siano astenuti dall’impegnarsi. Anzi, con il loro girare continuamente a vuoto hanno fatto più chilometri del primo maratoneta del mondo. Ma pur tuttavia non c’è giustificazione. La fortuna ha però voluto svelenire l’animo dei presenti, concedendo all’italoargentino Tacchi una grande giornata. Oggi i grigi hanno abbandonato la loro solita tattica e, pur mantenendo Boniardi libero davanti a Cuman, scioglievano le redini agli altri (almeno così era l’intenzione). Ma poi da tutto questo ne derivava un cercar continuo dell’uomo smarcato, che mai c’era, e Tacchi, deciso a tutto, si incaricava allora di costruire, avanzare e concludere. Suo il palo da pochi metri al 14’ del primo tempo e sua la traversa di testa al 43’ della ripresa: forse per questa e per quello i grigi avrebbero meritato di vincere. Ma tant’è: un risultato non si costruisce sulla buona giornata di un elemento. L’Udinese, a sua volta, ha sorpreso non poco inizialmente, quando ha schierato Manente battitore libero. Si pensava ad una difesa ad oltranza ed invece generosamente i bianconeri tentarono di portarsi in area alessandrina, tuttavia non con grande successo. Insomma, la copia identica dei grigi con l’unica nota di merito da contrapporre a Tacchi in un maggiore anticipo sulla palla. Fontanesi e Pentrelli hanno lavorato sodo, ma la loro imprecisione nel concludere ha annullato la fatica, nel mentre Bettini, autore di qualche buon tiro, è rimasto per gran parte dell’incontro a far da spettatore. In difesa, un tamponare continuo, un batti e ribatti, con un Baccari ubriacato dall’estro di Tacchi. La cronaca vede l’Alessandria aprire le velleità agli ordini dell’ottimo Orlandini. È Tacchi che si scrolla di dosso un paio di avversari, entra in area e tira secco sulla base del palo. Sulla respinta raccoglie Manenti, ma l’udinese Manente rinvia sulla linea della porta. La supremazia dei grigi aumenta e Tacchi si esibisce in dribblings ed azioni velocissime. Reazione dei bianconeri, e Tacchi arretra con la speranza di poter riprendere la supremazia in attacco. È Tacchi, al 2’, che manda in visibilio il pubblico partendo da metà campo: supera Sassi, Gon, poi ancora Baccari, passa a Castaldo, che sbaglia il tiro. Al 4’, il fallo del rigore. Nuova prodezza di Tacchi, che imbecca Manenti: questi entra in area, ritenta di alzare la palla nuovamente a Tacchi. Gon trattiene con il braccio e Orlandini decreta il rigore. Tacchi realizza con un tiro secchissimo sulla sinistra di Romano. Manente lascia il suo posto e ritorna all’attacco. Ritorna l’Udinese. Manenti, da tre quarti di campo, a Pentrelli sulla destra, questi crossa su Fontanesi, ancora Manente in area e tiro al volo in rete, ostacolato dall’indeciso Dorigo. La mezzala bianconera sull’1-1 ritorna battitore libero e l’incontro continua fino al 43’ senza alcunché di rilevante. In questo momento, l’Alessandria potrebbe vincere: Oldani allunga sulla sinistra a Manenti, questi alza il pallone, che passa davanti allo specchio della porta ed alla fine trova la testa di Tacchi: spigolo della traversa e schizzo della palla sul fondo campo. Ormai è la fine. Cielo coperto all’inizio e poi sole. Nel primo tempo, incidente a Dorigo (sospetta frattura del primo metatarso della mano destra). Nessun altro incidente di rilievo. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 23 marzo 1959) Ancora una volta la squadra grigia, priva di Pedroni, non è riuscita ad andare più in là di un pareggio sul proprio campo, L’Udinese ha disputato un incontro guardingo e senza mai scoprirsi. La gara si inizia con una certa pressione dei locali. Tacchi mette lo scompiglio in area avversaria al 14’: recuperato un pallone quasi sulla linea di fondo, calcia a rete mentre Romano è in uscita. La palla, dopo aver picchiato alla base del palo, ritorna in campo: riprende Manenti il cui tiro viene fermato sulla linea di porta da Manente. Tre minuti dopo, ancora Tacchi serve di precisione Manenti e Oldani, ma l’azione sfuma. Al 22’ l’Udinese sfiora il successo. Su lancio di Fontanesi manca l’intervento Boniardi e Bettini manda la palla sul montante. Nella ripresa, al 4’, il solito Tacchi porge a Manenti, che stringe in area. Gon, che lo sorveglia, tocca il pallone con un braccio e l’arbitro indica il dischetto bianco. Tacchi realizza. Il pareggio dei bianconeri giunge al 26’: Pentrelli serve Fontanesi che, di testa, porge a Manente, che batte Cuman sulla sinistra. («l’Unità», 23 marzo 1959) DALLA BRUTTA PARTITA CON L'UDINESE ALL'INCONTRO DI DOMANI CON IL BARI Un panorama più realistico della decadenza dello sport calcistico alessandrino, i grigi non potevano fornirci. Contro una Udinese di modeste pretese e di mediocrissima levatura tecnica, si è dovuto faticare non poco per conservare sino alla chiusura delle ostilità il pareggio. Per un soffio non abbiamo subito l’umiliazione della sconfitta casalinga, ma di questo scampato pericolo dobbiamo essere grati all’encomiabile scrupolosità dell’arbitro Orlandini. La bonomia del direttore di gara non ci esime, comunque, dall’affermare di aver assistito ad uno spettacolo agonistico mortificante, il quale, oltre ad offuscare le belle tradizioni dell’U.S. Alessandria, ha saputo propinare, agli spettatori, una abbondante dose di amarezza e delusione. Lo scarso impegno della maggior parte dei protagonisti in maglia grigia ci ha profondamente demoralizzati. Ci asteniamo di proposito dal fare nomi, tuttavia, non risparmiamo il nostro biasimo sia agli attori che ai registi. I primi, colpevoli di aver fornito una pessima prestazione. I secondi, di avere rivoluzionato, per l’ennesima volta, i ranghi gettando allo sbaraglio uomini insufficientemente preparati. Con solo un terzo della compagine funzionante, inevitabile fu l’arruffio alla metà campo ed il caos nell’area di rigore avversaria. Molte occasioni per realizzare durante la incolore competizione sono sfumate appunto per mancanza di organicità nell’azione e mancanza di prontezza di riflessi nella fase conclusiva. Tali lacune sono le risultanze dell’impreparazione atletica dei giocatori, ed in special modo del difetto di posizione insito negli stessi. Si combatte senza un ordine, prestabilito, senza convinzione e con una riprovevole sfiducia nelle proprie possibilità tecniche ed agonistiche. Si gioca alla «carlona», ipnotizzati dalla foga e dalla volontà degli antagonisti. Non vi è sincronizzazione tra i reparti. Tutto è slegato ed inconsistente. Manca nella squadra grigia l’uomo capace di armonizzare le azioni e spronare con l’esempio i compagni all’attacco. Un trascinatore vero e proprio non esiste. Nella maggior parte dei giocatori alessandrini si denota una spiccata tendenza ad abbandonare, senza necessità alcuna, la propria posizione per vagare sul rettangolo di gioco, nella vana ricerca della sfera. È un vagabondare senza costrutto. Una forma di indisciplina collettiva che riduce sensibilmente la potenzialità della squadra. La girandola degli spostamenti stronca le azioni perché sovente le pedine dello schieramento mancano all’appuntamento con la palla. Le conseguenze di siffatto comportamento sono note. Soltanto un piccolo gradino ci divide dalle terzultime squadre in classifica. L’avvenire appare più che mai incerto. Mettere a nudo le pecche della compagine con il precipuo intendimento di vederle gradatamente eliminate significa, per una sparuta schiera di tifosi, essere degli «anti-grigi». Comprendiamo il loro vivissimo disappunto nel dover leggere sui giornali quanto di spiacevole i loro occhi ebbero agio di osservare, e li scusiamo. Desideriamo tuttavia far presente a costoro che non vi è opera più deleteria di quella di lasciare che le piaghe si cancrenizzino anziché creare il mezzo più idoneo per sanarle, nell’interesse di tutti. Con ciò, non vogliamo salire in cattedra e dettare legge. La nostra funzione è esclusivamente quella di obiettivamente segnalare le ombre che si proiettano sulla nostra unità impedendole di camminare con una certa speditezza, affinché i tecnici, nei limiti delle loro possibilità, provvedano a fugarle. La nostra, quindi non è affatto opera di demolizione, bensì di ricostruzione. Passare, ad esempio, sotto silenzio quanto i giornali hanno detto circa l’assenza di Snidero è, a nostro personale giudizio, controproducente. Non sappiamo quanto ci sia di vero in proposito alla richiesta, avanzata alla vigilia dall’ex Udinese di esonerarlo dal dover affrontare i già compagni di squadra, ma se il fatto risponde a verità, incomprensibile ci sembra la concessione ottenuta. In un momento così delicato per le sorti dell’Alessandria, ogni singolo giocatore deve sentire il dovere di difendere sino all’esaurimento delle proprie energie la maglia che indossa e di servire la società che lo stipendia. Oggi che il gioco del calcio è diventato uno spettacolo qualsiasi, legato ad enormi interessi, i sentimentalismi sono fuori di luogo. Noi ricordiamo ancora le superbe prestazioni di Tagnin e Robotti quando scesero in Alessandria e contribuirono validamente al successo della squadra a cui oggi appartengono: e, ciò ricordando, non possiamo giustificare l’atteggiamento di Snidero. Presto scenderà al Moccagatta Savoini, ma non facciamoci illusioni poiché il bravo atleta sarà ben felice se dal suo piede scaturirà il goal della vittoria. Ed è umano, serio ed onesto che sia così. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 28 marzo 1959) OLTRE IL MURO DEL TIFO Anche quest’anno le «zebrette» udinesi hanno giocato un tiro mancino all’Alessandria. Ma l’anno scorso i grigi vivevano sul velluto dei punti conquistati nella prima metà del campionato, ora i punti sono preziosi e non è possibile regalarli ad alcuno, e tanto meno agli avversari diretti. Era la partita decisiva per essere tranquilli, tutti si attendevano una Udinese «catenacciara» ad oltranza; l’Alessandria doveva vincere a qualunque costo. Che cosa si è visto? L’Udinese snella e vivace all’attacco per lunghi periodi, l’Alessandria chiusa per difendersi. Cose da film giallo, cose inaudite, tattiche che fanno pensare a tante cose, che fanno venire spontanee tante congetture. Il risultato si è visto ben chiaro e pensiamo che anche coloro che si sono schierati a favore della difesa ad oltranza si siano convinti che, con tale sistema, l’Alessandria ha perduto diversi punti, ha avuto le ali tarpate e non ha potuto così entusiasmare il suo pubblico che, purtroppo, diventa sempre più scarso. Quante le formazioni? Difficile a dirsi, perché bisognerebbe ricordare prontamente il numero delle partite disputate. Dopo Genova, tutti eravamo concordi nel prevedere la stessa formazione per l’Udinese; invece ecco che Pedroni si concede un turno di riposo (chissà perché, in una partita tanto importante e non certo scontata in partenza; anche questa, è una novità di quest’anno), Snidero viene esonerato per ragioni… sentimentali, Filini lasciato a riposo perché, come a Roma, aveva dimostrato a Genova di andare discretamente. Oldani ancora una volta spostato per far posto a Castaldo, con il risultato che tutti abbiamo visto. Rispolverato Dorigo in condizioni di forma insufficienti (i corrispondenti locali avevano scritto prima della partita che era molto in palla), spostato il povero Boniardi al centro della mediana, come se fosse la cosa più semplice di questo mondo, e via di seguito. Dorigo, Pistorello, Castaldo, tre ombre vaganti sul campo, in una partita nella quale i giocatori tutti avrebbero dovuto dimostrare ben altro mordente! Era penoso vedere quello spilungone di Pistorello, dal fisico eccezionale, girare a vuoto in quel modo ed i fischi che si è buscato avranno finalmente convinto tutti. Ma Pedroni insiste e staremo a vedere chi alla fine avrà avuto ragione. Abbiamo appreso che Pedroni non ha fatto scendere in campo Snidero perché il giocatore preferiva non giocare contro i suoi ex compagni. È una cosa inaudita, una presa di posizione che non dovrebbe neanche essere pensata da un giocatore e da un allenatore. Snidero è pagato dall’Alessandria e deve giocare per l’Alessandria contro chiunque, come fanno tutti i giocatori del mondo. Sarebbe bello che accadesse spesso questo fenomeno sentimentale! Esistono giocatori che tutti gli anni o quasi, per oltre un decennio, cambiano squadra: conseguenza logica, in un campionato si disputerebbero ben poche partite! A parte gli scherzi, la defezione di Snidero e quella di Pedroni hanno portato ad un rivoluzionamento della squadra che a Genova era andata abbastanza bene, ed hanno avuto come conseguenza diretta la perdita di un punto, e per poco di tutti e due. Con devozione portiamo una candela all’arbitro Orlandini che, noto per non concedere rigori, ne ha concesso uno a favore dell’Alessandria che ha lasciato tutti meravigliati ed ha permesso ai grigi di non perdere una partita decisiva. (Egi, «Il Piccolo», 28 marzo 1959) RISULTATI: Bologna-Talmone Torino 0-0 Internazionale-Milan 1-0 Juventus-Fiorentina 3-2 Lanerossi Vicenza-Roma 4-1 Lazio-Bari 3-2 Padova-Napoli 0-0 Sampdoria-Spal 1-1 Triestina-Genoa 2-1 CLASSIFICA: Fiorentina, Milan 37; Internazionale, Juventus 33; Lanerossi Vicenza, Sampdoria 27; Bologna, Napoli 25; Padova 24; Lazio, Roma 22; Genoa 21; Bari, Spal 18; Alessandria 17; Triestina 16; Talmone Torino, Udinese 15 MARCATORI 27 gol Angelillo (Inter) 22 gol Altafini (Milan) 21 gol Montuori (Fiorentina) 18 gol Hamrin (Fiorentina) 15 gol Firmani (Inter) 13 gol Charles (Juventus), Nicolè (Juventus), Sivori (Juventus), Tozzi (Lazio) Il punto sul campionato Fiorentina e Milan, capolista del torneo, sono state sconfitte Le clamorose vittorie della Juventus e dell'Inter riaccendono l'interesse nella lotta per lo scudetto I campioni d'Italia ed i neroazzurri sono ora a quattro punti dalla coppia di testa - Lo slancio della squadra juventina, costretta a giocare senza Charles - Stazionaria la situazione in fondo alla classifica: al prezioso 0 a 0, strappato dal Torino a Bologna, hanno fatto eco i pareggi ottenuti dall'Udinese e dalla Spai ed il successo della Triestina sul Genoa Del campionato italiano di calcio si può pensare e si può dire quello che si vuole: che non sempre si giuochi come si dovrebbe, che lo spirito sportivo faccia difetto nella maggioranza di coloro che vi assistono, che vi prevalgano spesso la passione ed altre cose che con lo sport poco dovrebbero avere che fare, ecc. ecc. Ma una cosa bisogna riconoscere: che esso è interessante. Le vicende di quello della presente stagione, per esempio, sono belle, sono varie ed incatenano l'attenzione. A seguirlo, non ci si annoia: tutt'altro. Ogni domenica, è come se un colpo di vento lo scuotesse, ne cambiasse la fisionomia, e facesse nascere aspetti o speranze nuove. Quel Commissario straordinario nominato dal Coni, che doveva modificare ogni cosa nella struttura della nostra organizzazione calcistica, e che finora non ha fatto che le grandi trovate di cambiare il nome della Squadra Nazionale e di far giuocare le partite internazionali al sabato invece che alla domenica, aveva avuto, e forse ha ancora, in animo, di spaccare a metà stagione il campionato in due, per far operare da una parte chi deve vincere e dall'altra chi deve perdere. Una jatura. Alla quale risponde il campionato di quest'anno, tenendo vivo l'interesse dal primo all'ultimo posto della classifica, col fremito che portano da soli i due grandi problemi- del primato e della retrocessione. Non abbiamo forse visto, domenica scorsa, l'ultimo classificato, preoccupato dotta sua disgraziata posizione, gettare l'allarme nel gruppo delle squadre di testai Questa volta, nella ventiquattresima giornata, la lotta è stata dura da un estremo all'altro della graduatoria, ha coinvolto tutti quanti, anche coloro che parevano non avere interessi diretti in ballo, ed intensificando il combattimento in basso, ha portato un violento buffo di aria nuova in alto. Scisso come era in due parti il gruppo di coloro che hanno aspirazioni al titolo di Campione, le squadre che stavano in basso hanno costretto alla resa quelle che stavano e stanno in alto. Di modo ohe, ora meno che mai, è dato a nessuno di ri posare sulla posizione che occupa. La grossa coincidenza è stata quella che, mentre la Fiorentina cedeva a Torino davanti alla Juventus, il Milan perdeva a San Siro di fronte all'Internazionale. Di stretta misura, una sola rete, in ambi i casi. Il risveglio vero e proprio è stato più della Juventus che non dell'Internazionale. I neroazzurri si sono essenzialmente difesi, i bianconeri invece, pur denotando una specie di inferiorità tecnica rispetto agli avversari, hanno trattato quasi da pari a pari coi toscani. Non solo, ma mentre i vincitori di Milano hanno potuto mettere in campo la formazione a loro più gradita, i vincitori di Torino hanno dovuto allinearsi privi di Charles colpito da influenza e costringendo ad entrare in squadra un Boniperti in condizioni precarie di forma dopo la ferita di cui era stato vittima. Non esiste dubbio alcuno, che, delle due, la sorpresa più clamorosa è stata quella di Torino. Come chiaro emerge dall'andamento dei due incontri, che il Milan è, fra i due capilista, quello che più palesi accenni a disfunzioni, od a non soddisfacente funzionamento che dire si voglia, ha fornito. Di positivo sta comunque il fatto che, mentre le due unità di testa sono rimaste, come punteggio, ferme dove stavano, le due inseguitaci hanno fatto tutto un balzo in avanti. Il distacco, che era di sei lunghezze, è ora ridotto a quattro. Una distanza pur sempre notevole, ma che induce a volgere lo sguardo all'avvenire. lì quale ci promette, come prima cosa e tutto subito, cioè per domenica prossima, un Milan-Juventus, a San Siro. Un Milan, che dalla formazione ultima non dovrebbe potersi discostare — ed una Juventus invece che dovrebbe poter disporre di un Charles ricuperato e di un Boniperti ed un Empoli completamente collaudati. Una vittoria dei bianco neri, e, mentre tutto un orizzonte si dischiude da un lato, il trono vacilla dall'altro. Una vittoria dei rossoneri, e la situazione esistente viene con fermata, mentre ogni decisione viene rinviata ad aprile. Anche perché, contemporaneamente la Fiorentina giuocherà sul proprio terreno affrontando quel Padova, che, checché se ne dica, traballa alquanto in questo momento La situazione in coda alla classifica, è rimasta stazionaria, per il grande impegno che ognuna delle squadre interessate ha posto nella lotta. Il Talmone Torino ha portato a casa un punto prezioso da Bologna, ma nella stessa giornata l'Udinese si è salvata con un pareggio ad Alessandria, e la stessa cosa ha fatto la Spal a Genova davanti alla Sampdoria, mentre la Triestina è riuscita, in casa iua, a battere il Genoa per due reti a una. A perdere, già fin d'ora, direttamente terreno dei granata è rimasto il solo Baiti, che a Roma, in una partita irta di calci di rigore, ha piegato il ginocchio davanti alla Lazio. Di modo che, fatto il conto dei profitti e delle perdite, il Talmone Torino, pur in situazione consolidata, rimane praticamente dove era, che all'ultimo posto. Con un compagno solo, l'Udinese cioè, perché l'altro camerata di sventura, la Triestina, ha fatto, come abbiamo visto, un piccolo passo di più verso l'alto. E' veramente dura la lotta che si sta svolgendo ora per sfuggire alla retrocessione. Sono in parecchie, troppe, le squadre che vi pendono parte o che temono di essere costrette, all'ultimo, a prendervi parte. Ed ognuno lotta con ogni sua forza, e con ogni mezzo, per allontanarsi dalla zona pericolosa. (La Stampa - Vittorio Pozzo)