Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
08-11-1959 - Giornata: 7 - Vicenza - Romeo Menti


Lanerossi Vicenza AC - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Arbizzani Luciano, Raimondi Leopoldo, Giacomazzi Giovanni, Dorigo Aldo, Boniardi Umberto, Girardo Antonio, Maccacaro Cesare, Forin Romano, Rivera Gianni, Migliavacca Giancarlo, Oldani (II) Tullio All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
LANEROSSI VICENZA AC: Battara; Sardei (II) Valentino, Panzanato; Traverso (I) Luigi, Burelli, De Marchi; Menti, Conti, Cappellaro, Agnoletto, Savoini. All.: Lerici Roberto.

Arbitro: Roversi Gastone (Bologna)
Note
Infortunato: 28’ Dorigo [A]. Ammonito: Boniardi [A]. Angoli: 5-1 (3-0). Spettatori: 5.000. Incasso: lire 2.000.000. Tempo soleggiato, terreno sdrucciolevole. Inizio gara ore 14:30.

Commento
IN LANEROSSI-ALESSANDRIA GRAVE INCIDENTE AL MEDIANO DORIGO L'alessandrino si scontra con De Marchi e si frattura tibia e perone - Caparbia resistenza dei grigi agli attacchi dei veneti Quando una squadra viene a trovarsi, dopo nemmeno mezz’ora di gioco, con uno dei suoi migliori giocatori messo fuori causa da un gravissimo incidente e trasportato all’ospedale d’urgenza per una duplice frattura ad una gamba, non le resta che la forza della disperazione per portare in salvo una partita incominciata sotto auspici così sfavorevoli. Se riesce nell’intento di evitare la sconfitta, merita gli elogi più incondizionati. La squadra di cui si vuol parlare è l’Alessandria che, scesa in campo a Vicenza già priva del mediocentro Pedroni e dell’ala sinistra Tacchi, sostituiti dagli esordienti stagionali Boniardi e Oldani, al 27’ di gioco si è vista il mediano destro Dorigo brutalmente stroncato da uno sfortunato intervento dell’avversario De Marchi. Questi, trascinato dallo slancio nella contesa di una palla controllata da Dorigo, è andato a finire con tutto il peso della sua gamba sulla gamba destra del laterale grigio, caduto a terra. Dorigo si è accasciato con un urlo, i compagni lo hanno immediatamente soccorso, trasportandolo a braccia fino agli spogliatoi. Di qui, con l’autolettiga della Croce Rossa, lo sfortunatissimo atleta, che disputava proprio ieri la sua prima gara di questa stagione, è stato accompagnato in una clinica vicentina: la radiografia ha accertato che il peso del piede di De Marchi sulla gamba tesa dell’alessandrino aveva provocato la duplice frattura della tibia e del perone. L’arto è stato immediatamente ingessato e posto in trazione e Dorigo, assistito da un dirigente e dai genitori, è rimasto ricoverato in clinica e non potrà essere trasportato a casa che tra quattro o cinque giorni. La frattura non presenta complicazioni e tutto lascia quindi prevedere, dopo una quarantina di giorni di ingessatura, una perfetta guarigione. L’Alessandria, che prima dell’incidente aveva evitato un goal al passivo soltanto per un clamoroso errore di Conti al 13’, venutasi a trovare in stato di inferiorità numerica, avrebbe potuto anche perdere la testa e divenire facile preda degli scatenati vicentini. Invece, sono stati proprio i biancorossi a subire maggiormente lo «choc» dell’incidente, del quale si erano resi involontariamente responsabili, mentre i grigi, dopo qualche attimo di nervosismo, stringevano i denti e con la «rabbia in corpo» raddoppiavano la loro energia nel difendere la porta presidiata dal bravissimo Arbizzani. Il Lanerossi, per l’assenza del centromediano Zoppelletto, aveva dovuto affidare la maglia a Burelli, facendo esordire a terzino destro Sardei, fratello dell’ex centroavanti dell’Ivrea. Mancava inoltre il centroattacco Bonafin, e della prima linea biancorossa solo l’ala destra Menti e l’interno sinistro Agnoletto erano gli uomini capaci d’agire con una certa chiarezza di idee. Al disordinato arrembaggio dei vicentini, la squadra grigia rispondeva con un’ordinata ed energica difesa e con agili puntate in contropiede dell’insidioso Oldani, del classico centroavanti, il ragazzino Rivera, del roccioso Maccacaro. Arbizzani, dopo essersi tolto dai pasticci di un intervento spazzatutto di Boniardi al 2’, quando una carica di un avversario gli aveva fatto perdere la palla abbrancata in presa alta su centro di Conti, ha dovuto ringraziare un minuto dopo il palo, che ha respinto un tiro da pochi metri di Menti, ma con questi episodi iniziali faceva stridente contrasto il gioco calmo e ordinato dell’Alessandria, al quale i difensori biancorossi non riuscivano a porre rimedio, intervenendo fallosamente prima che Rivera o Oldani riuscissero a portarsi in posizione di tiro. Al 33’ un’azione personale di Forin in contropiede sfociò in un tiro fortissimo parato con difficoltà dall’estremo difensore veneto e fu questo l’ultimo apprezzabile episodio di cronaca. (Gianni Pignata, «La Stampa», 10 novembre 1959) È stata quella odierna una partita giocata alla maniera forte: ne è scaturito un gioco confuso, sciatto, un gioco frammentario e approssimativo, un convulso e disordinato calciare, senza preordinati schemi tattici. In queste circostanze, naturalmente, ha la meglio la squadra che si difende e chi attacca alla cieca finisce quasi sempre nelle braccia accoglienti di chi si difende. E l’Alessandria si è difesa bene, con calma, con tale freddezza che ha trascinato il Vicenza a giocare un po’ all’impazzata, nella vana ricerca del gol del sospiratissimo successo. L’assenza di Zoppelletto non ha gran che danneggiato la formazione biancorossa perché Burelli da mediocentro se l’è cavata assai bene. E bene pure l’esordiente Saredi, benissimo Traverso, un po’ in ombra De Marchi. La delusione è venuta da un attacco rabberciato alla meno peggio, con Menti estrema destra ma quasi sempre arretrato con funzioni di appoggio alla mediana; con Cappellaro sempre alla ricerca di deludere la vigilanza dell’arbitro e costantemente in fuorigioco; con un Savoini a corto di fiato. Hanno avuto il loro da fare i mediani nel rifornire a getto continuo palloni al quintetto avanzato, ma questo in preda all’orgasmo e annebbiato oltre ogni dire, non ha saputo mai rendersi pericoloso. Arbizzani, impegnato due o tre volte in mischie pericolose, ha sempre saputo lodevolmente disimpegnarsi. L’Alessandria non ha mai figurato nel primo tempo come complesso abile all’offesa, ma si è destreggiata assai bene in difesa. Nella ripresa, i grigi, numericamente inferiori, hanno pure svolto qualche azione offensiva, con velocissime incursioni di Oldani, Maccacaro e Rivera, ben sostenuti da Boniardi e Giacomazzi, assai efficaci nel lavoro di collegamento. Nel complesso, un gioco dove l’impegno agonistico degli uomini in campo tradiva sempre una carenza tecnica preoccupante in entrambe le squadre, oggi più che mai in corsa per la salvezza. I primi 45’ sono di schietta supremazia territoriale dei vicentini e l’Alessandria, pur non rinunciando a qualche azione di disturbo dei suoi Rivera, Oldani e Maccacaro, si mantiene guardinga e vigilante in difesa. Cozzano inutilmente le azioni dei biancorossi contro il baluardo di Boniardi, Raimondi, Giacomazzi e i laterali alessandrini non falliscono mai nell’intercettare le rabbiose e disordinate scorribande di Cappellaro, Menti e soci. In uno scontro fortuito al 28’ fra Dorigo e De Marchi, il primo ha la peggio e viene trasportato a braccia negli spogliatoi, dove il medico sociale del Vicenza gli riscontra la frattura della gamba destra. Il gioco s’infiamma e naturalmente decade. E questo perché i giocatori non si controllano e lo spauracchio di un esito negativo li trasporta nei soliti ripicchi incresciosi e purtroppo sempre negativi agli effetti di un gioco almeno passabile. Sulla stessa falsariga si gioca la ripresa con una sola variante, però. L’Alessandria si dimostra meno remissiva e porta i suoi uomini di punta in area vicentina. Si ha un inizio favorevole nel Vicenza e nel primo quarto d’ora la squadra locale mette in mostra un mordente insolito; al 12’ Cappellaro, su imbeccata di Menti, sbaglia banalmente il bersaglio. È forse stata questa l’occasione migliore per segnare e il centrattacco biancorosso l’ha fallita. Risponde l’Alessandria con una bella sgroppata Maccacaro-Migliavacca e portata a triste fine da Forin al 25’, che sbaglia in pieno il bersaglio. Lo zero a zero, in definitiva, sancisce egregiamente i meriti e i demeriti delle due squadre. Forse i meriti in queste circostanze, anche se ridotte ai minimi termini, vanno attribuiti all’undici ospite; i demeriti, e sono parecchi, colpiscono l’undici casalingo, al quale si possono sempre accordare le attenuanti delle assenze di Bonafin e Zoppelletto, mentre non condividiamo affatto quella bordata di fischi con la quale i tifosi vicentini hanno salutato i propri beniamini a fine partita. Esordiva nelle file vicentine Sardei, nato a Pieve il 28 gennaio 1939. Al 28’ del primo tempo esce dal campo l’alessandrino Dorigo, scontratosi con De Marchi. Gli è stata riscontrata la frattura della tibia della gamba destra ed è stato ricoverato in una clinica privata della città. L’incidente è stato del tutto fortuito, ma ha costretto l’Alessandria a giocare in dieci, con l’arretramento di Migliavacca a mediano laterale. Tempo bello, terreno di gioco in buone condizioni di praticabilità. (Arturo Zucchermaglio, «Corriere dello Sport», 9 novembre 1959) Continuando di questo passo, i tifosi vicentini, se vorranno veder giocare discretamente il L.R. Vicenza, dovranno seguire la squadra in trasferta. Al Menti, i biancorossi, è scritto, non combinano nulla di buono. Lo si è visto con il Milan, con il Padova ed ora con l’Alessandria. Partita sbagliata quella del L.R. Vicenza, principalmente sul piano tecnico. Savoini, Agnoletto e Menti hanno capito poco del compito che dovevano assolvere: Lerici forse non si è spiegato bene? Può darsi, ma può darsi pure che i riflessi dei locali si annebbino subito al primo fischio loro indirizzato dal pubblico. Allora ha torto il pubblico? Sì e no. I pubblici sono quelli di tutte le città, più o meno. Non si può pretendere però che penetrino nei segreti della tecnica calcistica per giustificare risultati che suonano male. Se poi si aggiunge che i biancorossi giocavano contro dieci uomini per il grave infortunio che ha messo fuori causa al 28’ del primo tempo Dorigo, e tenuto conto che Cappellaro, pur combattivo, ha battuto il primato dei fuorigioco e si è mangiato una palla-gol da due metri, preceduto in ciò da Conti, allora si deve pur concedere qualche sfogo allo spettatore. Avrete capito dunque che il L.R. Vicenza si è comportato con poche idee in testa, soprattutto privo di mordente. La sua linea attaccante si è persa tra le maglie troppo larghe dei difensori grigi. Raimondi, Giacomazzi, Girardo e Boniardi, pur pasticcioni, specie il primo, sono riusciti così a salvare assieme all’ottimo Arbizzani, un pareggio insperato. Fallite due occasioni da gol nel primo quarto d’ora del secondo tempo, il L.R. Vicenza non è più passato, perché altre occasioni non ha più saputo creare. E i grigi, pure in dieci, vivendo degli spunti di Rivera, che è riuscito a impegnare Burelli più del previsto, di Maccacaro e del discreto Forin, hanno ribattuto il gioco dei locali. Ciò detto, il discorso ci porta ancora a formulare giudizi sul Lanerossi. Bisogna che Lerici metta in condizione gli avanti di essere più precisi e soprattutto più sbrigativi. Quante volte si è visto ad esempio Traverso lanciarsi in avanti e dare ai compagni di punta e questi ultimi attendere di essere presi… a sandwich dai difensori avversari? Molte volte, se ci è concesso dirlo, ciò significa autolesionismo. Nel primo tempo, al 13’, la cronaca assegna a Conti un bel tiro a fil di palo. Al 22’, azione combinata Traverso-Savoini e tiro di Cappellaro, che Arbizzani neutralizza. Si nota, tra gli alessandrini, uno scambio: Rivera-Oldani. Al 24’, l’incidente Dorigo, generato da uno scontro con De Marchi. Segue un battibecco tra i giocatori che si conclude con una ammonizione a Boniardi. Il Vicenza preme, ma al 44’ Maccacaro scende, dà a Rivera, prende Oldani e Panzanato interviene in extremis a salvare. Un minuto dopo, Arbizzani mette sopra la traversa un pericoloso spiovente di Conti. Nel secondo tempo, da segnalare al 3’ un palo di Menti e la ribattuta di Conti, che sbaglia netto il bersaglio. Al 13’ Cappellaro sciupa pure lui una rete, lasciando partire una staffilata a due metri dal portiere, quando avrebbe dovuto calciare con moderazione. Si va avanti sino alla fine con niente di buono da segnalare, tranne l’impegno di Rivera e di Maccacaro. L’arbitraggio è stato poco energico. Nel L.R. Vicenza ha esordito il ventenne Sardei. Al 28’, incidente a Dorigo, che viene portato fuori campo per la frattura tibiale alla gamba destra; viene ricoverato più tardi in una clinica cittadina. (Nevio Furegon, «La Gazzetta dello Sport», 9 novembre 1959) MALGRADO IL GRAVE INFORTUNIO TOCCATO A DORIGO Pareggia l'Alessandria e Vicenza col Lanerossi (1-1) Domani l’Udinese al “Moccagatta„ I soliti venditori di fumo si sono sbizzarriti, con dovizia di particolari, a decantare ed a magnificare un inesistente brillante gioco svolto dai grigi a Vicenza, contro il Lanerossi. La spigliata ed incorreggibile fantasia dei giocolieri della penna, ineffabili dispensatori di amabili zollette di zucchero a scopi prettamente commercialistici anziché sportivi, è riuscita, come al solito, a soffocare il loro pensiero, dandoci a vedere lucciole per lanterne. Artatamente, i «gazzettieri» del lunedì hanno deformato la realtà, a mo’ di esca per accattivarsi la simpatia degli sportivi alessandrini, trincerandosi dietro al motto: «Occhio non vede, cuore non duole». Opiniamo però che, questa volta, l’espediente dell’adulazione ad oltranza non abbia ottenuto gli effetti sperati, in quanto i sostenitori dell’U.S. Alessandria, a cui fortunatamente non fanno difetto né l’intelligenza, né il buon senso, pur non avendo presenziato all’incontro, con perspicace intuizione si sono resi conto che la partita, dal come si è svolta, non poteva essere davvero edificante. I grigi in particolar modo, colpiti dal grave infortunio toccato a Dorigo, logicamente sono venuti a trovarsi in condizioni morali tali da neutralizzare ogni volontà ed impegno: ciò che ha in fluito notevolmente, in maniera negativa, sull’interesse e sul fascino che poteva offrire la competizione. La verità rimane quindi una sola, ed inequivocabile: nessuna delle due squadre si è elevata al di sopra della mediocrità. A questa conclusione sono giunti gli sportivi alessandrini, dopo avere esaminato a fondo gli avvenimenti che hanno caratterizzato l’infelice gara, rifiutando di accettare le «panzane» manipolate da cronisti insinceri. Ad onor del vero, dobbiamo dire che i grigi hanno nicchiato a lungo ed i biancorossi non si sono affatto sbilanciati in azioni offensive. Alle timide e scarse incursioni degli alessandrini in area vicentina hanno fatto riscontro immediati rovesci di fronte dei padroni di casa, condotti con poca convinzione ed insufficiente incisività. È doveroso tuttavia ammettere che, se lo spettacolo agonistico è risultato scadente, la colpa non si può attribuire ai ventidue atleti in campo. Il fatale e triste incidente che ha colpito il valoroso Dorigo ha cancellato immediatamente tutte quelle premesse che facevano sperare in una competizione densa di fasi entusiasmanti e ricca di azioni ben congegnate ed ottimamente manovrate. Il doloroso infortunio toccato allo sfortunatissimo Dorigo (già l’anno scorso, se ben rammentiamo, contro il Genoa al Moccagatta, l’atleta aveva riportato la frattura di un braccio) dopo appena mezz’ora dall’inizio dell’incontro, oltre a stendere un velo di tristezza e sconforto sul cuore di tutti indistintamente i giocatori e sul pubblico presente, ha spento lo slancio e le velleità agonistiche di ognuno. I gemiti di Dorigo hanno destato l’unanime commozione, per cui la manifestazione istintivamente si è adeguata alla circostanza, perdendo di calore e di entusiasmo. Incanalato sul binario dell’indifferenza generale, l’incontro è stato un colloquio monotono tra due squadre mortificate e depresse moralmente. Giudicare il comportamento del complesso grigio in questa sventurata partita, è impossibile. La squadra, nonostante la menomazione materiale, ha continuato a gareggiare con accortezza, evitando le sgradevoli sorprese avversarie. Merita un elogio incondizionato, anche se non ha sfoggio di tecnica e stile. Il punto in trasferta, conseguito nelle condizioni che abbiamo illustrate, ha un valore incommensurabile ai fini della classifica generale. Il sacrificio del generoso Dorigo è stato premiato da un risultato positivo. In merito allo schieramento grigio di Vicenza, nessun rilievo possiamo fare, ad eccezione di Maccacaro. È evidente che i tecnici grigi non condividono, nemmeno a titolo sperimentale, l’opinione della quasi totalità degli sportivi, che vedrebbero molto volentieri l’ex genoano a centro dell’attacco. Noi siamo fermamente convinti che molta acqua dovrà passare sotto i ponti, prima che il desiderio dei sostenitori venga esaudito: comunque, giorno verrà in cui Maccacaro dovrà essere inserito nel suo giusto ruolo. Quel giorno, l’Alessandria U.S. acquisterà una nuova fisionomia e progredirà sensibilmente per quanto riguarda il livello tecnico. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 14 novembre 1959) Intelligentissima frase che suona pressappoco così: malgrado tutto, l’Alessandria si è portata via da Vicenza un punticino preziosissimo, perché conquistato nella tana di una squadra direttamente interessata alla retrocessione. Ci ha dilettato moltissimo l’articolo di Augusto Rangone su «Tuttosport»: l’esimio giornalista parla di finezze di gioco, di azioni condotte con una certa tecnica e di tante altre cose sulle quali è meglio sorvolare. Vi diciamo il nostro parere spassionato e vi assicuriamo che abbiamo osservato tutto molto bene per novanta minuti. Una squadra, il Lanerossi, che se anche avesse giocato per sette ore di fila non sarebbe riuscita a segnare per l’inconsistenza di un attacco non abituato a giocare per vincere per la «tattica Lerici»; l’altra squadra, l’Alessandria, che, ridotta in dieci dopo 25 minuti di gioco, ha cercato disperatamente di non perdere, arroccandosi in difesa e tentando con dei timidi contropiede di alleggerire la pressione dei padroni di casa. Pertanto, il gioco del calcio era veramente in vacanza, nella maniera più esasperante, e noi ed i nostri vicini di Vicenza ci si guardava in faccia, quasi ridendo di un simile spettacolo. Pensiamo che soltanto Augusto Rangone abbia visto delle azioni tecniche o condotte con finezza: noi, i dirigenti dell’Alessandria che sedevano a mezzo metro da noi, il Presidente che faceva un tifo maledetto, tutti coloro che avevano occhi per vedere, si rendevano conto di quale spettacolo ci era elargito. L’Alessandria non ha colpe perché la sua minorazione è stata gravissima, specialmente fuori casa, dove si cerca di difendersi con una certa organizzazione: la sua partita è stata abbastanza logica, anche se noi siamo d’avviso che Maccacaro, spostato al centro e maggiormente aiutato, avrebbe potuto dare qualche dispiacere ai suoi avversari, come solitamente ha fatto a Vicenza. Povero Dorigo! Un brutto destino ha questo giocatore, seriamente infortunatosi domenica. L’anno scorso un braccio, quest’anno addirittura una doppia frattura ad una gamba: ciò significa almeno due mesi e mezzo di inattività. L’abbiamo visto mentre lo trasportavano fuori semisvenuto: ci ha fatto tanta pena perché sappiamo bene quale sofferenza sia per il fisico e per il morale una simile disgrazia. Auguri ragazzo, e coraggio, perché il campionato è lungo e la tua opera potrà ancora essere utile. All’entrata degli spogliatoi, prima della partita, abbiamo salutato il presidente Ruggiero, che era accompagnato dall’avv. Testa e dal sig. Pertusati. Poche parole, molte speranze, specialmente da parte nostra: il Presidente non era in vena di discorrere, era tutto teso alla partita, era già col pensiero sul campo accanto ai suoi ragazzi, con il cuore stretto dall’emozione. Un presidente che ci piace enormemente, il migliore acquisto dell’Alessandria da anni innumerevoli. Quattro minuti prima della fine, gli abbiamo ancora parlato: era stroncato dal dolore, per l’incidente di Dorigo. Gli abbiamo sussurrato: in compenso, c’è un punto sicuro. «Mancano ancora sette minuti», ci ha risposto. Non era vero, ma il Presidente aveva l’impressione che mancasse un anno alla fine della partita. Ci eravamo sbilanciati, prima della partita, con i nostri vicini, avevamo decantato il ragazzo, lo avevamo definito un fuori classe, sia pure ancora acerbo. Dopo la partita, ci hanno chiesto: «Ma Rivera, ha giocato?». Una domanda non del tutto fuori luogo, perché il ragazzo non ha toccato palla nel primo tempo e nel secondo ha tentato, in tutto, due azioni. A sua discolpa, il ruolo, centravanti - m a guarda! - che non è il suo, poi la tremenda marcatura di quel Burelli che, come sostituto di Zoppeletto, ha messo in vetrina numeri da campione. Il povero Rivera ha giocato centravanti, ala, mai mezz’ala, ed è stato sballottato come un travicello in un mare in burrasca. L’osservazione giustissima dei vicentini, e che noi condividiamo in pieno, è questa: Rivera cerca sempre il preziosismo, cerca di raffinare sempre quello che si può fare con maggiore semplicità, s’innamora della sua classe. Nulla di esagerato, perché più di una volta ha sbagliato per voler strafare in fatto di finezza tecnica, e gli avversari, che non sanno neppure dove la tecnica stia di casa, lo hanno sistematicamente stroncato. Occhio, bambino, la vita è dura ma tu puoi farla tua, se darai retta. Boniardi, duro a morire. Il colosso, abbastanza bene anche di testa. Ha lottato come un mastino, ha tamponato con la forza della disperazione tutti i buchi, insomma non è stato un punto debole. Bravo, sei una persona seria, un atleta cosciente: tutto quello che fai è da applaudire. Oldani ala sinistra, Migliavacca e Forin mezze ali, via Filini, Maccacaro ala destra, Rivera centrattacco. Uno schieramento strano e troppo complicato. Il più semplice, lo abbiamo ripetutamente scritto: ma sarebbe troppo semplice, per un allenatore che ama le astruserie ed i misteri. Comunque, Migliavacca non ha fatto certo più di Filini, Oldani nel primo tempo ha fatto piangere: inutile disturbare tanta gente per nulla. I tifosi, dov’erano? Tutti spaventati dalla possibilità di nebbia, o poco fiduciosi? Ma allora, come mai accusano noi di poco attaccamento alla squadra? Noi seguiamo sempre la compagine in trasferta e, credeteci, nessuno ci rimborsa le spese. Noi facciamo anche duemila chilometri per assistere i ragazzi del presidente Ruggiero, e li seguiamo perché speriamo sempre il meglio, anche se temiamo il peggio. Comunque, a Vicenza, tolti i dirigenti, gli alessandrini si contravano sulla punta delle dita di una mano, e ciò non è certo un buon segno. Si parla molto, ma si preferisce andare a vedere Juventus-Fiorentina o Milan-Inter. Che saggezza, venir poi a raccontare le prodezze di Sívori o di Angelillo: noi non abbiamo da raccontare prodezze, ma possiamo dire con grande gioia che i grigi si sono battuti come leoni, hanno dato tutto per non perdere, malgrado la menomazione morale e numerica. E quando undici, dieci nel caso specifico, si battono senza un attimo di sosta, e per di più non perdono fuori casa, credete che al mondo non esiste soddisfazione più grande. Il ritorno è felice, i chilometri non impensieriscono anche se non si è visto Sívori «far fuori» quattro avversari! Sette più due, nove. Lo sanno anche in prima elementare, ma noi vogliamo riferirci ai due punti che l’Alessandria conquisterà domani contro l’Udinese! Sommati ai sette che abbiamo, si raggiunge in fati quota nove dopo otto partite: la media dei miserelli provinciali è salva! (Egi, «Il Piccolo», 14 novembre 1959) RISULTATI: Atalanta-Bari 3-0 Bologna-Palermo 3-1 Internazionale-Milan 0-0 Juventus-Fiorentina 3-1 Napoli-Lazio 0-0 Roma-Spal 1-1 Sampdoria-Padova 1-1 Udinese-Genoa 2-2 CLASSIFICA: Juventus 13; Bologna 11; Internazionale, Milan 10; Spal 9; Fiorentina, Sampdoria 8; Alessandria, Lazio, Roma 7; Atalanta, Bari, Lanerossi Vicenza, Padova, Palermo 5; Napoli, Udinese 4; Genoa 3. MARCATORI: 7 reti, Sivori (Juventus); 6 reti: Firmani (Inter); 5 reti: Charles (Juventus), Pivatelli (Bologna), Rossi (Spal); 4 reti: Altafini (Milan), Tacchi (Alessandria); 3 reti: Angelillo (Inter), Cervato, Nicolè (Juventus), Cucchiaroni, Mora (Sampdoria); Manfredini (Roma), Pascutti (Bologna), Bettini, Milani (Udinese) Il punto sul campionato La settima giornata ha confermato la Juventus in testa alla classifica grazie al successo ottenuto ai danni della Fiorentina: mattatore della sfida Sivori autore di una doppietta in una giornata in cui sono state ben sei, sulle nove totali, le gare terminate in parità. Ha tenuto il passo il Bologna che ha superato il Palermo: doppietta di Pivatelli e gol di Pasciutti per i padroni di casa. Senza vinti ne vincitori il derby di Milano, entrambe le squadre sono apparse bloccate dalla paura di perdere, un punto che ha mantenuto a braccetto le due squadre al terzo posto. 1-1 tra Roma e Spal: Selmosson per i giallorossi e Corelli per gli emiliani i marcatori. Due punti importanti, in chiave salvezza, per l'Atalanta ottenuti contro il Bari.