Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
10-01-1960 - Giornata: 14 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Padova AC 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Arbizzani Luciano, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Forin Romano, Boniardi Umberto, Girardo Antonio, Oldani (II) Tullio, Filini Giancarlo, Rivera Gianni, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
PADOVA AC: Pin; Secco, Cervato C.; Pison, Blason, Gasperi; Perani, Rosa, Brighenti (II) Sergio, Mari, Tortul. All.: Rocco Nereo.

Arbitro: Roversi Gastone (Bologna)
Note
Infortunato: Migliavacca [A, uscito dal campo all’88’ per dolori di stomaco]. Angoli: 3-1 (2-0) oppure 3-0. Spettatori: 4.000 (paganti: 1.380). Incasso: lire 1.100.000. Giornata di neve e vento, terreno gelato e sdrucciolevole. Inizio gara ore 14:30. La gara fu nel programma della prima puntata di «Tutto il Calcio Minuto per Minuto»: l'esordio della storica trasmissione radiofonica fu pressapoco il seguente: «Gentili ascoltatori buongiorno, dallo studio centrale Roberto Bortoluzzi. I campi collegati oggi sono Milano per Milan-Juventus, Bologna per Bologna-Napoli e Alessandria per Alessandria-Padova. Ai microfoni Nicolò Carosio, Enrico Ameri e Andrea Boscione». «La Gazzetta dello Sport» indica in tabellino la presenza di Snidero, in luogo di Girardo, nella formazione dell’Alessandria; tuttavia, in cronaca conferma la presenza di Girardo.

Commento
Un’altra occasione perduta per l’Alessandria che, anche oggi, non ha saputo cogliere il successo contro una avversaria invero modesta. I grigi, i quali non vincono dal settembre scorso, allorché batterono il Milan nella prima giornata di campionato, non sono riusciti ad andare al di là di un modesto pareggio, uno dei tanti zero a zero ottenuti nel corso di questo tormentato torneo. Così la situazione della squadra si fa sempre più grave, né possiamo intravvedere una via d’uscita per le troppe deficienze del quintetto di punta, che non riesce a trovare la strada del goal. L’ultima rete segnata dall’Alessandria risale al 13 dicembre (pareggio, uno a uno col Napoli, e goal di Filini); in queste contingenze è impossibile, per l’Alessandria, risalire la corrente e piazzarsi in una posizione, sia pure modesta, ma lontana dall’incubo della retrocessione. Oggi i grigi hanno giocato privi del capitano Pedroni, squalificato per due gare, e il suo posto è stato assunto dall’anziano e ancor valido Boniardi, che ha ceduto la maglia n. 4 alla riserva Forin. Nessun altro evento di spicco nei rimanenti settori. Le pessime condizioni ambientali hanno certamente influito sull’andamento generale della disputa, ma non è attenuante valida per giustificare il mancato successo. E sì che le occasioni per vulnerare la rete difesa da Pin non sono mancate nel corso della serrata disputa, ma sempre i grigi hanno fallito il bersaglio per la precipitazione e, soprattutto, per la mancanza di un deciso, pronto e abile stoccatore. Anche il giovanissimo Rivera, già definito come una «rivelazione», ha deluso i non molti tifosi sfidanti il maltempo per assistere all’attesa gara, dopo tre settimane di digiuno. Buona come sempre, o quasi, la difesa, unico baluardo della compagine, che si regge solo grazie a questo reparto. La cronaca si può brevemente riassumere in questi termini: già al 1’ i padovani sono in angolo per un vivace inizio combattivo dei grigi che si è protratto per alcuni minuti, facendo vagamente presagire, da tanto breve, sterile languore, una efficace reazione per conseguire un franco successo. È stata però una pallida avvisaglia senza pratiche conseguenze, poiché l’attacco grigio ha ripetutamente riconfermato gli errori tecnici e tattici ben noti. Tuttavia, per ben due volte, l’Alessandria si è trovata in ottime condizioni di segnare: al 23’, su calcio di punizione, il tiro di Tacchi è stato parato malamente da Pin che ha perso la palla, l’ha ripresa e ributtata lievemente, per cui Rivera ha effettuato un nuovo tiro da pochi passi, senza colpire il bersaglio. Due minuti dopo, un potente traversone di Nardi è stato raccolto di testa da Filini che precipitosamente ha deviato verso la rete all’incrocio dei pali. Il Padova ha continuato a difendersi disperatamente e, al 40’, si è avuta l’azione più pericolosa sotto la rete patavina su azione di Tacchi. Il gioco duro, reso più aspro dal freddo, ha dato origine a parecchi scontri fallosi e Cervato, Tacchi, Rivera e Migliavacca sono stati i più colpiti. Quest’ultimo ha dovuto, nella ripresa, uscire dal campo per un duro colpo allo stomaco. Nel secondo tempo, lotta alterna nei due campi con un vigoroso finale offensivo dei padovani, i quali hanno più volte messo in serio pericolo la rete alessandrina e, come già nel primo tempo, i grigi, così i bianchi patavini hanno mancato due facilissime occasioni con Tortul per segnare due altrettanti ottime reti. La bufera è aumentata proprio sul finire della gara d’intensità quando gli animi eccitatissimi erano protesi ancora sull’ondeggiare delle azioni nei due campi. Giornata rigida con neve e vento. Per tutto l’incontro, durante il quale non si sono registrati incidenti di rilievo, è caduto un fitto e gelido nevischio, mentre un vento impetuoso tagliava le gambe ai giocatori. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 11 gennaio 1960) L’Alessandria non ha vinto nel primo tempo una partita che poi è stata lì lì per perdere nella ripresa. L’attimo cruciale che ha segnato, per così dire, il destino d’un simile voltafaccia si è verificato a cinque minuti esatti dal termine del primo tempo. Così: palla ribaltata sulla sinistra, in una fetta di campo libera; Tacchi la bracca e dà l’impressione di poter tirare direttamente in rete, poi allarga e, ormai pressato, spara dalla linea di fondo un cross violento e basso; Filini riceve a due metri dalla porta ma, forse un po’ sorpreso, forse un po’ sbilanciato, interviene precipitosamente di destro; la palla s’impenna in maniera incredibile, altissima, e sulle labbra di cinquemila «congelato» l’urlo del gol si smorza in un «oh!» di delusione. I grigi avevano cominciato con il vento alle spalle, ma avevano ben presto svelato il punto debole d’un attacco negato al tiro a rete. Oltre la metà campo, l’azione alessandrina si sfaldava inesorabilmente fra le maglie rigide delle robuste retroguardie patavine. Risultato: il gioco ha stagnato quasi sempre in zona neutra, fuori dalle due aree di rigori e, quando è giunto in prossimità dei pali, ha sistematicamente perduto smalto e consistenza. L’orgasmo, dal canto suo, aggravato dalle insidie del terreno, esasperava le debolezze costituzionali degli attaccanti alessandrini e tradiva nel contempo gli spunti più organici e vigorosi ma eccessivamente individualisti dei Brighenti e dei Perani nell’altro campo. Il che è puntualmente accaduto nella ripresa, quando l’Alessandria, più disarticolata e provata, ha corso il rischio di essere travolta. Tutto sommato, lo zero a zero è equo. I tifosi grigi, che alla fine hanno fischiato il loro attacco anemico e improduttivo, saranno d’accordo con noi: il «se» e il «ma» di quel tal pallone svirgolato da Filini, d’accordo, ma… una vittoria sarebbe stata una beffa per il Padova, così come un gol dei biancorossi, pur nella fase del loro dominante finale, sarebbe stato per i difensori grigi castigo troppo duro e immeritato. Potremmo dunque concludere questa nostra analisi, affermando la netta prevalenza dei due opposti campi difensivi nei confronti dei rispettivi avversari d’attacco. O, se preferite, l’ancor più netta inferiorità sostanziale dei reparti offensivi (quello dei padroni di casa in maniera più spiccata e determinante). Le due squadre hanno, fra l’altro, presentato affinità tattiche che, alla resa dei conti, devono aver soddisfatto più Rocco che non Pedroni. Fra i padovani, Blason «libero» aveva affidato Rivera alle cure di Mari; fra gli alessandrini, «libero» Boniardi, era il bravo Girardo a fare la guardia a Brighenti. La duplice operazione è riuscita ma, ripetiamo, è Rocco ad averne goduto di più. Venendo ad un rapido esame dei singoli, diremo che Arbizzani ha avuto più lavoro di Pin e se l’è cavata brillantemente: Nardi e Giacomazzi (il primo spesso proiettato in avanti, il secondo alle prese con il «pepato» ma troppo personale Perani) e, dall’altra parte, Secco e Cervato si sono equivalsi; così, più o meno sulla stessa linea, le due mediane (fra i patavini, Gasperi s’è visto pochino; fra gli alessandrini, Forin, generosissimo, ha pagato alla distanze le conseguenze delle troppe sgroppate in avanti e d’un colpo al piede destro); e, per finire con gli attacchi, preciseremo che Brighenti e Tortul hanno sbagliato la loro parte e che, in campo opposto, Filini, pur grezzo com’è, ci è sembrato il più redditizio, Tacchi non essendo tagliato per i terreni invernali, Rivera tocchettando deliziosamente ma con scarsa autorità e decisione, Oldani apparendo quanto mai evanescente e Migliavacca accusando dai primi minuti un malessere che ne ha menomato visibilmente l’azione. Il platonico punto di vantaggio per i biancorossi, sempre nel quadro d’una classifica accademica, potrebbe aver nome Rosa, puntiglioso e sgobbone anche se meno lucido del consueto. Giornata glaciale; nevischio implacabile, incrudelito da un forte vento da Nord; terreno infarinato, scivoloso, gelato, traditore; scontri a non finire, ma senza gravi conseguenze; arbitraggio scrupoloso ed eccellente, quello del bolognese Roversi. La cronaca del mediocre scontro, fatto più di buone intenzioni a metà campo che non di apprezzabili gesti in fase di realizzazione, registra una ventina di minuti in equilibrio (un pallonetto insidioso di Rosa, su punizione al 14’, è pareggiato da un acrobatico tentativo, alto di poco, compiuto da Rivera, su imbeccata di Tacchi, al 18’). Poi, l’Alessandria, pur con molta convinzione, si butta in avanti. Al 23’ un bolide di Tacchi, su punizione, mette in difficoltà Pin, che si salva in due tempi, insidiato da Rivera. Al 26’ un centro lungo di Nardi è raccolto di testa da Filini e la palla termina a lato di una inezia. Un minuto dopo, ancora di testa e su centro di Tacchi, lo stesso Filini impegna debolmente Pin. Sempre Filini, al 34’, imbecca abilmente Rivera, ma Pin è pronto alla parata. Poi, dopo che Tacchi ha sfiorato la traversa su punizione dal limite, eccoci al famoso 40’, al già descritto errore di Filini. E si va così al riposo, con gente che si morde le unghie (magati anche per scaldarsi le dita… con quell’aria siberiana che tira). Ripresa. Al 6’ Pison, a pochi passi da Arbizzani, calcia a lato. Poi i grigi svelano qualche momento di buona vena, ma è il loro canto del cigno, ammesso che il loro canto del cigno, ammesso che il cigno esistesse e sapesse cantare. Così, sotto la neve che mulina giù dal cielo, a tormenta, i bianchi corsari del Padova, più in fiato, più gagliardi, s’impadroniscono della scena. Al 15’ Tortul sbaglia di grosso una peraltro difficile girata. Un istante dopo, è Perani a sparare fra le braccia del portiere. Scottati da questi pericoli, gli alessandrini tentano l’ultimo «forcing», che si esaurisce in un breve e convulso batti e ribatti davanti a Pin. E ancora il Padova ritorna all’assalto. Al 25’ Secco, fattosi avanti, fa fischiare un bolide un metro fuori dai pali, alla destra di Arbizzani. Al 26’, dopo un calcio d’angolo per i biancorossi, Brighenti sciupa a sua volta un’occasione d’oro (e gli alessandrini cercano di consolarsi: se sbaglia lui che è il centravanti della Nazionale, sopportiamo anche i nostri…). L’Alessandria ansima, sembra sul punto di disfarsi. Ma il cuore non le manca, nelle retrovie, e a un minuto dal termine, dopo che Perani avrà fatto fuori Arbizzani in uscita, Giacomazzi salverà ribattendo la palla sulla linea fatale. Finisce sotto la neve che continua a turbinare nell’aria, in una stridula sinfonia di fischi. (Gianni Cerri, «La Gazzetta dello Sport», 11 gennaio 1960) Non bastano più i pareggi ottenuti in casa SUONA PER L'ALESSANDRIA IL CAMPANELLO D'ALLARME La squadra grigia ha conquistato il suo sesto pareggio casalingo. Ad un certo punto, la conquista può essere definita una perdita, e chi ci guadagna è invece il Padova, per il quale il punto strappato ha un effettivo valore di classifica. C’erano appena cinquemila spettatori nello stadio, ed erano già molti data la giornata che non invitava certo ad uscire di casa. Poca neve, appena una spolveratura, ma un freddo intenso, un vento tagliente, e ogni tanto raffiche di nevischio. Il gioco è stato pari a questo ambiente avverso: tecnicamente pressoché nullo, non povero di slancio ma disordinato, impreciso, senza mordente. Prudenza dalle due parti: Mari, entrato in campo come mezzo sinistro, è subito arretrato fra i mediani per creare uno sbarramento davanti alla difesa; fra i grigi, Girardo si era piazzato a guardia di Brighenti e Migliavacca retrocedeva a coprire lo spazio rimasto vuoto. In fase difensiva retrocedevano poi pressoché tutti e da parte alessandrina non restavano stabilmente all’attacco che Rivera e Tacchi. Più solido il Padova per il grande lavoro di Rosa, ma bloccato a sua volta dalla giornata negativa di Brighenti e di Tortul. Tutto l’attacco padovano si può dire che è vissuto sul lavoro di Perani, non solo il migliore della squadra ma il migliore in campo, palleggiatore e aggressivo nello stesso tempo, con spunti di virtuosismo degni veramente di un’ala di classe. Ma Perani, che aveva di fronte l’osso più duro della difesa alessandrina, non poteva da solo, pur con la preziosa spalla di Rosa, dare vita ad un gioco d’attacco così robusto da smantellare la retroguardia dei grigi. Arbizzani ha avuto scarso lavoro come mole e come qualità, tiri che mettessero in vero pericolo la sua rete non sono partiti da nessun piede. Le situazioni peggiori le ha avute la porta padovana, difesa talvolta in blocco da tutta la squadra, sotto la spinta di Oldani, Filini, Tacchi e poco da Rivera, elemento inadatto in una giornata come quella di ieri. Noi non avevamo visto il Padova dal giorno della partita con la Juventus all’Appiani (non teniamo conto di quella col Torino per la Coppa Italia) e la differenza di impressioni è stata notevole. Bisogna tener conto evidentemente delle essenze: Zannier, Scagnellato, Moro, Celio, più gravi certo delle assenze dei grigi. Ma ci è sembrato di riscontrare nella squadra una minore elasticità di gioco e una diminuita prontezza nel capovolgere la situazione e passare al contrattacco. Padrona del centro campo, però, la squadra è rimasta sempre e la prova di Mari, di Gasperi e di Pison è stata bella per sicurezza di piazzamento e intuizione tattica. Per trarre le conseguenze di questo lavoro ci sarebbe voluto almeno un Brighenti all’altezza di Perani, ma la magra partita del centravanti ha tolto alla squadra la punta necessaria per lo sfondamento. Non c’è stata una vera prevalenza tattica di gioco di una squadra sull’altra. Assestate entrambe in difesa, sia l’una che l’altra col battitore libero e tutt’e due con un attacco zoppicante. Quindi, scarso gioco manovrato ma incursioni pericolose, assalti che assai spesso sembravano arrembaggi, scontri duri e talvolta peggio, un terreno ora pesante ora duro e scivoloso. La squadra grigia ha ottenuto il primo calcio d’angolo appena dopo due minuti, poi sono cominciate le galoppate, frementi e innocue. Al 18’ Rivera, in azione di contrattacco, è venuto a trovarsi con il solo Blason davanti a lui, leggermente spostato alla sua destra. Un attaccante di temperamento avrebbe fatto forza di garretti, puntando verso la rete, ma il ragazzo deve aver avuto timore di quei trenta e più metri che lo separavano dalla porta, ha indugiato e quel vecchio volpone di Blason ha capito, in un balzo l’ha raggiunto ed è stata finita. Molti falli, alcuni giusti, altri inventati. Al 23’ una punizione battuta da Tacchi a un metro dal limite ha fatto sussultare i tifosi. Il tiro violentissimo era intercettato da Pin, che non riusciva a bloccare con sicurezza la palla, ma pronto la ricuperava mentre in un attimo, attorno al suo corpo a terra, si accendeva la mischia da cui egli usciva con la sfera ben stretta nelle mani. Poco di rilevante per il resto. Tacchi era in vena, il contropiede dei grigi lo cercava di continuo, ma quella del Padova è una difesa di colossi anche fisicamente e una volta abbiam visto il povero Tacchi volare a terra per cinque metri. La più bella occasione dei grigi doveva maturare al 40’, quando Tacchi riceveva inopinatamente la sfera da un fortuito rimpallo. Allora egli effettuava quattro o cinque falcate precipitose e centrava secco e basso quasi dalla linea di fondo: giungeva come un bolide Filini ed, a non più di un paio di metri dalla porta, calciava violentemente alzando sulla traversa. Un’occasione simile non doveva presentarsi più. All’inizio della ripresa, attacchi del Padova. Al 3’ una buona occasione era offerta da Rosa a Tortul, ma questi si impigliava in Nardi e non se la cavava più. Due minuti dopo, una punizione battuta da Rosa dava la palla buona a Pison a pochi passi dalla rete, ma nuovo sbaglio. Allora scendeva a folate l’Alessandria sospinta dal coro della folla. Poi, ancora contrattacco dei padovani. Al 15’ Boniardi si faceva sorprendere da Tortul in un passaggio indietro al portiere. Il padovano balzava fra i due, si impadroniva della palla ed era sembrato proprio che il goal fosse fatto, ma Tortul mancò di decisione e da cinque o sei metri sbagliò tutto. Alla mezz’ora pareva dovesse prevalere l’Alessandria, ma le sorti si capovolgevano, l’iniziativa tornava ai padovani, che tempestavano negli ultimi minuti. Al 44’ una grande azione del magnifico Perani, lanciato da Brighenti, metteva la porta alessandrina in pericolo. Salvava Giacomazzi, ma sotto la spinta dei mediani l’offensiva riprendeva ed era ancora Perani il protagonista in quella mischia che sembrava una bolgia. Non si ebbe nessuna conclusione ed era giusto così. Nessuna delle due squadre avrebbe meritato di vincere. Migliavacca lasciava il campo due minuti prima per dolori di stomaco. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 11 gennaio 1960) Ancora un pareggio per i grigiazzurri alessandrini: ed è il nono. La tanto sospirata vittoria non è giunta, ma dobbiamo subito dire che ciò è stato per demerito degli avanti alessandrini i quali hanno sciupato parecchie occasioni quando il «gioco» sembrava fatto. La partita Alessandria-Padova si è giocata al Moccagatta, il cui terreno era oltremodo sdrucciolevole e un gelido vento, accompagnato da nevischio, soffiava con una certa violenza. L’Alessandria si è presentata in campo senza il centromediano Pedroni, squalificato dalla Lega, e Boniardi l’ha sostituito in modo egregio, per cui la difesa alessandrina ha svolto ottimamente il suo compito. Il Padova giocava per il pareggio. Ha ottenuto lo scopo e quindi deve ritenersi più che soddisfatto, anche se non ha avuto fortuna. È molto forte in difesa, adotta un catenaccio massiccio che fa quasi di tutta la squadra dei difensori. Si spiega così il fatto che, durante i primi 45’ e per gran parte della ripresa, il portiere alessandrino sia rimasto completamente disoccupato. («l’Unità», 11 gennaio 1960) Il risultato risponde solo in parte al valore dimostrato dalle squadre in campo, in quanto l’Alessandria, nel primo tempo, ha fallito per un soffio almeno tre facili occasioni da rete. L’interessante è che a sbagliare è stato tutte e tre le volte l’interno destro Filini, molto attivo ma impreciso. L’altro interno grigio, Migliavacca, colpito da crampi allo stomaco, è presto scomparso dalla lotta, lasciando i compagni di linea senza quell’apporto che sarebbe stato necessario per riuscire a penetrare quella munita difesa patavina, la quale si è valsa dell’apporto costante di Mari, entrato in campo con il n. 10 sulla maglia, ma retrocesso subito a fare da secondo centromediano alle spalle di Blason. Nonostante il massiccio schieramento difensivo dei veneti, il piccolo Tacchi è riuscito talvolta a farsi largo e a dare buone palle da rete ai propri compagni di linea che non ne hanno saputo approfittare. È un vero peccato perché la vittoria avrebbe premiato in questo caso i migliori. Nelle file patavine si è distinto il giovane Perani che ha avuto in Giacomazzi un guardiano con i fiocchi. I duelli tra i due giocatori sono stati forse quanto di meglio ha offerto lo spettacolo sportivo allo scarso pubblico tenuto lontano dalla giornata polare. Sia Brighenti che Tortul non sono riusciti a fare nulla di buono. In difesa ha svolto una notevole mole di lavoro, oltre a Mari autore di un bel salvataggio in extremis, il terzino Sacco che ha impostato il suo gioco di anticipo. Gli altri, compreso Pin hanno giocato una sana partita senza gravi errori. Negli ultimi minuti, per un improvviso sbandamento della difesa alessandrina per un soffio Perani non porta in vantaggio la propria squadra ed è proprio il suo diretto rivale Giacomazzi a ribattere la palla sulla linea della porta lasciata incustodita da una incauta uscita del portiere Arbizzani. Altri momenti emozionanti sono stati nel primo tempo una parata a due tempi di Pin su tiro-saetta di Tacchi; un cross di Nardi che Filini manda fuori; un incredibile errore dello stesso giocatore che manda la palla oltre la traversa da non più di due metri ed un colpo di testa, ancora di Filini che colloca la palla tra le braccia del portiere patavino benché questi si trovasse spostato all’estrema destra della porta. («Il Messaggero», 11 gennaio 1960) Il risultato risponde solo in parte al valore dimostrato dalle squadre in campo, in quanto l’Alessandria, nel primo tempo, ha fallito per un soffio almeno tre facili occasioni da rete. L’interessante è che a sbagliare è stato tutte e tre le volte l’interno destro Filini, molto attivo ma impreciso. L’altro interno grigio, Migliavacca, colpito da crampi allo stomaco, è presto scomparso dalla lotta, lasciando i compagni di linea senza quell’apporto che sarebbe stato necessario per riuscire a penetrare quella munita difesa patavina, la quale si è valsa dell’apporto costante di Mari, entrato in campo con il n. 10 sulla maglia, ma retrocesso subito a fare da secondo centromediano alle spalle di Blason. Nonostante il massiccio schieramento difensivo dei veneti, il piccolo Tacchi è riuscito talvolta a farsi largo e a dare buone palle da rete ai propri compagni di linea, che non ne hanno saputo approfittare. È un vero peccato, perché la vittoria avrebbe premiato, in questo caso, i migliori. Nelle file patavine si è distinto il giovane Perani che ha avuto in Giacomazzi un guardiano con i fiocchi. I duelli tra i due giocatori sono stati forse quanto di meglio ha offerto lo spettacolo sportivo allo scarso pubblico, tenuto lontano dalla giornata polare. Sia Brighenti che Tortul non sono riusciti a fare nulla di buono. In difesa ha svolto una notevole mole di lavoro, oltre a Mari autore di un bel salvataggio in extremis, il terzino Sacco, che ha impostato il suo gioco di anticipo. Gli altri, compreso Pin, hanno giocato una sana partita senza gravi errori. Negli ultimi minuti, per un improvviso sbandamento della difesa alessandrina, per un soffio Perani non porta in vantaggio la propria squadra, ed è proprio il suo diretto rivale Giacomazzi a ribattere la palla sulla linea della porta, lasciata incustodita da una incauta uscita del portiere Arbizzani. Altri momenti emozionanti sono stati, nel primo tempo, una parata a due tempi di Pin su tiro-saetta di Tacchi; un cross di Nardi che Filini manda fuori; un incredibile errore dello stesso giocatore che manda la palla oltre la traversa da non più di due metri ed un colpo di testa, ancora di Filini, che colloca la palla tra le braccia del portiere patavino, benché questi si trovasse spostato all’estrema destra della porta. («Il Messaggero», 11 gennaio 1960) DOMANI AL CAMPO «MOCCAGATTA» ore 14,30 La Fiorentina ospite dei grigi Dopo il pareggio col Padova, preoccupante la situazione dell’Alessandria Le conseguenze di una mediocre preparazione e di una tattica inadatta cominciano a farsi sentire sensibilmente. Nella partita contro il Padova la squadra alessandrina ha fatto conoscere ai suoi fedeli sostenitori l’esatta misura del suo valore attuale. Non v’è alcuna possibilità di equivocare, per cui si ha la netta sensazione che i grigi si stiano avviando verso l’irreparabile. Troppe deficienze si sono accumulate in questa prima fase di campionato, per cui è diventata una impresa davvero «titanica» tentare ora di eliminare le gravi e complesse lacune. L’unità alessandrina appare disarticolata e priva di iniziative. Scende in campo senza convinzione, disposta ad accettare il verdetto che la sorte le assegna. La svogliatezza di parte dei suoi componenti risulta evidentissima e non esiste incitamento accorato del pubblico amico che riesca a scuotere i grigi dalla loro perniciosa abulia. L’indifferenza regna sovrana, e ciò che maggiormente sconcerta gli sportivi è che nessuno sembra intenzionato a prendere i drastici provvedimenti del caso. Ciecamente avevamo creduto che l’Alessandria non avrebbe potuto giungere, quest’anno, ad una situazione tanto critica. Avevamo fiducia nei suoi tecnici, ed in particolar modo nei suoi atleti. Mai abbiamo dubitato del loro attaccamento ai colori sociali e della loro serietà. Oggi, purtroppo, siamo costretti, alla luce dei fatti, a ricrederci. Non tutti i giocatori grigi, quando sono in campo, si impegnano come dovrebbero. Il loro contegno demoralizza ed allontana le simpatie del pubblico precedentemente acquisite. Che possa esservi del disaccordo tra i giocatori, è ammissibile: tuttavia ci sia consentito di chiedere a tutti di abbandonare negli spogliatoi malanimi e rancori. Quando si entra in campo, ogni risentimento personale deve essere accantonato, per operare di comune accordo, nell’interesse della squadra. Evitiamo di segnalare coloro che, a nostro parere, sono i maggiormente indiziati, e lasciamo agli sportivi alessandrini il compito di giudicare se tutti i giocatori meritano riguardo, anche se hanno al loro attivo un passato luminoso. Sono stati assoldati per difendere una bandiera, e devono assolvere sino all’ultimo, con dedizione e scrupolosità, il loro dovere. Non concediamo attenuanti alla inattività di taluni, in quanto da tempo abbiamo definito la loro indifferenza, pura e semplice insensibilità. Domenica scorsa, in novanta minuti di gioco, non abbiamo avuto il piacere di assistere ad una azione degna di nota. Non un tiro a rete ha avuto la caratteristica dell’insidiosità, e ciò è dipeso dalla totale mancanza di organicità tra i singoli reparti. Spettacolo deprimente e avvilente. Ogni atleta grigio si è sbizzarrito ad impostare il gioco a suo piacimento, senza tener conto dei collegamenti collettivi. Spesso e volentieri si è preferito far fallire, con palleggiamenti al rallentatore, a metà campo, l’azione, anziché fornire con un bel rilancio lo spunto ai compagni che si trovavano in buona posizione per puntare decisamente a rete. È giunto il momento di porre fine a siffatta situazione: è giunto il momento di rimboccarsi le maniche, di dare tutto l’animo alla società, nel supremo tentativo di salvarla. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 16 gennaio 1960) Niente di eccelso, ma nel primo tempo l’Alessandria avrebbe potuto segnare almeno un paio di volte, liquidando il Padova. Non è colpa di alcuno se il terreno non ha permesso un controllo più preciso del pallone, ed era scritto che un altro pareggio dovesse fermare l’Alessandria. Tutti imprecano contro Filini, tutti gli addossano la responsabilità della mancata vittoria. Sì, avrebbe potuto segnare di testa se fosse entrato con maggior decisione, ma non era facile realizzare su quella cannonata-cross di Tacchi, che lo ha trovato sbilanciato in velocità. D’altra parte, le cose più belle le abbiamo viste da questo generoso ragazzo, che con i suoi limiti rende almeno quanto coloro che passano per dei «fuori classe». Siamo tutti d’accordo che, giocando per una mezz’ora con tre, o meglio con quattro uomini all’attacco, si possono creare azioni da goal? Se poi le reti si sbagliano, è un’altra faccenda; ma nel primo tempo, domenica scorsa, si poteva benissimo segnare e si sarebbe giunti in classifica a quota «12». Nel secondo tempo è cresciuto il Padova, ha sbagliato i suoi goals, ha dominato in lungo ed in largo. I grigi erano stanchi perché scarsamente preparati, o gli ordini sono stati di salvare il pareggio, come al solito? Mistero profondo, che soltanto pochi esperti riusciranno a chiarire. Malato Maccacaro? Evidentemente sì, perché altrimenti non si spiegherebbe questa nuova prima linea varata dal «comandante» Pedroni con il ritorno di quell’Oldani che non era in forma, con Migliavacca mezz’ala e Forin mediano! Una comica davvero, se si pensa che Migliavacca è soltanto un onesto lavoratore arretrato, mentre Forin può essere una buona mezz’ala avanzata. E se si pensa che il «rosso» avrebbe potuto essere pericoloso su quel terreno, o quanto meno impegnare a fondo il suo avversario, Blason, evitandogli di essere il migliore in campo, alla sua età, viene fatto di considerare che la formazione era senza dubbio sbagliata! Rivera non ha fatto gran che, non ha risolto i problemi che assillano la prima linea dell’Alessandria, ma in squadra ci sta bene ed occorre insistere, perché ne ha bisogno per farsi le ossa e soprattutto ha necessità di smettere di alzare le braccia ed imprecare quando sbaglia. Siccome sbaglia spesso, dovrebbe convincersi che occorre star calmi e non infastidire tutti con gesti che stanno bene ai «gigioni» del calcio e non alle fulgide promesse. Anche il freddo ha voluto dire la sua, ed ha tenuto lontano dal campo molte persone che, evidentemente, se ne infischiano della loro squadra, e la vedono già in Serie B. La classifica non è allegra, è evidente: ma se si pensa che un punto più su c’è la Sampdoria, ci viene voglia di strapparci i capelli, pensando al «catenaccio» contro la Udinese e a Genova, per citare soltanto due delle partite perse o non vinte per colpa di una sola persona. E contro il Napoli, l’Atalanta, eccetera. Insomma, siamo convinti che la Alessandria avrebbe potuto avere almeno quindici punti, se avesse giocato come il primo tempo di domenica scorsa, naturalmente con una prima linea formata da Filini, Forin, Maccacaro, Rivera e Tacchi. È uscito dalla tana finalmente perché, dice, lo abbiamo tirato per i capelli! Perché, secondo la sua versione personale, a Palermo i grigi hanno perso perché hanno attaccato! Infatti, Arbizzani non ha preso quattro goals impossibili, infatti non abbiamo visto che il primo era stato tirato da 40 metri ed ha attraversato una selva di almeno venti gambe! Infatti, non è vero che contro il Padova nel primo tempo la partita poteva essere liquidata. Se qualcuno non ha realizzato, questo non ha nulla a che vedere con la tattica di gioco che ha dato i suoi frutti, e come! Ad ogni modo, vale anche per lui quanto detto per gli altri: ha ragione, l’Alessandria continui a difendere il pareggio, ci vedremo a fine campionato! Ma, per piacere, non offenda chi non si permette neanche di nominarlo! Noi, è vero, compiliamo delle «noterelle» che nessuno legge, egli invece, dall’alto della sua esperienza e tra milioni di lettori, non ha certo la «coda di paglia» e… può attaccare a suo piacimento, con una linguetta velenosa e subdola. Ma che volete; «è piccolo, tanto piccolo… così!». Chi arriverà da Roma? Pare un attaccante discreto; lo attendiamo con ansia, anche se non sappiamo il nome, sperando che non si tratti di un altro Taddei. (Egi, «Il Piccolo», 16 gennaio 1960) RISULTATI: [11ª giornata] Bologna-Lanerossi Vicenza 0-1 (disputata il 1º gennaio 1960) [12ª giornata] Milan-Sampdoria 4-0 (disputata il 1º gennaio 1960) [14ª giornata] Atalanta-Udinese 0-0 Bari-Lazio 0-0 Bologna-Napoli 4-1 Fiorentina-Sampdoria 4-0 Genoa-Spal 0-1 Milan-Juventus 0-2 Palermo-Internazionale 1-1 Roma-Lanerossi Vicenza 3-1 CLASSIFICA: Juventus 22; Internazionale 19; Fiorentina, Milan, Spal 18; Bologna 17; Atalanta, Roma 14; Lazio, Padova 13; Napoli, Sampdoria, Udinese 12; Alessandria, Bari, Lanerossi Vicenza, Palermo 11; Genoa 6. MARCATORI: 9 reti: Sivori (Juventus), 8: Charles (Juventus), 7: Pivatelli (Bologna), Hamrin (Fiorentina), Firmani (Inter), Altafini (Milan), Brighenti (Padova), 6: Pascutti (Bologna), Selmosson (Roma). Il punto sul campionato La Juventus vince a San Siro con il Milan e va in fuga. I rossoneri hanno toccato con mano la superiorità dei bianconeri ed hanno virtualmente abdicato dal titolo di campioni d' Italia. Anche l'inter, bloccata a Palermo sull' 1-1 ha dovuto cedere il passo ai torinesi. Un altro “arrivederci” è stato virtualmente scritto: è quello del Genoa alla serie A. da quello che si è visto al Ferraris i rossoblu di quest'anno sono decisamente inadatti alla massima categoria. Il nono pareggio dell'Alessandria che ha sbattuto contro le barricate erette dal Padova modifica di poco la situazione in coda. Solo il Lanerossi ha perso ed ora la classifica si accorcia coinvolgendo anche (almeno in teoria) Roma ed Atalanta che oggi bazzicano al centro della graduatoria.