Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
17-01-1960 - Giornata: 15 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Fiorentina ACF 3 - 3 (2 - 0)
RETI: 4. Maccacaro C.[A], 37. Rivera G.[A], 86. Migliavacca G.[A] 61. Petris G. [Fi] , 65. Hamrin K. [Fi] , 73. Fantini E. [Fi]

Alessandria US Arbizzani Luciano, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Forin Romano, Boniardi Umberto, Girardo Antonio, Maccacaro Cesare, Filini Giancarlo, Rivera Gianni, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
FIORENTINA ACF: Sarti; Robotti, Castelletti; Malatrasi, Orzan, Chiappella; Hamrin, Gratton, Fantini, Lojacono, Petris. All.: Carniglia Luis Antonio.

Arbitro: Rigato Iginio (Venezia)
Note
Ammonito: Boniardi [A]. Angoli: 5-5 (3-1) oppure 4-5. Spettatori: 10.000. Giornata fredda e serena, terreno discreto con neve ai bordi. Inizio gara ore 14:30.

Commento
COLPI DI SCENA IN ALESSANDRIA-FIORENTINA 3-3 Gli alessandrini chiudono il primo tempo avanti 2-0 - nella ripresa sono raggiunti e superati (2-3) ma a quattro minuti dal termine la mezz'ala Migliavacca ottiene il gol del pareggio Era dalla prima giornata di campionato che l’Alessandria non riusciva più a segnare tre reti in una sola partita ed era da tre partite che non segnava affatto. L’attacco aveva perduto il senso del gol. Ma ieri l’incanto pareva rotto. Alla fine del primo tempo, la squadra grigia vinceva per due a zero, fatto inaudito. Aveva giocato per 45 minuti con uno slancio che incantava. I suoi uomini irrompevano su tutti i palloni, si difendevano in otto e attaccavano in sette, avevano il dominio del terreno e il dominio del gioco. «Se non vinciamo oggi – dicevano i tifosi – non vinceremo più». Che non abbiamo vinto sembra quasi incredibile. Ma, ahimè, la ripresa non è stata più che una brutta copia del primo tempo. L’Alessandria aveva perduto il suo ritmo, cioè appariva per metà disarmata. La Fiorentina non tardò certo ad accorgersi che la situazione era mutata. Il suo gioco trovò aria e spazio che nel primo gli erano mancati. Nel giro di una ventina di minuti, i due gol subiti erano pareggiati e non era ancora scoccata la mezz’ora che si portava in vantaggio. La folla incitava i suoi giocatori, che non ce la facevano più. Lento il loro scatto, errati i passaggi come di chi ha le idee annebbiate dalla stanchezza, frammentaria e disunita la azione. Il risultato pareva ormai fermo sul tre a due quando negli ultimi minuti la squadra ebbe un sussulto. Era su un calcio di punizione battuto da Giacomazzi che Migliavacca, a quattro minuti dalla fine, mandava nella rete il pallone del pareggio. La giornata, che si era iniziata con così allettanti promesse, si chiudeva con un nuovo risultato pari, il settimo ottenuto dai grigi sul loro campo, il decimo in tutte le quindici giornate di campionato. Sembra una fatalità. La squadra non riesce a sganciarsi dai «nulli» né nelle giornate buone né, tanto meno, in quelle cattive. Bastava non segnare per pareggiare, non bastano tre reti per vincere. L’Alessandria non si perde d’animo, ma questo destino diventa per essa un gioco amaro. Ma c’è stato troppo sbalzo di rendimento dal primo al secondo tempo, la sua avvincente galoppata ne aveva intaccate le forze. Ha dunque sbagliato tattica? Non lo crediamo. L’Alessandria non poteva accettare la lotta su di un piano esclusivamente tecnico risparmiando le sue energie. Era sul ritmo che essa avrebbe potuto battere l’avversario e sul ritmo, difatti, l’ha battuto nel primo tempo. Quando il ritmo è mancato e la lotta è stata portata sul semplice piano delle possibilità tecniche, allora la maggior classe complessiva, la superiore esperienza e la maggior capacità di realizzazione di una Fiorentina, anche se ancora fuori condizione, hanno prevalso. Il gioco dei grigi, che nel primo tempo saltava il centro campo con allunghi improvvisi, nella ripresa vi è inceppato dentro. La manovra, anziché spaziare alle ali, si è chiusa al centro, che era precisamente ciò che gli avversari desideravano per entrare in quel sistema di passaggi corti, di spostamenti abili, di manovra ravvicinata in cui la loro superiorità di squadra più costruita poteva manifestarsi. Il risultato ha quindi una sua logica giusta, fa la somma di due distinte fasi della partita, dona alle due squadre ciò che a ciascuna spetta. L’Alessandria è quello che è, coi suoi mezzi tecnici limitati e il suo gran cuore. La sua difesa è forte e bene organizzata, ma l’attacco è sempre una creazione del momento. La sua instabilità di formazione determina la sua instabilità di gioco e quindi la saltuarietà di rendimento. Questo suo gioco non riesce, diciamo così, a rassodarsi, ha molto slancio ma non un’orditura, è una enorme volontà che non trova un telaio che la valorizzi. Da parte sua, la Fiorentina, presa d’infilata quando le forze avversarie erano ancora fresche, si è ripresa quando ha potuto comandare il gioco a mezzo campo e battersi ad un ritmo meno assillante. Inutile fare dei confronti con la squadra di altre stagioni, sarebbe perfino fuori luogo. Non si è capita però la sostituzione di Montuori con un uomo evanescente come Fantini. Petris e Hamrin sono apparsi i migliori dell’attacco e il gol del primo è stato una cosa splendida. Lojacono dà talvolta l’impressione di essere la vittima di sé stesso e resta al disotto della sua grande classe sfacchinando troppo, cioè impiegando più mezzi di quanto basterebbe per un’azione più sobria che meglio valorizzerebbe le sue doti di uomo da rete. Ci è piaciuto Gratton, non eccelso ma sempre attento a sciogliere la matassa di un gioco costantemente arruffatissimo. Buon distributore delle sue restanti forze Chiappella, fuori forma Robotti e ottimo Castelletti. In quanto a Sarti, è necessario, per un giudizio, tener conto delle condizioni del terreno davanti ad una delle porte, quella a destra della tribuna, custodita dal fiorentino nel primo tempo e da Arbizzani nel secondo, dove si stendeva un terreno duro e ghiacciato, al contrario di tutto il resto del campo che era in ottime condizioni. Il secondo gol dei grigi è stato appunto un infortunio provocato dal gelo, come lo è stato il terzo segnato dalla Fiorentina nella ripresa. In questa porta sono finiti cinque dei sei palloni della partita: i due dei grigi nel primo tempo ed i tre della Fiorentina nella ripresa. Ci sembra un dato significativo. Tracciato così l’andamento della partita, dobbiamo limitare la cronaca alla descrizione delle sei reti. Parte come un razzo l’attacco dell’Alessandria al fischio dell’arbitro; non sono trascorsi trenta secondi che Tacchi, lanciato da un’azione Migliavacca-Rivera, sferra un traversone fortissimo che Sarti riesce a deviare in angolo. La partenza è stata buona. Un gol di Filini viene annullato per fuori gioco. Al 3’ un brutto fallo di Chiappella contro Maccacaro suscita le prime reazioni del pubblico. Il gioco si inasprisce poi verso la fine con certi falli dalle due parti da far venire la pelle d’oca al solo vederli. Al 4’, intanto, i grigi già vanno in vantaggio. Inizia l’azione un passaggio di Girardo a Filini ma la sua avanzata è bloccata da Malatrasi: lo scontro determina un tempo d’arresto fra i due, la palla scivola a lato, di corsa Maccacaro la raggiunge e con un gran tiro la saetta in rete. Si muove allora la Fiorentina, ma la sua azione è confusa, manca di incisività, scompare di fronte al furore agonistico degli avversari. Al 16’ manca un’occasione Filini su passaggio di Migliavacca, poi al 19’ Arbizzani è costretto a tuffarsi su tiro di Hamrin. Il gioco dei grigi è un assalto che piomba negli spazi vuoti e crea degli sbandamenti nella difesa. Al 30’ centra Fantini dalla sinistra sfuggendo a Nardi, ma a tre passi dalla rete Gratton fallisce l’intervento di testa e Lojacono, riprendendo, sciupa tirando fuori. È la più bella occasione perduta dalla Fiorentina nel primo tempo. A punire l’errore viene il secondo gol dei grigi, al 37’. L’azione parte da una rimessa laterale sulla destra effettuata da Maccacaro. Migliavacca riceve la palla, avanza di qualche passo poi centra a parabola. La difesa fiorentina ora si muove. Sul pallone alto salta e tocca di testa Filini, la palla è deviata sulla sinistra a non più di un metro, ma là, al limite dell’area c’è Rivera. Prontamente egli effettua il tiro di sinistro, ma l’azione gli riesce male e la palla, colpita col rovescio del piede, anziché filare alla sinistra di Sarti va alla sua destra. Prontamente il portiere, che già s’era lanciato, corregge il movimento per tuffarsi dalla parte opposta, ma scivola e cade mentre la palla, sfiorando il montante, entra in rete. Alla ripresa, l’aspetto della partita cambia. I grigi denunciano un senso di stanchezza e ne approfittano i viola che attaccano a loro volta. All’8’ momento d’ansia per un’entrata di Gratton sul portiere in tuffo. Poi, un’azione di Petris che salta due avversari e centra a Lojacono che sciupa l’occasione. Al 17’ i viola segnano. Allungo a parabola di Gratton da circa metà campo. Petris, affiancato da Nardi, corre con gli occhi rivolti alla traiettoria alta, Arbizzani ha un momento d’indugio e Petris, nell’istante in cui la palla tocca terra, con una puntata la infila nella rete. Splendido! Passano appena tre minuti. Al 30’ due corner sono battuti contro l’Alessandria. Nel secondo, tirato da Petris, la palla sorvola tutti e giunge all’appuntamento con Hamrin che, di testa, la infila in rete. Il pareggio è fatto, ma non basta. Un’occasione è mancata da Filini su centro di Maccacaro e intanto imperversa l’attacco viola. Al 28’, lungo tiro parabolico di Malatrasi in direzione della porta, Arbizzani esce dai pali per bloccare ma scivola e cade disteso a terra: la palla gli rimbalza sul petto, Fantini la raccoglie e la getta in rete. Ora i grigi sembrano proprio battuti, ma essi hanno un finale impetuoso. Al 41’, fallo di Robotti su Tacchi. Calcio di punizione tirato a cinque o sei metri dalla linea di fondo sulla sinistra, quasi al limite laterale dell’area. Lo tira Giacomazzi, un pallone teso e assai forte. Nessuno della difesa si muove, e allora si muove Migliavacca, che piomba sulla traiettoria e devia la palla nella rete. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 18 gennaio 1960) Alla fine del primo tempo, i grigi vincevano: essi avevano segnato due reti ed avevano scardinato la difesa viola. Gli «esperti» della società toscana erano indignati e demoralizzati ed esprimevano ad alta voce il loro parere sull’allenatore Carniglia e sui giocatori i quali, se li avessero sentiti, li avrebbero querelati immediatamente. Gli spettatori alessandrini erano felici e non nascondevano la loro meraviglia nel vedere la loro squadra avanzare energicamente verso la porta degli ospiti. Si erano abituati ad assistere ad incontri in cui i grigi, dal principio alla fine, se ne stavano acquattati nella propria area di rigore e l’improvvisa audacia mostrata dalla squadra nel primo tempo li entusiasmava e li commuoveva. Ad ognuno pareva impossibile che nella ripresa la Fiorentina potesse raddrizzare le sorti della gara. Infine, inaspettatamente, l’Alessandria ha ripreso la lotta assumendo uno schieramento oltremodo prudente. Tutti i giocatori, tranne due, sono stati richiamati indietro a dare man forte al centromediano Boniardi. Ben presto, i nove grigi che presidiavano l’area di rigore si sono disorientati: la squadra resisteva con accanimento, ma molto disordinatamente. Gli alessandrini si davano vicendevolmente fastidio, ora accorrendo in tre sulla palla, ora piombando come una valanga di lupi su di un avversario che non aveva nessuna difficoltà a servire la sfera ai compagni, lasciati liberi nella confusione. Così, dopo mezz’ora di gioco, la Fiorentina ha pareggiato e ha segnato la terza rete. A questo punto, i piemontesi si sono accorti di aver commesso un errore imperdonabile e si sono nuovamente lanciati all’abbordaggio della rete custodita da Sarti. La gagliarda reazione dei grigi è stata contrastata debolmente dalla Fiorentina che, sotto la spinta degli avversari, è stata costretta a retrocedere Orzan e i suoi «gregari» hanno tentato di intimorire i grigi falciandoli senza pietà, ma a due minuti dalla fine, nella rete di Sarti, è entrato il pallone del pareggio. Da quanto abbiamo scritto, che speriamo rispecchi fedelmente la realtà, risulta dunque che gli alessandrini non solo meritavano la divisione dei punti ma, a voler sottilizzare, la vittoria, che avrebbero ottenuto se l’allenatore Pedroni li avesse consigliati saggiamente. Vi sarete accorti che, fino ad ora, la nostra attenzione si è rivolta quasi unicamente ai piemontesi, mentre la logica del campionato avrebbe dovuto consigliarci a trattare particolarmente il gioco dei fiorentini che, in qualche modo, sono ancora in lizza per il massimo traguardo. Ma che cosa si può scrivere su questi strani candidati allo scudetto? Oggi, se gli atleti toscani non avessero avuto addosso la maglia color viola, noi avremmo faticato a riconoscerli. A dir la verità, la Fiorentina oggi ci ha violentemente ricordato una squadra composta di villeggianti ammogliati che avevamo visto nella scorsa estate durante le ferie; anzi, per l’esattezza, aggiungeremmo che quegli allegri padri di famiglia in vacanza si impegnavano molto di più. Hamrin è stato l’unico che si sia salvato dal naufragio. E ora eccovi la breve storia delle sei reti. L’Alessandria inizia attaccando: incredibile, realtà romanzesca, eppure questa è la verità. I grigi corrono a perdifiato sul terreno fangoso che provvidenziali stuoie di materia plastica hanno protetto dalla neve, ammucchiata fin dal mattino ai bordi del campo. In questi mucchi, ogni tanto, i giocatori si tuffano allegramente uscendone infarinati come mugnai. Al 4’, l’Alessandria segna: Orzan tenta di passare la palla a Robotti, il quale ritarda e si fa precedere da Filini. La mezz’ala alessandrina spedisce subito la palla a Maccacaro che, da circa 13 metri, tira di destro con gran forza e segna. La rete (l’ottava della stagione per i locali) esalta i grigi, che aumentano la rapidità delle azioni. Si mette in luce Rivera, il sedicenne campione monferrino che il Milan si è già accaparrato per la modica cifra, si dice, di 60 milioni. È un ragazzo in gamba, non vi sono dubbi: di media statura, con una faccia furba, da faina, che ricorda stranamente quella di Piola agli esordi. Proprio Rivera, al 37’, segna la seconda rete, magistralmente. Egli ha colpito al volo il pallone servitogli da Filini di testa. Era a una dozzina di metri dalla porta e, invece di stangare alla Virgili, ha toccato dolcemente la palla con l’interno del piede sinistro, indirizzandola verso l’angolo in cui Sarti non poteva giungere in tempo. Una rete-capolavoro, ve lo assicuriamo. Al 16’ della ripresa, dopo un lungo assedio, segna Petris da pochi metri su allungo di Gratton. Quattro minuti dopo, Hamrin pareggia deviando di testa un calcio d’angolo. La palla, prima di giungere ad Hamrin, era stata svirgolata grossolanamente da ben quattro confusissimi grigi. Al 28’ Fantini segna la terza rete, approfittando di un errore collettivo della difesa alessandrina. L’Alessandria, come abbiamo dianzi scritto, si impegna e, al 43’, pareggia con un bel colpo di testa di Migliavacca. Poi, fino alla fine, grigi e viola menano calcioni e gomitate senza risparmio. (Piero Maria “Martin” Zoccola, «l’Unità», 18 gennaio 1960) Oggi i grigi erano in vena di miracoli. Hanno cominciato con la lieta sorpresa di un terreno magnificamente protetto dalla nevicata, grazie ai grandi fogli di materia plastica, che hanno raccolto il bianco mantello, senza che il prato venisse imbibito di acqua. Ora, chi ricorda la tradizione locale del terreno fangoso oltre il credibile, può a buona ragione parlare di miracolo. Poi, il miracolo tecnico di quel primo tempo tirato a tutta andatura, con uno slancio da antica provincia, che spediva la palla dalla difesa massiccia e rinforzata alle avanguardie sveltissime, in palla, decise. Sotto le raffiche della petulante azione di Rivera, Filini e Tacchi i viola non potevano che accettare, anzi subire le lezioni di anticipo. Tanto che si poteva parlare di una Fiorentina deludente, male organizzata, costretta a salvarsi con pezzi di bravura di Castelletti e Robotti dalle pericolose situazioni. Le sue repliche trovavano difficoltà a farsi luce nella difesa stretta dei grigi, quando non bastava il battagliero e dinamico Girardo a romperne lo slancio sulla diga… foranea. Il tempo finiva col vantaggio di due reti a zero a favore dei grigi. E in verità, neppure in linea tecnica v’era alcunché da obiettare al risultato parziale. Ma la ripresa capovolgeva radicalmente la situazione. Fosse la paura di vincere, fosse un comprensibile calo di energia nei giovani grigi (Migliavacca e anche un po’ Filini sembravano infatti spompati) il fatto è che i padroni di casa si chiudevano in fitta barriera nella loro area. Addio gioco ficcante, addio anticipo. Era la Fiorentina a salire in cattedra, coi suoi valori tecnici ben noti e con uno spirito di orgoglio che la onora anche sul piano dell’agonismo. Insomma, il rovescio del primo tempo. E se Gratton fosse stato preciso nelle entrate su qualche pallone esatto e se Hamrin, alle prese con un Giacomazzi scatenato, avesse tenuto il ritmo di altre prestazioni, per l’Alessandria poteva essere la catastrofe. Comunque, il bel periodo era fruttifero per i viola, che in meno di mezz’ora annullavano lo svantaggio e passavano a condurre con tre reti. Ma a questo punto veniva il terzo miracolo. Quando ormai si credeva tutto finito, con la Fiorentina palleggiante in bellezza e l’Alessandria fiaccata nelle speranze e nell’orgoglio, i grigi si gettavano allo sbaraglio, ripetevano con efficacia le loro entrate di anticipo, riacciuffavano il pareggio, nel quale ormai sembrava pazzesco sperare. Così riassunta la cronistoria della partita, si comprende come il gioco sia sempre stato non perfetto di stile e di motivi tecnico-scientifici. Ma si comprende anche come la gara sia stata portentosa di suspence, con partecipazione corale del pubblico alle vicende del terreno, con momenti di intemperanza da parte di qualche giocatore dei due campi. E Rigato, lodevole per l’esattezza tecnica, avrebbe forse dovuto – in linea teorica – avere la mano più dura nel reprimere tali intemperanze. Peraltro, il senso pratico gli dà ragione di certe sue ammonizioni paternalistiche, nel senso che la gara ha conservato equilibrio tanto nella generale correttezza quanto nelle sporadiche scalmane. Una partita siffatta è più da godere visivamente che da riferire ad ampio discorso. E men che meno è il caso di forzare i tempi, per dare un senso tecnico al gioco. La sola cosa che è saltata agli occhi oggi è la vecchia tesi che chi gioca con slancio e coraggio trova sempre la sua fortuna. E che chi attacca senza risparmio finisce a cavare qualche cosa dal suo sforzo. Col coraggio si arriva a colmare la logica differenza fra una Fiorentina dai bei nomi e a mettere in vetrina dei giovanotti di ragguardevole valore ancora in boccio. Col coraggio si arriva a ricuperare uno svantaggio categorico (ed il merito è dei viola) e una situazione diventata disperata (e qui si torna ad onore dei grigi). Non rimane che dare una descrizione delle reti e di qualche… quasi rete. Primi minuti; Alessandria sulla rete tre volte: traversa di Tacchi (servizio di Migliavacca), poi rete fasulla di Filini (fuori gioco), infine rete buona di Maccacaro, molto intraprendente in questa fase. Il rosso scappa, appoggia a Filini che gli ritorna la palla. Cannonata irresistibile. Forcing della Fiorentina, interrotto da fughe violente. Al 19’ tiro angolatissimo di Hamrin, che Arbizzani ghermisce con volo sul fianco. Al 30’ Fantini si fa luce sulla sinistra e traversa teso: Gratton manca l’entrata di testa, ma Lojacono ripara scagliando la palla sul fondo. Al 37’, la seconda rete: palleggio alto al centro, Filini di testa smista verso la sua sinistra, dove Rivera entra e spara vicino al palo. Sarti accenna la parata, ma la palla tocca terra, sfiora il montante e schizza in rete. La ripresa comincia con un assedio in piena regola dei viola, sulle barriere sempre più fitte dei grigi. Al 7’ la rete sembra fatta: traversone di Fantini dalla destra, primo tiro di Petris deviato, secondo tiro di Hamrin che Arbizzani afferra con difficoltà mentre Gratton, in corsa, lo investe. Intermezzo interessante, ma fuga a solo di Rivera che dribbla tre avversari e arriva in scioltezza sul fondo, ottenendo un calcio d’angolo. Ma è giunta l’ora della Fiorentina, sempre proiettata all’offensiva. Petris apre il ricupero, raccogliendo al volo la palla spiovente dall’alto e saettandola direttamente entro il bersaglio, malgrado il triestino fosse stretto fra due avversari. Al 20’, a coronamento di due calci d’angolo consecutivi, la rete del pareggio. Batte Petris dalla bandierina, nel mucchio davanti a portiere Hamrin, con acrobatica distensione, colpisce di testa e insacca. La partita si fa frenetica. L’Alessandria al 21’ potrebbe tornare in vantaggio, quando Filini, raccogliendo la palla lavorata da Migliavacca e Maccacaro, riesce a precedere l’uscita del portiere e a saettare angolato; palla che rade la linea di porta ed esce di un palmo oltre il montante opposto. Invece, la Fiorentina non perde l’occasione di acquisire il meritatissimo vantaggio, insistendo all’offensiva. Tiro di punizione di Gratton, Malatrasi devia verso rete; il portiere scatta sulla non difficile palla, ma il terreno lo tradisce sfuggendo sotto i suoi piedi; da terra, Arbizzani riesce comunque a rimbalzare e a toccare la palla; respinta breve e fortuita, in avanti; pronto, Fantini balza sulla sfera e insacca. Il finale vede l’Alessandria della prima mezz’ora. Il mediano Forin impegna Sarti e al 41’ Giacomazzi batte una punizione e appena fuori dall’area di rigore viola, lateralmente, calcio alto e teso da sinistra a destra: tutti fermi… tranne Migliavacca che in corsa schizza entro l’area e di testa sorprende tutti i difensori avversari, anche Sarti. Cielo luminoso, terreno duro ma in alcuni punti sdrucciolevole per lo sgelo. Nessuna traccia di neve, a contrasto con la moltissima che si è accumulata tutt’intorno. Spettatori sui novemila. Incidenti a Maccacaro e a Fantini, per colpi subiti rispettivamente da Chiappella e da Giacomazzi. Nessuna conseguenza immediata. (Mario Zappa, «La Gazzetta dello Sport», 18 gennaio 1960) Potrà sembrare un paradosso, ma non lo è: la Fiorentina si è vista a pareggiare a quattro minuti dal termine un incontro che sembrava dovesse condurre in porto vittoriosamente; e tutto ciò dopo che, alla fine della prima parte della gara, tutto lasciava prevedere dovesse uscire dallo stadio Moccagatta battuta da una Alessandria volenterosa ma non certo irresistibile. Ma nei secondi 45’ i viola, indubbiamente favoriti dall’arretramento nella propria metà campo degli alessandrini, riuscivano a ristabilire il non leggero passivo e a portarsi in vantaggio. La Fiorentina ha assunto uno schieramento normale secondo le regole del «WM» puro, ma i suoi uomini, attaccanti e difensori, non sono certamente riusciti a brillare contro gli avversari, i quali hanno avuto facilmente ragione delle sconclusionate puntate a rete di Hamrin e compagni. Le strette maglie del catenaccio alessandrino (Migliavacca arretrato nella mediana, Girardo incollato su Fantini e Boniardi libero alle spalle dei compagni) hanno chiuso nel primo tempo la via della rete ai viola e, poiché questi si sono trovati in svantaggio dopo soli quattro minuti di gioco per una rete di Maccacaro, si sono visti costretti a buttarsi in avanti per tentare di recuperare. Né è sortito un gioco discreto a metà campo, ma sui limiti dell’area di rigore dell’Alessandria i terzini e i mediani di quest’ultima entravano a spazzare con decisione – a volte eccessiva – le manovre elaborate ma poco pericolose degli ospiti. Esaminiamo ora il comportamento complessivo delle squadre e dei singoli. Non è stata certo una grande Fiorentina, quella vista oggi. Al contrario, la compagine di Carniglia ha lasciato parecchio a desiderare. Ha ballato parecchio in difesa, non sempre sicura nei terzini e Orzan, frequentemente superato in velocità e gioco dagli avanti avversari. Robotti e Castelletti non riuscivano a trovare la posizione e il gioco adatti per contrare i rispettivi avversari. E si noti che sia Maccacaro sia Tacchi non sono stati certo fra i migliori in campo. Quanto a Orzan, si è trovato a fronteggiare il più pericoloso ed intraprendente attaccante alessandrino quale Rivera, che ha dimostrato di essere un giocatore di tutto rispetto nonostante la giovanissima età; e Orzan è stato costretto a fermarlo come ha potuto, a volte ricorrendo anche a qualche scorrettezza. Il quadrilatero ha deluso anche lui, soprattutto in Malatrasi e Gratton (quest’ultimo faceva oggi il suo rientro in squadra). Malatrasi ha fatto rimpiangere il più esperto e tecnico Segato, mentre Gratton non è sembrato completamente a posto; Chiappella e Lojacono, invece, hanno lavorato parecchio cercando di dare ordine ed organicità al gioco della squadra, ma trovandosi soli hanno per forza di cose dovuto accusare diverse battute a vuoto. Chiappella ha corso avanti e indietro in appoggio sia alla difesa che alla prima linea, Lojacono ha avuto qualche bel momento, ha sgobbato parecchio cercando anche isolatamente la via della rete, senza fortuna. È stato oggetto di parecchi calcioni, fortunatamente a vuoto, da parte degli avversari. Restano Hamrin, Fantini e Petris. Fra questi tre, le due estreme sono state le migliori; segnatamente lo svedese, peraltro non ben servito dalla sua mezz’ala Gratton, ha dovuto andare a prendere il pallone a centro campo e partire in dribling [sic]. Giacomazzi lo ha controllato da lontano, a volte contrastandolo, a volte facendosi superare, ma Hamrin non trovava poi il compagno su cui poggiare l’azione. Fantini ha messo a segno un goal con prontezza e lucidità. Per il resto, si è notato poco. Petris, anch’egli poco servito, seppure con maggior misura del suo collega di destra, non ha mancato l’appuntamento col pallone nell’azione della prima rete viola e nel complesso si è impegnato abbastanza lodevolmente. Quanto al portiere Sarti, la sua è stata una prestazione onesta, anche se in occasione del terzo goal alessandrino avrebbe forse potuto uscire dai pali, liberando di pugno. Giornata fredda, il sole ha fatto capolino soltanto verso mezzogiorno. Terreno di gioco in discrete condizioni, infatti in settimana è stato steso un pesante telone che ha riparato il campo dalla neve, ammassata in gran quantità ai bordi del terreno di gioco. Tacchi impegna il portiere Sarti con un gran tipo dopo appena 30” di gioco, ma l’estremo difensore gigliato riesce a deviare in calcio d’angolo. La prima rete al 4’: Giacomazzi centra un pallone dalla destra, Orzan, nel tentativo di passare a Robotti, porge il pallone sui piedi di Rivera che allarga a Filini e da questi la palla giunge a Maccacaro; in corsa, il tiro dell’ala destra finisce nell’angolino basso alla sinistra di Sarti: 1 a 0. La Fiorentina risponde con un’azione di Hamrin all’8’, ma lo svedese è fermato da Giacomazzi. Tenta ancora Gratton di testa la via della rete, ma il pallone termina a lato. L’Alessandria riprende in mano le redini del gioco: colleziona alcuni calci d’angolo, poi, al 24’, Tacchi, dopo aver scartato Robotti, tira a rete da posizione favorevole. La Fiorentina risponde con caparbietà, ma il suo è un gioco confuso e l’Alessandria, dal canto suo, l’impegna con veloci puntate in contropiede che, al 37’, le fruttano la seconda rete: Tacchi, spostato a destra, centra un perfetto pallone che Filini, di testa, porge a Rivera. Il centravanti colpisce al volo di sinistro e il pallone, rimbalzando davanti a Sarti, si infila di precisione rasentando il palo alla destra del portiere gigliato: 2 a 0. La ripresa vede la Fiorentina portarsi con più decisione e intraprendenza in avanti. Sembra però che gli attacchi dei viola debbano riuscire vani: all’8’ Arbizzani è aiutato dalla fortuna nel fermare un tiro da pochi passi di Hamrin. Riesce però il gol a Petris al 16’: Gratton vede l’ala sinistra che si sta smarcando e gli allunga un preciso pallone. Al volo, Petris fulmina Arbizzani. Al 21’ la Fiorentina pareggia, Petris ottiene un calcio d’angolo che batte egli stesso: Arbizzani devia ancora in calcio d’angolo e ancora Petris batte dalla bandierina; un difensore grigio manca lo intervento di testa. Prontissimo Hamrin, sempre di testa, infila a porta vuota: 2 a 2. Due minuti dopo, una grossa occasione si presenta all’Alessandria, ma Filini, ben servito da Maccacaro, spedisce a lato. Al 28’, la Fiorentina passa in vantaggio. Punizione a tre quarti di campo in area alessandrina; batte Gratton allargando sulla destra a Malatrasi, il cui centro sfugge ad Arbizzani. Fantini è a un passo e non ha difficoltà a spedire in rete. Ammonito Boniardi al 34’ del secondo tempo. Ora la Fiorentina si fa più prudente, ma ciò non le impedisce di subire la rete del pareggio al 41’. Migliavacca è fermato irregolarmente a pochi metri dalla linea di fondo da Robotti. Giacomazzi avanza a battere la punizione che calcia con un dosato tiro: i difensori viola restano inspiegabilmente fermi, mentre dalla mischia si fa luce Migliavacca, che entra e di testa, di prepotenza, spedisce alle spalle di Sarti. Ancora da registrare, 2’ dopo, un grosso fallo di Giacomazzi ai danni di Fantini: il centravanti viola giocherà per gli ultimi minuti zoppicando. Poi Rigato dà il segnale di chiusura. (Giorgio Bidone, «Corriere dello Sport», 18 gennaio 1960) I GRIGI CONTRO LA FIORENTINA HANNO ENTUSIASMATO IL PUBBLICO Finalmente abbiamo visto una grande Alessandria: una Alessandria che tutti possiamo incitare ed ammirare. Un’Alessandria audace, coraggiosa, intraprendente, che non teme i grandi rivali, ma che sa farsi temere, rispettare ed apprezzare per la sua indomita volontà. Era da molto tempo che la squadra grigia non ci aveva offerto uno spettacolo così emozionante ed affascinante. È stata, quella di domenica, la partita che dovrebbe coincidere con l’inizio del periodo positivo della nostra gagliarda unità, desiderosa più che mai di salvarsi dalla retrocessione. Contro una Fiorentina scatenata, coriacea e tecnica seppure poco cavalleresca, i grigi sono emersi per tenacia e stile. Non hanno avuto dalla parte loro la fortuna e… l’arbitro, per cui è sfuggita l’ambita vittoria, comunque dato il risultato conseguito e da come si sono svolte le cose in campo, le porte della speranza si sono nuovamente aperte per i grigi. L’abbondante marcatura di reti del nostro quintetto d’attacco è servita a cancellare dalla mente di quella esigua schiera di «tifosi» la convinzione che l’Alessandria abbia «poco» in prima linea, e non possa quindi mirare a soddisfacenti risultati. La smentita è venuta domenica, ed in maniera inequivocabile, confermando nel contempo la tesi che sempre abbiamo sostenuto, e cioè che l’Alessandria ha uomini sufficienti per svolgere un campionato onorevole. Bisogna saperli valutare, questi giocatori, bisogna amalgamare il loro gioco: e soprattutto occorre insegnare agli atleti in maglia grigia il modo per eliminare i loro difetti. Maccacaro, Rivera e Migliavacca, domenica, hanno concluso brillantemente tre azioni imbastite alla metà campo e condotte magistralmente sin nella rete di Sarti. Tutti i grigi si sono prodigati nella lotta sino all’esaurimento delle proprie energie. Da Nardi irresistibile a Giacomazzi poderoso e incrollabile, da Forin energico e tempestivo a Boniardi e Girardo inesauribili; da Filini a Maccacaro, Rivera e Migliavacca vivaci e battaglieri, la squadra ha girato a pieno regime: solo Arbizzani e Tacchi sono rimasti in ombra. Ma i ragazzi grigi non erano domenica ossessionati dal dover limitare le loro scorribande alla metà campo: domenica avevano via libera, per cui essi ci hanno dato una chiara dimostrazione di quanto sanno fare se messi in condizione di poter assolvere interamente il loro compito; non è affatto vero che la prima linea grigia è sterile, come alcuni asseriscono: peccherà di tecnica e di esperienza, perché si è fossilizzata in una tattica che a lungo andare neutralizza qualsiasi dote calcistica. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 23 gennaio 1960) Che bello, quanta soddisfazione, quale gioia vedere l’Alessandria partire di slancio all’attacco, sfiorare la segnatura dopo quindici secondi di gioco! Un vero sogno assistere ad azioni fluide, ben congegnate, condotte da tre, quattro uomini dell’attacco, con l’appoggio di un mediano sganciato per la bisogna ai compiti difensivi. Senza con ciò indebolire eccessivamente la difesa: insomma, un sogno che era realtà e che ha portato ad una doppia segnatura. Ma tutte le medaglie hanno un rovescio e purtroppo, nel secondo tempo, è avvenuto quanto si temeva ed il risultato è stato capovolto. È veramente giusta la preparazione dei giovanissimi dell’Alessandria? Non sembrerebbe, osservando che i primi a crollare sono appunto i più giovani, vedi Forin, Migliavacca, Girardo, Maccacaro e lo stesso Rivera. Nel momento cruciale della partita sono scomparsi i più giovani, compreso il portiere, e la Fiorentina ha rischiato di vincere una partita già persa largamente. Il prof. Romanò osservi bene questi ragazzi perché le partite durano novanta minuti, a Milano anche novantadue… e pertanto la tenuta di gara è importantissima. Tutti bravi. Prima di tutti, Rivera per la sua classe indiscutibile, ma anche Maccaccaro, Filini, Migliavacca, Forin e gli anziani hanno fatto del loro meglio, escluso Tacchi che, oltre ad essere deleterio per il suo gioco arruffone e scombinato, non riesce neppure ad inserirsi nel clima arroventato della lotta dimostrando ben scarso attaccamento ai colori della sua squadra. Un giocatore da tener lontano per far posto ad un altro Filini. Ora possiamo discutere. Che cosa sarebbe accaduto contro la Fiorentina se l’Alessandria avesse giocato come tante volte, troppe invero, ha fatto? Ci volevano i due goals, che potevano essere subito tre, per dimostrare che Maccaccaro, se appoggiato, sa giocare ed impegna due avversari? Noi, per non sentirci più accusare di tante cose spiacevoli, abbiamo scritto che contro la Fiorentina ci voleva un bel «catenaccio», ma quando abbiamo visto partire l’Alessandria con quella meravigliosa freschezza, con quelle trame velocissime che saltavano addirittura la metà campo, ci siamo sentiti felici e la vittoria ci è parsa sicura. Ma, nel secondo tempo, quanto si temeva è accaduto perché la squadra ha ripiegato convinta di aver vinto, tutti si sono portati in copertura e la sconfitta ci è sembrata da quel momento inevitabile. E la Fiorentina non ha vinto perché ha commesso lo stesso errore psicologico dell’Alessandria: sul tre a due si è rinchiusa a testuggine, ha cominciato a gingillarsi illudendosi di avere già vinto. Se avesse insistito avrebbe potuto travolgere una Alessandria in ginocchio per lo scacco morale e per la spompatura di troppi suoi giocatori. Saper perdere. Un’arte difficilissima da imparare, e lo si è visto benissimo sul campo sia nel primo che nel secondo tempo. La Fiorentina si è irritata, i suoi giocatori hanno perduto il controllo dei nervi, l’Alessandria sul due a tre non ha capito più nulla ed il suo allenatore non sapeva più ciò che diceva e faceva. Si è messo a discutere con uno spettatore e quando i grigi hanno pareggiato si è rivolto al pubblico ed ha fatto dei gesti veramente sconvenienti, come se fosse dispiaciuto a qualche alessandrino che l’Alessandria avesse pareggiato. Via, Pedroni, queste sono cose da novellini e non da giocatore esperto ed anziano. Abbiamo notato quei gesti e francamente non ci sono piaciuti, tanto più che erano rivolti aì degli amici e non a dei nemici. Se dovessimo spiegare a qualcuno il perché Maccacaro era stato escluso dalla formazione la domenica precedente che cosa potremmo dire? Come giustificare un allenatore che commette simili errori? Perdiana, tutti possono sbagliare, ma non bisogna esagerare perché si rischia di danneggiare troppo seriamente la squadra. Il portierino ci pare un pochino fuori forma e vorremmo sapere come si comporta quando è solo. Non vorrà per caso rovinarsi la carriera questo benedetto ragazzo che tanto aveva promesso? Non ha più lo scatto di una volta, è indeciso nelle uscite, insomma la sua condizione è precaria e sarà necessario osservarlo bene, specialmente fuori campo. Alla sua età si possono commettere errori irreparabili e noi tutti abbiamo il dovere d’impedire ciò. Abbiamo ancora fiducia in lui, ma non ci faccia ricredere perché l’Alessandria ha più che mai bisogno del suo colpo d’occhio, del suo scatto, della sua franchezza nelle uscite. Qualcuno ci ha detto sottovoce che i compagni di squadra lo hanno obbligato a giocare tra i pali: non crediamo assolutamente a questo pettegolezzo e pensiamo invece in un momentaneo abbassamento di forma del ragazzo. Un piccolo riposo ci pare che sarebbe necessario per Girardo, che finora ha retto un peso enorme nel gioco difensivo dell’Alessandria. Abbiamo l’impressione che questo serio giocatore sia stanco e pensiamo che un paio di turni di riposo potrebbero giovargli molto in vista delle partite tremende che l’Alessandria dovrà disputare. Può essere soltanto un’impressione, ma contro la Fiorentina, già dal primo tempo ci è parso che Girardo girasse a vuoto, per di più contro un avversario che non meritava una simile marcatura e tanto meno tante attenzioni anche da parte del battitore libero, che avrebbe dovuto preoccuparsi di più del settore destro dove giocava Hamrin: ma queste son cose che l’allenatore dovrebbe vedere specialmente se in panchina… Avere fiducia. Non si potrebbe non averne in una squadra che ha disputato un primo tempo simile! La classifica è nera, osservate la media inglese, ma la squadra ha in sé una carica tale d’entusiasmo che le nostre speranze si sono rinforzate alquanto. E le nostre speranze sono di rimanere a tutti i costi in Serie A perché se l’Alessandria dovesse retrocedere molto probabilmente mai più potrebbe ritornare tra i «moschettieri», perché molto difficilmente potrebbe trovare ancora qualche entusiasta intenzionato a sobbarcarsi un simile fardello. Ecco perché puntiamo con tutte le nostre forze al mantenimento dell’Alessandria in Serie A! Anche se è stato scritto che il Barcellona ha rischiato la… retrocessione… e che il Reims fa l’altalena tra lo scudetto e la serie inferiore…! Ma a noi che cosa importano le faccende della Spagna o della Francia calcistiche? Comunque, è indispensabile avere fiducia e saper incitare la squadra come domenica quando conduceva per due a zero. L’entusiasmo per il miracoloso Rivera deve essere indirizzato a tutti, perché anche coloro ai quali la natura non ha dato doti eccelse meritano di essere incitati. E soprattutto non bisogna dimenticare che Rivera ha sedici anni e mezzo e non sarà opportuno fischiarlo appena sbaglierà come è già stato fatto. A Milano che cosa accadrà? Sarà una partita difficilissima perché l’Inter, per colmo di iella, ha rischiato di perdere contro l’Udinese e vorrà certamente rifarsi a spese dell’Alessandria. Rientrerà Pedroni e pensiamo che la difesa risulterà più ordinata anche sotto i colpi di maglio degli assi neroazzurri: l’attacco, pensiamo, resterà tale e quale perché l’allenatore non avrà certo il coraggio di togliere Tacchi che, d’altra parte, può sempre trovare una giornata di vena. La partita sarà dura e difficile, ma noi speriamo in una bella esibizione da parte dei grigi che contro le compagini più blasonate sanno difendersi con bravura. L’educazione sportiva dovrebbe venire insegnata da coloro che hanno giocato in Nazionale, che sono considerati i più forti giocatori ed invece i «cafoni» della Fiorentina hanno sfatato questa leggenda. I più villani a fine partita e durante la partita sono stati i viola che, in fondo, avevano più di mille ragioni per starsene tranquilli perché avrebbero potuto benissimo ritornare a casa umiliati da una squadretta di reclute che tutti vedono già in Serie B. Questo abbiamo voluto dire perché non riteniamo sportivo comportarsi in questa maniera su di un campo dove tutto si era svolto regolarmente. Ed è per queste ragioni che volutamente non parliamo della squadra di Carniglia, di Begani e di tante altre personalità sportive. In provincia si possono imparare ancora tante cose, prima fra tutte la cavalleria sportiva ad onta di quanto scrivono i «giornaloni» delle grandi città. (Egi, «Il Piccolo», 23 gennaio 1960) RISULTATI: Bologna-Milan 0-3 Internazionale-Udinese 3-3 Juventus-Bari 2-0 Lanerossi Vicenza-Palermo 3-0 Lazio-Genoa sospesa per impraticabilità del campo Napoli-Padova 1-2 Sampdoria-Roma 3-0 Spal-Atalanta 1-0 CLASSIFICA: Juventus 24; Internazionale, Milan, Spal 20; Fiorentina 19; Bologna 17; Padova 15; Atalanta, Roma, Sampdoria 14; Lazio, Lanerossi Vicenza, Udinese 13; Alessandria, Napoli 12; Bari, Palermo 11; Genoa 6. MARCATORI: 9 gol Charles (Juventus), Sivori (Juventus) 8 gol Brighenti (Padova), Hamrin (Fiorentina) 7 gol Bettini L. (Udinese), Firmani (Inter), Pivatelli (Bologna) 6 gol Altafini (Milan), Pascutti (Bologna), Selmosson (Roma), Stacchini (Juventus) Il punto sul campionato Nel campionato dì calcio sicura la marcia della squadra bianconera QUATTRO PUNTI DI DISTACCO TRA LA JUVENTUS E I SUOI INSEGUITORI MILAN, SPAL E INTER Lo scivolone del Napoli contro il Padova - Nel settore di coda riscossa della Samp dopo cinque sconfitte consecutive - Il pareggio dell'Alessandria contro la Fiorentina Quattro sono i fatti da segnalare nella quindicesima giornata del campionato: la vittoria, clamorosa per il punteggio, del Milan a Bologna: il nuovo scivolone del Napoli sul suo campo contro il Padova; la vigorosa riscossa della Sampdoria dopo cinque sconfitte consecutive; l'aumento del vantaggio della Juventus sulle 'squadre inseguitrici. Trionfa ancora una volta il modulo del Milan. La tattica che non era riuscita contro la Juventus ha avuto nuovamente successo a Bologna Il lento Milan, benché mancante di tre titolari, è rimasto più che mai fedele al suo schema tendenzialmente difensivo che non è una trovata di tecnici rinunciatari, ma un vestito fatto su misura per una squadra che non potrebbe indossarne un altro, e non ha esitato a ripresentarlo a Bologna, malgrado il suo tracollo di fronte alla Juventus. E questo è il modo di saper guardare oltre il risultato di una giornata. Così il Milan, malgrado le sue lacune e il suo lento ritmo, resta in lizza, ed anche questo 6 uno dei fatti sorprendenti del girone d'andata. Esso dimostra che anche una squadra non eccelsa, se ben guidata, e che sappia commisurare il gioco alle sue forze, può fare pressoché lo stesso cammino di chi scoppia di salute. Il risultato di Bologna appare ancor più sorprendente se visto dalla fine dei battuti. Allasio sconta l'errore di aver escluso dalla squadra l'elemento più popolare. Forse avrebbe perduto egualmente, ma sarebbe stata altra cosa. Ma egli subirà i contraccolpi del risentimento della folla che già lo accusava. Una affermazione di principio netta la si può sostenere quando ne valga la pena: ma valeva la pena di ostinarsi ad escludere Pivatelli Ne risulta cosi rinsaldata, la situazione della Juventus. Milan, Inter e Spal si trovano ora raggruppati al secondo posto, a quattro punti. Il primo è coriaceo più di quanto non si credesse e la Juventus se lo sentirà sempre alle costole. La seconda è una squadra svagata, che sembra talvolta difettare di temperamento, ma che in realtà manca semplicemente di punti base per una manovra di stabile impianto. Domenica è sempre andata alla rincorsa dell'Udinese ed è riuscita finalmente a raggiungerla nei minuti di ricupero. Il pareggio premia moralmente la squadra friulana, che avrebbe meritato di vincere e il suo allenatore Bigogno. La terza, cioè la Spal, è la grande sorpresa di questo campionato, l'unica squadra forse che sappia mantenere un ritmo intenso per ottanta minuti. E questo è il segreto delle squadre provinciali: cadenza sempre tesa e morale di ferro. Non sono doti che siano elargite, dall'aria provinciale, bisogna acquistarle con lavoro costante e intelligenza di preparazione. Il ritmo ha invece tradito l'Alessandria che ha rischiato la sconfitta contro la Fiorentina dopo aver tenuto in pugno la vittoria La squadra grigia potrà cominciare a salvarsi quando comincerà a vincere. Quale preoccupazione potranno dare le tre squadre di cui sopra alla Juventus ovviamente, dipenderà dalla Juventus stessa. Fin che i bianconeri conserveranno intatte potenza fisica ed efficienza tecnica il campionato sarà sempre per gli avversari una corsa ad inseguimento. Ma bisognerà resistere a questo assalto continuo da parte di tutti perché battere la Juventus conta doppio. Per ora, il Bologna s'è allontanato, la Fiorentina non ha, ancora il pass sicuro e poiché siamo già nel campionato non sappiamo quando potrà averlo e la Spal non è un undici che possa avere delle mire. Abbiamo l’impressione - solo un’impressione - che il Milan debba alla lunga mostrarsi più positivo dell'Inter. Domenica si gioca Spal-Milan: ecco un incontro che sarà per i rossoneri un esame certamente più difficile di quello sostenuto contro il Bologna. Dal settore di coda è venuto un annuncio di rinascita. Lo ha lanciato la Sampdoria. Noi lo accogliamo con gioia e rispondiamo con l'augurio di continuare. (La Stampa - Ettore Berra)