Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
03-04-1960 - Giornata: 25 - Udine - Moretti


Udinese AC - Alessandria US 1 - 1 (1 - 0)
RETI: 40. Canella F. [Ud] 53. Moriggi M.[A]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Snidero Cirano, Giacomazzi Giovanni, Girardo Antonio, Oldani (II) Tullio, Moriggi Mario, Maccacaro Cesare, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
UDINESE AC: Romano; Del Bene, Valenti; Giacomini, Pinardi, Manente; Pentrelli, Milan, Bettini L., Canella, Fontanesi (I) Carlo. All.: Bigogno Giuseppe.

Arbitro: Angelini Piero (Firenze)
Note
Ammonito: Tacchi [A]. Angoli: 4-5 (1-1). Spettatori: 10.000. Giornata calda e serena, terreno ottimo. Inizio gara ore 15:30. Un minuto di silenzio, al 25’, in memoria dell’industriale Camillo Malignani, padre del vicepresidente dell’Udinese, Paolo; i bianconeri giocarono col lutto al braccio.

Commento
Quando si maltratta come hanno maltrattato oggi lo spettacolo calcistico bianconeri friulani e grigi alessandrini, non ci si può lamentare se alla fine questi poco edificanti protagonisti vengono accompagnati dagli spettatori da una bordata di fischi. Ma forse questa fin troppo palese manifestazione di protesta non era diretta tanto agli ospiti i quali, alla fine dei conti, trovandosi con l’acqua alla gola, hanno adottato la tattica che meglio ritenevano prudente per un risultato anche parzialmente positivo, quanto invece all’Udinese che questa tattica ha subito passivamente, facendo cioè ben poco per dare un volto al suo gioco, lasciandosi invischiare nella rete difensiva dell’ospite ben testa e dalle maglie strette, fra le quali alquanto difficile era passare. A far saltare questo dispositivo l’Udinese aveva impiegato 40’ esatti. Una volta andata a rete, ha costretto perciò l’avversario a scoprirsi un poco, ma i bianconeri non soltanto non riuscivano a raddoppiare, come la netta superiorità territoriale avrebbe richiesto, ma trovavano anche il modo di farsi raggiungere in maniera piuttosto inusitata con la risultante, infine, di non aver più la forza di reagire. Su chi scaricare la colpa del mancato successo friulano? Su tutti e su nessuno. Su tutti, in quanto colpevoli di aver seguito gli alessandrini nel loro gioco lento, fatto tutto di piccoli passaggi, ideali cioè per perdere il maggior tempo possibile; di nessuno, in quanto non ci sono state marcate pecche o differenti prestazioni fra l’uno e l’altro. È parso tuttavia evidente che, nella ripresa, il calo di rendimento delle due mezze ali, Canella e Milan, che sono progressivamente spariti dalla scena, abbia lasciato mutilato il quintetto attaccante. All’Alessandria nulla si può imputare. Non aveva nascosto l’intenzione di portarsi a casa almeno il pareggio e ci è riuscita anche se all’ultimo momento ha dovuto rinunciare all’apporto di Pedroni. I piemontesi hanno badato più a difendersi che ad attaccare, tanto è vero che spesso hanno lasciato anche un solo giocatore all’attacco, però le occasioni di offendere con qualche indovinato «contropiede» non se le sono lasciate sfuggire ed è stato appunto in una di queste fasi che sono riusciti a bilanciare il risultato. Non hanno perciò rubato nulla i grigi ed i fischi finali forse non erano proprio diretti a loro. Stefani è stato il migliore ma non si devono dimenticare i nomi di Giacomazzi che ha frenato Bettini, né degli altri difensori. La cronaca del primo tempo è quasi tutta in bianconero, però solo al 14’ Stefani è stato chiamato per la prima volta al lavoro su un lungo tiro di punizione di Manente. I bianconeri sfiorano il successo al 18’, quando Canella, imbeccato da Manente, fa viaggiare sulla destra Bettini, che spara a fil di palo. Ancora Stefani al lavoro al 22’ per intercettare un violento tiro del centravanti bianconero, mentre un minuto dopo è Romano a parare un colpo di testa di Tacchi. Al 30’ va ancora via Bettini su lancio di Petrelli e spara da destra a sinistra colpendo in pieno il montante, quindi al 36’ Fontanesi tira clamorosamente su Stefani, dopo essere giunto a pochi passi. Un tiro fuori bersaglio di Milan al 39’, quindi al 40’ la difesa alessandrina capitola. Scambio Milan-Pentrelli sulla metà campo e centro perfetto dell’ala sul quale è pronto a saltare e a colpire di testa Canella, mettendo nell’angolo alla destra di Stefani. Nella ripresa, la musica non cambia: attaccano i friulani, ma all’8’ l’Alessandria pareggia. Oldani vede Moriggi proiettato in avanti e lo serve con un allungo di una quarantina di metri. I difensori bianconeri hanno un attimo di incertezza e la mezzala infila, precedendo l’uscita di Romano. A questo punto, l’Alessandria rinserra di più le file e l’Udinese si smarrisce in un gioco sempre più inconcludente, mancando due facili occasioni con Milan al 36’ e Bettini al 38’, entrambi messi in posizione felice di tiro. (Ivan Naliato, «La Gazzetta dello Sport», 4 aprile 1960) L’Alessandria ha meritatamente pareggiato a Udine; un punto prezioso per i piemontesi, un punto conquistato grazie ad un gioco vigoroso e deciso, praticato senza mai rinunciare al combattimento, senza concedersi soste, senza permettersi distrazioni. Il diritto all’uno a uno è nato appunto dalla condotta di gara che gli alessandrini hanno tenuto per l’intera partita. Parlare di tecnica non è possibile, ma è doveroso rendere omaggio alla strenua volontà che tutti hanno dimostrato. Squadra povera di gioco, l’Alessandria ha impostato il match su un concetto prudenziale, anche per non correre rischi gravi in questo particolare e delicato momento del campionato. La partita insegna che non è lecito ai grigiazzurri perdere l’occasione buona, anzi ogni buona occasione dev’essere sfruttata al massimo, per lasciare presto le torbide acque della zona retrocessione. L’Udinese era senza i mediani titolari Menegotti e Sassi. Addirittura rivoluzionata l’Alessandria, con Giacomazzi centromediano al posto di Pedroni che si era volontariamente escluso dalla formazione dichiarando di non essere in forma, con Boniardi terzino a fianco di Nardi, con Maccacaro centravanti al posto dell’«azzurro» Rivera e con il fragile Moriggi nel difficile ruolo di mezz’ala. Una squadra sperimentale, si potrebbe dire, una squadra di temperamento con giocatori decisi a non mollare l’avversario neppure quando la situazione in campo poteva parere compromessa. In sede di consuntivo, si potrà anche sostenere che i bianconeri hanno attaccato di più, che sono stati forse più pericolosi, ma nessuno potrebbe dimostrare che i piemontesi hanno «rubato» il risultato. La stessa disposizione tattica degli alessandrini permetteva ai padroni di casa di manovrare con una certa libertà d’azione a centro campo: Migliavacca giocava come mediano, Girardo fungeva da terzino, Boniardi era praticamente centro-half, mentre Giacomazzi stazionava in zona di secondo intervento davanti al bravissimo Stefani. Un dispositivo tattico veramente forte. Nulla hanno potuto fare i veneti, forse per la scarsa vena di Milan, forse per la freddezza esagerata di Canella, forse per il controllo severo cui è stato sottoposto Pentrelli. Bettini ha tentato un paio di volte la via del goal, ma o ha sbagliato tiro o ha trovato Stefani pronto alla parata. Dietro a questo attacco, abile nel tocco ma impreciso nella manovra, giocavano il vecchio Manente (36 anni) e il giovanissimo Giacomini. Il ragazzo friulano, che alterna gli allenamenti calcistici con la frequenza all’Università di Trieste, facoltà di legge, è stato, almeno nel primo tempo, il migliore, poi nel caos generale s’è perso anche lui. Il pubblico, poco convinto della scarsa prestazione dei suoi beniamini, ha reagito con fischi e insulti, ed è stato visto Pentrelli (che come ala ha la possibilità di meglio raccogliere anche le invettive) scagliarsi con violenza verso la rete, cercando di colpire uno spettatore con un pugno. L’arbitro Angelini non ha capito la gravità del fatto, che s’è concluso soltanto dopo l’intervento di due agenti dell’ordine. Clima arroventato, ma forse si potrebbe dire ambiente nervoso per la mancata vittoria dei friulani, vittoria a cui tutti credevano alla vigilia. Però meritavano di vincere gli uomini di Bigogno? Sinceramente no. Hanno segnato un goal assai discutibile: punizione qualche metro fuori dell’area di rigore calciata da Pentrelli, la palla cade a parabola sulla testa di Canella appostato ben oltre tutti i difensori alessandrini. Tocco, rete. A molti la posizione della mezz’ala bianconera è parsa irregolare, ma la timida protesta di Snidero non è valsa a smuovere la decisione di Angelini. Udinese 1, Alessandria 0 al 40’ del primo tempo. Il pareggio dell’Alessandria è venuto su azione di contropiede all’8’ della ripresa: rapido scambio Oldani-Moriggi, azione precisa in profondità del giovane interno grigiazzurro e palla in rete a fil di palo. Diranno gli udinesi che questo è stato l’unico tiro difficile effettuato verso la porta dagli ospiti in tutta la partita, e forse la dichiarazione è esatta: il giudizio sull’incontro, comunque, non cambia. (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 4 aprile 1960) L’Udinese era forse persuasa di fare un solo boccone dell’Alessandria, scesa a Udine priva di Pedroni, sostituito al centro della mediana da Giacomazzi, e perciò ha cominciato la partita al piccolo trotto, sicura di avere – tosto o tardi – ragione dell’atteso catenaccio degli ospiti. Se non che questi, anziché pensare esclusivamente alla difesa, come era generale convinzione, hanno impostato una partita normale, senza cioè pensare esclusivamente alla difesa e, visto poi che le cose non andavano mettendosi punto male per loro, si sono destreggiati con buone idee in una manovra d’attacco che ha avuto i suoi cardini nel velocissimo e sempre insidioso Tacchi e nel tecnico Maccacaro, che ha impostato tutto il gioco centrale. L’Udinese, che non si aspettava fastidi del genere, ha accusato subito sbandamenti tattici che hanno finito poi per avere un peso determinante nel risultato di parità che, se ha premiato i grigi per la loro audacia, ha sconvolto i piani dei bianconeri che avevano forse troppo affrettatamente messo nel loro presentivo l’intero bottino. L’Udinese ha sbagliato subito nell’attaccare senza preordinate basi tecniche, appoggiando tutto il giuoco sul coriaceo Bettini il quale, però, stretto nella morsa dei difensori, ben poche volte è riuscito a sferrare la sua castagna e, quando ha potuto farlo, si è visto respinti due bei tiri dall’attento Stefani, e una volta al 31’ del primo tempo, dal montante alla destra del portiere. Questo giuoco di passaggi e passaggetti centrali non è stato efficace, sia per la giornata negativa in cui sono incappati i due giovani Milan e Canella, sia per la cocciutaggine di Pentrelli e di Fontanesi nelle loro scorribande per il campo, quando l’andamento del giuoco imponeva invece loro un’azione a largo respiro con i riflessi pronti e con rapidi allunghi. Sia Pentrelli che Fontanesi hanno abusato nel trattenere eccessivamente la palla e a non appostarsi ai margini del terreno onde evitare la difesa avversaria ad allargarsi; sicché si può dire che l’Udinese, pur attaccando sovente in massa, ha avuto il torto di non tentare quasi mai l’aggiramento della non insormontabile ma ben ordinata retroguardia alessandrina. Dal canto loro, gli ospiti, dopo un inizio prudentissimo, hanno man mano preso il comando del giuoco e si può dire che in fase offensiva (loro che erano attesti a Udine con il catenaccio!) sono stati ben più efficaci dei friulani, riuscendo spesso e volentieri a ficcarsi nel vivo dello schieramento friulano con rapide puntate e con non trascurabili scambi, per lo più sviluppati appoggiando alle ali. In sostanza, dunque, il risultato è esatto e premia il generoso sforzo dell’Alessandria che, specie nella ripresa, non ha avuto attimi di sosta e che ha dimostrato di non essere mai paga del pareggio, dal momento che ha ripetutamente cercato anche la via della vittoria che, sovente, non ha trovato per un soffio. L’Udinese ha risentito senz’altro del clima della vigilia, che la favoriva eccessivamente nel pronostico. Fatto sta che, sul campo, invece, le cose si sono messe in ben diversa maniera e la squadra di Bigogno può, in definitiva, recitare il «mea culpa» per il punto perduto e onestamente deve essere contenta di non averne perduto anche un altro. La partita, svoltasi in una giornata primaverile, è stata condotta con tutta correttezza dalle due squadre, peccato solo che il giuoco sia stato piuttosto scadente, ciò che ha infastidito gli spettatori che erano accorsi abbastanza numerosi, sicuri di assistere ad un ben altro spettacolo. Incidenti di scarso rilievo a Pentrelli nel primo tempo e a Snidero nella ripresa. L’Udinese è scesa in campo con il lutto al braccio per la morte del commendator Camillo Malignani, padre del vicepresidente, dott. Paolo. Al 25’ del primo tempo è stato osservato un minuto di raccoglimento. Due righe di cronaca. Subito dopo l’uscita dal campo delle squadre dell’Udinese e della Fiorentina, che avevano pareggiato per 2-2 nella partita di finale della Coppa De Martino, Udinese e Alessandria hanno preso l’avvio. Fino al 19’ il gioco è languente, poi si ha la prima azione entusiasmante fra Canella e Bettini con tiro a lato di questo ultimo. L’Alessandria poggia il suo attacco su Tacchi, che spesso impegna Romano. Al 31’ un tiro fulminante di Bettini è deviato dal montante alla destra di Stefani. Al 40’, la prima rete. Pentrelli crossa a lungo, Canella, ben appostato fra i difensori avversari, raccoglie di testa e, da pochi passi, batte Stefani. Nella ripresa, l’Alessandria attacca immediatamente. All’8’, dopo aver battuto un calcio d’angolo e due tiri di punizione, pareggia. Sulla destra si sviluppa uno scambio fra Oldani e Moriggi, e quest’ultimo si incunea mettendo in rete, prevenendo la uscita di Romano. L’Alessandria si fa più aggressiva, ma ottiene solo tre calci d’angolo, anche perché la difesa udinese controlla i suoi movimenti. I friulani vanno disordinatamente all’attacco ma, come abbiamo detto, senza idee e con uomini dal piede scentrato. Il finale è dell’Alessandria e una fuga di Tacchi, per poco, non dà la vittoria agli ospiti. Fra i migliori: Del Bene, Romano, Giacomini dell’Udinese; Giacomazzi, Snidero, Tacchi dell’Alessandria. Ottima la direzione di Angelini. (Plinio Palmano, «Corriere dello Sport», 4 aprile 1960) L’Udinese ha sentito la primavera nelle gambe e la sua partita di oggi è stata quanto mai lenta. Ha impiegato esattamente 40’ per far saltare con un colpo di testa di Canella il dispositivo difensivo dei grigi. Subito il goal, i piemontesi hanno continuato nella loro tattica, non disdegnando qualche tentativo di contropiede, e al 9’ della ripresa hanno azzeccato con Moriggi il tiro buono («l’Unità», 4 aprile 1960) Il punto conquistato con pieno merito a Udine, la prestazione della squadra, lo spirito dei giocatori dell’Alessandria sono le premesse concrete per la salvezza che, giunti a questo punto, non appare poi tanto lontana. Naturalmente sarà indispensabile insistere senza concedersi… distrazioni e senza apportare modifiche sostanziali alla formazione. Finalmente anche l’Alessandria ha giocato con undici nomini, e tutti protesi verso una vittoria che avrebbe anche potuto arridere alla squadra grigia, se l’arbitro fosse stato più oculato durante l’azione del goal udinese, segnato in posizione sospetta di fuori gioco. Non potremmo giurare che il mezzo sinistro udinese si trovasse in posizione irregolare perché, dal centro della tribuna, la prospettiva resta falsata, ma abbiamo avuto netta l’impressione che quando la palla è partita Canella fosse oltre i difensori grigi. Abbiamo poi l’impressione che la squadra senza Pedroni giochi più spigliatamente, più disinvolta (vedi partita contro la Fiorentina), che l’attacco si schieri più razionalmente, che i mediani svolgano un gioco più aperto. Con questo non vogliamo dire che Pedroni danneggi la squadra con la sua presenza in campo, ma se fossimo al posto dell’allenatore insisteremmo nella formazione di Udine salvo, naturalmente, il rientro di Rivera. Maccacaro è il centroavanti che ci vuole. Pinardi se lo ricorderà per un pezzo il «rosso», come lo chiamano ad Udine! Non un attimo ha potuto stare tranquillo il centromediano delle «zebrette», ed il pubblico ha avuto parole di elogio schietto per il nostro centroavanti, per la sua azione continua, per la sua caparbietà su tutti i palloni, per la sua forza di penetrazione. Ancora una volta, il «rosso» ha vinto la sua battaglia e speriamo che ormai ne siano tutti convinti. Non è un fuoriclasse, ma è il centroavanti ideale per l’Alessandria in questo momento. Il cuore di Giacomazzi: un gladiatore, una carica inverosimile di entusiasmo che si trasmette a tutta la squadra, un giocatore che ha ritrovato la sua forma splendente e che, in questo difficile finale di campionato, saprà galvanizzare tutti con il suo esempio e con la sua volontà. Tutti si attendevano dall’Alessandria un «catenaccio» ad oltranza e si preparavano a fischiare la tattica ostruzionistica che i grigi avrebbero dovuto attuare, invece si sono trovati di fronte una squadra in pericolo di retrocessione, che naturalmente, giocando fuori casa, badava a non scoprirsi troppo, ma con un attacco che minacciava spesso la difesa avversaria, che giocava come reparto organico, una mediana che si spingeva anche avanti per sostenere il gioco offensivo. Una netta evoluzione dunque, una virata di bordo giunta al momento opportuno, un colpo di timone che noi da mesi auspicavamo per il bene stesso dell’Alessandria. È inutile pretendere cose trascendentali dall’Alessandria di oggi: occorre abituarsi a quelle poche cose fatte con volontà, non aspettarsi cose pregevoli da giocatori modesti. Per salvarsi è soltanto necessario lottare, non dare vantaggi agli avversari lasciandoli giocare, cercare lo sfruttamento di tutti i palloni che si presentano senza rinunciare a priori come qualcuno fa ancora. Dopo la partita, nell’ambiente dei grigi, tutto era bello. I visi di tutti sereni, l’avvenire meno nero, il Presidente euforico, il buon cav. Pampuro disteso e tranquillo. La serenità in questi momenti è la cosa più importante e serve ad affrontare le future lotte senza orgasmo e senza l’assillo grave che taglia le gambe ed offusca la mente. Questa volta i chilometri interminabili che separano Udine da Alessandria ci sono sembrati molto più facili da percorrere. Avevamo conquistato un punto prezioso, anzi i grigi avevano conquistato un punto prezioso, la squadra aveva giocato come piace a noi, la strada era piacevole. Non so quante canzoni abbiamo cantato nel ritorno: a mezzanotte, appena scesi di macchina in piazzetta, abbiamo trovato due amici e con loro abbiamo parlato della squadra. Hanno voluto sapere tutto, erano felici come noi. Solo il calcio può dare simili soddisfazioni! (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 9 aprile 1960) RISULTATI: Atalanta-Lazio 0-0 Juventus-Bologna 3-0 Lanerossi Vicenza-Napoli 0-0 Milan-Padova 3-2 Palermo-Fiorentina 0-4 Roma-Bari 3-2 Sampdoria-Genoa 3-0 Spal-Internazionale 0-0 CLASSIFICA: Juventus 40; Fiorentina 38; Milan 37; Internazionale 30; Spal 29; Padova 28; Bologna 25; Atalanta, Roma 24; Lanerossi Vicenza, Sampdoria 23; Udinese 22; Lazio, Napoli 19; Alessandria, Bari, Palermo 18; Genoa 15. MARCATORI 19 gol Hamrin (Fiorentina) 18 gol Charles (Juventus) 17 gol Altafini (Milan), Sivori (Juventus) 14 gol Brighenti (Padova) 11 gol Selmosson (Roma) 10 gol Bettini L. (Udinese), Morbello (Spal), Pivatelli (Bologna) Il punto sul campionato Vittoriose le squadre di testa nel campionato di calcio Tra Juventus, Fiorentina e Milan lotta sempre più incerta per il titolo Il Genoa in crisi dopo la sconfitta nel derby contro la Samp - Domenica i rossoblu liguri, ultimi in classifica, incontreranno l'undici bianconero capolista Botto la improvvisa e rigorosa spinta inflitta agli eventi dai risultati di otto giorni prima, le tre squadre che sono in lotta per il primato, non si sono perse in complimenti od in tergiversazioni questa volta: nella prima mezz'ora degli incontri che le chiamavano in lizza, ognuna già aveva segnato, qualcuna anche reiteratamente. Il risultato già era messo al sicuro da parte di tutte e tre. E così la situazione, in testa alla classifica, è rimasta tale e quale come essa era prima. Al massimo è aumentato di una lunghezza il distacco dalla quarta classificata — dieci punti dalla prima — l'Internazionale che è uscita con un pareggio dalla partita di Ferrara. Ma la posizione dei neroazzurri milanesi non interessa più le masse oramai. Quello che ha importanza è la situazione del gruppo di testa. Qui, il risultato che ha fatto maggior rumore è stato quello che riguarda la Fiorentina. Perché ottenuto fuori casa e su di un campo pericoloso, e realizzato in modo massiccio fin dal primo tempo contro un avversario che sta lottando per sfuggire alle grinfie della retrocessione. Evidentemente, la possibilità di riprendere con buone speranze la lotta per il titolo di campione d'Italia ha messo le ali ai pie. di alla compagine viola. E' in forma, e brucia le tappe. Quattro reti a zero, in trasferta, sono tante. Se l'undici regge fino al termine sul suo slancio, esso sarà un osso duro da rodere, per tutti quanti, sia per i bianconeri come per i milanisti di Liedholm. L'attenzione di molti era concentrata sulla Juventus. Per il modo in cui essa avrebbe reagito all'infortunio della domenica precedente. Qualcuno sperava in una crisi: crisi di stanchezza o di qualche cosa altro. La squadra ha risposto dominando e vincendo per il risultato di tre reti a zero, contro un oppositore come il Bologna, ohe effettivamente ha giocato e non Ha smobilitato mai. Moralmente l'unità ha dimostrato di essersi ripresa appieno. Tecnicamente ha confermato- ai non essere ancora, rientrata completamente nella carreggiata della buona efficienza e dei gran rendimento, ma l'attività svolta in questa occasione costituisce in sé e per sé una promessa per l'avvenire. Il suo momento pericoloso la Juventus- lo ha'passato. : Bei -ire, - chi ha avuto maggiori difficoltà a superare la prova, è stato il Milan. Giunca va, come la Juventus, in casa propria, ma aveva a che fare con un avversario coriaceo come il Padova. Tutto subito parve volesse farne un boccone solo, andando in vantaggio per due punti, poi, quando l'incontro assunse l'aspetto e la sostanza di un combattimento, allora le cose tecnicamente si guastarono, le scorrettezze presero a fiorire, ed i rossoneri finirono per vincere con parecchi contrasti e quasi per il rotto della cuffia. Tre vittorie di tipo e stile differente l'una dall'altra, ma tre vittorie, che avvicinano di una tappa i contendenti al traguardo finale — più non mancano che nove giornate al termine della tenzone — e che rimandano ad altra data la soluzione del grande problema Domenica prossima la Juventus sarà ospite, del Genoa, la Fiorentina riceverà il Lanerossi di Vicenza, ed il Milan andrà a Bari. Possibile che la situazione rimanga inalterata anche questa volta: in attesa del Milan-Fiorentina del giorno di Pasqua. Chi, nella, giornata, è precipitato, è stato il Genoa. Ha perso, per tre a zero, nell'incontro stracittadino, contro la Sampdoria. Il colpo è grave, per più di una ragione. Perché colpisce il morale del sodalizio, che aveva riposto le sue ultime speranze nella nuova guida tecnica della squadra. E perché il risultato torna a relegare i rossoblu all'ultimissimo posto.della classifica, tre lunghezze più in busso di ogni altro contendente minacciato di retrocessione. Il Genoa non ha squadra, né sotto il punto di vista tecnico, né sotto quello morale; non può creare dal nulla quello che non ha. Era una convinzione che da tempo regnava nell'ambiente. Domenica prossima riceverà la Juventus: l'ultimo della classe contro il primo. E, tre punti più in alto, a quota 18, stanno assieme l'Alessandria, il Bari ed il Palermo, preceduti di una lunghezza dalla Lazio e dal Napoli. (La Stampa - Vittorio Pozzo)