Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
10-04-1960 - Giornata: 26 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - S.P.A.L. 0 - 1 (0 - 0)
RETI: 53. Morbello E. [S.]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Snidero Cirano, Giacomazzi Giovanni, Girardo Antonio, Maccacaro Cesare, Moriggi Mario, Rivera Gianni, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
S.P.A.L.: Maietti; Picchi (III) Armando, Bozzao; Micheli, Ganzer, Balleri; Novelli (I) Carlo, Corelli, Rossi, Massei, Morbello. All.: Baldi (III) Fioravante.

Arbitro: Lo Bello Concetto (Siracusa)
Note
Ammoniti: Massei [S], Rossi [S], Corelli [S], Tacchi [A], Giacomazzi [A], Stefani [A]. Angoli: 4-1 (2-0) oppure 5-1. Spettatori: 9.000. Incasso: lire 5.186.700. Giornata di sole, terreno ottimo. Inizio gara ore 15:30.

Commento
Un ex-alessandrino ha battuto Stefani PER LA SPAL AD ALESSANDRIA RETE DECISIVA DI MORBELLO: 1-0 Tre sfortune dei grigi: una bella occasione persa da Rivera, un palo colpito da Maccacaro ed un salvataggio di Ganzer, a portiere battuto, proprio negli ultimi istanti della partita La Spal ha vinto ad Alessandria per un goal segnato da Morbello. Questa veloce ala sinistra, cresciuta nel Casale, si era messa in luce alcune stagioni or sono proprio tra i grigi. Ieri la sua rete ha condannato – diciamo meglio – ha probabilmente condannato la sua ex squadra alla retrocessione. Con tutto ciò, Morbello non appariva commosso, o dispiaciuto, a gara finita. La poesia dello sport appartiene ai primi anni del secolo: ora ci sono i premi di partita e gli ingaggi. L’ultimo calciatore che potrebbe ispirare De Amicis non ha mai letto «Cuore»: viene dal Galles e si chiama John Charles, il resto è professionismo. Morbello, come tale, è un abile e coscienzioso atleta. Sa già che nella prossima annata ritornerà in un grande club (si parla di Napoli, Fiorentina o Torino) a ritentare l’esperimento fallito nella Roma. Il suo mestiere è di segnare o di mettere lo scompiglio nelle difese avversarie. Ha fatto coscienziosamente tutto questo: non gli si può chiedere di più, anche se – confessiamolo – al momento dell’uscita dal campo un gesto amichevole verso i giocatori della sua ex compagine accasciati sul terreno dopo aver gettato (quasi tutti) ogni energia nella lotta lo avrebbe reso più umano. Del resto, come è comprensibile la disperazione degli alessandrini per uno scivolone grave ed imprevisto, è logica la gioia della Spal, questa forza nuova del calcio italiano balzata addirittura al quarto posto in classifica, davanti all’Inter miliardaria. Ancora una volta, l’undici guidato da Baldi e saggiamente amministrato dal presidente Mazza ha messo in risalto gli elementi capaci di consolidare il bilancio sociale. Ad Alessandria, Massei (valutato sui 70-80 milioni) zoppicava per uno stiramento che da tempo lo affligge, ma sono stati all’altezza della quotazione complessiva dei cento milioni i due terzini Picchi e Bozzao, sono piaciuti Morbello, l’insidioso Rossi, il risorto Ganzer, autore tra l’altro di un salvataggio di testa proprio all’ultimo minuto, Balleri e così via. La Spal, che giocava senza affanni di classifica, si è disposta a catenaccio, con Ganzer difensore volante e Balleri spostato al centro. L’Alessandria avrebbe avuto bisogno di sfondatori per infrangere la difesa ferrarese. Invece Rivera, poco appoggiato dai compagni, appariva lontano dal grande calciatore-promessa che si vuol vedere in lui (ha della classe, l’istinto del palleggio, naturalmente, ma non è ancora giunto ai diciassette anni: come si può pretendere che diventi protagonista decisivo in una gara combattuta, giovane come è?). Maccacaro ha trovato il ritmo giusto solo nel finale. Tacchi, dopo un paio di inutili scatti in profondità, si è stancato di attendere invano il passaggio buono ed è scomparso nell’ombra. È andata a finire che i migliori all’attacco sono apparsi il mediano Girardo, autore di ottimi tiri da lontano, ed il terzino Nardi, pure lui portatosi di frequente in avanti. I grigi non potevano svolgere una complessa manovra offensiva perché essi pure tenevano un difensore libero – Giacomazzi – mettendo Girardo su Rossi e facendo costantemente marcare Massei dal tenace Snidero. Al centro della mediana, Giacomazzi si è disimpegnato con autorità, però l’allenatore-calciatore Pedroni, almeno a quanto si è visto ieri, farebbe meglio a lasciare la panchina per tornare ad essere calciatore e coordinatore del lavoro difensivo. Mancava ieri nella retroguardia degli alessandrini un elemento che desse ordine, cosicché Boniardi ha assunto una assurda funzione tra ala e centravanti, venendo quasi sempre a trovarsi tagliato fuori dalla lotta (anche nell’azione del goal è successo così) ed i mediani non sempre legavano con Giacomazzi o con l’altro terzino. In una partita disputata da due squadre schierate in copertura, non possono esservi molti spunti di rilievo; difatti, il gioco è apparso povero e l’unica nota vivace è stata offerta dalle maglie rosse che gli alessandrini hanno dovuto indossare sul campo, accorgendosi a pochi istanti dal fischio di inizio di avere gli stessi colori, grigio e azzurro, dei loro avversari. Nei primi minuti, Novelli e Morbello sono sbucati soli davanti a Stefani, il quale però ha deviato la minaccia e al 5’ Rivera ha avuto la più bella occasione di tutto l’incontro. Dopo aver «rubato» il tempo ed il pallone a Ganzer, il giovane è entrato in area di gran corsa ed ha calciato a colpo sicuro. Maietti è apparso battuto, ma alzando un piede nel tuffarsi ha rinviato la sfera. L’Alessandria ha ancora colpito un palo al secondo minuto della ripresa (testa di Maccacaro), poi è stata battuta. Tutto ha congiurato contro i grigi nell’occasione: Morbello, spostatosi a destra, ha superato Boniardi e, stringendo al centro, è venuto a trovarsi il pallone sul piede preferito, mentre Giacomazzi e Stefani rimanevano sorpresi e immobili. Col sinistro, il «numero undici» faceva arrivare un imparabile tiro nell’angolo alto. La prova era decisa. Una strana punizione dell’arbitro contro Stefani, per proteste, movimentava ancora l’incontro, gli alessandrini cercavano invano la via del goal, controllati però con tranquillità dagli antagonisti. Hanno sfiorato il pareggio proprio all’ultimo istante: su punizione calciata da Nardi, Maccacaro saltava e passava di testa a Rivera. Il ragazzo, ancora di testa, spediva a segno mentre il portiere avversario si trovava a terra, colpito involontariamente alla fronte. Ganzer, retrocesso sulla linea bianca, è saltato alto nella mischia, riuscendo a rinviare. Poi il fischio finale di Jonni. Potrà ancora salvarsi l’Alessandria? (Paolo Bertoldi, «Stampa Sera», 11 aprile 1960) Il pubblico, eccitato e congestionato per l’andamento dell’ardua contesa e per il sole bruciante, è uscito profondamente deluso dallo stadio comunale, commentando con amarezza sulle sorti dei grigi, aggravate dall’imprevista sconfitta. «Morbello – così commentava la folla – aveva concorso tre anni fa a riportare l’Alessandria nella massima serie. Oggi, con la sua rete decisiva, rimanda i grigi nei ranghi dei cadetti». Con queste parole si può riassumere l’odierna competizione in cui la Spal ha meritatamente giocato per vincere e l’Alessandria, pur avendo avuto alcune ottime occasioni per segnare, è mancata, sia pure a volte per sfortuna, nel momento conclusivo. La pattuglia grigia, oggi in maglia rossa, praticamente non è esistita come schieramento difensivo e offensivo. Ha giocato alla ventura, senza temi previsti, affidandosi al caso e all’estro di Rivera e di Tacchi, ma è mancato nel complesso il gioco organico di tutta la inquadratura, che più volte si è sfasciata lasciando aperti varchi paurosi all’incalzare degli avversari. Qui ha dominato su tutti l’estroso e pugnace Morbello, sempre presente nel vivo della lotta, combattivo, tenace, scattante, da creare continue trame offensive sotto la rete di Stefani. In campo opposto, disordine e incertezza, errati passaggi della palla, inutili scorribande alla ricerca di un vano tema risolutivo, sbandamenti alternativi che non hanno creato le premesse per una sicura affermazione. Giornata calda, quasi estiva, con leggero vento. Terreno erboso; gioco ardito nel primo tempo, specie in campo ferrarese, più accentuato e accanito nella ripresa, con parecchi scontri e qualche contuso. Ammoniti Corelli, Rossi, Tacchi, Giacomazzi. L’inizio è stato quanto mai emozionante e già al 1’ una azione di Morbello, spostatosi verso il centro, ha dato modo a Corelli di porgere un propizio pallone che a malapena Stefani è riuscito a bloccare a terra in due riprese. Nuovo ritorno pugnace di Morbello che supera in velocità due avversari e piomba a tre metri davanti a Stefani il quale ancora riesce ad agguantare la sfera di cuoio tra uno scroscio di applausi. Brillanti battute di Rivera, che emula l’ex alessandrino, lasciando in asso tre avversari e pervenendo pur egli a pochi passi da Maietti; anche l’estremo difensore emiliano riesce a fermare la palla già sfuggitagli di mano. Fulmineo interviene Picchi e libera. Dopo questo pugnace ed elettrizzante inizio – poteva essere tre reti segnate senza rammarico per alcuno – il gioco si è mantenuto prevalentemente nella metà campo degli alessandrini, e solo a tratti Tacchi e Rivera – un suo tiro spettacoloso bloccato dalle gambe di Maietti proprio sulla linea fatale movimenta l’andamento della partita e tiene gli animi sospesi fino all’ultima battuta – si fanno notare, Morbello di testa devia verso l’angolo della rete un insidioso pallone che Stefani, tuttavia, riesce a bloccare. Nella ripresa, dopo un tiro violento di Maccacaro deviato dal palo a porta vuota per l’uscita di Maietti su una precedente azione di Rivera, ecco l’azione risolutiva della giornata. Morbello riesce a fuggire alla vigilanza di Boniardi e perviene tutto solo in area di rigore. Forte tiro obliquo – Stefani non accenna nessun tentativo di parata – e la rete è sanzionata. Da questo momento – siamo all’8’ – il gioco si inasprisce maggiormente; gli alessandrini tentano invano la via del pareggio, ma vi è troppo orgasmo e disordine nelle loro file per svolgere una azione coordinata, anche se qualche volta la sorte non è loro propizia, perché in diverse occasioni la Spal si salva fortunosamente. All’ultimo minuto, dopo che in precedenza Maccacaro aveva di nuovo colpito il palo a portiere battuto, è stato Ganzer a deviare di testa proprio sulla linea fatale (Maietti era fuori) il tiro di Tacchi che avrebbe potuto sanzionare la faticosa divisione dei punti, mentre una nuova sconfitta viene a peggiorare notevolmente la già delicata e precaria situazione. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 11 aprile 1960) Con una rete dell’ex alessandrino Morbello, la squadra di Pedroni è scivolata ancor più malamente nella zona della retrocessione. I grigi (oggi in maglia rossa), questi giocatori dall’incomprensibile tattica rinunciataria, hanno avuto con il risultato finale ciò che per buona parte dei due tempi dell’incontro avevano costruito: un castello crollato miseramente quando già si era presentata l’occasione di valutarne le strutture prima che succedesse il peggio. Poi, quando Morbello annichilì il Moccagatta, allora si tentò l’arrembaggio, con quell’orgasmo solito di simili momenti, e quindi con gli inevitabili errori davanti all’ultimo difensore. Torna pertanto logica la giustificazione delle occasioni mancate, di quel pallone fallito da Rivera solo davanti a Maietti, di quel palo colpito da Maccacaro, della rete salvata da Ganzer proprio sulla linea della porta, oppure della cattiva giornata dell’arbitro Lo Bello. Purtroppo, queste sono le eccezioni che – pur lasciando la bocca amara al tifoso alessandrino – onestamente confermano la regola. Forse, a giustificazione dei grigi, è rimasta la paura nell’affrontare un incontro così decisivo: ma anche se in questo momento si vuole addolcire la pillola, resta pur sempre impresso il gioco desolante svolto sul campo. La partita, infatti, per meglio completare il quadro, è stata disputata fin dal primo momento da un’Alessandria «tipo trasferta», e cioè chiusa in attesa dell’avversario, il quale però non si è sognato minimamente di cambiare, a sua volta, l’identica tattica. Così, tra un fischio dell’arbitro e quelli ben più sonori del pubblico, si giungeva alla fine della prima parte. Ci si poteva dunque attendere un risveglio, per lo meno da parte alessandrina, con il riprendere del gioco; ed invece tutto proseguiva sullo stesso binario, fino al momento in cui Morbello «beffava», con un’azione personale, i suoi ex compagni. Quali le impressioni sui singoli? Un discorso che non vorremmo fare, perlomeno per quanto riguarda l’Alessandria. Comunque, per avere un’idea precisa, basterà sapere che oggi, con una simile tattica, è riuscito a giocar male perfino Rivera; ed è tutto detto. Della Spal, ben altra è l’impressione. Un gioco senza sottintesi, idoneo a raggiungere uno scopo: il pareggio. Dal contropiede c’è scappa una vittoria: tanto meglio, perché essa è venuta a premiare la buona vena di Maietti, Ganzer, Massei, Novelli ed in particolar modo di Morbello. La cronaca. Al 3’ Tacchi insiste nel dribbling a metà campo e crea l’occasione a Massei per imbeccare Morbello, il quale, tutto solo, a pochi metri da Stefani, indirizza forte sul portiere, che sventa il pericolo. 4’: identica situazione per Rivera. Ganzer rinvia male e l’attaccante alessandrino raccoglie, presentandosi tutto solo davanti a Maietti: tiro che si esaurisce addosso all’estremo difensore. 37’: un bolide di Girardo (con effetto) viene deviato in calcio d’angolo dal portiere spallino. 42’: punizione battuta da Morbello, con palla alta in area. Rossi «soffia» di testa a Massei e Stefani non ha difficoltà a parare. Ripresa. 2’: punizione battuta da Snidero; Maccacaro, di testa, anticipa Maietti ed il pallone finisce all’incrocio dei pali, ritornando all’alessandrino. Nuovo tiro, però di piede, e palla che passa sopra la traversa. 8’: a Morbello, sulla destra, un pallone da lontano, azione personale e poi, in area, tiro secco di sinistro e rete. 18’: discesa di Nardi, che dalla bandierina destra alza in area; riceve Rivera che, anziché tirare, passa a Moriggi, in controtempo; quindi, occasione fallita. Lieve infortunio a Rivera al 23’. 35’: punizione di Tacchi dal limite area, Maietti devia in calcio d’angolo con un magnifico volo. 38’: altro centro in area di Nardi; Maccacaro, di testa, manda fuori di poco; 44’: nuovo pallone alto di Nardi in area spallina. Ancora Maccacaro, di testa, anticipa Maietti; rete quasi fatta, ma Ganzer salva, a sua volta, di testa, proprio sulla linea. Molti fischi al segnale di chiusura: la Serie B bussa ormai alla porta dell’Alessandria. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 11 aprile 1960) La partita disputata domenica scorsa a Udine aveva fatto parlar bene dei grigi ed aveva riacceso le speranze di salvezza anche nei più pessimisti. Oggi si giocava in casa al Moccagatta e finalmente si poteva schierare al centro dell’attacco Rivera, quel campioncino dal tocco vellutato conteso a suon di milioni dalle grandi del torneo. Tutto concorreva, quindi, a creare l’ambiente ideale per l’inizio della riscossa. Ma i grigi non si muovevano, non facevano nulla per meritare la vittoria o per lo meno per salvare le apparenze. Ed è stato il crollo. La Spal sonnecchiava e l’Alessandria dormiva. Poi c’è stato un guizzo di Morbello, al 7’ della ripresa. Partita da centrocampo, l’ala sinistra si portava a destra e quindi stringeva verso il centro senza che nessuno gli badasse. Giunto in prossimità dell’area lasciava partire una sventola angolatissima che andava ad infilarsi esatta all’incrocio dei pali. E Stefani rimase a guardare. Eccola la partita. Sfogliando il taccuino, si trovano, specialmente all’inizio, degli appunti riguardanti gol mancati per un soffio. Ma erano della Spal, che sembrava non voler infierire, indugiando al momento del tiro. Poi c’è stato quello che si definisce solitamente il «serrate» finale alla ricerca del pareggio. L’Alessandria occupa la metà campo avversaria, ma fa tanta confusione, i giocatori si pestano i piedi l’uno con l’altro e si ostacolano a vicenda. Grande punizione di Tacchi al 35’ e grande tuffo-risposta di Maietti. Ultima speranza nel finale: cross da destra, testa di Maccacaro che anticipa l’uscita di Maietti, palla al centro dove Rivera è pronto a calciare nella rete incustodita; ma Ganzer arriva in tempo a respingere con la testa. (Stefano Porcù, «l’Unità», 11 aprile 1960) DOPO LA SCONFITTA DI DOMENICA SCORSA Si è rifatta precaria la situazione dei “grigi,, in classifica Una sconfitta che pregiudica tutto quello che di buono era stato fatto nelle ultime partite. Una sconfitta che peserà enormemente alla fine del campionato, in sede di bilancio definitivo. Di chi la colpa? Difficile a dirsi, ma ci pare che non sia poi impossibile trovare le cause principali di questa sconfitta bruciante. Prima di tutto, la scarsa combattività di qualcuno (inutile far nomi perché tutti hanno visto, almeno coloro in buona fede), poi la tattica troppo prudente adottata quasi fino alla fine dell’incontro, infine la mancanza assoluta delle mezze ali. Giocare senza due pedine essenziali come gl’interni è impossibile, perché tutta la squadra gioca sfasata, e non venitemi a dire che Migliavacca, inamovibile, sa giocare al calcio, e per di più sa fare qualche cosa, nel ruolo che gli viene affidato. La colpa più grave è stata però della iella, perché se la fortuna avesse aiutato un pochino l’Alessandria, la Spal non avrebbe portato via l’intera posta. Dopo settanta minuti, forse anche di più, ma che stiamo dicendo, dopo un campionato intero, forse Pedroni capirà che Rivera non è un centroavanti e che Maccacaro deve giocare al centro della prima linea dell’Alessandria. A circa un quarto d’ora dalla fine della partita, un lampo… di genio: Maccacaro al centro, e la Spal ha rischiato addirittura di perdere. Noi scriviamo queste cose, ma è mai possibile che qualcuno non riesca a vederle? Ma è mai possibile che un allenatore non si renda istantaneamente conto che il «rosso», malgrado tutti i suoi difetti, è l’unico uomo che può dare dei dispiaceri agli avversari? Ma è mai possibile che non si veda subito che è l’unico uomo che abbia le qualità per lo meno fisiche di poter sfondare? Aspettiamo forse ancora i ricami, le pregevolezze, i «tunnels», i miracoli dai finissimi palleggiatori? È Charles che sfonda, è Maccacaro che può travolgere un avversario, non certo chi sempre cerca la pregevolezza stilistica, mentre gli avversari, d’anticipo non lo vedono neanche! Giunti a questo punto, sarebbe indispensabile buttare nella lotta anche l’anima, ma queste parole ci suonano male, perché contro la Spal qualche giocatore ci ha dato l’impressione di essere piuttosto… assente. Forse siamo troppo curiosi, ma vorremmo davvero sapere che cosa Pedroni si attendeva dalla Spal, per aver schierato la squadra in una tale posizione di… attesa. Non pensiamo che qualcuno ignori ancora quale specie di gioco pratica la squadra ferrarese: è famosa per il suo gioco guardingo, per il suo contropiede condotto a fondo da giocatori in grado di usare quest’arma, ecco il segreto, e pertanto vorremmo davvero essere a conoscenza dei pensieri che hanno potuto agitare il sonno di Pedroni. L’Alessandria si è infatti schierata in difesa in attesa delle travolgenti azioni in linea della Spal, che mai sono venute. Il risultato è noto, ma le nostre parole, come quelle di tutti gli altri, cadono nel vuoto come sempre, perché l’Alessandria deve giocare così a qualunque costo, anche quando sta perdendo. Dicono che Pedroni alla fine della partita si sia lasciato andare ad amare considerazioni sul comportamento di qualche suo giocatore. Ne avrebbe avuto ben donde, perché quando si lotta per la vita non si può e non si deve comportarsi come Tacchi, ad esempio, che è stato oltre tutto di cattivo esempio per la squadra. Quante volte i compagni lo incitavano a darsi da fare? Che cosa rispondeva questo idolo di qualche incompetente? Che non gli passavano mai la palla! Vero, ma quando nel primo tempo passavano sempre a lui, che cosa ne faceva? È riuscito una volta sola a combinare qualche cosa? Quando, punto sul vivo, si è cacciato nella mischia, qualche cosa di buono ha fatto, allora ciò significa che Pedroni aveva ragione quando, dalla sua panchina, scuoteva la testa all’indirizzo di Tacchi. Ma Pedroni cerchi di non lasciarsi andare troppo: ormai la sconfitta contro la Spal è dimenticata e l’avvenire può ancora essere roseo. Cerchi, l’allenatore, di non lasciarsi influenzare da pressioni esterne e provi a schierare in prima linea Oldani, Rivera, Maccacaro, Moriggi e, se proprio non può farne a meno, Tacchi. Senza contare che Girardo pare abbia ritrovato il suo tiro in porta… Vicino a noi, come sempre, un tale che insegna alle scuole elementari: juventino spaccato, lo abbiamo visto quando la Juventus ci ha fatto secchi al Moccagatta, finge di fare il tifo per l’Alessandria e contro la Spal si è sfiatato gridando ingiurie a Morbello. A parte il fatto che non è neanche… piemontese, ci pare che come educatore non sia davvero raccomandabile. Zittito da tutti i benpensanti, ha continuato imperterrito fino a quando la Polizia gli ha intimato di… cambiare disco! Morbello, un esempio, un giocatore che sa servire il suo padrone senza falsi sentimentalismi, che lotta per la sua squadra. Ha avuto al piede la palla-goal e ha fulminato Stefani, inspiegabilmente fermo. Ci saremmo disgustati del contrario, perché nello sport il sentimento non esiste. Si gioca per vincere, sempre, a parte qualche esempio che invece ci ha insegnato a giocare per «non perdere». (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 16 aprile 1960) RISULTATI: Bari-Milan 3-0 Bologna-Sampdoria 0-1 Fiorentina-Lanerossi Vicenza 0-0 Genoa-Juventus 2-6 Internazionale-Roma 1-3 Lazio-Palermo 2-1 Napoli-Udinese 1-1 Padova-Atalanta 0-0 CLASSIFICA: Juventus 42; Fiorentina 39; Milan 37; Spal 31; Internazionale 30; Padova 29; Roma 26; Atalanta, Bologna, Sampdoria 25; Lanerossi Vicenza 24; Udinese 23; Lazio 21; Bari, Napoli 20; Alessandria, Palermo 18; Genoa 15 MARCATORI 20 gol Charles (Juventus) 19 gol Hamrin (Fiorentina) 18 gol Sivori (Juventus) 17 gol Altafini (Milan) 14 gol Brighenti (Padova) 11 gol Morbello (Spal), Selmosson (Roma) Il punto sul campionato Nell'incontro di Marassi chiarite le posizioni in testa e in coda La Juventus riprende la fuga mentre il Genoa scivola verso la B Fiorentina e Milan, immediati inseguitori della capolista, hanno avuto una giornata nera proprio alla vigilia del confronto diretto - La inattesa sconfitta dell'Alessandria Non si era molto lontani dal vero, alcuni giorni or nono, quando, nel commentare la situazione che, in testa alla classifica, era stata creata dalla vittoria della Fiorentina sulla Juventus, si prospettava la possibilità che a risolvere la intricata questione del primato fossero le squadre di minor calibro, quelle più o meno invischiate nei problemi della retrocessione. A fare da cuscinetto alle grandi, queste non si adattano con facilità: lottano per l'esistenza, sono disperatamente alla ricerca di punti di classifica, e sono capaci di infliggere sorprese a chiunque. E' quello che è successo proprio questa volta, quando una delle tre aspiranti al titolo di Campione si è vista porre nuovamente fuori della possibilità di raggiungere ancora il primo posto, mentre un'altra, meglio quotata ancora, ha compromesso di una linea le sue probabilità di successo. Di modo che l'unità che si trovava in posizione di comando, essendo stata la sola a vincere, ha consolidato oltre ogni speranza la sua situazione di privilegio. E' successo che il Milan, in visita a Bari, è stato battuto per tre reti a zero, che la Fiorentina, sul proprio terreno, si è vista imporre il risultato nullo dal Lanerossi di Vicenza, mentre la Juventus ha maramaldeggiato sul Genoa per ben sei reti a due. Di modo che i due punti di vantaggio dei bianconeri sui viola, sono saliti a tre, e le tre lunghezze di distacco del capolista sui rossoneri di Milano sono diventate cinque. Ciò, mentre la distanza dal traguardo d'arrivo, è diminuita di una tappa: da nove è passata a otto. Impressione grande ha destato la sconfitta subita dal Milan, che si è presentato nella formazione che ha voluto, e che di scusanti positive non ne possiede. Ha,una difesa che zoppica, questo Milan: una difesa che la prima linea di un Bari che sta negli ultimi posti della classifica, ha aggredito cinque volte nei novanta minuti battendola tre. Il colpo è grave. La Fiorentina giocava in casa sua,.che è un'aggravante, ma ha l'attenuante almeno di non aver potuto presentarsi in campo al completo: mancava di Montuori, di Chiappella e di Petris. E la Juventus, da parte sua ha cominciato male e terminato bene, al gran galoppo addirittura. Il Genoa — l'unità più priva di consistenza di tutto il lotto — le ha resistito per il primo tempo, riuscendo ad andare anche in vantaggio: poi è crollata di colpo, è andata totalmente a pezzi. Può, questo Genoa addurre la scusante dell'infortunio al suo centromediano, che già era un sostituto del titolare, e può anche menzionare, l'assenza del portiere Buffon e del terzino Becattini. Ma è la intera squadra che non va, principalmente sotto l'aspetto tecnico. Spiace, per una compagine dal passato grande, una squadra dal pubblico numeroso, caldo, vibrante, ma al momento attuale essa appare irrimediabilmente compromessa. Non c'è più che il calcolo matematico — cinque punti di svantaggio su chi sta al quartultimo posto, e sedici punti ancora in disputa — che possa sostenere le sue residue speranze. La Juventus, che ha fatto un po' di luce attorno a sé, può fare il calcolo all'inverso. Sedici lunghezze da coprire, un vantaggio rispettivamente di tre dei cinque punti sui più vicini inseguitori. Ha polverizzato il Genoa, e si è detto come: domenica avrà a che fare col Napoli che sta a quota venti assieme al Bari, ma contemporaneamente attenderà notizie da suoi due soli rivali diretti — i rimanenti sono tutti tagliati fuori dalla lotta, ed anzi l'Internazionale, che ha perso in casa dalla Roma, ha ceduto il suo quarto posto alla Spal, i due rivali diretti, si diceva Milan e Fiorentina, che saranno l'uno di fronte all'altro a San Siro. Giù, in basso, la solita gazzarra. L'Alessandria ed il Palermo occupano, in condominio, il penultimo posto, con punti diciotto all'attivo. Il primo ha perso in casa per uno a zero dalla Spal — il che è grave — ed il secondo è stato battuto a Roma per due a zero dalla Lazio. Due punti più avanti, a quota venti, vengono, pure in condominio, il Napoli ed il Bari. Ed ognuno dei cinque Genoa, Alessandria, Palermo, Napoli e Bari, è chiamato domenica a giocare in trasferta. Da notare ancora, per l'interesse tecnico della nostra situazione interna, che delle ventidue reti segnate nell'ultima giornata, undici hanno avuto per autori giocatori di nazionalità ad origine straniera. E la classifica dei tiratori scelti trova i primi quattro posti occupati da Charles, Hamrin, Altafini e Sivori. (La Stampa - Vittorio Pozzo)