Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1960/1961
Serie B
02-10-1960 - Giornata: 2 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Pro Patria et Libertate Calcio 2 - 0 (1 - 0)
RETI: 14. Bettini S.[A], 88. Vanara E.[A]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Melideo Rocco, Snidero Cirano, Bercellino (I) Giancarlo, Soncini Antonio, Vanara Elio, Vitali Alessandro, Fanello Giovanni, Migliavacca Giancarlo, Bettini Sergio All.: Achilli Camillo

Formazione avversaria
PRO PATRIA ET LIBERTATE CALCIO: Provasi; Amadeo, Taglioretti; Rimoldi, Zagano, Crespi; Bernasconi, Calloni Vittorino, Calloni Giampiero, Maltinti, Pagani. All.: Magni Pietro.

Arbitro: Cataldo Domenico (Reggio Calabria) [Gramellini, Zoppelli]
Note
Rigore sbagliato: 83’ Maltinti [P]. Infortunato: 40’ Soncini [A, passato all’ala]. Angoli: 1-6 (0-2). Spettatori: 10.000. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Non vi tragga in inganno il risultato! Potrebbe farvi credere, vogliamo dire, a una comoda affermazione alessandrina. Il 2-0 è invece bugiardo, premia in eccesso la squadra di Achilli, frusta oltremisura quella di Magni, che soltanto a sette minuti dal termine ha avuto a portata di piede la palla del pareggio, e dopo averla sciupata balordamente, s’è vista infilare a 3’ dalla chiusura di un gol invero beffardo. Si deve dire, tuttavia, che la Pro Patria può recitare il mea culpa per non essere stata capace di rimediare una partita che – compromessa da una punizione di Bettini, nel primo tempo – si era messa decisamente sul binario favorevole, quando la squadra grigia si trovò nella necessità di rompere l’equilibrio della centro campo, in seguito all’acciacco accusato da Soncini. Tolto il mediano dalla zona arginante, costretto Migliavacca ad abbandonare i compiti di rifornimento sulla trequarti, divenuta confusa e asmatica la retroguardia grigia, sotto l’imperversare del gioco bustocco, l’Alessandria accusò momenti di sbandamento paurosi e per buona parte della ripresa fu costretta alle corde dal più dinamico antagonista. Ma proprio in questa parentesi favorevole, la matricola accusò i propri difetti costituzionali; fatti di inesperienza, di scarso peso, di incapacità vera e propria in fase conclusiva. La sua manovra, valida e spumeggiante in fase di impostazione – magnifico il lavoro di regia svolto da Vittorino Calloni – il suo orchestrare brioso e disinvolto, non trovava, infatti, corrispondenza in una altrettanto autorevole azione di forza davanti all’area avversa. Sicché i difensori alessandrini, ancorché frastornati, riuscivano sempre a metterci una pezza, e mai Stefani – per altro incerto tra i pali – venne perentoriamente impegnato da tiri pericolosi. L’Alessandria, dal canto suo, può accampare l’attenuante dell’incidente a Soncini per giustificare, in parte, quella ripresa affannosa e disordinata; ma seppure ha avuto amica la sorte, in un paio di situazioni – per altro determinanti, come nel caso del rigore – ha avuto altresì il gran merito di saper reggere al ritmo proibitivo imposto al match dai più freschi rivali, e comunque ha mostrato nella sua azione (forse ancor meno geometrica) un pizzico di maggiore autorità, un nerbo agonistico e una personalità sicuramente più spiccate di quelle in dotazione all’avversario. Ha avuto fortuna, è vero, la squadra grigia; ma certo non ha colpa se Maltinti ha sbagliato un rigore, se Calloni, Pagani e Bernasconi hanno mostrato una sconcertante allergia al gol. Diecimila spettatori, ottimo pomeriggio, terreno in perfette condizioni. Sul finire del primo tempo, scontro tra Soncini e V. Calloni; l’alessandrino rimedia una tremenda botta sopra l’occhio destro; giocherà la ripresa, inciuchito, all’ala sinistra (Migliavacca diventerà mediano e Bettini interno). A metà ripresa, Pagani accusa uno stiramento alla coscia destra. La partita, velocissima per… impostazione bustocca, è galoppata sotto il segno dell’equilibrio nei primi 45’. La Pro Patria giostrava brevemente sulla mezzo campo, dove Vittorino Calloni saliva in cattedra ad orchestrare, legava azioni sbrigative con l’altro Calloni, pronto a smistare a destra o a sinistra, con le ali veloci e galoppanti al largo; ed alle spalle teneva egregiamente, mettendo in mostra colpitori succosi e una organizzazione elastica. L’Alessandria, di contro, operava a folate offensive, reagendo sempre con puntualità alle azioni a tutta orchestra dell’avversario. Teneva Migliavacca a tre quarti, tra mediana e attacco, affidava come sempre la regia offensiva a Vitali, orientando i lanci soprattutto sul mobilissimo e scattante Fanello o su quel Bettini atleticamente meglio disposto del minuto Vanara. Reggeva bene, in retrovia, ma soprattutto confortava la saldezza della centro campo, là dove svettava autoritario Soncini, preciso nel tocco di disimpegno quanto pronto ai richiami arginanti. Da un fronte all’altro, il gioco si sviluppava piacevole. Ma se da una parte la forse difesa bustocca sventava autoritaria ogni minaccia, dall’altra lo scarso peso dell’attacco di Magni garantiva una certa tranquillità a Bercellino e compagni. Al 14’ registrammo la prima notazione decisiva, quando Crespi atterrò nel semicerchio Vitali, lanciatissimo da Migliavacca; la punizione, fintata dallo stesso Migliavacca, si concluse con un bolide di Bettini che sbucciò un montante e mandò la palla a infilarsi in fondo alla rete. Null’altro offrì, alla cronaca spicciola, il primo tempo. Ritmo, azioni a rapidi scambi di fronte, ma nessun pericolo autentico per i portieri. Allo scadere, ecco lo scontro tra Soncini e Calloni, secondo episodio determinante. Infatti, alla ripresa del gioco – come vi diranno le note – l’Alessandria fu costretta a rivedere l’impostazione; ciò risultò davvero deleterio, per l’economia del gioco, per la solidità dei reparti. Senza Soncini, la metà campo scricchiolò paurosamente, senza Migliavacca l’attacco non trovò più la spinta del rifornimento. La Pro Patria schiacciò ancora un poco sull’acceleratore, e allora si ebbe l’impressione che, da un momento all’altro, la porta di Stefani sarebbe capitolata. Perché, sotto l’incalzante offensiva, Bercellino e Melideo mostrarono la corda, Snidero ansimò per reggere il passo, Migliavacca – tra i migliori del primo tempo – cominciò ad annaspare nel buio, ormai preso dall’orgasmo. L’attacco poi, tolto Fanello, vivacchia alla meglio, senza riuscire ad alleggerire la retroguardia, vuoi per l’esasperante personalismo di Bettini, per la fragilità di Vanara, per il calo accusato da Vitali. Con tutto ciò, malgrado i mille brividi, la Pro Patria non ce la faceva a scardinare la rete alessandrina. Al 37’, sull’ennesimo attacco in massa, Bernasconi riuscì a rimediare una palla sul fondo ed a rimetterla a centro area; una palla ribattuta in zona morta, ma sulla quale irruppe Migliavacca, frastornato, a pugni tesi, procurando il più inutile calcio di rigore. Poteva essere il pareggio (per niente immeritato). Ma Maltinti sparò alla cieca – Stefani era uscito di un paio di metri, saltellando a canguro – e colpì il montante, sulla sinistra. Chi sbaglia paga! Partì di scatto l’Alessandria, e cinque minuti dopo la Pro Patria venne beffata per la seconda volta. Soncini lavorò la palla sulla sinistra, quindi appoggiò su Fanello; scatto del centravanti, tocco laterale a Vanara che partì in dribbling, quindi, di sinistro, infilò verso il gol; palla leggermente deviata, nulla da fare per il pur bravo Provasi. Il risultato, via, non è sincero. È premio troppo grande per la Alessandria, punizione eccessiva per la Pro Patria. A vantaggio dei primi, comunque, sta la saldezza e l’autorità mostrate nel primo tempo (la ripresa, con Soncini ala, attenuta il giudizio critico), mentre per ciò che si riferisce alla matricola bisognerà attendere che, oltre al ritmo, al gioco orchestrato, sappia anche trovare decisione e sicurezza in fase conclusiva. E avrà bisogno, anche, la Pro Patria, di un pizzico di fortuna… (Angelo Ponti, «La Gazzetta dello Sport», 3 ottobre 1960) L’Alessandria ha vinto il primo confronto casalingo del campionato battendo per 2-0 la Pro Patria, promossa questo anno dalla C alla B. Non è stata però una vittoria chiara, convincente come il punteggio potrebbe far sembrare. Anzi, fino a quando il piccolo Vanara, con una prodezza personale a due minuti dalla fine, non ha messo un punto fermo alla situazione, la partita è stata apertissima, legata com’era solo all’esiguo vantaggio alessandrino realizzato nel primo tempo con una spettacolosa punizione di Bettini. La vivace ed affiatata Pro Patria è stata più volte sul punto di raggiungere un pareggio che avrebbe meritato, ma ha sbagliato le occasioni più favorevoli. Si pensi che, a sei minuti dal termine, un disgraziato intervento di Migliavacca, che ha bloccato il pallone con le mani a non più di tre metri dalla porta, ha provocato un rigore. Ebbene, i blucerchiati hanno buttato al vento anche questa occasione delle occasioni con un maldestro tiro di Maltinti respinto dal palo. Vi è tuttavia un’attenuante che giustifica un’affermazione tanto faticosa dei grigi, con un livello di gioco non corrispondente che in rari momenti alle aspettative: poco prima del riposo, in uno scontro, testa contro testa, coll’interno blucerchiato Vittorino Calloni, il numero 6 alessandrino Soncini ha subito una durissima botta ad uno zigomo, tanto che solo una radiografia potrà oggi dissipare o confermare il sospetto di una frattura. Alla ripresa del gioco, il mediano si è coraggiosamente ripresentato in campo, assumendo però la posizione di ala sinistra, che gli avrebbe permesso di meglio smaltire l’intontimento ed il dolore per il duro colpo. Da questo momento, la partita ha cambiato volto per l’Alessandria: la buona volontà di Migliavacca, arretrato a mediano, e gli sforzi di Bettini per funzionare da mezz’ala di spola non sono riusciti a mascherare la falla aperta nella cerniera di metà campo dall’infortunio a Soncini, dimostratosi nel primo tempo l’elemento più continuo e più efficace del quadrilatero alessandrino ed uno dei migliori della squadra con Fanello, Vitali, Snidero e Migliavacca. Insomma, si erano create, con la complicità di un incidente di gioco, le premesse per una positiva riscossa della Pro Patria. Colpa dei blucerchiati se non sono riusciti ad approfittare della situazione favorevole, compiendo errori che hanno indubbiamente agevolato il successo alessandrino. La partita, in fondo, è tutta nelle due reti dei grigi ed in quella clamorosamente mancata dal bustocco Maltinti su rigore. I novanta minuti di gioco non hanno offerto molti altri spunti di cronaca degni di menzione. I grigi sono andati in vantaggio al 14’ per una punizione concessa per atterramento di Vitali da parte di Rimoldi, un paio di metri fuori della fascia centrale dell’area di rigore: Migliavacca ha fintato il tiro lasciando il pallone a Bettini, la cui inesorabile legnata di destro è schizzata in rete alla sinistra di Provasi, dopo aver picchiato sulla base del palo a destra. La Pro Patria ha fallito una bella occasione al 19’ con un tiro di Pagani a lato, mentre al 35’ Provasi ha respinto di pugno un altro bolide di Bettini su punizione. Nella ripresa, i grigi si ripresentano in campo a ranghi rimaneggiati per l’accennato incidente a Soncini e la Pro Patria può approfittare del disorientamento avversario per prendere l’iniziativa e dominare il gioco a suo piacimento. Dopo due bei tiri di Vitali in solitarie azioni di contropiede, i lombardi colpiscono un palo con Rimoldi al 16’ (ma l’arbitro aveva già fischiato il fuorigioco di Maltinti) e continuano il loro sterile dominio, rotto saltuariamente dalle puntate di Vitali e Fanello. Al 39’, in un’intricata mischia in area, Migliavacca blocca il pallone con le mani, convinto che Stefani sia ormai battuto e che solo il suo gesto possa evitare il goal del pareggio. Tira il rigore Maltinti e colpisce il palo alla sinistra di Stefani. L’Alessandria, che sembrava in trance, si scuote, organizza una decisa controffensiva coronata al 43’ dal bel goal di Vanara, che conclude un’azione di Bettini e Fanello scartando il suo terzino ed infilando prepotentemente in rete di sinistro. (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 3 ottobre 1960) I tigrotti, nel rango di cadetti, hanno dato la conferma al Moccagatta della loro azione agonistica e lealmente dobbiamo riconoscere che la sconfitta per 2-0 non rispecchia del tutto l’andamento della gara. Battuta da una fucilata di Bettini da 30 metri su calcio di punizione nel primo quarto d’ora di gioco, la Pro Patria mai si è arresa al succedersi velocissimo delle vicende per cui sovente, nel primo tempo, è stata relegata nella sua metà campo, ove Fanello, Vitali e Bettini hanno dato vita a numerose azioni offensive sfumate per un soffio. Nella ripresa, dopo l’infortunio di Soncini, i grigi sono calati di tono, mentre è notevolmente migliorato il gioco degli ospiti che hanno sviluppato una nutrita offensiva sotto la rete di Stefani. Ma i tiri in porta dei bustocchi sono apparsi sovente troppo centrali, giacché Stefani non ha avuto difficoltà, tranne qualche rara eccezione, a liberarsi, mentre altri palloni sono risultati nettamente fuori bersaglio anche quando si è avuto la possibilità di giungere al successo per i varchi paurosi apertisi nelle file alessandrine. A poco più di cinque minuti dalla fine, la Pro Patria è venuta a trovarsi in condizioni di pareggiare per un generoso rigore provocato inspiegabilmente da Migliavacca che, con un salto, ha bloccato la palla con la mano con uno stile perfetto di estremo difensore. La massima punizione, battuta da Maltinti, ha colpito il palo, la palla è rimbalzata in area, ma il pericolo è stato allontanato e così il possibile successo lombardo è sfumato. Anzi, a meno di due minuti dalla fine, Vanara ha aumentato il bottino, segnando la seconda rete per i grigi. («Corriere dello Sport», 3 ottobre 1960) È passata da poche ore l’emozione di questa strana partita con il Pro Patria ed ancora non siamo riusciti, pur cercando di raccogliere nella mente tutti gli elementi possibili che la gara ha fornito, a formarci un preciso convincimento. Era più forte del previsto l’avversario o non andava bene il funzionamento della nostra squadra? Forse, per rispondere a questa domanda, è necessario soffermarci per un momento sul rendimento dei singoli uomini: la personalità della nostra squadra è assai notevole e si stacca completamente nel confronto con l’avversario, c’è una autorità maggiore, una scuola più ricca di fantasia di stile, una personalità nei singoli e nell’insieme che impone più facilmente il tema del proprio gioco: le singole individualità, ad una ad una esaminate, non denunciano pecche particolari, possiamo dire che nessuno dei nostri giocatori abbia domenica deluso i suoi tifosi o sia venuto meno al suo compito. Ed allora? La risposta è una sola: il Pro Patria si è imposto con il ritmo del gioco, con la tenacia particolare con la quale ha resistito fino all’ultimo mantenendo una velocità di movimenti che crearono non poche difficoltà alla nostra pur ben preparata squadra. Il tipo di gioco spiegato dal Pro Patria bene spiega la dura sconfitta inflitta otto giorni prima alla Triestina, sorpresa dalla trama vorticosa ordita da una squadra protesa alla conquista del pallone, al superamento dell’avversario, al passaggio ficcante, sostenuta sempre da una carica agonistica che, invano, ci si attendeva si spegnesse. E non poche squadre si troveranno di fronte a questa compagine, fino a quando l’ardore e le forze la sosterranno. E, si noti, nessuna particolare individualità si è messa in luce, nessun giocatore ha dimostrato di emergere sopra gli altri: è proprio la squadra nel suo insieme e nella sua impostazione che gioca in questo particolare modo. Possiamo veramente concludere che la Pro Patria rappresenta la classica formazione di Serie C prima della classe, esempio tipico del meglio che in quella serie possa produrre il calcio italiano: promossa alla serie maggiore, ha portato il fuoco del suo entusiasmo in uomini amalgamati da un precedente campionato, fiduciosi non tanto nei propri mezzi, quanto nello spirito e nel funzionamento della squadra. L’urto fra le due squadre cui abbiamo assistito domenica era l’urto di due concezioni, di due sistemi diversi, fra squadre che provenivano da zone assai lontane. Per fortuna, quando la nostra sarà entrata più profondamente nel clima di questi incontri, sarà ancora più autoritaria e potrà rendere in pieno la misura di tutte le sue possibilità. L’incontro vinto, mentre ci ha procurato i due preziosissimi punti che permettono all’Alessandria di piazzarsi subito fra le prime in classifica secondo una legittima ambizione, ci porta ad alcune considerazioni che non possiamo tralasciare. Per intanto, alcuni giornali hanno impostato il loro resoconto sulla sequenza di una serie di fattori fortunati che avrebbero contribuito alla nostra vittoria: siamo rimasti veramente perplessi di fronte a tanta superficialità di giudizi. In verità, tutta la nostra fortuna si è limitata ad una sola circostanza: che il rigore tirato contro di noi, in seguito al fallo di Migliavacca, non si sia mutato in gol, ma il pallone abbia colpito il palo. Ma v’è subito da osservare: sarebbe stato giusto veder sfumare la vittoria per una circostanza tanto banale? Quale merito avrebbero avuto gli avversari segnando una rete in tale frangente? A questo interrogativo nessuno dei frettolosi inviati ha risposto, né si è dato pensiero di tener conto che, nel momento in cui beneficiavamo della ventata di fortuna, stavamo disputando da 45 minuti l’incontro senza uno degli uomini validi. Se poniamo poi sulla bilancia questa circostanza, pensiamo che, a prescindere dal risultato, la giornata sportiva di domenica si sia chiusa all’insegna della più nera sfortuna. Non si deve infatti aver riguardo soltanto alla partita immediata che si sta disputando, ma si deve tener conto anche delle conseguenze che da determinati avvenimenti possono derivare. E la conseguenza è questa: che per alcune domeniche la nostra squadra dovrà rinunciare all’apporto di Soncini, vale a dire di uno degli uomini migliori, più tecnici e combattivi. Basti ricordare l’improvviso calo della squadra nel secondo tempo, il senso di maggior confusione, l’affanno di una improvvisata manovra difensiva, la mancanza di precisa invocazione di tante azioni d’attacco, per rendersi conto dell’importanza e della funzionalità che ha assunto Soncini nella nostra squadra. A questo proposito, desideriamo rivolgere a Soncini una particolare commossa parola di conforto e di elogio per quanto ha fatto domenica: non sappiamo, né alcuno potrà mai spiegarlo, come abbia fatto Soncini a rientrare in campo e disputare il secondo tempo con il dolore insopportabile che lo attanagliava. Si noti che, se pure relegato all’ala, non ha fatto da semplice comparsa, ma ha partecipato alle azioni, ha scambiato passaggi di perfetta dosatura (l’ultimo che ha fruttato il gol è partito da lui, diretto a Fanello), arretrato a tratti al suo posto abituale allorché il suo istinto generoso lo sospingeva a rimediare a situazioni complicate per la sua squadra. Il tutto con naturalezza, senza smanie e senza drammi. Solo i suoi occhi erano velati di pianto: e le lacrime caddero abbondanti solo dopo la partita, nel silenzio, allorché avverti che il dolore gli toglieva le forze: «sentiva» che la frattura gli apriva le porte al forzato riposo e a cure dolorose, ma era lieto di aver portato a termine il suo compito. Siamo lieti che l’Alessandria ci abbia portato in maglia grigia questo ragazzo di tanto cuore, non soltanto per le doti tecniche che ha mostrato di possedere, ma per il subitaneo attaccamento dimostrato alla nostra Società. In quest’epoca di battaglia, nella contesa fra le Società per l’acquisto di uomini a peso d’oro, l’Alessandria ha ben speso le sue modeste forze alla ricerca di chi fa dell’abnegazione ancora una bandiera e del coraggio una questione di onore. Sia questo un motivo di esempio per altri e di fierezza per i Dirigenti, per il Presidente che sappiamo assai sensibile alle prove di fede dei suoi ragazzi. Che dire ancora degli altri giocatori? Buona se non eccelsa la prova della difesa, anche se Melideo alterna cose buone ad altre che hanno il sapore di una certa immaturità (vedi ad esempio certi fatti di impeto) tanto da far ricordare che esiste ancora Giacomazzi: a posto la mediana ove Snidero pare ritrovare la forma dei momenti migliori, piacevole l’attacco ove le singole individualità eccellono difettando invece nel ritrovarsi in più perfetto gioco d’assieme. Sul primo tempo di Migliavacca possiamo ripetere quanto dicemmo la settimana scorsa e cioè che il ragazzo dimostra finalmente di saper fare la mezz’ala di spola: nel secondo tempo, costretto a giocare mediano, non sostituì certo il gioco di Soncini. Vitali sta ritrovando l’estro: ha condotto due o tre azioni in contropiede e concluse con tiri veramente pregevoli. Bettini ha il pregio di lavorare molto, ma è ancora disordinato, se pure utile alla manovra. Fanello ha stupende doti: se troverà la «spalla» che, con rapidi passaggi, lo porti in zona di tiro, potrà far balzare in piedi le platee di tutta Italia. La squadra crescerà ancora: e quando sarà più affiatata, sarà più autoritaria. In quel momento, potremo forse dire di poter sperare. (Barbagrigia [Gino Testa], «Il Piccolo», 8 ottobre 1960) RISULTATI: Catanzaro-Novara 2-0 Como-Genoa 2-2 Foggia & Incedit-Simmenthal Monza 0-0 Hellas Verona-Messina 2-1 Marzotto-Sambenedettese 0-1 Palermo-Ozo Mantova 0-0 Prato-Venezia 1-1 Reggiana-Parma 1-1 Triestina-Brescia 1-0 CLASSIFICA: Alessandria, Como, Palermo, Parma, Sambenedettese, Venezia 3; Catanzaro, Hellas Verona, Marzotto, Messina, Novara, Pro Patria, Simmenthal Monza, Triestina 2; Brescia, Foggia & Incedit, Ozo Mantova, Prato, Reggiana 1; Genoa (-10) -9. Il punto sul campionato Il Genoa è riuscito a togliere dalla sua classifica la pesante indicazione di — 10 nella colonna dei punti, con il pareggio ottenuto a Como nella seconda giornata del torneo di serie B. Un punto non è molto, quasi nulla per i rossoblu che debbono annullare la nota penalizzazione, ma il pareggio di Como, ottenuto grazie ad un volitivo ritorno nel secondo tempo dopo essersi trovati in svantaggio di due reti, dovrebbe dare alla squadra di Frossi un nuovo entusiasmo. Mentre i rossoblu hanno iniziato la loro difficile rimonta in classifica, l'Alessandria si è portata al comando della stessa — alla pari di Palermo, Parma, Venezia, Sambenedettese e Como — con il franco successo ottenuto al Moccagatta contro la Pro Patria. I grigi hanno confermato le loro aspirazioni ad un buon campionato, nonostante la prima linea stenti a trovare l'accordo. Il Novara ha iniziato la sua doppia trasferta nel Sud con una secca sconfitta (0 a 2) a Catanzaro, dove la squadra locale ha offerto momenti di gioco entusiasmante. La seconda giornata del torneo ha offerto nel complesso risultati senza sorprese, ad eccezione del successo della Sambenedettese a Valdagno (1 a 0) di fronte al Marzotto, squadroni di tanto inferiori agli stranieri (e, nel caso di ieri, a due olandesi pressoché sconosciuti) che gli è impossibile spuntarla? E' proprio stabilito che, per il suo percorso piatto e pressoché privo di serie difficile impresa di battere il Genoa a Marassi. (La Stampa)