Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1960/1961
Serie B
01-02-1961 - Giornata: 15 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Como AC 4 - 0 (3 - 0)
RETI: 24. Fanello G.[A], 28. Fanello G.[A], 84. Fanello G.[A], 86. Fanello G.[A]

Alessandria US Stefani Ideo, Melideo Rocco, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Bercellino (I) Giancarlo, Soncini Antonio, Vanara Elio, Filini Giancarlo, Fanello Giovanni, Migliavacca Giancarlo, Bettini Sergio All.: Achilli Camillo

Formazione avversaria
COMO AC: Geotti, Ballarini, Valpresa, Galli, Ghelfi, Pinardi, Dell’Omodarne, Beretta, Governaro, Landri, Fontana. All.: Baldini Giuseppe

Arbitro: Sbardella Antonio (Roma)
Note
Recupero della gara rinviata il 01.01.1961 Inizio gara ore 14.30

Commento
IL GIOVANE FANELLO, CAPOCANNONIERE DI SERIE B, SEGNA TUTTI I GOALS IN ALESSANDRIA-COMO (4-0) Col recupero vinto ieri i grigi tornano nel gruppo di testa - Un penalty sbagliato da Barcellino all'inizio della gara - Buona prova della difesa alessandrina Con quattro goals (a zero) del suo centravanti ventiduenne Fanello, l'Alessandria ha battuto il Como nell'odierno recupero di serie B. Una affermazione netta, quella dei grigi, colta grazie ad una gara ricca di brio e di puntiglio. Il pubblico, che domenica scorsa in occasione della deludente esibizione contro il Parma non aveva nascosto il suo disappunto, ha sottolineato la prova dei calciatori alessandrini con lunghi applausi, per la maggior parte rivolti a Giovanni Fanello, realizzatore di rara precisione. L'attaccante calabrese, che l'Alessandria sta efficacemente rodando a vantaggio del Milan, dal quale lo ha avuto in prestito, ha disegnato prodezze e spunti personali a piacevoli manovre combinate con i compagni di reparto. Il gioco della squadra piemontese, pur basandosi essenzialmente, in fase offensiva, sull'Abilità realizzatrice di Fanello, non si è limitato in un unico tema: parecchie volte lo schema d'attacco dei grigi ha richiesto l'intervento corale di tutti gli avanti che si sono avvicendati nel portare insieme alla rete comasca. Dal Como ci si attendeva di più, ma probabilmente l'undici » lombardo comincia a risentire degli sforzi compiuti nella prima parte del torneo. Contro i grigi l'allenatore lariano aveva predisposto un severo « catenaccio », ma gli uomini incaricati di far barriera davanti all'attacco piemontese non sono stati all'altezza del loro compito. Pinardi (prima battitore libero, poi mediano, ed infine attaccante) è apparso lento e fuori misura, il portiere si è smarrito di fronte alla girandola degli assalti alessandrini.' Nel primo quarto d'ora di partita l'Alessandria stenta ad ingranare, poi la spinta dei grigi si fa più consistente ed al 14' un fortissimo tiro di Azeimonti esce di poco. Un minuto appresso è Sniderò che spara da 20 metri ma Geotti blocca in tuffo. L'Alessandria ha al 21' l'occasione per portarsi in vantaggio. Su punizione di Sniderò il terzino Ballarmi previene Bettini, arrestando però la sfera con un braccio, in piena area. Rigore. Calcia Bercellino, forte, spiazzando Geotti, ma invia il pallone dieci centimetri a lato della rete. E' un momento cruciale per la squadra piemontese: scoraggiarsi vorrebbe dire rinunciare al successo, arrendersi. Così non è. I grigi riprendono a premere con ritmo gagliardo ed al 24' passano. Bettini batte una punizione dodici metri fuori dall'area: la parabola, secca e tesa, viene corretta d'intuito da Fanello il cui colpo di testa supera inesorabilmente Geotti. Il Como ha appena il tempo di abbozzare una risposta ed ecco (al 28') la seconda rete alessandrina. Valpreda blocca fallosamente Marmo quasi sulla linea di metà campo e Melideo appoggia la punizione verso Sniderò, che si è intelligentemente smarcato all'ala destra; il mediano evita in corsa Landri e centra basso: Bettini manca la « spaccata », Fanello si scaglia sulla palla, la riprende dopo una cortissima respinta di Geotti, e rapidissimo infila. Il Como è chiaramente in difficoltà e gli avanti grigi sgusciano ora da tutte le parti verso la porta lombarda. Al 36' Azzimonti sciupa una bella azione per tentare, un passaggio anziché la risoluzione diretta ed.al 41' Geotti, in uscita disperata, ruba la palla dai piedi di Fanello a cinque metri dalla rete. Il terzo punto per i grigi arriva al 44'. Pinardi segue un pallone che rotola verso il fondo campo, ma invece di lasciarcelo arrivare, lo indirizza verso Geotti. Il portiere si lascia sfuggire di mano la sfera e Fanello — sempre in agguato — segna il più facile goal della sua carriera. La gara, praticamente ha termine qui. Nella ripresa il Como cerca — senza troppa convinzione — di infastidire la retroguardia piemontese ma gli attaccanti azzurri sono oggi scarsi di puntiglio e di intesa. Al 41' l'ultimo episodio. Manovrano Migliavacca, Azzimonti e Marmo poi l'ala destra, tre metri entro l'area, viene sgambettato da Galli. Rigore, senza attenuanti. Giacomazzi, capitano dell'Alessandria, designa Fanello a tirare la massima punizione. Il ragazzo calabrese fa centro con un rabbioso rasoterra, a destra di Geotti. E' il sedicesimo goal di Fanello in questo torneo dì serie B. (La Stampa - Ed. Sport - Giuseppe Barletti) RISCATTATA LA BRUTTA PROVA DI DOMENICA SCORSA Smagliante vittoria sul Como (4-0) Domani il Monza ospite al “Moccagatta,, Alti e bassi sconcertanti All’amarezza espressa sabato per la partila di Reggio, si è aggiunto domenica lo sconforto di una cocente delusione imprevedibile in verità: lamentavamo che qualcosa manca nell’Alessandria per farla una completa squadra forte sul passo anche nelle partite esterne, ma ci rifugiavamo nel pensiero confortante di una saldezza casalinga che era garanzia almeno di successi e di buon gioco. Domenica ci ridestammo come da un sogno tranquillo perchè le illusioni fugaci erano cadute. Anche in casa, anche sul nostro campo la squadra era riuscita a deluderci al punto di crearci il dubbio che abbia dei limiti tecnici mai sospettati, delle deficienze mai avvertite, una mediocrità esasperante. E così, fra le urla indispettite di un pubblico che non poteva rassegnarsi, abbiamo lasciato il campo dopo aver vista la peggiore partita dell’anno sotto ogni aspetto tecnico ed agonistico. Calo generale momentaneo o condizione nuova a cui era giunta la squadra? L’interrogativo si presentava assillante anche per la preoccupazione di una difficilissima partita da disputarsi dopo tre giorni. Ripensando a quanto avevamo visto, al grigiore veramente generale di una prestazione così scadente, non riuscivamo a trovare una convincente soddisfazione. I giornali del lunedì presero 'tutti ad elencare una filza di difetti nuovi e di spiegazioni tecniche, la prima delle quali riceveva i suffragi universali: e cioè che la mancanza di Vitali in squadra era stata la prima causa di tale mancata funzionalità della nostra prima linea. E questo può costituire indubbiamente un motivo. Il bravo Vitali, malgrado le alterne prestazioni che fornisce, soprattutto in diversi momenti della partita, costituisce una pedina insostituibile per il nostro reparto offensivo: la duttilità della sua manovra, la impostazione del gioco, la ricerca dell’uomo in posizione, con il conseguente passaggio intelligente, costituiscono un patrimonio tecnico per noi che non può venire sostituito. E fra tutti, vedemmo infatti Fanello che per primo subì le conseguenze della mancanza di Vitali: la mancanza del servizio reciproco, della possibilità di appoggio e del rilancio, lo resero un poco nella identica posizione in cui si trova Altafini senza la presenza di Rivera. E così il nostro centravanti arrancò fra le maglie di una difesa arcigna e stretta intorno a lui sentendosi irrimediabilmente perduto. Ma, se queste sono spiegazioni che accettiamo volentieri e facciamo nostre per l'evidenza della loro fondatezza, non ci sentiamo di soffermarci a queste: vogliamo scavare un poco più in profondità il problema sollevato da tanta deludente prestazione e richiamare quanto scrivemmo la settimana scorsa: parlavamo di coscienza dei propri mezzi e di intima convinzione, suggello e complemento della volontà. Eravamo certi che un sereno esame di coscienza verso se stessi, avrebbe portato i nostri ragazzi a riprendere la via giusta della convinzione nei propri mezzi il che significava strada della vittoria. Invece tutto questo è mancato e ci è stata offerta la peggiore partita dell’anno. Purtroppo ancora una volta la constatazione di questi alti e bassi di rendimento ci ha lasciati perplessi, riproponendo l’interrogativo sulle possibilità di conquistarci la promozione, nè la ultima questa che fa sempre parte dei nostri segreti sogni. Questa prima linea L’indagine in profondità che ci siamo proposta si rivolge (chi l’avrebbe detto) proprio a quel reparto che fino a ieri rappresentava per noi la fonte di maggiori soddisfazioni, l’orgoglio della nostra compagine rispetto alle altre. La partita vista contro il Parma ha messo a nudo alcune gravi deficienze che hanno posto il quintetto d’attacco in balia di una difesa dura ma non insuperabile, senza mordente, senza le necessarie doti tecniche che permettono di sfondare. Assente Vitali, infortunato Oldani per un noioso strappo, si è dovuto ricorrere al giovane Vanara che il terreno abbastanza buono del nostro campo, indicava come la pedina meglio adatta per completare la linea di attacco. Senonchè il ragazzo, dopo un inizio che pareva promettere cose buone, denunciò ancora una volta la inesperienza e la fragilità della sua costituzione per le battaglie dure che la serie B comporta. Per di più, spostato sulla sinistra nel tentativo di dare maggior incisività all’attacco con lo spostamento di Bettini a mezz’ala, il giovane Vanara è pressoché scomparso dalla lotta anche per colpa dei compagni che lo hanno trascurato per lunghi tratti nei quali conducevano le azioni senza appoggiare su di lui. Ma la maggior incisività all’attacco non venne malgrado lo spostamento di Bettini al centro: e così avemmo ancora una riprova dei molti dubbi che si crea questo atleta nel suo rendimento e sulle sue possibilità. Possente nel fisico, tenace nella resistenza, dotato di un potente tiro di sinistro, Bettini denuncia i suoi limiti proprio nel gioco di spola o di ala tornante, ogniqualvolta cioè, invece di puntare a rete sull’esterno margine del campo, deve manovrare per lanciare gli altri. E così l’apporto è costituito soltanto da una notevole mole di lavoro condito da una forte dose di errori di ingenuità e di confusione. Filini: animo! Sulla destra i dolori maggiori: abbiamo visto il povero Filini prima tentennante, poi incerto e da ultimo frastornato dagli errori, dai rimproveri e dalle critiche: e così non abbiamo potuto neanche per un attimo ritrovare il generoso Filini che tante volte aveva donato alla sua squadra partite traboccanti di ardore e di combattività, tanto che la mancanza di doti tecniche, la scarsa padronanza della palla e l’incerta visione di gioco venivano ampiamente compensate dalla genuina freschezza del suo incontenibile entusiasmo. E’ pur vero che per i giocatori meno tecnici la condizione essenziale per vederli rendere è la perfetta condizione fisica che permetta l’esuberanza della prestazione ed una adeguata preparazione atletica. Ma, come già abbiamo accennato in precedenti nostre note, quest’anno Filini, in ritardo di preparazione per il menisco che lo torturò troppo a lungo, non ha mai potuto raggiungere una condizione fisica sufficiente a causa del servizio militare che lo toglie dalla squadra dal lunedì al sabato. Noi ci auguriamo che Achilli lo voglia togliere di squadra per qualche tempo nel suo stesso interesse innanzi tutto, affinchè il suo morale non abbia a risentirne troppo, e la sua preparazione lenta ed incostante possa permettergli, col tempo, di ritrovare fiducia in se stesso. Questi i motivi principali di un mancato successo su di una squadra men che mediocre come il Parma che non ci ha mostrato proprio nulla se non una combattività più acida che brillante, una animosità più irruente che sicura. Fanello navigò sempre in un mare tempestoso ed irto di rocciose sporgenze costituito da due-tre uomini pronti ad abbatterlo ed... abbracciarlo: Migliavacca si spremette fino alla fine alla ricerca di collegamenti ma i suoi tentativi furono sempre frustrati da una puntuale incomprensione da parte dei compagni che, alla fine, lo decise a cercare anche lui la via della imprecisione. La mediana risentì di tale stato di cose, e, poiché Soncini e Sniderò si trovano in un momento in cui non possono prendersi il lusso di galvanizzare gli altri, giocando anche per loro, parteciparono alla abulia generale con una prestazione di sufficienza alternando gli errori alle cose buone, ma senza mai esprimere la personalità del loro gioco. Per Soncini in particolare cominciamo a sentire un disagio che potrebbe domani divenire preoccupazione: il ragazzo stenta a ritrovare il ritmo giusto, la precisione della posizione, il ricupero sicuro, il gioco di attacco che lo vedeva baldanzosamente incunearsi. Purtroppo è venuto anche per lui il momento di calo di forma (perchè questa ci sembra la migliore definizione), il che è assai pesante per l’importanza che ha assunto Soncini nel funzionamento della squadra, non costituendo più, come era per noi un tempo, il suo compito nel giocare a sostegno del battitore libero (leggi centrosostegno). Le tre Grazie Una conferma nella mediocrità generale, per Melideo, Giacomazzì e Bercellino: tre sicurezze, tre grandi affermazioni racchiuse in questi nomi che rappresentano due distinte epoche. Dal giovane guizzante Melideo, a Bercellino sempre più possente e sicuro, alla esperienza dell’intramontabile Giacomazzi. Ci siamo un poco consolati vedendo che lo spirito battagliero e la chiarezza dimostrati da questi tre uomini non subivano soste, ma con una continuità esemplare conferivano tono altamente agonistico per tutta la squadra. Da Bercellino a Giacomazzi sono partite tutte le palle che potevano costituire anche l’impostazione del gioco di attacco, e da loro insomma venne tutto quanto di buono la squadra ci potè offrire. Siamo a poche ore dalla partita col Como. Nei silenziosi saloni dell’Albergo di Acqui ove i giocatori si trovano in ritiro da parecchi giorni regna un silenzio che sa di calma e di preoccupazione. La squadra si trova ad una svolta delicata, e tutti ne sono consapevoli. Chi giocherà? Si sente nell’aria che qualche cambiamento matura, ma nessuno ancora può dire cosa avverrà., Achilli è meditabondo. In un canto Oldani ci guarda sconfortato: la gamba gli duole; Vitali ha tentato di riprendere ma lo stiramento gli impedisce i movimenti. La sfortuna ci impedisce di utilizzare gli uomini essenziali. Fra poco lo sapremo, fra poco un nuovo passo del destino del nostro campionato sarà compiuto. Se sarà un passo falso, di fronte al Como baldanzoso dovremo rassegnarci a sentirci definitivamente una squadra qualunque,. se sarà un passo buono cercheremo di convincere anche noi stessi che siamo sempre una forte squadra colpevole soltanto di non essere continua. Dagli Appennini alle Ande Caro lettore che ci leggi dopo due partite disputate, ti avvertiamo che quanto hai letto fino a questo momento è stato scritto prima della partita col Como: quanto è scritto invece di qui in avanti è frutto di affrettate note dopo la smagliante vittoria. Dicevamo che se il passo non era falso dovevamo convincerci di avere una forte squadra colpevole solo di compiere alti e bassi non facilmente controllabili. Ed infatti una partita così bella a pochi giorni di distanza era assolutamente imprevedibile, anche se era desiderabile: è stato compiuto un balzo gigantesco che va dalle brulle mediocri altezze appenniniche alle lontane cime, svettanti nella neve e nel sole, delle Ande aguzze e scarne. E noi, modesti messaggeri delle gioie e delle angosce, delle virtù e dei difetti di questi, nostri uomini in grigio, stentiamo a riprendere il passo per esprimere di colpo ben altre sensazioni che quelle da poco affidate agli sparsi fogli di un taccuino sgualcito. Volutamente cominciamo col non toccare una parola di quanto scrivemmo dopo la partita col Parma perchè ci pare che genuinamente sia stato detto e quindi seriamente debba restare. Ora non possiamo che compiacerci innanzi tutto con coloro che hanno finalmente sentito in un canto del cuore la voce della volontà, il rimprovero della coscienza, il campanello della convinzione in se stessi e che finalmente, scendendo in campo, hanno voluto imporsi. E compiacerci ancora con il taciturno e silenzioso Achilli che ha dimostrato di saper meditare e capire, fra coloro che erano a sua disposizione, quali erano gli uomini che potevano dare un soffio di entusiasmo agli uomini depressi. E tale soddisfazione non meritavamo solo noi e tutti gli sportivi in nome di quell’entusiasmo intramontabile di quella fede tenace e sofferta che gli alessandrini nutriranno sempre per il calcio e la loro squadra, ma meritava anche questo singolare uomo che si chiama Achilli, giocatore prodigioso ieri, allenatore serio e schivo oggi, non prodigo di parole ma intimamente convinto che il calcio è una cosa seria per chi lo vede non solo come spettacolo domenicale ma deve crearlo nelle premesse della sua effettuazione. E così abbiamo visto risolvere il problema di questa tormentata prima linea con coraggio e saggezza: presentare al pubblico, affiancati, due ragazzi come Marmo ed Azzimonti in questo momento, significava agire in profondità e con coraggio. Sono due ragazzi ancora tìmidi e non definitivamente sicuri dei propri mezzi che potevano anche capovolgere le speranze. Ma Achilli (il vulcanico Pranzosi non lo ha abbandonato un minuto) li ha studiati a fondo: sapeva di non risolvere un problema, ma di portare una goccia di linfa fresca nella squadra. E così è stato. Non abbiamo ammirato due assi, ma abbiamo apprezzato due ragazzi che sanno giocare al calcio. Alcune ingenuità di Azzimonti o certe rinunce di Marmo non hanno intaccato la sostanza di un apporto positivo. I due nostri rincalzi si sono mossi bene, hanno giocato sempre con una vena fresca, una ideazione logica, manovrando con criteri sani, toccando la palla bene, contribuendo insomma al risultato stupendo di questa magnifica partita. Concedendo loro fiducia, miglioreranno, diventeranno più autoritari, dimostreranno che c’è una scuola di tecnica e di agonismo anche in questa serietà modesta ma sana nei principi e negli intenti. E così il gioco di Migliavacca è stato più logico, ha trovato rispondenza e mordente, Bettini ha migliorato almeno quando è stato al suo posto ed ha puntato a fondo (quanti bei palloni ha crossato al centro), Sniderò non ha cincischiato perchè era attirato in avanti dalla vena giovanile di due ragazzi che gli saltellavano davanti senza soste in cerca di uno smarcamento che era poi invito a servirli il più presto possibile. La rapidità della manovra della prima linea, fu il primo sintomo della scarsa adattabilità del Como a contenere il nostro gioco: i lariani (che non sono più quelli di Capodanno) erano venuti con l’intento di bloccarci su di un risultato di parità sulla premessa di un invitante pareggio colto domenica dal più modesto Parma. Ma ebbero i piani sconvolti: bloccato Fanello da due-tre uomini, ebbero però la sorpresa di vedergli fluttuare intorno sempre qualcuno pronto a dargli una mano, a rilanciarlo, a sostituirlo, a dirottarlo sulla destra 0 sulla sinistra del campo. E così Fanello fu messo in condizione di poter puntare solo rete, di pensare solo ai gol. E Fanello a questo sa pensare! Ancora lui Abbiamo dinnanzi a noi tutti 1 giornali possibili che ci narrano il resoconto della partita e leggiamo i titoli più immaginabili dedicati al nostro piccolo inimitabile stupendo Fanello. Non diremo altro di lui per oggi, ma pensiamo soltanto a questa meravigliosa conferma di uomo-gol, tormento di ogni difesa, castigatore di ogni attimo di smarrimento per qualsiasi difensore. Fanello deve essere un esempio per chiunque: serietà, dedizione e continuità. Giustamente diceva Tosai ti di "Tuttosport”: ’Si sono affezionati tutti a questo ragazzotto biondo, tarchiato, serio come una madre badessa. A dormire tutte le sere ’alle dieci, senza mattane, questo centravanti non ancora ventiduenne ama il suo mestiere ’con la passione di chi fa del ’proprio lavoro una ragione di vita per questo forse più che ’per le sue grandi doti ad Alessandria lo portano in palmo di ’mano”. Ed è proprio così. Intorno a lui la squadra ha ritrovato se stessa. Bercellino, Melideo, Giacomazzi, come sempre bravissimi. Ancora non perfettamente a posto Soncini che stenta a ritrovare il suo ritmo. Non impegnato Stefani se non su di un pallone centrale ma improvviso, bene bloccato nel primo tempo. Abbiamo per un momento trepidato per Bercellino allorché non fece centro con quel rigore iniziale, non tanto per la rete mancata, quanto per lui, per questo ragazzo buono e commovente, perchè sapevamo che gli sarebbe spuntata una lacrima di disperazione. Ma lo vedemmo subito riprendersi con l’autorità ormai consueta: ciò dimostra che ormai si ambienta definitivamente e che ha assimilata una notevole carica di carattere. Pubblico entusiasta, pubblico sorridente. Gli stessi visi che domenica mostravano disperazione. Il calcio è bello anche per queste bizzarrie che ' esaltano e deprimono, anche se nuoce ai nervi ed al cuore: è bello per la imprevedibilità di questi eventi, per la esaltante passione che, vivificata da momenti come quello di mercoledì, non può morire. Domani Ma gli entusiasmi durino poco; domani si riprende. Comincia il girone di ritorno. Siamo a venti punti mentre speravamo di essere almeno a ventidue: nulla si può ancora dire e prevedere perchè tutto si deciderà in seguito. Scende il Simmenthal Monza, una delle squadre più dotate e forti della serie B. Scende altezzosa e piena di speranze per il crescendo di queste ultime settimane. Noi la affrontiamo con la nostra fiducia ed i nostri problemi. Domani, con il bagaglio di nuove esperienze, e la fatica di due partite, bisognerà stringere i denti, bisognerà tener duro. Speriamo che si mantenga l’agonismo conquistato, perchè anche questo è una conquista, speriamo che si riesca a giocare con lo slancio della giornata buona. Nulla sappiamo della formazione; qualunque essa sia la considereremo la migliore possibile, dimostrando anche noi disciplina e fiducia. I nostri ragazzi sono ancora ad Acqui lontani da ogni commento e da ogni curiosità. Si allenano in silenzio, rivedendo errori e deficienze. Quando sbucheranno dal sottopassaggio inizierà per loro il vero, definitivo Campionato. Comincerà per noi il vero, definitivo alto di fede (Il Piccolo - Barbagrigia) CLASSIFICA: O. Mantova p. 24; Simm. Monza, Palermo, Alessandria 22; Messina, Como, 21; Sambenedettese, Novara; Venezia, Triestina, 19; Pro Patria, Reggiana, Prato e Catanzaro, 18; Parma, 17: Genoa, Verona, 16; Foggia, 15; Brescia, 14; Marzotto, 13. *Una gara in meno