Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
09-03-1958 - Giornata: 24 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - S.P.A.L. 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Traverso (I) Luigi, Snidero Cirano, Boniardi Umberto, Pistorello Giancarlo, Manenti Michele, Vitali Alessandro, Vonlanthen (II) Roger, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
S.P.A.L.: Bertocchi; Delfrati, Lucchi; Villa, Costantini, Dal Pos; Vitali Giancarlo, Zaglio, Campanini, Broccini, Prenna. All.: Tabanelli Paolo.

Arbitro: Marchetti Armando (Milano)
Note
Angoli: 7-1 (6-1). Spettatori: 8.000. Giornata rigida e senza sole. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Quando si gioca in questo modo, crediamo che pure il più fanatico paladino dell’una o dell’altra squadra non abbia nulla a ridire se asseriamo che questa è stata una brutta partita, così brutta come da anni non si vedeva al Moccagatta. Potremmo aggiungere che si è giocato dal primo all’ultimo minuto all’insegna dell’errore, quasi che alla fine dovesse toccare un premio a chi sommava più sbagli! Ed in mezzo a tanto, occorre aggiungere anche l’arbitro Marchetti il quale, per non essere da meno e per completare degnamente il quadro, non solo ha emulato gli atleti in campo, ma ha anche commesso la marachella di chiudere l’incontro prima del tempo, senza peraltro considerare alcun ricupero. È certa, dunque, soltanto una cosa: e cioè che quando una partita nasce così malamente e scorre stentatamente come quella di oggi, prima la si dimentica e meglio è. L’Alessandria porta a sua scusante l’assenza di Pedroni ed il rimaneggiamento di tutti i reparti. Praticamente, dunque, si trattava di una compagine inedita ed era come se affrontasse la prima giornata di campionato con tutti gli interrogativi del caso. Questa formazione è fallita soprattutto in quel settore dove le altre domeniche dimostra maggiore forza e cioè a centrocampo. Un’Alessandria che se n’è andata alla deriva man mano che passavano i minuti, senza nessun collegamento tra reparto e reparto e cocciutamente impegolata in un gioco in cui era superiore la Spal, che aveva arretrato fin dal primo minuto, come battitore volante, la mezz’ala Zaglio. In conseguenza di ciò, mai si è vista un’apertura all’ala ed i grigi, senza volerlo, hanno fatto il gioco degli ospiti i quali, a fine incontro, si abbracciavano felici tra un mare di fischi. Da quanto abbiamo detto più sopra, risulta dunque evidente che la Spal ha rinunciato all’offesa e subito in apertura si è chiusa davanti a Bertocchi senza nemmeno saggiare le virtù della difesa avversaria e lasciando ai soli Vitali e Prenna (a tratti spalleggiati da Campanini e Broccini) un compito molto relativo di disturbo. L’Alessandria una sola volta è riuscita ad impegnare seriamente l’estremo difensore spallino e cioè nel primo tempo, quando, al 31’, Vitali, portatosi verso la bandierina del corner, alzava al centro a Vonlanthen, superando i difensori biancazzurri. Usciva a vuoto Bertocchi e la palla viaggiava verso rete, ma ecco Costantini e Zaglio sulla linea bianca; e quest’ultimo liberava di piede. Questa poteva essere l’unica e proficua possibilità dell’Alessandria, una possibilità tra l’altro imitata nel secondo tempo dalla Spal con Prenna, sul cui centro interveniva a vuoto Traverso ed usciva a valanga Stefani, che riusciva ad evitare, con una prodezza, la più amara delusione ai tifosi alessandrini. Cronaca. Fin dalle prime battute risulta evidente che la Spal gioca per il pareggio e l’Alessandria sta subendo la sorte che in genere spetta alle squadre che attaccano in situazioni simili. Al 9’ fila via Snidero, che porge a Vonlanthen; questi dà a Savioni, che con un tiro da fuori area colpisce le gambe di un difensore. Il gioco ristagna quindi a metà campo, con continui rinvii. Al 22’ è Pistorello che tenta la via della rete con un tiro da fuori area che finisce a lato. Al 31’, l’azione dell’Alessandria già descritta più sopra. La Spal (finalmente!) al 33’ porta la sua prima offesa (se così si può chiamare); fugge Campanini al controllo di Boniardi e tenta un tiro debole in diagonale, che Stefani non ha difficoltà a parare. Ancora al 38’, da lontano, Tagnin tira a rete un pallone che Bertocchi para senza alcuna difficoltà. Ripresa: al 3’ e al 13’, Pistorello tira da fuori area, mancando il bersaglio. Al 14’, l’Alessandria sembra scuotersi con un’azione Vonlanthen-Tagnin-Vitali, ma il pallone finisce sul piede di un difensore spallino. Una sequenza di errori che porta al 38’ all’azione spallina già narrata. Gli ultimi minuti vedono l’Alessandria tutta tesa nel tentativo di segnare; un tiro molto bello di Nardi da fuori area non sorte esito. Poi, la fine (in anticipo) con tanti fischi per tutti. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 10 marzo 1958) Un’Alessandria assai rimaneggiata, priva del capitano Pedroni, l’uomo che conferisce autorità e prestigio a tutta la compagine, del terzino Giacomazzi e di Castaldo, tutti e tre doloranti per infortuni, non è riuscita vittoriosa dal campo Moccagatta, ove era impegnata contro una squadra di modesta levatura tecnica. I grigi non si erano perdonata la sconfitta subita nel girone di andata a Ferrara, per cui erano decisi a riconquistare sul proprio terreno la posta perduta. Nonostante le buone intenzioni, gli alessandrini non sono riusciti ad andare oltre il nulla di fatto che costituisce indubbiamente un vero e proprio scacco per i padroni di casa. L’assenza di elementi come Pedroni e Giacomazzi si è fatta indubbiamente sentire. Manenti, in un ruolo non suo, non è stato in grado di manovrare in modo egregio il pallone. A tutto ciò si aggiunga l’ostinato persistere dei grigi in errate manovre offensive prive di accortezza e di mordente, per cui quando e dove era indispensabile attaccare non è riuscito a sorprendere la pur non ferrea difesa avversaria e a vulnerarne la rete. Certo, la compagine grigia vista oggi al Moccagatta non è la solita altre volte ammirata, la squadra che ha saputo imporsi non più tardi di una settimana fa sull’Inter e che occupa pure oggi un preminente posto in classifica. L’incontro con la Spal appartiene a quegli incontri da dimenticare al più presto e che pur lasciano un amaro ricordo. I ferraresi, partiti con l’intenzione di assicurarsi la divisione della posta, sono usciti insoddisfatti per la prestazione che ha consentito loro la conquista di un punto prezioso contro loro la conquista di un punto prezioso, contro un’avversaria ritenuta almeno sulla carta assai temibile. Poco si può dire dell’incontro, disputato in sordina senza mordente e senza costrutto. L’Alessandria ha collezionato calci d’angolo (7) ed altrettanti calci di punizione, ma non ha saputo sfruttarli come ha sprecato banalmente facili occasioni per giungere al successo. Molti i tiri di Vitali, Vonlanthen, Savioni, ma nessuno tale da costituire un serio pericolo per la rete custodita da Bertocchi. Anzi, sul finire della contesa si è avuta l’impressione che la Spal potesse aggiudicarsi l’intera posta, ma anche le azioni dei biancocelesti, che si sono mantenuti per lo più in difesa, se qualche volta sono state preziose a metà campo, sono apparse slegate al momento conclusivo. Dei grigi si sono imposti Boniardi, Traverso, Tagnin; tra i ferraresi, nessuno è emerso sugli altri, ma tutti hanno avuto il pregio di giocare con grande ardore e accanimento, così da meritarsi in pieno il risultato conseguito. Nei primi quindici minuti, più volte la rete di Stefani ha corso qualche serio pericolo, soprattutto ad opera di Prenna. Dopo il primo corner ottenuto dall’Alessandria in una furibonda mischia sotto la rete di Bertocchi, Savioni lascia partire una forte stoccata, ma il portiere con un salto acrobatico interviene e respinge l’offensiva. Quindi, resta a terra dolorante per qualche attimo per un colpo ricevuto alla gamba destra. I calci d’angolo si rinnovano, ma sempre nulla di fatto, come nel nulla finiscono alcuni tiri di Vonlanthen al 30’ e di Savioni al 36’. Senza storia la ripresa; i ferraresi, chiusisi ermeticamente in difesa, hanno cercato disperatamente di mantenere il pareggio e i grigi si sono lanciati costantemente all’attacco, sperando di vulnerare la roccaforte avversaria, ma il risultato non è mutato e la fine è accolta dal pubblico con sonori fischi all’indirizzo dei padroni di casa, mentre esultanti escono dal campo i ferraresi, lieti del successo conseguito. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 10 marzo 1958) «Li lascio un momento soli, e guarda un po’ cosa mi combinano». Questo avrebbe potuto dire Pedroni dopo la partita che l’Alessandria ha pareggiato sul suo campo per 0-0 di fronte alla Spal. Il capitano-allenatore dei grigi, risentendo di un leggero stiramento inguinale, è stato costretto ieri a lasciare a Boniardi il suo posto di centromediano ed a seguire la squadra dalla panchina riservata ai tecnici. Senza la sua guida ed il suo esempio, i grigi si sono smarriti, si sono lasciati irretire dal «catenaccio» dei ferraresi, hanno rischiato persino una sconfitta-beffa ed hanno alla fine dovuto accontentarsi di un pareggio che il pubblico deluso ha salutato con una salva di fischi. Fischi forse un po’ troppo crudeli, poiché gli sportivi alessandrini debbono pur sapere che non si possono sostituire in una volta sola elementi come Giacomazzi, come Pedroni, come Castaldo senza pregiudicare almeno in parte il funzionamento della squadra e non possono certamente ignorare come l’assenza di Pedroni rappresenti per la compagine grigia molto più che la mancanza di un titolare qualunque. «Pedro», oltre che un valentissimo centrosostegno ed un tecnico avveduto, è un trascinatore, un atleta capace di dirigere in ogni circostanza l’azione dei compagni, di incitarli nel momento del pericolo e di non lasciar mai affievolire in esso lo spirito agonistico e la volontà di vittoria. Dalla panchina, ieri Pedroni non poteva svolgere compiutamente questa sua efficacissima opera e la squadra senza di lui è apparsa inferiore a se stessa, priva di idee e di entusiasmo, incerta in ogni occasione. Già altre volte si era presentata ai grigi la necessità di scardinare un munito sbarramento difensivo avversario e quasi sempre essi erano riusciti a trovare la giusta maniera per giungere a rete. Ieri, invece – come abbiamo accennato – si sono smarriti, hanno insistito in un gioco troppo stretto, tutto a fitti passaggi, hanno dimenticato di sfruttare convenientemente le doti di Vonlanthen e Vitali, si sono dimostrati insomma incapaci di ottenere la vittoria. L’arretramento dell’interno ferrarese Zaglio nella posizione di terzino volante ha automaticamente liberato da compiti di marcatura un mediano alessandrino – Snidero – che nel secondo tempo ha sostenuto da vicino il gioco della prima linea, ma neppure con questo rinforzo gli attaccanti grigi sono riusciti a sfondare e l’anziano portiere emiliano Bertocchi ha potuto cavarsela brillantemente senza fastidi, malgrado zoppicasse sensibilmente per una contusione alla gamba destra riportata dopo pochi minuti di gioco. Una giornata negativa, insomma, per l’Alessandria, dalla quale si sono salvati il portiere Stefani, il mediocentro Boniardi, Nardi ed in parte Tagnin. Anche della Spal, poco da dire: non ha rubato nulla, ha approfittato delle occasionali manchevolezze dell’avversario per guadagnarsi un prezioso pareggio, ma non ha certo messo in mostra doti brillanti, salvo il brio del giovane centravanti Campanini e la decisione, scevra da ogni violenza, dei difensori Delfrati, Lucchi e Costantini e del terzino aggiunto Zaglio. In una partita tanto squallida, la cronaca si sbriga in poche battute. Un tiro a lato di Campanini al 4’, replica dello stesso giocatore all’8’ con salvataggio in angolo di Traverso, al 12’, su corner contro la Spal, Bertocchi para ma riceve un fortuito colpo al ginocchio destro. I biancazzurri sono costretti altre tre volte in angolo, poi al 31’ su centro di Vitali ed uscita a vuoto di Bertocchi, Vonlanthen tocca di testa ma Costantini salva «in extremis». Ancora due calci d’angolo contro la Spal (1-6 nel primo tempo), poi al 43’ un tiro di Tagnin parato e al 45’ un centro di Manenti interrotto da un «mani» di Villa in piena area che sfugge all’attenzione dell’arbitro Marchetti. Nella ripresa, al 3’, un tiro senza convinzione di Pistorello finisce a lato di poco. Un quarto d’ora di gioco a fasi alterne senza particolari emozioni, poi al 17’ Traverso salva «in extremis» su tiro di Broccini. Al 27’, un tiro di Tagnin dopo uno scambio con Savioni è parato dal bravo Bertocchi, mentre al 38’, in un rovesciamento di fronte, per poco l’Alessandria non perde la partita: Prenna approfitta di un malinteso fra Nardi e Vonlanthen per fuggire in piena velocità e, appena giunto in area, centra basso verso la porta. Traverso tenta di intervenire a volo, ma scivola e manca la palla e soltanto una autentica prodezza di Stefani, tuffatosi a valanga sui piedi di Campanini, evita che il centravanti ferrarese sospinga il pallone in rete. Al 44’ un gran tiro di Nardi finisce fuori di poco, poi l’arbitro Marchetti fischia la fine, con 40” almeno di anticipo. Il pubblico protesta giustamente quei pochi secondi, ma non sarebbero certo serviti a far raggiungere all’Alessandria quel traguardo che essa aveva vanamente inseguito per quasi novanta minuti. (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 10 marzo 1958) Le ottime previsioni di una comoda domenica per i padroni di casa si sono fracassate le ossa sugli scogli di una tattica preminentemente difensiva, scelta dai tecnici ed attuata con avvedutezza dai giocatori ferraresi. Il pubblico, disilluso per la mancata affermazione, ma soprattutto scontento per la prestazione della sua squadra, ha tagliato corto nella stesura del suo severo giudizio: fischi per tutti, un sonorissimo concerto di fischi che ha accompagnato i ventidue giocatori fin giù agli spogliatoi. Criticare i critici sarebbe una stortura grossa. Non lo si può fare. Hanno in mano le carte per sconfessare chiunque osasse esprimersi in maniera diversa dalla loro. Neppure l’ombra di una rete in novanta minuti di giuoco, se si esclude l’occasione avuta da Campanini sul finire della gara. I tiri sui bersagli, tutti innocui, si possono contare sulla punta delle dita di una sola mano e, in quanto a combinazioni di pregio in fase di attacco, meglio non parlarne. Al dunque, ci si arriva perciò in fretta: un pesante sacco di colpe caricato sulle spalle dell’Alessandria; un fardello di meriti, sufficientemente voluminoso, nelle mani della Spal, fosse pure soltanto per la intelligente condotta delle sue irrobustite retrovie. L’Alessandria può aggrapparsi anima e corpo alle cause dell’inatteso ed imprevisto rivoluzionamento della formazione spedita in campo. A poche ore dall’incontro, sussisteva l’incertezza dell’impiego o meno dell’estrema destra Castaldo: al momento di scendere in campo si è invece appreso che, oltre a Castaldo, anche Pedroni sarebbe rimasto a riposo. Eletto mediocentro Boniardi, si imponeva di riflesso la retrocessione a terzino di Traverso, mentre all’attacco, per fare posto a Tagnin, si ricorreva allo spostamento di Manenti all’ala. Alla fonte ufficiale, le variazioni venivano giustificate dalle precarie condizioni di Castaldo, non ancora rimesso dalla botta ricevuta domenica l’altra, e da uno strappo inguinale del tutto nuovo di Pedroni. Altri, e sono i maligni, sussurrano che imperfette condizioni e strappo inguinale sono invece frutto di calcolo eseguito con eccessiva leggerezza, e cioè: occasione d’oro, valutato l’avversario, per concedere agli «anziani» una tappa di riposo. Se i grigi avessero saltato il fosso del pareggio con Pedroni e Castaldo in campo, non lo si può dire. Bisogna fermarsi alla prova dei fatti, e questi non tentennano nell’affermare che gli spostamenti in serie non hanno giovato alla chiarezza e alla conclusività della squadra. Verissimo che lo schieramento degli alessandrini non si è staccato dallo schema abituale: due centrattacchi di punta, Vonlanthen e Vitali, e tre uomini alle spalle a far da suggeritori. È però altrettanto vero che Castaldo, intuito che Vonlanthen e Vitali erano soggetti a stretto controllo, si sarebbe spinto in avanti con maggiore aggressività di Manenti e che lo stesso Traverso, inserito in mediana anziché in difesa, avrebbe dato grattacapi e fastidi più seri alla difesa avversaria, specie nei momenti che l’Alessandria ha fatto massa in area spallina. La Spal, la cui posizione di classifica non le concede di essere sempre la spigliata formazione che vorrebbe, ha avuto acume nell’intuire i congegni pericolosi dell’avversario e ha dimostrato bravura nel disimpegnare i compiti nel piano prestabilito. L’ottimo Zaglio, interno destro per numero di maglio, si è esibito per la prima volta nel ruolo di difensore di zona. Immediatamente dislocato tra Delfrati e Lucchi, ha lasciato capire subito che la mossa voluta dai tecnici della Spal era indovinata e redditizia. Sicuro sulla palla, pronto negli interventi, padrone di un intuito meraviglioso che gli permette di occupare il corridoio esatto da dove sfocerà l’azione, Zaglio si è distinto in ogni momento della gara e molto gli deve la Spal per il punto guadagnato in trasferta. Gli altri compiti difensivi particolari erano per l’occasione due: incarico a Dal Pos e a Costantini di un severo controllo sull’uomo. L’uno a ridosso di Vitali e l’altro incollato a Vonlanthen non hanno lasciato una battuta di respiro ai rispettivi avversari; bravissimi entrambi nel disimpegno dell’incarico avuto. La tattica, che imponeva a Costantini e a Del Pos di seguire come ombre i loro vigilati, poteva mettere a mal partito i due terzini Lucchi e Delfrati, costretti a giostrare talvolta in pieno centro della loro area di rigore. Qualche sbandamento lo si è visto, ma i recuperi sono stati sempre tempestivi e decisivi. Sul piano della normalità il resto. A metà campo, il solito Broccini ha tenuto con bravura il registro dei lanci ed ha eseguito con abilità le manovre di respiro tirate fuori dai suoi dribbling d’arresto e ripresa, a ripetizione. Il lungo Villa è un operaio che rende, anche se talvolta si perde in mugugni, e i tre dell’attacco formato ridotto si sono dati da fare per tanare sulle ali della audacia qualche puntata a rete. Nelle azioni di contropiede hanno mancato talvolta di autorità, specie Campanini e Prenna. Sbagli grossi, comunque, uno solo: è appeso alla coscienza del giovane centrattacco. Chi, d’altronde, avrebbe potuto immaginare che Traverso potesse sbucciare in tale maniera la palla centrata da Prenna, così da trasformarla in uno sfruttabile pallone da gol? Più pronto di Campanini è stato Stefani nel raggomitolarsi sulla palla quando queste era ormai giunta a trenta centimetri dall’attaccante. E la occasione, veramente splendida, è svanita. Giornata senza sole, temperatura rigida, terreno asciutto, piuttosto duro e imperfetto nel fondo. Nessun incidente dovuto a scorrettezze. Il portiere Bertocchi, effettuando una uscita all’11’ di giuoco, ha ricevuto un colpo d’urto alla coscia sinistra. È rimasto zoppicante tra i pali e, nell’intervallo, gli è stata praticata una iniezione di novocaina. Lieve incidente anche a Prenna, Broccini e a Boniardi. Gli altri cenni di rilievo si perdono nella nota di parecchi appunti sbiaditi. Abbassare il sipario sulla cronaca, portarla via di peso, non è certo commettere un sopruso ai danni del lettore. Quale valore potrebbe avere il racconto di una Alessandria che cincischia fino all’esagerazione in passaggetti ricercati, di una Alessandria che si produce e si ripete fino alla noia in dannosi rallentamenti fatti su misura per favorire i recuperi degli attenti difensori, di una Alessandria che non riesce a staccare dal piede dei suoi attaccanti un tiro degno di tale nome, da spedire sul bersaglio dello zoppo Bertocchi? Meglio chiudere. Chi ha visto ha già sofferto abbastanza ed è inutile tediare gli altri con una cronaca che non ha spunti per sollevarsi di una spanna dalla mediocrità. (Alberto Ambrosini, «Stadio», 10 marzo 1958) L’Alessandria, giocando la peggiore partita della stagione, è stata oggi costretta al pareggio dalla squadra ferrarese, che ha applicato il «catenaccio». Le assenze di Pedroni, Giacomazzi e Castaldo hanno influito sul gioco dei locali tra i quali i soli Nardi e Vitali si sono sollevati dalla mediocrità. Gli atleti della Spal hanno dimostrato di trovarsi in perfetta efficienza fisica e si sono impegnati a fondo, alleggerendo di volta in volta l’affannoso lavoro difensivo con puntate di contropiede. I migliori sono stati Delfrati, Villa, Zaglio, Broccini e Prenna. Nel primo tempo, un solo tiro a rete, al 30’, su centro di Vitali. Vonlanthen ha indirizzato di testa in rete debolmente, permettendo al terzino Delfrati di liberare sulla linea della porta. Nella ripresa, il gioco ha continuato ad essere di modesta levatura. Verso la fine dell’incontro, un «buco» di Boniardi ha permesso a Campanini di raggiungere con la palla il centro dell’area di rigore, ma a contatto del terzino Traverso, caduto involontariamente, il giocatore ferrarese ha perduto tempo permettendo a Stefani di salvare con un tuffo tempestivo. («l’Unità», 10 marzo 1958) Nelle nostre note di sabato avevamo previsto che la squadra grigia, quando si trova di fronte ad una avversaria di modesta levatura tecnica, dà l’impressione di essere in difficoltà e sovente da questi confronti scaturisce un risultato a sorpresa. Purtroppo, nei confronti della Spal, l’Alessandria ha perduto banalmente i due punti a Ferrara ed un punto al Moccagatta. A nostro avviso, è stata la più brutta partita di Pedroni, in quanto il nostro allenatore, se si trova seduto sulla panchina all’interno del recinto di gioco, vede il gioco stesso meno di quanto lo vede giocando. In un incontro con una squadra che inizialmente ha applicato il «catenaccio», indietreggiando a terzino libero il migliore attaccante (Zaglio), era logico giocare all’attacco ed in questi casi gli avanti possono concludere se funziona il quintetto. Domenica, anche se il pubblico gridava: «Savioni, avanti!», questo giocatore non si è mosso, in quanto aveva l’ordine di sostare a metà campo. L’altra ala, Manenti, non era in condizioni fisiche di poter svolgere tale ruolo e difatti si è riscontrato che dove vi era necessità di effettuare scatti improvvisi, non si è mai trovato a posto. Di conseguenza, gli attaccanti erano due, Vitali e Vonlanthen, perché Tagnin aveva avuto anche lui l’ordine di giocare a centro campo. Avevamo avuto recentemente una dimostrazione che Vonlanthen può essere redditizio in azioni di contropiede, o se gioca nel ruolo di ala: come mai Pedroni non ha pensato di ordinare uno scambio di ruolo ed uno scambio di posto tra Manenti e Vonlanthen? Inoltre, i due mediani, ed in particolar modo Snidero, pur sapendo che gli avversari giocavano in difesa, si sono ostinati a portare la palla dalla nostra area di rigore a quella avversaria, anziché servire gli avanti con allunghi in profondità. Abbiamo quindi assistito a 90 minuti di gioco senza costrutto e decisamente negativo. Non è mai successo che il pubblico alessandrino fischi i giocatori al termine del primo tempo. Ma lo spettacolo era talmente penoso che la reazione degli spettatori è stata giustificata. Si noti che nei «popolari» il pubblico aveva pagato 700 lire e quasi il doppio è stato il prezzo per quelli delle parterre. Quella di domenica è stata una partita assolutamente negativa, anche se i giocatori hanno tentato, sia pure con ritardo, di rimediare all’errata impostazione dei reparti. Oltre al prezioso punto perduto, l’Alessandria si trova anche nella impellente necessità di far conto sugli incassi: ora si può dire che il pubblico non ama essere preso in giro e bisogna fare in modo che, per il futuro, non abbia a disertare gli spalti del Moccagatta. A proposito del comportamento della squadra grigia, abbiamo sentito diverse ipotesi e maldicenze, che riteniamo fuori luogo. Resta però una constatazione: che alcuni giocatori sanno di essere richiesti da altre squadre e queste notizie non servono né al giocatore che intravvede la possibilità del trasferimento, né agli altri che restano. Quando un artista alla ribalta, presentato come elemento prodigio, orgoglioso dei suoi successi, fa «fiasco» (come la Meneghini Callas), il pubblico fischia. In teatro sono mille; al Moccagatta erano circa 8.000; si sono avuti fiaschi e fischi, e che fischi! L’arbitro Marchetti di Milano aveva previsto che solo una piccola parte dei fischi finali sarebbero stati a lui diretti: era geloso, ne voleva di più e più prolungati ed intensi, ed è quindi ricorso a questo stratagemma: ha fischiato la fine un minuto prima del termine ed ha preteso che tutti i giocatori si allineassero in mezzo al campo, impavidi, a fronte alta, per ricevere il… sibilante applauso del pubblico. Cose che succedono in teatro, alla fine dello spettacolo. Tutti si presentano sul palcoscenico, in fila, per l’applauso finale, lasciando al centro la soubrette. L’arbitro si è allineato al centro. Non soffermiamoci più sulla partita Alessandria-Spal e guardiamo alle altre squadre: Inter-Atalanta 1-1 (dominio dei bergamaschi); Napoli-Lazio 1-1 (Lauro non di lauro cinto); Roma-Fiorentina 0-0 (pietosa partita e grida di… ladri! ladri!); Genoa-Sampdoria 0-0 (promesse di marinaio…); Udinese-Torino 1-1 (la rete del solito mandrogno). Come tecnica, squallore, miseria nera; mentre la Juve ha vinto su calcio di rigore. Si gioca male ovunque, nonostante i milioni sprecati all’estero, a tutto danno dei giocatori italiani, che trovano la strada sbarrata. Guardiamo la classifica dei «cannonieri»: 21 reti Charles; 18 Hamrin; 16 Vinício; 15 Firmani; 13 Sívori; 11 Del Vecchio; 10 Angelillo e Da Costa; finalmente, con 9 reti, troviamo un italiano, Bean, alla pari con Aronsson, Lindskorg e Montuori; con 8 reti, ecco un altro italiano, che non è mai stato chiamato in Nazionale e che si chiama Armano, onore del calcio alessandrino. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 15 marzo 1958) RISULTATI: Bologna-Verona 1-0 Internazionale-Atalanta 1-1 Juventus-Milan 1-0 Lanerossi Vicenza-Padova 1-2 Napoli-Lazio 1-1 Roma-Fiorentina 0-0 Sampdoria-Genoa 0-0 Udinese-Torino 1-1 CLASSIFICA: Juventus 38; Padova 33; Fiorentina 30; Napoli 27; Roma 26; Alessandria, Bologna, Lanerossi Vicenza 25; Internazionale, Lazio, Verona 23; Milan 22; Spal, Torino 21; Udinese 19; Atalanta, Genoa, Sampdoria 17. MARCATORI 21 gol Charles (Juventus) 18 gol Hamrin (Padova) 16 gol Vinicio (Napoli) 14 gol Firmani (Sampdoria) 12 gol Sivori (Juventus) 11 gol Del Vecchio (Verona) Il punto sul campionato La giornata calcistica è trascorsa senza sorprese o colpi di scena Sempre salda al comando la Juventus e tutto come prima in coda al girone Niente di fatto nel "derby.,, genovese - Le 6 squadre pericolanti hanno compiuto simultaneamente un passo avanti - Sono state segnate appena 11 reti - Il pareggio di Udine è di buon auspicio per il Torino Nulla di fatto, mina di nuovo per nessuno, né in testa né in coda alla classifica, nella ventiquattresima giornata del campionato. In testa, hanno vinto tanto la Juventus quanto il Padova, quindi situazione statica In coda, l'intero gruppo delle sei ultime ha fatto, come su comando, un passo avanti: uno solo, non due, perché ognuna delle squadre interessate, in casa o fuori, ha chiuso alla pari gli incontri che il calendario le aveva assegnato. E' stata la giornata dei risultati nulli o pari, ed un po' come conseguenza, anche quella dello scarso totale delle reti segnate. Sei partite su nove che non hanno avuto né un vincitore né un vinto nella categoria massima, e cinque incontri dall'esito consimile nella Divisione B. Quando il risultato delle gare assume importanza immediata e definitiva ai Ani dei problemi dei primi e degli ultimi posti, allora la divisione delle spoglie diventa di moda. Non che ie unità interessate desiderino questo tipo di soluzione delle loro questioni o manovrino per ottenerlo: tutt'altro, perché in nessun altro caso il successo pieno è tanto invocato. Ma, in mancanza di meglio, è un compromesso che è bene accetto e che nessuno rifiuta, perché rimanda ad altra occasione tutte le discussioni e le decisioni. Domenica hanno chiuso le loro gare in bianco Sampdoria e Genoa, Alessandria e Spal, e Roma e Fiorentina. E si sono accontentati tostare alle di una rete per parte Internazionale ed Atalanta, Napoli e Lazio, ed Udinese e Torino. In tutta la giornata non v'è stata da registrare una vittoria a largo margine, la Juventus ed il Bologna avendo battuto rispettivamente il Milan ed il Verona per una rete a zero, ed il Padova avendo riportato il successo a Vicenza per due a uno. Fa, tutto sommato, undici soli palloni spediti in rete ad opera di diciotto attacchi: un primato negativo, quale da tempo — certamente non nella corrente stagione — più non si verificava nel campionato nostro. Undici reti, di cui la metà circa, cioè cinque, hanno avuto per autori, uomini d'origine o di scuola straniera: Maschio, Angelino, Charles, Pesaola, Selmosson. Undici reti, di cui due segnate su «rigore». Il che, tenuto calcolo di tutto e considerato sotto l'aspetto inverso, significa e rappresenta il trionfo dei settori di difesa su quelli di attacco. Della situazione di testa della classifica, si diceva. Giuocando in casa propria la Juventus ha superato anche l'ostacolo rappresentato da quel Milan, che è pur sempre Campione d'Italia al momento attuale. I rossoneri erano però scesi a Torino largamente Incompleti questi volta: tanto da dover affidare la difesa della loro rete ad un portierino militare nella nostra città ed esordiente in campionato in linea assoluta. Ed il successo non è spettato ai bianconeri che per un calcio di rigore realizzato da Charles. Di maggior risonanza è quindi, al confronto, la vittoria ottenuta dal Padova. I patavini erano chiamati ad operare in trasferta, ed hanno vinto, per due a uno, a Vicenza, su un campo cioè che finora non aveva conosciuto sconfitta nel torneo. E' un risultato che conferma l'efficienza dell'undici rivelazione della stagione. Le sole lievi modifiche alla situazione nel gruppo di testa, è quindi qualcuno di quei risultati di parità a cui abbiamo accennato prima, a causarle: i viola di Firenze ed i glallorossi della Capitale hanno chiuso in bianco — con parecchie discussioni per un punto dei romanisti annullato dall'arbitro — e gli azzurri del Napoli hanno registrato un uno a uno in casa propria colla Lazio. La distanza — cinque lunghezze — rimane quindi immutata fra la Juventus ed il Padova, ma sale da sette ad otto fra la prima menzionata e la Fiorentina, e da dieci a undici e da undici a dodici rispettivamente per il caso del Napoli e quello della Roma. Fermo ognuno dove si trovava, come si è accennato, nelle posizioni di coda. Sempre alla stessa altezza ed all'ultimo posto l'Atalanta di Bergamo, e le due squadre di Genova. Colla differenza, che mentre la prima si orienta verso un miglioramento tecnico, Sampdoria e Genoa continuano a dare spettacolo di una impressionante povertà di giuoco. Periodo di disgrazia per il povero calcio ligure! Ed al momento attuale, a dieci giornate dal termine, mentre le società discutono come dei cittadini che, non volendo sottostare alle leggi, intendano adattare le medesime agli interessi loro, ancora non si sa se le squadre a retrocedere saranno due o tre! Caos di quella che si pretendeva che fosse la prima organizzazione sportiva del mondo. Dalla prima delle cinque sue fatiche di un calendario difficilissimo, il Torino ha portato a casa un bel punto di classifica. Grazie ad un tiro di Armano degli ultimissimi minuti della partita, i granata hanno chiuso alla pari a Udine. Il fatto è di buon auspicio per i torinesi, per quanto, per la ragione che si è detta, la situazione generale non vari ed il pericolo permanga. (La Stampa - Vittorio Pozzo)