Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
20-04-1958 - Giornata: 29 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Padova AC 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Marcellini Antonio, Boniardi Umberto, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Vitali Alessandro, Vonlanthen (II) Roger, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
PADOVA AC: Pin; Secco, Scagnellato; Pison, Azzini, Mari; Hamrin, Rosa, Brighenti (II) Sergio, Chiumento, Boscolo. All.: Rocco Nereo.

Arbitro: Fornari Giovanni (Bologna)
Note
Espulso: 46’ Scagnellato [P]. Angoli: 8-1 (7-1) oppure 9-1. Spettatori: 12.000. Giornata di sole, terreno ottimo. Inizio gara ore 15:30.

Commento
Hamrin è stato il vero ed unico protagonista di questo incontro, che piuttosto oseremmo definire… scontro tra grigi e biancoscudati. Non che l’ala destra padovana abbia eccelso come in altre partite, ma certamente la sua fama e le qualità messe in mostra a tratti nel corso della contesa hanno consigliato l’Alessandria a non scoprirsi in difesa, anche quando lo svedese è rimasto praticamente solo all’attacco (dopo l’espulsione di Scagnellato). Cosicché si videro quattro «guardiani» (Nardi, Boniardi, Giacomazzi, Marcellini) votati al controllo di Hamrin, cui il vantaggio della grande classe ha permesso di giostrare abilmente, sì che l’Alessandria ha abbandonato alla distanza le velleità di attacco manifestate nel primo tempo, quando Marcellini e Traverso si segnalavano per la propulsione nelle manovre di offesa. Ripiegò dunque l’Alessandria sulle sue posizioni solite di gioco e, malgrado qualche tentativo dell’attacco grigio, per il Padova, anche se privo della sua maggiore pedina difensiva, divenne un gioco da bambini il controllo della situazione. Certamente lo faceva in modo non tanto ortodosso, ma la conclusione era la stessa e il pareggio conseguito dimostrava che il risultato preventivato si poteva raggiungere in qualsiasi modo. È naturale che, di tutto ciò, chi abbia fatto le spese nei confronti del pubblico sia stato l’arbitro Fornari che, ad onor del vero, ha cercato in tutti i modi possibili di contenere l’irruenza dei padovani, senza però giungere agli estremi di altre espulsioni. E di ciò vi sarebbe stata forse necessità, visto che al 19’ del primo tempo Chiumento colpiva con un pugno allo stomaco Vitali, gettandolo a terra (il pallone era nell’altra metà del campo); al 37’ della ripresa Hamrin dava un calcio a Giacomazzi, per non dire poi di Rosa, che ha continuato per tutto l’incontro a commettere falli. Insomma, è stata una vera battaglia per tutto l’arco dei novanta minuti. Questo il quadro generale. L’Alessandria, come dice chiaramente il conteggio dei calci d’angolo, ha attaccato di più, sebbene le sue occasioni per segnare non siano state molte. Vitali è stato senza dubbio l’uomo più pericoloso dei grigi, ma è parso troppo leggero per sopportare le cariche degli avversari. La manovra dell’attacco alessandrino non è mai giunta alla conclusione delle azioni. Infatti, i grigi, anziché allargare la loro azione giungendo ai limiti dell’area di rigore, stringevano al centro, così da cozzare contro la muraglia delle gambe avversarie. Solo due volte l’occasione è sembrata propizia e cioè quando Savioni, al 28’ del primo tempo, in area, a pochi metri da Pin, tirava secco in angolo, obbligando il portiere ad una respinta; Secco raccoglieva e mandava in calcio d’angolo. E, ancora, al 18’ del secondo tempo, quando Vitali, dal limite dell’area, sembrava volesse passare la palla e invece tirava in porta, obbligando Pin a volare in una grande parata nell’angolo basso a sinistra. Ma se le occasioni dei grigi sono state queste due, anche al Padova non sono mancate. Certamente la migliore, e forse l’unica, è stata quella di Hamrin, al 9’ del secondo tempo: Giacomazzi, a tre quarti di campo, «lisciò» un intervento di testa e velocissimo lo svedese si impossessò del pallone, filando tutto solo verso Stefani in uscita. Ma mancò il bersaglio, Hamrin: e respirarono di sollievo in dodicimila. Al 1’ del secondo tempo, l’arbitro espelleva Scagnellato del Padova, dopo che lo aveva già ammonito nel primo tempo. Cronaca. Si inizia con l’Alessandria più «aperta» del solito. Nel Padova, Chiumento è arretrato a centro campo e di conseguenza Azzini gioca libero. Al 28’, l’occasione (già descritta) del gol mancato da Savioni. Al 35’ Rosa, da fuori area, alza a candela: Boniardi fallisce l’intervento di testa e Brighenti, precipitoso, da pochi metri manca il bersaglio. Al 40’ Vonlanthen sbaglia il tiro conclusivo e colpisce… l’accorrente Traverso alla gamba sinistra: per poco ci scappa il gol! Al 43’ un tiro di Tagnin e infine, alla chiusura del tempo, Secco manda in calcio d’angolo una staffilata di Castaldo a portiere spiazzato. Si riprende con l’espulsione di Scagnellato. I grigi premono maggiormente e al 3’ Vitali, di testa, mette fuori di un niente. Pericolosa discesa di Vitali anche al 4’, con allungo a Savioni, pronto per il tiro conclusivo; entra a catapulta Azzini, salvando alla disperata. Ritorna l’Alessandria verso Pin al 22’, al 23’ e infine, al 36’, Traverso manda alto di testa un pallone pervenutogli da una azione Castaldo-Savioni-Tagnin. Niente altro. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 21 aprile 1958) IL PADOVA AD ALESSANDRIA GIOCA DURO E PREGGIA: 0-0 Un Padova giù di corda, nervoso, irritante per certi suoi atteggiamenti, un Padova che ha messo in mostra soltanto la peggiore delle sue caratteristiche – l’eccessiva rudezza dei difensori – e che, perduto in seguito ad espulsione il suo capitano Scagnellato, si è ridotto a mendicare lo 0-0 sul campo dell’Alessandria, facendo abbondante uso di respinte a casaccio e di altri mezzucci perditempo, come una squadretta qualsiasi in lotta per non retrocedere. Ne è nata una gara convulsa, a tratti violenta, con poche fasi brillanti, nella quale anche gli elementi più tecnici – vedi Hamrin da una parte e Vitali dall’altra – hanno finito per smarrirsi. Lo stesso arbitro Fornari – se non andiamo errati, esordiente in Serie A – ha contribuito la sua parte a mantenere il gioco ad un livello piuttosto basso, troppo tollerando quando era il caso di punire con severità ed intervenendo con la dovuta energia soltanto quando Scagnellato, recidivo in proteste, urtò nuovamente con la sua intemperanza verbale la suscettibilità del direttore di gara. Se Fornari avesse rimandato negli spogliatoi quel giocatore padovano – Chiumento, ci parve – che dopo venti minuti di gioco aveva messo k.o. Vitali a gioco fermo, probabilmente la partita sarebbe rientrata nei giusti binari e si sarebbe forse potuto assistere a qualche episodio interessante. Si è assistito invece ad un quasi assoluto monologo dell’Alessandria che, smaniosa di riabilitarsi dalle dure sconfitte subite recentemente in trasferta, si è battuta con caparbia volontà, senza raggiungere però nella sua manovra di attacco quell’efficacia necessaria per superare il roccioso sbarramento biancorosso. La continuità di Tagnin, l’estro di Vitali, la generosità di Castaldo e Savioni non sono bastati – anche per una certa dose di sfortuna nei momenti conclusivi – a dare alla squadra grigia quel successo che, come dominio complessivo e come numero di tiri in porta essa avrebbe senz’altro meritato. Per poco, anzi, l’unico errore commesso dal bravissimo Giacomazzi (il migliore della difesa con Boniardi e Traverso) non è costato ai piemontesi una sconfitta-beffa quando Hamrin, fuggitosene tutto solo, riuscì a sbagliare la mira a colpo ormai sicuro. L’Alessandria aveva comunque bisogno di una prova positiva per rinfrancarsi nel morale e convincersi di poter far bene anche senza il suo Pedroni e questa prova l’ha certo compiuta. Del Padova si è già accennato: una delusione. Neppure Hamrin ha brillato come il solito, pur risultando di gran lunga il migliore della sua squadra, seguito da Pin, da Mari, dal giovane Secco e da Pison. Il Padova si schiera con Azzini libero, Mari su Vonlanthen e Chiumento su Vitali, mentre fra i grigi Boniardi e Traverso si alternano su Brighenti e Tagnin si occupa del controllo di Rosa. I grigi attaccano subito ed ottengono due angoli infruttuosi, poi, dopo due tiri di Brighenti e di Pison parati da Stefani, all’11’ Mari devia in angolo su punizione battuta da Castaldo. Al 19’ Vitali è a terra per un pugno di un avversario (forse Chiumento), l’arbitro accorre, si accerta delle condizioni dell’alessandrino e poi fa riprendere il gioco senza nemmeno curarsi di individuare il colpevole e di provvedere di conseguenza. Al 22’ Scagnellato è ammonito per proteste, mentre al 28’, su azione di Tagnin e Vitali, Savioni tira, Pin respinge a mani aperte e Secco devia in angolo. Al 35’ una entrata a vuoto di Boniardi su un centro di Rosa dà modo a Brighenti di tirare a rete sbagliando la mira, mentre al 40’ Traverso devia a lato di poco un traversone di Vonlanthen. Nella ripresa, al 2’, Scagnellato viene rinviato negli spogliatoi per eccessi verbali ed il Padova si chiude ancor più in difesa lasciando il solo Hamrin all’attacco. Lo svedese al 9’ compie il clamoroso errore già accennato quando, trovatosi solo e lanciato in seguito ad un impreciso colpo di testa di Giacomazzi, trova modo di tirare a lato quando Stefani appariva ormai battuto. Dopo questo episodio, l’attacco del Padova sparisce praticamente dalla scena: Boscolo è divenuto terzino ed anche Rosa e Brighenti arretrano a dar mano forte ai compagni della difesa contro l’arrembaggio dell’Alessandria. I grigi falliscono il goal al 18’ per merito di Pin, che respinge un gran tiro di Vitali, sbagliano ancora di poco con Traverso al 22’ e con lo stesso giocatore al 35’, mentre al 38’ (dopo che in uno scontro con Hamrin, fallosetto lui pure, Giacomazzi aveva riportato una ferita alla coscia) Vonlanthen è atterrato da Azzini in piena area senza che l’arbitro ritenga opportuno intervenire. Negli ultimi minuti si passa da un fallo laterale all’altro, da una rimessa in gioco al rallentatore all’altra, finché il fischio finale di Fornari sanziona lo 0-0. (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 21 aprile 1958) Non è stata – è bene precisarlo subito – una bella partita e non si è visto, come era nelle previsioni, del bel gioco. L’Alessandria era priva di Pedroni, la cui assenza si è fatta sentire; mentre rientrava, dopo circa quattro mesi, il laterale Marcellini e il terzino Giacomazzi ritoccava la palla per la prima volta dopo l’infortunio alla caviglia occorsogli durante la partita col Genoa. Il Padova, dal canto suo, presentava una fisionomia quasi analoga, col rientro di Boscolo e di Pison e con un Hamrin degno del più alto elogio, anche se ha fallito un gol inevitabile. È stata, forse, l’azione più emozionante della giornata. Si era al 20’ della ripresa. Il biondo svedese era completamente libero, si dirigeva da metà campo, palla al piede, verso Stefani che cercava in qualche modo di arrestarne la fuga inesorabile. Ma la sfera di cuoio all’ultimo istante finiva fuori di poco e Stefani la riciclava in campo. Così il Padova si è lasciato sfuggire la vittoria, mentre lo scampato pericolo non è servito a rendere le energie ai grigi, avvantaggiati, nel secondo tempo, dall’assenza di Scagnellato. Questi ha protestato con il direttore di gara per il comportamento dei grigi, a suo dire, scorretto, dimenticando però le precedenti scorrettezze proprio dei suoi uomini nei confronti degli avversari. Giornata splendida e calda. Gioco duro e non scevro di scorrettezze, soprattutto da parte patavina. Al 2’ della ripresa, l’arbitro ha espulso il capitano dei bianchi Scagnellato, già ammonito, per proteste nei suoi confronti. Il ruolo di capitano è stato assunto da Pison, mentre la formazione ospite ha subito vari mutamenti. Parecchie le occasioni sciupate dai due schieramenti: gli alessandrini nei primi 45 minuti, allorché hanno martellato la rete abilmente difesa da Pin, avrebbe potuto conquistare con una certa facilità il successo. Ma ancora una volta è mancato, nella linea offensiva, lo stoccatore, l’uomo di punta deciso e pronto, e così Pin è stato in grado di respingere sempre le offensive grigie. L’Alessandria ha accumulato un considerevole numero di calci d’angolo (9-1). Respinta dai bianchi, è ritornata sovente con decisione all’assalto della rete patavina; Tagnin si è prodigato incessantemente; Vitali ha avuto qualche guizzo assai pregevole; ma il risultato non è andato oltre il pareggio. Uno 0-0 umiliante per i padroni di casa, che ogni domenica perdono inesorabilmente terreno. I grigi partono di slancio all’attacco, decisi a riconquistare quanto perduto nelle due ultime disastrose trasferte; ma sia la sfortuna che l’indecisione al momento culminante e i salti acrobatici di Pin impediscono alla Alessandria di realizzare, intanto il gioco si fa rude, con numerosi scontri e altrettanti contusi, così da irritare il pubblico ed eccitare gli animi dei giocatori in campo. Al 18’ Vitali finisce a terra dolorante per una gomitata al torace. L’arbitro ammonisce il capitano del Padova, mentre il gioco non muta eccessivamente la sua fisionomia e i tiri si susseguono, impegnando più volte e Pin e Stefani. Così finiscono nel nulla le brillanti azioni di Brighenti, Tagnin, il miglior uomo degli alessandrini, e Vonlanthen. Nella ripresa, dopo pochi minuti, l’arbitro espelle Scagnellato tra le vane proteste dei veneti che, peraltro, non riescono a imporsi ai padroni di casa. Sfuma al 20’ un gol di Hamrin e al 24’ Vitali scocca forte un tiro in direzione di Pin che miracolosamente allontana l’incombente minaccia. Il risultato ormai non muta nonostante gli sforzi delle due squadre scese in campo entrambe sicure della vittoria e rientrate negli spogliatoi con l’identica delusione dipinta sul volto. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 21 aprile 1958) I grigi, ancora privi di Pedroni e Manenti, non sono riusciti a piegare il Padova, che ha praticato un gioco troppo robusto, non sufficientemente frenato dall’arbitro. I biancorossi, ridotti a 10 uomini al 2’ della ripresa per la espulsione di Scagnellato, che già nel primo tempo aveva ripetutamente discusso con l’arbitro, si sono difesi con ordine e con fortuna ed hanno avuto anche occasioni da rete, ma prima Brighenti e poi Hamrin, soli davanti al portiere, le hanno sciupate. Al 42’ della ripresa Vonlanthen, dopo aver superato Pison, è stato atterrato da Azzini in area di rigore, ma l’arbitro non ha concesso la massima punizione. Nel primo tempo, costante pressione alessandrina senza risultato. Nella ripresa, all’8’, tre difensori alessandrini si lasciano sfuggire Hamrin che, già solo in area di rigore, giunto al limite tira a lato. Dopo alcune mischie nell’area patavina, al 16’ un bel tiro di Vitali viene deviato dal portiere. Sino alla fine, quindi, tutto un susseguirsi di attacchi sempre più disordinati e sempre meno incisivi da parte dei locali. («l’Unità», 21 aprile 1958) DOPO LA MANCATA VITTORIA SUL PADOVA Domani i grigi a Marassi contro la Sampdoria Nella partita casalinga, l’Alessandria non è riuscita a superare il Padova, benché questa massiccia squadra sia stata ridotta a dieci uomini con l’espulsione dell’«ammazzasette» Scagnellato (che neppure è stato squalificato dalla Lega). La compagine biancorossa, che tanto velocemente era salita nella graduatoria della classifica, giocando anche in modo piacevole all’attacco, attualmente vive sulla robustezza della sua retroguardia e sulla tolleranza dei signori arbitri. Si può quindi concludere che se i biancorossi si sono comportati con rudezza e con assoluta mancanza di sportività, i grigi hanno peccato d’ingenuità nell’impostare le azioni di gioco. Dopo i primi minuti, durante i quali l’Alessandria aveva giocato trattando la palla di prima e creando pericolose azioni, i nostri mediani hanno gradualmente ripreso il malvezzo di passare la palla lateralmente, con l’assurda pretesa di voler portare la azione in area padovana con attacchi manovrati. Era una pacchia per gli irruenti difensori biancorossi e i nostri attaccanti sono stati travolti sul limite dell’area di rigore, ed Azzini e Scagnellato non solo hanno commesso falli a ripetizione, ma anche hanno avuto la faccia tosta di protestare con l’arbitro. Al secondo minuto della ripresa, quando è stato espulso Scagnellato, che era una colonna della squadra avversaria, i grigi hanno mantenuto la stessa formazione, mentre avrebbero dovuto avanzare Marcellini o Nardi e invece questi due giocatori hanno compiuto scorribande dalla nostra area di rigore a quella del Padova, permettendo ad Azzini e compagni di difendersi senza scomporsi e di imbastire anzi azioni in contropiede, una delle quali sciupata davvero banalmente da Hamrin. Il pubblico, che aveva sentito l’importanza della partita, ha applaudito la nostra squadra la quale, pur giocando con sommo impegno, ha peccato di tattica e d’impostazione. È noto che, nel campo arbitrale, i direttori di gara non eccellono nel loro difficile mandato e quindi occorre sfornarne altri: ragione per cui, ecco sfornare Fornari di Bologna. L’esordiente si è comportato in modo ingenuo nella partita Alessandria-Padova: forse colto da timor panico, fischiava a vanvera, senza però giovare ai grigi come certi direttori di gara che diventano arbitri di casa qualunque sia il campo di gioco. Fornari ha ottenuto un risultato men che mediocre, comunque la Federazione non mancherà di mandarlo in futuro a rovinare qualche altra partita. Speriamo che lo mandino ad arbitrare sul campo del Catania: però, come sarebbe bello se lo mandassero una volta a dirigere una partita a Solero! La Juventus, che ha ceduto Hamrin per un anno al Padova, ha chiesto per il giocatore 150 milioni. In verità, questo nazionale svedese nella Juventus non aveva fatto grandi cose; dopo la felice annata nel Padova poteva valere un centinaio di milioni. Però, dopo la partita di domenica, poiché ha dimostrato di essere anche un giocatore rude ed ha lasciato l’impronta di una sua scarpa sulla gamba di Giacomazzi – che a sua volta gode fama di giocatore robusto –, lo svedese vale 50 milioni di più. Dopo il gesto compiuto ai danni del giocatore grigio, abbiamo visto il giocatore estero tirarsi su i parastinchi e girare al largo dalla zona di Giacomazzi! Aveva sulla coscienza il brutale comportamento nei confronti del nostro terzino, l’aveva passata liscia perché Fornari aveva già espulso Scagnellato e non si poteva danneggiare il Padova, secondo in classifica. Domenica, dopo la partita Alessandria-Padova, mentre i giocatori incominciavano a scendere nel sottopassaggio ed i fischi erano frammisti a rimbrotti ed applausi, una tifosa di Padova ci ha chiesto: «Perché gridano “Bidoni! Bidoni!”»? Abbiamo precisato che si trattava di reclame di una ditta di lubrificanti, ma che nessuna allusione v’era per i giocatori; la nostra asserzione era suffragata dal fatto che il cavalleresco Pedroni stava distribuendo strette di mano a tutti i giocatori del Padova. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 26 aprile 1958) RISULTATI: Bologna-Milan 0-0 Genoa-Udinese 1-0 Internazionale-Fiorentina 0-1 Lanerossi Vicenza-Roma 3-1 Lazio-Sampdoria 2-2 Napoli-Juventus 4-3 Torino-Atalanta 4-0 Verona-Spal 1-2 CLASSIFICA: Juventus 45; Napoli 37; Padova 36; Fiorentina 35; Roma 30; Lanerossi Vicenza, Torino 29; Alessandria, Bologna, Internazionale 28; Milan 27; Lazio, Spal 26; Atalanta, Udinese, Verona 24; Genoa, Sampdoria 23 MARCATORI 27 gol Charles (Juventus) 22 gol Firmani (Sampdoria) 21 gol Vinicio (Napoli) 19 gol Sivori (Juventus) 18 gol Hamrin (Padova) 14 gol Angelillo (Inter), Da Costa (Roma) Il punto sul campionato La situazione si complica nel settore di coda del campionato La sconfitta subita a Napoli ritarda ma non pregiudica la vittoria finale juveniina - Il colpo d'ala della Spal a Verona - Il balzo del Torino al sesto posto della classifica La consacrazione della Juventus come campione d'Italia per la stagione 1957-58 — campione nel senso assoluto e matematico del termine, intendiamo dire — non ha potuto aver luogo. Nel momento in cui mancavano sei giornate di gioco al traguardo finale, il Napoli, che fungeva da padrone di casa si è rifiutato di dare il suo contributo alla festa. Plaude, il Napoli stesso, a cose fatte, a chi il titolo massimo si merita e avrà, ma prima ha voluto prendersi il gusto di batterlo, questo futuro campione. Non si tratta che d'un rinvio, evidentemente, ma d'un rinvio a distanza. Il distacco che esiste ora, a cose fatte, fra la Juventus e il Napoli, fra il primo e il secondo classificato cioè si è ridotto da dieci a otto lunghezze. Di punti in classifica in disputa ve ne sono ancora dieci. Domenica prossima, anche se il Napoli perdesse a Bologna e la Juventus vincesse a Bergamo, si giungerebbe a una uguaglianza di livello fra la realtà e la possibilità: occorrerebbe ancora una giornata di gioco perché il traguardo della vittoria matematica fosse raggiunto. A contribuire a fare inesorabilmente da giudice, ad un dato punto, interverrà comunque l'accorciarsi del cammino da percorrere per raggiungere la tappa finale. Per intanto il rinvio della cerimonia è avvenuto a spese della Juventus. La superiore velocità e l'incontenibile entusiasmo dei partenopei hanno battuto l'undici bianco-nero, che all'altezza della situazione non ha né saputo né potuto elevarsi. Le circostanze erano speciali, anzi specialissime. La squadra del Napoli trova essa pure in posizione molto pericolosa. E la Fiorentina, che è reduce dall'avere battuto, pure col margine più ristretto, l'Internazionale a San Siro, riceverà la Spai, che ha realizzato la rara prodezza di battere il Verona a Verona. Sarà l'ultima, bisogna ritenere, occasione che si presenta al ristretto gruppo del le squadre di testa ancora comprese nei famosi limiti matematici, per fare un passo in direzione della Juventus. Come si vede il Napoli ha con la sua vittoria vivificato il tono di un campionato che andava gradatamente asso pendosi. Questo come interesse per le prime posizioni. Domenica prossima per la quintultima giornata del torneo, la Juventus sarà a Bergamo, contro la semi disperata Atalanta, ed il Napoli, in piena euforia, salirà a Bologna per misurarsi con lo strambo e capriccioso petroniano. Il Padova che diversamente dal Napoli aveva fatto il suo dovere nei riguardi della Juventus, perdendo un punto ad Alessandria, giocherà in casa contro una Udinese che, reduce dalla sconfitta di misura riportata a Genova, si trova essa in posizione pericolosa. E la Fiorentina che è reduce dall’aver battuto, pure con margine piu’ ristretto, l’Internazionale a San Siro, riceverà la Spal, che ha realizzato la rara prodezza di battere il Verona a Verona. Sarà l’ultima, bisogna ritenere, l’occasione che si presenta al ristretto gruppo delle squadre di testa ancora comprese nei famosi limiti matematici, per fare un passo in direzione della Juventus. Come si vede il Napoli con la sua vittoria ha vanificato il tono di un campionato che andava gradatamente assopendosi. Questo come interesse per le prime posizioni. Ma dove la situazione si è fatta piu’ confusa e nello stesso tempo piu’ arroventata che mai è in coda alla classifica. Qui in Genoa vincendo in casa ha ancora una volta raggiunto la Sampdoria che ha pareggiato a Roma con la Lazio. E contemporaneamente o conseguentemente, sono crollate Udinese, Atalanta e il Verona, le prime due In campo avverso e l'ultima sul proprio terreno. Così a cinque giornate dal termine della competizione troviamo pur sempre le due unità genovesi a pari punti sull'ultimo gradino della scala, e sopra di esse, a un punto solo di distanza, a portata di mano cioè, il gruppo formato dai veronesi, dai friulani e dai bergamaschi. Nemmeno a farlo apposta, ognuna di queste cinque compagini — nei discorsi relativi alla retrocessione si può dire che soltanto più la Spai e la Lazio, domenica chiamate ambedue ad operare fuori di casa, possano ancora venire riassorbite nel gorgo oltre ad esse — ognuna di queste cinque compagini, dicevamo, è chiamata a durissimi compiti; la Atalanta ricevendo la Juventus, l'Udinese andando a Padova, la Sampdoria ospitando l'Alessandria, ed infine il Verona e il Genoa incontrandosi direttamente sul terreno del primo nominato. Dice il regolamento approvato con un lodo all'ultima ora e in corso di gara, che l'ultima classificata retrocederà senz'altro lasciando il posto a chi vince il torneo dei cadetti, quasi certamente la Triestina, mentre la penultima dovrà vedersela a mezzo d'uno spareggio con chi terminerà al secondo posto fra i cadetti stessi, a scegliere, con ogni probabilità, fra il Venezia e il Bari. All'infuori del caso della Triestina, la soluzione d'ognuno dei problemi di questa intricatissima situazione non si avrà, con ogni probabilità, che sul traguardo finale, ed oltre il medesimo, per lo spareggio al quale si è accennato. Non si riparla più del Torino, a proposito delle retrocessioni. Tre vittorie consecutive riportate due in casa e una fuori nelle ultime tre giornate di lotta, hanno portato i granata dalla zona delle acque tempestose, niente meno che a dividere il sesto posto della classifica col Vicenza. Domenica essi si sono sfogati infierendo con quattro reti a zero sulla derelitta Atalanta. La squadra, che dovrà incontrare ora la Lazio a Torino, dovrebbe così considerarsi come salva. Un altro ricordo da legarsi all'orecchio, per l'avvenire. (La Stampa - Vittorio Pozzo)