Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
27-04-1958 - Giornata: 30 - Genova - Luigi Ferraris


Sampdoria UC - Alessandria US 1 - 1 (1 - 1)
RETI: 31. Ocwirk E. [Sa] 11. Vonlanthen (II) R.[A]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Marcellini Antonio, Boniardi Umberto, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Vitali Alessandro, Vonlanthen (II) Roger, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
SAMPDORIA UC: Bardelli; Farina, Sarti; Martini, Bernasconi, Vicini; Bolzoni, Ocwirk, Firmani, Recagno, Tortul. All.: Baloncieri Adolfo.

Arbitro: Annoscia Florenzo (Bari)
Note
Ammonito: Castaldo [A]. Angoli: 7-3 (5-3) oppure 9-3 (5-3). Spettatori: 15.000 oppure 18.000. Giornata grigia e ventosa, terreno buono. Inizio gara ore 15:30.

Commento
I grigi segnano dopo undici minuti, affannosa rincorsa dei liguri LA SMAP PER UN ERRORE DI BERNASCONI COSTRETTA ALL'1-1 CON L'ALESSANDRIA La Sampdoria, impegnata in una specie di gara a handicap compromessa dall’errore del centromediano Bernasconi, è riuscita ad evitare la sconfitta. Ha pareggiato con l’Alessandria, ha colpito un palo su tiro di Firmani ed ha perfino sbagliato una occasione d’oro per un’ingenuità di Bolzoni. Tutto questo potrà consolare l’orgoglio sportivo dei sampdoriani, ma non migliora la loro posizione in classifica. Alla vigilia della trasferta di Napoli, il punto perso sul proprio campo contro i grigi pesa come una cappa di piombo. I blucerchiati sono usciti a testa bassa da Marassi, non battuti, ma neppure vincitori. Intanto, nelle gradinate Nord, quelle occupate abitualmente dai tifosi del Genoa, si esultava perché si era diffusa la notizia della vittoria rossoblù a Verona. Ora il Genoa è davanti; la Samp dietro, all’ultimo posto. Triste altalena di una squadra che non merita la posizione ed i rischi in cui si dibatte. Anche di fronte ad una Alessandria dal gioco elegante, specie a centro campo, i sampdoriani non hanno sfigurato. I grigi si muovevano con la serenità di chi sta bene in classifica e il «goal-regalo» dell’undicesimo minuto li ha resi maggiormente tranquilli. Erano ancora privi di Pedroni, ma la generosità di Boniardi non faceva rimpiangere l’assenza del capitano-allenatore. E Tagnin, una specie di «Boniperti dell’Alessandria» manovrava in posizione di rilancio, ricordando il juventino per il tocco e gli allunghi. La Samp, invece, lottava con lo stato d’animo di chi teme che il pavimento (o il campo, o meglio ancora la tanto preziosa posizione in Serie A) stia per cedere. Tuttavia, e di questo va dato grande merito ai liguri, giocava senza rudezze e faceva sfoggio di un certo stile, specie con Firmani, Ocwirk, Bernasconi e Sarti, i suoi uomini migliori. L’allenatore Baloncieri aveva puntato su Ocwirk-Firmani come tandem avanzato. Il sistema del «doppio centravanti» era stato sul punto di dare i suoi frutti già, al sesto minuto, quando Firmani si era trovato in posizione di calciare a colpo sicuro. Eddy, però, accorgendosi di essere in netto fuori gioco, da vero gentleman del calcio, si era fermato per attendere il fischio dell’arbitro (fischio che non è venuto: Annoscia non aveva notato l’irregolarità). Firmani ha voluto allora proseguire l’azione. Troppo tardi, il pallone era già lontano. Pochi minuti dopo, si apriva sotto i piedi dei blucerchiati il trabocchetto di uno sbaglio inesplicabile del centromediano. Undicesimo minuto, Bernasconi e Vonlanthen si contendono quasi sulla linea di fondo un pallone. Ha la meglio il numero 5 e tutto sembra finito lì, ma Bernasconi, anziché liberare a lato o passare verso Bardelli che gli muove incontro, tentenna, cerca di girarsi, poi vuole scartare l’antagonista. Vonlanthen, che gli era rimasto accanto senza molte speranze, si trova tra i piedi un autentico regalo. Non lo sciupa. Si potrà discutere, dello svizzero, la maggiore o minore energia di lottatore, non certo il «tocco» o la chiara visione del gioco, riflessi di una classe autentica. Così, in un attimo, Vonlanthen piomba sul pallone e lo manda a spiovere in rete con una precisa traiettoria a parabola. L’infortunio si abbatte sulla Samp come un’ondata travolgente. I liguri passano cinque minuti di sbandamento. Bardelli, su calcio d’angolo, per poco non rinvia di pugno… nella propria rete. La confusione, tuttavia, dura poco. Firmani e Ocwirk – sempre loro – guidano la squadra alla riscossa. Le ali, Bolzoni e Tortul, obbligano il portiere dell’Alessandria a piegarsi all’indietro, con formidabili colpi di reni, per respingere due tiri molto angolati. Nella seconda parata, Stefani urta anche contro il palo e si ha l’impressione che l’incidente lo abbia reso titubante (ma si riprenderà nel secondo tempo). Intanto, Nardi si produce una distorsione alla caviglia, cadendo male sul piede destro. La Samp preme sempre più e al 31’ pareggia. Bella apertura di Recagni a Bolzoni. L’ala evita in velocità Giacomazzi e centra a Ocwirk. Stefani si tuffa in ritardo. L’austriaco mette a segno nella porta vuota. Quattro minuti dopo, Firmani attira verso di sé tutti i difensori grigi, Stefani compreso, poi passa a Bolzoni. Solo e con tutto il rettangolo del goal disponibile, l’attaccante spedisce a lato. Nella ripresa, una traversa colpita da Firmani al 2’, due belle uscite di Stefani su Tortul e Bolzoni e l’impressionante «serrate» dei liguri, protesi alla ricerca del successo. Il portiere Bardelli gioca da terzino volante, ai limiti dell’area, e tutte le altre «maglie blu» si trasferiscono nella metà campo alessandrina. Il terzino Farina è addirittura il miglior avanti: con un colpo di testa ed un tiro, sfiora per due volte la rete al 43’ e 44’. Ma l’Alessandria si difende bene. Vitali, anzi, si fa notare nel contropiede e Tagnin, Boniardi, Marcellini, il coraggioso Nardi, la cui caviglia sta gonfiandosi dolorosamente, formano una barriera insuperabile. Il risultato non cambia: è un pareggio. Resta un punto utile e meritato all’Alessandria. Restano un gran rimpianto e molte preoccupazioni per la Samp. (Paolo Bertoldi, «Stampa Sera», 28 aprile 1958) Campane a martello per la Samp. Ha rabberciato un pareggio casalingo contro un avversario che, tutto sommato, non ha fatto gran che, tutto sommato, non ha fatto gran che, limitandosi a difendere un insperato vantaggio e quindi la divisione del bottino. Nessun particolare accorgimento tattico nelle due contendenti. Avrebbe dovuto uscirne del bel gioco. Ne è scaturito un guazzabuglio. Il bel gioco è stato letteralmente scotennato, sicché gli stessi «tecnici delle due antagoniste, cioè gli uomini dediti alla manovra e solitamente spiccanti per senso pratico e ricercatezza di stile, sono miseramente naufragati. Di qua Ocwirk, lento e impacciato, distributore saltuario di palloni sfruttabili, di là Tagnin, sgobbone all’inverosimile epperò scondizionato alla misura e quindi di scarsa efficacia offensiva. Ultimi gli uomini di difesa blucerchiati, stranamente titubanti e confusionari. Se l’Alessandria avesse potuto contare su una prima linea meno taccagna (evidenti i limiti delle due estreme) la barriera sampdoriana sarebbe saltata più di una volta per intrinseca fragilità. Proprio al contrario dall’altra parte della barricata, dove i due terzini e Boniardi (e Stefani a tergo) spazzavano via tutto abbondevolmente aiutati dai due laterali, il bassotto Marcellini e il gigantesco Traverso. Contro questa diga, rinforzata spesso da Tagnin, ha cozzato la Sampdoria, specie sul finale della gara, allorquando il tempo tiranno ha suggerito ai blucerchiati di accelerare i tempi (sino al momento piuttosto trotteschi) e di cercar di sfondare d’impeto. In verità è stata questa la sola mezz’ora di punta in cui si sia vista almeno una Sampdoria orientata verso il positivo, visto che per l’innanzi non era dato capire se questa squadra stesse lottando per vincere o solo per far trascorrere i minuti. Persino Farina si cacciò allora in avanti e più di una volta tentò il colpo di forza. Non gli è riuscito, ma gli va riconosciuto il merito di avere almeno galvanizzato i compagni, trascinandoli verso l’unico traguardo che potesse contare. Il fischio finale dell’arbitro Annoscia, bravo invero anche se longanime, non poteva così decretare che una giusta parità, non avendo la Sampdoria espresso niente in fatto di gioco, imitata dal resto della compagine di Pedroni. Le stesse due reti, realizzate dai due stranieri in campo, non sono state del tutto ineccepibili come svolgimento, pur risultando validissime. Ché il gol alessandrino è in parte addossabile a Bernasconi, gingillantesi con un pallone facilissimo, e a Bardelli, non sufficientemente autoritario per farselo indirizzare garbatamente dopo che era uscito di porta. Vonlanthen, che si era buttato su Bernasconi per una semplice azione di disturbo, riuscì viceversa a venire in possesso della palla e, spostato sulla destra, si è affrettato a calciare uno spiovente in rete, beffando e Bernasconi e Bardelli contemporaneamente. La rete della Sampdoria è stata meno beffarda, ma anche in questo caso si ebbe una fuga di Bolzoni sulla destra con un cross a mezza altezza. Giacomazzi e Boniardi fallirono l’intervento e Stefani riuscì solo a sbucciare la sfera con le dita. Irruppe Ocwirk in corsa e spedì nella porta incustodita. E questi sono stati i due squilli della gara. Per il rimanente v’è soltanto da sottolineare che la maggior parte dei tiri a rete sono stati sbagliati balordamente o non hanno messo in angustie gli estremi guardiani. Per esempio, al 35’ del primo tempo Bolzoni, improvvisamente libero in area di rigore alessandrina, svirgola netto e da sei-sette metri scarica a lato. Al 2’ della ripresa, Firmani, solo davanti a Stefani, potrebbe stoppare e piazzare la palla nel sacco; preferisce invece il colpo sensazionale e, al volo, saetta sul centro di Bolzoni scrollando la traversa con Stefani fuori causa. Ancora al 9’, dopo una delle belle poche azioni in linea, Tortul libera un tiro forte e insidioso: stavolta però è Stefani che, con un gran balzo, devia sopra l’asta trasversale. Al 28’ Ocwirk vuole sorprendere l’attentissimo portiere grigio e di mezza rovesciata cerca il fil di palo. Ma il filo era dall’altra parte e tutto finisce in niente Ed ecco ora anche Farina in primissima linea dopo che di testa aveva salvato una situazione difficilissima sotto la sua porta. Al 32’ Bolzoni spara in cielo. Al 34’ Tortul sfiora la traversa, al 39’ Stefani respinge di pugno un nuovo violento tiro dall’ala sinistra genovese. Poi Farina raccoglie di testa un centro di Bolzoni e mira l’angolo basso. Inutilmente. Davanti a Stefani ci sono ormai sette o otto difensori. E di tanto in tanto, con la Sampdoria protesa in avanti, la minaccia del contropiede di Vonlanthen e di Vitali. Se avessero ancora fresche energie, i due passerebbero. Ma sono disfatti e la difesa blucerchiata rimedia sempre, ributtando in avanti la palla. Ammirevole questo serrate di Farina e C., però sterile. Un’ombra di malinconia si stende sul campo di Marassi. E la folla, feroce, fischia. Chi? Che cosa? Cielo grigio, vento di mare da sud-est, non molto sensibile. Terreno in buone condizioni. Lievi incidenti a Stefani, Marcellini e Nardi. Quest’ultimo è uscito per qualche minuto dal campo per farsi massaggiare ed è rientrato un poco zoppicante, ma è sempre rimasto al suo posto. (Aldo Merlo, «La Gazzetta dello Sport», 28 aprile 1958) Una delle solite partite viste quest’anno, e in abbondanza, a Marassi. La squadra locale che attacca per una lunga durata; la squadra ospite che si difende, e un risultato che non soddisfa completamente. La Sampdoria ha dominato a lungo, ma non è mai riuscita, salvo rari sprazzi, a farsi luce, di fronte alla compatta e tenace squadra grigia, sempre pronta a ripiegare tutta in difesa, come a portarsi tutta all’attacco allorché le si offriva il destro. Ma la qualità di gioco è stata di scarsa levatura. L’Alessandria non ha fatto mai un vero e proprio gioco, anche se in talune azioni è apparsa più sicura nel palleggio, che non la Sampdoria. I blucerchiati hanno attaccato a fondo, senza risparmio di energie; ma in quanto a qualità di gioco, ben poco. Insomma, la Sampdoria solita di questi ultimi mesi, nella quali si sono distinti soltanto Ocwirk e Firmani e, in seconda linea, Martini, il più intraprendente e continuo dei giocatori blucerchiati. Nell’Alessandria bene Giacomazzi e Boniardi che ha sostituto Pedroni al centro della mediana e il laterale Marcellini e Traverso. Stefani è apparso piuttosto incerto nel primo tempo, ma si è ripreso sul finire con alcune parate brillantissime. Giornata coperta. Ammonito Castaldo per proteste al 4’ del primo tempo, per un colpo a un piede ed è rientrato sempre dopo tre minuti. Al 40’ della ripresa, ancora Nardi ha fatto interrompere il gioco, essendosi riacutizzato il dolore. La cronaca della partita si riassume negli episodi principali: l’Alessandria, dopo alcune azioni iniziali della Sampdoria, è andata in vantaggio all’11’ con uno stranissimo gol: Bernasconi, che aveva il pallone, spostato a sinistra sulla propria area, ha tentato di evitare Vonlanthen; ma lo svizzero è riuscito a portargli via la sfera nello stesso tempo in cui Bardelli abbandonava la rete credendo che Bernasconi gli allungasse la palla; Vonlanthen da posizione difficile ha tirato in porta uno spiovente che è finito nell’angolo opposto a porta vuota. La Sampdoria ha replicato con alcune azioni furiose e al 31’ ha pareggiato dopo una bell’azione impostata da Ricagno, continuata da Bolzoni che poi ha effettuato un traversone sulla destra; ha accennato un’uscita Stefani, proprio mentre Bolzoni passava la palla verso il centro e Ocwirk, da pochi passi, non ha avuto difficoltà a mandare la palla nella porta incustodita. Questo è quanto si è visto nel corso della partita. Va ricordata anche, al 35’, la magnifica occasione offerta da Firmani e Bolzoni a porta vuota e banalmente sciupata dall’ala sinistra blucerchiata. Nella ripresa, un traversone di Firmani al 2’ di gioco va pure ricordato, e sul finire alcune brillanti parate di Stefani che hanno impedito alla Sampdoria di cogliere quel successo che indubbiamente avrebbe meritato. (Renzo Bidone, «Corriere dello Sport», 28 aprile 1958) BRILLANTE PRESTAZIONE DEI GRIGI CON LA SAMPDORIA Domani l’Alessandria in trasferta contro la Doma La Sampdoria ha oggi perduto sul suo campo un punto prezioso nel corso di una gara in cui ha mancato occasioni d’oro. Due volte la palla gol è stata sui piedi del giovane Bolzoni e due volte il giocatore ha mandato la sfera nelle gradinate; a questo si aggiunga una traversa, colpita da Firmani al 2’ della ripresa, quando le squadre erano in parità. L’Alessandria, andata in vantaggio all’11’ del primo tempo con una rete spettacolare di Vonlanthen, ha resistito nella seconda parte della contesa all’assalto dei locali, disperatamente protesi verso la rete di Stefani. La Samp reagisce e al 31’ Ocwirk, raccogliendo un centro di Bolzoni, ottiene il pareggio. Il serrate sampdoriano non riesce a mutare le sorti dell’incontro, anzi, sul finale, un tempestivo intervento di Farina impedisce a Vonlanthen di raddoppiare il punteggio per i grigi. («l’Unità», 28 aprile 1958) Contro i blucerchiati di Baloncieri, l’Alessandria ha giocato la sua partita sportivamente, senza impegnarsi eccessivamente e senza perdere l’occasione di assicurarsi un punto. È stato un incontro che è trascorso liscio, anche perché i liguri giocavano senza mordente, come se si fosse trattato di un incontro amichevole. Per giunta, una spettacolare rete di Vonlanthen aveva galvanizzato i grigi, ponendo in imbarazzo gli avversari. Il pubblico alessandrino che ha seguito la squadra è stato soddisfatto della prestazione dei grigi, anche per la magnifica giornata di Boniardi e per il proficuo lavoro di intercettazione e di impostazione svolto da Tagnin, e per i palleggi del virtuoso Vitali. I nostri giocatori sono stati tutti degni di lode. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 3 maggio 1958) RISULTATI: Atalanta-Juventus 0-0 Bologna-Napoli 1-1 Fiorentina-Spal 3-0 Internazionale-Lanerossi Vicenza 1-0 Padova-Udinese 0-0 Roma-Milan 3-3 Torino-Lazio 1-1 Verona-Genoa 1-3 CLASSIFICA: Juventus 46; Napoli 38; Fiorentina, Padova 37; Roma 31; Internazionale, Torino 30; Alessandria, Bologna, Lanerossi Vicenza 29; Milan 28; Lazio 27; Spal 26; Atalanta, Genoa, Udinese 25; Sampdoria, Verona 24 MARCATORI 27 gol Charles (Juventus) 22 gol Firmani (Sampdoria) 21 gol Vinicio (Napoli) 19 gol Sivori (Juventus) 18 gol Hamrin (Padova) 15 gol Angelillo (Inter) Il punto sul campionato Il campionato è giunto ormai giunto a quattro giornate dalla fine Manca un punto alla Juventus per essere proclamata campione Il Genoa ha iniziato la sua riscossa vincendo la prima partita fuori casa e sta ora uscendo dalla mischia La peggiorata situazione del Verona - Un altro passo del Torino e la bella prova dell'Alessandria a Marassi Critiche anche aspre erano state dirette non tanto tempo fa, al girone unico del Campionato, colpevole, secondo gli accusatori, del diminuito interesso di molte, di troppe gare, a qualche distanza dal termine della competizione. Nemmeno a farlo apposta, l'interesse si è venuto vivificando proprio in queste ultime giornate di gare. Su in testa alla classifica, ci ha pensato per primo il Napoli a risvegliare l'ambiente. Il brusco tempo d'arresto che i partenopei hanno inflitto alla Juventus, è giunto proprio al momento in cui i bianconeri stavano per varcare il traguardo matematico della vittoria. A parte la sorte che è riservata all'undici torinese — che non può essere che una — la cosa è bastata per ridare tono ed importanza alla lotta per il secondo posto. Pareva dovesse essere appannaggio sicuro del Padova, questo posto d'onore: ora i pretendenti che posseggono i maggiori e migliori titoli sono ridiventati il Napoli e la Fiorentina. Un problema, che, con ogni probabilità, non troverà la sua soluzione se non nelle ultimissime giornate, a ridosso della linea di arrivo. La Juventus. Non ha vinto ancora. Si trova ora, dopo l'incontro di Bergamo, allo stesso punto a cui si trovava dopo la gara di Napoli. E' ferma sulla linea del traguardo, e la sorte — ed un po' anche il modo in cui si comporta ora sul campo di giuoco — non le hanno ancora permesso di allungare la mano per raggiungere il limite della sicurezza assoluta. Ora, dispone di un margine di otto punti di classifica, ed otto precisamente sono i punti ancora in disputa: diminuita è soltanto la distanza che separa i contendenti dal momento definitive della chiusura. Domenica prossima la Juventus riceve la Fiorentina. Sarebbe una occasione ottima per sferrare la martellata decisiva sul successo finale: in casa, e davanti al proprio pubblico. Ma la prova è difficile, gli ospiti avendo ritrovato un grado efficiente di forma ed essendo pur sempre una compagine fornita di puntiglio e di ambizioni. Subito dopo, i bianconeri dovranno recarsi a Genova, contro la Sampdoria affamata di punti. E la serie si chiuderà coi due Incontri casalinghi, coll'Alessandria e colla Roma. Due incontri, che, comunque vadano le cose in precedenza, dovrebbero garantire al torinesi l'occasione di fare quel piccolo o grande passo in avanti che è loro necessario e sufficiente. Perché non bisogna dimenticare che a raggiungere la Juventus oramai non ci può più essere che un risultando già tagliati fuori da ogni possibilità, dopo dell'ultima domenica, tanto il Padova quanto la Fiorentina. Ed i partenopei hanno, alternatamente, due partite in casa, contro la Sampdoria e l'Internazionale, e due fuori, a Udine ed a Vicenza. Ma dove l'interesse della lotta è tale da coprire una più vasta zona della classifica, è nel campo della retrocessione. Qui, se si volesse fare il calcolo che risulta valido per la questione del primato assoluto, bisognerebbe partire dal Verona, e risalire molto in alto, su fino alla Roma cioè, che dista dal fanalino di ceda meno di otto lunghezze, precisamente sette. Si tratta però di pure possibilità, non di probabilità. Possibilità ohe costringono chiunque a tenere gli occhi aperti, comunque. Tenuto conto del risveglio tempestivo del Genoa, sei unità possono ancora venire considerate come formanti il gruppo delle pericolanti: nell'ordine del rischio che corrono, Verona e Sampdoria, Atalanta, Genoa ed Udinese, ed infine la Spal. Saranno tutte fra quota 24 e quota 26: e qui non si tratta delle famose otto lunghezze, che domenica sera saranno solo più sei, qui basta uno scivolone, od un passo falso per decidere dolorosamente di tutto. Incredibile, a questo proposito, la sorte del Verona, che, dopo un inizio brillante e promettente, è crollato, come sfiancato dallo sforzo, nella seconda parte del campionato. Come difficile da comprendere è la posizione della Sampdoria, coi cinque giuocatori nazionali che ha in squadra. Come impressionante è il ritorno del Genoa, che dopo di essere rimasto per mesi inchiodato, in veste di Cenerentola, all'ultimo posto della classifica, è finalmente riuscito —- con uno sforzo che v'è da augurarsi che possa durare — a risalire ed a mettere due avversari dietro di sé. Per domenica prossima, nessun incontro mette a confronto diretto le reti pericolanti, quattro delle quali giuocano in casa e due fuori. Tappa di approccio in attesa del gran combattimento finale. Ed in attesa che a fare il suo ritorno fra le elette, sia la Triestina, che, superati anche gli ultimi ostacoli pare oramai sicura dei fatto suo. Del Genoa, si diceva. Piegando il Verona, a Verona, ha finalmente vinto la sua prima partita fuori casa. E' un altro dogli zeri che scompare dal gran quadro della classifica. Ad indicare le cose non ancora avvenute finora, parte notevole delle quali ben difficilmente avverranno prima della chiusura del torneo, ne rimangono quattro di questi zeri: in corrispondenza dei risultati pari casalinghi della Juventus, delle sconfitte della Fiorentina sul proprio terreno, e delle vittorie in campo esterno della Lazio e del Verona. Tutto il rimanente, almeno una volta, è già successo, nel segno di una lotta senza quartiere che dura già da circa otto mesi.(La Stampa - Vittorio Pozzo)