Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
18-05-1958 - Giornata: 33 - Torino - Comunale


Juventus FC - Alessandria US 2 - 1 (1 - 1)
RETI: 22. Montico A. [Ju] , 82. Ferrario R. [Ju] 43. Savioni M.[A]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Pistorello Giancarlo, Giacomazzi Giovanni, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Vitali Alessandro, Vonlanthen (II) Roger, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
JUVENTUS FC: Viola; Corradi, Garzena; Emoli, Ferrario, Montico; Stacchini, Boniperti, Charles, Sívori, Stivanello. All.: Broćić Ljubiša.

Arbitro: Bartolomei Severo (Roma)
Note
Rigore sbagliato: 20’ Montico [J, parato]. Ammonito: Boniardi [A]. Angoli: 2-3 (0-0). Spettatori: 13.000 oppure 20.000. Giornata calda, terreno buono. Inizio gara ore 16:00. Un minuto di silenzio in memoria del dirigente FIGC Giovanni Mauro, morto il 12 maggio.

Commento
JUVENTUS-ALESSANDRIA DECISA DA FERRARIO Erano quattro domeniche che la Juventus non vinceva. Ieri è riuscita finalmente ad aggiudicarsi il bottino pieno, con molti stenti e molta fatica, segno che la squadra è ormai nella parabola discendente e ha bisogno che finisca il campionato. Ma, purtroppo, finito il campionato, comincerà la Coppa; non c’è modo di tirare il fiato. Ieri la Juventus ha giocato come nel secondo tempo della partita contro la Sampdoria della domenica innanzi, cioè male. Occasioni ne ha sciupate parecchie, come ne ha sciupate, del resto, anche l’Alessandria; avrebbe potuto vincere con comodità ed è andata invece sull’orlo della sconfitta, ha fallito un rigore ed è stato questo un errore grosso, ma più che altro ha infilato la strada del gioco al centro contro un avversario che in materia difensiva la sa lunga e può dare dei punti a tutti. Si è avuta la conferma che quella bianconera è ormai una squadra fuori condizione che invoca un periodo di riposo. La manovra non le riesce più come un tempo, mancano i riflessi, manca lo scatto, troppo spesso manca anche la visione del gioco. Il caldo si fa sentire su Charles che è l’ombra del centravanti di prima, cosicché, bloccato Charles, manca naturalmente la punta del gioco, ciò che dovrebbe almeno consigliare un dirottamento della manovra sulle ali, il che avviene di rado, troppo di rado perché non appaia, quando si verifica, del tutto casuale. Per dare la vittoria alla Juventus è sceso dalle sue posizioni di difesa Ferrario il quale, non essendo uno dei temuti «cannoni» dell’attacco, non era ritenuto pericoloso e anzi si guardava alla sua azione come alla bravata di un atleta in cerca d’applausi. La galoppata di Ferrario ha salvato il punteggio della Juventus, ma non ha potuto modificare il giudizio sulla squadra che, a otto minuti dalla fine, era già formulato. Accontentiamoci del poco che il campionato ci può offrire in queste ultime domeniche stanche e grigie. L’Alessandria ha avuto fortuna in certi momenti e sfortuna in altri. Forse non credeva nella possibilità di vincere e solo nel secondo tempo ha giocato a fondo per la vittoria. Ma in questo secondo tempo la fortuna le ha voltato le spalle. Tre volte i suoi attaccanti sono stati fermati per fuorigioco immaginari su segnalazione di un guardalinee il quale, avendo il sole basso negli occhi, tanto che era costretto a far spesso schermo con la mano, giudicava sommariamente, cercando di indovinare. Ma una volta Vonlanthen gli scappò e questa volta il fuorigioco c’era. Le due squadre si trovavano in quel momento ancora sul pari, a undici minuti dalla fine, e per un attimo la bilancia parve pendere a favore degli ospiti, senonché Vonlanthen, con mezzo campo libero e con un Viola che era uscito alla disperata fino al limite dell’area (sarebbe stato facile un pallonetto a porta vuota), si impappinò complicando le cose e salvando la Juventus da una sconfitta che forse non sarebbe più stata rimediabile. Troppe le occasioni mancate sia da una parte che dall’altra ed è inutile fare il conto per constatare chi abbia avuto il danno maggiore. L’Alessandria ha presentato, come al solito, una bella organizzazione difensiva, perno costante del suo gioco. Gli attaccanti sono stati abili nella preparazione della manovra, ma sotto porta hanno sbagliato tutto. Savioni e Castaldo si sono fin dai primi minuti scambiati di posto, ma mentre il primo è un’ala che fa con saggezza le sue incursioni al centro e torna ogni volta al suo posto, il secondo all’ala non lo si vede quasi mai e pasticcia un po’ dappertutto con scarso contributo di rendimento. Una grande partita hanno giocato Pistorello, Savioni, Tagnin e Traverso, ma il numero uno è stato Savioni, almeno a nostro giudizio. La partita ha avuto schermaglie di scarso rilievo per una ventina di minuti, cioè fino a quando un fallo di Giacomazzi su Charles, scattato al centro su passaggio di Montico, non provocava l’intervento dell’arbitro che concedeva un rigore alla Juventus. Tirava Montico in pieno sul portiere, che era rimasto fermo sulla linea bianca. L’azione non si allontanò però dalla metà campo alessandrina. La palla, deviata a lato da Stefani, era ripresa da Montico, ma l’arbitro fischiava a questo punto una punizione contro il juventino. Rapide battute di risposta. Charles passava a Emoli che trovava Montico libero ad una ventina di metri dalla porta. Fu con la rabbia del rigore fallito che il juventino sferrò il tiro, un bolide improvviso nell’angolo alto alla sinistra di Stefani, imparabile. Cominciò il lungo e faticoso lavoro di ricupero dei grigi, scarso dapprima di occasioni, sotto l’imperversare dei disordinati ma poderosi attacchi juventini. Al 26’ era Stivanello il quale, solo davanti alla porta, tirava a lato. Al 31’ Boniperti, imbeccato da Charles, faceva partire un tiro secco verso la porta, Stefani parava a stento senza riuscire a trattenere la palla, giungevano Charles e Stivanello e il primo toglieva addirittura la palla a Stivanello mandandola alta oltre la traversa. Quest’ultimo, meno lanciato del compagno e quindi dall’equilibrio più controllato, avrebbe avuto certamente più facile il tiro. A tre minuti dalla fine del tempo, l’Alessandria pareggiava. Savioni, nella posizione di mezzo destro, riceveva da Vonlanthen un passaggio di taglio, piombava sulla palla, faceva tre passi in area e, resistendo alla pressione di fianco di un avversario, batteva Viola con un tiro raso terra al piede del montante alla sinistra del portiere. Nella ripresa, le sorti della partita parevano fin dai primi minuti volgere a favore della Juventus la quale manteneva invertita la posizione dei due laterali già effettuata nel primo tempo. Al 12’ Charles, su passaggio di Sívori, veniva a trovarsi solo a tu per tu col portiere. Avrebbe potuto piombare come una catapulta sulla palla e decidere, ma forse ebbe il timore di nuocere all’avversario e indugiò, Stefani buttatosi in tuffo si allungò quanto poté e riuscì a deviare la palla alla sua destra ove si trovava Stivanello, ma nemmeno quest’ultimo imboccò il tiro e la palla finì a lato: contando il rigore, era questa la terza occasione mancata dalla Juventus. Ora l’Alessandria cominciava a rendere i doni. Al 16’, azione di Castaldo al centro conclusa con un passaggio a Savioni all’estrema destra, centro di quest’ultimo e palla a Vonlanthen, solo. Facile sembrava il tiro, ma il centravanti grigio fallì per precipitazione il bersaglio, la palla sorvolò la traversa, il pericolo per la Juventus era per il momento svanito. Esso si ripresentava, però, dopo lunghe, accanite e infruttuose schermaglie, al 34’, nell’episodio a cui già abbiamo accennato. Lanciato da Tagnin, Vonlanthen partiva da circa metà campo, a nostro avviso in posizione di fuorigioco. Il segnalinee lo lasciò andare, l’arbitro anche. Noi potremmo forse sbagliarci sul «tempo» dello scatto che, come è noto, è una questione opinabile. Vonlanthen continuò la fuga, uscì di gran corsa Viola fino al limite dell’area, buttandosi in tuffo ai piedi dell’avversario che in verità aveva mancato di velocità e di decisione. Viola interruppe difatti l’azione dell’alessandrino pur non riuscendo ad entrare in possesso della palla e bastò questo ritardo a pregiudicare l’efficacia dell’azione. Vonlanthen perdette tempo a controllare nuovamente la palla e intanto Corradi era andato di corsa a mettersi fra i pali, ma del suo intervento non ci fu bisogno perché Vonlanthen, completando la serie degli errori, tirava a lato. È in questa azione che l’Alessandria perdette la partita. Le sorti si capovolgevano. Tre minuti dopo, al 37’, scendeva a grandi falcate Ferrario, forse da nessuno preso sul serio. Dopo uno scambio con Sívori, il centromediano juventino riceveva la palla in area, avanzava ancora e batteva Stefani con un tiro rasoterra. L’incontro era deciso. Ancora da segnalare un tiro di Vonlanthen parato in corner a un minuto dalla fine e un incidente fra Boniperti e Vitali appianato seduta stante dall’arbitro. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 19 maggio 1958) Faticando ben più del previsto, la Juventus è riuscita ad avere ragione dell’Alessandria proprio sul finire dell’incontro, quando il risultato pareva essersi definitivamente assestato su di un equo piano di parità. È toccato a Ferrario, portatosi all’attacco nel tentativo di dare vigore ad un quintetto che di vigore ne aveva mostrato fino ad allora ben poco, il compito di risolvere una partita confusa, piuttosto deludente e sul piano e su quello della combattività. Per tutto il primo tempo e per gran parte della ripresa, Juventus ed Alessandria erano riuscite ad equivalersi e nel gioco e nel numero di azioni, senza che mai l’incontro riuscisse a sollevarsi da una mediocrità che la poco felice condizione di forma di alcuni degli uomini di punta delle due squadre metteva ancor più in risalto. La Juventus aveva comunque saputo portarsi in vantaggio una prima volta grazie ad una prodezza di un suo mediano, Montico, riuscito a riscattare, nel giro di sessanta secondi, l’errore precedentemente commesso scagliando addosso a Stefani un calcio di rigore concesso dall’arbitro per un atterramento di Charles in area. Portatasi in vantaggio la Juventus, la gara è parsa decisa, tanto più che l’Alessandria non dava certo l’impressione di potersi incuneare facilmente fra le maglie difensive bianconere. Era solo sul finire del primo tempo che l’undici grigio si riprendeva cogliendo il pareggio e rendendo particolarmente difficile il compito ad una Juventus che mostrava chiaramente di non trovarsi a suo agio sotto la pressione costante di un avversario più veloce e pratico. La ripresa si trascinava sull’identico cliché del primo tempo ma, mentre l’incontro si faceva spigoloso, era l’Alessandria a sprecare le migliori occasioni finché, sul finire, Ferrario riusciva a risolvere la gara dopo aver sorpreso con il suo guizzo in avanti l’intera difesa dei grigi. Nella Juventus una prova piuttosto sbiadita del quintetto attaccante, mai riuscito a far breccia nel muro difensivo alessandrino. Dell’arretramento di Tagnin e a tratti di Vitali hanno comunque approfittato i mediani juventini per fare le veci dei loro stoccatori di prima linea. In quanto all’Alessandria, ha perso l’incontro più atteso a causa delle troppe occasioni fallite dai suoi avanti. In difesa hanno fatto spicco Pistorello, infaticabile nel lavoro di coordinamento del gioco a metà campo, Stefani e Nardi. L’incontro non ha molta storia. Bisogna attendere infatti il 19’ per registrare la prima azione di una certa consistenza: Charles entra in area grigia e Giacomazzi lo atterra. Rigore netto, che Montico calcia violentemente a centro porta, permettendo a Stefani di salvare. Un minuto dopo, l’Alessandria capitola ugualmente: è Montico che tira a rete da venti metri, insaccando. Al 30’, un’occasione fallita da Charles. Poi, al 43’, Vonlanthen allunga a Savioni, che attira fuori dai pali Viola e lo batte imparabilmente. Nella ripresa, Stefani salva la sua rete all’11’, uscendo su Charles. Poi, al 14’, Giacomazzi tocca la palla con la mano in area senza che l’arbitro, riuscito ad accumulare non pochi errori, intervenga. Al 15’ la palla perviene da Tagnin a Vonlanthen che, solo davanti al portiere, calcia alle stelle. Accelera ancora il ritmo del suo gioco l’Alessandria e al 34’ Vonlanthen sfugge a centrocampo e solo si presenta davanti al portiere. Sarebbe facile segnare, ma il centravanti grigio, dopo aver attirato il portiere fuori dai pali e averlo superato, si fa raggiungere da Ferrario e Corradi e finalmente spreca tutto mettendo a lato. Al 37’ Ferrario lancia Sívori, che gli ritorna la palla. Il mediano lascia partire un gran tiro che Stefani non può fermare. Scontri tra Boniperti e Tagnin e fra Nardi e Stivanello. Poi, al 44’, l’ultima occasione per la Alessandria, ma è Viola a salvare, deviando in calcio d’angolo il pallone scagliato a rete da Vonlanthen. (Franco Bernardi, «Corriere dello Sport», 19 maggio 1958) Il funzionamento della macchina bianconera ha rivelato alcune stratificazioni di ruggine: remota di campionato, recente di marca belga. Malgrado ciò, i padroni di casa sono riusciti a venire a capo dell’impresa casalinga che li poneva di fronte ad un’avversaria notoriamente capace di difendersi con energia e ordine e di portare anche contrattacchi pericolosi. Nel bilancio totale dei 90’, la vittoria juventina si può spiegare con sufficiente chiarezza: gli zebroni hanno attaccato di più, hanno mancato più favorevoli occasioni, il loro portiere è stato meno impegnato; hanno battuto – con Montico – un calcio di rigore balordamente addosso al guardiano dei grigi. Con tutto ciò, la risoluzione dell’incontro è stata non tanto avventurosa, quanto dovuta ad imperiosa volontà d’affermazione. Ed è per questo che, pur battuti, gli alessandrini meritano l’elogio quasi alla pari dei vittoriosi. Gli ospiti hanno svolto una tattica cautamente difensiva, senza eccedere negli interventi di rottura che, del resto, erano sovente facilitati dalla scarsa penetratività dell’offensiva avversaria (Charles piuttosto cloroformizzato dalle fatiche e dal termometro e dalle risorse attenuate di un Sívori anche lui affaticato). Per di più, la Juventus ha errato nell’intestardirsi a cercare sempre le soluzioni al centro, senza quasi mai aprire sia a destra sia sinistra, cosicché le sue due estreme non sono state chiamate troppo sovente in causa. L’Alessandria ha adottato le misure del caso: Traverso come elemento di primo intervento su Charles; Pistorello attentissimo su Sívori – e l’azione del n. 4 dei grigi è riuscita di molto profitto –; Tagnin a far buona guardia a Boniperti. In prima linea – sovente ad ali rovesciate – il lavoro è stato basato principalmente sulle iniziative di Savioni e sulle scorrerie di Castaldo e Vonlanthen che avevano Vitali in funzione di rampa di lancio. Cielo sereno, temperatura afosa, terreno soffice. Gioco senza gravi scorrettezze, per quanto a volte deciso. Al 31’ l’arbitro ha ammonito Boniardi. L’incontro ha avuto inizio con pronte iniziative grigie; poi dialogo monotono a metà campo, indi due tiri quasi consecutivi – errati entrambi – di Castaldo e di Stacchini. Al 21’ Charles scattava a valanga e in piena area veniva agganciato da Giacomazzi: rigore lampante, che l’arbitro Bartolomei – il quale ha bene diretto nel primo tempo sbagliando poi parecchi interventi della ripresa – concedeva. Montico era incaricato del tiro che più ingenuamente non avrebbe potuto eseguire. Stangata violenta al centro della porta, con Stefani prontissimo a respingere, senza che Montico potesse di nuovo intervenire sulla palla. Ma Montico, evidentemente carico di disappunto per la non brillante figura, si riabilitava immediatamente. Difatti, sulla rimessa in gioco, si profilava una nuova discesa bianconera: Charles allargava allo stesso Montico che, da circa trenta metri, lasciava partire un tiro maiuscolo, con pallone un po’ alto, che trovava la via della rete di prepotenza. La Juventus insisteva e mancava due occasioni: con Stacchini al 26’, dopo bella intesa Sívori-Charles, e poi con Stivanello e Charles che, gomito a gomito, soli dinanzi al portiere, non sapevano scegliere la precedenza, sinché Charles alzava da due passi. Toccava poi a Vonlanthen farsi pericoloso, costringendo Ferrario a vistosamente abbrancarlo con le mani, fuori area. Ma il pareggio non tardava: ed era al 42’ che giungeva, concludendo una buona riscossa grigia, con intelligenti intese a metà campo; Vonlanthen palleggiava con Vitali; questi lanciava Savioni su un diretto corridoio al centro dell’area bianconera. Il n. 11 alessandrino filava e, con palla rasoterra, batteva Viola, spostato sull’alto lato. All’inizio della ripresa, al 5’, su calcio d’angolo contro i grigi battuto da Stacchini, Stefani interveniva respingendo e Charles – di testa – metteva appena fuori bersaglio. Al 12’ Stefani, tuffatosi su Charles irrompente, riusciva miracolosamente a soffiargli il pallone allontanando con la mano, disteso a terra. Poco dopo, su fuga di Sívori a sinistra, era Giacomazzi che deviava la palla con la mano. Al 34’ l’Alessandria avrebbe potuto realizzare: Vonlanthen, in evidente posizione di fuorigioco, partiva in freccia verso la porta di Viola che era intanto uscito – costatato che né arbitro né segnalinee avevano rilevato l’evidente infrazione – per la respinta. La situazione era disperata, ma il centravanti alessandrino si impappinava e i difensori juventini turavano quella che avrebbe potuto diventare una falla. L’incontro si risolveva al 37’ quando Ferrario, rompendo gli indugi, se ne partiva con la palla al piede dalla sua area, avanzava sulla sinistra, appoggiava la sua azione passando a Sívori che gli ritornava la sfera; entrato in area, il mediocentro dei bianconeri lasciava partire un tiro notevole per forza e precisione. E l’incontro era così risolto con tale inopinato intervento di autorità. Qualche altra azione concitata; una divergenza fra Vitali e Boniperti, che l’arbitro sedava; poi il fischio conclusivo. Il più azzeccato dal signor Bartolomei. (Umberto Maggioli, «La Gazzetta dello Sport», 19 maggio 1958) Evidentemente affaticata dal campionato, la Juventus è riuscita a vincere di stretta misura sui volenterosi alessandrini, soltanto grazie ad una prodezza di Ferrario che ha creduto bene, ad un certo momento della ripresa, di buttarsi all’attacco per dar vita al reparto. Oltre a ciò, è da rilevare che il bravo Stefani ha neutralizzato nel primo tempo un rigore battuto con violenza, ma in centro porta, da Montico e che Vonlanthen ha sciupato nella maniera più balorda ben tre palloni che avrebbero potuto benissimo finire alle spalle di Viola. Subita una rete al 20’ con un fortissimo tiro sferrato da 20 metri da Montico, l’Alessandria, che ha giocato con la preoccupazione di non scoprirsi, ha rafforzato i suoi scarni attacchi ed è tornata in parità al 43’ su una bella azione Vonlanthen-Savioni che dava a quest’ultimo la possibilità di battere Viola in uscita. Nella ripresa, il gioco è scaduto da ambo le parti; al 37’ Ferrario si è buttato in avanti scambiando con Sívori, è entrato in area, segnando poi con un tiro rasoterra a fil di palo che ha sorpreso Stefani. («l’Unità», 19 maggio 1958) CON ALESSANDRIA-UDINESE SI CONCLUDE IL CAMPIONATO A Torino, contro la Juventus, dove si temeva di perdere con il famoso 10-0 inflittoci dal Torino, l’Alessandria avrebbe potuto portare via l’intera posta se, in particolare, Vonlanthen non si fosse trovato in giornata poco felice. È stata una partita povera di tecnica, dove, nei confronti della nostra rimaneggiata difesa, la forte difesa della Juventus si è salvata un’altra volta abbracciando Vitali lanciato in area di rigore ed intimorendo, con interventi piuttosto rudi di Garzena, i nostri attaccanti. Il pubblico torinese si sarebbe accontentato del pareggio. Invece i bianconeri hanno vinto, sia pur stentatamente; è stata una vittoria poco convincente, come quella ottenuta dalla Juventus nel girone di andata al Moccagatta. I giornali torinesi hanno decantato «la trionfale vittoria» dei bianconeri sull’Alessandria. C’è voluta una bella faccia tosta a scrivere che Charles ha fatto lo sciupone, dimenticando che Vonlanthen non ha giocato per i grigi ma per la Juve e ciò in seguito ad alcune occasioni mancate per un soffio. E sì che si trattava di palloni… caldi caldi da mettere in rete. Perché non riconoscere che la neopromossa Alessandria, in formazione di ripiego, avrebbe potuto vincere senza nulla rubare? Abbiamo l’impressione che i torinesi, ancora in euforia, quest’unno abbiano visto ben poco gioco tecnico, e se non ci fosse stato Charles, la Juve non avrebbe avuto sorte migliore del Milan campione d’Italia, del Torino, dell’Inter, della Lazio, eccetera. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 24 maggio 1958) RISULTATI: Atalanta-Fiorentina 0-0 Genoa-Lazio 5-2 Lanerossi Vicenza-Udinese 0-0 Milan-Spal 4-2 Napoli-Internazionale 1-0 Padova-Bologna 3-1 Roma-Sampdoria 5-1 Verona-Torino 2-0 CLASSIFICA: Juventus 49; Padova 42; Fiorentina 41; Napoli 40; Roma 36; Torino 33; Bologna, Internazionale, Milan 32; Lanerossi Vicenza 31; Alessandria, Udinese 30; Atalanta, Genoa, Lazio, Sampdoria, Spal 28; Verona 26 MARCATORI 27 gol Charles (Juventus) 23 gol Firmani (Sampdoria) 21 gol Sivori (Juventus), Vinicio (Napoli) 20 gol Hamrin (Padova) 19 gol Da Costa (Roma) 16 gol Angelillo (Inter) Il punto sul campionato Nel campionato sempre indecisa la lotta contro la retrocessione Cinque squadre con 28 punti al penultimo posto - La Triestina promossa in "A,, La situazione esime il commentatore delle cose del campionato calcistico, da lunghi commenti sulle questioni che riguardano il gruppo di testa. La Juventus, sicura del fatto suo, giuoca... e non giuoca. Domenica, per esempio, i suoi attaccanti si sono presi un pomeriggio di completo riposo: nessuno di essi ha segnato. Per battere l'Alessandria per due reti a una, è stato necessario l'intervento diretto di due mediani, Montico e Ferrario. Ed il distacco dal più vicino degli inseguitori non è variato; è rimasto di sette punti, come era. Perché pure il Padova ha vinto, mentre la Fiorentina ha pareggiato a Bergamo, ed il Napoli, in casa propria, un po' fortunosamente, a mezzo cioè di un mediano convertito in attaccante, ha battuto l'Inter. E' un gruppo isolato, quello che lotta per il secondo posto, un gruppo che vede il Padova a 42 punti, la Fiorentina a 41 ed il Napoli a 40. La decisione è riservata all’ultima giornata. Rimane l'altra grossa questione, quella della retrocessione, e questa, ad una tappa sola dal traguardo finale, è ben lontana dall'essere risolta. La penultima giornata ha, anzi, coi suoi risultati, complicato le cose in modo da formare quasi un groviglio inestricabile in fondo alla classifica. Il Verona ha finalmente — dopo un girone di ritorno assolutamente disastroso — riportato una vittoria; ha battuto, in casa propria, il Torino per 2 a 0. Ma rimane all'ultimo posto, con un totale di 26 punti: poco più della metà di quanti ne conti al suo attivo la Juventus. Le sue possibilità di salvezza sono legate ad un tenue ed esiguo filo: esse consistono nel raggiungere il confuso gruppo che lo precede in classifica, vincendo anche domenica, a Roma, contro la Lazio. L'impresa non è impossibile — per le paurose condizioni di forma in cui si trovano gli azzzurri della Capitale — ma è sempre di una estrema riservata all'ultima giornata. : difficoltà. E pur vincendo, gli ! scaligeri si troverebbero sempre coinvolti nel vortice degli inevitabili spareggi. Ma è alla distanza di due lunghezze al di sopra del Verona, che viene il bello... o il brutto, a seconda dei punti di vista. Qui hanno finito per trovarsi agglomerate, l'una sull'altra, cinque unità, su uno stesso gradino della scala. Tre vi era¬ te e tre fuori casa, la penultima battaglia. La Spal, contrapposta ai rossoneri con riminiscenze di forma europea, ha perso a Milano per 2 a 4, la Lazio è andata in Liguria, e, trovandosi un Genoa ben sveglio è tornata a casa gravata da un peso di un 2 a 5 e la Sampdoria in visita alla Capitale è incappata in una Roma di buon umore ed ha subito un rovescio piu’ grave ancora: 1 a 5. Dalle sei squadre che abbiamo menzionato — il Verona e le altre cinque — deve uscirne una che se ne va in Serie B per ilio diretto, ed un'altra che, per retrocedere o meno, segue una via più lunga, quella di uno spareggio colla seconda classificata del girone dei Cadetti: una compagine che porta senz'altro il nome del Bari. Ma, sarà una sola, domenica sera, l'unità che occuperà il penultimo posto della classifica? E' estremamente difficile, anzi quasi impossibile. Perché, nemmeno a farlo apposta, il calendario ha, per ultima fatica, stabilito che si incontrino direttamente, oltre alla Lazio ed al Verona a Roma, anche la Spai e l'Atalanta a Ferrara. Ciò mentre la Sampdoria sarà in casa col Torino, ed il Genoa andrà a Milano contro i rossoneri. Lotta all'ultimo sangue proprio fin sulla linea di arrivo: come si prevedeva da tempo. E per di più la convinzione, se non la vera sicurezza, che l'ultima giornata non debba, non possa essere l'ultima nel senso decisivo del termine. Più sbrigativa è stata senza altro la serie B, che ha già assegnato il primo posto alla Triestina, il secondo al Bari, e l'ultimo al Parma, senza necessità di rinvio di spareggi. (La Stampa - Vittorio Pozzo)