Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1953/1954
Serie B
18-10-1953 - Giornata: 6 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Catania CC 1 - 1 (1 - 0)
RETI: 13. Lerici R.[A] 90. Bassetti F. [Ca]

Alessandria US Ravera Vincenzo, Bussetti Luigi, Garzena Bruno, Giraudo Ernesto, Bagliani Giuseppe, Masperi Luigi, Bey Carlo, Lerici Roberto, Amateis Giacomo, Mirabelli Walter, Tuberosa Franco All.: Neri Giacomo

Formazione avversaria
CATANIA CC: Seveso; Baccarini, Bravetti; Bearzot, Santamaria, Fusco; Pirola, Manenti, Micheloni (II) Bruno, Klein, Bassetti. All.: Andreoli Piero.

Arbitro: Campanati Giulio (Milano)
Note
Espulsi: al 74’ Klein [C] per proteste; al 77’ Bey [A] e Santamaria [C] per reciproche scorrettezze. Angoli: 3-3 (2-2). Spettatori: 6.000. Terreno pesantissimo, pioggia a intermittenza. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Pioggia a intermittenza da lunedì, da queste parti; terreno pesante, anzi pesantissimo; seimila spettatori hanno assistito allo scontro. Il Catania ha collezionato quattro calci d’angolo subendone tre; di questi quattro (tre a due nel primo tempo) il terzo non è stato battuto perché sullo scadere dei 45’ iniziali. Nella ripresa hanno preso la via degli spogliatoi tre giocatori: Campanati decretava l’espulsione di Klein al 29’ per proteste giudicate poco urbane; al 32’, per falli e ripicchi reciproci, se ne andavano Santamaria e Bey. Il discorsetto sul terreno di prammatica, non se ne può fare a meno: anche per spiegare che le colpe dei protagonisti avevano un forte movente. Per questo vi rimandiamo alle note introduttive: i calcagni dei giocatori nella corsa sprofondavano nel viscido, aderivano totalmente al terreno. Applicare, quindi, un ortodosso gioco da manuale non era assolutamente possibile. E non lo è stato in verità; se andiamo a vedere, la prodezza di Lerici e quella in «zona Cesarini» di Bassetti, sono scaturite da altrettanti calci di punizione. I due attacchi si sono prodigati ma hanno avuto il torto di azionare le loro manovre in orizzontale; ed il controllo del pallone, come vi abbiamo detto, oggi era assai difficile. Setacciando i primi 45’ di gioco, potremo, infatti, ridurre i preziosismi dei due quintetti attaccanti alla sola rete di Lerici. Prima, dopo un inizio a catapulta del Catania, vi era stata soltanto una falsa entrata di Santamaria che permetteva a Bey di rasentare la segnatura. Poi la rete al 13’: un fallo di Fusco su Lerici metteva l’arbitro milanese (che ha diretto bene) nella condizione di sanzionare una punizione a favore degli alessandrini; il tiro, a circa 35 metri dalla rete di Seveso, era affidato allo specialista Lerici. E Lerici non veniva meno alla sua fama: ed il cuoio, tirato secco, superava di misura la barriera catanese per infilarsi nell’angolino sinistro di Seveso, invano prodigatosi in un inutile tuffo. Sull’uno a zero si poteva ancora reputare che le sorti del Catania potessero essere segnate: anche perché gli ospiti, pur manovrando di più il tema di gioco di propulsione, palesavano pecche di intesa. Il Catania attaccava, sorretto da un’infaticabile mediana, ma non riusciva a conferire al suo gioco quel coefficiente di pericolosità che gli avrebbe potuto aprire la porta del pareggio. I primi 45’, quindi, che avevano visto e registrato una superiorità territoriale del Catania, volsero a favore numerico degli alessandrini. Il discorso non cambiò nella ripresa: il Catania continuò a premere, a serrare nell’area di rigore gli alessandrini, ma senza troppa convinzione. Tanto che al 10’ ed al 20’ erano ancora i locali a sfiorare la rete; al 10’ con una mezza rovesciata al volo di Amateis che slabbrava la traversa di Seveso ed al 20’ quando Baccarini, tentata la discesa a rete, sguarniva, logicamente, la propria area. Di contropiede Bey – se pure in sospetta posizione di fuori gioco – si portava in avanti mentre la difesa catanese rimaneva ferma, attendendo il fischio di Campanati. Il fischio non venne, Bey guadagnò e superò la metà campo e soltanto un’uscita a catapulta di Seveso riuscì a neutralizzare il tentativo dell’ala alessandrina, per il resto assolutamente nulla. L’occasione propizia per il pareggio si presentava al Catania alla mezz’ora: su azione di mischia sotto la rete di Ravera, il piede di Fusco mancava il bersaglio a porta quasi sguarnita. A questo punto la gente cominciava a sfollare: e soltanto quando le briciole dell’incontro mancavano, Salomone si ricordò di fare una capatina al «Moccagatta». Un’azione dall’apparenza innocua, manovrata dal terzetto catanese (diciamo terzetto perché già due giocatori avevano preso la via degli spogliatoi) dava a Micheloni la possibilità di battere un calcio di punizione da circa 45 metri dalla rete di Ravera. Il tiro era di quelli a parabola e la testa di Bassetti era proprio lì, a due passi dal portiere grigio, per mettere in rete. A nulla valse il tentativo di correggere la traiettoria del pallone da parte di un difensore alessandrino. (Pilade Del Buono, «Corriere dello Sport», 19 ottobre 1953) L’Alessandria non avrebbe meritato la vittoria contro la forte compagine del Catania ed il destino – duro ma giusto una volta tanto – questa vittoria le ha portato via di mano a poco più di trenta secondi dal termine della gara. I grigi avevano segnato di sorpresa dopo undici minuti di gioco con un magnifico tiro di Lerici su punizione dal limite, ma la prodezza dell’interno destro – presto scomparso dalla lotta – fu uno dei pochi episodi che ebbero gli attaccanti alessandrini come protagonisti. Ben presto la squadra siciliana – che aveva iniziato la partita con il numero 7 Pirola in posizione di mediano destro e il numero 4 Bearzot in funzione di mediocentro libero alla Ocwirk – assunse l’iniziativa delle azioni. L’Alessandria fu costretta a difendersi. Bearzot, passato decisamente a sostegno della prima linea rossoblù, era l’ispiratore di ogni offensiva, mentre il sestetto arretrato grigio denunciava sovente battute incerte che si risolvevano senza guai soltanto per l’imprecisione nel tiro a rete degli attaccanti siciliani. Fu quindi più per demerito degli avversari che per merito proprio se la squadra di Neri riuscì a lasciare il campo, per il riposo di metà gara, conservando l’esiguo vantaggio della rete di Lerici. Ma nella ripresa il Catania continuò a dominare, pur validamente controllato dai difensori grigi, fra i quali si facevano notare il «capitano» Bussetti, il migliore in campo, Bagliani e Garzena. Gli attaccanti alessandrini riuscivano qualche volta ad impostare azioni di contropiede, ma era difficile sorprendere l’assetto difensivo avversario. I pericoli maggiori per l’Alessandria si verificarono al 2’ (salvataggio di Bussetti su Bearzot lanciato) ed al 32’ (paurosa mischia in area grigia con Ravera lontano dai pali) mentre il Catania venne minacciato al 6’ e al 24’ con due tiri di Amateis. A partire dalla mezz’ora l’Alessandria poté inoltre godere del vantaggio di un uomo in più, poiché l’interno sinistro siciliano Klein venne espulso per proteste. I grigi tuttavia non seppero approfittare della superiorità numerica, neppure dopo che al 34’ i siciliani dovettero fare a meno anche del perno difensivo Santamaria, allontanato dal campo insieme a Bey per uno scambio di scorrettezze. Si giunse così, con l’Alessandria ormai quasi sicura di portare in salvo la vittoria, al 44’ minuto. Da una banalissima fase di gioco nacque una punizione a tre quarti di campo a favore del Catania, i difensori grigi si piazzarono balordamente a ridosso del portiere ed il tiro di Manenti poté agevolmente essere deviato di testa in rete dall’ala sinistra Bassetti, nonostante un tentativo di parata di pugno del… terzino destro alessandrino. L’ottimo arbitro Campanati di Milano fece portare la palla al centro, la sfera andò da Tuberosa ad Amateis, da questi a Giraudo scattato rabbiosamente in avanti, ma la vittoria – che non sarebbe stata meritata, come si è detto – non si lasciò riacciuffare in extremis: il portiere siciliano Seveso compì una grande prodezza, volò verso l’incrocio dei pali e, deviando il pallone in angolo con la punta delle dita, salvò il giustissimo pareggio. (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 19 ottobre 1953) Brutta partita di entrambe le squadre. Specialmente di quella grigia, apparsa sfuocata all’attacco, dove il solo Amateis si è salvato, e malsicura alle spalle, specie in Masperi e Garzena. Ha così avuto buon gioco la squadra di Andreoli che, sorretta da una solida mediana (Bearzot e Santamaria sono stati fra i migliori), è riuscita ad acciuffare il pareggio quasi allo scadere e benché ridotta a nove unità). Infatti, dopo molti battibecchi e fallacci, l’arbitro aveva espulso Klein e Santamaria, oltre all’alessandrino Bey. Gli isolani hanno avuto, oltre ai citati mediani, un Seveso brillante e fortunato, e un Bassetti irresistibile all’attacco. La rete del pareggio era appunto realizzata dall’ala mancina, che raccoglieva una punizione calciata da Micheloni. (Romolo Vite, «La Gazzetta dello Sport», 19 ottobre 1953) Tre giocatori espulsi TRA GRIGI E SICILIANI GARA BURRASCOSA: 1-1 Il Catania ha imposto un risultato pari ai grigi, realizzando una rete all’ultimo minuto della partita. Il pubblico, che aveva trepidato per tutta la durata dell’incontro, è uscito dal Moccagatta insoddisfatto – naturalmente – della prova della squadra. Per analizzare le cause della mancata vittoria e del [alcune parole illeggibili] comportamento tattico dell’undici grigio. Dalla prima partita di campionato è iniziata la colpa al portiere o alle mezze ali delle mancate vittorie o delle sconfitte, mentre veniva minimizzato l’errore di impostazione della retroguardia. Si pretende il gioco di spola dei due interni d’attacco e non si vede, dopo sei partite, che i mediani giocano all’altezza dei terzini e non si inseriscono all’attacco, come vuole il sistema: di modo che si applica il doppio catenaccio anche nelle partite di casa, anche contro una squadra ridotta a dieci uomini. Era logico che nella ripresa, dopo l’esclusione di Klein, Giraudo fosse passato al gioco d’attacco. Ed invece la tattica difensiva è continuata, con sbarramenti poco concettosi che hanno provocato infine la rete del pareggio, dovuta a puerile arretramento dei grigi in area di rigore, al punto di sbarrare la strada a Ravera uscito per la parata. Voler vagliare il rendimento dei singoli giocatori, e scaricare la colpa su alcuni di essi, è assurdo, poiché tutto quando è mancato di coordinamento. Se a Mirabelli ad esempio si dà l’ordine di controllare la mezz’ala avversaria, come pare sia avvenuto domenica, si obbliga – è innegabile – a fungere da mediano l’unico elemento adatto ad eseguire l’azione a «stantuffo». Domenica abbiamo visto Lerici e Mirabelli giocare da mediani, mentre Bagliani è rimasto in area di rigore e Masperi e Giraudo si sono piantati in zona arretrata, non avanzando neppure quando gli avanti andavano all’attacco. Con tale impostazione dei reparti la nostra squadra si troverà sempre in difficoltà! O si ha il coraggio di rinunciare al «sistema» o si deve dare ai componenti il quadrilatero la possibilità di svolgere il loro gioco. Le mezze tattiche, gli schieramenti rinunciatari logorano difesa ed attacco, e non sempre si può ottenere il risultato conseguito nell’acquitrino di Como. Domenica, arenatosi il quadrilatero, sono rimaste in posizione avanzata le ali Bey e Tuberosa (il primo a corto di allenamento e sempre troppo individuale, il secondo – ala di manovra – nella completa impossibilità di procedere mancandogli l’apporto della mezz’ala) e Amateis, molto volenteroso, al quale però diciamo che non è sufficiente avere del fiato e correre novanta minuti per fare l’attaccante: è la palla che deve correre, e gli spostamenti debbono essere fatti con senno. Deve giocare la squadra e non il singolo. Lerici, pur rimanendo sempre troppo fermo, è stato ancora l’elemento coordinatore: ma tra mediana e attacco vi era un vuoto di circa 50 metri, e in conclusione possiamo essere contenti se il risultato è stato in definitiva di parità. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 24 ottobre 1953) RISULTATI: Cagliari-Padova 3-0 Fanfulla-Como 1-2 Lanerossi Vicenza-Brescia 2-1 Modena-Pavia 2-2 Monza-Treviso 1-0 Piombino-Messina 0-0 Pro Patria-Marzotto 2-1 Salernitana-Verona 1-0 CLASSIFICA: Como 10; Lanerossi Vicenza, Monza, Salernitana 9; Cagliari, Marzotto 8; Brescia, Catania, Pro Patria, Verona 7; Pavia 6; Alessandria, Messina 5; Modena, Piombino 4; Treviso 2; Padova 1; Fanfulla 0 MARCATORI 6 gol: Pratesi (Pro Patria) 4 gol: Bassetti (Catania), Deprati (Marzotto), Genero (Fanfulla), Ghiandi (Como), Golin (Cagliari), Marchetto (Marzotto), Remonti (Marzotto) 3 gol: Astorri (Monza), Farina E. (II) (Brescia), Lerici (Alessandria), Loranzi (Cagliari), Mannucci (Pro Patria), Testa L. (L.R. Vicenza), Turconi (Como) Il punto sul campionato Le prime quattro squadre della classifica avevano ottenuto la vittoria mantenendo invariato il distacco in classifica. La capolista Como aveva vinto sul campo del Fanfulla, ultimo in classifica: decisiva la rete di Ghiandi a tre minuti dalla fine. La Salernitana, faticando più del dovuto, aveva avuto ragione del Verona con il gol di Fioravanti. La doppietta di Marra era stata decisiva nel successo del Vicenza sul Brescia. Il Monza aveva risolto, a tre minuti dal termine, la pratica Treviso. Tris del Cagliari al Padova con Loranzi grande protagonista.