Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1953/1954
Serie B
27-12-1953 - Giornata: 14 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Cagliari US 1 - 1 (1 - 0)
RETI: 11. Lerici R.[A] 89. Morgia O. [Ca]

Alessandria US Dalla Fontana Emanuele, Bussetti Luigi, Garzena Bruno, Giraudo Ernesto, Bagliani Giuseppe, Masperi Luigi, Bey Carlo, Lerici Roberto, Campi Salvatore, Campagnoli Cesare, Serone Roberto All.: Neri Giacomo

Formazione avversaria
CAGLIARI US: Sulis; Bersia, Villa Mario; Barranco, Bertoli, Morgia; Mezzalira, Mussino, Loranzi, Gennari, Frugali. All.: Allasio Federico.

Arbitro: Perego Ettore (Milano)
Note
Infortunato al 4’ Serone [A], rimasto immobile all’ala. Angoli: 11-6 (8-2 nel primo tempo). Spettatori: 5.000. Giornata serena e assolata, terreno pesante e viscido. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Suonò presto la sveglia per Sulis, portierino alle prime armi, stornato d’improvviso dai suoi impegni di recluta per rimediare in extremis alla doppia calamità che aveva colpito il Cagliari; Cernuschi all’ospedale di Modena, la riserva Santarelli pure indisponibile. Suonò al 12’ e lui, poverino, fosse l’emozione, fosse (che è più probabile) la carenza di preparazione, appisolato come s’era, tardi se n’avvide: in ritardo imperdonabile si gettò sulla palla non certo irresistibile calciata da Lerici dopo un doppio scarto su servizio di Campi. Palla sardonica in rete, donde il rischio, poi apparso enorme, che il Cagliari dovesse così giocarsi il risultato. Non che gli ospiti meritassero di più o di meglio, come poi si vide, no affatto. Non si sostituiscono impunemente quattro pedine, di cui due all’attacco; lo scompenso è inevitabile e per gli isolani si rivelò subito anche più netto come i grigi partirono di slancio con folate rapide quanto caparbie, premesse e promesse della grinta che doveva poi intervenire da una parte e dall’altra. Era dei padroni di casa la chiave del gioco. Era e restò per almeno tre quarti dell’incontro. L’azione preferibilmente avviata sulla verticale sinistra (Garzena-Masperi-Campagnoli) il più spesso tagliava fuori Serone per puntare in diagonale sulla destra. Alla monotonia della formula rimediarono ora il fine Lerici, ora Campi con potenza di tiro inversamente proporzionale allo scatto, ora Bey sgusciante ed estroso ma ahilui troppo spesso incapace di risolvere. Frequenti furono gli scambi fra gli uomini di punta e il piede sull’acceleratore l’ebbero gli uomini di capitan Bussetti più a loro agio, fra l’altro, su un terreno che a metà campo era preda del fango. Con giusto merito. Ma che vale seminare se poi non si raccoglie? Un po’ il frastornato Sulis, accusata la prima botta micidiale, come un pupazzo automatico si trovò ad alzare sopra la traversa al 21’ un dosato tiro di Lerici: e la fortuna gli carezzava una guancia. Ma Bey fu lui, tardivo, a non sfruttare al 29’ un allungo sagacissimo di Serone; e Lerici fu lui a inanellare un doppio dribbling in area, esitando nel tiro che Sulis poteva infine neutralizzare. Poi (39’) era Campi a non rispondere all’invito a nozze di Masperi e, infine (44’), tra lui e Bey, con pacchiano malinteso, su una fiondata di Garzena, si mangiavano addirittura un’occasione d’oro. E già che ci siamo, richiamiamo pure l’altra occasione, sciupata al 19’ della ripresa da Campagnoli. Il Cagliari? Disperso all’attacco dove il solo Loranzi, massiccio e sgroppone, lavorava per quattro, sotterrato nella sua metà campo da ben otto angoli (a due) il Cagliari ottenne dall’Alessandria il permesso di attendere per tutta la ripresa. Senza pressoché mai esistere come unità organica (ci furono spostamenti tali nell’attacco durante il secondo tempo che gli isolani cercarono soltanto, confusi, di creare a loro volta confusione), il Cagliari seppe attendere spaccatutto in difesa, ammucchiato in area quando tentava il contrattacco; infine, al 44’, un ennesimo calcio dalla bandierina e la testa di Morgia svettò: palla in rete. Un punto rubato, dicono adesso gli alessandrini. Poteva e doveva essere una rotonda vittoria. Ma il Cagliari, che oggi non andava assolutamente giudicato (è ben altra cosa!) ha colto quanto gli serviva. Con un po’ di fortuna e con uno spirito da gladiatori in arena. (Giorgio Mottana, «La Gazzetta dello Sport», 28 dicembre 1953) IL "MINORATO" CAGLIARI PAREGGIA CON I GRIGI L’Alessandria non ha voluto mancare al Cagliari il suo regalo di Natale. La squadra sarda si era presentata al confronto con i grigi in condizioni di inquadratura tanto precarie da non permetterle di avanzare nessuna pretesa circa un risultato utile allo stadio Moccagatta. Oltre al tandem destro dell’attacco Golin-Sanna e al terzino sinistro Simeoli, era assente anche il portiere Cernuschi infortunatosi seriamente, come è noto, durante l’allenamento della nazionale giovanile a Modena. Per sostituirlo, data l’indisponibilità della «riserva» Santarelli pure lui infortunato, si era provveduto a convocare Sulis, da tempo fuori allenamento perché in servizio militare. Una formazione tanto rabberciata non poteva sperare di più che una onorevole sconfitta di fronte a quella Alessandria che sette giorni prima aveva liquidato il Piombino con un secco 5-0. Invece i grigi hanno preparato la strenna per i rossoblù sardi, permettendo loro di raggiungere in extremis un insperato pareggio in una gara che gli uomini di Neri avrebbero potuto e dovuto vincere a mani basse. Raramente si è vista una squadra sprecare con tanta prodigalità un così grande numero di occasioni da rete, raramente si è visto tanto orgasmo nei settori arretrati alessandrini quando si trattava di frenare le iniziative dello squinternato attacco cagliaritano. L’Alessandria ha dominato, si può dire, senza interruzione, per tutto il primo tempo, ma in questo periodo il vantaggio dei grigi si è limitato alla rete segnata dopo appena undici minuti, dal solito Lerici. Le occasioni, come si è detto, non sono mancate, ma l’imprecisione nel tiro, l’indecisione di qualche elemento e l’eccessivo individualismo di qualche altro ha impedito di fare fruttare adeguatamente l’incontrastata superiorità. Sarebbe bastato impegnare più a fondo il portiere sardo, non preparato e quindi assai incerto, ma gli attaccanti grigi erano troppo occupati in inutili e complicate manovre a metà campo per ricordarsi di colpire il «tallone d’Achille» della squadra avversaria. Valga, come esempio, la prova di Campagnoli e di Bey: a questi due giocatori, l’allenatore Neri aveva insistentemente raccomandato negli spogliatoi di evitare il «dribbling» inutile, di non tenere troppo la palla, di mantenere sul campo la propria posizione. Eppure Campagnoli si è frequentemente estraniato dal gioco della squadra per rimirarsi, lui e i suoi virtuosismi, nel poco trasparente specchio del fango del «Moccagatta»; eppure Bey ha rovinato quanto di buono in lui si conosce con la sua insistenza nel non farsi mai trovare al posto giusto. In tali condizioni l’esperta regia di Lerici si rivelò ben presto inutile, mancando tra l’altro il consueto appoggio di Serone, ben presto fermato da uno stiramento al polpaccio sinistro ed essendo il centravanti Campi troppo sprovveduto per riuscire a sfuggire all’ottimo centrosostegno sardo Bertoli (con l’ex granata Bersia e con Morgia il più abile fra i rossoblù). Lerici, il migliore dei grigi assieme a Masperi e Garzena, tentò più volte direttamente la via della rete, ma il portiere Sulis riuscì sempre a salvarsi fortunosamente. Nella ripresa poi la partita cambiò volto. L’attacco cagliaritano si presentò in campo in questo schieramento: Barranco (che già nel primo tempo si era scambiato di posto con Mussino) Frugali, Loranzi, Gennari, Mezzalira. Questa prima linea apparentemente squinternata, riuscì però ad assumere l’iniziativa del gioco e gli attacchi abilmente diretti dall’esperto Frugali e da Mussino, costrinsero l’ansimante difesa alessandrina a salvarsi più volte in angolo ed indussero taluni fra gli attaccanti ad arretrare precipitosamente in aiuto ai compagni. Questo eccessivo ammassamento di uomini in uno spazio ristretto, questo accrescersi del nervosismo e della paura del pareggio, provocò confusione, dalla quale nacque l’occasione offerta dal caso al Cagliari. Si è a poco più di un minuto dalla fine ed un difensore alessandrino si salva affannosamente in angolo. Nell’ansia di fare baluardo davanti alla porta, i grigi lasciano smarcato, al limite dell’area di rigore, il numero 6 rossoblù Morgia. La punizione, battuta da Gennari, manda la palla proprio sulla testa di Morgia e di qui in rete, senza che Dalla Fontana, pressato e coperto nella ressa di compagni e avversari, possa intervenire. È stato una beffa questo goal per i grigi, ma una beffa che essi, col loro comportamento nel primo tempo, hanno in parte meritato. Non capita molte volte l’occasione per battere una delle più quotate avversarie, decimata dagli infortuni, e i grigi questa occasione l’hanno sprecata. Non possono farne colpa alla fortuna che li ha abbandonati all’89’ minuto, ma solo a se stessi. Già contro il Catania avevano avuto una lezione simile e il Cagliari gliel’ha fatta tornare in mente. (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 28 dicembre 1953) Da che mondo è mondo, nonostante qualche recente tentativo di riabilitazione, la cicala ha avuto sempre cattiva stampa. Quella spaventata cicala del fango che è l’Alessandria, non potrà perciò lamentarsi se deploreremo la sua pazza prodigalità. Del resto, in questo momento, già i grigi alessandrini stessi staranno iniziando le recriminazioni verso i tanti (Campagnoli, Lerici, Bey, Campo) che, nella buona sorte, hanno mancato davanti al portiere occasioni eccezionali. Alla resa dei conti, dopo che a un solo minuto dal termine il Cagliari ha colto un pareggio, che l’andamento del gioco pareva precludergli, sono proprio quegli utili palloni mal buttati che danno la spiegazione di una vittoria sfumata. Perché, sulla falsariga del primo tempo, l’Alessandria pareva proprio avviata a una vittoria in carrozza su di un Cagliari mutilato e dimesso, indubbiamente inferiore all’attesa. Si attendeva di vedere i sardi, ben piazzati in classifica e la loro nota difesa, e invece si ammirava una Alessandria lanciata e inafferrabile con le sue piroette nel fango, che era, poi, il vero protagonista. Era uno strato di melma leggero che si appiccicava vischioso ai piedi dei giocatori senza però essere uno di quei memorabili «fanghissimi» alessandrini nei quali i calciatori di casa guazzano lieti come i pupi nella tinozza del bagno. Uno strato di melma che, però, era di serio impiccio per i sardi, già preoccupati per l’impressionante vuoto che la malasorte aveva seminato nelle loro file. È problematico dare ad una squadra, sia pur di fondo classifica lo svantaggio dell’assenza di uomini come Cernuschi, Simeoli, Golin, Sanna più Miolli e Santarelli. Se poi a questa epidemia aggiungete il beneficio della salvazione al terreno vischioso, vi spiegherete il perché di un Cagliari slegato e disossato nei primi 45’. Giraudo e Masperi a metà campo tenevano banco mentre Lerici e Campagnoli – l’uomo di spicco tra gli alessandrini – dilagavano con le loro serpentine in area cagliaritana, unitamente all’arruffone Bey e Campi. Notavi subito che era opposto il rendimento dell’uno e dell’altro quadrilatero, dato che Barranco era vittima dell’estro di Campagnoli e Morgia era più utile nell’appoggio che nella rottura; gli interni trottererellavano e Villa così era a disagio nella insolita posizione di mediano. Che poteva in tanto marasma il valore di Bertoli, talvolta disorientato, e di Bersia? («Corriere dello Sport», 28 dicembre 1953) UNA DIFFICILE TRASFERTA I grigi a Vicenza Decisamente l’Alessandria nel 1953 ha avuto la fortuna avversa ed anche domenica nonostante tutti i difetti messi in evidenza, lacune gravissime ed insufficienza di giocatori a coprire determinati ruoli, è stata anche sfortunata. Si è ripetuta esattamente la partita col Catania, giocata al Moccagatta nella 6ª di campionato; anche allora esattamente al 12’ Lerici segnava la rete per i grigi e nel proseguire della partita il pubblico doveva assistere ad un lento e progressivo calare dell’Alessandria fino a permettere il pareggio in extremis agli avversari. L’unica differenza tra i due incontri sta nel pareggio conseguito dal Cagliari al 90’, mentre quello del Catania avvenne al 91’, e questo per generosa concessione dell’arbitro Campanati di Milano. Domenica scorsa sono sfumate una dopo l’altra numerose occasioni da rete causa il fango, la precipitazione, la insufficienza delle due ali, la insistenza di Campagnoli nel palleggio in area di rigore, l’apporto della salda difesa rossoblù, rinforzata nei momenti critici da… Bey. Nella nostra retroguardia Masperi, ritornato in perfetta forma, è stato il numero uno in campo. Ciò che ha sorpreso è stata la continuità della squadra sarda; Frugali ci ha precisato che l’allenatore Allasio tiene sempre sotto pressione i giocatori e nelle giornate intersettimanali due sono le partite che vengono giocate contro le squadre allenatrici. […] Per la seconda volta, in questo campionato, i grigi ci rimettono un punto al 45’ del secondo tempo. Fatalità. Peggiorata questa volta per il fatto che, nel primo tempo, l’Alessandria avrebbe potuto mettere in scarsella almeno altre due reti. Gli svarioni, le sviste, le «beyaggini», si pagano. Ed invero, questa maledetta jella sta esagerando! In pochi hanno scritto che per ottantasei minuti primi, l’Alessandria, ha giocato con un’ala sinistra figurativa: Serone s’era infortunato esattamente al 4’ di gioco. Poi, nel secondo tempo, in prima linea giocarono in tre. Il quarto, era a favore del Cagliari… (ci siamo capiti!). (Andrea Canestri-Ukri, «Il Piccolo», 2 gennaio 1954) RISULTATI: Brescia - Treviso 2-0 Como - Lanerossi Vicenza 2-2 Monza - Pro Patria 2-2 (giocata il 26 dicembre 1953) Padova - Messina 0-0 Pavia - Catania 1-1 Piombino - Modena 1-0 Salernitana - Fanfulla 0-0 Verona - Marzotto 1-1 CLASSIFICA: Catania 22; Cagliari, Como, Lanerossi Vicenza, Pro Patria, Verona 18; Monza 17; Brescia 16; Salernitana 15; Marzotto, Pavia 14; Modena 12; Messina 11; Alessandria 10; Padova 9; Fanfulla 8; Piombino, Treviso 7. MARCATORI: 8 reti: Bassetti (Catania); 7 reti: Manenti (Catania), Da Prati (Marzotto), Astorri (Monza), Pratesi (Pro Patria); 6 reti: Ghiandi (Como), Genero (Fanfulla), Stivanello (Padova), Rosa (Pavia), Mannucci (Pro Patria). Il punto sul campionato Turno all’insegna dei pareggi: ben sette delle nove partite si sono chiuse con la divisione della posta. Effetto natalizio? Pertanto classifica quasi immutata con gli unici movimenti percettibili in coda dove la vittoria del Piombino sul Modena e la contemporanea sconfitta del Treviso a Brescia hanno fatto sì che i toscani raggiungessero i venti all’ultimo posto mentre il Fanfulla (0-0 a Salerno) si è portato un punto avanti.