Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1950/1951
Serie C
18-02-1951 - Giornata: 22 - Biella - Alessandro Lamarmora


Biellese AS - Alessandria US 1 - 1 (1 - 1)
RETI: 7. Costanzo G. [Bi] 1. rig. Arezzi G.[A]

Alessandria US Giorcelli Anselmo, Scarrone Secondo, Gabbiani Mario, Arezzi Giuseppe, Guaschino Paolo, Vitto Luigi, Dania Dino, Albertelli Lanfranco, Giraudo Franco, Pietruzzi Mario, Savoini Giulio All.: Cargnelli Tony

Formazione avversaria
BIELLESE AS: Vanagò; Bragheri, Benedetto; Trombello, Di Pasquale, Malagoli; Gerzelli, Barera, Costanzo, Ubiali, Pallavicini. All.: Munerati Federico.

Arbitro: Dattilo Generoso (Roma)
Note
Infortunato Giraudo [A] nel corso del primo tempo. Inizio gara ore 15:00.

Commento
DATTILO (CONCEDENDO UN RIGORE) MOVIMENTA BIELLSE-ALESSANDRIA 1-1 Il pareggio rispecchia quello che possiamo dire lo stato di fatto sul terreno: attacchi disordinati, difese solide, portieri scarsamente impegnati. Se la Biellese ha mancato un gol da pochi passi, a portiere già battuto, con un tiro di Costanzo sulla traversa, l’Alessandria può da parte sua lamentare l’azzoppamento di Giraudo fin dai primi minuti della partita, ciò che l’ha costretta prima a giocare senza il condottiero titolare e poi – rincruditasi la contusione in seguito ad un nuovo urto – praticamente con dieci uomini. Non è stata una bella partita. Spogliata di tutto quello che nel gioco è semplicemente contorno, e cioè l’impegno, la foga, le grandi sgroppate che fanno vibrare la fotta, non resta da rilevare che un’impressionante aridità tecnica, un'assenza pressoché assoluta di concezioni tattiche, la mancanza insomma di una vera e propria idea di gioco. Non crediamo che debba sempre essere così in questo campionato minore; siamo anzi convinti che tanto la Biellese che l’Alessandria potrebbero darci, in altro momento, un gioco tecnicamente più elevato, ma resta fermo comunque che la partita d’oggi non è stata che una lotta disordinata. A guastarla irrimediabilmente ha concorso l’episodio che si è verificato alle prime battute di gioco. L’arbitro aveva appena fischiato l’inizio che l’Alessandria scendeva nel campo avversario. Al limite dell’area, Giraudo passava all’estrema sinistra Savoini il quale dopo una punta in profondità si arrestava, effettuava un mezzo giro su se stesso e si passava quindi la palla sul piede destro cercando di convergere al centro. Trombello, che lo controllava, visto che gli sfuggiva, gli agganciava il piede sinistro mandandolo disteso a terra; senza indugio Dattilo decretava il rigore e Arezzi segnava con un tiro basso. È facile immaginare quello che successe in campo e particolarmente intorno al campo. La folla era indignata. Come, un arbitro che ha fama di non concedere mai calci di rigore, viene a Biella e non è nemmeno un minuto che si gioca e già ne affibbia uno alla squadra locale? D’improvviso ambiente in tensione, giocatori eccitati, addio sport e addio gioco. Ma l’arbitro aveva purtroppo ragione e avrebbe anzi avuto ragione una seconda volta se ne avesse decretato un secondo pochi minuti dopo per un fallo di Braghieri pure in area, ma Dattilo a questo punto già stava tirando i remi in barca, forse voleva calmare l’ambiente e tarsi perdonare l’ardire, fatto sta che insomma che mollò le redini e si assistette quindi da questo momento ad una lotta dura e talvolta cattiva, più appassionante che interessante, tirata senza economia di forze La Biellese stava arrancando con una tenacia ammirevole perché in queste situazioni spesso avviene che se non si ricupera subito di slancio, con una reazione decisa, il gioco si appiattisce e non si fa più nulla. La riscossa della squadra bianconera toccò presto la meta. Al 7’ minuto, su incontro di Gerzelli, la palla perveniva a Costanzo che fulmineamente la colpiva di punta insaccando alla sinistra del portiere. Il pronto ricupero valse a rasserenare un poco la folla ma per tutto il primo tempo la partita ebbe quel ritmo affannoso che aveva assunto dal momento del primo gol e che velava agli atleti la visione del gioco. Peccato. Ne risultò falsata la fisonomia delle due squadre, si fecero molte scorribande inutili, le azioni non uscirono più da quell’alone di troppo sommaria improvvisazione in cui erano cadute. Intanto usciva Giraudo colpito al ginocchio in uno scontro, rientrava, era colpito di nuovo, ancora usciva per occupare al secondo rientro il posto di estrema destra pressoché immobile: una pedina perduta. Di questa menomazione dell’attacco grigio è doveroso tener conto perché esso non funzionò più come reparto. Ne approfittava la Biellese intensificando i suoi attacchi; e sarebbe pervenuta nuovamente al successo e definitivamente alla vittoria se Costanzo al 29’, a portiere fuori causa, non avesse mandato la palla a sbattere contro la traversa. Nel secondo tempo l’Alessandria operava diversi spostamenti: Vitto passava centromediano, Guaschino centravanti, Pietruzzi laterale sinistro, Dania mezzo sinistro e poi ala sinistra. Da parte sua la Biellese, dopo aver passato all’estrema destra Malagoli, rientrato in ritardo col capo bendato, riprendeva dopo pochi minuti lo schieramento normale. La minor freschezza degli atleti tolse al gioco molto dell’asprezza di prima, ma ordinato non lo divenne mai. Difese nettamente superiori agli attacchi, eccessiva sempre la foga non valorizzata da un sicuro controllo della palla, tentativi animosi di sfondare non sorretti da una esatta valutazione delle possibilità tattiche, e in tutta questa sarabanda scarso e facile lavoro dei due portieri. La Biellese aveva dovuto ricorrere al portiere dei ragazzi, Vanagò, piccolino, esile, un po’ emozionato, ma non venne mai posto in difficoltà. A mezzo campo larghe zone incontrollate ove dominavano i laterali grigi affiancati dalle mezze ali, quindici, venti metri intorno perfettamente liberi. La Biellese ora faceva massa all’attacco ora ripiegava disordinata con larghi squarci nella sua inquadratura ed era questa mancanza di equilibrio da reparto a reparto che non le permetteva di trarre un succo concreto dal suo generoso dispendio di forze. Il risultato riassume quindi un bilancio di gioco complessivamente povero e, tutto sommato, una parità di efficienza tecnica. Vogliamo indicare i tre atleti di ogni squadra che più ci sono piaciuti: Ubiali, Di Pasquale e Costanzo da una parte; Arezzi, Vitto e Dania dall’altra. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 19 febbraio 1951) Savoini ha la palla, Braghieri lo sgambetta in area; un attimo e Dattilo fischia il rigore. Vanagò, il portierino dei ragazzi (infortunato Leni e squalificato Comollio) già emozionato dall’esordio, tenta la parata, ma il tiro di Arezzi non perdona. Fuori campo il finimondo: il tifoso non riesce a capacitarsi come mai Dattilo, l’arbitro antirigore, abbia così deciso nel momento più tranquillo della partita. Ma in effetti, e questo conta, gli estremi del rigore c’erano. L’Alessandria domina di fronte agli sbigottiti avversari, il suo quadrilatero spazia con autorità per tutta la metà campo e fornisce all’attacco buoni palloni. I locali si riprendono, lottano a denti stretti, i contatti sono radi; infine il piede di Costanzo, il più centrato degli avanti locali, trova la via del gol. Una speranza torna a rinascere e la lotta si fa più ardua, talvolta fallosa e cattiva. Ma per fortuna della Biellese, l’attacco ospite non sa sfruttare i palloni che la mediana fornisce, anzi. Al quarto d’ora la pressione alessandrina si affievolisce e gli avanti bianconeri, anche se disordinatamente, hanno modo di farsi pericolosi sotto la porta di Giorcelli. Al 18’ Barera colpisce il palo e sul finire un altro palo viene colpito da Costanzo con un tiro che meritava miglior fortuna. La cronaca del secondo tempo, salvo il rilievo di un’ospite in vena nei primi minuti e di una lodevole volontà dei locali, e quanto mai povera. Gioco caotico ed inconcludente, portieri pochissimo impegnati. Tra gli ospiti i migliori: Arezzi, Albertelli e Pietruzzi; tra i locali: Braghieri, Di Pasquale, Costanzo e Ubiali. Una menzione per Malagoli, buon distributore nel primo tempo, rientrato nella ripresa con la testa fasciata. Dattilo ha salvato alla bell’e meglio la sua reputazione. (Luciano Guslandi, «La Gazzetta dello Sport», 19 febbraio 1951) Il quadro e gli attori; giornata magnifica, terreno perfetto, un pubblico assai numeroso, entusiasta e poi, dopo l’episodio inopinato del rigore, piuttosto eccitato. Due squadre robuste, per opposti motivi decisissime a superarsi, un arbitro internazionale. Quando l’altoparlante annunciò il nome dell’arbitro, molti furono i sorrisetti di compiacimento. «Ci mandano Dattilo, – pareva dicessero – un arbitro internazionale. Evidentemente ci siamo anche noi di Biella, ci danno importanza. E l’uomo del fischietto, giacca di seta nera e fischietto d’argento, affiancato dai due parimenti eleganti segnalinee, venne accolto con tutti gli onori. Senonché, nuova conferma dalla caducità delle cose umane, due minuti dopo Dattilo era diventato una specie di… assassino, un buono a nulla, un tipaccio lui e tutta la sua parentela fino all’ennesima generazione, evocata a gran voce dagli inferociti tifosi. E tutto questo perché? Per un rigore, concesso a trenta secondi dall’inizio contro padroni di casa. È noto Dattilo, più che per il resto, come «colui che non dà mai i calci di rigore». Accadde che al fischio d’inizio Costanzo passò la palla a Barera, questi tentò l’allungo all’ala destra e colpì invece un ginocchio di Pietruzzi, l’ala sinistra Savoini si trovò lanciato e filò verso la rete biellese, Trombello lo affrontò e non potendo fare altrimenti lo sgambettò appena giunto dentro l’area fatale. Il gran volo dell’ala sinistra grigia non era ancora finito che l’arbitro indicava il dischetto bianco, fra un assordante concerto di fischi o urli. Arezzi realizzava facilmente, e la tribuna saltava come una polveriera. Addio bel gioco, e purtroppo addio sport. Un po’ intontiti i bianconeri si difendevano male dagli assalti degli ospiti imbaldanziti, e Braghieri mandava a gambe all’aria Giraudo senza che questa volta Dattilo intervenisse, e Vanagò veniva fuori area a raccogliere la palla con le mani senza che il fallo venisse rilevato. I nostri superavano presto lo stordimento, si buttavano sotto a testa bassa, e mentre in tribuna tifosi grigi e bianconeri si scambiavano con alquanta energia complimenti che i tutori dell’ordine non approvavano affatto, Costanzo pareggiava. Gerzeli filava sulla destra e centrava corto, Barera spiazzava Arezzi con lieve deviazione, Costanzo prontissimo batteva Giorcelli con inesorabile puntata in angolo. Tutto da rifare, in sette minuti già si era vissuta mezza partita. Ora si giocava a metà campo, risultava chiarissima la preponderanza delle opposte difese sui rispettivi attacchi, che funzionavano a strappi con lunghi traversoni, in coppia o terzetti, ma si è vista un’azione collettiva a cinque, nel corso dei novanta minuti. Fra i grigi comandava Arezzi, si battevano benissimo Pietruzzi e Vitto, gli anziani insomma, così come in campo bianconero erano Costanzo e Malagoli, sovente anche Barera, a fare le cose migliori in collaborazione coi terzini, dello scintillante Ubiali e del calmo, classico Di Pasquale. Tira alto Giraudo al 15’ e sfiora la traversa Costanzo con un tiro diagonale al 18’; lancia Barera il fine Costanzo e il vercellese spara fortissimo ma alto sulla traversa al 19’. Ora Biella prevale, e Gabbiani salva sulla linea bianca con Giorcelli fuori portata, e Costanzo da pochi metri si vede respinto dal palo un pallone destinato a dare la vittoria ai nostri (30’), due angoli contro Biella e due contro gli ospiti, Giraudo toccato duro va a fare lo zoppo all’ala destra, Gerzeli va a gambe all’aria a due passi dalla rete grigia, lo stesso Gerzeli costringe Giorcelli a deviare in angolo con un suo lungo traversone; fine del primo tempo. I bianconeri si presentano in dieci nella ripresa: Malagoli ferito rientrerà dopo cinque minuti con la testa fasciata, farà ancora il suo dovere. I primi venti minuti sono degli ospiti che prevalgono nettamente, ma non arrivano quasi mai a impegnare seriamente il giovane Vanagò perché Di Pasquale e Benedetto, Trombello e Malagoli, Braghieri e Barera che è retrocesso a dare una mano ai difensori, sono imbattibili. Martellano i grigi, ma passano più di un grosso pericolo per le veloci azioni di contropiede che specie Ubiali e Costanzo portano avanti con decisione, e Ubiali al 17’ sfiora il successo con un tiro da vicino. Due minuti dopo ancora Ubiali scappa e centra, testa di Barera e Giorcelli mette in angolo; al 34 l’unica parata pericolosa del nostro portiere su corta puntata di Guaschino, ancora un angolo contro l’Alessandria al 37’, al 41’ Guaschino è solo a tre metri dalla nostra rete ma Benedetto salva alla disperata. È stato questo il pericolo più grosso, e se il grigio avesse segnato si sarebbe verificata una grossa ingiustizia. Il risultato si può ritenere giusto. L’Alessandria era al completo, la Biellese aveva tra i pali il portiere dei ragazzi, mancava pure dell’ala destra Piccioni contusosi giovedì in allenamento. Gli ospiti volevano passare a tutti i costi, si erano preparati con ogni cura per questo incontro, il cui esito era per loro di capitale importanza. La partita non è stata bella, ma assai emozionante, e non solo per la faccenda del rigore. Grigi e bianconeri hanno battagliato a fondo, si sono impegnati fino allo spasimo, a venti minuti dal termine accusavano tutti più o meno l’immane fatica. Si è vista una Biellese nuova, animata da grande spirito combattivo, e la cosa alimenta buone speranze per l’avvenire. Speriamo non si tratti di un episodio isolato, originato dalla fame e dall’importanza della posta. La difesa nostra è più solida che mai, fatta logicamente eccezione per il portiere, che tuttavia nelle poche occasioni capitategli si è comportato egregiamente, all’attacco non hanno fatto granché le ali, peraltro strettamente marcate, ma Barera e specialmente Costanzo e Ubiali hanno fatto cose egregie. Benedetto, che sta giocando un magnifico campionato, e Di Pasquale, colpitore infallibile, unitamente a Ubiali e Costanzo, meritano una citazione particolare. Fra gli ospiti, i terzini e Vitto, Arezzi e Dania sono piaciuti assai. Il pubblico era presente in gran numero, e questa è una lieta constatazione: quando la squadra gioca e l’avversario è di buona marca, la gente va al Lamarmora. Biella merita qualcosa di più dell’attuale Serie C, e su questo argomento abbiamo parecchio da dire. (Giovanni Gaia, «Il Biellese», 20 febbraio 1951) DAL PAREGGIO DI BIELLA ALL'INCONTRO DI DOMANI COL MORTARA A Biella, dopo una partita scorbutica, i grigi hanno chiuso alla pari; è stata una partila sciupata dall’arbitro Dattilo, che dopo aver concesso un calcio di rigore a favore dei grigi, realizzato da Arezzi al primo minuto di gioco, ha permesso che l’incontro uscisse dai binari della regolarità per trasformarsi in combattimento. Falli più gravi di quelli iniziale sono stati commessi dai difensori biellesi col tacito consenso del direttore di gara: in tale bolgia non era lecito pretendere una vittoria dei grigi, perché questa squadra ormai ha dimostrato di non saper giocare in difesa per difendere un successo, e per giunta l’infortunio di Giraudo ha contribuito a menomare le possibilità dell’Alessandria. Sul proprio campo i grigi contro il Monza, ridotti a dieci uomini per l’infortunio di Rawcliffe, riuscirono a portare in porto la vittoria, ma se l’incontro si fosse disputato a Monza il risultato avrebbe potuto essere capovolto. Così è successo a Biella, e la nostra squadra prodigandosi è riuscita a strappare il pareggio. Purtroppo sei punti dividono l’Alessandria dal Monza, che con la netta vittoria di Mortara (5-1) conferma di possedere un’intelaiatura atta a praticare il «sistema M» in modo convincente. L’Alessandria si trova così a sperare sulle disgrazie degli altri per poter intravvedere ancora la possibilità di risalire in Serie B. L’odissea dei grigi è incominciata dalla prima partita di campionato e gli errori si sono accumulati strada facendo, mentre si perdevano punti preziosi. Ora ci troviamo arretrati in classifica con giocatori infortunati. Si era scritto che avremmo dovute emergere perché avevamo maggiore disponibilità di giocatori, ma alla prova dei fatti gli uomini di rincalzo sono rimasti in ombra, non sono stati addestrati, gradatamente, nel reparto coi titolari, dimodoché quando manca un giocatore si ricorre a spostamenti a catena con l’innesto di giocatori in ruoli insoliti. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 25 febbraio 1951) RISULTATI: Casale-Varese 0-1 Fossanese-Sanremese 2-0 Lecco-Rapallo 1-0 Luino-Savona 1-1 Mortara-Monza 1-5 Omegna-Gallaratese 0-0 Pavia-Saronno 2-0 Sestrese-Magenta 2-2 Villasanta-Pro Vercelli 3-2 CLASSIFICA: Monza 35; Alessandria, Gallaratese, Pavia 29; Sanremese 28; Savona 24; Casale, Saronno 23; Lecco 22; Biellese, Fossanese, Rapallo, Varese 21; Magenta, Villasanta 19; Mortara, Sestrese 16; Pro Vercelli, Omegna 15; Luino 12. *: una gara da recuperare Il punto sul campionato Al termine della ventiduesima giornata prese il largo il Monza portando a sei i punti di distacco dalle dirette inseguitrici per via della vittoria ottenuta sul campo del Mortara. Il gol di Aloisio permise al Varese di avere la meglio sul Casale. La Pro Vercelli, presa d’infilata dal Villasanta subì tre reti nel corso del primo tempo rientrando in partita nel secondo tempo ma non riuscendo ad ottenere il pareggio finale. La Sanremese fu disorientata dal gioco veloce imposto dalla Fossanese che segnò con Santini e Streri. I gol di Jacobitti e Cappelli fecero terminare in parità la gara tra Luino e Savona. Alla insufficienza delle linee d’attacco fece riscontro la sicurezza del reparto arretrato e fu cosi che Omegna-Gallaratese fini in parità.