Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1952/1953
Serie C
12-10-1952 - Giornata: 5 - Pavia - Comunale


Pavia AC - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Borriero Pietro, Bussetti Luigi, Gabbiani Mario, Generani Renzo, Bagliani Giuseppe, Masperi Luigi, Guasconi Luciano, Marchioro Danilo, Testa Luciano, Tagnin Carlo, Savoini Giulio All.: Neri Giacomo

Formazione avversaria
PAVIA AC: Rivolo; Burini, Cerri; Braga, Colla (I) Angelo, Mariani; Deprati, Cavagnero, Lavarino, Rosa, Pirovano (II) Enrico. All.: Brezzi Giovanni.

Arbitro: Michieletto Bruno (Venezia)
Note
Giornata serena con sole ancora abbastanza caldo, terreno buono. Angoli: 6-0. Spettatori: 5.000. Incasso: 2.500.000 lire. Inizio gara ore 15:30.

Commento
Le lenti del risultato ad occhiali sono chiare e nitide, anche se il Pavia ha quasi sempre attaccato e susseguentemente l’Alessandria si è limitata, e in quale egregia maniera, a difendersi. Oggi il Pavia, che pure ha disputato una partita piena di vivacità e sulle ali inesauribili della volontà, ha inequivocabilmente denunciato la sterilità del suo quintetto d’attacco. Dinanzi alla difesa massiccia dei grigi, diremmo di granito, gli avanti granata si sono fatti sotto con azioni costruite sull’argilla. Era quasi un divertimento, per Bussetti e gli altri, infrangerle, anche quando nel secondo tempo, in seguito al formidabile recupero di Rosa e all’azione incessante di Deprati, il gioco dei pavesi era cresciuto di tono e di consistenza. Ma era ovvio che oggi contro i grigi occorreva uno sfondatore, perché quella non era partita da finezze e da riccioli di burro. E questo uomo, almeno in potenza, esiste nel Pavia: si chiama Lavarino, un centravanti che potrebbe, con la sua prestanza e la sua velocità, fare breccia nelle difese avversarie. Invece quale delusione! Lavarino oggi, come d’altronde anche a Sanremo, appariva timido e impacciato come una collegiale. È evidentemente fuori forma. Si comprende meno come i dirigenti del Pavia non abbiano subito passato al suo posto Deprati che nel secondo tempo era una versa furia scatenata. Degli altri attaccanti pavesi, abbiamo già accennato al prepotente ritorno di Rosa. Pirovano oggi, sfortunatamente, aveva il tiro per nulla centrato e parecchi suoi palloni sono finiti di molto oltre i pali. Ancora discontinua la mediana, specie in Braga. La difesa invece, a cominciare da Colla i cui duelli con Testa hanno costituito uno spettacolo a sé, ha giocato una splendida partita, anche se è stata poco impegnata. L’Alessandria, puntando sul nulla di fatto, ha svolto logicamente un gioco cauto, asserragliandosi intorno alla sua difesa veramente in gamba. Tuttavia degno di elogio è il lavoro davvero incessante della mezzala Tagnin, forse l’uomo migliore in campo e senza dubbio uno dei migliori elementi che oggi militano nella terza serie. Da segnalare anche le puntate pericolose di Testa, peraltro ben controllato da Colla, e l’intraprendenza di Savoini. La difesa in blocco è stata l’artefice prima del punto prezioso. Stralciamo dalla cronaca: chiaro seppur sregolato dominio del Pavia. Al 14’ testa di Rosa che batte il portiere, ma Bussetti respinge sulla linea. Due minuti dopo Borriero esce precipitosamente e salva togliendo il pallone a Deprati. Continua la pressione pavese ma il gioco alto facilita il lavoro di rottura della difesa alessandrina. Al 22’ Mariani rompe gli indugi e tira da circa quaranta metri: fuori di poco. Più tardi è ancora Borriero con un’uscita tempestiva a salvare. Sfuriata grigia al 26’, Cerri (oggi in gran giornata) salva con Rivolo a terra. Al 38’ e al 44’ Pirovano fallisce di poco il bersaglio. Ripresa: all’8’ è ancora Pirovano che sbaglia. Continua l’attacco del Pavia: palla rasoterra, gioco migliore. Ma i grigi non si arrendono. Al 22’, su centro di Pirovano, Rosa con rovesciata acrobatica manda il pallone di poco alto. Al 26’, mentre l’azione dei granata si fa più violenta, l’arbitro nega un evidente rigore al Pavia. L’assedio ai grigi continua, ma in tutti ormai è diffusa la sensazione che l’incontro terminerà in bianco. Ormai i grigi, che sentono vicino il 90’, tengono saldamente in mano la partita, anche se i pavesi, ostinati, non perdono un’occasione. Ma nessuno ormai crede più al miracolo. Che infatti non viene. Discutibile l’arbitraggio di Michieletto. (Romolo Siena, «La Gazzetta dello Sport», 13 ottobre 1952) BLOCCATO IL PAVIA DALL'ALESSANDRIA: 0-0 Si era al 24’ della ripresa: in una delle tante azioni sotto la porta alessandrina il pallone, passato al centro dall’ala sinistra pavese Pirovano II, veniva agganciato al volo dall’interno sinistro Rosa in una di quelle rovesciate che riescono una volta sola. La sfera viaggiò alta verso l’incrocio dei pali, fuori della portata di Borriero inutilmente proteso per raggiungerla, si smorzò sul legno dello spigolo e finì a fondo campo. Fu questo il più grave pericolo corso dall’Alessandria durante i novanta minuti di gioco. Se in quella occasione la difesa grigia avesse capitolato, il risultato sarebbe stato egualmente ineccepibile perché il Pavia aveva esercitato una continua pressione raramente interrotta dai contrattacchi avversari; tuttavia l’esito effettivo della partita – nulla di fatto senza segnatura di reti – è pure pienamente accettabile, in quanto costituisce un meritato premio per la mediana alessandrina, vera protagonista della gara. Davanti a Generani, Bagliani e Masperi – cui i terzini Bassetti e Gabbiani e le mezzali Marchioro e Tagnin prudentemente arretrate hanno dato un valido aiuto – si sono infranti la più parte degli attacchi del Pavia. In una partita nella quale il compito dell’Alessandria era uno solo – difendersi – la calma e l’intelligenza di Masperi, preciso su ogni pallone, tenace guardiano di Cavagnero (il migliore attaccante del Pavia) sono rifulse al punto da fargli meritare la palma del migliore assoluto in campo; Bagliani dal canto suo, trovatosi di fronte ad un avversario (Lavarino) nettamente superiore come statura e peso, dopo pochi minuti di incertezza spesi nel trovare la giusta misura per il marcamento del «granatiere» numero 9 del Pavia, ha chiuso definitivamente la via della rete al massiccio antagonista, costringendolo anzi, negli ultimi venti minuti di gioco, a cercare aria migliore all’ala destra; Generani poi ha trovato nel suo fisico esile di ragazzino risorse di energia e di combattività delle quali a prima vista non gli si poteva dar credito. È stata, insomma, la giornata trionfale della difesa dell’Alessandria, ché anche Bussetti e Gabbiani hanno fatto degnamente il loro dovere e Borriero ha sbrigato lodevolmente il poco lavoro che i compagni gli hanno lasciato. Data la caratteristica della partita non si poteva pretendere dall’attacco grigio un funzionamento a pieno regime: Marchioro (che sostituiva Mazzucco) e Tagnin hanno dovuto svolgere un attento lavoro di copertura che raramente ha loro permesso di spingersi all’attacco. Tuttavia anche i grigi hanno messo a dura prova la solida difesa granata ed hanno avuto qualche buona occasione per segnare. Non è storia di oggi che il Pavia – con un collaudassimo sestetto difensivo composto di uomini duri ed esperti – si trova meglio in trasferta che in casa. La cronaca. Il primo tiro a rete è dell’Alessandria al 6’: ne è autore Marchioro che conclude di testa (ma Rivolo para) un’azione Tagnin-Savoini. Il Pavia risponde con una azione di Lavarino sventata in calcio d’angolo da Gabbiani. Al 18’ l’Alessandria è ancora costretta in calcio d’angolo: Bagliani non ha ancora registrato il suo gioco su Lavarino e il centrattacco pavese può raccogliere il tiro dalla bandierina e deviare di testa verso la rete, ma una schiena respinge e si crea quindi una mischia nella quale Borriero, gettatosi a testa bassa, riesce a ricuperare, chissà come, il pallone. Al 15’ Bussetti salva su Cavagnero, mentre al 22’ un tiro da lontano di Mariani è deviato in angolo da Borriero. Due minuti dopo l’arbitro Michieletto di Mestre – commettendo uno dei pochi errori di una direzione oculata ed energica – ferma Deprati lanciato verso la rete, per un innocuo fuorigioco di posizione di Cavagnero. Al 27’ per poco in un contrattacco non segna l’Alessandria: Savoini dalla sinistra rimette al centro rasoterra, il pallone scavalca Rivolo uscito fuori di porta e capita tra i piedi di Guasconi che cincischia finché, caricato, perde pallone e occasione. Il tempo si chiude con un gran tiro dell’ala sinistra granata Pirovano, uscito a lato a fil di palo. Nella ripresa continua il predominio territoriale del Pavia, alleggerito di tanto in tanto da qualche rapida controffensiva alessandrina. In una di queste, impostata da Savoini e Tagnin, Testa conclude con un tiro che Rivolo para a stento. Un minuto dopo il terzino destro grigio Bussetti esce dal campo in seguito ad un calcio ad una gamba, rientra all’ala sinistra e dopo cinque minuti riprende il suo posto. Al 17’ Lavarino si lascia precedere da un ardito tuffo di Borriero, mentre un minuto dopo Deprati solo tira fuori (e ripeterà il misfatto dieci minuti dopo). Al 24’ l’episodio già descritto della rovesciata di Rosa. Negli ultimi venti minuti di gioco i grigi dovranno difendersi ancora accanitamente e a 50” dalla fine dovranno trattenere il respiro per un calcio di punizione dal limite concesso al Pavia per fallo di mano di Tagnin: fortunatamente il tiro astuto di Lavarino non è abbastanza astuto per battere Borriero e il pallone si perde sul fondo portando con sé le ultime speranze di vittoria del Pavia. (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 13 ottobre 1952) Non è stata una bella partita, se vogliamo far riferimento alla tecnica di gioco, ma di entusiasmo ne ha sollevato a mille questo Pavia-Alessandria, tirato allo spasimo dal primo all’ultimo minuto. Le due formidabili difese hanno avuto ragione degli opposti attacchi, tanto è vero che i portieri, specialmente quello pavese, non hanno avuto che scarso e facile lavoro. Il primo tempo è trascorso con fasi alterne di predominio, forse in maggior misura a favore dei granata. Le azioni più belle: al 14’ quando, con Borriero già battuto, Bussetti respingeva di testa un bolide indirizzato da Lavarino. Al 44’ quando una magnifica azione a ventaglio dei padroni di casa era conclusa con una saetta appena sopra l’incrocio dei pali di Pirovano. Il secondo tempo è stato in massima parte un assalto alla porta dei grigi, che veniva difesa però anche dai due interni e a volte anche da Testa, richiamato a dar man forte. L’arbitro non sempre ha fatto funzionare il fischietto a dovere, specialmente nella valutazione dei falli, ma ha saputo tenere egregiamente in pugno la partita. Ambedue le difese e le mediane vanno elogiate in blocco; con loro ricorderemo Tagnin tra i grigi; Pirovano e Deprati fra i locali. (Carlo Tagliasacchi, «Corriere dello Sport», 13 ottobre 1952) UN ARTICOLO DI CARLO CARCANO A Pavia poteva andar peggio... Quando nelle partite di calcio come quella di domenica a Pavia l’arbitro emette il fischio finale, ci si sente sollevati da un incubo e si esce dal campo magari con un po’ di mal di testa, ma col sorriso sulle labbra. Poteva andar meglio, ma poteva anche andar peggio, e quindi il risultato nullo ha premiato in parti uguali le due contendenti, che hanno avuto, se non altro, il merito di aver dato vita ad un incontro corretto e combattuto. Dal lato tecnico non è stata una bella partita, ma l’incertezza dell’esito non ha consentito al numeroso pubblico presente un attimo di tranquillità. L’Alessandria ha dovuto presentarsi incompleta per la mancanza di Mazzucco infortunato, Bey squalificato e Vitto, tenuto a riposo per ragioni inerenti al programma ben definito dell’allenatore. Comunque i grigi si sono presentati in campo ben decisi a vender cara la pelle: ma non hanno adottato la così detta tattica del «catenaccio», anzi, spavaldamente e quasi per dimostrare subito che non intendevano rinunciare alla possibilità di conquistare l’intera posta, gli alessandrini – un gruppo di ragazzi! – hanno iniziato l’incontro ad andatura indiavolata. Gli avversari hanno provveduto a tamponare alla meglio l’improvvisa offensiva, liberandosi come meglio potevano e - come in simili casi avviene – poco ordinatamente. Questo prepotente inizio durò solo dieci minuti, poi il Pavia rinfrancatosi reagì e per tutto il primo tempo fu un susseguirsi di attacchi molto disordinati da entrambe le parti. Dopo il riposo la squadra granata riprese a giocare ben decisa a vincere, e solo la bravura di Borriero poté evitare la capitolazione. In questo secondo tempo un giocatore grigio si eresse a baluardo insormontabile, e questi è il modesto e bravo Masperi. Questo ragazzo, che conosco da parecchi anni, ha completamente trasformato il suo gioco. Sul campo del Pavia egli aveva già fatto conoscere la sua bravura in occasione di una partita disputata fra le squadre rappresentative del Piemonte e nella Lombardia, meritandosi la medaglia d’oro messa in palio per il miglior giocatore. Ma il Masperi attuale non assomiglia al Masperi di allora. La sua trasformazione ha del miracoloso in quanto il suo gioco, che era composto di finezze stilistiche piacevoli che dimostravano l’assoluta padronanza della palla ma che facevano rimanere in ansia i suoi sostenitori, è stato sostituito da un gioco più sbrigativo e più adatto alle contese di Serie C. Eliminati i cincischiamenti nelle zone pericolose ha aumentato di numero e potenza i suoi servizi ai compagni della linea di attacco. Una vera grandinata di pronti passaggi effettuati al primo colpo, senza la necessità di fermare la palla partivano dal suo piede con destinazione ben precisa. Oltre a ciò, mi ha meravigliato la combattività dimostrata, che è in contrasto col suo piuttosto flemmatico temperamento. Bravo Masperi! La poco brillante prova di Tagnin contro il Piacenza, mi aveva fatto temere di averlo mal giudicato in occasione dell’amichevole contro la Sampdoria, o quanto meno di non aver tenuto conto della sua modesta costituzione fisica, che lo poteva afflosciare dopo solo poche partite di combattimento come quelle della Serie C: ho quindi dedicato particolare attenzione al gioco del «biondino». Pur non figurando preciso e continuo nel gioco come allora, ritengo siano esagerate le preoccupazioni sul suo futuro rendimento, e sono lieto pertanto di riconfermare il mio ottimistico giudizio. La enorme mole di lavoro da lui svolta domenica ha fatto scomparire i dubbi sulla sua tenuta di gara, e penso che per le particolari istruzioni di Neri abbia dovuto evitare di esibirsi in virtuosismi tecnici, dimostrando comunque padronanza e sicurezza. Bussetti si è battuto col consueto ardore. I suoi pronti interventi risolvono sovente le più critiche situazioni. Ho visto per la prima volta il mediano Generani e confesso di non averlo affatto trovato cattivo nel gioco come mi era stato presentato: in campo non fa complimenti e non teme lo scontro con gli avversari anche se la sua costituzione fisica non è delle più complete. La modesta levatura tecnica del diretto avversario di Bagliani mi ha impedito di giudicare in quale misura il centromediano ha migliorato il suo gioco: mi è però sembrato sulla buona strada. Gabbiani – pur non avendo commesso errori rilevanti – non è nelle sue migliori condizioni; la vita militare non gli consente un’assidua preparazione; ma presto lo rivedremo in borghese e allora sarà un’altra musica. Savoini può fare di meglio, e se gli si darà maggior lavoro, potrà ritornare presto la scattante e pericolosa ala temuta da tutte le difese. Testa non è ancora il centravanti che io conosco, e ciò in parte è dovuto all’inesperienza di qualche suo compagno, che ancora non sa cogliere l’attimo favorevole per servirlo. I due sostituti dei titolari Mazzucco e Bey si sono comportati onestamente: Marchioro ha lavorato validamente, riuscendo di grande aiuto alla difesa; Guasconi, pur trovandosi di fronte al poco complimentoso Cerri, se l’è cavata bene. Ha commesso ingenui errori, e si è lasciata sfuggire la più bella delle combinazioni per segnare. Troppa precipitazione e mancanza di esperienza. Se il punto conquistato sul difficile campo del Pavia è stato motivo di soddisfazione, un’altra cosa mi ha procurato immenso piacere, ed è quella di aver constatato l’avvenuta ricostruzione della «famiglia grigia». In tempi non lontani, ogni volta che mi presentavo ad Alessandria, ero avvicinato da giocatori i quali – a ragione od a torto – mi esponevano lagnanze a non finire; ora ciò non si verifica più. Il rispetto, la stima e l’affetto che i «ragazzi» grigi hanno per i loro dirigenti e per il loro allenatore è ammirevole. Una vera famiglia, nel senso assoluto della parola: e questo, per me che posso considerarmi il «nonno» degli attuali grigi, è cosa piacevole. (Carlo Carcano, «Il Piccolo», 18 ottobre 1952, Carlo Carcano) RISULTATI: Livorno-Lecce 1-0 Maglie-Vigevano 2-1 Mantova-Reggiana 3-2 Molfetta-Pisa 1-1 Parma-Sanremese 1-0 Piacenza-Arsenaltaranto 4-2 Sambenedettese-Empoli 3-0 Stabia-Venezia 1-1 CLASSIFICA: Livorno, Piacenza, Venezia 7; Alessandria, Empoli, Parma, Pavia, Sambenedettese, Sanremese 6; Arsenaltaranto, Maglie, Mantova, Pisa 5; Molfetta, Reggiana, Stabia, Vigevano 3; Lecce 1 Il punto sul campionato Un trio di formazioni aveva comandato la classifica dopo cinque giornate di campionato. Livorno, aveva raggiunto il quarto risultato utile consecutivo grazie alla vittoria, su misura, ottenuta sul Lecce, ultimo in classifica. Il Piacenza aveva sconfitto l’ArsenalTaranto ed il Venezia, al secondo pareggio consecutivo, con lo Stabia. Dopo tre successi di fila l’Empoli aveva perso la gara con la Sambenedettese; stessa situazione occorsa alla Sanremese che era caduta in casa del Parma.