Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1952/1953
Serie C
01-03-1953 - Giornata: 23 - Reggio nell’Emilia - Mirabello


Reggiana AC - Alessandria US 1 - 1 (0 - 0)
RETI: 85. Panciroli A. [Re] 65. Bey C.[A]

Alessandria US Borriero Pietro, Bussetti Luigi, Motto Cagna Umberto, Vitto Luigi, Bagliani Giuseppe, Masperi Luigi, Bey Carlo, Marchioro Danilo, Testa Luciano, Tagnin Carlo, Savoini Giulio All.: Neri Giacomo

Formazione avversaria
REGGIANA AC: Danti; Vincenzi, Sgarbi; Dalmonte, Malvisi, Angelini; Cappi, Panciroli, Smersy, Checchi, Lipizer. All.: Masetti Guido.

Arbitro: Rigato Gino (Venezia)
Note
Angoli: 5-2. Spettatori: 4.500. Giornata di sole, terreno in buone condizioni. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Partita chiave, questa, per il campionato di Serie C. L’Alessandria, che deve guardarsi alle spalle per non perdere l’autobus della promozione, ospite al Mirabello di una Reggiana che chiede la carità di un po’ di ossigeno per la sua povera classifica. Fatto psicologici, questi, che hanno subito la chiave della partita, chiusa con un pareggio che forse premia più i granata che i grigi, a lor volta tuttavia non meritevoli d’altro. Ci spieghiamo: l’Alessandria ha peccato di modestia. È venuta al Mirabello convinta di trovare dura la vita ed ha impostato la partita per il match nullo. Intendiamoci, nessuna tattica a catenaccio, anche se Neri nella formazione piazzava Vitto (terzino) a fare da laterale al posto di Generani. Niente catenaccio, ma gioco prudenziale con Marchioro e Tagnin piuttosto arretrati e senza insistere all’attacco. Cosicché la Reggiana prese l’iniziativa del gioco tenendo ben salde le redini per tutto il primo tempo. Gioco per modo di dire, ché si trattava di azioni rotte a metà o dalla incapacità dei locali o dalla tempestiva difesa grigia. Il complesso locale suppliva con una certa dose di volontà all’inferiorità tecnica palese: Dalmonte e Angelini buttavano avanti palloni alla speraindio ed in prima linea Cappi e Panciroli si davano da fare cercando di passare l’ordinato sbarramento avversario. Tuttavia non accade nulla di notevole ed il riposo trovò le due squadre sul risultato bianco. Nella ripresa l’Alessandria volle farsi perdonare i suoi peccati di modestia. Partì all’attacco e cominciò a giocare col suo stile di sempre: migliorò il gioco costruttivo di Masperi, diventò più ordinato Vitto, acquistò sicurezza Motto, si diedero da fare Testa e Savoini, i due migliori attaccanti grigi. Dopo dieci minuti di gioco piacevole, e con molte occasioni sbagliate, maturò il gol: una fuga di Savoini, pressato, faceva pervenire un pallone volante in area, fallì l’intervento di testa Sgarbi, sicché ne approfittò Bey liberissimo che aggiustatasi la palla col petto lasciò partire la sventola che finì senza discussione alle spalle di Danti. Convinzione in tutti che l’Alessandria doveva aumentare il bottino. Attaccarono ancora Testa e compagni mentre la Reggiana non sapeva trovare la palla buona per la realizzazione. Ma durò poco. Errare è umano, diabolico è perseverare. L’Alessandria è stata diabolico: si ritirò nel suo guscio e lasciò ancora l’iniziativa ai granata. I quali granata attaccarono, seppure disordinatamente e seppure ben contenuti dalla difesa dove giganteggiava Bagliani. Masetti fece spostare Smersy (assolutamente annullato dal centromediano grigio) all’ala destra dando il comando dell’attacco al pur sbrigativo Cappi. Al 39’ il doppio peccato alessandrino era giustamente punito. Da una rimessa laterale, quasi sul fondo, la palla arrivò sul petto di Masperi, in area; sul rimbalzo entrò Panciroli che calciò direttamente in rete: un’autentica cannonata che lasciò tutti quanti a bocca aperta. L’Alessandria si disunì e la Reggiana continuò a premere anche nel finale, obbligando Borriero a parare a terra un tiro di Cappi. Ma non accadde altro. E in fondo fu anche giusto: andava castigata questa eccessiva modestia alessandrina, ma più del pareggio la Reggiana non meritava. Non c’è la squadra, purtroppo, ed anche la volontà in parecchi fa difetto. A che servono le sgroppate di Panciroli (forse il migliore) ed i tiri da lontano di Cappi se gli altri, specie Smersy e Lipizer, non si fanno mai trovare all’appuntamento? E la mediana? Qualcosa di buono nel primo tempo, ma poi un continuo ributtar palloni, senza direzione, sperando sempre che qualcuno fosse pronto a raccogliere. La difesa ha tenuto quando l’Alessandria non pressava; poi fece acqua. Buon per essa che gli attaccanti grigi avevano l’alzo del mirino sbagliato. Diremo che Malvisi ha tenuto bene Testa nel primo tempo, ma che nella ripresa sempre o quasi si è fatto lasciare sul posto. Diremo che Danti ha salvato in corner un pallone difficilissimo da parare, tirato all’inizio della ripresa da Testa. E null’altro diremo su questa Reggiana tanto povera di gioco e sfiduciata. Detto dei peccati alessandrini, aggiungeremo che la squadra ci è piaciuta solo per quel quarto d’ora della ripresa. L’esordiente Motto a terzino ha bucato parecchio, Vitto si è trovato a disagio al numero 4 e Masperi, anche lui, che è mediano di costruzione. In prima linea attivissimi Testa e Savoini, pasticcione Marchioro. Abbastanza pericoloso anche Bey, in ombra Tagnin. Spiccioli di cronaca, soltanto per ricordare quei pochi palloni arrivati nei pressi dei portieri. Primo tempo granata. Prima parata a Borriero (10’) per grande tiro angolatissimo di Smersy, che sul fondo riusciva ad eludere Bagliani. Un tiro di Cappi alto, un paio di angolo e al 33’ una parata di Danti su punizione battuta da Tagnin. Ad un minuto dal riposo Cappi mette in area un pallone da rete: sull’esitante Checchi ha la meglio Borriero che esce a valanga. Ripresa. Quarto d’ora alessandrino con Testa scatenato. Un altro tiro alto, uno salvato in angolo. Poi un pallone che esce facendo la barba ad un montante su un’azione da manuale registrata da Masperi e condotta da Marchioro e Bey. Un contropiede reggiano con Borriero che va a togliere la palla dalla testa di Smersy, poi il gol alessandrino. Il contrattacco granata premiato al 39’ e niente altro degno di nota. (Angelo Ponti, «La Gazzetta dello Sport», 2 marzo 1953) Panciroli ha compiuto l’ennesima prodezza di questo campionato di gioia per lui e di tristezza della Reggiana. «Spaccando» letteralmente la sfera a cinque minuti dal termine ed inviandola con rabbiosa violenza alle spalle dell’attonito portiere alessandrino, il gladiatore granata ha riacceso in extremis la fiammella della speranza. La speranza della salvezza, insomma, è rimasta in bilico ancora una volta tra le vecchie mura del Mirabello. Soltanto Panciroli poteva risolvere la situazione di una partita che per la sua squadra aveva avuto un unico colore: il grigio delle maglie dei propri avversari. La Reggiana ha rischiato di chiudere i battenti del campionato in anticipo perché una nuova sconfitta avrebbe avuto il sapore di un verdetto inappellabile. Sul filo di quella rete quasi fantomatica che ha fatto esplodere il Mirabello come nelle migliori occasioni, invece, la squadra granata ha appeso il fardello della propria speranza e del proprio avvenire. È un fardello pesante che non si qual filo avrà la forza di sostenere. Ma è già qualcosa che il filo, per quanto tenue, ci sia rimasto anche dopo questa partita. L’Alessandria, era risaputo, si presentava al cospetto del pubblico reggiano con il chiaro prospetto della sua classifica gagliarda e densa di significato. Era una delle due grandi del torneo ed a giusta ragione rappresentava l’ostacolo più impervio calato sul cammino della squadra in questo periodo di crisi e di rivoluzione. E l’Alessandria, com’era nelle previsioni, ha giocato con franchezza, senza ghirigori. Francamente ha molto deluso nella prima parte, quando la mediocrità dei giocatori che aveva di fronte è stata lungamente bilanciata dalla mediocrità degli stessi vicecapolista del girone. Il rovescio della medaglia (ovverosia la ripresa) ha invece offerto lo spunto per vedere l’Alessandria degna del posto che occupa in graduatoria. Una squadra, in quel momento, che si è lanciata in avanti con scioltezza e senza infingimenti, con lo scopo dichiarato di mettere in difficoltà i reggiani e tentare la botta dritta del risultato pieno. In un quarto d’ora, questa squadra si è disimpegnata in tutta la sua forza ed ha messo all’attivo la palla che avrebbe dovuto donarle la vittoria. Poi ha continuato con qualche scintilla preferendo in seguito ritirarsi in una saggia condotta di tamponamento e di difesa del risultato raggiunto. Anche in questo frangente sembrava che la fortuna le potesse arridere in pieno perché la forza del sestetto arretrato, nettamente e sempre in anticipo sui rispettivi avversari, sembrava chiaramente far dispiegare al vento il vessillo della vittoria. Quel vessillo è stato fatto ammainare da un colpo corsaro di capitan Panciroli, gladiatore in vena di dare tutto se stesso alla sua vecchia bandiera. Così è rimasto il risultato di parità che può considerarsi equo se rapportato alla fisionomia complessiva della partita che ha avuto più attacchi, ma più sterilità da parte dei reggiani e maggior calma e maggior sicurezza da parte dei piemontesi. La Reggiana, avvicinata ancora una volta dalla «cattiva stella» della disdetta, ha dovuto ripiegare su un giovanissimo per ricoprire il ruolo di centromediano. Lovagnini febbricitante è finito col rimanere in tribuna e Malvisi ha ricevuto l’onore della promozione al rango di maglia numero cinque titolare. E questa è stata una necessità alla quale non ci si poteva sottrarre. Meno chiara, invece, appare la giustificazione per la mancata presenza di Zucchini in campo. Il motivo per il quale il giocatore sia stato tenuto negli spogliatoi non è abbastanza chiaro. Se non vi sono state ragioni particolari e si è trattato solo di una determinazione di carattere tecnico, teniamo a precisare chiaramente che si è trattato di un grossolano errore. Questo era stato dichiarato alla vigilia e questo purtroppo lo ha confermato la sostanza della partita. Una gara come quella contro l’Alessandria, che si annunciava all’insegna del combattimento ininterrotto, aveva bisogno di protagonisti combattenti nati. Ora a Zucchini si potranno imputare tutti i difetti di questo mondo ma non gli si poteva assolutamente disconoscere le doti della combattività ad oltranza. Invece gli si sono preferiti giocatori ai quali manca il mordente ed altri ancora in non perfette condizioni fisiche. Il perché rimarrà sempre un mistero. Ad ogni modo l’attacco, eterno tallone d’Achille della squadra, ha segnato il passo anche ieri. La difesa dell’Alessandria, bene inteso, non appartiene a quelle facilmente vulnerabili, ed essere passati una volta può costituire di per sé un risultato positivo. Ma per raggiungere questo scopo nessuna azione manovrata: soltanto una prodezza individuale. Per il resto la linea ha marciato a singhiozzo, sommando più errori che pregi durante il cammino della gara. Una partita nella quale l’orgasmo ha fatto presa per lungo tempo e dove il risultato contava molto di più della tecnica non poteva certamente chiudersi con un bilancio di bel gioco. Per i giocatori granata invece si trattava di spremere energie e di racchiudere nel proprio cuore la fiamma della disperazione. Gettarsi avanti e tentare il tutto per tutto, insomma. Sotto un certo punto di vista questo è stato fatto, anche se i risultati sono molto magri. Il comportamento dei reparti arretrati, nei quali la mancanza di Lovagnini avrebbe potuto creare grattacapi indifferenti, è stato normale. Il sostituto Malvisi, in verità, ha cominciato piuttosto impacciato perché l’avversario che aveva da francobollare era di quelli che appartengono alla categoria dei «temibili». Però alla fin fine, supplendo con tutte le sue forze alle deficienze ed aiutandosi come poteva nelle situazioni… disperate, ha fatto in modo che guai non avessero origine nella sua zona. Il comportamento dei due terzini è stato discreto, anche se l’azione del goal ha ricevuto il timbro delle due ali che hanno praticamente costruito e realizzato la rete. Danti, non molto impegnato, non ha nulla da rimproverarsi. Dei due mediani Angelini è stato il più continuo, il più autoritario e il più sicuro. Ma anche Dalmonte, con quella sua possibilità di agire a largo raggio e con quell’animosità che gli ha permesso di incitare continuamente i compagni di squadra, ha dato tutto sé stesso. Il «punctum dolens» è venuto ancora una volta dalla prima linea. Debolezza e mancanza di forza di penetrazione sono stati i difetti di ieri e non soltanto di ieri. Anche stavolta Cappi è stato, nel primo tempo, l’uomo più positivo dopo Panciroli. Smersy invece ha incocciato in una prova grigia, inutile e purtroppo deludente. Lo stesso Checchi, muovendosi a strappi, ha alternato azioni buone ed altre meno sicure. All’estrema sinistra Lipizer ha offerto tutto quello che si poteva pretendere da un atleta che manca da un mese dai campi di gioco e che aveva dichiarato di non sentirsi fisicamente ancora a posto. Rimane ancora da parlare di Panciroli, ma sarebbe un inutile ripetersi: i gladiatori come lui consumano presto tutti gli aggettivi del vocabolario calcistico. Occorrerebbe coniarne dei nuovi per dare risalto maggiore al protagonista. Basti dire che anche ieri Panciroli ha siglato di persona la prodezza che mantiene ancora a galla la barca della Reggiana. Quando la Reggiana si è distesa all’attacco con il preciso compito di tentare il tutto per tutto, la speranza veleggiava ancora con il vento in favore. Così per un buon quarto d’ora, malgrado le apparenze, si è pensato che fosse ancora possibile mettere nei pasticci la difesa dell’Alessandria. Al 12’ anzi un tiro-sventola di Smersy dalla destra per poco non ha piegato le mani di Borriero proteso nel tentativo di parata. Era un colpo ad effetto e la palla ha minacciato di scivolare alle spalle del portiere piemontese. I tentativi si sono rafforzati due minuti più tardi con un calcio al volo di Panciroli su punizione battuta da Lipizer a tre quarti di campo. La Reggiana ha insistito per un buon periodo rafforzata anche dal fatto che il complesso grigio pareva più indaffarato a restringersi nella propria zona che non a creare seri pericoli alla difesa opposta. Una mezz’ora di gioco esatta prima che Danti fosse chiamato per la prima volta al lavoro. Il portiere granata era impegnato di nuovo, cinque minuti più tardi, nell’arrestare una punizione battuta da Masperi per atterraggio ai danni di Testa; ed un altro pericolo veniva corso dalla porta reggiana verso il 40’, allorché Marchioro attraversava tutta la zona destra del campo per porgere a Savoini che saettava a lato di qualche metro. La Reggiana riusciva a rispondere con tono ancor più misurato al 44’ costruendosi l’azione più indovinata e più pericolosa del tempo: la palla slittava da Smersy fino a Cappi e da questi a Checchi rapidamente spostatosi in avanti; un istante solo ed il portiere uscendo a catapulta riusciva a raggiungere con un attimo di anticipo la sfera. Un attimo che rappresentava la salvezza per la propria porta. La faccia vera dell’Alessandria purtroppo è apparsa nella seconda parte. Una faccia piuttosto… feroce, da far paura anche a squadre meno in declino della nostra. La compagine piemontese ha annusato l’aria buona subito ed ha spinto in avanti, in qualità di cani dal fiuto sicuro, i suoi attaccanti. C’è stato un periodo, dal 10’ al 20’, in cui l’orchestrazione del gioco non ha avuto che un direttore: il complesso piemontese. In quel frattempo l’Alessandria ha avuto modo di mettere in vetrina i suoi pezzi migliori. È stato un susseguirsi rapido ed incalzante di azioni: vi hanno dato l’avvio una perfetta intesa tra Savoini e Bey al 9’ (il tiro è terminato a lato); una nuova fuga dell’ala destra al 12’ ha posto nei pasticci Sgarbi e creato uno sbandamento nella difesa granata; Marchioro ha dato il «la» ad un’azione personale al 14’ e Testa ha creato il patema d’animo comune al 18’. Poi è venuto il 20’ e la Reggiana è parsa crollare. Savoini è fuggito via sulla sinistra; la palla ha carambolato sulla destra, dove Sgarbi si è lasciato superare da Bey; da distanza ravvicinata l’estrema destra non ha sbagliato la mira e la sfera si è perduta in fondo al sacco. Peggio di una doccia fredda per gli sportivi e per i giocatori: un’ombra cupa è parso invadesse il campo. La Reggiana ha contato i minuti che ancora mancavano al termine, si è gettata in avanti con la forza della disperazione, ma ormai sembrava spacciata. Era ancora l’Alessandria a tenere le redini del gioco: poi, per tre volte, i grigi hanno ripiegato in angolo ma quasi senza scomporsi, quasi sicuri delle proprie possibilità. Ed i minuti se ne sono andati via leggeri e quasi inavvertiti. Sembravano portare con sé il segreto di una condanna: la condanna definitiva per la Reggiana. Poi è venuta fuori la fiammata. Una palla quasi da nulla che dalla linea laterale è stata messa in gioco al 40’: un allungo di Checchi verso Panciroli spostato sulla destra in una posizione pressoché impossibile. E che ha fatto il capitano? In quel momento ha sentito il cuore bussare con violenza al cervello. Ha avuto forse la percezione infallibile della propria ora. Si è scagliato sulla palla al volo con una violenza incredibile a descriversi, le ha impresso una traiettoria tremenda. Nessuno ha visto il cuoio in viaggio, ma tutti hanno sentito lo schiaffo terribile dell’incrocio dei pali e tutti l’hanno visto alfine fermo in fondo alla rete. È stato un boato: il Mirabello si è risvegliato di colpo e Panciroli, terminato a terra, è scomparso sotto una valanga di abbracci. Per un attimo ha sfiorato tutti anche la speranza del grande successo: due minuti dopo infatti la palla ha svirgolato sulla sinistra da Lipizer a Checchi, poi la traiettoria è mutata, è caduta contro il palo, è rimbalzata in campo. Quasi quasi terminava in fondo alla rete. Poi il fischio di chiusura. E mentre i ventidue protagonisti prostrati si sono avviati verso gli spogliatoi, un applauso prolungato e scrosciante ha salutato un atleta: Panciroli, il capitano che ha tenuto viva la fiamma della speranza. (Laerte Guidetti, «Gazzetta di Reggio», 2 marzo 1953) SFIORA IL SUCCESSO (1-1) L'ALESSANDRIA A REGGIO L’annuncio della formazione dell’Alessandria, con Vitto abitualmente terzino schierato a mediano, ha fatto immediatamente intravedere le intenzioni dei grigi: uscire imbattuti dal Mirabello. Il comportamento degli ospiti nel primo tempo, con gli interni Tagnin e Marchioro sempre in copertura, ha confermato il proposito: strappare un punto contro i granata emiliani. L’Alessandria, quindi, è riuscita nel suo intento, ma alla fine della contesa i più scontenti del risultato erano forse gli atleti in maglia grigia. Nella ripresa, allorché gli ospiti si sono distesi in avanti, sono iniziati i grattacapi per la difesa reggiana che, mancante di Lovagnini al centro della mediana, aveva nel giovane Malvisi un sostituto che, seppur generoso, non era abbastanza capace per fermare Testa. Così al 20’ di gioco Bey portava l’Alessandria in vantaggio. Ottenuto il punto, i grigi si richiudevano nella propria area; allora la Reggiana ha voluto esercitare una pressione che seppure inconsistente, è servita per raggiungere il pareggio; pareggio che è stato frutto di una prodezza personale del mezzodestro Panciroli, il migliore in campo, con un tiro veramente imparabile. I grigi hanno cercato il più possibile di «francobollare» gli avversari, tenendosi in una posizione guardinga e di attesa. I reggiani hanno condotto così il maggior numero di azioni, senza per altro creare seri fastidi a Borriero, che solo all’11’ di gioco si è trovato in difficoltà nel fermare un tiro di Smersy. Gli ospiti si sono affacciati alla porta di Danti al 29’, su calcio d’angolo; la prima parata, assai facile, del guardiano locale si è registrata al 34’ su tiro di Masperi. Nella ripresa i granata si sono trovati subito in difficoltà contro gli avversari, scatenati in prima linea; Testa è fuggito spesso a Malvisi, mentre Tagnin e Marchioro impostavano le azioni. Al 10’ Testa avrebbe potuto segnare, ma il suo tiro è andato alto sopra la traversa. Al 12’ è sempre lo stesso Testa che, aggirato Malvisi, dal limite dell’area fa partire un forte tiro che Danti neutralizza in angolo. Ormai è l’Alessandria che detta legge e un minuto dopo, su azione partita dal centro campo, con Testa che fugge e passa a Bey che, al piede, stringe al centro. Esce Danti e contemporaneamente parte il tiro dall’estrema che sfiora la base del palo sinistro. A conclusione di questa superiorità, i grigi passano in vantaggio al 20’. È Savoini che da sinistra effettua un perfetto traversone: Vincenzi corregge la traiettoria della palla e questa cade sui piedi di Bey che, appostato a pochi passi da Danti, non ha difficoltà a scaraventarla in rete. A goal segnato, l’Alessandria ritorna guardinga e così i granata possono riprendere il controllo della situazione. La difesa avversaria però sopporta l’urto con facilità e i granata collezionano solo degli angoli a proprio favore: quattro quasi consecutivi. Al 39’, però, su rimessa laterale di Dalmonte, la palla giunge a Panciroli che, tutto spostato sulla destra, scaraventa in rete. (U.B., «Stampa Sera», 2 marzo 1953) DUE MAGNIFICHE AFFERMAZIONI DEI GRIGI Pareggio a Reggio e vittoria a Piacenza Domani al Moccagatta è di turno il Molfetta A Reggio, contro una squadra di giovani che lottava col cuore in gola per sfuggire alla retrocessione, l’Alessandria passata in vantaggio nel primo tempo con una rete di Bey, veniva raggiunta a 5 minuti dalla fine con un tiro di Panciroli angolato e violento: un tiro fortunoso ma realmente magnifico. La squadra grigia si era allineata con Vitto a mediano destro, in sostituzione di Generani indisposto, ed a lato di Bussetti ha esordito Motto, il quale dopo un quarto d’ora di incertezze, provocate dalla responsabilità che su lui gravava, si è ottimamente ripreso finendo con sicurezza e chiara visione di gioco. Un punto guadagnato fuori campo, come indica la media inglese, è sempre un successo. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 7 marzo 1953) RISULTATI: Livorno-Venezia 0-1 Maglie-Lecce 1-2 Mantova-Vigevano 0-2 Molfetta-Arsenaltaranto 0-1 Pavia-Parma 2-0 Piacenza-Empoli 1-1 Sambenedettese-Sanremese 4-0 Stabia-Pisa 3-1 CLASSIFICA: Pavia 36; Alessandria* 31; Arsenaltaranto 28; Livorno, Parma, Empoli 25; Piacenza* 24; Lecce, Maglie, Pisa 22; Venezia*, Sanremese 21; Mantova 20; Molfetta 19; Reggiana 18; Sambenedettese 17; Stabia, Vigevano 15. : una gara da recuperare **: due gare da recuperare Il punto sul campionato Il Pavia battendo il Parma aveva riportato a cinque i punti di distacco sull’Alessandria fermata a Reggio Emilia. In terza posizione l’ArsenalTaranto aveva espugnato, di misura, il campo del Molfetta. Sconfitta casalinga per il Livorno ad opera del Venezia. Avevano vinto le ultime tre della classifica: colpo del Vigevano, ultima in classifica, in casa del Mantova, dello Stabia che aveva sconfitto il Pisa e della Reggiana sulla Sanremese.