Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1949/1950
Serie B
25-06-1950 - Giornata: 42 - Verona - Marcantonio Bentegodi


Verona AC - Alessandria US 3 - 2 (1 - 2)
RETI: 7. Pozzan U. [Ve] , 57. Pozzan U. [Ve] , 83. Tavellin G. [Ve] 9. Carelli P.[A], 25. Pernigotti L.[A]

Alessandria US Giorcelli Anselmo, Vitto Luigi, Scarrone Secondo, Arezzi Giuseppe, Bagliani Giuseppe, Pietruzzi Mario, Dania Dino, Albertelli Lanfranco, Pernigotti Luigi, Cipolla Manlio Italo, Carelli Piero All.: Flatley Albert con D.T. Carcano Carlo

Formazione avversaria
VERONA AC: Tessari; Battistella, Lucchi; Fanin, Frasi, Tessaro; Sega, De Lazzari, Tavellin, Pozzan, Massari. All.: Piccioli Angelo

Arbitro: Gemini Luigi (Roma)
Note
Inizio gara ore 16.00

Commento
Triste conclusione del torneo dei cadetti I GRIGI SUL CAMPO DEL VERONA PERDONO LA GARA DECISIVA (2-3) La squadra grigia, che in vantaggio nel primo tempo aveva potuto cullare il sogno di una bella e meritata vittoria, è riuscita nella ripresa a distruggere tutto quello che aveva costruito e a spianare la via agli avversari. Non ci sono colpe particolari: a nostro avviso ha semplicemente trionfato la miglior condizione atletica dei veronesi, venuti a galla vigorosamente nel finale, quando l’Alessandria, spremuta di forze e ormai moralmente dominata da un avversario più fresco, più risoluto e più combattivo, stava ripiegando. Non vi sono, diciamo, colpe particolari. Tutto il primo tempo dei grigi è da lodare per l’impegno, l’ordine e la compattezza di gioco dimostrati. Ha segnato per primo il Verona al 7’ minuto con Pozzan in seguito a un rinvio, mi parve di Arezzi, rimbalzato su di un avversario; riprendeva. Massari che allungava a Pozzan sulla sinistra, il quale batteva da pochi metri Giorcelli. Un goal disgraziato nato da un infortunio. La reazione dei grigi è stata fulminea: ripreso il gioco, tutta la squadra si è rovesciata nel campo avversario, e due minuti non erano ancora passati che Pernigotti, piombato su un centro di Cipolla, dava il colpo di grazia alla palla a meno di un metro dai pali. Questa risposta immediata, cosi felicemente conclusa, doveva influire moralmente sulla squadra per tutto il resto del primo tempo. Essa ha iniziato difatti un gioco nutrito, abilmente intessuto e di spinta vigorosa, mantenendo pressoché costantemente l’iniziativa delle operazioni, vibrante di slancio, avveduta nell’impianto delle azioni, con un piglio di volontà che dava alla sua offensiva un’impronta di forza irresistibile. Conseguenza logica di questa prevalenza e stato il secondo goal segnato da Pernigotti al 25’, in seguito a un calcio di punizione battuto sulla destra da Carelli. È da rilevare che, qualche momento prima, l’Alessandria aveva operato l’inversione delle due ali con risultati notevoli come rendimento generale di reparto. Coll’esito di due a uno si chiudeva il primo tempo e per quanto l’Alessandria dovesse poi giocare col sole negli occhi nella ripresa, era tuttavia nostra impressione che, data la sua tenuta complessiva di gioco e la superiorità tecnica dimostrala sull’avversario, le sorti dell’incontro non dovessero più mutare. Ma nella ripresa il sole sparì, e sparì purtroppo gradatamente anche l’Alessandria. Il suo declino ha avuto due fasi: di carattere tecnico nella prima mezz’ora, e di carattere agonistico nell’ultimo quarto d'ora. Per una trentina di minuti circa noi abbiamo rivisto un’Alessandria ancora combattiva ma disorganizzata. Il gioco del suo attacco era diventato tecnicamente poco consistente per l’insufficienza di un po’ di tutti. Le due ali erano tornate al loro posto, ma incidevano poco nel gioco e meno ancora incidevano Cipolla e Pernigotti, superato il primo dal ritmo della contesa, e come spaesato il secondo, mentre Albertelli, più maturo forse del quintetto, si trovava nella condizione di chi non avendo più capisaldi su cui poggiare il gioco, si smarrisce nelle immediate retrovie dell’attacco con delle passeggiate inconcludenti. Ad aggravare questa situazione veniva appena a dodici minuti dall’inizio il pareggio del Verona. Anche in questa azione c’è stata della sfortuna e delia fatalità: l’arbitro concedeva un calcio di punizione a venti metri circa dalla porta dei grigi. Il tiro di Pozzan rimbalzava sullo schieramento, e la palla tornava senza una deviazione: e senza il più piccolo effetto sul piede dell’esecutore, che ripeteva un tiro di eccezionale potenza e precisione nell’angolo alla sinistra di Giorcelli. Dopo questo episodio la squadra grigia non si smontò, ma, se moralmente essa era ancora in piedi, tecnicamente era una compagine dispersa. Al 18’ una gran parata di Tessari su colpo di testa di Pernigotti salvava la porta veronese da un goal quasi fatto e al 28’ era Frasi a respingere a un metro dai pali un tiro di Albertelli. Poi di colpo la squadra crollò, sfinita dal lungo sforzo; delusa e amareggiata, l’Alessandria cedette. Restò in piedi solo la difesa, degna veramente di encomio. Il Verona prese allora il sopravvento, i suoi uomini correvano come gazzelle, il coro della folla li accompagnava. Merito principale della mediana, che con Fanin, Frasi e Tessaro ha presentato il miglior reparto in campo. Gli incitamenti dei tifosi grigi saliti a Verona in quattro autopullman, e che durante tutto il primo tempo avevano dato l’impressione di essere al Moccagatta, non si udivano più: stavano anch’essi con l’ansia nel cuore. Al 33’ su passaggio di Pozzan, Tavellin segnava il goal della vittoria. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 26 giugno 1950) Il pericolo della retrocessione era stato avvertito negli ambienti sportivi alessandrini da tempo: se n’era discusso, si erano fatti i calcoli d’uso e ci si era dimostrati pessimisti od ottimisti, a seconda dei temperamenti. Ma in fondo in fondo, quasi tutti avevano qualche cosa di più di una speranza: avevano la certezza che la squadra grigia, dopo avere militato in A nella stagione 1948-49 [sic], non potesse ora, a soli due anni di distanza, scendere di un altro gradino nella graduatoria nazionale. I pullman di tifosi che erano partiti alla volta di Verona al seguito dell’Alessandria sono tornati a tarda sera: i passeggeri non hanno fatto il viaggio di ritorno in condizioni di umore molto brillanti. La partita è stata di per sé una sofferenza continua, non ha consentito un attimo di requie per chi voleva, come voleva la fedele carovana, sostenere i suoi atleti con un tifo indiavolato: solo sul finale, quando il morale degli ospiti è crollato, anche i tifosi si sono rassegnati al fato ed hanno data per scontata la retrocessione. Come per tutti gli avvenimenti di questo mondo, anche per i più dolorosi, l’importante è di superare la crisi di sconforto e di rimettersi a guardare con fiducia l’avvenire. Stanno di fronte ai dirigenti nuovi compiti: il campionato di C dovrà essere disputato e vinto senza tentennamenti. Il programma è uno solo: ritornare in alto al più presto. L’Alessandria dovrà però affrontare le sue nuove fatiche senza quelle indecisioni che la indebolirono in passato. Per rinascere i grigi debbono poter ottenere dalla squadra un rendimento ben più costante di quello che fino ad ora il complesso ha ottenuto. Vi saranno difficoltà e contrarietà di ogni ordine: nessuna tale però da non potere essere superata. («l’Unità», 27 giugno 1950) L'ALESSANDRIA IN SERIE C INUTILE RECRIMINARE - BISOGNA SAPER SUPERARE LA DIFFICILE CRISI L’Alessandria, nel giro di quattro anni, è scesa a precipizio dalla Serie A alla Serie B. La sconfitta di domenica a Verona rispecchia il comportamento della nostra squadra durante quasi tutte le partite di campionato: e cioè, crollo della squadra dopo i primi 45 minuti di gioco anche se il punteggio era a suo favore. È caduto così nel baratro il buon nome del calcio alessandrino, il patrimonio non indifferente di giocatori è sfumato, e perduta la fiducia di una grande massa di sportivi che pur di fronte ad una squadra che gradualmente si dissanguava perdendo tecnica e coraggio, ha continuato fino all'ultimo minuto a sperare nel miracolo del salvataggio. Lo sportivo sincero si rifiutava, purtroppo, di credere a simile tracollo. Negli anni decorsi, quando le cose incominciavano ad andare maluccio, gli allenatori venivano assunti e dimessi a spron battuto (tre allenatori all’anno). Quando i giocatori pagati fior di milioni alla prova dei fatti risultavano delle mediocrità, la stampa locale con la sua critica sempre in buona fede metteva in risalto errori di valutazione e lacune tecniche. È avvenuto che proprio sulla stampa fu riversata la colpa del mancato rendimento dell’Alessandria; è stato detto che i giocatori scendevano in campo demoralizzati, perché il giornale aveva messo critiche in relazione alla partita precedente ed in previsione alle partite future, e poiché durante un’assemblea generale anche i soci dell’Alessandria si erano palesati dello stesso parere (di criticare cioè la stampa), abbiamo assunto quest’anno un atteggiamento diverso. Ci siamo limitati ad una pura cronaca ed abbiamo sempre espresso la parola di incoraggiamento ai giocatori e di incitamento al pubblico. L’Alessandria è continuata a scendere di rendimento e in classifica, alcuni giocatori sudavano troppo a seguire il lavoro di Flatley, e Carcano, con tutta la sua esperienza, mentre aveva detto che la questione dell’Alessandria stava solo nel cambiare il filo e che la macchina c’era, ha preso il volante della macchina e non è riuscito a trovare la via trasversale per evitare di cadere diritto nella Serie C. Inoltre, durante l’annata, abbiamo notato che troppi dirigenti anziché intensificare l’interessamento e dimostrare il vero attaccamento alla società e non la semplice ambizione, diradavano le loro presenze al Consiglio e in questi ultimi tempi il peso del difficile compito è ricaduto su pochi. Non intendiamo fare un processo a tracollo avvenuto, perché speriamo che gli stessi dirigenti, che pure involontariamente nel giro di quattro anni hanno ridotto l’Alessandria ad una squadra di giovani non maturi ed a pochi anziani, esempi di volontà, ma purtroppo al termine della carriera, restino al loro posto, per riportare il calcio alessandrino alla massima divisione. Qualcuno dovrà ben assumersi, di fronte alla realtà delle cose la responsabilità di questa grave, ma non irreparabile crisi. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 1º luglio 1950) RISULTATI: Brescia-Fanfulla 2-2 Legnano-Udinese 6-1 Livorno-Cremonese 1-0 Napoli-Catania 2-1 Pro Sesto-Modena 2-5 Reggiana-Salernitana 1-0 Siracusa-Arsenaltaranto 6-1 Spal-Prato 5-1 Spezia-Empoli 2-0 Vicenza-Pisa 4-0 CLASSIFICA: Napoli 61; Udinese 60; Legnano 57; Spal 55; Modena 52; Brescia, Spezia 48; Livorno 46; Pisa, Siracusa, Verona 41; Catania 40; Cremonese, Salernitana, Vicenza 39; Fanfulla 38; Reggiana 37; Alessandria 36; Empoli 35; Arsenaltaranto 32; Prato 26; Pro Sesto 13 MARCATORI 30 gol: Bertoni Et. (Brescia) 22 gol: De Vito (Spal), Micheloni (Siracusa) 21 gol: Goldaniga (Fanfulla), Puricelli E. (Legnano) 20 gol: Colombi (Spal) 19 gol: Bartolini (Livorno), Darin (Udinese), Masoni F. (Cremonese), Quaresima (Vicenza), Rawcliffe (Alessandria) 18 gol: Brighenti R. (Modena), Scagliarini (Reggiana), Tavellin (Verona) 17 gol: Ciccarelli (Spal), Dalcerri (Fanfulla), Molina G. (Legnano), Pozzan (Verona), Pozzo (Spezia) VERDETTI Promosse in serie A NAPOLI e UDINESE Retrocesse in serie C ALESSANDRIA, EMPOLI, ARSENALTARANTO, PRATO e PRO SESTO