Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
06-10-1946 - Giornata: 3 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Bologna FC 0 - 1 (0 - 0)
RETI: 80. Arcari (IV) B. [Bo]

Alessandria US Bodoira Alfredo, Borgogno Angelo, Rava Pietro, Bertoni (II) Elio, Arezzi Giuseppe, Tortarolo Francesco, Stradella Carlo, Rampini Sergio, Lushta Riza, Coscia Aristide, Sotgiu Pietro All.: Borel (II) Felice Placido

Formazione avversaria
BOLOGNA FC: Vanz (I) Glauco, Pagotto, Ricci, Malagoli, Marchi, Marchese, Biavati, Valcareggi, Cappello (IV) Gino, Arcari (IV) Bruno, Taiti. All: Viola József e Lelovics Gyula

Arbitro: Dattilo Generoso (Roma)
Note
Spettatori: 16.500. Incasso: 2.162.000 lire. Giornata calda Inizio gara ore 15.00

Commento
Finì la partita, tra il generale silenzio; finì con il Bologna all’attacco, padrone della situazione. E tutta quella gente che si era pigiata sulle scale del vecchio stadio per riempirlo come non fu visto mai in Alessandria, restò ferma e muta; come impietrita. Solo s’agitò e vociò un gruppetto là nell’angolo della tribuna, un circoletto piccolo piccolo, come un fil di fumo su un gran mare calmo: erano gli immancabili tifosi bolognesi venuti al seguito della loro squadra. Il quadro si scompose piano. Dal campo sparirono i giocatori stanchi, dalle scalee scese lenta la folla per incanalarsi verso l’uscita. La partita era finita, l’ombra della terza sconfitta consecutiva era diventata una triste realtà: il Bologna partiva con il bottino prezioso dei due punti, buoni per restare al vertice della classifica, l’Alessandria restava lì a mani vuote costretta in coda, a quota zero. Eppure sul campo non era passata la differenza sostanziale che divide le due squadre nella classifica; eppure c’era stata lotta, specie nel secondo tempo; eppure per lunghi periodi la folla aveva gridato il fatidico «forza grigi», con tutta la sua enfasi generosa, con tutta la sua speranza che non si spense fino a dieci minuti dalla fine. Qui la partita ebbe il suo episodio decisivo, qui si concluse. Il Bologna aveva parlato molto, più volte era stato sul punto di concludere il lungo discorso, ma non c’era riuscito mai. E l’Alessandria, nella ripresa, aveva assunto, essa pure, un certo piglio. Ed aveva risposto, non con la stessa scioltezza di linguaggio, ma con argomenti abbastanza sostanziosi; ed era diventata anche aggressiva e pericolosa. Poi, ecco il Bologna, che arrivava alla dimostrazione pratica. Parte una palla alta a parabola lunga dalla destra verso il centro dell’area alessandrina. Saltano assieme Cappello e Borgogno: il terzino ha la meglio e, di testa, rinvia corto la palla. Ecco, a tre passi è pronto Arcari: non lascia nemmeno che la sfera tocchi l’erba del prato, la prende al volo, la scaglia con un gran tiro verso la rete e il tuffo di Bodoira è inutile. È già nel sacco, ha già sfiorato, viaggiando sempre a un palmo da terra, il montante alla base. Magnifico tiro, e la partita è conclusa. Mancano dieci minuti alla fine: i grigi cedono, i rossoblù ricamano, con l’ago della classe collettiva e col filo delle prodezze individuali, lo stemma della vittoria. All’ultimo Biavati e Valcareggi si scambiano di posto in velocità. L’ala stringe verso il centro, poi lancia l’interno che si è allargato sull’ala. Magnifico: e Valcareggi punta a rete, scarta con facile mossa elegante un difensore, resta solo davanti al portiere. Il tiro (non molto forte) e la respinta contano poco. Conta l’azione, lo scambio, la sigla del gioco: e la folla capì, si convinse che la vittoria non era immeritata. Il Bologna, sì, l’ha meritata. Ci fu dell’equilibrio nella partita; ci fu, ripetiamo, un secondo tempo giocato dai grigi con l’impeto, il puntiglio e la volontà che valsero una bella riscossa, ma il Bologna restò in piedi. La squadra elegante del primo tempo si trasformò, lottò da pari a pari sul piano dello slancio, non perse mai il controllo della partita, poi passò a concretare il successo. Un bel Bologna, un Bologna quadrato, sano e saldo in ogni reparto, ben fuso nell’assieme. Incompleto, schierò la formazione del passato campionato; ma era ben diversa la fisionomia generale del gioco, anche se la struttura era la stessa. Ed è facile individuare i motivi essenziali che hanno determinato questo miglioramento nella forma dei singoli. Tutti a posto, tutti talmente in gamba che non sapresti proprio chi levare dal mazzo per mettere sul piedistallo dei migliori. Persino l’anziano Pagotto, entrato all’ultimo momento a sostituire l’infortunato Spadoni, si è battuto con tanta capacità da non far pensare all’assente. E Vanz, poco impegnato, ha difeso la sua rete sempre vergine. Poi la mediana dei tre «M»: qualcosa di bello. Tutti ottimi: un Malagoli che alla solita forza aggiunge finezze tecniche notevoli, un Marchese tempista, un Marchi pronto e a posto sempre, su tutti i palloni da fermare o da rilanciare. Una vera partita maiuscola la sua, e forse nessuno pensa che presto dovrà entrare Sárosi: Marchi va veramente bene. L’attacco è il reparto di maggior spicco. Mancava Galassi, non c’era Bonaretti, però rientrava Arcari che nella ripresa prese il posto di centrattacco. Le assenze non si sono fatte sentire: il reparto ha funzionato benissimo. Valcareggi il migliore: pronto, agile ed abile, legò il filo di tutte le azioni più belle e Cappello ebbe sempre nel rosso triestino un gran collaboratore. Lavorarono d’intesa e, anche se Cappello fu sempre lento nei movimenti, l’azione ebbe il marchio della classe. Svelto e pratico nel suo convergere al centro con la palla o nel lanciarla al centro fu sempre Taiti, veloce e furbo Biavati che ebbe qualche azione di rilievo. Ma quel che piace è il reparto, è il muoversi della palla da un piede all’altro, sempre precisa e rapida, sempre ben lanciata, anche quando i compagni non si vedono. È la manovra d’intesa quella che conta. L’Alessandria si è battuta bene. Slancio è volontà; poi la classe di qualche elemento veramente buono: ma non c’è intesa. Quel che eccelle nel Bologna manca all’Alessandria e, in certo senso, è comprensibile. Oggi ha potuto contare su una difesa fortissima, da qui la buona prova. Il terzetto estremo è stato indubbiamente quello migliore. Parliamo prima di Bodoira, arrivato giovedì in casa dei grigi coi suoi 35 anni suonati, con tutta la sua passione, con le sue grosse mani da portierone. Arrivato e messo in squadra: e lui ha voluto esordire con un partitone, con due parate nel primo tempo che hanno strappato i grandi applausi. Pensate a un bel centro di Biavati, a Cappello che raccoglie la palla solo a un passo dalla porta: raccoglie e tira. Bodoira fa un gran volo e respinge a mani aperte. Magnifico! Pensate ancora a Cappello che si libera, col suo caracollare strano, da un paio di avversari e arriva con la palla al piede a pochi metri dai pali. Puntatina secca, ma ancora Bodoira si lancia e con la mano tesa, tutto allungato a terra, riesce a respingere. Applausi e applausi e ancora applausi da non finire. E Bodoira quando uscì dopo il primo tempo ed ebbe sotto la tribuna ancora tanti applausi, allargò le braccia scuotendo la testa, come per dire: «Ho fatto solo quel che potevo»! Bravo e modesto. Poi con lui Rava, sempre potente, e bene anche Borgogno, colpitore non tanto preciso, ma sempre pronto a troncare l’azione di slancio. Un bel terzetto, insomma. Mediana zoppa: con un buon laterale in Bertoni, con un centro che non è al suo posto, con un Tortarolo non ancora bene in forma. L’attacco vive delle prodezze di Coscia, delle scorrazzate di Rampini, ma non lega, non ha il volto del reparto. Ognuno lavora per conto suo e c’è anche chi fa male anche quel poco che fa da solo, col risultato che potete immaginare. Ci sono i giovani nel vivaio alessandrino e Borel dovrà ringiovanire (e rinvigorire) l’attacco se vuole soddisfazioni per lui e per tutti gli appassionati alessandrini. Oggi musi lunghi, domani l’entusiasmo potrebbe anche andare alle stelle: basterebbe una vittoria per rialzare il morale di tutti. E la vittoria, vedrete, non mancherà, Mica tutti gli avversari hanno il nome e il gioco del Bologna! (Nino Oppio, «La Gazzetta dello Sport», 7 ottobre 1946) Anche questa è andata male. I grigi, pur in una nuova formazione – la terza del campionato – non hanno raggiunto ancora quell’addestramento e quel grado di forma richiesti per queste grandi competizioni. Il miglioramento è apparso evidente e progressivo. Dalla batosta con il Modena, al miglior comportamento con la Juventus, oggi un altro passo notevole si è fatto in avanti e un esito pari avrebbe meglio indicato l’andamento delle forze in campo. Il Bologna complessivamente è apparso più a posto e ben saldo. È una compagine registrata e pronta a tutti i cimenti, che ha avuto un’autorevole superiorità all’attacco nel primo tempo, terminato del resto, senza esito. L’Alessandria, ancora nella sua fase d’assestamento, si è magnificamente ripresa nel secondo tempo e solo l’infortunio verificatosi verso la fine l’ha ingiustamente piegata. Alla presenza di un pubblico strabocchevole, favorita da una calda giornata, si inizia la partita e i grigi hanno un’ottima occasione al primo minuto, con un attacco di Lushta che da tre metri, superati anche i terzini, si lascia soffiare il pallone da un balzo felino di Vanz. Poi al 9’ su calcio di punizione di Arezzi, a portiere ormai battuto, Ricci, con un bel salto, di testa, sulla linea della porta, riesce a deviare fuori il pallone. Due pregevoli situazioni sfumate fortunosamente. Ora il Bologna preme con ordine, calma e precisione. Il suo attacco si snoda ritmico e preciso, come precisi sono i suoi passaggi tra linea e linea, tra uomo e uomo. È una manovra piacevole a mirarsi, ma estremamente preoccupante per l’estrema difesa dei grigi nella cui area mediani e terzini sono costantemente alle prese con gli attaccanti avversari. Quest’offensiva, con tiri da lontano o con rapide folate in area di rigore, dura una buona mezz’ora e Bodoira si salva, in due specialmente pericolose situazioni condotte con abile maestria da tutto il quintetto attaccante rosso-blu. Sul finire del primo tempo i grigi hanno avuto un ottimo ritorno offensivo culminante con tre tiri di Stradella, Sotgiu e Lushta, tiri che falliscono il bersaglio per un soffio. Nella ripresa il Bologna si è fatto più guardingo e retrocede qualche attaccante in difesa. L’Alessandria si butta disperatamente in avanti; crea e sviluppa nuove offensive. Poi verso la fine di questa estenuante lotta e cioè al 35’ della ripresa, quando gli animi sono pressoché rassegnati all’esito pari, parte dalla metà campo bolognese un’offensiva, all’inizio poco preoccupante; senonché il pallone perviene ad Arcari il quale da una trentina di metri spara e manda direttamente in rete. Bodoira, forse sorpreso ed in parte coperto da Rava, si butta tardivamente sulla traiettoria del pallone. È una mazzata inaspettata. I grigi, negli ultimi minuti, sono tutti lanciati all’attacco nel vano tentativo di raggiungere il pareggio. Il Bologna controlla tutti gli assalti avversari ed anche controbatte portando così in salvo la bella vittoria. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport del lunedì», 7 ottobre 1946) La partita è stata vinta dal Bologna proprio nel periodo in cui il gioco più equilibrato degli alessandrini poteva lasciar sperare, se non in un loro successo, almeno nel risultato di parità perché – devo subito dirlo – questo risultato sarebbe stato il più equo e il più logico. Se si eccettua il periodo di superiorità che la squadra bolognese ebbe durante una buona ventina di minuti nel primo tempo, dove l’Alessandria riuscì a mantenere intatta la propria rete in virtù di due autentiche prodezze del portiere Bodoira, per tutto il resto del tempo le azioni si sono alternate sui due campi, e occasioni si sono presentate da una e dall’altra parte, ma il lavoro delle opposte difese, che fece spicco nel quadro del grande incontro, poteva neutralizzare ogni attacco, mantenendo inviolate le porte fino al 35’ della ripresa, quando il Bologna, sfruttando abilmente ed anche un poco fortunosamente il rinvio di testa di un difensore grigio, riusciva a segnare la rete della vittoria. Dirò in appresso come questa rete venne segnata. Prima voglio narrare le azioni salienti, sviluppate dalle squadre, che non furono molte, ma interessanti, prima sotto l’aspetto tecnico – e qui il Bologna se la intese assai bene – poi dal lato agonistico, quando l’Alessandria, lanciata alla ricerca del successo ed in seguito del pareggio, riuscì a sfiorarlo, ma non a raggiungerlo. La possibilità di segnare i grigi l’ebbero al primo minuto di gioco. In un rapido sviluppo di un’azione sulla sinistra, la palla pervenne a Lushta solo innanzi a Vanz. Un attimo di indecisione bastò perché Pagotto potesse liberare. Cinque minuti dopo, sempre dalla sinistra, la palla pervenne a Stradella ed anche in quest’occasione assai facile, a pochi metri dalla rete bolognese, l’ala destra grigia non riusciva a toccare il pallone, che aveva attraversato tutta la linea della porta per finire fuori di poco. Il Bologna, uscito indenne da questi due pericoli, iniziò allora la sua azione offensiva; la squadra poteva distendersi, manovrare con agilità, mettendo in evidenza un gioco d’intesa fra i suoi reparti che doveva portarla ripetutamente in area alessandrina, sfiorando il successo un paio di volte. L’Alessandria non trovava la forza per reagire. Il suo era un gioco a strappi, dove la preoccupazione difensiva emergeva di fronte a quella offensiva, ridotta a sporadiche azioni delle ali ed a qualche innocente intento di Lushta. Con tutto questo, i grigi diedero l’impressione di raggiungere il successo quando Arezzi, sfruttando una punizione da una ventina di metri, fece partire un pallone dritto in rete. All’ultimo istante, la testa di Marchi sostituiva l’intervento di Vanz e la rete fu salva. Si giocava da un quarto d’ora circa. L’azione delle squadre era serrata e corretta. I bolognesi assunsero allora il comando della gara, la loro prima linea, operante sulla base di rapidi spostamenti e di allunghi, faceva entrare in scena Biavati, il quale riusciva a spingersi a pochi metri alla destra di Bodoira. Poi la palla, pervenuta a Cappello, era da questi calciata con violenza verso la rete. Un prodigioso balzo di Bodoira riusciva a deviarla in angolo. I grigi erano tutti serrati nella loro area in una difesa talvolta affannosa. Il solo Rava poteva portare un poco di ordine in questo assedio, dove scaturivano altri due tiri, il primo di Valcareggi, arrestato da Bodoira in modo perfetto ed il secondo di Arcari IV, che sfiorava il palo alto a portiere battuto. Erano passati 30’. Coscia, allora, con un buon ritorno offensivo diede esca e fuoco al gioco della sua squadra. L’azione divenne serrata. Ad un calcio d’angolo a favore dei grigi rispondeva un’impetuosa avanzata di Taiti, ad un colpo di testa di Rampini alto sulla porta rispondeva un tiro di Valcareggi a lato. Poi, si ebbe l’impressione che il Bologna, provato dallo sforzo, perdesse terreno ed allora l’Alessandria si buttò sotto come un pugile contro l’avversario colpito, ma non riuscì a passare, per l’insufficienza del suo attacco, che non seppe sfruttare due buone occasioni (Stradella e Lushta), ma anche per l’ottima impostazione del gioco difensivo bolognese. Nella ripresa, Arcari IV giocava centravanti. I grigi, che avevano in favore il vento ed il sole, diedero subito battaglia: gioco d’arrembaggio condotto quasi sempre più dalla foga che dal logico sviluppo delle azioni di attacco; i bolognesi, costretti a loro volta a difendersi, lo fecero senza tanti complimenti, specie quando Lushta, spinto da Malagoli, perdette una magnifica occasione in area. La gara era nel pieno sviluppo, ma il lavoro delle mediane – dove da una parte eccelleva Arezzi, ed a tratti anche Tortarolo, cui faceva riscontro l’azione di Marchese e di Malagoli dall’altra parte – non lasciava scorgere nel gioco delle contendenti la possibilità di segnare. I portieri in questo periodo ebbero pochissimo lavoro. Qualche fallo era fischiato dall’arbitro, che a sua volta ricevette una nutrita fischiata dal pubblico quando, al 18’, una veloce discesa impostata da Rampini fece pervenire il pallone a Sotgiu. L’ala sinistra irruppe in area, avanzò verso Vanz ma, mentre stava calciando, veniva atterrato da un difensore (18’). Dattilo faceva larghi segni di proseguire, infischiandosi evidentemente delle disposizioni contenute nella circolare Mauro. Ed il rigore non era concesso. Il gioco proseguiva con più ordine dai bolognesi, e con molta foga da parte alessandrina; come ho detto, si aveva la netta sensazione che la partita dovesse terminare alla pari. Senonché, al 35’, il Bologna colse il punto della vittoria. L’azione ebbe inizio da Marchi, il quale riusciva, con Cappello IV, a far convergere al centro del campo i difensori alessandrini. Tutti gli uomini erano a ridosso del portiere, si vide la palla sovolarli; un difensore grigio (Borgogno?) poteva di testa respingere; la palla andava a cadere sul piede di Arcari IV ad una quindicina di metri dalla rete. Partiva il tiro, un tiro non secco, ma preciso, ed il pallone filando tra la selva di gambe, lambiva il palo basso e si insaccava nella porta. Bodoira si buttava, forse con un attimo di ritardo. Punta sul vivo, l’Alessandria attaccò con estrema decisione. Si accese nell’area bolognese una mischia furibonda. La palla schizzava a destra ed a sinistra, sospinta ritornava, calciata trovava ostacoli finché, allontanata, non poteva più avvicinarsi alla casa di Vanz, malgrado la disperata azione dei grigi. (Augusto Rangone, «Tuttosport», 7 ottobre 1946) I grigi a Napoli e a Bari ALMENO DUE PUNTI NELLA TRASFERTA DEL SUD Tutte le speranze di vedere l’Alessandria chiudere la serie delle sconfitte sono sfumate domenica allo stadio Comunale con una vittoria bolognese che ha lasciato insoddisfatto un pubblico di 16.500 persone. Non è che i grigi avessero giocato una magnifica partita poiché in realtà vi furono nella squadra «buchi» paurosi, ma per il fatto che, pur giocando con errata impostazione in difesa e con paurosa infruttuosità all’attacco, lo slancio e la volontà della nostra squadra erano stati sufficienti a bloccare lo squadrone felsineo: la macchina da goals che aveva inflitto 4 reti al Venezia e 3 al Vicenza. Per la cronaca i grigi giocarono nella seguente formazione: Bodoira, Borgogno e Rava; Bertoni, Arezzi e Tortarolo; Stradella, Rampini, Lushta, Coscia e Sotgiu. La rete del Bologna era stata segnata da Arcari al 36’ della ripresa. Arbitro, molto discusso, Dattilo di Roma, il signore del fischietto che interpreta il regolamento a modo suo e non concede calci di rigore. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 13 ottobre 1946) RISULTATI: Atalanta-Triestina 1-1 Brescia-Bari 0-0 Fiorentina-Livorno 2-2 Genoa-Internazionale 0-0 Milan-Juventus 3-3 Modena-Napoli 6-1 Roma-Lazio 3-0 Torino-Sampdoria 1-1 Vicenza-Venezia 5-0 CLASSIFICA: Bologna 6; Juventus 5; Modena, Roma, Torino, Vicenza 4; Atalanta, Bari, Brescia, Genoa, Livorno, Sampdoria 3; Triestina, Fiorentina, Internazionale, Lazio, Napoli, Venezia 2; Milan 1; Alessandria 0 MARCATORI 5 gol: Amadei (Roma) 4 gol: Astorri (Juventus) 3 gol: Del Medico (Modena), Puccinelli (Lazio), Rebuzzi I (Vicenza) Il punto sul campionato Grazie alla terza vittoria consecutiva il Bologna si era portato in vetta solitaria, in classifica con il successo sul campo dell’Alessandria. Distanziata di una lunghezza il Milan, al primo punto stagionale ottenuto, che aveva terminato in parità la gara contro il Milan piena di emozioni e colpi di scena. Netta e meritata vittoria del Modena ai danni del Napoli cosi come quella ottenuta dal Vicenza ai danni del Venezia. Il derby della capitale era andato alla Roma che aveva meritatamente sconfitto la Lazio.