Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
26-01-1947 - Giornata: 18 - Roma - Stadio Nazionale


Lazio SS - Alessandria US 3 - 1 (0 - 0)
RETI: 50. König E. [La] , 87. König E. [La] 61. Stradella C.[A], 66. aut. Pietrasanta P.[A]

Alessandria US Bodoira Alfredo, Pietrasanta Piero, Rava Pietro, Arezzi Giuseppe, Bertoni (II) Elio, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Pietruzzi Mario, Stradella Carlo, Coscia Aristide, Rosso Angelo Triestino All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
LAZIO SS: Gradella; Cassano, Antonazzi; Brunetti, Gualtieri, Sessa; Puccinelli, Magrini, König, Flamini, Lombardini. All. Cargnelli Tony.

Arbitro: Galeati Giovanni (Bologna)
Note
Infortunato: 24’ Bertoni II [A, passato all’ala destra]. Angoli: 8-5 (8-4). Spettatori: 12.000. Incasso: 2.400.000 lire. Pioggia nella ripresa, terreno viscido. Inizio gara ore 14.30

Commento
Su un terreno inizialmente bagnato e slittante e poi, col passare dei minuti, sempre più ridotto ad un autentico pantano e con diverse zone quasi allagate, la Lazio ha superato nettamente l’Alessandria, denunciando una condizione atletica d’eccellenza ed una capacità di manovra sorprendente se la si mette in relazione allo stato del terreno. Diciamo che ha superato nettamente e vi insistiamo anche se lo scarto non è eccezionale, tenendo conto che il primo gol di König ha trovato il conforto di una deviazione leggera impressa dal piede di Rava rivenuto alla disperata e la seconda rete della Lazio è venuta da un banale colpo sbagliato del grigio Pietrasanta. La sensazione di questa netta e indiscutibile superiorità della Lazio nasce dal migliore e più pratico giuoco svolto, dal gran lavoro e spesso difficile cui è stato sottoposto Bodoira, da quell’arrivare sempre per primi sul pallone che ha messo in risalto le prestazioni di quasi tutti gli alessandrini. Per gli alessandrini, delusi e sconfortati dopo la gara non c’è nemmeno la possibilità di sbandierare l’attenuante del terreno veramente deplorevole perché è noto a tutti come l’Alessandria sia abitata al mare di fango del suo terreno e come su quel suo terreno ostico a tutti i grigi abbiano disputato e vinto le loro più belle partite. Un’attenuante ce l’hanno i grigi, ed importante: l’abbandono del posto del terzino centrale Bertoni II, circa al 25’ del primo tempo, per il riacutizzarsi di una ferita muscolare. Bertoni II nel periodo che ha lavorato al suo ruolo ha ben dimostrato che la sua nascente fama di eccellente terzino centrale da sistema non è rubata. Giuoco di testa ottimo, tocco perfetto, capacità di recupero, veduta di giuoco, elasticità notevole per la sua rilevante taglia atletica: queste le doti che Bertoni II è riuscito ad esprimere in poco più di venti minuti. Mancando tutte queste cose, improvvisamente, al complesso difensivo alessandrino è logico che la squadra piemontese sia venuta a trovarsi in difficoltà ma quello che di molto buono ha fatto la squadra romana nei novanta minuti lo ha fatto, in gran parte, indipendentemente dal fattore Bertoni II. La tranquilla sicurezza di Gradella, il tempo e il tocco dei due terzini tra i quali Cassano ha derogato dal suo stile tradizionale ed è uscito arditamente sulla sua area portandosi sulle più varie traiettorie, la continuità dei mediani (con Gualtieri più in alto degli altri, salvo un piccolo periodo a metà ripresa dovuto forse al fatto di essere sceso in campo sofferente) il grandioso lavoro di Magrini che vorremmo proprio citare come il migliore uomo sul terreno, la classe di Puccinelli, l’intelligenza di Flamini (quasi in forma), la pericolosità, un po’ svagata però, di König, la bella volontà e spesso le classiche giuocate di Lombardini, possono essere interpretate in senso relativo. Oltre ai giuocatori, che abbiamo nominato con tutte queste note di merito, ci piace qui ricordare l’allenatore Cargnelli, il vero ed unico artefice di un livello atletico che permette ai laziali, anche sui campi faticosissimi, ieri è stato così come domenica scorsa a Trieste, di uscire fuori alla distanza e lavorare negli ultimi quindici minuti con maggiore vigore che nei primi quindici. Nel senso «squadra» la Lazio di ieri ci è piaciuta malgrado una certa tendenza dei laterali a fare più giuoco distruttivo che costruttivo. La palla corre presto da uno all’altro e sempre infilandosi nei corridoi più giusti; ne nasce una manovra collegata che piace e che dà risultati concreti. La squadra perdente si è battuta con accanimento, a volte con intelligenza a volte a vanvera, ha avuto dei momenti ottimi ma le è mancata la capacità di assumere l’iniziativa del giuoco e la capacità d’imporre un ritmo serrato, cose che generalmente si debbono pretendere da una squadra sistemista. Secondo noi la ragione prima dell’impossibilità da parte alessandrina, nella giornata, di fare certe cose va cercata portandosi nell’altro campo, quello azzurro, e riandare ancora una volta alle abilità varie e vive dei giuocatori romani che, non dimentichiamolo, sono arrivati con ieri alla sesta partita utile consecutiva. Al di fuori di tutti i particolari osservati, se appunti si possono fare all’Alessandria, questi riflettono la marcatura che solo a tratti è risultata buona. Non parliamo poi dei giuocatori di attacco che hanno sempre guardato i mediani avversari al lavoro e mai si sono preoccupati di ostacolarli. C’è stata anche una certa tendenza in quasi tutti a portare la palla, invece di passarla sveltamente, e questo non ha certo giovato alla gara dei grigi, dato il particolare stato del terreno. Bertoni II finché è rimasto al suo posto, Stradella e Rosso ci sono sembrati i migliori, insieme a Rava la cui prestazione va considerata al lume dell’ancora una volta dimostrata abilità di quel piccolo grande giuocatore che risponde al nome di Puccinelli. L’arbitro Galeati ha diretto ottimamente. Era partita bene l’Alessandria, denunziando serie intenzioni di far sua la partita ma la Lazio, per nulla impressionata (si trova bene la Lazio con le «sistemiste»!) rispondeva in velocità. La palla viaggiava rapida da un campo all’altro e mentre Gradella vedeva qualche pallone sibilargli a lato (un tiro al volo di Coscia su tocco laterale di Stradella era veramente bello) Bodoira doveva intervenire con audaci uscite una delle quali andava a buon fine fortunosamente perché la palla calciata da vicino da König, in netto fuori giuoco non rilevato, si infilava e si fermava tra le gambe dell’uscente portiere. Fasi alterne poi, con due tuffi disperati di Bodoira su tiri di Puccinelli e König. Mischia al 24’ e ne usciva Bertoni II zoppicante: accusava il riacutizzarsi di uno stiramento alla coscia sinistra, usciva per un minuto poi rientrava, passando all’ala destra, Tortarolo andava a terzo terzino e Pietruzzi passava a mediano laterale sinistro. Era il segnale per l’abbrivio di un’intensa pressione laziale non conclusa per svarioni nei tiri ma anche per interventi efficaci di Bodoira che, al 44’, si scontrava con Magrini per un contemporaneo intervento su un centro basso di König e accusava una ferita alla testa. Lieve sospensione poi si riprendeva per l’ultimo minuto con Bodoira fasciato alla testa come un reduce dalle barricate. In apertura di ripresa ancora giuoco alterno, poi al 5’ Gualtieri s’impadroniva di una palla a metà campo e avanzava con azione di forza fino ai pressi dell’area di rigore; palla a König, leggero scarto e tiro che leggermente deviato da Rava batteva Bodoira di un soffio. Ancora azioni azzurre poi l’Alessandria riusciva in una reazione che fruttava una traversa di Coscia su punizione dal limite, al 12’, e il gol del pareggio di Stradella, al 17’, che toccava di interno un violento e radente tiro di Arezzi; Gradella ingannato dall’improvvisa deviazione, rimaneva fuori causa. Rispondeva vigorosamente la Lazio ed i grigi si salvavano due o tre volte per il rotto della cuffia ma non si salvavano al 23’, quando un’azione di Magrini portava l’orgasmo davanti alla porta di Bodoira e Pietrasanta batteva il suo compagno con un calcio tirato proprio a vanvera. Rabbiosa reazione alessandrina che costringeva la Lazio in angolo per tre volte nello spazio di un minuto e poco dopo, su un altro angolo Bertoni II rovesciava e Stradella, di testa, falliva di poco il bersaglio. Qui finiva la pericolosità dell’Alessandria e si andava avanti con intensa lotta a metà campo, con fughe a ripetizione di Puccinelli, con Magrini che era da tutte le parti, con Lombardini mezz’ala che si produceva in ottime cose e al 42’ Magrini andava via a tutti, arrivava sul fondo e dava intelligentemente a König a due passi da Bodoira: il gol era segnato con un tiro violentissimo. L’ultima azione del giuoco era tutta di Lombardini che scartava uno dopo l’altro molti avversari e poi quando si avviava felice a segnare il suo gol trovava in Galeati un giudice severissimo che fischiava con esattezza la fine delle ostilità, mentre il giuocatore si dava a palesi manifestazioni di disappunto. (Fulvio Bernardini, «Corriere dello Sport del lunedì», 27 gennaio 1947) Pioggia, vento e freddo hanno deliziato gli spettatori presenti alla partita fra gli azzurri laziali ed i grigi alessandrini. In compenso, però, le due squadre hanno offerto un magnifico spettacolo di combattività ed anche di buon giuoco, per quanto ha potuto permettere il terreno, ridotto ad un vero acquitrinio. La Lazio ha pienamente meritato la vittoria perché ha sempre avuto in mano la partita. Nel primo tempo, con il vento in favore, ha dominato nettamente, anche se non è riuscita a concretare questa sua superiorità con qualche goal. I sei calci di angolo battuti, contro de soli degli avversari, possono dare una idea del predominio. La ripresa è stata più equilibrata, ma sempre con iniziativa laziale, tanto che gli attacchi alessandrini, anche i più pericolosi, sono sempre stati di breve durata. Come attenuante alla loro sconfitta, i grigi possono portare l’infortunio toccato a Bertoni, il quale ha dovuto lasciare il suo posto di centro-terzino ad Arezzi per andare all’ala. Non crediamo di dare peso all’incidente di Bodoira, perché il portiere alessandrino, sia pure con la testa fasciata, ha giuocato una grande partita. La Lazio di ieri merita di essere elogiata in blocco. Si è battuta con un animo poco comune e particolarmente in grande giornata si è mostrata con un Sessa continuo e preciso nei passaggi, un Gualtieri che non ha mai mollato ed un Brunetti più sicuro del solito. In prima linea, il vero animatore è stato Magrini. Ecco un ragazzo che insegna come supplire alla mancanza di una grande classe. Puccinelli ha tenuto impegnato il nazionale Rava, il quale ha fatico non poco frenare il piccolo avversario. König, autore dei tre punti, ha avuto i suoi buoni momenti, ma anche alcuni attimi di rilassatezza. Qualche segno di ripresa abbiamo notato in Flamini nel primo tempo e della buona volontà ha dimostrato Lombardini come ala ed anche ad interno, quando ha cambiato il posto con Flamini. Il trio difensivo Gradella, Cassano e Antonazzi è stato solidissimo. L’Alessandria ha lasciato una buona impressione: in prima linea ha ottimi elementi quali Armano, Stradella e Coscia. Fra i mediani è piaciuto Tortarolo. Rava ha giuocato una buona partita, al pari di Pietrasanta. Lo schieramento alessandrino, all’inglese, ha risentito dello spostamento di Bertoni, ma contro la Lazio, squadra «metodista» che conosce e sa sfruttare i punti deboli del «sistema», non sarebbe stata sufficiente la piena efficienza del Bertoni per rovesciare il risultato. Il primo tempo ha avuto una diecina di minuti a giuoco equilibrato durante i quali una bella azione laziale è stata interrotta da fuori giuoco con conseguente annullamento del punto scaturito. Ammirata anche una bella parata di Gradella su tiro di Pietruzzi. Con l’inizio della pioggia e del vento, la Lazio si è installata nella metà campo avversaria, mentre i grigi non sono riusciti che a compiere poche incursioni verso la rete di Gradella. Si sono avuti molti tiri contro Bodoira, molti palloni oltre la linea di fondo, ma nessun goal. Una buona occasione è stata perduta da Sessa il quale, di testa, ha mandato la palla di pochi centimetri sopra la traversa ed un’altra è stata sciupata da König, al 27’, per indecisione nel tiro. I quattro punti, come abbiamo detto, si sono avuti nella ripresa: al 4’, König ha iniziato la serie. Gualtieri, avanzato per un buon tratto con la palla, ha allungato a Lombardini. Questi, prontamente, l’ha passata al centroattacco, il quale ha segnato riscuotendo un uragano di applausi. Al 6’ Puccinelli, dopo una discesa individuale, ha mandato il pallone a battere contro la facciata esterna del palo. Gli alessandrini, a questo punto, si sono fatti minacciosi ed hanno condotto alcune azioni pericolose. Su di un calcio di punizione, Coscia ha tirato fortissimo e Gradella è riuscito a parare con l’aiuto della traversa. Al 15’ i grigi sono arrivati al pareggio su di una mischia sfruttata da Stradella. Sull’uno a uno le due squadre sono rimaste solamente sei minuti, perché al 21’ König ha portato la sua squadra in vantaggio, facendo scivolare la palla fra un groviglio di gambe. A questo goal ha fatto seguito un’altra folata alessandrina che i difensori laziali hanno contenuto non senza difficoltà. Gradella è stato costretto ad alcune parate rese difficili dalle condizioni del terreno e dalla pesantezza del pallone. Una rovesciata di Coscia ha messo i brividi nei sostenitori degli azzurri, i quali hanno dovuto aspettare il 41’ per avere la certezza della vittoria dei loro beniamini. Il merito del terzo punto spetta a Magrini, il quale ha compiuto una bella discesa sulla destra. Arrivato alla linea di fondo, si è liberato con destrezza del suo avversario ed ha centrato con precisione sul piede di König, il quale non ha avuto che da spedire la palla nella rete. La partita, anche verso la fine, non ha cambiato il ritmo dell’andatura ed è terminata con un bellissimo tiro di König ed egualmente bella parata di Bodoira. Ottimo è stato l’arbitraggio del signor Galeati di Bologna. (Giuseppe Zanetti, «Il Messaggero», 27 gennaio 1947) Era stata, per venti minuti, la più vibrante gara che fosse stata giocata allo stadio romano: una Lazio animata dal moto perpetuo, un’Alessandria in nulla, tranne che nel colore delle maglie, aderente all’immagine dell’orso grigio, tanto rispondeva scattando al balenio delle maglie azzurre. La partita non registrava in questo periodo nulla di decisivo. Benché la Lazio, con un goal segnato al 6’ da Magrini su azione conseguente a calcio d’angolo ed annullata per precedente carica, con due ardite parate cui era stato costretto Bodoira e con i quattro calci d’angolo concessi a suo favore, avesse chiaramente dimostrato quali fossero le sue intenzioni, l’Alessandria aveva risposto mettendo in vetrina la potenza di Bertoni II, le preziosità stilistiche di Stradella, gli intelligenti lanci di Coscia; poco, forse, per bilanciare i maggiori pericoli creati dalla Lazio, più che sufficiente per lasciare il risultato aperto a tutti gli sbocchi. Ma, intorno al 20’, gli ospiti accusavano il colpo che doveva metterli a terra; Bertoni II, vittima di uno strappo muscolare alla coscia sinistra era costretto a ripiegare all’ala destra; lo sostituiva Tortarolo, il cui posto veniva da Pietruzzi, che lasciava il suo ruolo ad Armano. Contro un avversario meno… spregiudicato, l’Alessandria avrebbe forse fatto valere la complessiva solidità del suo impianto. Alla Lazio di oggi, resistette invece dieci minuti; poi, nell’ultimo quarto d’ora, il vertiginoso incalzare degli azzurri chiudeva gli ospiti nella propria area. Non venivano, tuttavia, che qualche calcio d’angolo ed alcuni coraggiosi interventi di Bodoira, su uno dei quali, al 42’, a seguito di uno scontro del tutto fortuito con un avversario, il portiere restava contuso alla fronte, tanto da dover riprendere il suo posto dopo tre minuti d’interruzione, con la testa bendata. Da metà tempo, intanto, aveva cominciato a diluviare. Si riprendeva, sotto il violento scrosciare della pioggia, sul ritmo dell’ultimo quarto d’ora; e la Lazio, dopo un palo al terzo, coglieva al 5’ il frutto della sua superiorità, espressa tuttavia con non sufficiente chiarezza dall’episodio conclusivo: la palla andava da Lombardini a König, il quale si svincolava da due avversari e tirava. Alla palla Rava imprimeva una leggera deviazione, che finiva per scombussolare del tutto Bodoira. La Lazio prendeva ancora un palo con Puccinelli all’8’, poi sembrò che la «squadra del fango», trovandosi ormai quasi come a casa sua sul terreno pesante, riprendesse il sopravvento; ed al 17’ Stradella, cogliendo imbambolata la difesa laziale, evidentemente gravata dal peso di Gualtieri che sul pantano accusava la fatica, segnava il goal del pareggio. Tutto da rifare? Avvalorò l’ipotesi il comportamento delle squadre: come erano stati belli i primi venti minuti per il veloce ed ampio respiro del gioco, i venti che seguirono al pareggio alessandrino furono in mezzo al fango ed alla pioggia l’espressione di una volontà tanto tesa che i due punti sembrarono una posta troppo piccola per quel che in campo si spendeva di energia. Al 23’, ancora fortunosamente, la Lazio si portava per la seconda volta in vantaggio; avrebbe potuto segnare in una delle parecchie occasioni in cui Bodoira venne chiamato al lavoro; realizzò invece sul tiro di König, nettamente deviato in rete da Pietrasanta. La reazione dei grigi era fortissima e nel giro di pochi minuti la Lazio incassava quattro corner. Poi, nel finale, gli azzurri spiegavano tutte le loro forze, assediavano nuovamente l’Alessandria e le battevano al 42’ su azione di Magrini che, tiratosi addosso tutta la difesa, portiere compreso, passava a König, che segnava a porta vuota. La Lazio si è confermata oggi la meglio impostata nella tattica antisistemista. L’attacco a massa non la scuote; reagisce con l’estrema mobilità dei suoi uomini e con la prontezza degli interventi, che respingono il pallone alle spalle del fitto intreccio dell’offensiva avversaria; e qui trova gli uomini di punta, anche loro in continuo movimento, che marcano gli avversari invece di farsi marcare, intravedono subito il corridoio libero e vi si infilano, superando sullo scatto i competitori. Una tattica che impegna e logora l’avversario: ecco perché sul terreno pesante che la favorita, l’Alessandria, infortunio a parte, è apparsa la più provata ed ha perduto troppo presto la lucidità iniziale, costretta, com’è stata, ad accettare ed a subire il gioco velocissimo, arma perfetta degli avversari. Fra questi, oggi tutti bravi, Cassano, Brunetti, Sessa, Puccinelli (che Rava non è riuscito a tenere) e Magrini, sono stati i migliori. Bertoni II e Tortarolo, finché hanno tenuto il doppio ruolo, Bodoira, Coscia e Stradella sono stati i migliori dell’Alessandria, che oggi è apparsa debole in difesa e scarsamente dotata di capacitò di realizzazione. Ottimo l’arbitraggio di Galeati. I calci d’angolo sono stati complessivamente cinque contro la Lazio ed otto contro i grigi. (Alberto Valentini, «Tuttosport», 27 gennaio 1947) Venne, vide e non vinse. Aveva battuto quella dello scudetto, ma non ce la fece contro la Lazio. Evidentemente di quelle tonnellate di sale che i maligni avevano sussurrato che i grigi avessero asperso il loro campo in occasione del Torino, non se ne erano lasciato neppure un pizzico per metterlo sulla coda delle rondinelle romane. Una confitta dura e ineccepibile; perché i locali hanno giocato assai meglio (molto bene per lunghi tratti), attaccando di più e rasentando a più riprese un maggiore distacco. Questa Lazio però è buffa: su un terreno che pareva fatto apposta per le deambulazioni fangose degli alessandrini, lei, leggerina e vaporosa, ci si districò assai meglio: messa a contatto di un undici atleticamente prestantissimo, lei, fragile e timidetta, trovò l’impeto arcigno per rendere perplessi i rivali. A Roma quest’anno non l’avevano mai vista fare tanto e farlo con tanta abilità; e sotto le ombrella fradice e tormentate da folate improvvise di vento, i tifosi fecero gaudiosamente le fusa e alla fine ammainarono intrepidamente i paracqua per battere con grande ardore le mani. I grigi non hanno disilluso, sono i laziali che sono andati al di là di ogni aspettativa; avevano anzi gli ospiti incominciato pericolosamente con azioni veloci e precise che Coscia aggiustava e preparava e Stradella e Rosso tentavano robustamente di concludere; poi il gioco degli azzurri, fatto di grandi traversoni alle ali, di rapidissimi spostamenti di uomini, li scombussolò, finì per disorientarli l’incidente di Bertoni che mutò forzosamente la fisionomia alla squadra. Il primo tempo gli alessandrini riuscirono lo stesso a impattarlo a reti intatte, ma la pressione dei romani era stata schiacciante e a tratti anche pericolosa, cosicché nella ripresa non bastarono più le grandi parate di Bodoira, fasciato per via di un colpo alla testa alla Tutankhamon. Venne il primo gol e il pareggio, un po’ bislacco, di Stradella ritardò ma non eluse la sconfitta, König, sempre lui, buttò dentro per un equivoco della difesa e nel finale ripeté il colpo, dando rilievo nitido ed esatto alla vittoria della sua squadra. Il tutto sotto una pioggia scrosciante, con il campo mutato a una piccola Finlandia fra laghi e laghetti innumeri, con un ventone caldo e nevrastenico che più difficile rendeva la guardia al pallone. Nel bel mezzo Galeati, capelli al vento e fischietto imperterrito; imperterrito anche a certe proteste, quasi sempre infondate, di un pubblico ringalluzzito e vociante che, lo dicevamo, si è fatto in quattro per incoraggiare e lodare i suoi undici pupilli. Inizio spigliato dei grigi, mentre la Lazio si accovaccia in angolo; lo tira Armano e Pietruzzi al volo tira alto sopra la traversa. Mica male. Occorre contraccambiare subito per non dare l’impressione di essere messi in soggezione e perciò Flamini (siamo al 5’) allunga furbescamente a Lombardini. Questi non riesce a sbarazzarsi di Pietrasanta e, fianco a fianco, vanno a trovare Bodoira: pressato com’è, il tiro finisce alto. Flamini, l’uomo della prima mezz’ora, non dà tregua e un minuto dopo ha battuto Bodoira di testa, ma il fuori gioco era chiaro e nessuno alzi un dito per protestare l’annullamento di Galeati. Anziché il dito Stradella alza il tacco e il pallone che arriva a Coscia è una pittura: scudisciata al volo, Stradella si allunga, fuori di un pezzettino così. Molto bello, ma il periodo offensivo dei grigi nel primo tempo è già praticamente concluso. C0p anche il vento che a spintoni butta sotto la Lazio, pericolosissima all’attacco – dove la sconcertante velocità di Puccinelli mette sovente nei pasticci il pure accorto Rava – mal sostenuto dalla mediana, poiché Gualtieri ancora non si è orientato. Si rifarà con uno splendido secondo tempo. Bodoira, una parata qua e una là, non vive un momento tranquillo: i calci d’angolo si accumulano e le maglie azzurre sono sempre a comizio in area alessandrina. La pioggia sbatte violenta sulla faccia dei difensori ospiti e tutti gocciolano come i tritoni di Piazza di Trevi. Per la qual cosa è abbastanza umoristico vedere lo zelo del massaggiatore che, per rianimare Arezzi, stordito da uno scontro, gli inzuppa il viso con la classica spugnetta. Sull’arca di Noè dell’area alessandrina c’è sempre un grande movimento: Bodoira ferma tutto e al 40’ (revolverata di Sessa) si fa applaudire calorosamente. Due minuti dopo si butta a occhi chiusi su un centro raso terra di König spostato a destra; il gol è evitato, ma la scarpa in faccia di Lombardini lanciatissimo non gliela toglie nessuno. Assembramento preoccupato, quando si rimette in piedi ha un grande turbante intorno alla testa. König crudelissimo vuole approfittarne; una puntata al volo sulla destra e sembra gol. Ma la benda bianca del portiere svolazza prodigiosamente e la palla è in angolo, a mani aperta. Si ricomincia con la Lazio sempre in prima linea: il solo König che oggi ha tirato da tutte le posizioni. Un raso terra impegna Bodoira, poi tre minuti dopo il gol. Respinta al volo di Cassano, spazza Tortarololo, «stoppa» Gualtieri e smista la palla a Lombardini che centra benissimo sul piede di König che a fior di terra manda dentro. Bodoira era copertissimo e una zampa galeotta di un difensore l’ha forse involontariamente rettificata. Sempre gli azzurri sotto, i quali hanno già mutato colore, per i piramidali scivoloni, agli immacolati calzoncini con cui si erano presentati nella ripresa. Puccinelli colpisce il lato esterno del palo, quindi Bodoira arresta in due tempi un tiro di Flamini. Breve e rude intervento di Galeati coi fotografi aggruppati dietro le reti, quindi Coscia restituisce il palo. È una traversa netta su punizione provocata da un fallo su Rosso. Al 16’ pareggio: tiro lunghissimo di Arezzi direttamente in porta, Gradella si apposta ma un’astuzia ladra di Stradella muta la situazione. Il tiro è deviato velocemente nell’angolo sinistro e non c’è niente da fare. Come se niente fosse, la Lazio torna all’attacco: al 22’ Lombardini dà a König che casca e perde la palla. Si rialza svelto svelto non visto da nessuno. Il crocchio di giocatori alessandrini fra cui il portiere in procinto di raccogliere il pallone è beffato in pieno. Un tocco leggerissimo e 2-1. Adesso c’è una certa reazione dei grigi e il pericolo maggiore per Gradella è al 30’ quando Stradella devia alto di testa su rovesciata spettacolosa di Arezzi. Il finale, tuttavia, è nettamente laziale e Magrini al 42’, dopo uno scartamento collettivo dei difensori – Bodoira compreso – porge a König e il gol è facile. Incontentabili attaccano ancora tenacissimi, ma Lombardini viene giù a scapicollo, quando l’arbitro fischia la fine. Ha un gesto di dispetto con la mano: qualche secondo ancora e forse erano quattro. Proprio vero che mangiando l’appetito aumenta. Giornata piovosa, terreno pantanoso. Dopo mezz’ora di gioco Bertoni è passato all’ala sinistra per uno strappo, sostituito da Tortarolo; il posto di Tortarolo lo ha preso Pietruzzi, mentre a mezz’ala passava Armano. Al 42’ del primo tempo Bodoira si infortunava in uno scontro e proseguiva l’incontro con la testa bendata. Nel finale Flamini e Lombardini si scambiavano il posto. (Giorgio Fattori, «La Gazzetta dello Sport», 27 gennaio 1947) I "GRIGI" SI IMPEGNERANNO A FONDO CONTRO I GIALLO-ROSSI DELLA ROMA Borgogno sostituirà l'infortunato Bertoni Dopo la clamorosa vittoria sui campioni d’Italia, l’Alessandria aveva preso quota nei valori calcistici nazionali ed era guardata con vivissimo interesse. A Roma si era messo in forse il risultato della partita e dopo venti minuti di gioco e di netta supremazia dei grigi, sufficienti a convincere avversari e tecnici sulla reale efficienza degli uomini di Rava, la sorte avversa ha incrinato l’ossatura della squadra con l’incidente di Bertoni. L’aitante centrosostegno alessandrino a causa di uno sfasamento muscolare dovette abbandonare il suo posto passando all’ala destra. In un primo tempo Arezzi si spostò al centro ma non trovandosi in buona giornata dovette lasciare il difficile incarico a Tortarolo. Nel contempo Pietruzzi era retrocesso a mediano sinistro. Rimaneggiata in tal modo, la squadra, perdette la chiarezza di idee e l’intesa precedentemente dimostrata. Per giunta verso la fine del primo tempo Bodoira, colpito da un calcio alla testa dovette ricorrere ad una abbondante fasciatura. Nel restante della partita, su di un terreno ridotto ad un acquitrino dall’imperversare della pioggia, la squadra grigia subì una rete provocata da un tiro di König deviato in goal da Rava. Ristabilito il pareggio per merito di Stradella, gli azzurri tornarono in vantaggio per un’autorete di Pietrasanta. Sotto i reiterati colpi della sfortuna, l’ardire dei nostri volonterosi giocatori, beffati nelle azioni di ricupero, calò di tono verso la fine, permettendo agli ospitanti di aumentare il punteggio a tre minuti dalla fine. La sconfitta non infirma il valore della squadra alessandrina ed il pubblico romano, largo di applausi per il grande Bodoira, ha voluto tributare il suo plauso ai grigi per il loro magnifico comportamento. («Il Piccolo», 1º febbraio 1947) RISULTATI: Bari-Fiorentina 1-0 Bologna-Internazionale 2-0 Brescia-Modena 0-1 Juventus-Livorno 2-1 Milan-Torino 1-2 Sampdoria-Napoli 0-1 Triestina-Genoa 0-0 Venezia-Atalanta 0-0 Vicenza-Roma 2-0 CLASSIFICA: Juventus, Torino 28; Modena 27; Bari 23; Milan 22; Bologna 21; Napoli 20; Roma, Sampdoria 19; Lazio 18; Genoa, Livorno, Vicenza 16; Alessandria, Atalanta, Fiorentina 14; Venezia 12; Brescia, Internazionale, Triestina 11 MARCATORI 12 gol: Baldini (Sampdoria) 11 gol: Astorri (Juventus), Mazzola (Torino), Puricelli (Milan) 10 gol: Amadei (Roma), Carapellese (Milan), Puccinelli (Lazio), Verdeal (Genoa) 9 gol: Gabetto (Torino) 8 gol: Candiani (Juventus), Ossola (Torino), Raccis (Livorno) Il punto sul campionato La diciottesima giornata era stata caratterizzata dal rinvio di quattro partite per impraticabilità del campo. In vetta alla classifica le due squadre torinesi con la Juventus che aveva sconfitto il Livorno con i gol di Muccinelli e Astorri ed il Torino vittorioso in casa del Milan con le marcature realizzate da Gabetto e Menti. Di misura, con il gol di Tavellin, il Bari aveva battuto la Triestina; identico esito finale nella affermazione del Napoli in casa della Sampdoria. Tavellin aveva consentito, con il suo gol alla vittoria del Bari sulla Fiorentina. 0-0 tra Triestina e Genoa.