Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
23-02-1947 - Giornata: 21 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Juventus FC 2 - 0 (0 - 0)
RETI: 48. Rosso A.[A], 63. Pietruzzi M.[A]

Alessandria US Bodoira Alfredo, Pietrasanta Piero, Rava Pietro, Arezzi Giuseppe, Borgogno Angelo, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Pietruzzi Mario, Lushta Riza, Coscia Aristide, Rosso Angelo Triestino All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
JUVENTUS FC: Sentimenti (IV) Lucidio; Vicich, Varglien (II) Giovanni; Depetrini, Parola, Magni; Sentimenti (III) Vittorio, Piola, Astorri, Candiani, Korostelev. All.: Cesarini Renato.

Arbitro: Zelocchi Giuseppe (Modena)
Note
Angoli: 6-4 (1-2). Spettatori: 12.000 oppure 18.000. Giornata grigia, terreno fangoso Inizio gara ore 14.30

Commento
Dopo la seconda rete dei grigi, un uomo dalla mole più che rispettabile e dal volto paffuto e roseo, fendeva la calca urlando con voce stentorea: «Così abbiamo liquidato i due squadroni torinesi»! Era il capo riconosciuto dei tifosi alessandrini; ma era anche la voce della provincia, il vecchio e mai sopito orgoglio provinciale che dava una scudisciata alla… supremazia stracittadina. Eppure con quanta ansia l’Alessandria aveva vissuto gli ultimi momenti, prima della partita. C’era da sostituire Bertoni e si veniva a sapere che Rava era stato assalito nella notte da un febbrone. Giocherà, non giocherà? Poi si spargeva la voce che neanche Stradella era a posto. Musi lunghi. Schiarita finale: Rava sarebbe sceso in campo febbricitante, per Stradella era una decisione dell’allenatore che gli preferiva Lushta, Borgogno avrebbe sostituito Bertoni II. Tutto indovinato, come si vedrà. Per la Juventus formazione decisa in partenza e mantenuta anche di fronte a quel campo, che campo non era, ma un mare di… fegato sul quale la palla ristava come un cetriolino ornamentale. C’era forse da meditare sul sacrificio di Astorri, per avere Piola centravanti e Vycpálek interno, ma in fondo chi poteva prevedere quale sarebbe stata la prova di Astorri? Non giocò male, badate, lottò con coraggio, fu sempre nelle azioni di attacco; non fu risolutivo, come al solito: ecco tutto. Il fango frenava il suo scatto. Borgogno atletico, risoluto, in giornata eccellente doveva, in definitiva, chiudergli la strada. Quando presero a giocare, ci chiedemmo come avrebbero fatto a mandare avanti il pallone; come avrebbero resistito allo sforzo di correre su quella nera e appiccicosa banchisa. (Gli arbitri non fanno più rimbalzare la palla, per giudicare lo stato del terreno?) Miracolo: ci riuscirono, resistettero, condussero a termine una partita massacrante e – permettetemi – extra-regolamentare. E non fu brutta questa partita: ebbe, sì, quasi sempre, sapore di lotta e aspetto di sacrificio individuale (Rava uscì dal campo pallido, smorto, trasfigurato dal fango e dalla fatica) ma riuscì ad agganciarsi allo statuto del gioco per virtù di classe, di abnegazione e di prestazione atletica, della quasi totalità dei giocatori. Ha vinto l’Alessandria; ha vinto la squadra che ha saputo cogliere l’attimo propizio; ma non si dolga nessuno se io dico che la Juventus tenne il tempo con grande autorità, che non fu battuta in momenti di rilassatezza. Entrambe le squadre furono vicine alla sconfitta e alla vittoria (non è la stessa cosa), tanto copioso era l’ardore combattivo che le sospingeva su quell’inusitata pista. Prima i vincitori in queste note su cui pesa, la spada di Damocle dello spazio. L’Alessandria non è specialista del fango, sono storie: prima della partita temeva il campo anche lei. Non è dunque lì il segreto del suo successo, bensì nel formidabile sforzo compiuto da tutti. La volontà di vincere provocava l’adattamento a quel terreno di uomini negati come Lushta e Armano: raramente ho visto un rendimento complessivo così soddisfacente. Non una lacuna. Perfetto Borgogno, sicuro Pietrasanta, un gigante Tortarolo, Arezzi sempre lui, e avanti, Coscia che inquadrava il gioco contro tutte le circostanze, Rosso trasformato e quanto mai insidioso, e, rivelazione per me, un Pietruzzi instancabile, ma così sicuro, così efficace e soprattutto così continuativo. Meglio che contro il Torino, contro un avversario apparso ben più tenace, pericoloso e arcigno, è rifulsa questa squadra grigia che richiama su Alessandria i vecchi entusiasmi di una delle province elette del calcio italiano. Ho detto che la Juventus si è battuta con grande autorità. Poteva anche vincere, poteva non perdere: gioco di circostanze. Comunque la squadra è sembrata meno blocco, meno equilibrata, cioè, dell’avversario. Ha avuto incertezze difensive (Vicich), non l’ha spuntata in momenti propizi per qualche fatale incertezza. Il lavoro di Piola, la combattività e l’intraprendenza di Sentimenti III, l’estro di Candiani, la forza di Parola, la tremenda sfacchinata di Depetrini, non sono servite. Eppure il primo tempo dei bianconeri aveva destato rispetto e grande impressione; eppure la Juve aveva invitata per prima al lavoro il portiere avversario, e spesso s’era affollata paurosamente nell’area dei grigi; eppure – al 37’ del primo tempo – aveva avuto il momento suo. Pensate a una formidabile girata da oltre trenta metri di Candiani sulla porta, e poi seguite la scena. Bodoira che s’innalza per afferrare la palla e non riesce e cade: la sfera batte contro la traversa e va giusto giusto sui piedi di Sentimenti III, lì a quattro passi dalla rete. Arrivano uomini da ogni parte. Sentimenti III non ha il tiro pronto, Rava gli è addosso, l’altro si gira e proietta il pallone nell’area, dove a terra come uno strano nuotatore Bodoira, schivando le gambe dei compagni e degli avversari, cerca ma invano di raggiungerlo. Allora è Piola che tira: barriera di uomini. Finalmente sbuca fuori Coscia con la preda fra i piedi… Che respiro, la folla! Poco dopo Parola dovrà trattenere Armano in area e la folla urlerà stavolta. Che pioggia sulla pelata di Zelocchi. Sulle battute iniziali della ripresa l’Alessandria incastrava il suo successo. Al terzo minuto, la palla andò da Arezzi, a Coscia, a Lushta con successivi spostamenti, fu portata dal centravanti su Rosso, completamente libero. Arresto e tiro diagonale di destra. Sentimenti IV, sorpreso dalla miracolosa precisione di quella traiettoria, accennò appena la parata. Niente da dire: azione perfetta. A valanga la Juventus contro la tetragona difesa grigia. Che sarabanda di lì a poco. Tutto l’attacco juventino è in area. Rimbalza il pallone dal palo, tirano Astorri, Piola, Korostolev, cade Bodoira, ma il muro non si sfalda. Momento drammatico cui fa riscontro, sull’uscita di Arezzi da quel pelago faticoso, un’azione alessandrina, un colpo di testa di Lushta e un tiro decisivo di Coscia; ma l’arbitro non sancisce, penso, per fuorigioco del tiratore. Insiste la Juve: azioni a massa, tentativi individuali. Uno di Sentimenti III sembra decisivo, ma Rava lo carica, lo sposta malamente. E sì, poteva essere un rigore. Ma Zelocchi deve avere deciso di sacrificare al terreno la massima punizione. Occasioni ce ne sono già state e altre ne verranno, per entrambe le squadre: ognuna si dorrà dopo, e il bilancio non sarà facile per noi. Certo è che se quel rigore ci fosse stato, non sarebbe forse venuta la seconda rete alessandrina che fu quasi la prosecuzione di quell’azione. Ebbe la palla Borgogno, lanciò Rosso che centrò, scoccò il tiro Lushta prendendo la traversa: sulla caduta della palla fu lesto Pietruzzi a batteria in porta da pochi passi (18’). Poco ci mancò che Armano non segnasse subito dopo la terza volta: un leggero anticipo sul tuffo di Sentimenti IV ed era fatta! Poi attaccò quasi sempre la Juventus. È vero che ci fu una scorrettezza di Sentimenti IV a danno di Armano (e anche questo poteva essere un rigore…), ma interessò soprattutto il duello ingaggiato fra i tiratori juventini e il prestigioso Bodoira. Quante parate! Tre ne ricordo massimamente, di fronte a Piola, Candiani e Depetrini: un solo capolavoro. Come vedete, decisiva all’attacco l’Alessandria, solida in difesa, con la porta sbarrata da un tale atleta, per la Juventus era destino segnato. Ma sia reso omaggio alla squadra grigia per questo secondo colpo magistrale a domicilio, che ha annullato un vantaggio che prima aveva creato tanto per non scontentare Torino e Juventus, o per scontentarle tutte e due, com’era suo dovere. Del resto anche a Modena s’era regolata su per giù così. (Renato Casalbore, «Tuttosport», 24 febbraio 1947) Nere figure impastate col fango pupazzi tirati fuori dalla melma, volti irriconoscibili, maglie senza colore. Tutto scuro, quasi senza una fisionomia. Difficile riconoscerli questi giocatori che, braccia penzoloni e passo pesante, lasciano il campo. Una sola distinzione – punto chiaro su tanti volti eguali – il sorriso dei vincitori. Ecco lì, quelli sono i grigi, i sorprendenti alessandrini che hanno battuto, chiaramente e meritatamente, l’altra capolista. Prima il Torino, ora la Juventus. Attorno al campo par che sia scoppiata l’atomica dell’entusiasmo. Non capiscono più nulla, non li frena più nessuno questi tifosissimi. Veramente hanno ragione: è un’altra vittoria sorprendente, luminosa. Ricordate la storiella tirata fuori in occasione della venuta del Torino? Si disse allora che i dirigenti alessandrini avessero cosparso il campo di sale per favorire il procedimento dello sgelo. Quanti… quintali di prezioso condimento fossero stati impiegati, nessuno lo seppe, ma intanto dalla partita uscì il sapido brodo dei due punti inaspettati. Questa volta niente sale, il campo era completamente sgelato e fu necessario un lavoro straordinario per accantonare, entro rettangoli di neve, pareggio fango levato al campo. Restò tuttavia un terreno rassomigliante al letto d’un fiume prosciugato qualche ora prima, fradicio, melmoso, attaccaticcio. La palla non rimbalzava, le scarpe dei giocatori affondavano letteralmente nascoste nello spesso strato di mota. Eppure si è giocato. Non è stato un grande gioco, ha richiesto uno sforzo notevole, ne è sortita una lotta dura, sfibrante, sempre però interessante. Niente sale stavolta, e molto pepe. Hanno messo veramente nella lotta, questi grigi, il pizzico del loro gioco di slancio, della loro forza, della loro grande volontà. Mancava Bertoni, il mediocentro titolare, ma il terzino Borgogno lo ha sostituito benissimo e il sestetto difensivo è rimasto saldo e poderoso. Da questa barriera, poi, si sono staccati, a turno o anche di concerto, i due mediani laterali, a far da ruote di propulsione per la macchina dell’attacco. Su queste due ruote di propulsione per la macchina dell’attacco. Su queste due ruote ideali ha girati la cinghia di trasmissione di tutta la macchina della squadra. Scusate il raffronto un po’ troppo meccanico, ma la partita di Arezzi e Tortarolo suggerisce proprio questo accostamento. Non si sono fermati mai, hanno «girato» con una continuità sorprendente al centro di tutto il movimento ora ripiegando sulla linea difensiva, o magati incuneandosi nello schieramento degli attaccanti. Tutti bravissimi oggi i grigi, ma i due citati più di tutti. E la cronaca, pur forzatamente svelta, confermerà questa asserzione e dirà ancora come la Juventus, costretta a lottare su un terreno non certo adatto per la tecnica pura, e per di più di fronte alla forza fisica superiore dei grigi, abbia dovuto cedere pur battendosi bene. Per l’Alessandria, questo riconoscimento, suona naturalmente a maggior merito. Ecco la partita. La palla schizza via, senza rimbalzare, sollevando palpebre d’acqua, o si ferma di botto nel fango come una ciliegia lasciata cadere nella panna montata. I giocatori si muovono a fatica, doppia fatica, naturalmente, per levare i piedi affondati nel fango, per fare correre la palla pesantissima e anche per indovinare gli strani arresti o le possibili schizzate della sfera. Bisogna lottare, e qui i grigi si dimostrano subito i migliori in campo. Comunque gli appunti scritti sui fogli del taccuino riguardanti il primo tempo si equilibrano: pochi tiri e poche parate, due calci d’angolo per parte, due possibili calci di rigore non concessi, l’uno di qua e l’altro di là. Al 34’, infatti, in mischia Piola è trattenuto e sballottato, poi la palla batte nettamente contro la mano di un grigio. Niente, Zelocchi fa segno di continuare come farà poi al 41’, concedendo anzi un fallo a favore dei bianconeri allorché Parola, a tre metri dalla rete, cercherà di trattenere Armano lanciato sulla palla centrata da Rosso. Pari: c’è però da ricordare la traversa colpita in pieno su tiro alto spiovente di Candiani. La palla rimbalzava sui piedi di Sentimenti III che, invece di tirare subito, eseguiva una giravolta dando a Rava il tempo e il destro di bloccargli il tiro. Questo il primo tempo. La ripresa registra, oltre ai due gol, altri episodi degni di nota. Al 3’ palla da Arezzi ad Armano, sulla destra, centro dell’ala, tocco di Tortarolo verso sinistra, ripresa prontissima da parte di Rosso che ferma, si gira e tira di destro: palla alta nell’angolo opposto. Tutti superati, tutti sorpresi. Sullo slancio l’Alessandria insiste. Al 6’, però, siamo davanti a Bodoira: tira Piola e il portiere respinge, riprende Sentimenti e questa volta è un montante che respinge. Mischia, rabbiosa e confusa, nulla di fatto. Al 10’ punizione battuta da Arezzi, testa di Lushta, tiro e gol di Coscia. Niente: l’interno sinistro era in posizione di fuorigioco e Zelocchi ha fischiato prima. Al 17’ scappa via Sentimenti III a lunghe falcate, arriva in area sempre con la palla e Rava, di fianco, lo carica placcandolo nettamente. L’arbitro fa segno di continuare e sulla respinta del terzino arriva proprio il secondo gol dell’Alessandria. Centro di Rosso, tiro di Lushta, tiro secco da fuori area, palla contro la traversa, ripresa di Pietruzzi, rete da due metri. Finita. La Juventus andrà all’attacco spostando in avanti tutto lo schieramento, inutilmente. Bodoira farà altri miracoli e saranno ancora i grigi a sfiorare nuovi successi, sempre su centri di Rosso e tiri di Armano. Salverà infatti Sentimenti, prima con una bella uscita, poi con una carica non del tutto regolare. Ultimi istanti: doppia parata di Bodoira con molti applausi, finché le nere figure di fango, prese d’assalto dai fotografi, non saranno tutte inghiottite dalla botola del sottopassaggio. (Nino Oppio, «La Gazzetta dello Sport», 24 febbraio 1947) Giornata grigia; poi uno spiraglio di sole sul finire della partita è venuto ad illuminare la vittoria degli alessandrini. Equamente, senza imparzialità, l’Alessandria ha battuto la Juventus per due a zero, così come aveva sconfitto i campioni del Torino. Come allora i punti sono stati segnati nella ripresa, dopo che nel primo tempo i bianconeri avevano segnato una sensibile superiorità di attacchi che peraltro, non hanno mai messo a dura prova l’efficienza della difesa grigia. Il terzino Rava, che aveva accusato questa mattina un attacco febbrile (38°) si è alzato a mezzogiorno ed ha voluto scendere in campo, ove si è comportato egregiamente. Assenti invece Bertoni II, sofferente ancora per uno stiramento muscolare e Stradella, duramente colpito a Modena domenica scorsa. Terreno in certi punti quasi impraticabile per il fango tenace, causato dal disgelo. La Juventus si è lanciata subito verso Bodoira ed ha premuta con una certa insistenza, ma senza concludere. Verso il 40’ vi è stata sotto la rete alessandrina la più intricata e paurosa mischia che avrebbe potuto mandare in vantaggio la Juventus, ma il pallone, calciato con grande potenza da Astorri, Candiani e Piola, due volte ha fallito per un soffio il bersaglio, altre due volte è stato respinto da Bodoira in maniera spettacolosa. A due minuti dal riposo, Armano giungeva tutto solo con la palla a pochi passi da Sentimenti IV e Varglien lo abbracciava strappandogli calzoncini e maglia. L’arbitro sorvolava. Nella ripresa i grigi si portavano in vantaggio al 4’ con una bella azione partita da Arezzi e sviluppata e conclusa da Rosso, con un potente traversone verso l’angolo sinistro che ha lasciato senza scampo il portiere torinese. La lotta riprendeva affannosa nel mare di fango che quasi stroncava i giocatori, quasi irriconoscibili per lo strato di mota da cui erano coperti. Si giungeva così al 20’, dopo che al 14’ l’arbitro aveva annullato un bellissimo gol di Coscia. Un lungo rimando di Borgogno a Rosso, che riusciva a sfuggire alla sorveglianza avversaria e ad allungare la palla a Pietruzzi. Deciso questi calciava in rete, ma la traversa respingeva. Immediata ripresa al volo e successiva cannonata che portava alla realizzazione della seconda rete: due a zero. I grigi paghi del successo arretravano le mezze ali e la Juventus passava decisa all’attacco, ma senza risultato. Spettacoloso un tiro di Candiani, bloccato da Bodoira, con un volo attraverso i pali. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport del Lunedì», 24 febbraio 1947) L’atteso confronto tra grigi e bianco-neri, chiusosi con una netta ed inequivocabile vittoria alessandrina, conseguita con franca superiorità e diciamo pure con maggior tecnica nell’applicazione della tattica di adattamento alle condizioni del terreno, ha sollevato puerili scusanti da parte dei grossi calibri del giornalismo torinese. Era notorio che proprio le grandi firme torinesi avevano attribuito al colosso juventino il titolo di campione d’inverno. Squadra salda in ogni reparto, dotata di classe superiore che permette ai singoli atleti in bianconero di ergersi a dominatori sui terreni resi difficili dal clima invernale. Il mito è caduto al campo Moccagatta di fronte all’Alessandria che aveva già battuto il Torino e pareggiato sull’infido campo modenese ed i presunti supertecnici anziché riconoscere notevoli meriti alla squadra di Rava, si sono abbandonati a svalutare il valore della vittoria: cercando di attribuire al fango la causa unica della bruciante sconfitta. Per la cronaca ricordiamo che l’Alessandria mancava di Bertoni II e Stradella, mentre i torinesi erano al completo, con Piola, Candiani, il cannoniere della Serie A, Astorri e «l’uomo del fango», Depetrini. («Il Piccolo», 1º marzo 1947) RISULTATI: Atalanta-Internazionale 0-3 Bari-Modena 0-0 Bologna-Vicenza 0-0 Fiorentina-Sampdoria 2-1 Genoa-Venezia 2-1 Napoli-Brescia 2-1 Roma-Livorno 0-1 Torino-Lazio 5-1 Triestina-Milan 1-2 (giocata il 19 febbraio 1947) CLASSIFICA: Torino 33; Juventus 32; Modena 30; Milan 27; Bari 26; Napoli 24; Bologna 23; Livorno, Sampdoria 21; Genoa 20; Alessandria, Roma 19; Lazio 18; Fiorentina, Internazionale, Vicenza 17; Atalanta, Venezia 16; Brescia 13; Triestina 11 14 gol Mazzola (Torino) 13 gol Astorri (Juventus) 12 gol Baldini (Sampdoria), Puricelli (Milan), Verdeal (Genoa) 11 gol Carapellese (Milan) 10 gol Amadei (Roma), Gabetto (Torino), Puccinelli (Lazio) Il punto sul campionato Dopo la ventunesima giornata il Torino era la nuova capolista del campionato di Serie A grazie alla vittoria ottenuta contro la Lazio, Mazzola autore di una tripletta e alla contemoporanea sconfitta in cui era incappata la Juventus ad Alessandria. In terza posizione il Modena, staccato di tre lunghezze dalla vetta, non era andato oltre il pari in casa del Bari. In rimonta il Napoli si era imposto sul Brescia con i gol di Santamaria e Di Benedetti. Tre reti inflitte dall’Inter in casa dell’Atalanta con Campetelli grande protagonista autore di una doppietta. Successo di misura della Fiorentina ai danni della Sampdoria cosi come il Genoa nei confronti del Venezia. La gara Triestina-Milan era stata rinviata per impraticabilità del campo.