Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
18-05-1947 - Giornata: 31 - LIvorno - Comunale


Livorno US - Alessandria US 4 - 2 (1 - 1)
RETI: 17. Raccis R. [Li] , 48. Raccis R. [Li] , 52. Piana T. [Li] , 78. Piana T. [Li] 32. Coscia A.[A], 83. Tortarolo F.[A]

Alessandria US Bodoira Alfredo, Pietrasanta Piero, Rava Pietro, Arezzi Giuseppe, Bertoni (II) Elio, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Pietruzzi Mario, Lushta Riza, Coscia Aristide, Giorgino Giuseppe All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
LIVORNO US: Merlo, Soldani, Lovagnini, Feruglio, Capaccioli, Mannocci, Piana, Stua, Raccis, Picchi (I) Leo, Degano. All.: Carpitelli Enrico

Arbitro: Scotto Mario (Savona)
Note
Angoli: 1-4. Spettatori: 8.500. Giornata soleggiata, terreno secco Inizio gara ore 15.30

Commento
Il Livorno, dopo due mesi e mezzo, è tornato alfine a vincere la sua partita casalinga e in un momento difficile. In verità la partita s’era profilata assai male; è noto che contro le squadre sistemiste gli amaranto sono lenti a ingranare, tardi a mettersi in azione. Il sistema non facilita il gioco livornese; ma la squadra alessandrina, anche se sistemista, non è quella del Torino e, bene o male, i livornesi sono passati appunto, dicevamo, in virtù della loro maggiore velocità e del loro impegno. Con un gol all’attivo al 17’ sembrava che la squadra iniziasse la serie delle reti: invece, è giugno al 32’ il gol di Coscia con un tiro imparabile da venti metri su calcio di punizione, e quindi la doccia fredda. Sono già parecchie reti che il Livorno incassa con un calcio di punizione e questo dimostra la cattiva impostazione degli uomini su questa particolare punizione. Naturalmente i grigi hanno ripreso fiato e, bene o male, si è giunti al riposo con azioni equilibrate, chiudendo il tempo con una bellissima azione dei grigi che si sono portati, con una fitta rete di passaggi fin sotto Merlo; se non hanno realizzato il punto si deve a Lushta che, solo, ha sbagliato il bersaglio. Il pubblico ha applaudito l’azione che scuoteva un po’ dal disappunto della povertà di gioco in campo. Nella ripresa le cose sono cambiate: al maggior senso di posizione della difesa grigia il Livorno ha contrapposto la velocità dei suoi attaccanti, compito questo del trio Raccis-Degano-Piana i quali moltissime volte si sono liberati dai propri guardiani giocando il pur bravo Rava, il migliore della difesa. È venuta a consolidare la superiorità amaranto la rete al terzo minuto di Raccis, al 7’ quella di Piana, al 33’ infine ancora quella di Piana. Niente più da fare per gli alessandrini i quali, però, non hanno mai ceduto le armi, tenaci fino al termine dell’incontro, tanto da realizzare la seconda rete con Tortarolo al 38’, sempre su calcio di punizione. Si capisce che, anche stavolta, gli amaranto si sono fatti battere dallo stesso sistema; segno evidente della loro poca dimestichezza con i calci di punizione dall’estremo limite dell’area. La squadra amaranto ha giocato meglio che nella partita contro il Torino, ma la linea mediana ha corrisposto, è doveroso dirlo, alle speranze riposte in lei e si è mantenuta salda e attiva sempre. Insidioso Raccis, guardatissimo, pericoloso il redditizio Piana che è riuscito a sfuggire alla vigile guardia di Rava, ottimo coadiutore di Degano. Salda la difesa, anche se talvolta un po’ incerta. Ma occorre dire invero che anche la linea attaccante avversaria non aveva niente d’irresistibile se Lushta, classificato cannoniere, ha sbagliato due volte consecutive due facilissimi tiri a porta vuota. Più pericoloso e più avveduto Coscia mentre gli altri titolari della linea attaccante non meritano, a parer nostro, alcun segno particolare. Il miglior uomo della mediana è stato Tortarolo onnipresente in ogni azione pericolosa a buon lanciatore dei suoi attaccanti. Di Rava abbiamo detto: anche se il terzino nazionale manca di mobilità, ha un senso di posizione invidiabile: certi rimandi di testa denotano in lui l’uomo di classe, anche se nella parabola discente della carriera. In sostanza l’Alessandria non ha lasciato ottima impressione. Nella prima fase della gara autorizzava a sperare di più; nella ripresa si è slegata e si è fatta sorprendere, come detto, dalla velocità degli avversari. Il Livorno ha vinto meritatamente. Pochi cenni di cronaca basteranno a descrivere la gara che, come contenuto tecnico, è stata poca cosa. Dopo gli inevitabili assaggi, dieci minuti di prevalenza livornese, ben contenuta dagli avversari, due uscite tempestive di Bodoira e una risposta livornese con parata di classe, al 17’ il gol di Raccis con una rovesciata abilissima sotto porta, su tiro di Picchi spostato sulla sinistra. Vari calci di punizione e di notevole, al 23’, uno sbaglio di Lushta che, solo da pochissimi metri fallisce il bersaglio. Il pareggio degli alessandrini verrà al 32’ con una rete su calcio di punizione dall’estremo limite dell’area tirato da Coscia. Bellissimo gol di precisione e di astuzia. Al 40’ Raccis è azzoppato e momentaneamente si scambia il posto con Degano. È appena fischiato l’inizio della ripresa che Raccis, sfuggito al guardiano, su passaggio di Piana infila per la seconda volta la rete dei grigi. Ecco, gli amaranto sono lanciati: l’Alessandria a stento contiene le folate livornesi che si portano a falcate sotto Bodoira. Al 7’ Piana, su passaggio di Picchi, consolida il punteggio con il terzo gol. Due reti di vantaggio basterebbero a smontare qualunque squadra, ma l’Alessandria non disarma e affida a Coscia il compito di realizzare la rete: al 33’ però ecco una nuova stoccata livornese con un altro gol di Piana, raccogliendo un pallone portogli da Stua. Gli alessandrini, puntigliosi quanto mai e anche per diminuire lo scarto, aumentano l’andatura, approfittando in verità anche di un rilassamento degli avversari e al 38’, in seguito a uno degli innumerevoli calci di punizione distribuiti da troppo meticoloso arbitro, portano a due le reti per l’Alessandria. La fine vede lanciato Raccis che, solo davanti al portiere, inciampa e cade, non riuscendo a segnare la quinta rete. (Ottorino Mattei, «Corriere dello Sport del lunedì», 19 maggio 1947) Può darsi che gli atleti alessandrini si chiedano ancora come hanno potuto perdere l’incontro di Livorno. L’Alessandria, sul campo, ha offerto una chiara dimostrazione di possedere doti tecniche di rilievo, ha tenuto in mano l’incontro per gran parte della ripresa; ha tracciato nella metà campo avversaria una fitta rete di azioni dense e piacevoli; ha fatto trattenere il fiato più d’una volta al pubblico convenuto allo stadio di Ardenza, ma ha finito per incassare un punteggio netto che prima della rete di Tortarolo, su calcio di punizione, aveva assunto addirittura proporzioni clamorose. Né si può sostenere che il successo amaranto sia stato meno che regolare: fatta eccezione per qualche dubbio circa la regolarità della posizione di Raccis nell’azione della prima rete livornese, le reti del Livorno non hanno dato lo spunto a nessuna recriminazione. In linea tecnica la sconfitta dell’Alessandria trova la sua giustificazione nello scarso rendimento offerto dalla difesa con lo schieramento difensivo dei grigi. Nei primi 45’ l’Alessandria aveva tenuto il campo con autorità. Pietrasanta, Bertoni II e Rava incollati permanentemente su Degano, Raccis e Piana, erano riusciti a smorzare l’estro del terzetto di punta livornese: lo schieramento d’attacco a sua volta, imperniato su d’un quadrilatero centrale efficientissimo in tutti i suoi vertici e organico nella manovra, si è dimostrato estremamente pericoloso nelle azioni sotto la rete di Merlo e non è riuscito a concretare un migliore punteggio solo per le incertezze di Lushta nel tiro in porta. Nella ripresa il quadro è cambiato. Il gol improvviso di Raccis ha fatto ballare i nervi dei grigi i quali hanno così perduto quella sicurezza nelle proprie possibilità che li aveva distinti nei primi 45’. Nel contempo Bertoni II calava nettamente perdendo il controllo di Raccis; Pietrasanta accusava pericolosi sbandamenti; il gioco di Tortarolo perdeva di limpidezza. Lo schieramento difensivo aveva in tal modo degli sbandamenti paurosi e il quadrilatero centrale non riusciva a ripetere i piacevoli temi della prima fase della gara. Il punto di Piana su azione di contropiede decideva la gara. Quanto è avvenuto dopo (nuova rete di Piana e rete di consolazione di Tortarolo) non ha avuto molta importanza. Avrebbe potuto segnare ancora l’Alessandria con Lushta (un attimo d’incertezza a un metro da Merlo e difensore che devia il pallone in calcio d’angolo); poteva aumentare il punteggio il Livorno (bruciante azione di Raccis entro il dispositivo di difesa alessandrino e disgraziata caduta nell’attimo del tiro finale). Ma la partita ormai aveva scelto il suo vincitore. Il Livorno, pur denunciando le sue consuete deficienze, ha dimostrato una nuova vitalità nella linea attaccante; Raccis e Piana in particolare si sono messi in luce per prontezza nel tiro a rete e vivacità di gioco; nel trapezio difensivo ha giganteggiato Capaccioli. Sempre sicuro Soldani, scattante Lovagnini nel secondo tempo. Merlo ha compiuto una parata spettacolare nel primo tempo su tiro di Arezzi. Tra le file alessandrine solo Arezzi e Coscia hanno tenuto il campo con efficacia nei due tempi. Gli altri sono apparsi discontinui e provati nel finale dalla velocità del gioco. Nettamente inferiori ai compagni Lushta e Giorgino; il giovane Armano ha nel complesso deluso. Buono l’arbitraggio di Scotto. Ecco la serie delle reti. Primo tempo: 17’, azione e tiro di Picchi I; intercetta Raccis con acrobatica rovesciata e mette in rete. 32’, vertiginosa azione Tortarolo-Arezzi-Pietruzzi-Coscia; tiro finale del mezzo sinistro. Secondo tempo: 3’, traversone di Degano spostatosi sulla destra e stoccata a volo di Raccis liberissimo. 7’, palla al limite dell’area; Picchi I a Piana che sgattaiola sotto la porta di Bodoira e segna. 33’, scatto e tiro di Piana; Rava nel tentativo di respingere il pallone finisce per accompagnarlo nella propria rete. 38’, calcio di punizione contro il Livorno; raso terra di Tortarolo; il 4 a 1 di Alessandria non è stato restituito. (Aldo Bardelli, «Tuttosport», 19 maggio 1947) La vittoria è nuovamente tornata a vestirsi di amaranto. Anche se il punteggio è sonante (e lo poteva essere anche di più), non sempre la segnatura di un gol è accompagnata o preceduta da una smagliante azione. I grigi sul terreno di Ardenza giocavano una posta importante, pari a quella dei padroni di casa venutisi a trovare nelle acque basse della classifica. Ma la sete di punti in casa alessandrina si è limitata ad una onorevole, ma non accanita prestazione che, se per il gioco svolto non era certo inferiore a quella degli avversari, trovava un nemico di eccezione nella persistente sterilità dell’attacco, il quale, ottimo a metà campo e protagonista di belle triangolazioni, naufragava in area di rigore livornese nella più inconcludente delle pressioni. Un solo uomo, Coscia, ha tentato (e una volta l’ha infilata) la via della rete, lasciando poi il compito di disturbare Merlo ad Arezzi che è stato l’atleta più attivo e, per quanto riguarda i tiri, il più pericoloso. Non è stata una bella gara, questa: indubbiamente la classifica ha ragione con la sua crudezza numerica. Dopo la gara, mentre i compagni di Bodoira lasciavano frettolosamente il campo che, come sapete, in regime di requisizione non dà neppure la possibilità ai giocatori di spogliarsi e di rivestirsi, abbiamo udito Rava, il generoso ex nazionale, esclamare: «Abbiamo perso punti giocando di più e spesso meglio degli amaranto». L’osservazione di Rava era giustissima, ma non si può pensare che una squadra possa ottenere risultati concreti solo affidandosi, per il tiro a rete, a uomini della retroguardia o a Coscia il quale, ottimo coordinatore e prezioso palleggiatore, non è però mai stato stoccatore di eccezione. Il reparto migliore della squadra grigia è risultato così la mediana. La difesa si è più volte impaperata e, impegnata, non sempre se l’è cavata brillantemente. Bodoira ha forse sulla coscienza l’azione che ha fruttato il terzo gol al Livorno. In campo livornese tutti contenti per la vittoria: il pubblico, quello meno facilone, non troppo perché la gara dei suoi beniamini non ha soddisfatto in pieno, anche se coronata dal successo. Oggi erano in vena due attaccanti, Piana e Raccis, il primo più del secondo e a loro va il merito della segnatura e della conseguente affermazione. Dietro a questi Capaccioli, nell’ordine il primo della classe che, come al solito, ha disputato una partita ricca di entusiasmo e di accorgimento. Feruglio e Mannocci sullo stesso piano di Soldani. Lovagnini magnifico in più di un intervento e sempre all’erta. Merlo non ama i palloni raso terra: entrambi i gol avevano questa caratteristica e si sono insaccati alle sue spalle. La gara è stata diretta da Scotto di Savona; il suo arbitraggio è mancato nella valutazione dei fuori gioco e per l’eccesso spezzettamento del gioco stesso. Ed ora una breve cronaca. Dopo un inizio calmo il Livorno si fa sotto con Picchi e Raccis che saggiano le possibilità di Bodoira. Al 15’ un tiro di Arezzi costringe Merlo ad una parata difficile, ma al 17’ su traversone di Feruglio a Picchi, quest’ultimo, scorto Raccis in posizione avanzata, gli porge un pallone che il centrattacco livornese rovescia in rete da pochi metri. Il primo punto amaranto scuote gli alessandrini che danno vita ad alcune pregevoli azioni di linea. Al 32’ si arriva al pareggio, autore Coscia: il quadrilatero dei grigi è in moto, i difensori amaranto fermi; azione Tortarolo-Pietruzzi-Coscia e rete di quest’ultimo. Nela ripresa il Livorno parte a gran trotto e al 4’ manca un’altra rete: Raccis e Degano vengono a trovarsi di fronte a Bodoira e per il sardo infilare la porta è un giochetto dei più facili. All’8’ Picchi traversa un pallone dinanzi alla porta alessandrina: sopraggiunge Piana in corsa, infilando in gol; Bodoira è rimasto a guardare. Al 33’, a conclusione di un calcio piazzato tirato da Stua, il solito Piana segna ancora per gli amaranto. Siamo a 4-1. Gli alessandrini giocano ormai senza eccessiva convinzione né troppo calore. Al 38’ però, in una punizione contro il Livorno, Tortarolo trova la giusta via dinanzi ad uno sbarramento non troppo impermeabile che toglie la visuale a Merlo. È il secondo punto per i grigi che dovranno ringraziare poco dopo Raccis che al termine della gara, solo e indisturbato, filando verso Bodoira cade senza aumentare ulteriormente il punteggio. (Pier Luigi Del Cittadino, «La Gazzetta dello Sport», 19 maggio 1947) Fuori il disco, parole di Cambi e musica di Montanari, il Livorno ha vinto. Era tempo. Dal 2 marzo, se non erriamo, dal giorno in cui fu battuta la Fiorentina, gli amaranto non erano stati più capaci di cogliere un successo in casa propria. È una vittoria che si è fatta attendere, e c’è stato un momento, al termine del primo tempo, in cui quasi si disperava del successo. Si disperava, ed a ragione, perché, per quarantacinque minuti, gli amaranto avevano tenuto il campo in modo tale da far chiedere allo spettatore, indispettito, dove di quel passo si sarebbe andati a finire. Girava a vuoto l’attacco, appariva sfuocata la mediana (quella mediana che contro il Torino aveva giocato una grande partita) e nemmeno nell’estrema difesa, a dir la verità, le cose andarono a gonfie vele. Ci era stato, al 14’, un autentico volo di Merlo, che era riuscito a bloccare un pallone fortissimo di Arezzi; ma dopo lo scampato pericolo, non esisteva nessuna tranquillità per la ripresa… Il Livorno ce ne ha fatte vedere delle belle; ma non eravamo ancora arrivati, come si è verificato per qualche periodo del primo tempo, a vedere una squadra in pezzi, l’ossidabile, pensavamo – e non dovevamo essere i soli – che si vada proprio di male in peggio! La squadra ha l’acqua alla gola, ci si batte per non finire nelle sabbie mobili della retrocessione, si dovrebbe fare uno sforzo, il massimo sforzo, e invece… Guardavamo Degano, non azzeccava un pallone; guadavamo Piana, pareva, vicino a Rava, un pulcino accanto alla chioccia; guardavamo Raccis, impacciato, lento… gli unici che cercavano di portare un po’ di luce in tanto grigiore erano un mediano nato, Picchi, e l’uomo di fatica, Stua. Colpa del «sistema», diceva qualcuno, e non aveva torto. Contro i «sistemisti», l’attacco del Livorno si era trovato, quasi sempre, a disagio; si è trovato a disagio perché non ha saputo praticare il metodo. Sembra un bisticcio, ma è la verità. Il «sistema» ha il potere di imbottigliare gli avanti, di restringere il loro campo di manovra, di controllarli passo per passo, questo si intende quando l’avversario non lo pratica. E allora, per sottrarsi a questo accerchiamento, per sfuggire alla stretta, bisogna allargare il gioco, puntare sulle ali, creare, per quanto è possibile, il «corridoio». Gli amaranto, invece, stringevano il loro gioco al centro, il che è una bazza per i «sistemisti». E questo non è tutto. Aggiungete a questo evidente errore di tattica una mediana che non riesce ad ingranare e avrete un quadro, tutt’altro che promettente della situazione. Il primo tempo è terminato alla pari, un goal per parte. I primi a marcare sono stati gli amaranto con Raccis, al 17’, Picchi punta sulla porta, il tiro è forte, Bodoira appare in condizione di poter operare la parata; ma Raccis blocca la palla a terra e la indirizza di nuovo. Un disastro per il portiere alessandrino, che non si attendeva quel cambiamento di scena. È venuto poi il pareggio, quindici minuti dopo. È venuto quando meno te lo aspettavi, ad opera di Coscia che, dopo aver palleggiato a lungo con Lushta, ha fatto partire un tiro da oltre venti metri. Merlo è stato colto di sorpresa? Forse. Il pallone si è insaccato alla sua destra senza che il portiere labronico avesse cercato decisamente di intervenire. Da notare che se il Livorno giocava male, l’Alessandria non giocava, nel complesso, meglio. Tratto a tratto, si vedevano delle azioni limpide, intessute tra mediani e attaccanti; ma quando pensavi «ora per Merlo sono guai», ecco invece che l’azione si spegneva dolcemente, come se il pallone si fosse adagiato su uno strato di bambagia. Duttile, energica, piena di vita la mediana dei grigi; ma il suo attacco? Non certo indovinato, per quel che ha reso lo spostamento di Giorgino ad estremo attaccante sinistro, non certo né sicuri né pronti i suoi frombolieri. Secondo tempo. Il riposo deve avere permesso agli avanti livornesi di ragionare e col ragionamento si deve essere arrivati alla conclusione che era non necessario, ma indispensabile cercare di allargare il gioco. L’iniziativa è partita da Capaccioli, da Picchi, da Stua. Messo in azione, come si conveniva, il guizzante Piana, non è occorso molto tempo per vedere che Rava, esperto, buon colpitore di testa, con un piede ancora centrato, difettava di mobilità. Ed ecco, al 3’, Capaccioli allungare a Piana, ecco Piana portare al centro un dosato pallone, ecco Raccis che con un tiro secco batte Bodoira. Il giochetto a spese di Rava si ripete al 7’. Questa volta è Picchi che lancia Piana il quale, smarcatosi abilmente, marca il terzo gol. Si incomincia a respirare aria di vittoria, ed esser fiduciosi, così questa, che ha una base nella ripresa della mediana che, senza dar spettacolo, come nella partita col Torino, comincia ad andar forte. I grigi, sopresi, continuano ad agire secondo lo schema di un sistema che si dimostra più efficace nel gioco di offesa che in quello di difesa. Gli attaccanti alessandrini si insinuano, penetrano, ma non tirano. Il loro compito è assolto, nei limiti del possibile, dai mediani e, più precisamente, da Arezzi che, come gli capita, cerca di farla a Merlo. Oltre ad una maggiore vivacità da parte degli attaccanti, oltre ad una reale ripresa dei mediani, si conta anche una maggiore sicurezza dei terzini. Decise le entrate di Lovagnini, lunghi i rimandi di Soldani il quale, al 32’, arriva proprio in tempo per togliere la palla ad Armano, che si apprestava, da pochi metri, a tirare. Al 33’, il quarto punto del Livorno. Autore, Piana. Ci è sembrato che Rava abbia leggermente deviato il pallone, la qual cosa non è certo tornata utile a Bodoira. Dopo una rete di Giorgino, al 36’, annullata per fuori gioco, ecco il secondo punto dei grigi ad opera di Tortarolo, che manda in rete su calcio di punizione. Perduta la speranza di poter raggiungere l’avversario, l’Alessandria ha finito per perdere la bussola. Con Rava tra gli avanti, l’attacco dei grigi non ha guadagnato nulla in fatto di omogeneità ed incisività. Ci è stata, sul finire, qualche serrata azione sotto la casa di Merlo, ma ogni pericolo è stato sventato. Quattro uomini, a parere nostro, si sono particolarmente distinti tra gli ospiti: Arezzi, Coscia, Tortarolo e Bertoni; i migliori tra i livornesi, media tra il primo e il secondo tempo, Capaccioli, Stua, Soldani e Lovagnini. Buon arbitro Scotto, che si è divertito un mondo nel vedere che ci sono, in Serie A, dei giocatori incapaci di battere, secondo le norme regolamentari, dei falli laterali. Pubblico numeroso, circa novemila spettatori. Quando gli alessandrini sono usciti dal campo, abbiamo veduto Bodoira accigliato. Di’ la verità, vecchio guardiano di reti, erano proprio tutti imparabili i palloni che hai raccolto in fondo al sacco? (Enrico Bensi, «Il Tirreno», 19 maggio 1947) I GRIGI NON GIOCAN MALE MA IL LIVORNO LI SUPERA: 4-2 Nel complesso si può notare che i grigi non hanno giocato male, ma come già è accaduto a Milano, essi ad un certo punto hanno perso le redini dell’incontro e la vittoria è toccata ai loro avversari. La cronaca registra un primo tempo equilibrato con leggera prevalenza degli ospiti. La ripresa si veste di color amaranto quando alle due reti di Raccis e Piana è seguito il crollo degli alessandrini. I primi a segnare sono stati i livornesi (17’): Raccis, sfuggito alla guardia di Bertoni, riprende al volo un centro di Picchi, battendo imparabilmente Bodoira. Il pareggio dei grigi viene al 32’ per merito di Coscia, che a seguito di un palleggio con Lushta, riesce ad infilare di precisione la porta di Merlo. La ripresa è da poco iniziata quando Raccis prima (3’) e Piana poi (7’) riescono a violare la rete di Bodoira. La reazione dei grigi manca di mordente. Lushta, Giorgino e Armano si incaricano poi di sbagliare quel poco di buono che riesce a combinare il quintetto avanzato. Aumenterà ancora il vantaggio il Livorno per merito di Piana al 33’, mentre Tortarolo (38’) ridurrà la distanza battendo Merlo su calcio piazzato. («Stampa Sera», 19 maggio 1947) Partite decisive per i grigi PIU' CHE MAI SI E' ORA IL PERICOLO DI RETROCEDERE Domani regaleremo punti al Brescia? - Fare la formazione con criterio - Cose inspiegabili per il tifoso La sconfitta di Livorno non ci ha stupiti poiché la formazione presentata in campo non poteva che accentuare i difetti palesati fin dalla partita Alessandria-Livorno vinta dai «grigi» per 4-1. La mancanza di aggressività dei nostri due interni, pur magnifici palleggiatori, provoca l’esagerato avanzamento dei mediani fino al punto di sguernire eccessivamente il settore difensivo che insacca quattro reti ogni partita. Di questo passo si va verso la china e basta dare uno sguardo alla classifica per sentirci l’acqua alla gola. Non riusciamo a comprendere, perché ci si ostini a tenere in squadra elementi che hanno dato a dovizia prove negative; perché Giorgino, in virtù delle sue doti realizzatrici, sia stato relegato all’ala sinistra dove certamente non è superiore a Rosso, Sotgiu e Tartara; perché non si voglia mettere in quadra Ellena che attraversa un ottimo periodo di forma e passa la palla con criterio ai propri avanti. Speriamo però che non si ripeta il caso di Giorgino, includendo Ellena a centrattacco o ad ala destra. Con troppa frequenza si incolpano i giocatori di mancanza di impegno mentre non si è mai pensato che le cause ricadono su coloro che sono incaricati della formazione della squadra. («Il Piccolo», 24 maggio 1946) RISULTATI: Atalanta-Roma 0-0 Bologna-Bari 2-1 Brescia-Venezia 0-2 (a tavolino) Genoa-Milan 0-2 Internazionale-Juventus 0-0 Lazio-Fiorentina 3-0 Torino-Napoli 2-1 Vicenza-Modena 0-1 CLASSIFICA: Torino 50; Modena 45; Juventus 44; Milan 42; Bari 33; Bologna, Napoli, Sampdoria 32; Atalanta 31; Vicenza 29; Lazio, Livorno 28; Genoa, Internazionale 27; Alessandria, Roma 26; Fiorentina, Venezia 25; Brescia 22; Triestina 16 MARCATORI 20 gol: Mazzola (Torino) 17 gol: Puricelli (Milan) 16 gol: Astorri (Juventus), Gabetto (Torino) 15 gol: Baldini (Sampdoria), Dalla Torre (Genoa) 14 gol: Carapellese (Milan), Korostelev (Juventus) 13 gol: Candiani (Juventus), Raccis (Livorno) Il punto sul campionato Faticando le proverbiali sette camicie il Torino aveva sconfitto il Napoli ed aveva mantenuto cinque punti di vantaggio sul Modena che era uscita vincitore dal campo del Vicenza: decisiva la rete di Remondini. Senza reti il derby d'Italia. Con Carapellese e Antonini il Milan era riuscito a vincere in casa del Genoa. In zona retrocessione la ormai spacciata Triestina aveva sei punti di ritardo dal Brescia, penultimo, che era stato sconfitto, in casa, dal Venezia. La Fiorentina era stata battuta dalla Lazio venendo cosi agganciata agganciata dal Venezia, la cui gara era stata sospesa al 88’ per incidenti sul punteggio di 1-1: il risultato poi omologato a tavolino sul campo del Brescia.