Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
20-04-1947 - Giornata: 29 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Venezia AC 1 - 1 (1 - 1)
RETI: 41. Lushta R.[A] 13. Pernigo F. [Ve]

Alessandria US Bodoira Alfredo, Pietrasanta Piero, Rava Pietro, Bassi Luigi, Bertoni (II) Elio, Tortarolo Francesco, Sotgiu Pietro, Pietruzzi Mario, Lushta Riza, Coscia Aristide, Rosso Angelo Triestino All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
VENEZIA AC: Griffanti; Tortora, Di Gennaro; Trentin, Puppo, Bellesini; Renosto (II) Mario, Sgobbi, Pernigo, Corbelli, Ottino. All: Marini Nereo

Arbitro: Codeluppi Mario (Lodi)
Note
Angoli: 3-3 (0-2). Spettatori: 11.000 oppure 14.000. Incasso: 1.300.000 lire. Giornata soleggiata, terreno secco Inizio gara ore 15.30

Commento
I GRIGI SULLA COSTA D’AZZURRA I grigi? partiti ieri mattina in auto pulmann, hanno effettuato un incontro ieri con la squadra di Alassio, pernottando quindi a S.Remo: giungeranno oggi a Nizza, deve s riposeranno. Domani, in mattinata, saranno ricevuti dalle autorità. Lunedì a Cannes giocheranno con la rappresentativa Antibes-Nizza-Cannes. 1 giocatori partii alla vota delle Costa Azzurra sono; Bodcira, Pietrasanta Rava, Borgogno, Bassi, Arezzi, Bertoni. Tortarolo, Armano. Coscia, Stradella, Lustha, Pietruzzi e Rosso. Numerosi dirigenti hanno accompagnato i calciatori. I grigi saranno di ritorno martedì (Il Piccolo, 26/04/1947) Son voluto venire ad Alessandria per cercare di capire, oltre l’attuale efficienza delle due squadre in ballo, due fenomeni curiosi: il primo costituito dalle strane conseguenze del «caso Galeati», il secondo imperniato sul misterioso perché queste squadre pericolanti perdono tanti punti in casa dopo averli guadagnati fuori. Credo – o forse mi illudo, non bisogna mai essere categorici in cose calcistiche – di aver capito qualcosa; e mi riservo di parlarne diffusamente nel mio numero di mercoledì. Qui, a spazio tiranno, mi limiterò a registrare le constatazioni. E per partire dal fondo dei vari perché, verrò subito a quello, stranissimo, per cui un Venezia, dopo aver pareggiato a Firenze, può perdere due partite in casa per tornare a ritrovare il punto ad Alessandria, così come un’Alessandria, dopo aver preso un punto a Genova, può tornar a perderne un altro in casa. Ecco: si tratta di squadre provate per lunga tensione nervosa ed anche per sforzo muscolare in serie di partite spasmodiche. Quando rientrano in casa, credono di riposare, pensano che il pubblico le sorregga. Invece, dovendo incontrare un’altra squadra in egual condizione psichica, quella non è più al turno di riposo, ma di prodigio e, dovendo intanto non perdere ed essendo prevenuta sul «punto primo non perdere» trova facile il contrattacco. Il pubblico, per contrasto, non applaude la sua squadra che ha fatto il prodigio fuori; ma ne attende il prodigio in casa. Se questo non avviene e la colpa è dell’arbitro, passi; uno sfogo negativo, una spiegazione qualunque, c’è; ma se non avviene per colpa del cattivo gioco della squadra, il pubblico anziché incoraggiarla, becca i giocatori più scadenti e favorisce… la perdita. Oggi infatti s’è visto l’Alessandria cominciar piano, quasi assente (partita di riposo); poi rinvenire in ritardo e il pubblico beccare gl’insufficienti. Sarebbe stata logica elementare, in fatto di psicologia, partir subito decisi contro una squadra quasi rassegnata, per impedirle la rinascita delle illusioni e trarne senz’altro il vantaggio decisivo del «mors tua, vita mea»; e il pubblico avrebbe allora fatto il resto. Compiendo invece l’Alessandria l’incredibile errore di giocherellare all’inizio, ha rimesso in gioco il Venezia, che in un contrattacco ha trovato comodo segnare per primo; cosicché l’Alessandria, scompostasi poi nell’ansia dell’inseguimento, ha messo in luce il surmenage di alcuni suoi giocatori e la scarsa classe di certi altri; e, beccata dal pubblico, non ha più ritrovato ordine nell’insieme, pur arrivando al pareggio ed al serrate d’un finale lodevolmente caparbio. Le conseguenze dello strano «caso Galeati» avevano portato all’esclusione dalla squadra del sempre valido Arezzi, il giocatore più liliale dell’undici e quindi ingiustamente sacrificato da quella grottesca giustizia calcistica di cui andiamo da tempo illustrando le levate d’ingegno; e l’allenatore – che è ottimo sotto molti aspetti, anche se non ha le nostre particolari vedute, le quali potrebbero pure essere fallaci – non solo non aveva messo in squadra quello Stradella che è, al pari dell’Astorri, un nostro chiodo fisso per risolvere le partite da mischia in area (come sono ormai codeste partite che direi esistenzialiste per essere basate sull’angoscia) – ma vi aveva lasciato fuori il giovane Armano, ch’è una forza viva sebbene non ancora incanalata, e anche l’anziano Ellena, il qual avvento a parer nostro s’imponeva, dato che gli elementi per sostituirlo ancora – fossero il Bassi o il Pietruzzi – non s’imponevano. E pur tenendo conto del parere dell’allenatore – essere costoro uomini più provati per resistenza da novanta minuti (in una partita che si doveva risolvere in venti minuti) – poteva stupire il fatto che Bassi non fosse avanti e Pietruzzi mediano, anziché viceversa, come furono pensati e allineati. La conseguenze del «caso Galeati» si fecero quindi, secondo me, sentire: le mezz’ali grigie lasciarono molto a desiderare, perché è un po’ stanco il Coscia per il lungo lavoro della bella serie alessandrina e rinunciatario al tiro, e in penosa giornata il pur sempre volitivo e rispettabile Pietruzzi, resero difficili gli spunti individuali di Lushta e Sotgiu, che date le circostanze non apparvero tipi alla Stradella e all’Armano; e tutta la squadra, attenendosi per di più anche all’errore, su quel terreno, del pallone alto e del gioco di testa – fatto proprio per gli avversi difensori – rese il compito dell’attacco quasi impossibile. La squadra grigia, che pareva aver l’unica giustificazione logica d’esser quella che aveva pur pareggiato a Venezia (salvo la sostituzione di Arezzi), diede quindi l’impressione d’uno sbaglio costante, dallo schieramento alla fine; e se si aggiunge il senso di surmenage suaccennato si spiega di leggeri la sua cattiva prova. La quale, d’altronde, fu largamente sottolineata dalla buona del Venezia, schierato al completo e facilitato nell’impresa sia dal gioco altro, sia dal non avere la preoccupazione dell’attacco, ma del contrattacco, sia dal doversi poi solo difendere man mano che i minuti volgevano al novantesimo. Lontano dal suo pubblico, rimesso in gioco da avversari fra cui gli uomini di classe erano in numero inferiore, il Venezia è uscito applaudito dal pubblico alessandrino; un pubblico così sportivo da non focalizzarsi nemmeno sulla mancata concessione d’un rigore – o di due – per falli di mano che anche noi avremmo giudicato involontari. È uscito portandosi via a braccia il suo portiere, salvatore finale dell’esito e colto da strani fenomeni nervosi, quasi epilettici, per un duro colpo terminale ad una tempia; e nello spogliatoio Pernigo mi pregava poi di dire che i biglietti da mille di premio non sono affatto molti come nella mia vignetta, ma la passione è sempre molta come la sfortuna. Bella squadra, in verità, e anche di essa ci rincresce la classifica. Bravi, ragazzi, e coraggio. L’ultima parola non è ancora detta. […] Terreno glabro, con qualche ciuffo d’erba agli angoli e secco, malgrado fosse stato leggermente innaffiato. Sole, aria, ambiente tranquillo. Arbitra Codeluppi di Lodi, non atletico ma coscienzioso e paternalista: bravo. S’accorge subito che il portiere del Venezia, Griffanti, ha maglia grigia e lo manda a cambiarsela. Ritornerà con una maglia rosso mattone. Inizio calmo, come ho detto: ecco l’errore. Discese lente dell’Alessandria, basate sempre su passaggetti del bravo Lushta alla sua ala sinistra. Contrattacchi veneziani: in area, doppia scivolata dei difensori grigi, ma scivola anche la bella speranza di San Marco, il diciottenne Renosto II – arriverà più in alto lui o Armano? – e Bodoira è salvo. Pare sentire il pericolo del tran-tran l’undici grigio: ecco al 9’ una centrata dell’ala Rosso (sul solito passaggio Lushta) e un bel colpo di testa di Sotgiu appena sopraporta. Ma al 12’, patatrac: Puppo attraverso lungo a Ottino, ala sinistra neroverde, Ottino dribbla con calma, dalla linea a fondo passa piano, terra terra, a Pernigo; Bodoira non si butta e Pernigo, dall’area di Porta, segna. Zero a uno. L’Alessandria arranca. Passano i minuti, attacca male. Al 25’, su punizione battuta dal bravo Tortarolo, nuovo colpo di testa, stavolta di Coscia; palla fuori di poco. Bodoira intanto si rifà con un salvataggio sul piede di Renosto II, sfuggito una volta tanto a Rava. Al 31’ nuovo attacco alessandrino, sempre basato su Lushta-Rosso, tiro di Pietruzzi, parata casuale di Griffanti. Al 35’ idem, ma con tiro di Rosso, sbagliato. Al 41’, finalmente, sempre su azione alta, si ha il pareggio: punizione tirata da Bertoni II, Coscia di testa a Lushta, Lushta di testa, gol. Ripresa. L’Alessandria pare ridestarsi, il Venezia pare stanco dell’attacco grigio. Al 9’ sto registrando un gol di Lushta, ma tutti paiono convinti, come l’arbitro, trattarsi d’un fuorigioco; il gol è annullato. Al 16’ azione insistente dei grigi, culminante in un bel tiro di Bassi. Al 25’ bella azione da gol grigia, parata bella a valanga da Griffanti. Al 28’ il pubblico alessandrino becca i suoi, specie Pietruzzi e Bassi che paiono scossi. Al 41’ violento tiro di Rava. Al 42’ tira ancora Rava, il miglior avanti (il pubblico lo vorrebbe all’attacco). Al 43’ corner. Al 44’ mirabile parata di Griffanti. Al 45’ corner: nuovo intervento del miracoloso Griffanti, il pallone batte sullo spigolo della traversa e va… sopra la rete. Finito. Elogio dei singoli, volete? Ecco: ottimi tutti i difensori veneziani, specie Griffanti, Di Gennaro, Tortora e Puppo. Il Venezia ne aveva allineati anche fra gli avanti, ponendo alla mezz’ala destra il mediano Sgobbi. Buone le ali (enormemente più servita la destra, il «Renostino»); sempre pericoloso Pernigo, ben marcato da Bertoni II. Ottimi anche i difensori grigi, specie Rava, Bodoira, Pietrasanta (che ha fatto molto dopo il gol), Bertoni II e Tortarolo (attivo, ma sacrificato Bassi). Ma male tutto ciò che concerne il gioco d’attacco, per via dei palloni alti e della scarsa rapidità, quindi del mancato assieme conseguenti. Non è questa la squadra che vedemmo contro il Napoli e che elogiammo come inarrestabile sul suo campo. (Carlo «Carlin» Bergoglio, «Tuttosport», 21 aprile 1947) GLI AVANTI GRIGI REGALANO IL PAERGGIO AL VENEZIA: 1-1 Più difficile del segnare talvolta è il «non segnare». Gli avanti grigi hanno sfoggiato ampiamente questo secondo genere di abilità. Come abbiano fatto a limitare ad uno i palloni infilati nella rete di Gallanti solo il Cielo lo sa. Cinque almeno potevano essere. Invece no: uno a uno è stato il punteggio del primo tempo, ed uno a uno è risultato quello finale, nonostante che tutta la ripresa, si sia giocata sotto la porta del Venezia e nonostante che si sia perfino visto Bodoira fare da… terzino disoccupato al limite della propria area, per permettere agli autentici terzini, Rava e Pietruzzi, di partecipare essi pure al bombardamento della porta veneziana. Si potrà parlare di gioco troppo alto dei grigi – e si resterà nel vero –, di manovra troppo al centro – esatto anche questo –, dell’influsso negativo dovuto alla forzata mancanza di Arezzi, che ha costretto Bassi a giocare mediano mentre colla Sampdoria aveva funzionato meglio come mezz’ala. Ed ancora si potrebbero ascoltare quelli che volevano Ellena, Stradella e forse anche Armano in campo invece che in tribuna, ma tutte queste osservazioni non tolgono nulla al fatto che per un’infinità di volte ora Lushta, ora Coscia, ora un altro attaccante grigio sono stati lì-lì per aumentare il punteggio della loro squadra ed invece o sono giunti sul pallone un attimo prima o un secondo dopo, oppure hanno tirato a lato… Tutta la partita è una catena di «0». Taccuino alla mano, eccone la prova. Si inizia alle 15:35 con un campo molto secco e duro. Due occasioni non concluse dall’Alessandria; poi il Venezia, nonostante abbia Pernigo presente solo in grazia delle iniezioni di novocaina alla dolorante e gonfia caviglia destra, mette il naso fuori campo. Un «liscio» di Bertoni, uno scivolone di Rava e Renosto ha un pallone d’oro. Per disgrazia (del Venezia) incespica e lo lascia sfuggire. Al 13’ i nero-verdi vanno in vantaggio; azione sulla sinistra, passaggio di Ottino a Pernigo, tiro di quest’ultimo e gol. Gli alessandrini si scatenano per cercare il pareggio, ma corrono ancora un brutto rischio per una difficile deviazione di Bertoni verso la propria porta. Da questo momento può considerarsi iniziata la serie dei gol non segnati dai grigi. La interrompe solo l’autentica rete ottenuta da Lushta di testa al 40’ su passaggio pure di testa di Coscia. Un vero pareggio da… intellettuali. Scade il primo tempo con un tempestivo intervento di Graffanti sui piedi di Pietruzzi. Lo stesso Griffanti ha eseguito poi nella ripresa tre altre prodezze del genere, e l’ultima gli è costata un po’ cara, in quanto si costata un po' cara, in quanto ha dovuto essere trasportato a braccia fuori del campo. L’incidente è avvenuto proprio al 90’. In questa seconda parte della gara le occasioni sfumate ed i tiri a lato sono stati un’infinità: troppo lungo elencarli. Basterà ricordare che Lushta si è visto annullare un secondo gol per fuorigioco e che un difensore veneziano (ci è parso Tortora) negli ultimi minuti di gara ha toccato il pallone con una mano, ma l’arbitro Codeluppi, direttore preciso ed attento, non ha ravvisato l’intenzionalità. Nell’Alessandria c'è stata molta buona volontà, ma la faccenda dell’attacco ha impedito quell’affermazione che era possibile, oltreché necessaria, ai fini di classifica. I tifosi hanno espresso il loro parere fischiando «cordialmente» la squadra. Volevano dire: «Cari ragazzi, siamo sempre amici, ma, per carità, cercate di segnare…». (Paolo Bertoldi, «Stampa Sera», 21 aprile 1947) I lagunari hanno strappato con estrema decisione un pareggio dopo aver segnato nel primo tempo il loro gol e minacciato varie volte la rete di Bodoira. I grigi non hanno avuto una gran giornata, all’attacco mancava Arezzi e la riserva Bassi è stato inferiore all’attesa, mentre la prima linea, con Sotgiu all’ala destra in sostituzione di Armano, è apparsa lenta, incerta, senza decisione e senza mordente nello spunto finale delle azioni che erano sempre invece pregevolmente sviluppate a metà campo. È il solito ritornello: anche oggi i grigi hanno letteralmente dominato nella ripresa. Certo, se un elogio va fatto questo spetta agli ospiti che hanno lottato generosamente per tutti i novanta minuti. Subito all’inizio si notano alcuni interventi degli attaccanti grigi; poi al 13’ su rimessa da oltre metà campo, si nota un’azione velocissima di Ottino che porge il pallone a Pernigo e questi da pochi passi segna malgrado il disperato intervento del portiere. I grigi ritornano all’attacco, ma Lushta impreciso da due passi calcia fuori rete. I grigi fanno ressa sotto la porta veneziana e ottengono vari calci d’angolo e un calcio di punizione. Rosso e Sotgiu impegnano a più riprese la difesa veneziana, finché al 40’ su calcio di punizione effettuato da metà campo da Bertoni, Lushta raccoglie e di testa manda in rete. La ripresa si può dire che non ha storia. Tutti i grigi sono sotto la rete di Griffanti. È una lotta meravigliosa che tiene gli animi sospesi. Da un minuto all’altro sembra che la roccaforte veneziana debba capitolare, ma sempre interviene o un terzino o un mediano o anche un attaccante veneziano a respingere. Lushta riesce ancora a segnare al 9’ un altro gol che viene però annullato. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport del lunedì», 21 aprile 1947) Ancora un pareggio casalingo dell’Alessandria, in vena di dare una mano alle colleghe che, come lei, stanno dibattendosi nei guai. Ma un pareggio sul quale nessuno può elevare una protesta anche minima. L’arbitraggio del sig. Codeluppi è stato attento e preciso e il Venezia ha fatto il suo gioco senza mai ricorrere a mezzi illeciti. I grigi debbono attribuire soltanto a se stessi la colpa del nuovo punto malamente perso. E non vale a loro discolpa il dire che sono stati all’attacco per almeno 75 minuti, se in questo quasi continuo gioco offensivo non hanno saputo cavare un ragno dal buco. Basti pensare che anche il gol del pareggio è nato da una punizione e che durante la ripresa, pur restando i grigi sempre all’attacco, i tiri più pericolosi per la rete difesa egregiamente da Griffanti sono partiti dal piede di Rava spintosi sovente in prima linea. A un quarto d’ora dalla fine l’attacco si è fatto più incisivo, ma il risultato non è mutato: solo due angoli al 44’ e al 45’ hanno servito a tener vive le speranze del pubblico sino alla chiusura della partita. Speranza resa vana dalla calma e sicura difesa veneziana che doveva avere una vittima proprio al fischio finale in Griffanti che si buscava una fortuita ginocchiata alla testa che lo stordiva al punto da dover essere trasportato a braccia negli spogliatoi. Il Venezia ha adottato subito lo schieramento difensivo con la mira al nullo, ma non ha mai rinunciato a dare la zampata per il successo intero. Ha giocato onestamente la sua partita e per la sua correttezza ha saputo meritarsi alla fine gli applausi del pubblico, indispettito invece verso la propria squadra. Un bravo, dunque, a tutto il Venezia, signorile e lindo, e una lode speciale a Pernigo che solo in grazia di due iniezioni fattegli prima della partita ha potuto scendere in campo. I gol. Al 12’ quello del Venezia: punizione battuta da Puppo che manda il pallone a Ottino, il quale su errore di Pietrasanta può passare a Pernigo che rende vano il tuffo di Bodoira. Al 41’ quello dell’Alessandria: Sgobbi ferma a metà campo con le mani un innocuo pallone; batte la punizione Bertoni, Coscia raccoglie di testa e Lushta, pure di testa, insacca imparabilmente. Nella ripresa i grigi segnano al 9’, ma Codeluppi giustamente annulla per fuori gioco. (Carlo Gallia. «La Gazzetta dello Sport», 21 aprile 1947) RISULTATI: Bari-Sampdoria 2-1 Bologna-Livorno 1-0 Fiorentina-Brescia 3-1 Genoa-Atalanta 2-2 Milan-Modena 1-1 Napoli-Lazio 0-0 Roma-Internazionale 2-1 Torino-Vicenza 6-0 Triestina-Juventus 1-5 CLASSIFICA: Torino 46; Juventus, Modena 41; Milan 39; Bari 33; Bologna, Napoli 30; Atalanta, Vicenza 29; Sampdoria 28; Alessandria, Genoa, Livorno 26; Lazio, Roma 25; Fiorentina, Internazionale 24; Venezia 22; Brescia 20; Triestina 16 MARCATORI 20 gol: Mazzola (Torino) 17 gol: Puricelli (Milan) 15 gol: Astorri (Juventus), Dalla Torre (Genoa), Gabetto (Torino) 14 gol: Baldini (Sampdoria) 13 gol: Candiani (Juventus), Korostelev (Juventus) 12 gol: Carapellese (Milan), Ottino (Venezia), Verdeal (Genoa) Il punto sul campionato Il Torino si era sbarazzato del Vicenza segnando sei gol con Mazzola, autore di una tripletta, in grande spolvero. I granata avevanp cinque punti di vantaggio sulla Juventus che aveva espugnato, in maniera netta e meritata, il terremo della Triestina e agganciano il Modena che aveva pareggiato in casa del Milan. La rete di Tavellin, a pochi minuti dalla fine, aveva dato al Bari il successo sulla Sampdoria. Di misura il Bologna aveva battuto il Livorno. Tris della Fiorentina al Bologna.