Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1947/1948
Serie A
02-11-1947 - Giornata: 8 - Bergamo - Comunale


Atalanta Bergamasca Calcio - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Diamante Luigi, Della Frera Giuseppe, Di Gennaro Silvio, Tortarolo Francesco, Rosetta Francesco, Gallea Cesare, Armano Gino, Pietruzzi Mario, Lushta Riza, Coscia Aristide, Sotgiu Pietro All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
ATALANTA BERGAMASCA CALCIO: Casari; Manente, Citterio; Cominelli, Mari, Todeschini; Fabbri (V) Edmondo, Randon, Astorri, Miglioli, Korostelev. All.: Fiorentini Ivo

Arbitro: Tassini Bruno (Verona)
Note
Angoli: 2-3 oppure 3-3. Spettatori: 8.000 oppure 12.000. Tempo piovoso, terreno viscido e fangoso Inizio gara ore 14.30

Commento
Oggi la grande novità: instaurazione integrale del «sistema» in casa atalantina dopo il precedente timido esperimento di Genova. Però non si può dire che sia andata troppo bene. I nerazzurri, come succede loro da qualche domenica, non hanno cavato un ragno dal buco, seguiti a ruota dagli avversari, cosicché di bel gioco se ne è visto poco e le cose notevole, le uniche degne di menzione, hanno avuto per autore questo o quel giocatore più in vena. Bravi i portieri, bravi Fabbri e Todeschini da una parte, e bravi Lushta, Rosetta e Armano dall’altra. È mancato però lo spettacolo calcistico. Gli appassionati si sono divertiti a urlare «metodo, metodo» per cinquantacinque minuti, finché li hanno accontentati: così al 10’ della ripresa si è tornati all’antico. Un paio di discese ben congegnate hanno dato allora l’illusione che finalmente la squadra marciasse, e invece si è ripiombati più che in fretta nell’abulia completa; anzi, sul finire l’incolumità della casa atalantina ha corso qualche grosso pericolo, specie per opera di Sotgiu, Lushta e Armano e c’è voluto un Casari in piena forma per evitare il grosso guaio di una nuova sconfitta. Nel complesso le due squadre non sono apparse in condizioni di forma molto brillante, col vantaggio per i grigi di disporre di maggior velocità. Non resta che attendere tempi migliori per la compagine bergamasca, che pure aveva incominciato così bene il campionato, abituando i suoi sostenitori a prestazioni eccellenti (vedi partite con Bari, Inter e Modena), e ora invece li indispettisce con il suo gioco di scarsa consistenza. Senza reti e con molta confusione nel gioco, che cosa ci può essere di interessante da raccontare ai lettori? Poco, senza dubbio. Per un quarto d’ora gli ospiti danno a vedere di essere meglio familiarizzati col sistema, ed esercitano una certa pressione nella metà campo avversaria. Al quarto d’ora, però, è Cominelli che mette il naso alla finestra scappando sulla destra e centrando poi un pallone spiovente. Mischia davanti a Diamante, palla che sfugge al portiere, vagola in aria trovando solo piedi incerti, finché finisce a fondo campo, mentre il guardiano dell’Alessandria riceve un brutto colpo. Quattro massaggi, breve interruzioni, poi tutto come prima. Diamante è più vivo che mai e lo dimostrerà in diverse occasioni. Grosso pericolo per gli ospiti al 25’: il solito Fabbri che fugge e la solita inutile rincorsa da parte di un paio di avversari, cosicché «Topolino» può centrare. C’è Rosetta che si tuffa in avanti per respingere di testa, ma sbaglia il tempo e il pallone lo supera finendo sotto il naso di Astorri e Miglioli in agguato a tre metri da Diamante, senza che i due atalantini sappiano approfittarne; tenta di fare meglio Korostolev, ma il tiro gli riesce debole, e Diamante può respingere con facilità. Dieci minuti dopo tocca a Casari farsi applaudire in una bella parata su bruciante tiro di Tortarolo, che aveva ricevuto l’imbeccata da Gallea (tiro di punizione da venticinque metri contro i locali). Ecco subito dopo un numero di alta acrobazia calcistica per opera di Rosetta, che nella sua area esegua una applaudita respinta di testa mediante uno spettacolare salto «ritardato» che gli consente di restare in aria nell’attesa del pallone. Al 16’ della ripresa unico bel tiro di Astorri, il quale fa partire una sventola in corsa. Diamante gliela para con una sicurezza prodigiosa. Al 40’, infine, solo l’intuito consente a Casari di deviare sopra la traversa un pallone saetta indirizzatogli da Lushta. Ottimo l’arbitraggio del signor Tassini, di Verona. (Nino Filippini Fantoni, «Tuttosport», 3 novembre 1947) L’unica manifestazione di entusiasmo che ci sia stata oggi sul campo dello stadio bergamasco, la si è avuta al 10’ della ripresa, quando gli atalantini hanno rinunciato allo schieramento sistemista per tornare all’abiurato metodo. Questo per dirvi che il gioco, sia in regime sistemista che successivamente in regime metodista, è stato povero di contenuto tecnico e di episodi emotivi; da una parte e dall’altra, per la verità, in quanto, a voler essere obbiettivi, neppure i grigi, pure dimostrando maggiore dimestichezza con la tattica imposta dal sistema, hanno brillato per coesione e omogeneità. Un bel pasticcio, insomma, entro il rettangolo; e fuori la gente ad indispettirsi, a fischiare, a sbadigliare. Qualche spunto individuale ha animato la competizione, gli opposti portieri si sono fatti apprezzare per numerose parate, sicuri ed abili. Poi fra i nerazzurri il «topolino» Fabbri ha scorrazzato a piacere suo dimostrandosi in piena forma mentre Todeschini ha campeggiato sia come componente del quadrilatero centrale sia quando è tornato alle classiche mansioni che bene gli si addicono di mediocentro imperante a metà campo. Dell’altra squadra le ali sono apparse insidiose e specialmente Armano, potente nel tiro; Lushta ha avuto momenti felici; Rosetta ha, fra l’altro, saputo neutralizzare completamente Astorri mentre Diamante ha riscosso applausi per parate coraggiose e sicure. Tutto lì. Cronaca senza reti e quindi arida. Il primo portiere ad essere impegnato è Diamante ed è Todeschini che lo chiama in causa al 6’ con un angolato tiro rasoterra, parato in tuffo. Subito dopo gli ospiti incassano un angolo che restituiscono però a due minuti di distanza quando Citterio devia un centro di Armano. Gli alessandrini sono più disinvolti nell’adottare il sistema e premono fino al quarto d’ora allorché Cominelli rompe il cerchio fuggendo sulla destra e inviando poi al centro un pallone spiovente. Pressato dagli avversari, accecato dal sole, Diamante para in presa alta, ma con difficoltà, ed il pallone carambola poi da un piede all’altro finché finisce a fondo campo mentre il portiere accusa un colpo e si accascia al suolo. Due massaggi lo rimettono in piedi rapidamente. Risponde Sotgiu con uno scatto che lo porta in area avversaria tallonato dal solo Mari, il quale non può impedire che l’ala sinistra alessandrina sferri un forte tiro in porta, ma la palla scivola sulla traversa. Il pubblico rileva molte incertezze nel reparto difensivo atalantino e incomincia a reclamare perché si torni al solito schieramento. Sarà accontentato, come dicevamo più sopra, al 10’ della ripresa. Ma la confusione, salvo qualche raro bagliore, continuerà a regnare sovrana. Si continua con fasi alterne, ma episodi notevoli il taccuino non ne regista. Comunque qualche buona parata di Diamante emulato degnamente da Casari, scuote un po’ l’apatia generale e fa applaudirei portieri. Gioco abbastanza corretto e nessun incidente degno di nota. Considerazioni del cronista, il quale non vuole dire che quello che vede, e che non vuole avventurarsi sul terreno friabile del metodo e del sistema. L’Atalanta, e come un poco anche l’Alessandria, è una squadra in pericolo di scarsa vena. Passerà? (Nino Filippini Fantoni, «Corriere dello Sport», 3 novembre 1947) È stato un incontro poverissimo di bel gioco. Senza dubbio a peggiorare la situazione in casa atalantina ha contribuito la faccenda del sistema del quale oggi, dopo pochi giorni di preparazione, è stata decisa l’adozione ufficiale. Al banco di prova, però, bisogna dar ragione a coloro che avevano espresso forti dubbi sulla opportunità di una simile pericolosa innovazione, non ravvisando nell’Atalanta di oggigiorno i coefficienti indispensabili del caso. Ché infatti il prodigarsi e lo spirito di adattabilità dei Cominelli e Todeschini trovò scarsa collaborazione nei compagni retrostanti, salvo Mari che montò buona guardia a Lushta. Chiarissimo anche che, nel confronto, la bilancia in fatto di pratica sistemistica pendeva dalla parte alessandrina dove Coscia, Tortarolo e Rosetta, e Della Frera meglio di Di Gennaro, dimostrano di saperci fare. Quasi non bastasse, alla mezza babele creata dal sistema aggiungiamo la scialba prova degli attaccanti atalantini fra i quali il solo Fabbri sapeva mantenersi all’altezza della propria fama e l’insieme negativo dello spettacolo, purtroppo, sarà reso completo. Naturalmente il pubblico si impazientì dinanzi a un simile andazzo. Fischiò un poco nel primo tempo, fischiò a lungo e cominciò a tempestare nella prima parte della ripresa, fino a quando ottenne che l’Atalanta riprendesse il suo naturale schieramento. In prosieguo l’Atalanta non riuscirà ugualmente a segnare ma almeno essa rispetterà il gusto degli spettatori. Col pareggio l’Alessandria ha raccolto il massimo a cui certo aspirava. Il merito del punto realizzato risale ai giocatori che abbiamo già menzionato e in misura maggiore al portiere Diamante, veramente bravo, alla pari col suo collega bergamasco, i due migliori uomini in campo. In quanto agli attaccanti, tolti alcuni spunti di Armano e Coscia, sul resto niente di rilevante, ma mancavano del cannoniere Stradella. L’Atalanta per la prima volta adotta il sistema, ma al 12’ della ripresa, anche in seguito alle insistenti e reiterate proteste del pubblico, riprende il suo schieramento metodistico collocando Todeschini al centro della mediana e spostando Mari a destra. Incidenti di nessuna gravità a Sotgiu, Diamante, Casari e Lushta. Nella ripresa, inversione di ruolo tra Miglioli e Randon. (Cornelio Melocchi, «La Gazzetta dello Sport», 3 novembre 1947) MEZZO SUCCESSO DELL'ALESSANDRIA SUL CAMPO DELL'ATALANTA: 0-0 Quella di ieri non è stata una bella partita. Sarà stato perché l’Atalanta, adottando per la prima volta il «sistema», non ha dimostrato dì avere assimilato del tutto le relative regole oppure, e molto più probabilmente, per il motivo che la squadra bergamasca attraversa un periodo di forma piuttosto infelice. Fatto sta che la tecnica di giuoco ha fatto difetto parecchio, ieri, sul campo bergamasco. Dato l’andamento dell’incontro, al 10’ della ripresa l’Atalanta ha ripreso l’abituale schieramento metodista, senza che tuttavia il tono del suo giuoco mutasse. Bisogna dire però che l’Alessandria non è squadra da permettere esperimenti ad avversari. Il primo portiere impegnato è stato Diamante, che al 6’ ha dovuto parare in tuffo un forte tiro rasoterra di Todeschini. Una buona occasione è stata poi perduta da Astorri e Miglioli, al 25’, mentre allo scadere del primo tempo l’atalantino Pirani ha salvato una situazione disperata, gettandosi fra i piedi di Armano proprio quando l’alessandrino stava per realizzare, dopo un riuscito scatto in avanti che l’aveva portato solo a pochi metri dalla porta atalantina. Nella ripresa è da segnalare un’abile parata di Diamante su forte tiro a volo di Astorri e negli ultimi minuti un’autentica prodezza di Casari che è riuscito a deviare col pugno sopra la traversa un violento tiro di Lushta. L’Alessandria ha avuto i suoi uomini migliori in Rosetta, che dà un’autorità di giuoco alla mediana, ed in Lushta ed Armano. La conferma dell’albanese al centro dell’attacco e di Armano all’ala appare indovinata ed i due giocatori potranno in avvenire rendere buoni servizi alla loro squadra. (G.S., «Stampa Sera», 3 novembre 1947) DOPO LE BUONE PROVE DI PESCARA E DI BERGAMO DOMANI ALLENAMENTO CON IL LEGNANO Mettere a punto il quintetto d’attacco - Migliorato Traini Due partite fuori casa, tre punti! È un bottino cospicuo che poche squadre possono vantare e che mette ben in chiaro la solidità dell’impianto difensivo della squadra grigia. Posizione in classifica tranquilla che, con un po’ di fortuna, poteva essere addirittura invidiabilissima. A Bergamo l’Alessandria ha ancora una volta rivelato delle pecche notevoli all’attacco, dove Lustha appare sfasato e stanco ed il bravo Pietruzzi fuori forma. Pertanto è assolutamente necessario sacrificare qualche elemento, per lo meno temporaneamente, e fare posto a Tosi e a Traini che a Como pare sia andato molto forte. È doloroso, ma è indispensabile per tentare di galvanizzare un attacco privo di mordente e di aggressività. A Bergamo si doveva vincere ed invece si è rischiato di perdere per colpa degli avanti che hanno continuato a cincischiare senza concludere. Non si è perduto perché Diamante, in forma superba, ha neutralizzato diversi tiri difficilissimi. (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 8 novembre 1947) RISULTATI: Bari-Modena 1-1 Bologna-Torino 1-0 Fiorentina-Livorno 1-1 Juventus-Lazio 1-1 Lucchese-Triestina 1-1 Milan-Internazionale 3-2 Roma-Pro Patria 1-1 Salernitana-Napoli 3-3 Sampdoria-Vicenza 6-1 riposa: Genoa CLASSIFICA: Milan, Torino 11; Bologna, Fiorentina, Internazionale, Juventus 10; Genoa, Triestina, Lazio, Modena 8; Bari, Salernitana, Alessandria, Livorno, Pro Patria 7; Roma, Atalanta, Vicenza 6; Lucchese, Sampdoria* 5; Napoli* 3. *: una gara in meno MARCATORI: 8 gol: Mazzola (Torino) 7 gol: Quaresima (Inter) 6 gol: Bassetto (Sampdoria), Lorenzi (Inter), Pernigo (Modena) 5 gol: Amadei (Roma), Boniperti (Juventus), Dalla Torre (Genoa), Turconi (Pro Patria), Zapirain (Inter) 4 gol: Brighenti (Genoa), Cappello (Bologna), Carapellese (Milan) Il punto sul campionato Seconda sconfitta stagionale per la capolista Torino battuta dal Bologna, che aveva affrontato la sfida con una grande carica di energia, grazie al decisivo gol di Cappello. I granata vennero raggiunti dal Milan che era uscito vincitore nel derby della Madonnina contro l’Inter: i tre gol dei rossoneri erano arrivati da incertezze avute dall’estremo difensore nerazzurro. Pareggio nel derby toscano tra Fiorentina e Livorno in cui ci furono episodi di violenza al termine della sfida. Terzo punto stagionale per il Napoli che aveva pareggiato la sfida contro la Salernitana.