Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1947/1948
Serie A
07-12-1947 - Giornata: 12 - Bari - della Vittoria


Bari US - Alessandria US 1 - 0 (0 - 0)
RETI: 80. Tontodonati M. [Ba]

Alessandria US Diamante Luigi, Della Frera Giuseppe, Di Gennaro Silvio, Gallea Cesare, Rosetta Francesco, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Albertelli Lanfranco, Stradella Carlo, Coscia Aristide, Sotgiu Pietro All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
BARI US: Costagliola; Pellicari, Maestrelli; Orlando, Carlini, Isetto; Hrotkó, Mongelli, Tontodonati, Tavellin, Spadavecchia. All.: Kuttik András

Arbitro: Orlandini Vincenzo (Roma)
Note
Angoli: 2-4. Spettatori: 10.000. Tempo coperto, terreno bagnato Inizio gara ore 14.30

Commento
Anche oggi, di fronte all’Alessandria, il solito 1-0. Anche oggi una vittoria ancor più stentata delle precedenti. Avevamo varcato la soglia del 34’ della ripresa e il Bari, per quanto attaccasse di continuo e fosse lì nella metà campo dei grigi a cincischiare e a manovrare con l’abituale confusione e il solito nervosismo, non aveva sferrato un solo tiro verso la rete di Diamante; il portiere alessandrino è rimasto tra i pali per tutto il secondo tempo senza arrestare un solo pallone, senza un intervento degno di rilievo: è rimasto lì, forse, ad ammirare i pronti interventi di Rosetta o la padronanza e lo stile di Gallea e a osservare la confusione degli attaccanti baresi, la loro incapacità nel tiro in rete, la loro ostinatezza nel dribling [sic] e sembrava ormai sicuro e fiducioso che non sarebbe stato oggi battuto quando in una discesa di Tontodonati – una della tante – Rosetta, nell’intercettare, deviava in angolo. Si appresta al tiro Hrotkó mentre venti uomini – tutti, cioè, tranne lui e Costagliola che pure è fuori dalla propria area di rigore – sono asserragliati nell’area di porta alessandrina. Il tiro a fil di palo trova sulla traiettoria Mongelli e Tontodonati; quest’ultimo non ha nessuna difficoltà a mettere in rete. Gol: entusiasmo tra la folla mentre gli alessandrini reclamano, protestano – chissà cosa – verso Orlandini che indica con decisione il centro del campo. Il gol produce i suoi effetti nell’una e nell’altra squadra: al Bari dà sicurezza, brio, slancio, all’Alessandria disorientamento e quindi incapacità a riequilibrare le sorti. La partita, invero, ha questa sola storia, l’azione del gol, perché tutto il resto è stato uno spettacolo scialbo, insignificante, addirittura demoralizzante. Una squadra che gioca con tre o quattro riserve, una squadra che si trova nell’impossibilità di modificare la propria formazione onde migliorarla perché non ha giocatori a sua disposizione, non può vivere che di buona volontà e di speranze anche perché l’entusiasmo, a grado a grado, si fa tenue fino a spegnersi. Non potevasi attendere oggi la resurrezione dell’undici di Kuttik amareggiato da una troppo lunga serie di infortuni, non potevasi sperare che l’attacco diventasse improvvisamente prolifico ma potevasi sperare in un gioco indubbiamente migliore, anzi meno peggiore per essere più precisi. I biancorossi – così a noi, almeno, è sembrato – accortisi della loro giornata poco felice non hanno avuto fiducia l’uno dell’altro e dalli, allora, tutti indistintamente nel dribling [sic], nel voler giocare ciascuno per proprio conto, nel voler passarsi il pallone soltanto quando era inevitabile che così si facesse. Al contrario gli alessandrini hanno giocato più alla svelta: si smistavano il pallone con frequenza e con rapidità, hanno svolto parecchie azioni a ventaglio, hanno messo più volte in difficoltà la rete di Costagliola; hanno sciupato, però, parecchie occasioni d’oro, non hanno avuto uno stoccatore e si sono rivelato piuttosto fragili con Stradella e Armano ed imprecisi nel tandem di sinistra Coscia-Sotgiu. Il migliore, tra i grigi, è stato Gallea: sicuro, preciso, ha dominato il campo costituendo per l’Alessandria un perno sia per il gioco di difesa che per quello di attacco. Anche Rosetta ha svolto una buona partita assieme a Tortarolo. Dei biancorossi il migliore Maestrelli; gli altri, tutti al di sotto delle loro possibilità. Mongelli, atteso dal suo pubblico alla prima prova barese, non ha nel complesso dispiaciuto: ha risentito, né poteva essere diversamente, anche lui della cattiva giornata dei compagni. Ed ora un po’ di cronaca: l’Alessandria assume presto il predominio del gioco e Costagliola, al 9’, deve bloccare un tiro di Armano; all’11’ è Spadavecchia che, con una incursione, si porta nella metà campo dei grigi e scocca un tiro che termina fuori di poco. Un’ottima occasione è sciupata da Stradella, che tutto solo, non raccoglie un centro di Armano ma tira alto al 19’. Il Bari non si scuote, Costagliola effettua qualche temeraria uscita e poi, al 22’ ripiega in angolo; al 24’ Tontodonati raccogli un lungo e parabolico rinvio di Pellicari e rovescia verso Diamante che sembra battuto, ma il pallone picchia sul palo. Su tiro di Pellicari, al 36’ Diamante esce dai pali e salva fortunosamente. Negli ultimi minuti Albertelli impegna Costagliola. Nella ripresa il Bari si allinea con Hrotkó ad interno e Mongelli ad ala. Il gioco, però non muta anche se i biancorossi danno l’impressione di voler dominare. Le azioni più favorevoli sono però sempre dalla parte degli ospiti. Al 21’, in una mischia sotto la porta di Costagliola, provocata da un errore di Orlando, Stradella rimane azzoppato e abbandona il campo; vi rientra qualche minuto più tardi all’ala sinistra mentre Sotgiu si porta al centro della prima linea. Intanto l’Alessandria richiama sulla difensiva i suoi uomini nell’intento di condurre in porto la partita sul nulla di fatto. Ma è in questo finale di partita che gli ospiti subiscono il predominio dei baresi e la porta di Diamante è messa in pericolo. Al 29’, infatti, una respinta di Rosetta rimbalza su Tontodonati a porta incustodita ma la palla termina fortunosamente a fallo; e al 34’ il calcio d’angolo che darà la vittoria al Bari. (Pietro De Giosa, «Corriere dello Sport», 8 dicembre 1947) La partita si è trascinata monotona per ben 70 minuti, tra la disperazione del pubblico per via della rabberciatissima formazione del Bari e le speranza dell’Alessandria che attendeva fiduciosa il segnale di chiusura, paga del risultato pari che stava per cogliere. Al 70’ invece la partita si è ravvivata di colpo. Il Bari aveva allora corso un brutto pericolo, il più brutto forse dei tanti che la partita aveva fatto soffrire al pubblico. Per un annaspamento in difesa biancorossa, Stradella e Armano erano venuti quasi a contatto con Costagliola e la palla era slittata via più di fortuna che per scaltrezza dei difensori. Stradella nell’azione si scontrava con Maestrelli e usciva per pochi minuti dal campo, mentre il Bari ricavava dal pericolo corso lo sprone necessario. La squadra barese iniziava così una specie di volata finale, improntata ad una massima decisione e colorita di un tono di gioco sostanzioso. Quattro angoli, l’Alessandria aveva incasellato durante la sua gara. Il Bari ne otteneva subito uno che Spadavecchia sciupava ed al 38’ ne incasellava un secondo. Questa volta Hrotkó si incaricava del tiro e piazzava un pallone a fil di palo che superando tutto lo spazio della porta cadeva sul piede di Tontodonati; questi realizzava facilmente. Era l’insperata vittoria barese e l’incredibile sconfitta alessandrina: il pubblico andava in delirio, mentre i grigi protestavano con Orlandini per un fuori gioco di Tontodonati, che a noi invece parve in posizione regolare. Gli ultimi dieci minuti passarono tra un Bari intento a sfollare la sua area dalla vistosa reazione grigia e un’Alessandria che come stordita dall’inatteso finale cercava la possibilità di riagguantare l’avversario. Questa la gara nel suo sostanziale episodio. Di certo l’Alessandria aveva abbandonato il campo, dopo i primi quarantacinque minuti, convinta di poter agevolmente portare a casa il punto. Contro un Bari rabberciato e sfiduciato, i grigi avevano opposto nel primo tempo una difesa capace di sostenere l’urto disorientato di un attacco che andava avanti a folate, ma senza alcuna convinzione ed ordine tecnico. Diamante aveva corso pochi pericoli e in difesa Della Frera e Di Gennaro risultavano sicuri e precisi nel lavoro distruttivo e Rosetta rivelava qualità di primo ordine, ben coadiuvato da un Gallea generoso e da un Tortarolo accorto e tempista. Ove si aggiunga il lavoro prudente e di copertura manovrata di Coscia e Albertelli, c’era da concludere che l’Alessandria così abilmente inquadrata, difficilmente avrebbe permesso al Bari sorprese di sorta. Invece il Bari doveva, nella ripresa, presentare un nuovo volto capace di scompaginare tutto il piano avversario. Anzitutto migliorava l’assetto offensivo, facendo scambiare di posto Mongelli con Hrotkó. L’ungherese che era stato parecchio beccato dal pubblico nel primo tempo, passato al posto dell’inesperto, anche se promettente allievo, si rifaceva alimentando il gioco e dando maggior vitalità ad un reparto che mancava soprattutto di decisione. In secondo luogo il Bari abbandonava il gioco a passaggi stretti e laterali, per una serie di azioni e più ampio respiro, con paloni lunghi capaci di spiazzare la difesa avversaria. In questa seconda parte Costagliola non operò alcun salvataggio difficile e, di contro, Diamante fu spesso chiamato a sbrogliare situazioni intricatissime. Buon per lui che una volta Tontodonati mandò alle stelle un pallone che aveva soffiato abilmente a Di Gennaro e un’altra volta, ancora, Hrotkó a coronamento di un’abile manovra individuale sciupò tutto con un passaggio fuori tempo verso Spadavecchia. Ma il Bari premeva e l’Alessandria doveva imparare a proprie spese, che anche nelle partite di impostazione difensiva, occorre poggiare sempre su un attacco deciso. Invece i grigi, pur manovrando con abilità, mai dettero l’impressione di poter sfondare una difesa che si reggeva sulla scaltrezza di Costagliola, sull’intelligenza di Maestrelli e sulla buona forma di Pellicari, ma che nulla aveva di trascendentale. Colpa insomma un po’ dei reparti offensivi grigi, troppo preoccupati di coprire il lavoro che già egregiamente svolgevano i reparti guidati da Rosetta e mai convinti di poter spingere a fondo con buone possibilità di successo. Il Bari vinse la sua partita di avventure. Cominciò con un generale sbandamento, subì durante tutto il primo tempo la platonica offensiva dei grigi. Nella ripresa operò di forza e di coraggio, finché nel finale ottenne il punto della vittoria. Al 25’ del primo tempo Tontodonati colpì un palo; nella ripresa il Bari passò il suo più grave pericolo al 30’, quando Stradella batté fuori un pallone sfuggito alla difesa barese. Dopo la rete sopra descritta, in una rabbiosa azione alessandrina Stradella da ala destra impegnò Costagliola in un difficile salvataggio a terra. Individualmente Maestrelli, Carlini, Isetto e Tavellin fecero spicco sul Bari; Gallea, Rosetta e Della Frera nell’Alessandria. Arbitraggio in complesso ottimo. (Mario Capozza, «Tuttosport», 8 dicembre 1947) DISAVVETURA DEI GRIGI L'Alessandria spera per ottanta minuti poi subisce il goal-beffa del Bari Volitiva, generosa partita dei grigi alessandrini che avrebbe potuto essere coronata benissimo da un pareggio. Gli ospiti hanno infatti gareggiato con caparbio puntiglio, cercando di trarre partito dalle deficienze di una formazione di ripiego in cui è stato costretto ad allinearsi il Bari, privo di alcuni dei suoi migliori elementi. Soltanto la prudenza del giuoco avversario ha potuto neutralizzare l’intraprendenza di Stradella e Coscia che hanno sfiorato varie volte la segnatura. Comunque sia si profilava il nulla di fatto, quando a dieci minuti dalla fine il Bari, su calcio d’angolo, ha potuto violare la rete di Diamante rendendo così vano ogni sforzo dei grigi che anche nelle battute finali hanno cercato di ristabilire l’equilibrio. Fin dall’inizio l’Alessandria ha messo in difficoltà Costagliola e gli altri difensori baresi. Una sola volta Tontodonati si è fatto avanti minaccioso, ma un tiro che poteva cogliere spiazzato Diamante è stato neutralizzato dalla traversa. Tra il 25’ ed il 35’ minuto della ripresa l’Alessandria subiva due calci d’angolo. Il secondo di questi ha fruttato ai baresi il punto della vittoria. Infatti il tiro dalla bandierina, battuto da Hrotkó, è stato raccolto da Tontodonati che, intuita l’uscita del portiere, ha mandato la palla con un corto tiro in rete. Negli ultimi minuti l’Alessandria ha poi cercato disperatamente la via del pareggio, ma non vi è riuscita perché tutti i giuocatori biancorossi hanno fatto muro dinanzi a Costagliola. Tra gli ospiti si sono posti particolarmente in luce i terzini, il centrosostegno Rosetta e il centravanti Stradella, mentre della squadra locale i migliori vanno ravvisati in Carlini, Pellicari, Isetto e Spadavecchia. (Ugo Irace, «Stampa Sera», 8 dicembre 1947) Dopo un primo tempo a reti inviolate durante il quale la superiorità dei grigi è apparsa netta anche se inconcludente, la partita si è risolta in favore dei baresi a dieci minuti dalla fine. L’Alessandria aveva imposto all’inizio una certa tecnica che non trovava però suffragio nel gioco dell’attacco piuttosto sconclusionato e a volte privo di mordente. Il Bari, invece, nonostante le condizioni del campo reso alquanto viscido dalla pioggia caduta nella mattinata, anche nel primo tempo, pur senza segnare, aveva portato qualche azione più concreta. Il gioco ha totalmente cambiato di fisionomia nella ripresa durante la quale i biancorossi hanno imposto la loro superiorità che poteva essere concretata da un maggior numero di gol. Gli ospiti a questo punto imponevano la buona classe dei difensori e specialmente di Di Gennaro, di Gallea e dei due mediani laterali per contenere il ritorno dei baresi ma il pubblico, incitando a gran voce la propria squadra, era riuscito a galvanizzare i biancorossi anche perché al 31’ Stradella, urtando contro un palo nel portare a termine un’azione, era costretto ad allontanarsi dal campo per alcuni minuti. Il Bari ha dovuto accontentarsi anche oggi di una vittoria di stretta misura, che però ha soddisfatto il pubblico. Azioni alterne nel primo quarto d’ora e lavoro per Diamante e Costagliola. Il primo pericolo la porta alessandrina lo passa al 25’ dopo che i grigi avevano usufruito di un calcio d’angolo. Ne è protagonista Tontodonati che, raccolto un passaggio di Pellicari, su calcio di punizione tira violentemente verso la rete di Diamante, ma la palla viene respinta da un palo. Ancora un angolo contro il Bari al 27’, una clamorosa parata di Costagliola al 29’ e poi al 43’ la migliore occasione della giornata per i grigi sciupata da Sotgiu, che a pochi passi dalla porta non riesce a segnare. Il tempo si chiude con il terzo angolo contro il Bari. L’inizio del secondo tempo vede ancora i baresi in difficoltà; è Carlini che provoca il quarto calcio d’angolo contro i biancorossi. Poi il gioco si riprende gradatamente in favore dei baresi che nel settore destro di attacco hanno invertito i ruoli tra Hrotkó e Mongelli. L’ungherese al 7’ mette sui piedi di Tontodonati un bel pallone che il centravanti non sfrutta. Al 12’ parata di Costagliola su tiro di Armano. Si comincia a delineare la superiorità barese: anche Carlini e Isetto tentano la via della porta, ma la difesa grigia non si lascia sorprendere. Al 31’ Stradella, nell’intento di raccogliere un passaggio in linea, urta con un ginocchio contro un palo e deve allontanarsi dal campo per alcuni minuti; al 34’ fuga di Sotgiu fermato da Pellicari; al 35’, su calcio d’angolo contro l’Alessandria, ecco il gol. Batte Hrotkó; Diamante fallisce l’intervento e Tontodonati raccoglie e segna da pochi passi. (Paolo Magrone, «La Gazzetta dello Sport», 8 dicembre 1947) ANCHE A BARI LA SQUADRA GRIGIA PERDE L'INSUFFICENZA DI SUOI ATTACCANTI E’ opportuno Innestare nuovi elementi all'attacco - La direzione tecnica della Squadra affidata a Savoiardo Dopo Bergamo e Modena ecco che anche a Bari la prima linea grigia ha perso la partita. Può sembrare un paradosso, ma è proprio così: le linee arretrate hanno tenuto per 80 minuti ed il goal segnato da Tontodonati non aveva affatto tutti i crismi della regolarità. Di contro l’attacco ha sciupato molte occasioni favorevoli tra cui due assolutamente madornali. Insomma questo attacco non va, manca di scatto, di mordente, di aggressività ed occorre risanarlo con delle profonde iniezioni di vitalità e con delle lezioni di gioco sistemista. Ma perché ripetere sempre le stesse cose? Se dipendesse da noi tenteremmo la carta dei giovanissimi i quali difficilmente renderebbero meno degli anziani, ma pensiamo che ci sia una ragione più profonda e che sfugge all’analisi superficiale. Quante mezze ali di vera classe esistono in Italia? Tre, quattro, esagerando, e poi? Quante mezze-ali tipo Baloncieri, Ferrari, Meazza, Piola, Borel, Scarabello, ecc.? Una, forse, Mazzola, ma non all’altezza dei migliori. Ecco pertanto la ragione vera dell’insufficienza generale del gioco scadente praticato da tutte le squadre meno un paio al massimo. Il calcio italiano sta percorrendo una strada pericolosa, e non vorremmo che dopo il disastro di Vienna ne seguisse un altro domani a Bari contro la Cecoslovacchia. Quindi se il calcio italiano è in ribasso, e tutte o quasi le squadre praticano un gioco scadente perché proprio l’Alessandria, squadra modesta e senza pretese, dovrebbe avere un attacco folgoratore? Se la Juventus stessa che pareva volesse «spaccare tutto» si trova in «panne», come pretendere che i «grigi» funzionino da rullo compressore? Un amico al quale esponevamo queste nostre osservazioni ci diceva: «sì, ma guarda la Triestina, la Pro Patria, la Salernitana!». Benissimo, le guarderemo, ma alla fine del campionato si troveranno dietro all’Alessandria perché a questa inferiori tecnicamente e come valori individuali. Ci è stato detto che è stata affidata al cav. Savojardo la direzione tecnica della squadra, dato che il dott. Kovács dovrà lasciare l’Italia. Savojardo ha debuttato bene l’anno scorso e precisamente, se non andiamo errati, a Venezia: gli auguriamo di cuore un bis a Firenze. Di questa partita parleremo a suo tempo e per finire diremo che Dania contro l’Asti ha fatto cose egregie: è un centroavanti piccolo fin che si vuole, ma ha classe da vendere. Sviluppati, puledro, sarai un asso, ma fumare poco, fare dell’atletica e non montarsi la testa. (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 13 dicembre 1947) RISULTATI: Atalanta-Lucchese 5-0 (giocata il 14 dicembre 1947) Bologna-Triestina 0-0 Genoa-Vicenza 4-0 Livorno-Lazio 0-0 Milan-Juventus 5-0 Napoli-Modena 5-1 Pro Patria-Salernitana 1-0 Roma-Sampdoria 2-0 Torino-Internazionale 5-0 riposa: Fiorentina CLASSIFICA: Milan, Torino 18; Bologna, Internazionale 14; Juventus, Triestina, Pro Patria 13; Salernitana, Genoa 12; Bari, Fiorentina, Roma 11; Modena, Alessandria, Atalanta, Livorno, Lazio 10; Vicenza 9; Lucchese, Napoli 8; Sampdoria* 7. *: una gara in meno MARCATORI: 12 gol: Quaresima (Inter) 10 gol: Mazzola (Torino) 8 gol: Boniperti (Juventus) 7 gol: Bassetto (Sampdoria), Carapellese (Milan), Turconi (Pro Patria) Il punto sul campionato Dopo dodici giornate, in vetta alla classifica, si trovava la coppia Torino-Milan. Entrambe le squadre avevano ampiamente conquistato i due punti in palio. I granata avevano liquidato la pratica Inter, nel giro di pochi minuti, grazie a Menti, Loik, Mazzola, Fabian e Gabetto. I nerazzurri si facevano raggiungere dal Bologna, che otteneva un pareggio casalingo con la Triestina, al quarto posto in graduatoria. Al termine di un match nel quale gli spettatori avevano potuto vedere ben poco gioco per via della nebbia che aveva coperto la città di Milano la formazione rossonera stroncava le velleità della Juventus segnando cinque reti. Grazie ad una tattica accorta la Roma, con la doppietta di Ferrari, aveva sconfitto la Sampdoria. La partita Atalanta-Lucchese venne sospesa al 65' per nebbia sul punteggio di 2-1.