Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1947/1948
Serie A
18-01-1948 - Giornata: 18 - Roma - Stadio Nazionale


Lazio SS - Alessandria US 1 - 0 (1 - 0)
RETI: 23. Magrini M. [La]

Alessandria US Diamante Luigi, Della Frera Giuseppe, Di Gennaro Silvio, Gallea Cesare, Rosetta Francesco, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Pietruzzi Mario, Stradella Carlo, Coscia Aristide, Sotgiu Pietro All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
LAZIO SS: Gradella; Piacentini, Rosi; Alzani, Remondini, Gualtieri; Vidal, Magrini, Penzo, Flamini, De Andreis. All.: Cargnelli Tony

Arbitro: Bonivento Ferruccio (Venezia)
Note
Infortunati: 46’ Remondini [L, passato all’ala sinistra), 66’ Piacentini [L, passato all’ala destra]. Angoli: 5-2. Spettatori: 10.000 oppure 18.000. Incasso: 2.000.000 lire. Giornata di sole e di cielo azzurro, temperatura mitissima Inizio gara ore 14.30

Commento
Al rientro delle squadre per il secondo tempo la Lazio presentava Remondini ala sinistra (riacutizzazione dello stiramento alla gamba destra), Magrini terzino d’ala a sinistra, Rosi terzino centrale, De Andreis mezzo destro. Al 21’ del secondo tempo Piacentini s’infortunava a un ginocchio ma rimaneva in campo per poi uscire al 27’ a farsi massaggiare e rientrare al 31’, sempre come terzino d’ala a destra. Nell’Alessandria lievi incidenti a Stradella e Tortarolo. Stradella e Armano si sono frequentemente scambiati di ruolo. È stata in certo qual modo la partita delle “buone intenzioni non portate a compimento” e al termine di essa tutti sono rimasti leggermente delusi e forse gli stessi giocatori laziali che hanno guadagnato due punti in classifica vorranno presto dimenticare una gara in cui avrebbero potuto fare molto e che invece hanno saputo disegnare in modo notevolmente incerto per varie ragioni. Alcune di queste ragioni si trasformano in attenuanti: infatti il riacutizzarsi dello stiramento di Remondini, l’infortunio – speriamo leggero – di Piacentini, le condizioni fisiche precarie di Vidal e De Andreis sono tutti fattori forzatamente negativi che hanno frenato le buone intenzioni degli azzurri. Altre ragioni vanno identificate: nella testardaggine di alcuni nel voler servire Penzo nei modi più difficili e complicati possibili e in un particolare tattico del quale non riusciamo a comprendere l’utilità. Chiariamo il nostro pensiero! Tutti hanno potuto vedere come la Lazio si sia schierata a sistema in tutti i suoi elementi di mediana-difesa meno che in uno: Gualtieri. Gualtieri ha vagato, come posizione, da un posto all’altro e come se fosse riuscito a ottenere assoluta libertà in materia di marcatura. Diciamo subito che Gualtieri ha fatto un’ottima gara e ha svolto grande e bel lavoro, ma la sua tattica metodista incastrata nel sistema di tutti gli altri compagni, ha lasciato tutta l’iniziativa al mezzo destro alessandrino Pietruzzi. In fondo tutto si è risolto per il meglio perché Pietruzzi ha giocato veramente come uno stordito, ma il particolare dovrà essere studiato dall’allenatore azzurro perché non sempre si trovano mezze ali svagate come lo era ieri Pietruzzi. Nell’economia della partita tutti gli azzurri sono entrati con massimo impegno e alcuni di essi, come Alzani, Piacentini, Gualtieri, Magrini, Rosi, Gradella con periodi di ottimo giuoco. Alzani e Piacentini ci sono sembrati i migliori e ci è piaciuto assai Magrini quando ha giuocato a terzino. Il successo era assolutamente necessario alla classifica degli azzurri che avranno ora tre dure trasferte consecutive, anche se tra Firenze e Genova (Sampdoria) cadrà il turno di riposo. Successo inoltre giusto anche perché la squadra ha dovuto lottare quasi tutto il secondo tempo fisicamente menomata in Remondini e Piacentini. L’Alessandria con la sua partita fiacca e piena di sconnessure ha reso perplessi tutti: quella la squadra che aveva fatto quattro gol alla Roma e preso cinque pali contro la Triestina? Sicuramente non poteva essere quella, e allora? Forse il tiepido clima primaverile, forse una giornata di luna storta! Certo che dai vari Coscia, Tortarolo, Sotgiu, Stradella, Armano era lecito attendersi qualcosa di meglio e di più continuo. C’è stato un periodo della ripresa, quando la Lazio, già intricata per avere Remondini all’ala, ha perduto per qualche minuto Piacentini, che l’Alessandria ha avuto la possibilità di giocare con grande vantaggio: non l’ha saputo fare e questo le toglie il diritto di poter accampare teoriche pretese sul risultato mentre ci conforta nel pensiero che la Lazio abbia meritatamente vinto. Rosetta e Della Frera erano nuovi per le scene romane: il primo ha fatto vedere di essere giocatore di grandi possibilità ma si è voluto permettere troppi lussi e qualche volta ci ha battuto la testa; Della Frera è invece piaciuto e ci è apparso come il migliore dei grigi. Il primo tempo è stato forse il migliore: squadre ancora senza infortuni e fresche come energie. Più intraprendente la Lazio, guardinga l’Alessandria all’inizio. Due angoli per la Lazio e due punizioni battute da Remondini non hanno effetto, poi al 16’ bella azione di De Andreis: palla a destra che Vidal centra di precisione; Penzo, in corsa, di testa manda la palla sul montante, con Diamante impassibile. Al 23’ gol decisivo della partita: Rosi anticipa su Armano e poi sposta lungo in mezzo dove si lanciano Magrini e Tortarolo: vanno insieme i due per una quindicina di metri. Magrini rimane sempre nella posizione migliore e a 7-8 metri dalla porta tira una specie di mezza puntata che mette fuori causa Diamante. Tortarolo rimprovera il suo portiere e forse non ha torto: Diamante doveva senz’altro uscire intorno al groviglio, se non altro per chiudere la visuale. Un minuto dopo Sotgiu ha l’occasione buona per pareggiare, su perfetto centro di Armano, ma il suo volpo di testa in mezzo tuffo, a due passi da Gradella, manda la palla a lato. Un gran tiro di Gualtieri al 29’, parato in volo da Diamante. Al 30’ rientra Di Gennaro che era uscito al 26’ per infortunio alla testa. Azioni alterne e nessun tiro pregevole fino al termine del tempo. Nella ripresa vediamo Remondini ala sinistra, De Andreis mezzo destro, Rosi terzo terzino e Magrini terzino di ala. Rosi e Magrini si fanno onore, De Andreis si dà da fare, Remondini corre come se fosse in perfetta salute. Quando Bonivento dà il via per la ripresa Gradella è ancora negli spogliatoi; fermento nel pubblico ma in fondo Bonivento è nelle regole: piuttosto a cosa pensavano gli azzurri? Si gioca per qualche secondo senza Gradella, ma la palla non arriva nei pressi dell’area laziale. Al 2’ grande parata di Gradella su pallone lanciato in angolo alto da Armano. All’8’ Diamante s’impapera e la palla corre verso la porta vuota, ma arriva Della Frera a salvare sulla linea. Al 9’ Vidal sciupa un bel pallone passatogli da Flamini. Al 20’ centra Remondini e Vidal di testa manda alto. Al 21’ infortunio di Piacentini, ma al 27’ Piacentini si accascia nuovamente a terra ed esce dal campo: rientrerà al 31’. È in questo periodo che i grigi premono: ma sbagliano anche molto; quando non sbagliano c’è Gradella che risolve. La più bella azione arriva al 44’: Penzo in azione sulla sinistra e poi a Flamini, ben smarcato; pochi passi palla al piede e poi Flacco tenta la grande finezza di far passare la palla sulla testa di Diamante: sembra già gol ma il portiere grigio con un gran salto devia sulla traversa e poi riafferra la palla. Poco dopo Bonivento fischia la fine. (Fulvio Bernardini, «Corriere dello Sport», 19 gennaio 1948) È stata una brutta partita ma non bisogna farne colpa alla Lazio che l’ha giocata con la miglior buona volontà che ha tentato a più riprese di darle un tono consistente e che ha vinto meritatamente e da lontano anche se il punteggio possa far pensare a un andamento di gioco alterno e incerto e a un marcato equilibrio. Invece no: la Lazio ha giocato come meglio ha potuto, tenuto conto degli infortuni che hanno colpito Remondini e Piacentini e hanno richiesto un pericoloso rimaneggiamento della difesa, ha dato alla partita più slancio, più ordine e le azioni tecnicamente migliori. Si potrebbe anche dire che la tattica della Lazio (sistema pieno all’attacco, mezzo sistema in difesa nel senso che nelle fasi di ripiegamento Gualtieri si sostituiva a Remondini nella marcatura del centravanti avversario e lasciava il compagno libero di intervenire su tutti i palloni) ha dato frutti tangibili se no nsi dovesse prima di tutto mettere in rilievo la prova mediocre della squadra alessandrina. Cosa avesse oggi questa squadra, cosa le impedisse di muoversi velocemente sul terreno dello stadio, di giocare rapidamente il pallone, nessuno lo sa. Certo è che gli sportivi romani accorsi in buon numero al campo nonostante la concorrenza con un altro avvenimento di grande risonanza, sono rimasti delusi e devono essersi domandati come mai tempo fa la Roma pur con tutte le incertezze che denuncia a volte la sua difesa possa essersi inginocchiata di fronte a una squadra simile. Ma forse – sicuramente, anzi – l’Alessandria abituata al fondo pesante del suo campo non si è ritrovata sul terreno elastico dello stadio o anche è rimasta quasi stordita da tanto azzurro in cielo e dal caldo sole di una giornata che ricordava le più calde di primavera. Certo è che la Lazio ha avuto sempre l’iniziativa anche quando con Remondini ala sinistra e Piacentini fuori campo giocava praticamente con nove elementi; certo è che la Lazio ha avuto almeno tre o quattro occasioni per violare ancora la rete dei grigi (ha colpito anche un palo a portiere battuto); certo è che la Lazio ha comandato il gioco, mai perdendo la bussola neanche nei momenti più felici dell’Alessandria e il gol segnato (allungo di Rosi al centro del campo, scatto in avanti di Magrini e tiro imparabile per Diamante che inavvedutamente era rimasto tra i pali della sua porta) è il minimo dei premi che la squadra potesse meritare per la sua volenterosa condotta di gara. A causa del riacutizzarsi dello stiramento alla coscia destra di Remondini, la Lazio assumeva nella ripresa la seguente formazione: Gradella; Piacentini, Rosi; Magrini, Gualtieri, Alzani; Vidal, De Andreis, Penzo, Flamini, Remondini. (Enrico Vignolini, «La Gazzetta dello Sport», 19 gennaio 1948) Una partita scialba, né bella né brutta, solo tanto noiosa che tutti sono stati contenti quando è terminata. Specialmente i giocatori, cui più che la capacità tecnica, è mancato il fuoco dell’impegno e della combattività. I laziali sono apparsi contenti dello striminzito successo, e i grigi quasi dimostravano la soddisfazione di essersela cavata a buon mercato, e forse avrebbero potuto fare di più solo che l’avessero voluto. Tanto peggio per l’Alessandria, alla quale la ripresa si prospettava piena di rose. La Lazio infatti si presentava con Remondini colpito da strappo, all’ala sinistra e per di più Piacentini si infortunava al 20’. Quest’ultimo però doveva rientrare poco dopo zoppicando, al suo posto per mancanza di sostituti. Proprio come nel primo tempo, all’Alessandria mancavano capacità e desiderio di fare suo l’andamento del gioco e il risultato. Troppo fiacco il trio di punta dell’attacco, tranne Stradella. Questi però è stato immobilizzato da Remondini prima e poi da Rosi. Il quadrilatero dei grigi è apparso lento e lasciava Della Frera e compagni a sbrigarsela. La Lazio presentava in assoluta novità il sistema integrale. Esso assicura a Remondini il solito figurone, giova a Gualtieri, giova in generale a tutto il sestetto arretrato (però, come si è detto, bonaria esaminatrice era l’Alessandria…), ma non è parso dare molto impulso all’attacco, che conserva inalterati tutti i suoi difetti. I sonnolenti Vidal e De Andreis, il «laccato» Flamini, Magrini volenteroso e disordinato, e infine Penzo, hanno parlato anche stavolta un linguaggio troppo differente per potersi capire. Poi Remondini si è fatto male e l’attacco, che ha perso un effettivo in seguito ai conseguenti rimaneggiamenti, ha perso anche quel poco di mordente e di efficacia. Tutta la partita è stata tirata al piccolo trotto, un accenno di offensiva, un accenno di tiro, una frase detta a metà. In tutto il primo tempo si è vista una sensibile prevalenza laziale. Di azioni sensate e con conclusione ne ricordo tre sole: nella prima, poco dopo l’inizio, il pallone finiva sul palo (Penzo di testa su centrata di Vidal), nella seconda la sfera terminava in fondo alla rete (gol fatto da Magrini su un lunghissimo rimando di Rosi) e nella terza si aveva una parata di Diamante (bella, su bel tiro di Gualtieri). La morale a cui si accennava è che se la Lazio avesse provato a concludere più infretta ciò che si ingegnava di costruire, forse avrebbe ricavato qualcosetta di più. Nella ripresa l’Alessandria, visto che la Lazio era in dieci uomini, non ha creduto più sulla parola alla superiorità azzurra: ma non è riuscita a sua volta a dimostrare la propria. Comunque il gioco ha avuto un’andatura un po’ più veloce, Gradella ha dovuto parare qualche pallone: Armano, Stradella e Flamini hanno sbagliato tre splendide occasioni e gli ultimi dieci minuti hanno visto l’accenno – accenno, sempre accenni in questa partita – dell’arrembaggio finale da parte dell’Alessandria. Ma brividi per il sonnolento pubblico, niente. Nella Lazio efficace la prestazione di Gualtieri, di Remondini, fin quando ha potuto, di Piacentini e di Rosi: buona la forma di Gradella. Dell’Alessandria è piaciuto principalmente Della Frera. Arbitro ora pignolo, ora largheggiante. Comportamento degli atleti esemplare. Anche troppo… (Sergio Valentini, «Tuttosport», 19 gennaio 1948) LA LAZIO HA COLTO L'ATTIMO FAVOREVOLE: 1-0 Uscendo dal campo al termine dell’incontro, Diamante era triste. Per quanto avesse disputato una gara vigorosa ed accorta, egli non poteva infatti perdonarsi quell’attimo d’incertezza che aveva permesso a Penzo al 23’ del primo tempo di buttargli alle spalle il pallone della vittoria azzurra. L’azione era stata rapidissima. Su rimessa laterale Magrini aveva allungato in profondità a Penzo: tra questi e Rosetta si impegnò da quasi metà campo un duello in velocità, risoltosi in favore del centravanti laziale, quando già il pallone era entrato in area; Diamante esitava per un attimo se uscire o no e quando lo fece era ormai troppo tardi, che l’azzurro lo prevenne per una frazione di secondo, realizzando l’unica rete della giornata. («Stampa Sera», 19 gennaio 1948) QUESTI GRIGI!! Parole franche ai giocatori ed all'allenatore Occorre che la squadra si rimetta bene In [alleggiata - Kovacs assente - Grandi novità domani a Novara E qui la scalogna non c’entra proprio! C’entrano invece dei fattori morali gravissimi che fanno rimanere perplessi e fanno pensare al peggio. Contro una Lazio imbambolata, addomesticata e con Remondini e Piacentini infortunati, i grigi, i cosiddetti orsi grigi hanno disputato una partita talmente abulica, priva d’impegno, di combattività da far pensare al proverbio «tira a campà» in attesa della fine del mese e dello stipendio. Siamo assai dolenti di dover scrivere queste cose, tanto più che eravamo convinti della serietà e dell’attaccamento ai colori sociali degli atleti in maglia grigia, ma purtroppo dobbiamo fare marcia indietro ed associarci alla maggior parte degli sportivi che da tempo vanno dicendo corna dei giocatori accusandoli di colpe strane e poco simpatiche. Tante squadre si dibattono in crisi interne, tra beghe di giocatori, di dirigenti e naturalmente questi screzi incidono sul rendimento della compagine: ad Alessandria tutto ciò non esiste ed allora perché i giocatori prendono le partite esserne così leggermente e non cercano di sfruttare perlomeno l’inferiorità degli avversari? Non si pretende che vadano a vincere a Torino, perbacco!, ma almeno contro le squadre meno attrezzate tecnicamente si deve dare tutto per vincere! Si deve, abbiamo detto, perché i giocatori che vantano troppi diritti hanno anche dei sacrosanti doveri che cono comuni a tutti coloro che vengono profumatamente pagati per dare la loro attività. Non vogliamo attaccare alcuno particolarmente, ma vogliamo svegliare certe coscienze addormentate, certi individui che meritano delle sonore punizioni anziché dei complimenti e degli elogi. A questo punto occorre guardare subito in faccia la realtà che è tutt’altro che rosea: posizione in classifica apparentemente buona, ma tutte le squadre hanno già riposato, calendario difficile e sfavorevolissimo. Riposo, poi la Sampdoria al Moccagatta, Milan pure tra le mura domestiche e poi Juventus a Torino. Quanti punti si potranno realizzare? Dovremmo rispondere assai pessimisticamente, ma vogliamo ancora essere ottimisti perché confidiamo, malgrado tutto, nei grigi, che non possono essere diventati improvvisamente dei conigli. E il trainer si renda conto della situazione, abbandoni certi atteggiamenti da divo, e faccia il trainer, cioè l’allenatore nel vero senso della parola senza lasciarsi influenzare da certi pronunciamenti di giocatori che, eventualmente, possono essere lasciati fuori squadra piuttosto che influire sulla formazione o sul morale di chi ha bisogno di essere sostenuto e non demolito. (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 24 gennaio 1948) RISULTATI: Bari-Bologna 1-1 Fiorentina-Atalanta 2-0 Lucchese-Vicenza 1-1 Modena-Pro Patria 1-0 Napoli-Milan 0-2 (sul campo neutro dell’Aquila) Salernitana-Juventus 0-0 Sampdoria-Livorno 1-1 Torino-Genoa 2-1 Triestina-Roma 2-0 riposa: Internazionale CLASSIFICA: Milan, Torino* 27; Internazionale 22; Juventus, Triestina 21; Bologna, Fiorentina, Modena 18; Atalanta, Pro Patria, Lazio* 17; Genoa, Livorno 16; Roma, Salernitana, Alessandria* 15; Lucchese 14; Bari 13; Sampdoria, Vicenza 12; Napoli 9. *: una gara in più NARCATORI 15 gol: Quaresima (Inter) 12 gol: Mazzola (Torino) 11 gol: Boniperti (Juventus) 9 gol: Loik (Torino), Puricelli (Milan), Tieghi (Livorno), Zapirain (Inter) 8 gol Bassetto (Sampdoria), Carapellese (Milan), Dalla Torre (Genoa), Gabetto (Torino), Lorenzi (Inter), Menti (Torino), Turconi (Pro Patria Il punto sul campionato Faticando più del previsto il Torino aveva sconfitto il Genoa, in rimonta, con i gol di Gabetto e Mazzola mantenendosi in vetta alla classifica a pari punti del Milan che aveva vinto in casa del Napoli, ultimo in classifica. Pareggio senza reti della Juventus in casa del Salernitana. I bianconeri erano stati raggiunti dalla Triestina che aveva battuto la Triestina capace di sconfiggere la Roma con le reti di Ispiro e Tosolini. Sentimenti dava la vittoria al Modena nel match contro la Pro Patria.