Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1947/1948
Serie A
08-02-1948 - Giornata: 21 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Milan AC 2 - 2 (1 - 1)
RETI: 44. Sotgiu P.[A], 56. Coscia A.[A] 28. De Gregori F. [Mi] , 50. Burini R. [Mi]

Alessandria US Diamante Luigi, Della Frera Giuseppe, Di Gennaro Silvio, Gallea Cesare, Rosetta Francesco, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Coscia Aristide, Traini Luigi, Lushta Riza, Sotgiu Pietro All.: Reposi Giuseppe con D.T. Savojardo Amilcare

Formazione avversaria
MILAN AC: Rossetti, Gratton, Bonomi, Annovazzi, Toppan, Tognon, Burini, Antonini (I) Giuseppe, De Gregori, Raccis, Degano. All.: Bigogno Giuseppe

Arbitro: Zelocchi Giuseppe (Modena)
Note
Infortunato: 5’ Traini [A, passato all’ala destra]. Angoli: 4-1 (3-0). Spettatori: 20.000. Incasso: 9.000.000. Giornata primaverile, terreno solido Inizio gara ore 14.30 Prima della gara fu dedicato un minuto di silenzio alla memoria di Luigi Cassano, già calciatore delle due squadre, prematuramente scomparso a 27 anni il 5 febbraio.

Commento
INCOMINCIA IL GIRONE DI RITORNO I «grigi» e la Juventus a confronto domani Assenti Gallea e Traini - Giocherà Rosetta - I “grigi,, abbisognano di punti Domani l’Alessandria si presenta a Torino contro la Juventus (che, guarda il caso, come hanno rilevato i giornali torinesi per la prima volta nel campionato non ha nessun titolare ammalato o contuso!) mancante di Traini e Gallea, entrambi a riposo. Al centro della mediana avremo per fortuna Rosetta che indisposto nei primi giorni della settimana ha poi partecipato agli ultimi allenamenti. Rientreranno anche in squadra Pietruzzi e Stradella, e se i «grigi » giocheranno con passione impegnandosi a fondo, i compagni di Rava non avranno domani vita facile. Parecchi sportivi seguiranno domani la squadra a Torino sperando in un risultato favorevole: la partita contro il Milan ha un poco deluso, sta ai «grigi» lottare a fondo per risollevarsi anche un poco in classifica e per soddisfare finalmente tanti tifosi che ormai da troppo tempo attendono il risveglio di questo pigro «orso»/ La formazione La formazione dei «grigi» stante la indisposizione di Gallea e Traini, sarà la seguente: Diamante, Della Frera, Di Gennaro; Pietruzzi, Rosetta, Tortarolo; Armano, Coscia, Stradella, Lustha e Sotgiu. Gli allenamenti dei “grigi,, In vista dell’incontro di domani con la Juventus, i «grigi» si sono allenati mercoledì atleticamente e con esercizi, tiro a rete ecc.; giovedì hanno fatto una partita di allenamento con allievi e riserve, durata circa un’ora. Venerdì bagni e massaggi. Ritorna Stradella Stradella, ormai rimesso dal dolore che accusava alla schiena, sarà in campo domani, al centro dell’attacco, contro la Juventus a Torino. Domani Gallea non giocherà Gallea, che risente ancora dello stiramento muscolare di domenica scorsa, non sarà in campo domani a Torino contro la Juventus. Traini a riposo per circa 20 giorni Traini, nell’incontro col Milan, si è seriamente contuso, e si è dovuto ricorrere all’ingessatura del suo piede dentro. Ne avrà per circa venti giorni. Allo sfortunato giocatore i nostri auguri.(Il Piccolo, 14/02/1948) Del risultato in se stesso il Milan non avrebbe davvero di che dolersi, trattandosi alla fin fine dell’identico pareggio conseguito dal Torino, e se consideriamo che oltre alla sospensione di Carapellese si verificò la forzata indisponibilità di Puricelli, a maggior ragione i rossoneri potrebbero dichiararsi soddisfatti. Senonché, a queste occasionali debolezze della capolista fecero riscontro delle non meno rilevanti menomazioni dell’Alessandria, priva anch’essa del centravanti titolare Stradella, e inoltre trovatasi dopo pochi minuti con l’esordiente chiamato a sostituirlo, Traini, virtualmente inservibile per un colpo al piede destro. Inoltre il Milan ebbe la ventura di portarsi per due volte in vantaggio, e il fatto di esserselo lasciato sfuggire non ridonda certo a suo merito, tanto più che i grigi, per quanto praticamente ridotti a dieci uomini, crearono in maggior numero situazioni pericolose, una delle quali risolta solo da un fallo di Tognon su Armano che l’arbitro Zelocchi ritenne di non dover punire. Effettivamente si trattò di una carica tra il fianco e la schiena, che anche a prescindere dalla posizione bisognava punire perché alquanto violenta, e poiché Zelocchi non è un arbitro alla Dattilo stupisce che non l’abbia fatto. Questo episodio, tutto sommato, finì per nuocere anziché giovare ai rossoneri, sia perché l’arbitro sembrò poi andare in cerca di compensi accordando… facilmente calci di punizione da oltre l’area a favore dei grigi, sia per l’atmosfera creatasi nel pubblico e nei giocatori, solo in pare sedata dal pareggio ottenuto qualche minuto prima del riposo. Il livello del gioco, tecnicamente parlando, era già scadente, e l’increscioso fatto orientando la partita per altre vie le tolse quel poco di esteticamente pregevole che avrebbe potuto servare. Quando Traini, al 6’, si buscò il colpo al piede, tentò di rimanere in campo zoppicante per altri dieci minuti, limitandosi a scambiare il ruolo con Armano; decisosi ad uscire, e rientrato verso la mezz’ora, sempre relegato all’estrema destro, l’attacco alessandrino veniva modificato con lo spostamento di Armano da centravanti a mezz’ala destra, il passaggio di Coscia a sinistra e di Lushta nel ruolo di centravanti. Giusto qualche minuto prima del rientro di Traini si erano verificati gli episodi più importanti della prima mezz’ora, che nel giro di pochi secondi avrebbe potuto imprimere alla partita opposti orientamenti. C’erano già state, nel primo quarto d’ora, un paio di occasioni mancate dal Milan: nella prima, proprio al primo minuto, De Gregori smarcato indirizzava a lato, e il sopraggiungere di Degano non poteva più correggere la traiettoria; nella seconda, Burini non sapeva approfittare di un’entrata a vuoto di Di Gennaro e metteva fuori. Tra questi due fatti si era interposto un bel colpo di testa di Tortarolo su calcio di punizione che falliva di poco il bersaglio; al 26’ comunque, l’occasione era ancora migliore, poiché su un lungo passaggio di Lushta che «tagliava» l’intera difesa milanista, Sotgiu non intuiva tempestivamente le intenzioni del compagno, e intervenendo troppo tardi mancava la palla a un passo dalla rete. Neanche a farlo apposta, a questo goal sbagliato dai grigi faceva seguito, due minuti dopo, la prima rete del Milan: l’azione era ben avviata da Burini e Antonini, ma nella sua fase conclusiva avrebbe dovuto finire in nulla, senonché il passaggio di Rosetta al proprio portiere provocava la tardiva uscita di Diamante il quale si scontrava con Antonini; da qui la palla schizzava sulla destra, dove l’accorrente De Gregori non aveva difficoltà a riprenderla per segnare, da un metro, a porta vuota. Subito dopo si verificava il fallo di Tognon, e al 42’ lo stesso Armano sparava a lato da eccellente posizione. Un minuto dopo, peraltro, i grigi pareggiavano, mercé un ennesimo calcio di punizione; lo batteva da destra verso la parte opposta della porta Gallea, e Rossetti si lasciava sfuggire la sfera, tentava invano di recuperarla, e come risultato era Sotgiu che se ne impossessava per spedirla in rete da due passi. In conclusione, ambedue i goals del primo tempo erano tutt’altro che convincenti. In apertura di ripresa, proprio all’azzoppato Traini, libero davanti al portiere assieme a un compagno, toccava la palla da goal, ma egli la indirizzava su Rossetti, ed anche stavolta, due minuti dopo (6’) era il Milan a segnare. Discesa di Degano, passaggio ad Antonini, decisa avanzata del «vecio» intorno al quale si affollavano, una volta entrato nell’area di rigore, i difensori, col risultato che la palla schizzando sulla destra trovava Burini completamente libero di sfruttarla. E la giovane ala lo faceva con giudizio, dosando un tiro nell’angolo destro che, sfiorando il corpo del portiere, andava a segno. Il nuovo vantaggio rossonero non durava molto: al 12’, calcio di punizione battuto da sinistra da Tortarolo, e pronto scatto di Coscia che con un tiro dal basso all’alto sotto la traversa insaccava nell’angolo sinistro. Per conto nostro escludiamo che l’alessandrino fosse in fuorigioco, avendolo visto partire dopo il tiro: peggio pei difensori se si lasciarono sorprendere. Il resto della partita non merita citazioni particolari: basterà ricordare che prima Burini e Degano invertirono i ruoli, poi Gallea, zoppicante, andò all’ala sinistra facendosi sostituire da Coscia (rimpiazzato a sua volta da Sotgiu) e infine Raccis si scambiò con De Gregori. L’Alessandria sembrò paga del pareggio, e prese le sue misure arretrando le mezze ali: così il Milan poté esercitare una maggior pressione offensiva, ma senza risultati pratici. Non sarebbe il caso di addentrarsi in una critica minuta: certo l’Alessandria merita lode per lo slancio e la volontà e anche l’intelligenza con cui ha reagito all’avversa sorte. Il Milan non ebbe mai respiro, non poté mai pensare con una certa calma ai casi suoi, alle soluzioni più opportune, e a questo stato di cose vanno riferiti alcuni errori della sua difesa. Particolari punti di forza dei grigi sono Coscia, Tortarolo, Rosetta e il meno celebre Della Frera, attento nel controllo dell’ala; dei giovani, Armano si è distinto per l’intraprendenza e la combattività, e Sotgiu è un «tipetto» terribilmente fastidioso, e infatti Gratton se ne accorse. Le assenze pesarono non poco sul rendimento offensivo del Milan: De Gregori non ha certo confermato le speranze nate ad Aquila, e Degano a sinistra è risultato ben poco utile, e non ha che la scusante di essere stato poco servito (con annesse responsabilità di Raccis, in mediocre giornata). Cosicché la parte efficace si è ridotta alla coppia Antonini-Burini: pieno di vitalità e anche di idee l’anziano e discretamente attivo la matricola. Il funzionamento della retroguardia ha accusato sia le conseguenze dell’aggressività alessandrina, sia le conseguenze dell’aggressività alessandrina, sia il fatto che la prima linea teneva troppo poco la palla; tanto i laterali quanto i difensori hanno dovuto intervenire quasi sempre in modo affannoso, e ne hanno scapitato il piazzamento e l’impostazione del gioco. (Renzo De Vecchi, «Il Calcio Illustrato», 12 febbraio 1948) Campo gremito, ma non una folla straripante. Forse è stato battuto il primato degli incassi per i prezzi d’ingresso aumentati, ma non quello degli spettatori. Ricordavamo la ressa dell’incontro Alessandria-Torino dell’anno scorso, con la gente sul campo dalle otto del mattino e gli spettatori annidati ovunque. Due argomenti di discussione prima dell’incontro. Il primo veramente era di rimpianto. Il ricordo di Cassano tornava ad ogni incontro fra sportivi che si ritrovavano (quando le squadre entrarono sul campo stettero allineate in silenzio per un minuto mentre la folla in piedi partecipava alla manifestazione di omaggio). L’altro argomento era il fatto del giorno: l’estromissione di Carapellese dalla squadra del Milan. I dirigenti rossoneri davano informazioni sul caso e ricevevano complimenti e felicitazioni. Ho visto gruppi di tifosi milanisti avvicinarsi a Trabattoni, a Mauprivez e a Busini per esprimere il pieno consenso loro all’atto di energia del Milan. Durerà? La situazione tecnico-morale del calcio italiano consente dubbi in proposito. Non è molto che un giocatore si rese colpevole di un grave atto di indisciplina e si parlò di sanzioni terribili; ma la società si acquetò presto e la Federazione ignorò, o quasi, l’episodio. Lasciamo stare. Il caso Carapellese, che sembra la maturazione di una non esemplare carriera sportiva, potrà essere considerato a sé; avviciniamoci al campo e diciamo subito che il confronto fra il Milan e l’Alessandria se è stato un ammirevole combattimento non ha appagato l’attesa di chi s’aspettava di vedere una bella esibizione tecnica. La folla alessandrina non ha avuto modo di convincersi che il nuovo Milan sia un nuovo Torino; le formazioni delle squadre non hanno forse consentito un’azione spiegata e rischiosa, consigliando ad entrambe eccessi di cautela che non potevano essere sorgenti di gioco. Assente anche Puricelli nel Milan oltre all’incriminato Carapellese; senza Stradella l’Alessandria. Da una parte e dall’altra si è accusato l’iniziale svantaggio. A tutta prima è sembrato che il Milan dovesse risentire più gravemente che non l’Alessandria della formazione d’attacco, poiché i grigi avevano lanciato al comando della prima linea quel giovane Traini di cui si diceva gran bene e che in effetti dava prova di combattività, di intraprendenza e di un certo orientamento tattico, ma Traini fu assai presto nient’altro che un numero nella squadra grigia in seguito ad uno scontro o a una caduta – non vedemmo bene – che gli procurò una contusione al malleolo sinistro. Il giocatore restò qualche minuto fuori campo, vi rientrò claudicante, andò all’ala destra e il suo contributo ai compagni non fu più che un meraviglioso sforzo di volontà. La partita era cominciata con una folata rossonera davanti a Diamante, in seguito a uno scivolone di Di Gennaro che scoprì paurosamente la difesa grigia: su un centro velocissimo effettuato da De Gregori il portiere mancò la palla e fu buona ventura che l’accorrente Degano la spingesse oltre il fondo anziché deviarla in porta come gli era anche possibile. Si prese a giocare alto a gran colpi di testa: rapidi accenni d’ordine si dissolvevano in precipitose respinte o in frettolosi allunghi aerei. Pure al 5’ anche gli alessandrini procurarono un brivido ai tifosi milanisti quando sfuggita all’entrata di testa tentata da Traini su una «punizione» battuta da Gallea, si trovò Tortarolo in condizione di girare la palla verso la porta, e lo fece bene ma con poca fortuna perché sbagliò di poco il bersaglio, quando sembrava impossibile che Rossetti potesse più intervenire. Si ebbe quindi l’incidente di Traini del quale non seppe affrontare il Milan, rigidamente attaccato al dispositivo di un marcamento che non aveva più ragion d’essere mancando il… punto d’appoggio. Al 26’ l’Alessandria, per una palla allungata da Armano a Coscia mentr’era a terra in seguito ad una caduta, ebbe la possibilità di segnare. Coscia lanciò bene Lushta, ma questi ebbe un indugio fatale perché mancata tale occasione dei grigi, sorse quella buona del Milan. Si pronunciò un contrattacco rossonero sulla sinistra e Della Frera lo arginò come poté calciando male il pallone che piombò sui margini dell’area fra Di Gennaro e Rosetta. Mi è sembrato che il centromediano cercasse di appoggiare sul portiere, ma Diamante non si mosse e vennero avanti svelti Antonini e De Gregori. Erano ormai a pochi passi quando il difensore accennò a muoversi, ma fu preceduto da uno scambio fra i due e dal tiro ravvicinato del centravanti che diede il primo goal al Milan (27’). Fu un gol di sfruttamento di una situazione creatasi per caso; ma come vedremo tutti i gol non furono mai la risultanza di buone azioni, onde un bel zero a zero avrebbe espresso meglio l’andamento del gioco. Battuta, l’Alessandria si raddrizzò e partì all’assalto, sotto l’urlo della folla. Cogliendo la corta respinta di un difensore, Gallea effettuava un giudizioso allungo in profondità che poneva Armano in una zona libera di terreno. Eravamo in area: Armano scattò, perse per un attimo la palla, stava per piombarvi sopra, quando Bonomi lo caricò e lo mandò a terra. A noi sembrò che il caso del «rigore» ci fosse senz’altro, ma Zelocchi, piuttosto distante in quel momento, fece un netto cenno di diniego alla richiesta in tal senso dei grigi e all’urlo della folla che divenne clamore di protesta. Il gioco continuò sotto la minaccia di un grosso temporale. Allora Zelocchi si aggrappò al salvagente delle «punizioni» fuori area, che concedeva benevolmente per riconciliarsi con la folla. L’Alessandria faceva ressa: occhi spalancati nei paraggi della porta milanista. Gratton, Tognon, Annovazzi, Bonomi, Toppan, e spesso si aggiungeva Antonini, non lasciavano un…buco da riempire. Tuttavia al 42’ la difesa milanista parve battuta in una brillante situazione creata da un bel passaggio di Coscia ad Armano; il tiro non appagò la folla ansiosa del pareggio: forte ma troppo diagonale. Rossetti fece un salto di gioia. Scampato pericolo. Si avvicinava il riposo. Ed ecco… Ecco un altro tiro di punizione contro il Milan che, poco fuori dell’area, era battuto da Gallea (il quale si alternava in tali faccende con Tortarolo…): un dosato traversone da destra a sinistra, sfugge la palla a una testa, fugge alle mani di Rossetti uscito a precipizio, viaggia ora verso il fondo del campo. Tutto finito? No, arriva Sotgiu e il colpo è fatto. La palla è gettata nella porta vuota (43’). Uno a uno. L’allineamento dell’attacco grigio nella ripresa era sempre: Traini (che correva a salti sulla gamba illesa), Armano, Lushta, Coscia, Sotgiu. Come già nel primo tempo una bella occasione presentatasi ai grigi dava lo spunto ad una nuova rete del Milan. Al 4’, infatti, per un rimando fallito, mi è sembrato da Toppan, ma non lo giurerei, Traini e Sotgiu arrivarono soli davanti a Rossetti, rannicchiato nell’attesa del rio: volle il caso che dovesse toccare proprio allo zoppicante Traini di decidere la fortunata con un tocco proprio sfortunato al pallone che finì nelle mani del bravo Rossetti. Disperazione dei grigi e della folla. Palla a Degano (un minuto dopo), passaggio a sinistra ad Antonini che, caparbio, si batte fra due o tre avversari, non molla e si spinge sotto, vana attesa di Diamante fuori dai pali, una evidente confusione che si schiarisce allorché Burini venuto avanti a sua volta coglie sulla destra il pallone uscito dal conciliabolo dei difensori con Antonini; gol facile che non può sfuggire all’attiva ala milanista. E passiamo all’altro episodio decisivo dell’incontro: il nuovo pareggio alessandrino che avviene sei minuti dopo (12’) anche stavolta su un tiro di punizione, poco fuori dall’area, provocato da un fallo di Antonini. Tocca a Tortarolo di battere il solito spiovente sulla massa di uomini che s’agita. Traini è il più lesto a impadronirsi della palla ma fa per girarsi e cade: sbuca Coscia e scocca il tiro dal basso in alto. Rossetti è battuto. Due a due. Un minuto dopo, sempre su punizione (battitore stavolta Gallea) per poco Tortarolo non sorprende Rossetti, ma stavolta il portiere milanista guizza come un gatto ad afferrare il pallone. Novità in campo: scambio di posto fra le due ali milanesi, Gallea (sofferente per uno stiramento muscolare) diventa anche lui ala. Rivoluzione: Sotgiu interno sinistro, Coscia mediano. Praticamente l’attacco dell’Alessandria non esiste più. Gli insistenti palleggi di Lushta e Sotgiu non possono disturbare la difesa del Milan sempre ben guarnita. Ma che fa il Milan? Non sarebbe ora di tentare la grande impresa? Le condizioni dei grigi lo consiglierebbero, ma i rossoneri lo fanno ancora e sempre a piccoli tentativi senza mai rompere la grande copertura difensiva. Questa prudenza sarà rimproverata alla squadra del Milan dallo stesso pubblico alessandrino, che di calcio se ne intende, a partita finita; ma in sede critica, diciamo così, non c’è nulla da dire. La difesa di un pareggio in campo avversario e in una partita estremamente temuta, è comunque un programma tattico apprezzabile. Solo un’azione Burini-Raccis con tiro di quest’ultimo e deviazione in angolo, espresse il desiderio di vittoria del Milan nella fase a lui più favorevole dell’incontro; in effetti il tema difensivo predominò nei piani milanisti. Non un gran Milan, dunque, e non la migliore Alessandria. Partita di circostanza, risultato adeguato. I grigi dovettero piegarsi agli eventi: senza Stradella, e perso subito il centravanti che lo sostituiva. Colpo duro. Nel lavoro difensivo il Milan osservò con scrupolo la disciplina del marcamento. Ci voleva un attacco fervido di iniziative, anche repentine e sporadiche, per cogliere i frutti di tanta oculata sorveglianza: ma De Gregori non è Puricelli e l’attacco milanista ebbe vita in Antonini o in Degano o in Burini (un ragazzo che ha numeri positivi); non si fuse mai, non impiantò mai un gioco risoluto e inarrestabile. Fuochi improvvisi e subito l’ombra. L’Alessandria ha lottato con aspra volontà, facendo appello all’azione o alla presentazione particolare degli uomini più che a quel suo gioco fluido che vibra anche nelle partite avverse. È maturato Della Frera, schietto terzino sistemista; ma forse non ha ancora trovato un temperamento esatto alla sua azione piuttosto impetuosa, Di Gennaro. Grandi sprazzi tecnici nel gioco di Gallea (bellissimo primo tempo) e di Coscia. Diamante non è sicuro nelle uscite. Eterno lottatore Tortarolo; troppo personali Sotgiu e Lushta. Sobria e oculata l’azione di Rosetta. È da rivedere quel Traini che così bene aveva fatto in principio di partita, ma è anche da rivedere l’impianto di gioco offensivo dei grigi, poco teso in profondità e sovente proclive a scambi laterali o a passaggi volanti non meditati. Sono impressioni, più che giudizi, e la partita d’oggi non suggerisce che impressioni. In fondo la dominò anche l’orgasmo e nessuna delle due squadre si sentì mai veramente sicura di sé. (Renato Casalbore, «Tuttosport», 9 febbraio 1948) Gioco sostenuto e deciso nei due campi. Al 5’ Traini travolto cadeva malamente e si rialzava col piede sinistro infortunato. Rientrava in campo dopo mezz’ora zoppicante ed è finito all’ala destra completamente nullo. È stato l’incontro delle profonde delusioni. Se il Milan mancava di Carapellese, sospeso dalla propria società per i noti atti d’indisciplina (ha assistito dalla tribuna alla competizione) e di Puricelli che ha dovuto riprendere la cura dei fanghi ad Acqui, l’Alessandria era priva di Stradella e Gallea, ancora influenzato, non ha reso come abitualmente. Inoltre subito alle prime battute Traini era inutilizzato per un colpo di piede e così tutto lo schieramento grigio ha risentito di queste deficienze incolmabili. Entrambe le squadre hanno poi mancato facilissime occasioni per segnare, specialmente i grigi che inspiegabilmente non hanno conseguito da pochi passi almeno tre punti di elementare attuazione e che hanno inciso sullo spirito e sull’umore dei giocatori e del pubblico alessandrino. In seguito a situazione pareggiate, lo sviluppo delle azioni ha stazionato nella metà campo in un grigiore completo senza eccessivo slancio né scatti autoritari tali da imprimere quell’impronta decisa e sostenuta per giungere alla vittoria che era nelle previsioni della vigilia. In sostanza l’ardente battaglia, tanto temuta da ambo le parti, quale si era prospettata all’inizio, è mancata in gran parte e l’esito pari conferma in ultima analisi, attraverso gli errori d’impostazione delle offensive delle singole squadre e dell’arbitro, che ha negato un evidentissimo rigore all’Alessandria mente ha concesso a volte falle inesistenti, come nessuna delle antagoniste sia stata effettivamente in condizioni di giungere al successo. Subito al primo minuto Burini scende velocissimo in campo grigio, converge al centro ma anziché effettuare il tiro allunga la palla a Degano che a pochi passi da Diamante manda a lato. Sfumato il grave pericolo l’Alessandria preme sulla difesa milanese e al 4’ Gallea batte da quindici metri un calcio di punizione; raccoglie di testa Tortarolo e la palla sfiora il palo. Subito dopo Traini in area di rigore è travolto duramente; si rialza dolorante e portato e medicato negli spogliatoi, ricompare dopo mezz’ora zoppicante e inefficace all’ala destra. Come unità combattiva la prima linea grigia ha finito di esistere dopo quell’incidente. Tuttavia l’Alessandria per due volte viene a trovarsi in ottime condizioni di segnare, ma Armano e Sotgiu falliscono il facile bersaglio. Al 28’ su debole rinvio di Della Frera nasce una mischia sotto Diamante che indugia a uscire dai pali; così Raccis da due passi spinge debolmente il pallone che s’insacca in rete. È una doccia fredda sull’assolato campo alessandrino, stipato in ogni settore. I grigi riprendono tuttavia le loro trame offensive e Armano perviene ancora a pochi passi con la sfera di cuoio ma Rossetti e Gratton lo mandano senza complimenti a gambe all’aria e l’arbitro non concede la giusta punizione. I rossoneri sono stretti in difesa e minacciati ora da tre calci d’angolo e da tre calci di punizione dal limite dell’area di rigore. Il portiere rossonero è sottoposto a un duro lavoro, ma resiste all’offensiva. Al 42’ sembra ormai battuto, ma Armano da tre metri colpisce male la palla che finisce a lato. Un minuto dopo però su nuovo calcio di punizione contro il Milan tirato da Gallea, avviene un’altra mischia nell’area milanista risolta con tiro secco di Sotgiu e il pareggio è raggiunto. La ripresa vede lo zoppicante Traini effettuare un tiro diagonale che a malapena Rossetti riesce a deviare in corner. È questa l’unica pregevole collaborazione portata dopo il 5’ del primo tempo dallo sfortunato e volenteroso giocatore che è uscito piangente dal campo per non aver potuto dare l’esatta misura della sua capacità che il pubblico alessandrino ancora non ha potuto constatare e valutare. Ma un minuto dopo su rimessa laterale seguita da un grossolano fallo di mano di Antonini, pure non rilevato all’arbitro, la palla perviene a Burini che non trova ostacoli a battere Diamante con un tiro da pochi passi. Ritornano minacciosi i grigi a premere sull’estrema difesa rossonera e al 12’ su calcio di punizione tirato da Tortarolo, Coscia di testa devia imparabilmente in rete. È nuovamente il pareggio e anche la fine di ogni ulteriore ardente combattività nei due settori che sembrano paghi del risultato ottenuto. Per circa mezz’ora si assiste a una vana schermaglia nei due campi tra attacco e difesa che non ha alcun successo. Le azioni sono sfuocate, prive di mordente, sviluppate in sordina; non vi è più quello slancio combattivo iniziale della forte volontà dominatrice, l’ansia incontenuta nei vari antagonisti di superarsi a vicenda e capovolgere l’andamento del gioco fatto pigro e inconcludente. I diavoli rossoneri pare si siano rotte le corna e i grigi già ardimentosi, calano gradatamente, provati dallo sforzo e dalle avverse vicende della partita. Al 42’ su un improvviso pugnace risveglio il Milan costringe per la prima volta in corner l’Alessandria. È un pericolo incombente che tuttavia l’Alessandria riesce ad allontanare. Anzi i grigi scendono ancora minacciosi; premono negli ultimi minuti sotto la rete di Rossetti e qui si spengono finalmente le ultime faville di queste ostilità che non hanno appagato interamente l’enorme pubblico accorso. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 9 febbraio 1948) RINCORSA EMOZIONANTE TRA GRIGI E ROSSONERI: 2-2 Senza dubbio la divisione dei punti è stata giusta, tuttavia l’una squadra e l’altra sono uscite dal campo con il rammarico di aver mancato un successo che era stato a portata di mano. L’Alessandria ha certo avuto una notevole dose di sfortuna. Costretta a rinunciare in partenza a Stradella ed a Pietruzzi, che sono i suoi attaccanti migliori, ha perduto, dopo soli otto minuti di gioco, il centravanti Traini e a metà della ripresa ha avuto anche Gallea inutilizzato da un colpo. Ha subito i due goals per incertezze del suo portiere e non ha beneficiato di un calcio di rigore per un chiaro fallo su Armano in area. Ma anche la campana milanista ha rintocchi tutt’altro che festosi: assenza di Puricelli e di Carapellese, entrambi mal sostituiti da acerbe riserve; secondo goal dei grigi marcato in fuori giuoco; primo punto conseguenza di una papera di Rossetti. Sul campo, questa volta, non c’era fango. Terreno asciutto, quasi sabbioso, senza un filo d’erba, sul quale, ad ogni modo, si poteva giuocare regolarmente. E, sugli spalti, tanta gente quanta era possibile stiparne. Tutti gli appassionati locali, quelli della plaga e, in aggiunta, carovane di torinesi e di milanesi. Dirigenti e squadra granata non erano intervenuti al completo, ma qualche giocatore dell’undici campione c’era in… incognito. Grigi e rossoneri entrarono in campo puntuali, accolti da un saluto tonante. Dopo un minuto di silenzio in memoria di Cassano, Zelocchi diede il via. Scaramucce iniziali, con un tiro fuori bersaglio di Degano e alcuni notevoli interventi (di testa) del giovane Traini. Ma proprio il centrattacco alessandrino doveva, all’8’, subire un infortunio tale da essere eliminato, praticamente, dalla lotta. Accusando un forte dolore ad una caviglia Traini si trasferiva all’estrema destra cedendo il suo posto ad Armano, poi rientrava negli spogliatoi, vi restava a lungo, e tornava in campo senza poter più partecipare attivamente al gioco. L’infortunio di Traini apparirà subito grave per il buon funzionamento del già evanescente attacco grigio e facilitava enormemente il compito della difesa milanista. Ma ecco che, verso la mezz’ora, le occasioni si presentarono. La prima fu per i grigi, bella quant’altre mai, ma Sotgiu, intervenuto tutto solo a raccogliere a pochi passi da Rossetti un centro raso terra di Lustha, si sbilanciò, cadde, e perse l’attimo favorevolissimo. La seconda, un minuto dopo (28’) fu per il Milan che, approfittando di un errato passaggio di un difensore alessandrino, si presentò con due uomini – De Gregori e Antonini – davanti a Diamante. Il portiere uscì annaspando incontro al tandem rossonero e De Gregori lo batté sul tempo. L’Alessandria reagì: Armano entrò in area, palla al piede, ma fu gettato a terra dagli avversari che si serrarono su di lui. Rigore? La folla lo richiese con un grande urlo, ma Zelocchi lo negò, e parve, la sua, un’ingiustizia palese. Le proteste furono inutili, ma la lotta si fece più viva, a tratti tempestosa addirittura nella metà campo milanista. L’offensiva dei grigi si tramutò in assedio, con l’ausilio di tutta una serie di calci di punizione, e il Milan fece barriera davanti al proprio portiere. Non c’era più gioco, ma un arrembaggio, e la battaglia aveva pure un suo fascino. Pareggiò, l’Alessandria, due minuti prima dello scadere del tempo. Gallea batté una punizione, si creò una mischia, Rossetti arrivò a toccare la palla deviandola verso Sotgiu e l’ala la spedi in rete con una frecciata. Alla ripresa le condizioni di Traini non erano per nulla migliorate e si capì che i grigi avrebbero avuto ancora un uomo in meno. L’Alessandria, pur con tale svantaggio, cercò di passare. E come nel primo tempo, ebbe, avanti che il Milan realizzasse la sua seconda rete, l’occasione per andar essa in vantaggio. Sotgiu e lo zoppo Traini sbucarono oltre i difensori, tuttavia Rossetti poté respingere fortunosamente, di piede, il tiro dell’invalido. Sfumato cosi quello che sarebbe stato il classico «goal dello zoppo», segnò il Milan. Fu il reparto sinistro rossonero a portar sotto la minaccia ed il pericolo si addensò per la confusione che crearono, in mischia, i difensori alessandrini. Diamante avrebbe forse dovuto tentare l’uscita disperata, invece restò fra i pali e quando la palla, schizzando dal mucchio, finì a Burini, l’ala segnò con tutto suo agio. Il Milan restò in vantaggio per soli sette minuti, poi fu ancora raggiunto. Punizione di Tortarolo da fuori area, e Coscia, in sospetto fuori gioco, raccolse e saettò violentemente sotto la traversa. Protestarono i rossoneri, ma Zelocchi se li scrollò di dosso e indicò il centro del campo. Il secondo pareggio smorzò l'ardore delle due squadre, entrambe provate dalla fatica. Le formazioni subirono continue variazioni. Gallea, toccato duro, andò all’ala sinistra e Coscia lo sostituì nella mediana. L’Alessandria si trovò, praticamente in nove nomini. In simili condizioni appariva arduo il resistere a un Milan lanciato. Ma ci riuscì. Furono magnifici Della Frera e Di Gennaro, si prodigò Rosetta, strapparono la palla dai piedi degli avversari Tortarolo e Coscia. E il Milan non passò. Menzioni? Oltre ai terzini e ai mediani dei quali giù abbiamo fatto cenno, ha fatto spicco, tra i grigi, Gallea che, sino a quando poté restare al suo posto, fu ottimo soprattutto come organizzatore di avanzate. Il Milan di ieri non era più quello che batté i campioni. Un fortissimo Gratton, una salda mediana, un attacco sconclusionato. L’arma migliore della squadra è ancora la sua freschezza che rivela una perfetta preparazione. Ma la folla provò una delusione. Ricordava forse ancora la prova del Torino… (Luigi Cavallero, «Stampa Sera», 9 febbraio 1948) È una strana storia, questa della partita vertice. Una brutta storia, che va raccontata in fretta e poi dimenticata. Forse chi l’ha vissuta, in tribuna e sul campo, è dello stesso parere nostro; forse la pensano così anche i dirigenti delle due società che si mettono in tasca il punto prezioso senza sottilizzare sul modo col quale lo hanno conquistato. Bisogna dire che il Milan si è presentato con una prima fila imbottita di riserve giovani e l’Alessandria, mancante di Stradella, si è vista subito in partenza privata del giocatore che sostituiva il centravanti assente. Attacchi zoppi, insomma; e un po’ zoppa è stata tutta la partita, nonostante l’interesse per il gioco vigoroso, per il susseguirsi degli episodi e dei gol. Però bel gioco niente, la partita di punta della giornata di chiusura del girone d’andata non ha certo mantenuto le promesse, non ha risposto alle grandi aspettative. Più che giocar bene hanno lottato, con foga e decisione, ma senza molto ordine, con tanto impeto gagliardo. Il terreno molle e sabbioso ha fatto il resto, rendendo improba la fatica degli atleti e difficile il controllo della palla a terra. I grigi alessandrini hanno impostato la gara secondo la regola della loro proverbiale baldanza. Lunghi in passaggi in velocità, palla alta scagliata via al volo con lunghe sciabolate taglienti. Manovra di indubbio vantaggio su un simile terreno e contro un avversario che, non potendo contare sull’arma della classe, doveva accettare una battaglia rispondendo sullo stesso tono se non voleva essere travolto. Dunque lotta ad oltranza senza finezze stilistiche. Comunque le emozioni si sono susseguite a getto continuo, da una parte e dall’altra, forse appunto in virtù di questo stile di gioco impetuoso che andava allo scopo senza curarsi molto dei mezzi adottati per arrivarci. Così troviamo, subito al 1’, l’azione da gol fallita per un soffio. Su rimessa laterale effettuata da Annovazzi, la palla schizza via sulla destra, in profondità. De Gregori scatta all’inseguimento e si trova solo, la preda a portata di piede. Intanto il portiere alessandrino si sposta tutto dalla parte della minaccia e il passaggio del giovane milanista verso il centro mette Degano solo soletto davanti alla porta per tre quarti sguarnita. Ma l’ala sinistra arriva con un attimo di ritardo sulla palla e la colpisce con un tiro sbilenco. Va fuori a fil di palo. Prima occasione, ne seguiranno altre. Al 3’, siamo nella metà campo milanista, Gallea batte una delle cento e cento punizioni che hanno infiorato la partita. Palla sulla testa di Tortarolo che si è spunto decisamente avanti. Bel tocco: la sfera esce dall’ala parte a fil di palo. Al 10’ centrata lunga di Tognon. Di Gennaro fallisce l’entrata e la palla cade sul piede di Burini, che certo non l’aspettava, e fallisce il facile bersaglio. Saltiamo al 26’ per annotare un’altra papera, questa volta vestita di grigio. È infatti Lushta che si fa luce decisamente sulla destra e centra raso terra. Tutti i difensori milanisti sono spostati dalla parte dell’azione e il passaggio taglia fuori lo schieramento. Ma Sotgiu, che arriva solo dall’altra parte, non sa sfruttare la bella occasione. Al 28’ il primo gol. Azione Antonini-Burini-Antonini. Il veronese entra deciso in area con la palla al piede puntando a rete. Diamante esce tuffandosi in avanti, ma l’attaccante fa in tempo a deviare la palla in fianco dove De Gregori, che nel frattempo si era affiancato al compagno, non trova difficoltà a spingerla nella rete vuota. Centro campo; di scatto le maglie grigie alla riscossa. Non è passato un solo minuto che Armano piomba in area milanista, scarta un paio di avversari, arriva solo a un passo dalla rete, sta per tirare quando Tognon, arrivando in corsa, lo sposta nettamente facendolo cadere gambe all’aria. Rigore, anche se la carica era di fianco e contro un avversario con palla. Troppo forte quell’urto, troppo chiara la posizione del giocatore ormai solo davanti alla porta. Ma Zelocchi non fischia, e allora succede il finimondo. Urla, minacce del pubblico, i giocatori che reclamano a viva voce. Niente. Si va avanti e i grigi insistono. Fioccano le punizioni. Ora Zelocchi, visibilmente preoccupato, cerca di riparare. E concede punizione in serie a favore dell’Alessandria. Tre calci d’angolo, mischie furibonde. Al 43’ Armano è ancora solo in area ma, questa volta liberissimo, calcia nettamente fuori. Al 44’ il pareggio. Ennesima punizione, tre metri fuori dall’area. Tira Gallea, tre grigi vanno oltre la barriera dei difensori, Rossetti esce, prende la palla ma poi se la lascia sfuggire; riesce ancora a toccarla ma non a trattenerla. Arriva Sotgiu di corsa e la infila nella rete vuota. Ripresa più calma. C’è anche qualche pallido accenno al bel gioco. Pallido, pallidissimo, tanto che scompare subito. Al 2’ Gratton, pressato da Sotgiu, ha un attimo di indecisione davanti al portiere; entra allora Lushta che si porta via la palla e tira. Rossetti, uscendo, riesce miracolosamente a deviarla in angolo di piede. Nuova segnatura al 5’. Degano ad Antonini, Antonini (che gran lavoro il suo!) entra in area, si scontra, cade, la palla va sulla destra dove arriva Burini. Calmo e sicuro, il ragazzo prende e tira raso terra. Palla in fondo al sacco. Pareggio all’11’. Punizione per fallo di Antonini (fallo che solo Zelocchi ha visto). Batte Tortarolo dal limite. Coscia scatta oltre la barriera, tutti stanno fermi a guardarlo sicuri del fuori gioco che invece non c’è essendo il giocatore scattato dopo la palla. Così Coscia può aggiustarsi la mira e mandare la sfera imparabilmente, sotto la traversa. Inutili proteste milaniste. Pareggio, e non cambierà più, anche se ci sarà ancora battaglia serrata da una parte e dall’altra. Chiudiamo con due note sulle squadre. Già detto del gioco nel complesso e dell’arbitro che, dopo il rigore non concesso, si è solo curato di fischiare per riparare. Brutta cosa. Diremo che l’Alessandria, ridotta di numero subito in partenza e con alcuni giocatori in giornata poco felice (leggi Rosetta, Armano e Della Frera) si è battuta con un cuore grande. Di Gennaro, Tortarolo e Gallea sono stati i migliori, le vere colonne sulle quali ha appoggiato tutto l’edificio un poco sconnesso. Il Milan, portato sul terreno della lotta ad oltranza, si è un poco sperduto. Anche in difesa, specie sui calci di punizione, ha denunciato incertezze incomprensibili. All’attacco: mancando Puricelli e Carapellese, i due punti di forza, assorbite le mezze ali nel lavoro di copertura, s’è visto ben poco. Solo il grande, inesauribile Antonini, creatore tra l’altro dei due gol, ha saputo adattarsi al ritmo della partita. Buoni spunti ha avuto Burini fin che è rimasto a destra e Coscia. Poi a sinistra non s’è più visto. Proprio non abbiamo capito la ragione di questo spostamento, anche perché Degano ha fatto le cose migliori all’ala sinistra: valeva la pena di lasciarli al loro posto iniziale. Di poco rilievo la prova di De Gregori. Dopo la prima azione che avrebbe potuto concludere lui stesso senza chiamare in causa Degano con un passaggio troppo forte, si perse nella ruota del gioco scombinato senza riuscire mai a coordinare la sua azione e tanto meno quella del reparto. Non era certo la partita più adatta per la sua ripresa dopo il buon esordio fornito all’Aquila. In sostanza si è visto un Milan formato ridotto: ma era logico, date le assenze. Eppoi dimenticando il tono della partita e pensando al risultato proprio non devono lamentarsi. Non l’avevano detto prima, i capilista, che si sarebbero accontentati di ripetere il risultato ottenuto sullo stesso campo dal Torino? Cielo e clima tipicamente primaverili. Terreno di gioco bene livellato ma ancora molle e sabbioso con fango raggrumato, senza un filo d’erba. Girandola di spostamenti durante la partita. Al 7’ Traini, zoppicante, passava all’ala destra. Poi tornava al centro e al 16’ usciva dal campo per rientrare al 27’ sempre zoppicante. All’inizio della ripresa la prima fila dei grigi assumeva il seguente schieramento: Traini, Armano, Lushta, Coscia, Sotgiu. Verso la fine della gara Gallea, leggermente infortunato, passava all’ala sinistra. Scambio di ruolo a metà della ripresa tra Degano e Burini. Prima dell’inizio, con le squadre schierate al centro del campo, è stato osservato un minuto di silenzio in memoria del giocatore Cassano. (Nino Oppio, «La Gazzetta dello Sport», 9 febbraio 1948) Al trillo di chiusura invece di precipitarsi verso l’uscita i tifosi si sono seduti per calmare i battiti del cuore: i grigi e i rossoneri si sono avviati agli spogliatoi con passi da sonnambulo, il viso segnato dalla fatica e dall’ansia. A molti di noi tremavano le gambe, ed abbiamo dovuto scendere lentamente le gradinate per non inciampare. È stata una di quelle partite su cui si potrebbe applicare la fascetta dei libri gialli: «Non vi lascerà tirare il fiato, non vi farà dormire». L’Alessandria ha giocato con nove uomini, ha risalito per due volte lo svantaggio, ha attaccato disperatamente e disperatamente negli ultimi minuti ha resistito ai campioni d’inverno lanciatisi con energia all’offensiva. Tecnicamente i due undici non sono stati perfetti e di ciò il perché risulta chiaramente dalla formazione per il Milano e dall’infortunio di Traini per l’Alessandria. Burini e De Gregori hanno impedito alla prima linea di svolgere la sua azione; la mancanza di Carapellese e di Puricelli si è fatta sentire sensibilmente, tanto che molti che ricordavano il Milan dell’incontro con il Torino hanno pronunciato frasi assai dure sui rossoneri. Non c’è da stupirsi: qualsiasi squadra, per forte che sia, sistemista o no, che in una partita difficile debba, per forza di cose, immettere nei ranghi degli elementi mediocri infrange la sua impostazione tecnica e di certo il reparto in cui sono i mediocri zoppicherà; così è stato per il Torino a Milano, così per il Milan ad Alessandria con Burini e De Gregori. La mediana e la difesa non hanno tentennato, sono state all’altezza del loro nome. Il Milan è sempre il Milan, ha cuore, è generoso, ha dei dirigenti la cui serietà va elogiata e portata d’esempio. Se ci pensate bene, la punizione di Carapellese alla vigilia di un incontro duro in cui era in lizza il buon nome della squadra è un avvenimento più unico che raro nella storia del calcio attuale. Domenica, dopo una solenne strigliata impartitagli dal padre, Carapellese è andato a Canossa dal suo presidente. Cambierà vita, ha detto; speriamo che mantenga la parola. L’Alessandria merita ogni elogio, è una cara e simpatica squadra che veramente onora il nostro calcio. I grigi sono i figli prediletti della raccolta e amorosa famiglia sportiva alessandrina. Non si risparmiano sul campo. È una squadra omogenea, compatta e ora che ha eliminato Kovács sta seguendo un programma tecnico ben preciso per esaltare le qualità dei suoi uomini tra cui vi sono alcuni ottimi elementi come Della Frera, Di Gennaro intelligente astuto sistemista di razza, Armano, Rosetta, più i vecchi esperti come Coscia, Gallea, Tortarolo; siamo sicuri che migliorerà ancora. (Piero Maria “Martin” Zoccola, «L’Unità», 10 febbraio 1948) RISULTATI: Bari-Napoli 2-1 Bologna-Genoa 4-2 Fiorentina-Vicenza 1-2 Internazionale-Salernitana 2-1 Livorno-Lucchese 2-0 Pro Patria-Juventus 2-3 Roma-Modena 0-0 Sampdoria-Lazio 2-1 Triestina-Atalanta 1-1 Riposa: Torino CLASSIFICA: Milan 31; Torino 29; Internazionale, Juventus, Triestina 25; Bologna 24; Fiorentina 22; Atalanta 21; Modena, Pro Patria, Roma 20; Livorno 19; Lazio 17; Alessandria^, Bari, Genoa, Lucchese 16; Sampdoria^, Salernitana, Vicenza 15; Napoli 11. *: una gara in più. ^: una gara da recuperare MARCATORI 16 gol Quaresima (Inter) 13 gol Mazzola (Torino) 12 gol: Boniperti (Juventus) 11 gol: Puricelli (Milan), Tieghi (Livorno) 10 gol: Bassetto (Sampdoria), Menti (Torino), Turconi (Pro Patria) 9 gol: Dalla Torre (Genoa), Gabetto (Torino), Loik (Torino), Lorenzi (Inter), Zapirain (Inter) I PRIMATI DEL GIRONE Al termine del girono di andata il Milan vanta due primati: quello in classifica e quello del campo più redditizio (per i proprietari) di tutta la serie A, i rossoneri hanno intatti vinto inesorabilmente tutti e 10 gli incontri disputati a San Siro. Il Torino ha invece il massimo dei goals segnati (se) e il minimo di quelli presi (13). Inoltre, pur essendo a due punti di distaeoo dai rivali milanisti, ha il vantaggio di avere una partita in più da disputare sul campo di via Filadelfia durante il girone di ritorno. La Juventus, squadra da esportazione, si gloria del massimo di plinti totalizzati fuori oasa: 13 (eon 5 vittorie e 3 pareggi) uno di più dei granata e due. di più di quanti ne siano riusciti & conquistare i rossoneri. In compenso i bianconeri sono superati solo dalla Roma, che ha 4 sconfitto, per il numero di partite perse tra le mura amiohe: 3. Inutile fare il conto di questi 6 punti sperperati e degli altri due persi nei pareggi casalinghi. I se non contano in classifica e in questo caso non servono nemmeno a consolare i tifosi. Anzi (La Stampa)