Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1947/1948
Serie A
29-02-1948 - Giornata: 24 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Internazionale FC 1 - 0 (0 - 0)
RETI: 54. aut. Pangaro T. [In]

Alessandria US Diamante Luigi, Della Frera Giuseppe, Di Gennaro Silvio, Gallea Cesare, Rosetta Francesco, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Soffrido Luigi Vittorio, Stradella Carlo, Coscia Aristide, Sotgiu Pietro All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
INTERNAZIONALE FC: Franzosi; Pian, Passalacqua; Fattori, Pangaro, Susmel; Garay, Arezzi, Muci, Madini, Zapirain. All.: Meazza Giuseppe

Arbitro: Dattilo Generoso (Roma)
Note
Angoli: 6-1. Spettatori: 10.000 oppure 15.000. Incasso: 1.300.000. Tempo bello, terreno in buonissime condizioni. Inizio gara ore 15:30.

Commento
SETTIMANA DURA PER I “GRIGI” Tre incontri in otto giorni Bologna, Vicenza e Genova Due partite in trasferta, una in casa - Formazione solita La stentata vittoria sull’lnter non ha troppo soddisfatto i tifosi ch e avrebbero voluto nei grigi più ardore e più entusiasmo. Comunque, due punti sono stati incasellati: ora, nel giro di otto giorni, l’Alessandria dovrà affrontare in trasferta il Bologna domani, il Vicenza giovedì, ed il Genoa, al Moccagatta domenica prossima. Tutte le partite si presentano incerte, ma i giocatori grigi, se vogliono, sono in gredo di riservare qualche lieta sorpresa ai tifosi. La formazione è pressoché immutata: immutato è anche lo spirito di tutti i tifosi i quali lanciano un sonante ed augurale: «Forza grigi! » che accom pagnerà gli uomini di Coscia nelle prossime trasferte. L'allenamento Dopo un allenamento (palleggio e atlerica) tenutosi martedì 3 mercoledì scorso i grigi hanno disputato un incontro con una delle squadre ragazzi, vincendo per 4 a 2. La prima linea: Armano, Pietruzzi, Stradella, Sofrido e Sotgiu parve sbrigativa e realizzatrice. Sofrido giocò bene tanto ala come mezz'ala sinistra. Ieri bagno e massaggi dopo gli esercizi atletici. Partiti i seguenti giocatori Per gli incontri di B ologna e Vicenza sono partiti i seguenti giocatori: Diamante, Della F era, Di Gennaro, Gallea, Rosetta, Tortarolo, Armano, Pietruzzi, Stradella, Sorrido, Coscia, Sotgiu. In più è partito anche il portiere Rognon che proseguirà poi per Cesena, dove abita la sua famiglia. La formazione sarà la solita. Programma ...turistico dei giocatori grigi Partiti stamane alle 8 alla volta di Bologna; grigi, dopo la partita di domani, si recheranno ad Abano Terme, dove sosteranno sino a mercoledì sera, partendo poi per Vicenza. Venerdì mattina si porteranno a Salice ed ivi rimarranno fino a domenica mattina, da dove raggiungeranno poi la sede per l’incontro col Genova (Il Piccolo, 06/03/1948) L’Inter ha perduto anche ad Alessandria. Ma ha perduto con onore, per un solo autogoal dovuto ad uno disgraziato intervento di Pangaro (che pure è stato uno dei migliori) complicato da una incomprensibile uscita del bravo Franzosi oggi ritornato il valoroso portiere d’altri tempi. La vittoria dell’Alessandria non si discute perché è giusta e meritata. I grigi hanno attaccato in prevalenza e ciò è dimostrato anche dal bilancio dei calci d’angolo a loro vantaggio (sei a uno). Eppure per vincere hanno avuto bisogno dell’autogol di Pangaro segnato all’inizio della ripresa. Ed hanno dovuto difendersi, proprio nel finale dell’incontro, da una disperata, ultima reazione dei neroazzurri. Il portiere dell’Alessandria ha respinto miracolosamente un fortissimo tiro di Muci (un’autentica fucilata) sfoggiando così la più spettacolosa e drammatica parata dell’incontro. La squadra di Meazza è uscita insomma questa volta dal campo a testa alta, con l’orgoglio intatto, convinta che può ancora risalire verso la luce. È finita dunque la crisi dell’Inter? Crediamo di sì. La nostra convinzione scaturisce non dal gioco visto oggi o dalla constatazione che la prova odierna abbia detto tecnicamente qualche cosa di nuovo. Abbiamo visto anzi una mediocre partita. Ma bisogna tener conto delle condizioni ancora molto precarie dell’undici nerazzurro. Basterà leggere i nomi dei giocatori che formavano la linea d’attacco, per convincersi che tutto era ancora improvvisato. Oggi però ci premeva osservare un’altra cosa. Era lo spirito dei giocatori che ci interessava. Ieri sera di ritorno dal Turchino, dove avevamo fatto una puntata per verificare lo stato delle strade della Milano-Sanremo, ci eravamo fermati ad Acqui, al rifugio dei nerazzurri, un delizioso nido vivificato da una perenne sorgente di acqua calda e da un fango ristoratore e dall’effettuosa e paterna assistenza di Carlo Masseroni. Il presidente dell’Inter non ha vita facile in queste settimane. Non per i suoi stabilimenti o per i suoi operai o per le sue gomme più o meno vulcanizzate. I suoi guai scaturiscono da una capricciosa palla che da troppo tempo gli rende insonni – o quasi – le sue notti. «Che cosa sta succedendo ad Acqui dopo il colpo di scena della nomina di Carcano a consulente tecnico?» era la domanda che si facevano numerosissimi appassionati. Le voci erano molte. In questi casi è meglio sincerarsi di persona. Credevamo di trovare una mezza rivoluzione: invece abbiamo capito che stava per rinascere per davvero un nuovo spirito per tutti. Il malocchio e la sfortuna possono colpire la fantasia delle donnicciole, non gli uomini coscienti e forti. Spesso siamo proprio noi che costruiamo le nostre disavventure con le nostre indecisioni. Meazza ha capito per primo che aveva bisogno di avere vicino un esperto che lo aiutasse a superare uno stato d’animo ed una situazione tecnica un po’ imbrogliata. Ed ha accettato la collaborazione di un maestro come Carcano. Nessuna complicazione dunque, nessuna crisi, nessuna mancanza di riguardo verso Meazza. Quante volte il medico curante ha bisogno di un consulto per guarire meglio l’ammalato? Presi gli accordi con assoluta lealtà, constatato che Carcano un giorno dimesso dall’Inter (per alcune vicende che non tocca a noi ricordare, ma che comunque non intaccavano la sua persona) è accorso con affettuosa premura al primo richiamo per dare a Meazza una mano nel difficile frangente e che senza nessuna velleità di occupare un posto che non può essere più suo, ogni cosa è sembrata facile, sono ritornati i sorrisi sui volti ed è rinata la fiducia. Tutto dunque è risanato in casa Inter? Questo non si può dire poiché soltanto i fatti confermeranno la nostra fugace impressione. La squadra ha affrontato però la partita di Alessandria con uno spirito nuovo anche se raffazzonata in qualche modo all’ultimo momento con dei giocatori ancora convalescenti. Questa è una realtà che già promette molto. E c’è oggi una fede che prima non c’era. Ad Alessandria, ricordando i sei gol passivi di Milano si facevano catastrofiche previsioni passive per i nerazzurri. Invece i grigi così bramosi di reti, per poco, per pochissimo non sono rimasti a bocca asciutta. In verità (anche quelli che hanno giocato male) tutti i nerazzurri si sono battuti con ammirevole volontà. I giocatori capiscono finalmente che quando c’è lo spirito, anche i conigli diventano leoni. Non vogliamo con questo dare dei conigli agli atleti dell’Inter: tutt’altro. Desideriamo però vedere in campo non delle femminucce, ma degli atleti. Il merito provinciale dell’onorevole prova dell’Inter, oltre a Franzosi, va a Plan, a Pangaro, a Susmel ed a Passalacqua che pareva oggi davvero rinato e sembrava un sicuro terzino sistemista: Armano ha fatto ben poco. I tre giovani dell’Inter hanno poi combattuto una partita esemplare. Specialmente Susmel anche se a volte un po’ precipitoso, ci è piaciuto molto. Degli altri abbiamo rispettato solamente la volontà. Pure Fattori, arrivato ad Alessandria all’ultimo momento, ha rivelato l’indecisione delle sue condizioni fisiche dando solo a tratti la riprova della sua classe. Anche per Fattori si tratta di ricostruire oltre che il fisico, il morale. Quando la squadra che oggi non aveva assolutamente prima linea e tanto meno le ali (Madini, a parte il guizzo finale di Muci che per pochissimo non dava all’Inter il pareggio, è stato il migliore: e questo dice tutto), potrà riavere Quaresima, Lorenzi, Campatelli, Fiorini, Achilli, Neri, Fiumi e forse Marchi, ritroverà per intero il suo estro migliore. Gli uomini non mancano. Insistiamo però sul fattore morale e disciplinare. Mano ferma, decisioni nette e dare ai giocatori la sensazione che si conosce la strada giusta e che la sfortuna molto spesso siamo noi stessi che la provochiamo. Guai se andiamo incontro all’avventura ed al pericolo convinti di cadere. L’Alessandria ha una squadra che potrebbe essere molto superiore ai suoi risultati. A parte Diamante che come si disse è stato protagonista della più sorprendente scenda della giornata, si può bene affermare che il terzetto sistemista Della Frera, Rosetta e Di Gennaro potrebbe figurare egregiamente in qualunque formazione anche di primissima avanguardia. Pure i due sostegni sistemisti, Gallea (ben tornato anziano e ancor valido amico) e Tortarolo, sono ottimamente in linea. È l’attacco invece che non ha idee chiare. Ben inteso che tutto è relativo e bisogna vedere in quale misura abbiano contribuito a confondere le idee degli avanti grigi, Pian, Pangaro, Susmel e Passalacqua. È certo però che un allenatore esperto come Kovács può far capire ai suoi ragazzi che l’attacco deve palleggiare rasoterra ed allargare prima per stringere poi. Invece oggi i grigi partivano col gioco alto e stretto per perdersi sulle ali e quindi sul fondo. Inizio buono e finale mediocre con errori elementari. Non ci è spiaciuto però Soffrido, l’interno destro. Stradella ha tenuto spesse volte il pallone più del bisogno. L’eccessiva individualità, nel sistema specialmente, è grave pecca. La cronaca dell’incontro diretto ottimamente dall’arbitro Dattilo (a proposito: nessun contestazione per calci di rigore! Che succede?) si può riassumere in quattro battute. Superiorità d’attacco dell’Alessandria che, peraltro non riusciva a mettere mai veramente in pericolo la rete dell’Inter salvo che al quinto minuto con Sotgiu che sbagliava un tiro a porta vuota e al 35’ con un bel tiro di Soffrido parato ottimamente da Franzosi anche con l’aiuto di un palo. Le reazioni dell’Inter provocavano soltanto facili interventi di Diamante. L’unico gol della partita si realizzava al 9’ della ripresa: su avanzata di Stradella che non pareva peraltro molto pericolosa, usciva Franzosi. Ma proprio allora, Pangaro, forse convinto di passare il pallone al suo portiere, allungava verso la propria rete ormai incustodita. Fatale errore dovuto ad un malinteso. Questo classico infortunio poteva mettere in ginocchio squadre anche più forti dell’Inter. Invece i nerazzurri hanno energicamente reagito senza mai perdere il riacquistato spirito. Ed è proprio in tale episodio che l’undici nerazzurro ha dimostrato la sua decisa volontà di ripresa. Quasi un atto di ribellione contro l’ennesima beffa della sorte. È così che si vince la sfortuna. Ed è mancato poco che al quarantaduesimo minuto Muci, come si disse, con un tiro micidiale dopo un sorprendente dietrofront che lasciava Rosetta sur place, non pareggiasse le sorti della partita. Come ha fatto Diamante a respingere col pugno il proiettile che pareva già in rete? La cavalleresca folla alessandrina (contegno esemplare per tutta la gara) è scattata in un grande applauso, applauso che era un elogio e nello stesso tempo era anche una manifestazione di sollievo. I pochi tifosi dell’Inter calati da Milano sono usciti dal campo ancora con la visione del gran tiro di Muci: «Questo tiro vuol dire che l’Inter è ancora in piedi». Lo ha detto uno dei pochi che hanno seguito la squadra nerazzurra fino ad Alessandria. Una volta erano migliaia quelli che seguivano l’Inter, oggi erano trenta o quaranta. Erano i più fedeli, quelli che credono sempre. Gli altri si sono perduti per infinite vie delusi e scontenti. Ritorneranno tutti, forse un gioco. Bisogna vincere, però. È la solita, eterna legge: ricordarsela, giocatori nerazzurri. (Emilio De Martino, «La Gazzetta dello Sport», 1º marzo 1948) La storia di questa partita è breve, si può riassumere in tre soli episodi, quelli cioè che hanno dato alla gara qualche istante di emotività, che hanno causato qualche incoraggiamento alle squadre da parte del pubblico… dormiente. Ecco i tre episodi. A cinque minuti dall’inizio, dopo un primo calcio d’angolo contro l’Inter, Stradella, destreggiandosi tra i suoi avversari riusciva ad impegnare Franzosi. Il tiro non era potente, era però improvviso. Franzosi si buttava sul pallone con un attimo di ritardo e non riusciva che a deviarlo alla sua destra dove era pronto Sotgiu. Cosa facilissima sospingerlo in rete, invece l’alessandrino, a porta vuota lo faceva viaggiare oltre la linea di fondo. Mi porto al 9’ della ripresa per descrivervi l’azione della rete che diede la vittoria ai grigi. Lungo rinvio spiovente di Gallea sulla porta di Franzosi, palla seguita da vicino da Stradella, salto contemporaneo dell’attaccante e del difensore che l’azione spingeva innanzi di qualche metro della porta. Il pallone, forse toccato da entrambi, compiva un balzo in alto, Pangaro piazzato indietro cercava intercettarlo di testa, e colpendolo di sghimbescio lo mandava in porta. Terzo episodio: 43’ della ripresa. Rapido capovolgimento del fronte d’attacco; Susmel accompagna la palla per un buon tratto poi la smista e Muci. Questi si svincola del suo avversario e lascia partire il tiro da una diecina di metri. La palla fila fortissimo alla sinistra di Diamante, il portiere alessandrino pare irrimediabilmente battuto, senonché con un guizzo prodigioso si butta e riesce a deviarla. Questa fu la sola parata effettuata durante la partita, parata che ha salvato l’Alessandria dal pareggio. Dopo il racconto di questi tre episodi, potrei chiudere bottega perché di interessante da narrarvi non avrei altro, devo dire che l’Inter si è decisa – finalmente per il sistema. Benissimo. Incomincia così ad eliminare una causa del suo incerto procedere. Tra metodo, sistema, mezzosistema e compagnia, ha finito per non capirne più nulla. Oggi l’Inter ha rabberciato una prima linea che ebbe il… merito di non infastidire gli avversari, una linea attaccante dove il solo Madini ebbe qualche raro sprazzo di vivacità di gioco e l’ala destra Garay mise in evidenza qualche pregio e molti difetti, ma gli altri che… orrore! Fortuna volle che i reparti difensivi seppero tenersi bene in sesto soprattutto per opera di Passalacqua, di Susmel e di Pangaro che, a parte l’involontario errore disputò una bella partita. Susmel fu il più continuativo ed il più brillante, ed anche il più… cattivo. Perché poi, proprio non lo so, dal momento che la partita non aveva dato nessun motivo. Forse per far intervenire Dattilo, che non ebbe stavolta occasioni per non dare qualche calcio di rigore, e che diresse la gara con molta tranquillità e bonomia. Dicevo dunque che la difesa dell’Inter la fece da padrone, gli avversari la lasciarono giocare ed intervenire con relativa facilità nelle molte occasioni che gli avanti grigi ebbero in area avversaria. Anche gli attaccanti grigi non giocarono bene. Forse un leggero sfasamento nel gioco di Coscia che è il coordinatore influì a rendere caotica la manovra e, certo l’insistenza del palleggio troppo minuto e snervante contribuì a determinare quei molti passi di danza innanzi a Franzosi senza trovare la soluzione più pronta per batterlo. Nelle linee grigie debuttava Soffrido; per continuità di gioco e per qualche buon tiro a rete seppe emergere sugli altri che, in complesso dimostrarono buona volontà, fiato ma scarso rendimento. Mediana e difesa invece giocarono assai bene. Mi piace citare Di Gennaro, Della Frera ed i tre mediani Rosetta, Tortarolo e Gallea i quali seppero immobilizzare lo zoppicante attacco dell’Inter. La conclusione? Partita scadente per gli attacchi, buona per i difensori. Senza l’infortunio di Pangaro e l’eccezionale parata di Diamante, l’Inter sarebbe riuscita a pareggiare le sorti di una contesa che la vide quasi sempre costretta alla difesa. E questo sarebbe stato, come mi diceva il buon Meazza, il massimo risultato che poteva sperare. (Augusto Rangone, «Tuttosport», 1º marzo 1948) Alessandria.Inter 1-0 I GRIGI VINCONO CON UN GOL DEGLI OSPITI Non è stato il successo che si attendeva ad Alessandria. Il rientro di Rosetta e di Gallea, le buone condizioni generali della squadra, il soddisfacente esito degli allenamenti avevano creato un’atmosfera di diffuso ottimismo. Insomma, non che si sperasse di ricambiare il 6-0 della partita di andata, ma si contava di andarci vicino. Invece… Invece si è vinto con un magro goal e per di più segnato… dagli ospiti, proprio come nella medesima partita dell’anno scorso. L’episodio è avvenuto all’8’ minuto della ripresa. Fin allora i grigi avevano tenuto in mano le redini della partita, ma senza dare l’impressione di dominare perché le azioni, nate impeccabili a metà campo – la linea mediana ha funzionato egregiamente e Rosetta è stato uno dei migliori – si guastavano e sfiorivano appena arrivate sullo sterile terreno degli avanti. Fin all’8’ della ripresa dunque si era andati così, fra la delusione della folla stipata sugli spalti. Ad un tratto, in un’ennesima discesa verso la porta nerazzurra, Stradella si trovò solo alle prese con Pangaro. Mentre questi riusciva a fermare il centrattacco alessandrino, Franzosi si precipitava per impossessarsi del pallone. Proprio in questo momento, Pangaro, allo scopo di liberare, dava un colpo di testa alla palla ma la mandava giusto giusto ad infilare la porta lasciata vuota dal disperato Franzosi. L’insperato regalo degli ospiti diede le ali ai piedi all’Alessandria e per un certo periodo di tempo si ebbe l’impressione che i grigi dovessero arrotondare il punteggio. Ma fu una fiammata che si spense presto; in altre parole i grigi tornarono al gioco consueto: grandi discese, tutti, compresi i terzini, nell’area avversaria, un profluvio di passaggi, ma pochi tiri utili. Non solo, ma sul finire della partita fu l’Inter ad andare all’attacco e a rendersi minacciosa con un energico serrate. Ed un’improvvisa cannonata raso terra di Muci, bloccata fortunosamente da Diamante, fece scorrere un brivido freddo per la schiena dei tifosi. Che dire dell’incontro? Non si è visto o almeno si è visto di rado del bel gioco. Le azioni migliori le han fornite le difese e per questo Di Gennaro, Della Fiera e Diamante vanno elogiati in blocco come vanno segnalati Pian, Passalacqua e l’infaticabile Fattori oltre naturalmente Franzosi. L’Alessandria è piaciuta per il molto impegno, ma è mancata ancora una volta all’attacco, dove fra tutti si è distinta la riserva Soffrido. (Aldo Marsengo, «Stampa Sera», 1º marzo 1948) È stato l’incontro più povero e sterile come contenuto tecnico e praticità conclusiva. I grigi, che si sono mantenuti all’attacco per oltre 70 minuti insidiando da ogni parte l’estrema difesa nerazzurra, non sono riusciti a sviluppare efficacemente una sola azione offensiva per l’inspiegabile incapacità di realizzare nel momento decisivo da parte del quintetto attaccante, mentre il miglior giocatore in campo è stato Tortarolo che ha sferrato cinque tiri in porta pregevolissima. Per altro la difesa grigia ha emerso brillantemente con i continui rimandi e le rotture ed ha giocato prevalentemente a metà campo, imbrigliando sempre i rari attacchi nerazzurri. Al 3’ l’Inter è in calcio d’angolo, quindi due minuti dopo su azione di Gallea e Stradella, esce Franzosi ma perde la palla. Interviene di corsa Sotgiu che a pochi passi fallisce il facile bersaglio. Al 6’ Tortarolo da trenta metri colpisce il palo, quindi l’Inter è nuovamente in angolo ed al 17’, su tiro di Coscia, Pian ferma la palla con la mano, ma l’arbitro non concede la punizione. Al 30’ Armano, su passaggio di Sotgiu, sferra un raso terra nell’angolo sinistro che Franzosi riesce appena in tempo a fermare. Altro tiro di Soffrido è respinto dalla base del palo ed al 42’ l’Inter è di nuovo in corner. Nella ripresa si nota un magnifico tiro di Stradella che supera di poco la traversa, poi l’unico calcio d’angolo contro l’Alessandria, al 6’, quindi al 9’ altra azione velocissima sotto la rete di Franzosi. Stradella tenta di ostacolare il portiere uscito dai pali, interviene Pangaro che di testa, nel tentativo di liberare, manda invece la palla in rete. Per il rimanente del tempo l’Alessandria gioca risolutamente sotto la rete nerazzurra. È una lotta continua contro i milanesi che debbono incassare altri calci d’angolo e numerosi calci di punizione. Franzosi si fa ammirare per due magnifiche parate su tiri di Soffrido, quindi verso la fine l’Inter passa decisa all’attacco ed al 42’ un tiro diagonale di Muci mette in viva apprensione la difesa alessandrina. Con un balzo sorprendente Diamante riesce a deviare la palla, mentre questa entrava in rete, salvando così la sua squadra dal pareggio. Ancora un calcio di punizione contro l’Inter, poi la fine della partita. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 1º marzo 1948) RISULTATI: Atalanta-Bologna 1-0 Juventus-Genoa 2-1 Lucchese-Torino 2-2 Milan-Fiorentina 2-1 Modena-Lazio 2-0 Roma-Bari 0-0 Salernitana-Vicenza 1-0 Sampdoria-Pro Patria 5-3 Triestina-Livorno 1-1 Riposa: Napoli CLASSIFICA: Milan 37; Torino 33; Juventus 29; Triestina* 28; Fiorentina 26; Atalanta, Internazionale 25; Bologna, Modena 24; Livorno, Pro Patria 22; Roma 21; Sampdoria, Bari, Lazio 19; Alessandria*, Lucchese 18; Salernitana, Vicenza, Genoa 17; Napoli 14. : una gara in meno; **: due gare in meno MARCATORI 16 gol: Quaresima (Inter) 15 gol: Boniperti (Juventus), Mazzola (Torino) 13 gol: Bassetto (Sampdoria) 12 gol: Tieghi (Livorno) 11 gol: Gabetto (Torino), Puricelli (Milan), Turconi (Pro Patria) 10 gol: Carapellese (Milan), Menti (Torino) Il punto sul campionato Di misura il Milan si era imposto sulla Fiorentina: la partita era stata decisa dopo la metà del primo tempo. Quattro punti separavo la capolista dal Torino che impattava sul campo della Lucchese, in rimonta con i gol di Grezar e Mazzola. Di misura, la Juventus aveva ragione del Genoa, mantenendo la terza posizione con un punto di vantaggio sulla Triestina che aveva pareggiato la gara contro il Livorno.