Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1947/1948
Serie A
14-03-1948 - Giornata: 26 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Genoa CFC 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Diamante Luigi, Della Frera Giuseppe, Di Gennaro Silvio, Coscia Aristide, Rosetta Francesco, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Pietruzzi Mario, Stradella Carlo, Soffrido Luigi Vittorio, Sotgiu Pietro All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
GENOA CFC: Cardani; Sardelli, Stellin; Grisanti, Cattani, Bergamo; Trevisani, Formentin, Brighenti (I) Renato, Verdeal, Dalla Torre. All: Allasio Federico

Arbitro: Bellè Ferruccio (Venezia)
Note
Angoli: 2-3. Spettatori: 16.000. Incasso: 5.000.000. Giornata calda, terreno secco. Inizio gara in leggero ritardo rispetto alle 15:30 previste per ritardo dell’arbitro.

Commento
Alessandria invasa dai genovesi (poi vi racconterò come uno di essi giunto prima degli altri sia andato via prima degli altri ma piuttosto malconcio). Molti autopullman, tre treni speciali, tante bandierine rossoblù, sul campo anche un grande vessillo. Un sapore d’altri tempi; questa vecchia anima genoana che si risveglia dopo una vittoria liberatrice, la roccaforte dei grigi che rivede i tradizionali assalti (la città che straripa nella provincia); e tutto in una letizia primaverile, con uno spirito di tolleranza reciproca, un coro incita: forza Genoa!, l’altro risponde: forza grigi! Sì, ogni tanto, senti ondeggiamenti in tribuna e capisci che la discussione fra vicini è diventata concitata; ma il campo attrae e vince, e tutto si disperde a questo primo vero alito di primavera che ha fatto della terra alessandrina una inimitabile tavolozza di colori teneri. Vi dicevo di quel tale genovese ripartito malconcio. Non c’entra con la partita. È stato un episodio a sé, ma un brutto episodio. Quando i grigi dopo la sfortunata partita di Bologna si ritirarono ad Abano per poi andare a Vicenza, Diamante ricevette la visita di un tizio che mise a sua disposizione la cifra che voleva per sé e per i compagni purché facesse opera di propaganda per una resa a discrezione dei grigi in occasione dell’incontro con il Genoa. Diamante respinse ogni offerta e comunicò la cosa alla sua direzione. Ma l’altro non si dette per vinto. Tornò alla carica e stamattina giungeva ad Alessandria, sempre sulla stessa macchina targata Milano che aveva ad Abano, e replicò il tentativo. Ma ormai era in trappola. Si trovò di fronte un dirigente alessandrino e poi lo stesso Moccagatta. Scornato, tentò di sviare i dubbi, ma i testi d’accusa erano lì e non c’era più modo di salvarsi. L’urto, diciamo così, divenne diretto fra lui e Moccagatta, e non fu soltanto verbale perché il presidente dell’Alessandria ne uscì con un dito della mano destra lussato: la mano che aveva picchiato di più. Che brutta roba. Ma chi era quel gentiluomo? Noi pensiamo che saranno i dirigenti stessi del Genoa a scovarlo e a denunciarlo. Un maresciallo dei carabinieri che lo ebbe sottomano non trovò giustificazioni legali per fermarlo (anche per identificarlo non esistevano le giustificazioni volute?): il codice non contempla reati del genere. Pensiamo a un tifoso troppo preoccupato delle sorti della sua squadra; non pensiamo certamente a un gentiluomo e saremmo lieti che luce venisse fatta per la lealtà della lotta sportiva e per allontanare ogni ombra. Mi capisca, amico Poggi, che con tanto amore dirige le sorti del Genoa in un momento critico della società: a lei tocca di fare luce su questo increscioso episodio. E torniamo allo sport. Abbiamo atteso Bellè per cominciare; era in ritardo. Poi si è fatto perdonare il ritardo dirigendo l’incontro con fermezza, prevenendo ogni accenno di gioco duro, bloccando in partenza ogni azione rischiosa. Prontamente obbedito dagli atleti, ci fu consentito di assistere al raro spettacolo di ventidue atleti che pur scrollando talvolta le spalle non convinti delle decisioni dell’arbitro, tutte le accettarono senza elevare una protesta. S’aprì un varco improvviso, sugli inizi della partita, nella difesa alessandrina (che in seguito fu sempre oculata per virtù dei due terzini e del bravo Rosetta): era una palla invitante per Brighenti, ma il centravanti la malmenò. Brighenti non fu mai all’altezza della situazione, come del resto l’attacco genoano fu nettamente inferiore nel complesso agli uomini di difesa; la disordinata attività di Dalla Torre portò sotto a tratti questo attacco che ebbe luce tecnica soltanto da Verdeal nei momenti in cui la mezz’ala entrò in gioco decisamente. La manovra, per entrambe le squadre, viveva di accenni, sorgeva dalla congestione di un gioco volante sbrigativo e tendente alla sorpresa, più che all’azione concatenata e penetrante. Così i grigi al 9’ riuscirono a spiegarsi con ordine e chiusero l’azione con uno sfrecciante tiro (laterale) di Pietruzzi. Poi emergeva Coscia che toglieva con eleganza e tempo giusto la palla a Brighenti, veniva avanti e lanciava Soffrido; e andavano sotto i grigi a folate, a sciabolate, a passaggi con rovesciate alte che erano tutto pane per i difensori. Attentissimo Cattani su Stradella, il centravanti non riusciva mai a schivarlo: era una specie di muro mobile. Pure da Stradella partì al 28’ l’azione che poteva essere risolutiva: in piena corsa con una finta riuscita s’infilò in un corridoio libero a sinistra, di dove con uno scatto s’avvicinò alla porta per centrare la palla quasi dal fondo campo. Giungeva in corsa Armano entrando in un mucchio di uomini e sparando da tre passi: si vide la sfera fare il pendolo fra l’interno della traversa e la terra e poi uscire respinta dai difensori. Qualcosa di simile capitava dopo un tiro di Pietruzzi, dopo una delle tante punizioni decise da Bellè: ma stavolta l’arbitro aveva fischiato per precedente fuorigioco di un alessandrino. Fra le poche azioni del Genoa ce ne fu una, sul finire del tempo, a destra, in seguito all’insistenza di Soffrido nel tenere la palla, e parve ben appostato Dalla Torre per ricevere il passaggio alto di Trevisani, ma l’ala genoana operò in tal caso da terzino, respingendo la palla dall’area con un colpo di testa. In complesso un primo tempo frammentario, con prevalenza dei grigi e ammirevole adattamento difensivo del Genoa: si intravvedeva, tuttavia, una certa stanchezza nella squadra alessandrina che stava compiendo il terzo sforzo in sette giorni, avendo giocato domenica scorsa a Bologna e giovedì a Vicenza. In ogni modo i grigi partirono nella ripresa a grande andatura e per una ventina di minuti alimentarono un’offensiva che senza trovare mai la cadenza giusta tenne in angustie i difensori. Pericoli ne corse la porta genoana, ma un tiro che fosse veramente pericoloso non ci fu: il Genoa non si «apriva»; rigidamente tutti i difensori tenevano la consegna, ogni passo degli attaccanti avversari era controllato. Una maggiore freschezza, soprattutto una spregiudicata decisione nel tiro avrebbe forse potuto creare il fatto compiuto; invece i grigi si attardavano, indugiavano sul pallone, tentavano di vincere il duello diretto, cercavano compagni su cui appoggiare l’azione. Saliva di tono il lavoro di Tortarolo, si susseguivano le mischie nell’area genoana; qui dominava Cattani e si dibatteva come un piccolo gladiatore Sardelli. Durò oltre venti minuti questo assalto, poi l’Alessandria allentò la stretta e sembrò la volta del Genoa. Ma ai rossoblù mancò l’attacco e si trattò di approcci, di tentativi culminati in un tiro volante di Verdeal, alto sulla traversa, dopo un calcio d’angolo che per merito di Sardelli si era trasformato in un’azione insidiosa contro i grigi. Si ebbe poi la sensazione che entrambe le squadre pensassero ormai a salvare il risultato pari più che a ferirsi decisamente: soltanto al 35’ quest’impressione corse pericolo di svanire. Un’incursione dei grigi, un’entrata fuori tempo di Cattani (la sola!), la palla che s’alza a candela, Cardani che esce a precipizio, due grigi che rotolano a terra, Armano che riesce a toccare la sfera ma il piede di un difensore la devia in angolo. Vi sarebbero in questa partita elementi narrativi che lo spazio non consente di ricordare; ma gli elementi critici sono modesti. Il risultato è in fondo giusto. Premia l’ordinato lavoro difensivo del Genoa che è l’elemento tecnico preponderante dell’incontro. Desidero fare una citazione particolare di Grisanti: i genovesi si dolevano che non avesse ripetuta la grande partita fatta contro il Milan. Lasciamo stare, il ragazzo va seguito con attenzione; c’è stoffa di bel giocatore. Se non erro proviene dai ranghi minori. Ottima sempre la posizione nella manovra, ha lo stile del mediano sistemista; deve centrare il tiro. Ma è un tenace. Ha giocato bene anche Bergamo, specie nel primo tempo. Quasi inoperoso Diamante, i due terzini hanno «tenuto» con autorità le opposte ali; Rosetta si adegua sempre meglio al posto di centromediano. Il terreno era difficile per tutti: sul fondo duro la palla saltava capricciosamente, e bloccarla e controllarla in corsa era impresa difficile. Forse per questo l’attacco alessandrino tendente agli scambi immediati e alle azioni spedite, ha incontrato difficoltà impreviste. Ma le partite di Bologna e di Vicenza sfatano la leggenda della «regina del fango». Sono utopie che con la tecnica non hanno nulla a che fare. E l’Alessandria respira sempre in un’atmosfera tecnica. Non è fuori pericolo; ma non può cadere. (Renato Casalbore, «Tuttosport», 15 marzo 1948) CLAMOROSO PROLOGO ALLO 0-0 DEI GRIGI Tentata corruzione di un giocatore (i dirigenti del Genoa non centrano) Ceffoni sulla pubblica piazza Atmosfera elettrica prima della partita. Tre treni speciali e otto torpedoni avevano scaricato ad Alessandria migliaia di tifosi genovesi, armati di entusiasmo e di bandieroni rossoblù. I liguri di nuovo sentivano che non dovevano perdere se volevano evitare la retrocessione. Gli alessandrini erano già piuttosto nervosi per i calci presi a Vicenza (Pietruzzi, Sotgiu, Diamante, Di Gennaro e Armano erano «bollati» in modo piuttosto vistoso) e più ancora per l’andamento della precedente partita di Bologna, in cui un gol annullato fu il perno su cui si capovolse la situazione a loro sfavore. Infine un prologo clamoroso, in mattinata, aveva «montato» l’ambiente. Poiché la partita è finita 0-0 ed anche le azioni degne di nota furono ben poche, val la pena di dedicare poche righe a questo episodio poco bello che per fortuna finì quasi in un apologo (e voglia il cielo che sia un apologo istruttivo…). Dunque: quando l’Alessandria, dopo la partita col Vicenza si era recata ad Abano a curare i suoi guai, da una Topolino targata «MI», ma evidentemente non occupata da milanesi, era sceso un signore che aveva chiesto di parlare a Diamante. Nel colloquio era stata offerta al portiere alessandrino qualsiasi somma qualora promettesse di «distrarsi» nell’incontro con il Genoa, e facesse propaganda in tal senso presso i suoi compagni. Diamante, da quel bravo e serio ragazzo che è, respinse sdegnosamente la proposta ed avvertì il signor Dericci, accompagnatore della squadra. Questi, tanto per precauzione, prese il numero della macchina milanese. Ieri mattina in sede dell’Alessandria due bellissime ragazze si presentarono chiedendo di Diamante. Poiché il portiere dei grigi non riceve abitualmente visite cosi vistose, le fanciulle vennero respinte e pedinate da alcuni dirigenti alessandrini. Risultò cosi che le ragazze si erano dirette verso una Topolino targata «MI» e guidata, vedi combinazione, proprio dallo strano tipo di Abano. Un gruppo di animosi, che ha molto a cuore le sorti dell’Alessandria, si lanciò all’inseguimento della macchina; dopo fasi drammatiche, poté raggiungerla ed affrontarne il proprietario: «È lei che ad Abano ha fatto con il nostro portiere degli approcci indegni di uno sportivo?». «Ecco veramente, vi spiegherò che… Ma il tipo non ebbe il tempo di «spiegare» perché gli fu impartita, proprio in piazza del Duomo, una severa lezione. Nel calore della… discussione il presidente dell’Alessandria si fece perfino male ad una mano, tanto sonori furono i ceffoni appioppati allo sportivo indegno. Questi venne poi riaccompagnato alla macchina e partì precipitosamente da Alessandria. Nell’episodio, naturalmente, i dirigenti del Genoa non hanno nulla a che fare, ma l’incidente, risaputosi, ha contribuito ad aumentare il nervosismo. Quando si incominciò (un po’ dopo le 15:30, perché Bellè giunse con un leggero ritardo) i giocatori erano molto emozionati e tale rimasero per buona parte dell’incontro. Brighenti, proprio al 1’ alzò sopra la porta e fu questo uno dei pochi tiri del Genoa verso la rete di Diamante. Per contro i grigi colpirono due volte la traversa: la prima volta, con Armano, si videro sfuggire un goal in modo quasi incredibile, poiché la palla sbatté contro la facciata interna del palo e rimbalzò in campo. Nel secondo colpo alla traversa l’arbitro aveva fischiato precedentemente un fuori gioco. Poche occasioni da rete vi furono anche nella ripresa: un tiro a volo sbagliato da Stradella (7’), un salvataggio di Cattani (11’), un colpo alto di Verdeal e una mischia davanti a Cardani (34’) conclusa con un tiro di Armano deviato in corner. Poi il Genoa, che aveva Stellin al posto di Becattini, e Brighenti invece che Rossignoli, badò chiaramente a difendere il pareggio. In quanto ai grigi i quali nel complesso fecero un gioco migliore non furono più in grado di correre come nella prima parte dell’incontro. Tre partite, e tutte «tirate», in sette giorni sono troppe anche per degli uomini bene allenati. (Paolo Bertoldi, «Stampa Sera», 15 marzo 1948) La tradizionale rivalità tra le due società, acuita dalla loro precaria posizione in classifica, è maggiormente emersa nel duro incontro odierno, che ha visto le due compagini lottare strenuamente al campo Municipale, ove oltre cinquemila genovesi sono giunti ad incoraggiare e sostenere i loro colori. La disputa, malgrado l’infuocato clima sul terreno di gioco, nelle tribune e sugli spalti assolati, si è svolta correttamente, sebbene le azioni si siano sviluppate con indomita volontà e decisione nei rispettivi settori, all’infuori di qualche fallo occasionale e di alcuni vivaci battibecchi nelle tribune, tutto è proceduto regolarmente, sia pure tra un clamore assordante della folla agitante bandiere e vessilli rossoblù, che hanno conferito alla partita un carattere ancor più acceso e sostenuto. I grigi hanno attaccato in prevalenza ed hanno sviluppato anche pregevoli azioni offensive, meritevoli di un miglior rendimento, se non fossero affiorate le solite incertezze e a volte paurosi sbandamenti nel momento di concludere. Respinti più volte, i compagni di Stradella sono tornati con puntiglio e cipiglio all’assalto dell’estrema difesa rossoblù, ma Sardelli e Cattani su tutti sono emersi nel largo lavoro di rottura. L’attacco genoano a sua volta ha funzionato con minor rendimento e continuità e solo l’intraprendenza personale di Verdeal è riuscita ad imporsi in qualche situazione isolata, ma anche qui senza un pratico successo. In complesso, gioco vivace, veloce, sostenuto, volenteroso da ambo le parti, che ha sollevato ondate di trepidazione e di entusiasmo, ma in definitiva senza pratica realizzazione. Al primo minuto, su calcio di punizione effettuato da Cattani, raccoglie la palla al volo Brighenti, che scocca un secco tiro che fallisce il bersaglio. I grigi gradatamente prevalgono e giungono sovente a contatto con gli estremi difensori genoani. Sotgiu, Stradella e Soffrido, i più attivi, insistono nelle loro azioni e compiono anche arditi tentativi che giungono sovente a contatto con Cardani che rimanda alle volte anche fortunosamente. Al 27’ abbiamo un’azione veramente pregevole ed emozionante: Sotgiu e Stradella fuggono velocemente, quindi allungano la palla ad Armano, Cardani è battuto per un’uscita a vuoto, ma la palla, battendo sotto l’ala trasversale, rimbalza inopinatamente in campo. Al 34’ Formentin e Dalla Torre sferrano due tiri che finiscono a lato. Al 41’, su calcio di punizione tirato da Rosetta da quaranta metri, la palla, per la seconda volta, picchia sotto il palo. Questa volta sembra che abbia varcato la linea fatale, ma l’arbitro è di parere opposto. Seguono ancora tre calci di punizione contro il Genoa, quindi la fine del primo tempo. Nella ripresa l’Alessandria gioca col favore del sole e s’insedia a lungo nella metà campo degli avversari. Al 5’ Sotgiu, Soffrido e Stradella effettuano tre tiri al volo che si perdono per un soffio a lato. Al 10’ Cattani, con balzo prodigioso, toglie la palla a Stradella nel momento di calciare a pochi passi da Cardani. Altro tiro di Coscia sulla mischia, che finisce a lato. Seguono ancora due calci di punizione a pochi passi dall’area di rigore genoana; quindi i grigi sono in corner al 29’. Ne nasce un tiro al volo di Verdeal, che finisce per poco a lato. Risponde prontamente Tortarolo con tiro scoccato da trenta metri, a mala pena bloccato dal portiere. Gli ultimi minuti di gioco vedono le due squadre impegnatissime nei rispettivi settori ma la stanchezza ed anche il disordine finiscono per prevalere, cosicché nessun’altra azione pregevole si riesce a concludere. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 15 marzo 1948) Incontro temuto dalla squadra grigia e per il recente successo dei genovesi e per le menomate condizioni fisiche di parecchi grigi. Considerata sotto questa luce la prova odierna dell’Alessandria può ritenersi lodevole perché la vittoria contro un Genoa battagliero e manovriero non le sarebbe ugualmente sfuggita solo che la traversa, colpita violentemente sulla faccia interna da Armano, non avesse respinto in campo un pallone che era già più dentro che fuori. Tutte le altre occasioni che i grigi hanno avuto di segnare sono state annullate dall’attentissima difesa genoana che ha salvato la propria porta anche quella volta in cui era rimasta sguernita per una poco felice uscita di Cardani. All’Alessandria si può muovere soltanto l’appunto di aver troppo sovente mantenuto alto il pallone. Del Genoa si deve lodare la difesa in blocco con un accenno particolare a Cattani e a Sardelli. All’attacco invece soltanto Dalla Torre e Trevisani sono riusciti a creare qualche minaccia per Diamante. Fuori fase Brighenti, falloso e spesso colto in fuori gioco, e in ombra Verdeal. Bellè è stato un arbitro perfetto: basti dire che nessuna delle sue decisioni ha sollevato la menoma protesta. Non è ancora passato il minuto che Brighenti può già effettuare il primo tiro verso Diamante. Quasi senza emozioni si arriva al 27’ di gioco, cioè al momento in cui Stradella, spostato a sinistra, effettua un centro perfetto raccolto da Armano. Pare gol fatto, ma la traversa respinge. Al 34’ la più bella azione genoana intrecciata tra Formentin-Brighenti e Verdeal e conclusa da Dalla Torre con un tiro sbagliatissimo. Al 41’, palo di Soffrido proprio nell’istante in cui Bellè fischiava il fuori gioco di Coscia che invece, sullo slancio, era finito oltre la linea di fondo. All’8’ della ripresa azione Soffrido-Sotgiu conclusa malamente da Stradella e al 18’ con Cardani a terra e battuto è un difensore rossoblù che salva nella mischia furibonda creatasi a non più di tre metri dalla linea fatale. Partita correttissima. A 10’ dalla fine scambio Armano-Stradella. 17.000 spettatori circa, dei quali oltre 5.000 genovesi. (Carlo Gallia, «La Gazzetta dello Sport», 15 marzo 1948) I "grigi" in lotta con le città marinare DOPO IL GENOA IL LIVORNO Incontro incerto - Opportuno l'innesto di Traini in prima linea - Rientrerà Gallea Come avevamo previsto, lo stadio Moccagatta è stato domenica teatro di una contesa di grande importanza con una cornice di pubblico eccezionale. La folla sportiva alessandrina ha dato prova della sua maturità di fronte agli ospiti mentre le falangi degli zelatori rossoblù si sono comportate con spavalderia ineducata sia lungo le strade della città come sul campo con frasi provocatorie che oltrepassano il limite della passione sportiva e rasentano il fanatismo. Si può dire che i grigi hanno giocato contro il Genoa sul campo di Marassi tanto era il predominio delle bandiere rossoblù ed il clamore dei circa seimila spettatori liguri. L’Alessandria ha dominato come azione di gioco ottimamente inquadrata nella retroguardia mentre all’attacco è mancato il giuoco di collegamento del trio centrale che risentiva la stanchezza della partita giocata giovedì a Vicenza. Infatti Stradella, Pietruzzi e Sotgiu sono stati inferiori all’attesa. Per due volte poi, ad un metro dalla rete, i nostri attaccanti si sono visti beffare dalla sorte con due respinte dei pali. Il Genoa si è difeso egregiamente ed in linea tecnica è stato inferiore ai grigi in giornata grigia. Domani l’Alessandria renderà visita, nella città dei Quattro Mori al combattivo Livorno che domenica scorsa ha tenuto in iscacco il Milan per tre quarti della partita, dominando nel numero di azioni in area avversaria. L’incontro si prevede alquanto incerto perché le due squadre hanno caratteristiche quasi uguali e se il nostro attacco scenderà in campo con elementi più sbrigativi di quelli di domenica scorsa non ci sorprenderebbe un’affermazione alessandrina. Qualche mese fa si era svalutata in modo eccessivo la prestazione di Soffrido ritenendolo immaturo per la Serie A. Oggi questo elemento è quello che rende di più in tutto il reparto. (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 20 marzo 1948) RISULTATI: Bari-Triestina 0-0 Juventus-Internazionale 2-0 Lucchese-Salernitana 1-0 Milan-Livorno 2-0 Modena-Atalanta 2-0 Napoli-Fiorentina 3-0 Pro Patria-Lazio 1-1 Roma-Bologna 0-2 Vicenza-Torino 0-4 Riposa: Sampdoria CLASSIFICA: Milan 39; Torino 37; Juventus 32; Triestina* 30; Bologna 29; Fiorentina 28; Modena 27; Atalanta 26; Internazionale 25; Livorno, Pro Patria 23; Bari 22; Sampdoria*, Alessandria, Lucchese, Lazio, Roma 21; Genoa 20; Salernitana 18; Napoli, Vicenza 17. : una gara in meno. **: due gare in meno. MARCATORI 16 gol: Boniperti (Juventus), Quaresima (Inter) 15 gol: Mazzola (Torino) 13 gol: Bassetto (Sampdoria), Tieghi (Livorno) 12 gol: Menti (Torino) 11 gol: Gabetto (Torino), Loik (Torino), Puricelli (Milan), Turconi (Pro Patria), Zapirain (Inter) Il punto sul campionato Sono stati due i gol con cui il Milan aveva sconfitto il Livorno al termine di un match in cui i rossoneri sono andati in rete con la doppietta di Degano. Il vantaggio sul Torino si era ridotto a soli piu’ due punti in quanto i granata avevano conquistato i due punti in palio sul campo del Vicenza con i gol di Castigliano, Menti, Loik e Ossola. Le reti di Boniperti e Parola avevano dato alla Juventus la vittoria sull’Inter.