Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1947/1948
Serie A
04-04-1948 - Giornata: 20 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Sampdoria UC 1 - 1 (1 - 0)
RETI: 22. Stradella C.[A] 74. Carissimi G. [Sa]

Alessandria US Diamante Luigi, Tortarolo Francesco, Di Gennaro Silvio, Gallea Cesare, Rosetta Francesco, Coscia Aristide, Stradella Carlo, Pietruzzi Mario, Traini Luigi, Lushta Riza, Frugali Fabio All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
SAMPDORIA UC: Lusetti; Vicich, Zorzi (I) Luigi; Ballico, Bertani, Gramaglia; D’Alconzo, Carissimi, Baldini, Bassetto, Rebuzzi (II) Italo. All.: Baloncieri Adolfo.

Arbitro: Camiolo Eliseo (Milano)
Note
Recupero della gara sospesa il 1º febbraio 1948. Angoli: 5-4 (4-2). Spettatori: 12.000. Giornata tiepida con sole intermittente, terreno soffice. Inizio gara ore 16:00.

Commento
Un altro pareggio dell’Alessandria. Oggi l’incontro avrebbe potuto essere vinto agevolmente dai grigi perché sono stati superiori agli avversari ma, ad ostacolare, dico ostacolare questa vittoria doveva essere l’arbitro Camiolo. I dirigenti e il pubblico alessandrino hanno ragioni da vendere quando dicono che la loro squadra è presa sotto il fuoco di fila di strane decisioni arbitrali che da qualche tempo a questa parte le tolgono la possibilità di vittoria facendo nel contempo affluire nelle casse federali fior di biglietti da mille sotto forma di multe determinate appunto dal risentimento di questo pubblico che si vede – perché non dirlo? – preso delicatamente in giro. Hanno ragioni da vendere quando vedono, come si è visto chiaramente oggi che, sia per l’insufficienza arbitrale, che per cecità o malvolere o per qualunque altra causa, vengono defraudati della vittoria. Il torto però risale a chi od a coloro che designano gli arbitri. Non sarebbe stata una cosa difficile, oggi che tutti erano a riposo, inviare ad Alessandria un direttore di gara migliore del signor Camiolo. Chiunque altro fosse stato chiamato a dirigere la gara avrebbe saputo applicare il regolamento senza lasciare che dubbi e critiche si elevassero sul suo operato, perché non è possibile sorvolare una due tre volte su falli in area senza mai concedere quella punizione adeguata che avrebbe non soltanto risposto ad un preciso dovere suo, ma avrebbe finito per calmare il gioco che invece con la connivenza di un direttore assolutamente incapace ha finito per degenerare. A tutto danno dei grigi che, ripeto, non meritavano simile castigo […]. La partita, come potete immaginare, è stata giocata con impeto, con decisione, sicché azioni vere e proprie se ne videro poche. Accanto al lavoro costruttivo della mediana alessandrina, fortissima in ogni suo elemento, faceva riscontro un sagace schieramento difensivo doriano che rompendo ogni avanzata del reparto attaccante costringeva il gioco a stagnare per lungo tempo a metà campo. Ogni tanto i tentacoli degli attacchi si spingevano innanzi e ne saltavano fuori calci d’angolo – uno per parte – finché si giungeva al 20’, al minuto cioè in cui l’Alessandria segnava. Per un fallo contro Pietruzzi da una trentina di metri dalla porta sampdoriana, Gallea calciava a parabola verso Lusetti. Nell’area di rigore si ammassarono attaccanti e difensori, la palla respinta da Bertani veniva ripresa da Lushta che, di testa, la deviava a Stradella. Questi, che nel frattempo si era portato verso il centro della sua posizione di ala destra, lasciava partire il tiro e la palla, colpita di sinistro, andava ad insaccarsi alla destra di Lusetti. Tiro assolutamente imparabile che mise l’argento vivo addosso ai grigi i quali premendo ed insistendo creavano mischie in area. Come spesso avviene durante queste azioni in area, ne successero di tutti i colori, e mentre tutti scorsero un «mani» l’unico fra tutti a non rilevarlo fu Camiolo, l’arbitro. Due minuti dopo (32’) ecco Zorzi mi parve commettere un nuovo e più visibile fallo di mano a tre o quattro metri dalla porta. Fallo intenzionale o no, il fatto è che la palla veniva nettamente fermata ed allontanata; l’arbitro era lì, rilevò l’infrazione ma lasciò ancora correre… E poco dopo un terzo fallo marchiano contro Traini – carica a tergo –, impunito anche questo! C’erano tutti gli estremi per mandare in bestia il pubblico, ma il contegno di questo pubblico fu esemplare. Fischi a dovizia, ma i fischi non fanno male… Poco gioco in questo primo tempo, l’unica azione veramente bella sfociò nella rete alessandrina. La squadra grigia presentava un attacco inedito, giocava Traini, finalmente, mentre Stradella era confinato all’ala destra. Traini fece qualche cosa di buono, gioco di testa eccellente, passaggio preciso, però non apparve guizzante, la sua manovra sembrò ancora lenta e per quanto le sue tendenze all’ordine siano da annoverarsi tra le sue doti migliori, non mi pare per il momento ancora maturo. Per contro Stradella – con tutti i suoi difetti ed anche con i suoi pregi – è sacrificato all’ala. È un giocatore – lo si è detto tante volte – che deve essere lanciato. Il suo scatto è irresistibile e lo si vide oggi in un’azione dal centro alla destra in cui riuscì a raggiungere la palla che Traini cercava invano d’acciuffare. Nella ripresa tornò al posto di centrattacco, ma la linea attaccante grigia, sfaldata dal gioco arretrato di Pietruzzi, dall’insistente palleggio di Lushta e dall’azione negativa di Frugali, non permise che scorribande senza costrutto e senza pericolo. Dal canto loro i sampdoriani non offrirono all’attacco nulla di interessante, ebbero invece qualche buono spunto nella ripresa dove Baldini, fattosi più aggressivo e più mobile, riuscì con Bassetto e Carissimi ad intrecciare qualche combinazione che fece perdere la bussola ai difensori grigi, che commisero un fallo in area contro Bassetto e caddero in errori che la prontezza di Diamante riusciva a neutralizzare, e gl’interventi di Coscia ad allontanare. Alla mezz’ora della ripresa avvenne il pareggio: un po’ per merito dell’azione di Baldini, molto per demerito dei difensori grigi. Quest’azione prese il suo sviluppo da un lungo rinvio di Zorzi: sulla palla fu pronto ad accorrere Baldini che, palleggiando andò a finire sulla destra. Tortarolo veniva superato, Rosetta non riusciva ad ostacolare il giocatore, finché giunto sulla linea di fondo Baldini indirizzava la palla rasoterra verso il centro. A tre metri dalla rete sbucava Carissimi che calciava con energia. Il pallone andava a picchiare sotto la traversa, schizzando in rete. Restavano ancora quindici minuti di gioco e furono questi tutto un arrembaggio dei grigi in area genovese, ma l’azione disunita dell’attacco non approdò a nulla. Così il pareggio della Sampdoria. Meritato? Così com’è avvenuto sì, ma quei rigori non concessi hanno lasciato un’ombra così scura sul campo dei grigi che nemmeno l’annuncio della vittoria degli azzurri a Parigi ha potuto diradare. Da Genova un treno speciale aveva rovesciato sul campo oltre duemila doriani. (Augusto Rangone, «Tuttosport», 5 aprile 1948) I liguri, che sono da alcune settimane in uno stato di grazia, sono scesi ad Alessandria al gran completo. Ma dopo le prime battute, alquanto equilibrate i grigi, con tocchi ordinati e ben dosati, sono passati al contrattacco. Ed ecco al 22’ la prima azione risolutiva a favore dell’Alessandria. Gallea batte da metà campo una punizione: il pallone perviene in area di rigore, dove sono schierati una decina di uomini; mischia furibonda per il possesso della sfera che viene respinta da Zorzi. Riprende Lushta al volo, rimanda la palla a Stradella, che con un potente traversone alto nell’angolo destro, segna imparabilmente. Sette minuti dopo la Sampdoria si salva in angolo; ne consegue un’altra intricata sosta presso la rete di Lusetti; questi ormai è battuto, ma Vicich riesce proprio sulla linea fatale a sventare il tiro. Al 31’ Stradella converge verso il centro e in area di rigore è fermato in pieno da Zorzi. Tre minuti dopo, fallo di mano dello stesso Zorzi, e neppure questa volta l’arbitro concede la giusta punizione. Al 37’ Traini, che ha fatto finalmente il suo rientro in prima squadra, riesce a sferrare un potente tiro diagonale, che finisce per poco a lato. La ripresa vede i grigi che si sono prodigati strenuamente nei primi 45’, calare gradatamente di tono e di autorità. Forse paghi del successo ottenuto, hanno preferito manovrare prevalentemente in difesa, mentre nella linea attaccante sono avvenuti spostamenti, che hanno portato Stradella al centro. Traini all’ala, poi alla mezz’ala, senza un pratico costrutto. I liguri intanto riprendono a premere. Diamante interviene di autorità e sgombra sempre il terreno. Stradella, con azioni personali, capovolge la situazione e riporta il pericolo sotto la casa di Lusetti. Si lotta in modo maschio e risoluto, ma comincia a difettare un po’ in tutti il fiato, la tattica e la precisione; il gioco s’innervosisce. La Sampdoria domina: si ha l’impressione che queste sgroppate offensive, lasciate più all’estro o all’improvvisazione personale che ad una precisa ed organica azione combattiva, abbiano a finire tutte quante sterilmente. Ecco invece, improvviso, quando il gioco langue a metà campo, scaturire l’attimo prezioso. Pietruzzi non riesce a trattenere un facile pallone che viene mandato in profondità da Baldini. Poche folate, ed eccoci sotto la rete di Diamante. La palla viene ripresa da Carissimi, che calcia senza esitazione; il pallone urta contro la traversa e schizza in rete inesorabilmente: 1-1. Grande tripudio sul campo ligure, frenetico sventolare di bandierine del sodalizio biancoblù, e quindi acre ripresa delle ostilità. I grigi sono ora lanciati a tutto vapore sotto la rete degli ospiti, ma ripetono gli errori precedenti, che si riassumono in titubanze, indugi, passaggi errati, da facilitare il compito distruttivo della difesa biancoblù. Negli ultimi dieci minuti l’Alessandria beneficia di tre calci di punizione dal limite dell’area di rigore e di un ultimo calcio d’angolo contro la Sampdoria. I grigi sono così costretti a chiudere ancora una volta in casa propria in parità una partita che avrebbe potuto benissimo risolversi vittoriosamente, se una maggiore decisione e praticità d’intenti avesse animato maggiormente alcuni suoi esponenti, oggi in ombra. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 5 aprile 1948) È destino che non si possa mai vedere Traini giocare una partita intera. In occasione del debutto, proprio contro la Sampdoria, la gara, come è noto, venne interrotta dopo un quarto d’ora a causa del fango. Traini si allineò poi contro il Milan, ma un incidente lo costrinse ad uscire ben presto dal rettangolo verde. Ieri, infine, scomparve nel secondo tempo. Non se ne andò dal campo, ma la stanchezza lo tolse di mezzo proprio come se non fosse più presente. L’Alessandria restò cosi senza centravanti. O meglio riebbe il suo naturale attaccante di punta, Stradella, che venne finalmente chiamato al centro, ma rimase praticamente priva di un uomo, perché Traini anche all’ala resse poco. E dato che Pietruzzi appariva pure lui duramente provato, Lustha rallentava l’azione, pur disputando dei divertenti duelli con Ballico (scuola albanese contro scuola sudamericana) e Frugali faceva rimpiangere l’infortunato Sotgiu, per tutti questi motivi, si diceva, l’Alessandria rimase senza attacco. Aveva già dovuto scendere in campo in una formazione rimaneggiata, priva di Della Frera infortunato, Soffrido squalificato e Armano in non buone condizioni di forma. Ciò nonostante, lavorando a cottimo nel correre su ogni pallone era riuscita a raggranellare il capitale di un goal, segnato al 21’ da Stradella (punizione di Gallea e bel passaggio di testa di Lustha), ma quella riserva, nel secondo tempo, fece la fine del gruzzolo in biglietti di banca raggranellato dai nostri emigranti rimpatriati all’inizio della guerra. Man mano che l'inflazione o la stanchezza si facevano sentire, il capitale perdeva valore e quando sì trattò di riprendere il lavoro, le forze non c’erano più. Proprio questo avvenne allorché l’Alessandria fu raggiunta dal goal di Carissimi al 29’ del secondo tempo. La partita non ha avuto molte fasi da goal. Un tiro di Frugali, un altro di Gallea salvato da Vicich proprio sulla linea del goal, un pallone di Traini ed uno di Stradella, finiti a lato, qualche bell’allungo di Bassetto e azioni intraprendenti di Baldini. Poche occasioni veramente pericolose, in sostanza. In compenso, di emozionante c’è stata la faccenda dei «rigore» non dati. Qui ci vorrebbe un capitolo a parte sull’arbitro: non era Dattilo, ma un suo emulo. In quattro momenti la folla ha dato un urlo credendo che il momento fatale fosse giunto, ma il fischietto del direttore di gara rimase sempre muto. Nel primo tempo due volte Zorzi toccò la palla con la mano in area, un’altra volta un attaccante alessandrino fu spinto di spalle a spostato di quasi un metro. Infine nella ripresa Bassetto venne buttato a terra a pochi passi dalla porta, ci pare da Gallea. (Paolo Bertoldi, «Stampa Sera», 5 aprile 1948) Nonostante la palese superiorità dimostrata nel primo tempo, i grigi non sono riusciti ad assicurarsi il successo. L’arbitro, le cui decisioni non sono sembrate molto felici, ha contribuito ad innervosire i giocatori locali, facilitando di riflesso la condotta difensiva dei blucerchiati. Un gol di Traini, al 44’ del primo tempo, è stato giustamente annullato per fallo dello stesso Traini. Equilibrio nella ripresa. Fino a quando i grigi hanno avuto le mezze ali in fiato, i blucerchiati hanno dovuto subirne il gioco, un gioco pieno d’ardore e di azioni pregevoli, alcune delle quali sfumate soltanto per troppa precipitazione o per l’imprecisione nel tiro finale. La Sampdoria non ha mai potuto stendere il proprio attacco, soprattutto per il gioco superiore di Rosetta che ha annullato Baldini, il quale è passato una sola volta e fu quella buona, perché spostato tutto sulla sinistra. Buon lavoro di rottura dei mediani genovesi i quali, con palloni lunghi e tesi, hanno quasi sempre cercato di appoggiare il loro gioco sulle ali. Insieme a Rosetta, meritano una citazione Di Gennaro e Lushta. Tortarolo terzino è stato un mastino e Stradella all’ala destra ha avuto ottimi spunti. Della Sampdoria, bene Bertani e Vicich. Un po’ nervoso Baldini che l’arbitro ha dovuto richiamare. Dopo il primo angolo contro i genovesi, e dopo una breve sfuriata di questi, l’Alessandria prende decisamente le redini dell’incontro. Al 14’ la segnatura è mancata per poco da Frugali; e al 22’ viene il maturatissimo gol su punizione calciata da Gallea, ripresa da Lushta e conclusa con un tiro spettacoloso di Stradella. L’azione è sempre sotto Lusetti e, al 31’, ancora su tiro di Stradella a rete, Zorzi respinge fallosamente. Al 35’ Traini, su passaggio di Lushta, sfiora il montante alla sinistra di Lusetti. Le azioni salienti della ripresa sono state: al 14’ atterramento di Bassetto in area; al 29’ la rete di Carissimi che concludeva da pochi passi l’unica azione a fondo di Baldini, spintosi verso la linea laterale. Al 33’ palo di Traini e al 42’ il fallo su Stradella che deve uscire dal terreno di gioco. Al 17’ della ripresa scambio di posto per 10’ fra Stradella e Traini. Ammoniti Gramaglia e Baldini. Stradella fuori campo per 3’ verso la fine dell’incontro. (Carlo Gallia, «La Gazzetta dello Sport», 5 aprile 1948) CLASSIFICA: Milan, Torino 40; Triestina, Juventus 33; Bologna 31; Fiorentina 30; Atalanta, Modena 29; Internazionale 27; Livorno, Pro Patria 25; Sampdoria, Lazio 24; Alessandria 23; Bari, Lucchese, Roma, Salernitana, Genoa 22; Vicenza 19; Napoli* 18. *: una gara in meno.