Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1947/1948
Serie A
02-05-1948 - Giornata: 32 - Torino - Filadelfia


Torino AC - Alessandria US 10 - 0 (4 - 0)
RETI: 5. Ossola F. [To] , 7. Loik (II) E. [To] , 35. Mazzola V. [To] , 43. Loik (II) E. [To] , 75. Grezar G. [To] , 77. Grezar G. [To] , 81. Fabian I. [To] , 83. Fabian I. [To] , 86. Loik (II) E. [To] , 88. Gabetto G. [To]

Alessandria US Diamante Luigi, Delaude Giacomo, Di Gennaro Silvio, Gallea Cesare, Tortarolo Francesco, Coscia Aristide, Armano Gino, Albertelli Lanfranco, Stradella Carlo, Soffrido Luigi Vittorio, Sotgiu Pietro All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
TORINO AC: Bacigalupo (II) Valerio; Ballarin (I) Aldo, Tomà; Grezar, Rigamonti, Castigliano; Fabian, Loik (II) Ezio, Gabetto, Mazzola Valentino, Ossola. All.: Sperone Mario.

Arbitro: Guarda Bruno (Venezia)
Note
Infortunato: 81’ Ossola [T, uscito dal campo]. Spettatori: 10.500. Incasso: 2.620.000. Tempo variabile con pioggia a tratti e vento, terreno soffice. Inizio gara ore 16.00

Commento
TORINO-ALESSANDRIA 10-0 La "macchina da goals" ha battuto un primato Una vittoria per 10 a 0 pone in imbarazzo il commentatore. Che dire? Che l’Alessandria non è esistita? Che al Torino nessun traguardo è vietato? Eppure chi ha assistito alla gara sa che i granata non hanno voluto infierire su di un avversario che dopo pochi minuti di giuoco era già battuto senza scampo; sa che i goals sono venuti, a grappoli, solo quando la folla, stizzita per il fatto che alla lotta s’era sostituita una placida esibizione con chiara rinuncia ai punti, ha fischiato i propri giuocatori richiamandoli a far tutto il loro dovere. Sì che, se si pensa al dominio che il Torino ha esercitato, alle innumerevoli occasioni che ha fatto maturare, alle reti che ha mancato vuoi per puro caso vuoi per non accanirsi maramaldeggiando contro una squadra che non era in grado di opporsi allo straripare della sua offensiva, dieci reti, che pure costituiscono un primato ed una punizione tremenda, non sono il massimo profitto che i campioni avrebbero potuto trarre dalla loro schiacciante superiorità. E se per sentimentalismo ci si può dolere che una tal paga sia toccata ad un’Alessandria che pure tante prove meritorie ha sostenuto in questo campionato e che è affannosamente in lotta per salvarsi dalla retrocessione, praticamente il risultato è da accettare nella sua dura realtà. Ci sono due cose che spiegano, a parer nostro, la partita ed il suo punteggio. La prima è che il Torino, quando è in vena, è irresistibile. Giuoca con la palla a terra, con intesa perfetta, con un’intelligenza che travolge ogni tattica difensiva. Passaggi ubriacanti, finte, rilanci, spostamenti, scatti, tiri, diavolerie di attaccanti estrosi, potenza di uomini che sono nel pieno delle proprie forze, finiscono per disorientare, disanimare, indurre alla resa a discrezione. Non è in base a questa vittoria che si deve «scoprire» il Torino, ma pur si constata, mentre gli avversari vicini e lontani gli crollano attorno, che esso è più che mai lo squadrone veramente degno di tale nome, la «macchina da goals» che vince e stravince perché è in possesso di un giuoco d’attacco che è basato non già sul caso o sull’improvvisazione, ma su basi tecniche formate dal valore di autentici campioni. Seconda cosa: l’Alessandria s’è scorata. Le sono bastati cinque minuti, i primi cinque, per capire che nella formazione di ripiego nella quale malauguratamente le è toccato scendere in campo, priva cioè di Della Frera e di Rosetta, che sono gli uomini sui quali ha bisogno di poter contare per dare saldezza ed omogeneità alla propria difesa, ogni resistenza sarebbe stata inutile. Allora ha giuocato accettando il duello in pura linea tecnica. Senza cattiveria, senza scorrettezze, ligia alla sua tradizione ed alla sua scuola che la vogliono squadra d’attacco. Ed all’attacco non ha rinunciato mai sino al 90’, allorché un palo beffardo le ha impedito di segnare almeno un goal. Ha giuocato sempre come se il passivo ed il punteggio non avessero importanza, rifiutandosi di far barriera nella propria area per conservare alla propria azione tutto il respiro che occorre per attaccare. In tal modo ha potuto uscir dal campo tra gli applausi, s’è meritata tutta la lode che può toccare a chi sa perdere senza stizzirsi, ma ha preso tanti goals quanti nessun’altra unità aveva mai accettato. Perché la difesa, che non ha avuto aiuto, è stata travolta, e l’attacco, pur arrivando a creare parecchie situazioni propizie, non le ha sfruttate, molto perché manca di forza di penetrazione ed un po’ anche per sfortuna. Ad ogni modo è stata bella, da parte dei grigi, la rinuncia ad usare di quei mezzucci antipatici ed antisportivi ai quali purtroppo molte squadre son solite ricorrere. Ed ora ecco l’incontro svoltosi tra pioggia e schiarite, su terreno perfetto, essendo spettatori, in tribuna, i «cugini» della Juventus che osservavano, nella giornata, il loro turno di riposo. Immediata offensiva del Torino e primo goal al 5’, allorché Mazzola lancia Ossola, scattato via sulla sinistra da sospetta posizione di fuori giuoco. L’arbitro non interviene ed Ossola serra verso il centro, inganna il portiere con una finta e mette in rete nell’angolo opposto. Due minuti dopo avanza Castigliano ed effettua un centro esatto che Loik raccoglie di testa e tramuta in punto. Fine del preludio. Purtroppo Ossola nell’azione della prima rete s'è prodotto uno stiramento muscolare per cui è costretto a limitare il proprio giuoco e dovrà poi, al 37’ della ripresa, abbandonare la lotta. L’Alessandria risponde ai due goals d’apertura del Torino con uno splendido tiro di Soffrido ma Bacigalupo sfoggia una fulminea parata a pugno chiuso e devia in corner. Tornano sotto i granata, che passano come vogliono attraverso le allentate maglie della difesa avversaria ma gli attaccanti a turno mancano tutta una serie di reti… quasi fatte. Si giuoca proprio a gatto e topo ed è evidente che il gatto non vuol graffiare, tanto che qualche spettatore manifesta la propria delusione ed allora si ha l’intermezzo di un bisticcio verbale tra Mazzola e gli… incontentabili. Avviene così che Valentino, seccato, al 35’ decide di segnare dopo di aver scavalcato anche il portiere, e che Loik lo imita al 43’. Si riprende sotto una pioggia battente che cederà poi il posto ad un timido sole. Armano al centro e Stradella all’ala, ma per poco tempo. Svogliatezza generale, piccolo trotto. Forse il Torino pensa che questa è la settimana delle tre partite, e si risparmia. Gabetto, Ossola, Fabian tirano fuori a turno anche quando basterebbe un tocco per segnare. Alla mezz’ora si riodono dei fischi. La folla, crudele, vuole dei goals… Viene avanti Grezar (30’) e va in porta con la palla; ma due minuti dopo è con un tiro da 40 metri che lo stesso Grezar infila un angolino alto. Ora il Torino s’è nuovamente scatenato ed è come una fiera che ha gustato sangue caldo. Mazzola duella con Diamante, la spunta e dà a Fabian: testa e goal (37’). Ossola se ne va, ma la musica non cambia. Stangata di Mazzola (39’), respinta del portiere, altro punto di Fabian. Il tutto mentre l’Alessandria si accanisce a contrattaccare e manca più di un’occasione. Al 41’ Loik parte dalla propria area di rigore per andare a cogliere, tutto solo, il nono successo. Allora gli spettatori si avvedono che manca, nel conio, il goal di Gabetto: su richiesta, il centrattacco marca il suo punto, naturalmente difficile. È il decimo della serie, il centesimo dall’inizio del campionato… (Luigi Cavallero, «Stampa Sera», 3 maggio 1948) Il risultato dice tutto. Se afferma l’ottimo grado di forma della squadra campione attesta anche della decadenza della squadra alessandrina. Assenti Rosetta e Della Frera, i grigi non hanno più costituito un’unità organica, comunque, l’unico e reale grande assente nell’Alessandria è stato il gioco. Errori fondamentali di impostazione – vedi posizione dei due mediani laterali – si sposavano a un evidente senso di sfiducia comune a tutti. Non più la bella squadra battagliera e vivace sorretta da sani principi tecnici; era l’Alessandria irriconoscibile. Ho l’impressione che la squadra grigia sconti nel punto cruciale del suo campionato l’incertezza di direttiva tecnica che la affligge da tempo. L’Alessandria ha fatto una specie di torneo sperimentale variando con troppa facilità la formazione e negando quel principio pressoché assiomatico secondo il quale i giocatori debbono trovare la giusta carburazione nella lotta e non negli spogliatoi. Il procedimento delle continue sostituzioni è sempre stato negativo: supposta una squadra tipo si attendono da essa i risultati che può dare e che finirà per dare; non la si ritocca se non per i casi di forza maggiore, e con un criterio di sostituzione di posti, non già di variazioni che tradiscono sempre un’incerta valutazione degli uomini e della squadra. Non si potrà negare che l’Alessandria ha impiegato gran tempo del campionato nella ricerca della ricetta-squadra; anche se non si deve dimenticare che la sorte l’ha perseguitata dandole sempre il colpo avverso quando stava per uscire il sole. Debbo criticare la formazione di ieri, proprio in occasione della partita più difficile del finale di campionato dei grigi? Non sarebbe giusto. Battuta in partenza l’Alessandria ha cercato per quarantacinque minuti di arginare la marea degli attacchi granata; sopraffatta altre due volte ha poi subito, per mezz’ora della ripresa, il giocherellare del Torino, sciupando immancabilmente le occasioni che le si presentavano. Nell’ultimo quarto d’ora – spronato il Torino dalla folla a fare bottino, la squadra grigia non è più esistita. A ricordarci, tuttavia, che la fortuna le è nemica sopravvenivano nel finale una parata spettacolosa di Bacigalupo su tiro di Coscia e un pallone che batteva contro il montante. Il Torino andò in vantaggio al 5’ col solito gol iniziale di Ossola che servito magistralmente da Mazzola (ma era chiara la posizione dell’ala sinistra? Direi di no: mi è sembrato che Ossola fosse «fuorigioco») chiudeva sulla porta, ingannava il portiere con un finto tiro di destro e deviava in porta col sinistro. La prodezza costava ad Ossola, perché nella squarciata fatta riportava uno stiramento muscolare all’inguine, il… tallone di Achille dei giocatori granata. Due minuti dopo Castigliano si insinuava in una combinazione Gabetto-Mazzola per centrare il pallone diritto sulla testa di Loik che infilava la porta alessandrina. I grigi reagivano a sprazzi sciogliendosi dai lacci del gioco avversario. Erano spunti di Armano, il cui inizio fresco e scattante, poneva in evidenza le schiette risorse del giocatore. All’ala destra si doveva un calcio d’angolo per l’Alessandria: la palla respinta, veniva allungata ancora ad Armano che serviva di precisione Soffrido pronto a scoccare il tiro. Un autentico prodigio compiva Bacigalupo nel deviarlo. Di lì a poco altro tiro di Soffrido bloccato dal portiere granata. Ma erano frammenti di gioco. Appena il Torino partiva tutto l’edificio grigio vacillava. Al 35’ allungo deciso di Gabetto a Mazzola, scatto, un avversario evitato e palla in porta; al 43’ lungo passaggio in profondità di Grezar a Loik che irrompeva fra i difensori, li saltava e sparava basso a destra di Diamante. Quarto gol. L’Alessandria tentò nella ripresa l’esperimento di Armano centravanti e Stradella ala destra. È come dicevamo prima: sempre incertezze nella formazione. Lasciamo andare e seguiamo questo iniziale tentativo di reazione dei grigi. Per la terza volta Soffrido tira su Bacigalupo senza risultato; lo stesso Armano uscito bene dalla sorveglianza dei difensori granata perde il controllo della palla al momento giusto. Il Torino sonnecchiava o accendeva bengala alla tecnica in azioni di un conio così spontaneo che sembravano tutte destinate a finire in porta; ma si restava per mezz’ora nel campo della… matematica pura. Poi improvvisamente era un mediano, Grezar, a riaprire il conteggio. Via, tutto solo, a scansa birilli, e tiro decisivo sull’uscita del portiere (30’). Due minuti dopo lo stesso Grezar intercettava un pallone lanciato lontano dal portiere e lo indirizzava sul folto dei giocatori, ancora ammucchiati davanti a Diamante. Il rimando da oltre quaranta metri dava luogo a un gol spettacoloso perché la palla perdeva quota proprio quando superava il portiere, colto dal tiro fuori dai pali. Stupore dello stesso Grezar. Sei a zero. Non esiste più l’Alessandria; invece il Torino si ubriaca nuovamente di gioco e fa quel che vuole. Dall’impegno di Mazzola in un’azione tutta personale a sinistra nasce (37’) il settimo gol che Fabian segna di testa (e l’arbitro convalida nonostante che Gabetto… stesse riparandosi dalla pioggia sotto la porta alessandrina); è lo stesso Fabian che sfrutta ancora un’azione Castigliano-Mazzola per gettare (39’) un altro pallone alle spalle di Diamante; quindi, partendo dai limiti dell’area granata dove si stava lottando dopo un calcio d’angolo, Loik (41’) arriva, a scatti e dribblings stretti, fin davanti alla porta e segna il nono gol. Ma non era finita. Toccava a Gabetto con una delle sue acrobatiche rovesciate di segnare il decimo gol (centesimo del Torino in questo campionato). Come è facile intuire dai pochi accenni cronistici, il Torino ha avuto quasi sempre via libera per effetto dell’assenza di ogni controllo sugli uomini e sul gioco da parte alessandrina. Non si può dire che le mezze ali e i mediani laterali abbiamo «lavorato» sui diretti avversari con tenaci: preoccupati di creare movimenti offensivi, si sono lasciati alle spalle giocatori che non perdonano, disimpegnandosi con incredibile leggerezza da un telaio di gioco che soffocava i difensori estremi. Brutta giornata che ha facilitato la brillante partita degli avversari. A nulla è servito il lavoro di Tortarolo; tutto precipitava attorno a lui… Dopo il settimo gol del Torino Ossola lasciava il campo. Vennero ugualmente altre tre reti. La squadra campione è in gran forma: è tornata al suo gioco di primavera, sente l’azione in precedenza e le dà vita sul terreno, senza difficoltà. Lo stacco degli uomini dal folto del gioco è come un guizzo; è il concerto che domina la scena. Sembrerebbe un buon presagio per Italia-Inghilterra, ma ecco il torneo preparare le incognite di una prolungata fatica settimanale (giovedì contro l’Inter, domenica contro l’Atalanta), proprio a pochi giorni dal grande urto. (Renato Casalbore, «Tuttosport», 3 maggio 1948) Pioggia dirotta sul campo di via Filadelfia all’inizio della ripresa e altrettanto di palloni nella rete di Diamante per tutti i 90 minuti dell’incontro. Il quale portiere, poveretto ad onta degli accenni di rimprovero cui è stato fatto segno da parte dei compagni, nulla poteva per ripararsi dalla gragnuola. Lo squadrone granata è sempre in stato di grazia, anche se l’Alessandria è da considerarsi avversario che ad unità come quella torinese riesce magari a facilitare il compito. In più gli ospiti erano privi di uomini quali Rosetta, Della Frera e Lushta. L’incontro sta tutto nella sua aritmetica e nella sua cronaca. Il Torino vi ha nuovamente brillato, con qualche prodezza personale e collettiva, con il solito gioco a volte sbrigativo, in altre tendente alla ricerca della preziosità. I grigi sempre allo sbaraglio; soltanto Tortarolo si è preoccupato di cercar costantemente la marcatura attenta del suo uomo: Gabetto. Gli altri si sono prodigati sperando di portare a buon compimento qualche offensiva. L’apertura della lunga serie è toccata ad Ossola che al 5’, profittando di un allungo di Mazzola, partiva in sospetta posizione di fuori gioco, tagliava fuori Delaude e mentre Diamante usciva, toccava il pallone che finiva rotolando in rete. Al 7’ si aveva un’intesa fra Mazzola e Castigliano che si era spostato sull’ala sinistra. Il centro del mediano granata era raccolto perfettamente di testa da Loik e tramutato nella seconda segnatura col pallone nell’angolo alto alla sinistra del portiere. Il gioco proseguiva con sempre i torinesi all’attacco e al 35’ Loik imbeccava Mazzola che, scartato Tortarolo e invitato Diamante a una nuova uscita precipitosa, gli rubava il tempo segnando raso terra in angolo e scavalcando poi il portiere che si era gettato ai suoi piedi. Al 37’ era Grezar che va il «la» all’attacco; Mazzola lanciava Loik che in una volata personale si portava fino a distanza giusta di tiro e saettava in rete. Identica fisionomia nella ripresa. Alla mezz’ora era Grezar che proseguiva nella segnatura con una sua azione personale. Due minuti appresso lo stesso Grezar si produceva in una autentica prodezza: un fenomenale tiro da 40 metri che sorprendeva Diamante e mandava il pallone alto sulla sua sinistra. Al 36’ era Mazzola che avanzava nell’area del portiere, tirava su Diamante una prima volta; sul pallone respinto, lo stesso Mazzola tirava ancora addosso al portiere; ma la respinta era corta e arrivava sino a Fabian che girava al volo e segnava nuovamente. Al 38’ ancora Mazzola tirava di nuovo addosso a Diamante; nuova respinta corta raccolta da Fabian: gol. Nona segnatura al 41’ con discesa di Loik da metà campo sino al limite dell’area di rigore, poi tiro violento; Diamante toccava ma non poteva fermare il pallone. Il pubblico reclamava la segnatura di Gabetto che era rimasto sino a quel momento digiuno, soprattutto per l’attenta guardia che gli montava Tortarolo. Ma al 43’ Rigamonti avanzava dalle retrovie, lanciava Loik che in seguito all’uscita di Ossola si manteneva sul lato destro del campo; il pallone proseguiva sino a Mazzola e in una concitata mischia in area arrivava a Gabetto che lo rovesciava con abilità in rete. (Umberto Maggioli, «La Gazzetta dello Sport», 3 maggio 1948) Ci voleva ben altro per impegnare questo Torino al quale la primavera ha dato splendore di forma e di gioco. Dieci palloni sono finiti alle spalle di Diamante, e potevano essere di più se i granata non avessero sciupato, per eccesso di confidenza, numerose altre occasioni. È stata dunque una partita di allenamento che il Torino ha giocato soltanto a tratti con impegno, tanto che fu ripreso, ad un certo momento dal pubblico perché desse maggior colore alla sua azione. Eravamo allora al 30’ del secondo tempo ed il Torino conduceva ancora con vantaggio delle quattro reti assicuratesi nel primo tempo. Ci si mise, allora, con maggiore accanimento e siccome l’appetito vien mangiando e il traguardo del centesimo gol all’attivo era vicino, si dava da fare raggiungendo con le altre sei reti. L’Alessandria nulla poteva fare contro un avversario che la sovrasta per tecnica individuale e collettiva. La macchina granata, quando gira ha bisogno di ben altro avversario che non i grigi in formazione di ripiego per l’assenza di Della Frera, Rosetta, Pietruzzi e Lushta, debole inoltre in difesa ed insufficiente all’attacco. La squadra ospite, di fronte al gioco spigliato del Torino, ebbe anche il torto di scoraggiarsi e deve, come si è detto, alla noncuranza dell’avversario se il suo svantaggio non fu più grave. Il Torino, ottenuto il settimo gol, permise che il suo giocatore Ossola, toccato duro ad una coscia durante uno scontro, uscisse dal campo e restò quindi con dieci uomini soltanto. La prima rete fu merito di Ossola che, resistendo in area alla carica di Delaude, ingannò il portiere uscito dai pali mettendo la palla nella porta incustodita. Due minuti dopo, un centro di Castigliano era ripreso da Loik che, di testa, mandava ancora in rete. Al 35’, su passaggio in profondità di Gabetto, Mazzola scartava il portiere uscito dai pali e realizzava per la terza volta. Nella ripresa, si dovette assistere ad un gioco abbastanza monotono finché, come si è osservato, al 30’ si aprì la stura alla valanga dei gol granata. Cominciò Grezar al 30’ che entrò in porta col pallone; replicò lo stesso giocatore due minuti dopo segnando con un tiro da quaranta metri, sorprendendo il portiere ancora fuori posto per un rinvio. Al 35’ Mazzola evitò il portiere e passò la palla a Fabia che, di testa, mandava in rete. Al 38’ lo stesso Fabian, su azione di Mazzola, segnava l’ottava rete; al 41’ e al 43’ rispettivamente Loik e Gabetto ottenevano il nono ottenevano il nono ed il decimo punto. I grigi, al 44’, a mo’ di consolazione, coglievano un palo con Sotgiu. (Piero Molino, «Corriere dello Sport», 3 maggio 1948) Chi, senza aver assistito all’incontro di domenica, ha letto i risultati, è rimasto sbalordito di fronte al 10-0 di Torino-Alessandria e, se da una parte ha ammirato l’enorme potenza dell’undici torinese, dall’altra non può aver pensato che i granata non sono stati di buon gusto a strafare in quella maniera. Effettivamente noi dobbiamo dire che le dieci reti erano il minimo che il Torino potesse fare, giacché fra le due compagini esiste un divario di valori incalcolabile. Con questa azione di forza il Torino ha detto chiaramente di essere il più forte di tutti e con l’argomento polemico del suo punteggio in classifica, del suo quoziente reti ha chiuso definitivamente la bocca a tutti coloro che gli muovevano critiche e che erano ancora incerti sul suo valore. (Piero Maria “Martin” Zoccola, «L’Unità», 4 maggio 1948) Finalmente ritorna alla vittoria L'UNDICI GRIGIO Dopo la brutta prova di Torino, la vittoria sul Bari - La formazione di domani A Torino i grigi hanno messo in risalto le deficienze da noi segnalate nei numeri precedenti, e ci voleva proprio il crollo per far salire il fango e la nausea ad imbrattare il vessillo grigio, per incominciare a correre ai ripari. Il comm. Moccagatta, sportivo di fede, è troppo buono per fare il Presidente e fa la figura della buona madre che per eccessiva bontà alleva dei figli… viziati, per non dire di peggio. Attorno al Presidente sono troppi consiglieri, alcuni preziosi, altri pro forma, i quali, anziché espletare una critica serena pensano a fare delle cene, dei banchetti, ad offrire medaglie, gingilli ed a coprire il marcio che dilaga. La macchia del dieci a zero deve essere cancellata, gli ambiziosi, i lustrascarpe, gli incantatori di serpenti, possono andare in congedo. I giocatori grigi, dopo la mortificazione di Torino, dovranno cambiare tenore di vita e di comportamento. Noi siamo d’avviso che se a Torino ci fosse stato in squadra il bravo Cassano, i maramaldi granata non sarebbero passati con tanta spavalderia. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 8 maggio 1948) RISULTATI: Atalanta-Lazio 5-0 Bari-Internazionale 2-1 Fiorentina-Triestina 2-1 Genoa-Pro Patria 4-1 Livorno-Bologna 2-0 Milan-Lucchese 1-2 Modena-Salernitana 1-0 Napoli-Sampdoria 3-1 Roma-Vicenza 2-0 Riposa: Juventus CLASSIFICA: Torino 48; Milan 43; Triestina* 37; Atalanta 36; Juventus, Bologna, Fiorentina 35; Modena 34; Internazionale, Lazio, Livorno 29; Pro Patria 28; Genoa* 27; Bari, Lucchese, Roma* 26; Sampdoria* 25; Salernitana, Alessandria 24; Napoli 23; Vicenza* 21. *: una gara in meno MARCATORI 18 gol: Gabetto (Torino), Mazzola (Torino) 17 gol: Boniperti (Juventus) 16 gol: Quaresima (Inter) 15 gol: Loik (Torino) 14 gol: Bassetto (Sampdoria), Pernigo (Modena), Puricelli (Milan), Turconi (Pro Patria) 13 gol: Menti (Torino), Tieghi (Livorno) Il punto sul campionato Il Torino aveva portato a cinque i punti di vantaggio sul Milan, diretta inseguitrice nella lotta per il titolo di campione d’Italia. I rossoneri avevano dovuto ammainare il loro vessillo di fronte ad una compagine di livello inferiore ma pugnace e vitale, la Lucchese. La Fiorentina aveva battuto la Triestina, terza in classifica, al termine di un incontro ne elittrizzante ne entusiasmante. Cinquina dell’Atalanta ai danni della Lazio. Vittoria del Napoli sulla Sampdoria: successo che aveva permesso ai partenopei di staccare il Vicenza, fanalino di coda del torneo, aveva ceduto sul campo della Roma andata in rete con Andreoli e l’autogol di Campana.