Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1947/1948
Serie A
27-05-1948 - Giornata: 36 - Roma - Stadio Nazionale


Roma AS - Alessandria US 4 - 1 (0 - 1)
RETI: 66. Zsengellér G. [Ro] , 74. Valle Román J. [Ro] , 75. Zsengellér G. [Ro] , 85. Losi O. [Ro] 1. Frugali F.[A]

Alessandria US Diamante Luigi, Tortarolo Francesco, Coscia Aristide, Gallea Cesare, Rosetta Francesco, Pietruzzi Mario, Armano Gino, Soffrido Luigi Vittorio, Stradella Carlo, Frugali Fabio, Sotgiu Pietro All.: Kovács Lajos con D.T. Erbstein Ernő Egri

Formazione avversaria
ROMA AS: Risorti; Contin, Andreoli; Fusco, Valle Román, Schiavetti; Losi, Di Paola, Amadei, Zsengellér, Pesaola. All.: Brunella Luigi.

Arbitro: Zilli Bruno (Reggio nell'Emilia)
Note
Infortunato: 17’ Soffrido [A, passato all’ala destra]. Angoli: 9-0. Spettatori: 8.000 («Corriere dello Sport»), 11.000 («Tuttosport») o 12.000 («La Gazzetta dello Sport»). Incasso: 2.700.000 lire. Inizio gara ore 16:00.

Commento
Al 17’ del primo tempo Soffrido cadeva e si feriva al braccio destro; rientrava dopo sette minuti piazzandosi ad ala destra. Per la ripresa la Roma si presentava con Amadei mezzo sinistro e Zsengellér centravanti. Per un’ora e quattordici minuti di giuoco tutti hanno molto sofferto ieri allo Stadio: tutti diciamo perché anche i giocatori grigi hanno sopportato in quel periodo una specialissima sofferenza che nel gergo calcistico si chiama «paura di vincere». Il soffrire dei giocatori giallorossi e dei loro tifosi era naturalmente di altro e ben più grave genere ma poi tutto è rimasto dimenticato dopo il gol di Valle, di testa su calcio d’angolo. Tutto è rimasto dimenticato: l’orgasmo, i lisci, le giocate a vanvera, le occasioni banalmente sciupate durante quei terribili settantaquattro minuti; tutto è rimasto sommerso in un finale scintillante, variopinto, funambolesco, forse favorito dal crollo morale e fisico dell’Alessandria ma che rimane sempre un dato di fatto nettamente a favore dei giallorossi. Per oltre un’ora la versa protagonista del giuoco è stata l’Alessandria: per il gol segnato da Frugali appena dopo trenta secondi gioco e per l’impostazione tattica creata subito dopo il fulmineo e insperato vantaggio. Protagonista positiva per la fase del gol e nettamente negativa per l’impostazione pensata dopo il parziale successo: ci spieghiamo! In apertura di gioco Armano si fa subito vivo acciuffando, perdendo e subito ritornando padrone della palla; si porta sulla destra e poi opera un centro a poca altezza: i difensori giallorossi rimangono visibilmente incerti sul da farsi (il più incerto tra tutti ci è sembrato Risorti) e nel vivo di questa incertezza s’intrufola la punta del piede di Frugali: palla in rete. Il tempo di riprendere e vedere che Soffrido, partito come mezzo sinistro, è passato alle costole di Amadei e tutt’uno: i grigi vogliono serrare Amadei nella morsa di due uomini: Soffrido e Rosetta. La Roma reagisce con violenza allo smacco e allora vedi che l’Alessandria gioca la sua gara in modo nettamente difensivo, con la speranza del contropiede. Si stabilisce così una precisa fisionomia di gioco: la Roma a premere nella metà campo avversaria e l’Alessandria a fare di ogni palla una forte respinta. Gallea e Pietruzzi tentano anche di rendere freddo il gioco ma cadono spesso nell’errore di rallentare la manovra. L’impostazione delle due squadre è ben individuabile ma questo non vuol dire che sia preciso e individuabile il gioco: la Roma lotta forte ma con l’orgasmo nell’anima e allora le svirgolate, i passaggi errati, le confusioni, avanti e dietro, dominano la scena. In questi frangenti l’Alessandria riesce a far bella figura con i suoi Gallea, Coscia, Rosetta, Pietruzzi (quest’ultimo veramente interessante per il suo primo tempo). Al 17’ Soffrido si ferisce, esce dal terreno e quando rientra va ala destra: al suo posto di controllore di Amadei corre Armano che fino allora era stato il più brillante attaccante sul terreno. Si va avanti con discese arrembanti della Roma ma tiri veri e propri nulla: Diamante ha lavoro per palle larghe e palle su centrate. Un tiro di Pesaola da pochi passi (al 41’) trova Diamante ben piazzato. La ripresa debutta con un angolo contro i grigi, poi al 7’ Soffrido parte decisamente e centra un bel pallone che Risorti blocca con tempo e stile. Praticamente sarà l’ultimo dei pochi spunti offensivi dei grigi! La Roma preme con tutti i suoi uomini; gli angoli contro l’Alessandria si stabiliscono a ripetizione, i mediani giallorossi sono appena fuori area e martellano: i grigi si salvano sempre alla meglio ma appare sempre meno probabile che passano farla franca fino all’ultimo. Al 21’ per un colpo vuoto di Armano rimane scoperto Amadei (la coppia a guardia di Amadei è ora Gallea-Armano), il capitano parte come un razzo verso il fondo, spostato a sinistra: tentare il tiro è difficile, tanto più che è sulla sinistra e allora Amadei, di destro, taglia la palla in modo che vada fuori portata dallo spostato Diamante e Zsengellér con un colpo di mezzo volo segna il pareggio. L’Alessandria è ancora in piedi, un pareggio è sempre importante ma rimarrà in piedi solo per altri otto minuti. Al 29’ su angolo da destra, battuto da Pesaola. Valle va più alto di tutti e con un forte colpo di testa manda la palla a battere nella faccia interna del montante e poi in rete. Ormai è il successo e la Roma ingigantisce mentre logicamente cade progressivamente l’Alessandria. L’ultimo quarto d’ora porta altri due gol della Roma. Ancora Zsengellér e poi Losi ma i gol ormai non contano più gran che: quattro o cinque o sei è proprio la stessa cosa. Così, attraverso una gara drammatica come successione di eventi e che ha visto crollare un roseo sogno dei grigi, la Roma ha vinto con un punteggio che non le era abituale da mesi. Quali i punti di forza di questo successo giallorosso? Il disperato impegno di tutti: la classe di Amadei e Zsengellér, un perfetto colpo di testa del centromediano Valle. Come gioco vero e proprio è meglio non giudicarla, oggi, la Roma, perché manovra con l’ossessione della classifica e quindi in modo quasi irreale ma va notato che Zsengellér, pur attraverso la sua corsa lenta, ha lavorato con rara intelligenza, specie al centro e che d’intelligenza di gioco la Roma ha un certo bisogno. Come uomini la Roma: tutti abbastanza male fino al gol del pareggio, tutti molto bene dopo quel fatto. L’Alessandria ha volutamente impostato la sua gara sulla difensiva: ne ha ricavato solo una «speranza» per oltre un’ora, poi le cose sono andate sempre più aderendo alle previsioni. Poteva fare meglio con altra tattica? Siamo nel campo dei «se» e dei «ma» e cioè in un campo perfettamente inutile! Come uomini l’Alessandria ha offerto in Rosetta, Tortarolo, Gallea e specie Pietruzzi dei giocatori notevoli. Armano aveva fatto ottime cose come mezzala ma si è poi rifugiato in un compito curioso che lo ha portato quasi nell’ombra. Ora la Roma si trova in una situazione nettamente più tranquilla e potrà meglio manovrare nel campo, evitando di giocare con quell’orgasmo che attenua i pregi e fa più rilevare i difetti: un bel finale di torneo sarebbe un bel regalo per gli affezionati tifosi degli uomini di Amadei! (Fulvio Bernardini, «Corriere dello Sport», 28 maggio 1948) Non sarà fare dell’ironia affermare che uno dei fattori principali della sconfitta alessandrina sta proprio in quel gol che i grigi hanno inaspettatamente realizzato sulla discesa conseguente al calcio di inizio e sul quale sempre più faticosamente hanno prima voluto, e poi dovuto vivere sino al 20’ del secondo tempo; fino a quando, cioè, raggiunto il pareggio, la Roma non ha più trovato ostacoli alla saettante volontà di concludere con un grosso punteggio una partita sino allora drammaticamente vissuta sotto l’incubo di un insuccesso che sarebbe stato fatale. Fulmineo il vantaggio: Stradella al via avanzava e lanciava Sotgiu. L’ala sfruttava un’incertezza di Andreoli, si portava in fondo al campo e centrava rasoterra. Davanti alla porta giallorossa un’indecisione trascinava l’altra; mentre fra due o tre grigi che avevano serrato sotto si faceva luce Frugali che con un lieve tocco mandava in rete. Inutile descrivere come la Roma – vittima… predestinata nelle partite casalinghe – accusasse il colpo; necessario invece dire che l’Alessandria non seppe cogliere dall’episodio gli insegnamenti che ancora più tardi le vennero dati e di cui rinunciò a fare tesoro. Attivissimo, l’attacco grigio non ebbe la sensazione di una difesa avversaria battibile con l’arma della velocità e di un Risorti già nervoso (sa la Roma cosa succede in simile frangente…). Ripiegarono invece subito i grigi, ma si difendevano così bene che il compito della Roma, squadra che ama il palleggio e che fa viaggiare più gli uomini che il pallone, apparve difficilissimo. La prima minaccia romana risorgeva da una puntigliosa azione di Amadei conclusa con un forte tiro di Fusco. All’11’ Diamante parava un tiro di Pesaola e al 12’ sviava in angolo una punizione di Fusco. Al 19’ sgambetto di Soffrido ad Amadei: cade il giallorosso ma cade anche il grigio riportando una forte contusione alla gamba destra, che per quattro minuti lo tiene fuori campo e quando rientra andrà all’ala destra, tuttora invalido; mentre i grigi commettono un altro errore; visto che Rosetta non riesce da solo a tenere Amadei, gli affiancano con compiti ancora più… rigorosi Armano. La Roma può così mantenersi all’offensiva, realizza un gol al 21’, obbliga Diamante a buttarsi in tuffo sui piedi di Pesaola al 34’. Uno scatto di Sotgiu al 37’ e per poco l’ala non segna. Doppia parata di Diamante al 39’ su tiri di Losi e di Pesaola, mentre un minuto dopo l’Alessandria perde l’occasione per aumentare il vantaggio e probabilmente decidere della partita. Frugali scende velocissimo, supera ogni avversario; Risorti esce inconsideratamente fin quasi al limite dell’area di rigore, così il tiro del grigio è comodo ed a porta vuota… ma fuori. E prima della fine tocca ancora al portiere ospite prima di parare due tiri di Pesaola. La Roma gioca la ripresa con un indovinato scambio di ruolo fra Amadei e Zsengellér. L’ungherese infatti rende più che a mezz’ala; così Amadei sarà più libero; sguarnirà l’ultima line alessandrina di Armano, obbligato a portarsi più avanti per esercitare la sua funzione di guardia del corpo del più temuto avversario. L’attacco romano sembra trasformato. Sguscia fra le file grigie e al 2’ Losi obbliga Diamante a salvare in angolo. Ancora un tiro di Pesaola, poi l’Alessandria sembrerebbe intenzionata a reagire a Risorti (che giocherà, al contrario del primo, un sicuro secondo tempo), deve parare tiri di Stradella e Soffrido. È un fuoco di paglia, però i grigi tornano a difendere il vantaggio. All’8’ – due parate del portiere e un salvataggio di un terzino – tre consecutivi calci d’angolo contro l’Alessandria. Al 12’ Diamante salva gettandosi in tuffo sui piedi di tre avversari; ancora un angolo contro i grigi, poi Risorti blocca una centrata di Frugali (i grigi hanno lasciato avanti soltanto le ali). Al 16’ mischia furiosa in area alessandrina, poi, dopo che Risorti è ancora intervenuto su una centrata di Frugali, il pareggio delle Roma. Da poco oltre metà campo scatta Amadei che avanza in profondità. Vane le cariche: giunto in area di rigore traversa a Zsengellér che lo ha seguito e il gol è fatto. I giallorossi insistono: al 27’ Diamante blocca un centro di Pesaola e al 29’ manda in angolo un difficile tiro di Losi. Sullo spiovente Valle realizza di testa mentre il portiere non ha neppure tentato l’uscita. La Roma si scatena travolgendo le barriere grigie che adesso si sgretolano. Un minuto dopo, a conclusione di una spettacolosa discesa, Zsengellér manda in fondo alla rete. Pesaola e Zsengellér impegnano Diamante che al 32’ deve ancora parare in angolo. Al 40’ il quarto gol; fuga a due Pesaola-Losi, l’ala sinistra sfugge al suo terzino e passa all’ala destra che ha fatto altrettanto del suo; gli esce incontro Diamante, ma Losi lo scavalca e segna. L’ultimo tiro sarà ancora della Roma (Di Paola al 44’). Delle squadre ci sembra di aver detto attraverso la cronaca. L’Alessandria, oltre all’errore tattico, è apparsa squadra non molto decisa, ma dotata di ottime qualità in prima linea; dissestata alla distanza forse anche perché tradita dal sovrapporsi di uomini, la difesa. (Alberto Valentini, «Tuttosport», 28 maggio 1948) Mai più all’Alessandria si presenterà una serie di fortunate occasioni che le consenta di portare via da un campo avverso almeno un punto. In vantaggio dopo 40” di gioco, i grigi dimostravano di possedere una solida inquadratura tecnica sulla quale far pesare tutta la pressione sconclusionata di una Roma troppo atterrita da una eventuale sconfitta. Infatti con Soffrido, finché è stato in campo, e poi con Armano in collato ad Amadei, l’Alessandria ha attuato una specie di mezzo sistema che dava i suoi buoni risultati perché, annullando il centravanti giallorosso, spezzava in due tronconi l’attacco avversario che si rendeva così pressoché nullo. Si ebbe allora l’impressione che mai la Roma avrebbe potuto passare, continuando in quella sordida manovra. Ma la ripresa fu tutt’altra cosa. Andato Zsengellér al centro, egli sapeva imprimere, pur tenendo sempre occupati due avversari, quell’avvio alla coesione che Amadei, centravanti di sfondamento, aveva invano abbozzato, si ebbe allora un gioco chiaro, posato e tecnicamente solido che gli ospiti dimostrarono di gradire poco. E proprio l’ungherese su un’azione-capolavoro di Amadei raggiungeva il pareggio. A questo punto gli alessandrini si vedevano battuti, più che nel gioco, nella loro ormai maturata convinzione di poter vincere. E il gol marcato in società da Valle e Losi diede l’ultimo giro di chiare per chiudere un incontro che, pur vuoto di tecnica, è piaciuto per l’impegno e il desiderio di vincere, sempre correttamente contenuto, dimostrato dai giocatori. Come al solito Amadei giuda la classifica dei migliori, seguito da Armano in linea tecnica perfetto, da Zsengellér, assente da tempo e innestato nella ripresa nel ruolo che più lo sfrutta, e dalla schiera dei pari merito formata da Gallea, Contin, Coscia, Rosetta e Pesaola. Al 17’ del primo tempo Soffrido, in seguito a uno scontro con Amadei, usciva dal campo per otto minuti e rientrava con un bracco fasciato all’ala destra. Nella ripresa la Roma si presentava con Zsengellér centravanti e Amadei interno sinistro. (Gualtiero Zanetti, «La Gazzetta dello Sport», 28 maggio 1948) ALESSANDRIA BATTUTA A ROMA DOPO UN VIGOROSO PRIMO TEMPO: 4-1 Scesa in rampo a ranghi completamente rivoluzionati, l’Alessandria ha fatto trattenere il fiato a giuocatori, dirigenti e tifosi giallorossi fino al 21’ del secondo tempo. Era andata in vantaggio dopo appena 40 secondi dall’inizio e successivamente era riuscita a imbrigliare la preponderante mole di attacchi avversari suscitando l’impressione che la sua ipoteca sul risultato fosse ormai definitiva. Il gol di Zsengellér cambiò invece letteralmente volto alla partita. I grigi, venuta a mancare la visione del successo, si sbandavano: si spezzava quel filo invisibile che fino allora aveva unito i difensori a far barriera dinanzi a Diamante e scompariva negli attacchi quello slancio che più volte li aveva portati minacciosamente nei pressi della rete custodita da Risorti. Ne approfittò la Roma per segnare ancora il secondo, il terzo e il quarto gol. Le cause che hanno determinato la resa alessandrina sono essenzialmente due: l’abbandono da parte dei grigi della guardinga tattica che aveva dato cosi buoni frutti nel primo tempo (urta tattica, per intenderci, molto simile al mezzo sistema con Soffrido prima e Sotgiu poi quasi sulla linea dei terzini); lo spostamento avvenuto nella ripresa di Amadei a mezz’ala sinistra, accorgimento questo che ha acconsentito all’uomo più pericoloso dell’attacco romanista di sottrarsi alla stretta sorveglianza di Rosetta e quindi di manovrare con ampia libertà. In linea subordinata va anche considerato l’infortunio occorso a Soffrido al 18’ del primo tempo, allorché l’alessandrino usciva dolorante al braccio da uno scontro con Amadei ed era costretto, dopo breve assenza dal campo; a scambiare il suo ruolo con Sotgiu. L’incontro, sebbene non pregevole dal lato tecnico, è stato veloce e combattuto, com’era da prevedere fra due squadre in lotta per la salvezza. Soltanto verso la fine, quando più nessuna speranza rimaneva ai grigi, il giuoco è andato calando di tono, fino a smorzarsi del tutto. La rete dell’Alessandria, come si è detto, è stata realizzata in apertura. Ha segnato Frugali, che ha sospinto debolmente in porta un pallone pervenutogli da Pietruzzi spostato a destra. Per un’ora i giallorossi premevano senza posa, ma inutilmente. Al 21’ del secondo tempo, finalmente, Amadei scattava a tre quarti di campo, avanzava, superava tre avversali e allungava a Zsengellér; all’ungherese non rimaneva altro da fare – era a cinque metri da Diamante – che dare il tocco finale alla sfera mandandola a insaccarsi in rete. Al 29’ secondo gol: un tiro di Losi veniva deviato in angolo da Diamante. Batteva con precisione Pesaola e lo stesso Losi, di testa, portava la Roma in vantaggio. L’Alessandria accusava il colpo e i giallorossi ne approfittavano per mettere a segno la terza stoccata senza dar tregua agli avversari. Al 30’ infatti, a conclusione di una bella trama Schiavetti-Zsengellér-Pesaola-Zsengellér, quest’ultimo batteva ancora Diamante. La marcatura veniva completata da Losi al 40’ dopo un rapido scambio volante con Pesaola. («La Stampa», 28 maggio 1948) DOMANI, ORE -16, LA PRO- PATRIA Sconfitti i “grigi» a Salerno e a Roma Ormai in zona di retrocessione - L a formazione di domani - Rientrerà Di Gennaro A Roma, scattata in vantaggio al primo minuto, la squadra alessandrina ha tentato di vivere sul vantaggio svolgendo una tattica difensiva in quanto, fuori sede, per i grigi è un fatto eccezionale battere il portiere avversario. Gli è che la novità di Coscia e Pietruzzi rispettivamente terzino e mediano sinistro hanno costituito una trovata strategica che alla distanza, ed anche in relazione all’infortunio di Soffrido, è venuta a mancare. Decisamente, anche la sfortuna si accanisce contro la nostra squadra, entrata ormai nella zona della retrocessione. A Salerno, si dice che Delaude abbia giocato una partita brillante ma i nostri tecnici si sono preoccupati di arginare i pericolosi Losi e Di Paola, ragione per cui hanno tolto Delaude per far giocare Coscia terzino sinistro e Pietruzzi mediano sinistro. Inoltre il riesumato Frugali, realizzata la rete al quarantesimo secondo, di sorpresa, è rimasto all’attacco solo con Sotgiu all’altro estremo mentre il resto della squadra si è logorato in un gioco difensivo snervante, a passaggini in area, in quanto mancavano le sventole dei terzini. La sfortuna ha fatto il resto. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 29 maggio 1948) RISULTATI: Bologna-Internazionale 1-0 Fiorentina-Torino 1-2 Genoa-Salernitana 3-1 Juventus-Vicenza 6-0 Lucchese-Lazio 2-1 Milan-Sampdoria 1-0 Napoli-Atalanta 1-1 Pro Patria-Bari 2-0 Triestina-Modena 1-0 Riposa: Livorno CLASSIFICA: Torino* 55; Milan 45; Triestina 43; Juventus 42; Modena 39; Atalanta, Bologna* 38; Fiorentina 37; Pro Patria* 34; Genoa, Lazio* 33; Internazionale* 31; Livorno, Lucchese, Roma 30; Bari, Sampdoria 29; Salernitana, Alessandria* 28; Napoli 26; Vicenza 22. *: una gara in più MARCATORI 24 gol: Boniperti (Juventus) 22 gol: Mazzola (Torino) 19 gol: Gabetto (Torino) 18 gol: Bassetto (Sampdoria) 16 gol: Pernigo (Modena), Quaresima (Inter), Turconi (Pro Patria) Il punto sul campionato Si stava avvicinando sempre di piu’ il Torino alla vittoria finale della Serie A grazie alla vittoria sul campo della Fiorentina ottenuta, in rimonta, con Menti e Mazzola. Dopo un lungo periodo di astinenza era tornata alla vittoria il Milan che er riuscita, seppur di misura, a battere la Sampdoria, mantenendo il secondo posto con due punti in piu’ della Triestina: decisivo Ispiro. Il Vicenza ha dato l’addio alla Serie A dopo la pioggia di reti incassata a Torino dalla Juventus.