Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1939/1940
Serie B
17-03-1940 - Giornata: 23 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Pisa AC 2 - 2 (1 - 0)
RETI: 20. Ghezzi R.[A], 50. Cerutti E.[A] 52. Nicolini M. [Pi] , 77. Bertoni (II) E. [Pi]

Alessandria US Roggero Secondo, Bigando Giovanni, De Grandi Paolo, Ghidini Ferruccio, Parodi Pasquale, Nespolo Andrea, Rosso Angelo Triestino , Fibbi Arrigo, Cerutti Enrico, Robotti Luciano, Ghezzi Renato All.: Faroppa Vittorio

Formazione avversaria
PISA AC: Traverso; Strobbe, Verga; Provaglio, Tonali, Severgnini; Nicolini, Ciferri, Bertoni (II) Elio, Cossio, Faccenda (II) Natale. All.: Ging József

Arbitro: Galeati Giovanni (Bologna) [Maineri, Beccaria]
Note
Angoli: 4-2 oppure 6-4. Spettatori: 3.000 Giornata serena Inizio gara ore 15:00

Commento
La vittoria non doveva sfuggirle, ma l’Alessandria non è più quella. È doloroso scrivere che una squadra come quella alessandrina sul proprio campo deve terminare l’incontro insoddisfatta perché l’arbitro non ha concesso calci di rigore per falli dei terzini avversari, perché i pali hanno sostituito il portiere o perché questi è stato scaltro a rimettere in gioco una bella parata oltre la linea della rete. Anche se queste cose si sono verificate, è doveroso notare che la squadra alessandrina non riesce a legare il gioco come nelle precedenti partite e che ha perduto da qualche domenica la sua sicurezza nell’estrema difesa; sono bastate due azioni degli avanti neroazzurri per violare due volte la rete di Roggero, che nelle parate basse, forse perché fuori forma, si lascia sorprendere con troppa facilità. Inoltre, ancora una volta la squadra grigia ha dimostrato di non saper tenere il campo per tutti i 90’. Infatti, la compagine pisana ha rimontato nel secondo tempo le due reti segnate dagli alessandrini, palesando sul finire dell’incontro doti di freschezza non riscontrate nei giocatori grigi. Scesa in campo priva di Petermann e Cresta I, sostituiti da Degrandi e Nespolo, la squadra locale ha avuto in questi due uomini due riserve che hanno superato i compagni nel difficile confronto. L’attacco ha lavorato con pericolosità sul settore destro, mentre Robotti non è riuscito a fondere il settore sinistro perché sempre troppo arretrato e restio a liberarsi con prontezza della palla. I neroazzurri hanno saputo reagire e ricuperare lo svantaggio di due reti improntando azioni di contrattacco triangolari e volanti chiarissime; inoltre la retroguardia pisana ha saputo far barriera. Traverso è stato il miglior esponente della squadra ospite, Strobbe, Tonali e Faccenda i giocatori più continui e redditizi. Al 21’ una brillante azione Fibbi-Rosso porta la palla sul versante opposto dove Ghezzi scaraventa in rete imparabilmente. Ciferri al 35’ sciupa una facile occasione. Un tiro di Rosso al 40’, parato, fa spiovere la palla a portata di Robotti che da quattro metri tira, e quando Traverso pare irrimediabilmente battuto l’asta trasversale respinge. Nella ripresa, una bella azione di Ghidini e manovre in profondità tra Fibbi e Rosso e centro di questi, trova Cerutti pronto a battere per la seconda volta il portiere pisano. Al 7’ il Pisa accorcia la distanza: Roggero respinge un pallone alto e cade a terra, riprende Cossio che tira con violenza, il montante respinge trasversalmente sulla sinistra dove Nicolini comodamente colloca in rete. Reazione alessandrina e trio superbo di Fibbi, che il montante respinge. Uscita dal campo di Cerutti per due minuti ed appena rientrato, riceve la palla all’altezza dell’area di rigore, ma è atterrato duramente da Strobbe. Al 32’ Faccenda, lasciato solo, effettua un centro che è raccolto di testa da Ciferri, che allunga a Bertoni, il quale benché pressato dai difensori alessandrini, non ha difficoltà a battere Roggero, con un tiro radente da 5 metri. Nel secondo tempo Cerutti e Bertoni sono stati fuori campo due minuti entrambi per lievi strappi muscolari. Negli ultimi minuti della partita Traverso ha bloccato una palla che pareva avesse già varcato la linea bianca, ed alcuni falli di mano dei terzini pisani non sono stati punti dall’arbitro perché ritenuti involontari. (Andrea Canestri, «La Gazzetta dello Sport», 19 marzo 1940) I sostenitori del Pisa (tutto un lato dei popolari tappezzato in grigioverde trepidava per i nerazzurri) hanno sofferto negli ultimi cinque minuti quanto è possibile soffrire sopra un campo di gioco del calcio. È stato, infatti, un finale concitato, drammatico, giocato col cuore in gola (e, purtroppo, senza esclusione di colpi, almeno per parte alessandrina); è davvero sopraggiunto impetuoso a risollevare le sorti d’una partita, che pareva irrimediabilmente instradata sui binari del brutto gioco e dei calcioni a vanvera. Un finale memorabile, che ha visto un Pisa zoppicante e menomato nei ranghi, inferiore forse come gioco, tenere la pari, se non la meglio, per coraggio e per volontà ai locali, galvanizzati dalle grida incessanti d’un pubblico che, fino all’ultimo sicuro di stravincere, non sapeva rassegnarsi ad una divisione di punti che aveva tutto l’amaro sentore d’una sconfitta. Il fattaccio del pareggio pisano – si era 1 a 2 – si è avuto alla mezz’ora della ripresa, quando più fervevano gli attacchi degli alessandrini (al 16’, anzi, s’era vista respingere da uno spigolo una saettante puntata di Fibbi) e proprio quando la baracca nerazzurra sembrava sul punto di andare a catafascio. Accanto a me, un collega, anche lui in ansia per il Pisa, smaniava nel vedere il Pisa, con lo scarto d’un punto a sfavore, starsene raccolto nel triangolo d’area, con due soli uomini – Bertoni e Faccenda – in vedetta sul centro del campo: «Ma come può essere? – diceva – Ma si vuole perdere per forza!». Ed ecco invece, alla mezz’ora, scaturire, imbastita su quei due uomini e conclusa fra loro, la classica azione di sorpresa. Una respinta lunga indirizzata al millimetro nell’appostato Faccenda e vanissimo salto dell’«ombra» Ghidini. L’intercettazione manca in pieno e l’ala, finalmente libera, può stringere ratta sul centro e porgere indietro a Ciferri, che a larghe falcate si è portato al seguito dell’azione. Magistrale tocco di testa che serve l’altr’uomo di punta, Bertoni. Uno scatto, una breve rincorsa del pisano, vanamente tallonato dai due terzini, poi un tiro nell’angolo da tre passi. È il pareggio, ma non basta; ora c’è da tirarlo in porto, fra la muta scatenata dei grigi, che si sentono traditi dalla fortuna e che cercano di ricuperare di forza quel che si son fatti carpire di scaltrezza. E la squadra, per forza di cose, torna a raggomitolarsi, in condizioni ancor peggiori di prima. Bertoni, già seriamente contuso nel primo tempo per un falloso intervento di Degrandi, riceve, nell’azione del punto, un altro duro colpo al ginocchio già menomato. Viene portato fuori a braccia e il gioco riprende. Comincia la passione per il Pisa, con 10 uomini in campo. Al 37’ Traverso, in tuffo sui piedi di Rosso, evita un punto sicuro. Ne scaturisce un angolo cui fa seguito, quasi subito, un altro, provocato questo da Severgnini stranamente impreciso. Ma non siamo ancora a niente! I guai sopravvengono con una serie di calci dal limite – due, tre, quattro – alcuni giusti; uno sicuramente (l’ultimo) troppo facilmente concesso da Galeati. Prima Traverso e poi, miracolosamente, Provaglio, sopravvenuto nell’ultimo tuffo, salvano la barca dalle conseguenze dal primo. Immediato riflusso grigio e coraggioso balzo a pesce di Traverso, fra una ridda di gambe; la palla viene avvinghiata, ma il povero portiere, azzeccato giusto in fronte da un gran calcio di Robotti (che s’è guardato bene dal saltarlo!), resta sul terreno. Riprende e torna fra i pali, vincendo l’intontimento a colpi di volontà. Il tempo di ricupero si apre con l’ultimo e più grave attentato alla porta pisana, con una cannonata di Nespolo su calcio piazzato, subito fuori dal limite. Il palo e la ferrea presa di Traverso annullano ogni pericolo tra i clamori del pubblico che reclama, non sappiamo a quel titolo, il… punto. E questi minuti del ricupero non passano mai. Dal campanile d’una prossima chiesa visibile dal campo di gioco, i nerazzurri hanno potuto seguire battuta per battuta i tempi del gioco su un orologio sesquipedale. Si è attaccata la ripresa alle 16:00 meno cinque; sanno che tutto deve finire alle 16:40. Ma l’ora passa e il pallone sta in gioco. E ci starà fino alle 16:45 per i ricuperi, calcolati con qualche larghezza. Cinque minuti d’agonia. Comunque, ecco la fine. Ma dopo che Faccenda e il rientrato Bertoni hanno fatto sudar freddo, con una azione che pareva destinata a darci la ripetizione del pareggio. Non si approda a nulla, per eccesso di «rifinitura». Urla e fischi assordanti accolgono la fine. Ma i nerazzurri, esultanti, non li sentono. Dalle fasi di questo quarto d’ora di passione, il lettore si è forse già fatto un’idea di quel che può essere stata la partita. Comunque, per compiere fino all’ultimo il mio dovere di rendicontista (pure non ripetendomi sul gioco di dubbia lega praticato per due terzi della gara), dovrò ancora aggiungere qualche dato e qualche considerazione. Se devo giudicare dalla brutta esibizione di ieri, non riesco a farmi un’idea delle possibilità d’una Alessandria, aspirante al posto di testa. Passione, voglia di correre, azzeccatissimi calcioni, brillanti acrobazie, prodezze individuali: tutti generi che i grigi possono rivendere a scialo e senza… tessera. Ma se parliamo di gioco, di azioni congegnate, di «squadra» in una parola, restiamo allo zero via zero moltiplicato zero. E che confusione! Buoni, ad ogni modo, Bigando, Rosso, Nespolo, Parodi, Roggero (ha però sull’anima il primo punto…). Del Pisa è d’obbligo l’elogio in blocco. La squadra, scesa in campo menomata non solo nell’efficienza di qualche uomo, ma anche nel morale, dalla «doccia fredda» di domenica scorsa, si è risollevata con un deciso colpo d’ala e ha dato tutta se stessa per il risultato. Ma lasciatemi dir bravo a Traverso, cui il Pisa deve tanta parte dell’attuale, insperato, magnifico risultato. I punti sono stati segnati per l’Alessandria al 20’ del primo tempo da Ghezzi, intervenuto in una mischia susseguente ad un’azione Ghidini-Cerutti, e al 7’ della ripresa da Cerutti, intervenuto su un pallone stregato che nessuno dei difensori fu capace di allontanare dall’area. Tre minuti dopo, su azione susseguente a calcio d’angolo, e profittando di un’uscita a vuoto di Roggero, Nicolini da tre passi apriva il punteggio per i pisani. Galeati ha diretto con fermissimo polso e con sicura competenza. I fischi sono immeritati. (Aldo Guerrieri, «Corriere del Tirreno», 18 marzo 1940) ALESSANDRIA-PISA 2-2 I grigi hanno condotto prevalentemente le azioni offensive nei due tempi, sottoponendo la difesa avversaria ad un assiduo lavoro. Al 20’ Ghezzi, a conclusione di una magnifica azione manovrata, ha segnato il primo punto per gli alessandrini, seguito da un secondo irresistibile punto di Cerutti al 5’ della ripresa. I pisani sono passati in seguito al contrattacco ed hanno segnato al 7’ con Nicolini ed al 32’ con Bertoni. («La Stampa», 18 marzo 1940) IL RISULTATO NULLO DI DOMENICA SCORSA Anche la partita col Pisa non ha soddisfatto. La squadra per mancanza di collegamento del reparto sinistro dell’attacco e per l’insistenza di Cerutti nel cercare l’avversario anziché evitarlo e innanzitutto per gli errori di Roggero ha dovuto dividere la posta coi volonterosi pisani. Da varie domeniche la compagine grigia torna ad accusare la stanchezza dopo la prima mezz’ora di gioco e purtroppo la partita col Pisa ne ha dato conferma. I neroazzurri al 4’ della ripresa erano in svantaggio di due reti e, nonostante giocassero su campo avversario, sono riusciti a rimontare lo svantaggio quando nei nostri reparti le idee avevano incominciato ad annebbiarsi. Si dirà che l’Alessandria è stata sfortunata e tartassata dall’arbitro che non ha concesso una rete e negato ben due calci di rigore ma resta sempre la constatazione che alle altre squadre bastano cinque occasioni per realizzarne due mentre all’Alessandria ne occorrono dieci per ottenere una rete. Così contro l’Anconitana, l’Atalanta ed il Pisa. Sbagliare un tiro a due passi dalla rete non è più sfortuna, è incapacità; e permettere agli attaccanti avversari di violare la rete alessandrina con azioni tutt’altro che irresistibili portate dall’Anconitana (errore di Roggero), dall’Atalanta (calcio di punizione ed errato schieramento dei difensori grigi) e dal Pisa (incertezze del portiere) significa aver perduto anche nella retroguardia l’accordo, l’elasticità, la sicurezza del reparto. Dell’arbitro Galeati, è meglio tacere. C’è, forse, qualche cosa di inspiegabile che non riusciamo ad indovinare; fatto sta che nel presente campionato l’Alessandria ha trovato troppi arbitri che hanno favorito apertamente le squadre avversarie. Nespolo e Degrandi hanno giocato ottimamente: mobile e tecnico il primo che ha qualche affinità con Bertolini, e sicuro il secondo che ha nettamente superato l’aspettativa. Per i grigi le reti sono state segnate da Ghezzi e Cerutti. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 23 marzo 1940) RISULTATI: Fanfulla-Catania 2-0 Livorno-Anconitana 1-0 Molinella-Brescia 1-0 Padova-Sanremese 1-0 Pro Vercelli-Atalanta 2-2 Siena-Palermo 1-1 Verona-Udinese 0-0 Vigevano-Lucchese 0-0 CLASSIFICA: Atalanta, Lucchese 32; Anconitana, Livorno 30; Alessandria, Brescia 28; Siena 26; Fanfulla, Padova, Udinese 24; Pro Vercelli 21; Verona 20; Pisa 19; Palermo, Vigevano 18; Molinella 14; Catania, Sanremese 13 IL PUNTO SUL CAMPIONATO Nessuna vittoria esterna e cinque pareggi: ecco la caratteristica della ventitreesima giornata del torneo dei cadetti dalla quale Atalanta e Lucchese escono bene, tenendosi ancora per mano come due buoni amici che non vogliono lasciarsi. I bergamaschi sono usciti con un punto dall’insidioso campo vercellese e la Lucchese a sua volta ha strappato un punto sul campo di quel Vigevano temutissimo per la sua necessità di tirarsi fuori dal pericolo della retrocessione. Un’altra bella impresa è stata quella compiuta dal Livorno che in una gara piuttosto agitata ha respinto l’assalto di un avversario che fuori campo rappresenta quest’anno un grande pericolo per tutte le squadre: l’Anconitana. Il punteggio e la cronaca non dicono infatti che l’impresa sia stata molto facile per gli amaranto di Viani II. Gli altri pareggi della giornata tornano ad onore del Palermo, dell’Udinese e del Pisa che ha procurato un nuovo dispiacere ai tifosi alessandrini. Così i grigi, come del resto i bresciani soccombenti a Molinella, hanno perduto i contatti con i due capiclassifica. La Sanremese e il Catania, come si prevedeva, hanno perduto nuovo terreno soccombendo a Padova e a Lodi. In generale si è notata una nuova giornata proficua per le squadre di coda. («La Gazzetta dello Sport», 18 marzo 1940)