Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1939/1940
Serie B
28-04-1940 - Giornata: 28 - LIvorno - Edda Ciano Mussolini


Livorno US - Alessandria US 2 - 1 (1 - 1)
RETI: 26. Viani (II) V. [Li] , 75. Zidarich M. [Li] 27. Robotti L.[A]

Alessandria US Roggero Secondo, Bigando Giovanni, Petermann Franco, Ghidini Ferruccio, Vitto Luigi, Caligaris Luigi, Massiglia Armando, Fibbi Arrigo, Robotti Luciano, Varona Pietro, Ghezzi Renato All.: Krappan Otto

Formazione avversaria
LIVORNO US: Silingardi; Tabor, Del Buono; Pomponi, Rossi Bruno, Tori; Costanzo, Stua, Viani (II) Vinicio, Zidarich, Cattaneo Angelo. All.: Violak József

Arbitro: Moretti Giorgio (Genova)
Note
Infortunati: 70’ Cattaneo [L] e Ghidini [A] Spettatori: 4.000 Tempo e terreno buoni Inizio gara ore 15.00

Commento
Un amico brontolone per natura, pignolo per temperamento, attaccabottoni per discendenza ci diceva ieri, guardandoci con aria interrogativa all’uscita dello stadio: «e quello me lo chiamano, pomposamente, il gioco del calcio…». Abbiamo mangiato la foglia e tagliato, appena possibile, la corda perché quello, il nostro amico, era capace di risalire alle origini del gioco del calcio in Livorno per concludere… Quello che avrebbe concluso se lo immaginano tutti coloro che hanno avuto ieri la… fortuna di assistere alla partita tra gli amaranto del Livorno ed i grigi dell’Alessandria. Il nostro amico, che in fondo è un bravo ragazzo ed ha un solo torto, quello di aver concesso un credito illimitato alla squadra del Livorno edizione 1939-40, sarà certo rientrato in casa avvilito, sfiduciato e con il cuore gonfio. Esagerato, incommentabile, pessimista quel tale, dirà qualcuno. Dato il carattere dell’individuo, lo abbiamo tratteggiato nelle prime righe, una certa tendenza ad esagerare c’è; ma che quella di ieri è stata, per ventidue uomini, una esibizione penosa, questo è vero. Figuratevi, scriviamo questo per gli assenti che ieri erano moltissimi, ventidue uomini che danno senza anima, senza convinzione, senza cervello la caccia al pallone. Figuratevi una squadra, quella dell’Alessandria, dove gli estremi attaccanti sono incapaci di condurre una passabile discesa, dove gli interni concludono poco o nulla. Pensate a cinque uomini, gli avanti, che vanno all’assalto della porta avversaria ciascuno per proprio conto e dove uno solo, Robotti, riesce, di rado, a rendersi minaccioso. Dietro a questi cinque giocatori spaesati, lenti, imprecisi, stanno tre uomini – quelli che compongono la mediana – che si preoccupano solo di liberarsi della palla. Il pallone per loro è un incubo, una ossessione. Dar dentro alla sfera di cuoio e mandarla in avanti. Chi la prenda, chi la fermi, chi se ne serva, questo non conta. Nella confusione, nel marasma, i terzini cercano di colpire meglio che possono mentre il portiere, che ha sempre un preciso tema da svolgere, rimedierà, con il suo coraggio e la sua abilità, alle non poche papere dei compagni. I grigi avevano delle riserve nelle loro file. Non infirmiamo il valore dei titolari; ma le riserve non erano molte e l’Alessandria, concludiamo, ha presentato allo stadio di Ardenza undici uomini, non una squadra. Il Livorno è stato degno del suo antagonista. Slegato come lui, confusionario come lui, senza cervello come lui. Gli amaranto erano privi di Baldoni. Già, ce ne eravamo dimenticati. Mancava il centromediano e allora… Sono dovuti forse all’assenza di Baldoni tutti gli errori, a serie, commessi ieri dai livornesi? Passaggi sbagliati, indecisione, mancanza di intesa e di mobilità. Altro che Baldoni! Di come ha giocato il Livorno ieri è meglio non parlarne. Ricorderemo, per la volontà spiegata, tre uomini: Del Buono, Tabor e Stua. Un elogio se lo merita Rossi. Il sostituto di Baldoni è mancato nel gioco di attacco, ma si è ottimamente comportato in quello di difesa. Apprezziamo pure la volontà che ha animato Cattaneo, ch’è sceso in campo con la febbre; ma fermiamoci lì. Quando si mira alla promozione e si ha di fronte un’Alessandria, ci vuole ben altro per convincere. Non vi racconteremo, vi annoiereste, le fasi di una partita che, iniziata con il rallentatore, è stata del tutto priva di emozioni. Gli amaranto hanno mancato per primi, a sedici minuti dall’inizio, con Viani II che mandava in rete, di testa, la palla inviata al centro da Cattaneo. I grigi pareggiavano, con Robotti, un minuto dopo. Il centroavanti si liberava di tre avversari e batteva Silingardi con un pallone forte e preciso. Il gol, quello che doveva aggiudicare la vittoria al Livorno, veniva segnato al 28’ della ripresa da Zidarich. Moretti, un buon direttore di gara, annullava, al 42’ del primo tempo, un punto al Livorno. Il pallone era stato messo in rete da Viani, con un pugno… La partita è terminata tra l’indifferenza generale: al fischio di chiusura di Moretti, silenzio di tomba. Nella ripresa, Robotti e Ghezzi si scambiavano di posto; poi, Ghidini, rimasto contuso in uno scontro con Cattaneo, andava a far da palo all’ala destra. (Enrico Bensi, «Corriere del Tirreno», 29 aprile 1940) Decisamente il Livorno sta attraversando il suo peggior periodo: non vi è più coesione tra i singoli reparti mentre il più grande marasma regna in prima fila. Questo reparto è ormai l’ombra di quel bel complesso che si è reso artefice del più ricco punteggio della Serie B. Ognuno va per conto suo e quel che fa è tanto innocuo da non spaventare alcuna difesa. Questo si è visto tanto chiaro che il pubblico, esasperato, è tanto prodigo di disapprovazioni all’indirizzo dei propri atleti. Per giunta è venuto a mancare anche quel che fino ad oggi era stato il miglior giocatore: il centromediano amaranto, infortunatosi seriamente a Padova, si trova ora con una gamba ingessata ed è quasi certo che, per tutto il resto del campionato, non potrà più giocare. È stato sostituito dal generoso Rossi il quale non ha potuto fare altro che dare una coraggiosa prova di volontà nell’intento encomiabile di non sfigurare troppo. Siamo sicuri, però, che ha reso al massimo delle sue possibilità. Era poi rientrato Cattaneo, ma anche lui, nel secondo tempo, rimaneva azzoppato sicché la sua presenza in campo non aveva altro valore che quello di tenere invariato il regolare numero dei componenti le squadre. Dal canto suo l’Alessandria non si è mai alzata dal livello della mediocrità. Incompleta per l’assenza di alcuni titolari, ha fornito una prova senza alcun colore; il che non fa che rendere più sensibile l’incapacità dei livornesi a fornire una gara convincente. Viani apriva il punteggio al 16’ con un intervento di testa su un traversone di Cattaneo. La gioia del pubblico era, però, di brevissima durata: un solo minuto, perché tanto ci voleva all’Alessandria per ristabilire la partita. Se ne incaricava Robotti con una bella azione del tutto personale durante la quale giocava d’astuzia i difensori locali e batteva Silingardi con un tiro raso terra diagonale. A questo punto un sacro timor panico si impadroniva degli amaranto che si gettavano nella mischia con foga, ma con le idee annebbiate. Accumulavano angoli su angoli che avevano, invariabilmente, lo stesso inconcludente esito. Si arriva così alla ripresa in un crescendo impressionante di confusione di buche ed altre piacevoli cose del genere. La ripresa non aveva migliore aspetto: continuava il solito sconfortante spettacolo; da una parte una compagine protesa all’arrembaggio, dall’altra un gruppo compatto di dieci uomini attenti a rintuzzare gli assalti avversari. Al 25’, in uno scontro con Ghidini, Cattaneo riportava una seria contusione al ginocchio ed era costretto ad abbandonare il campo; rientrava poco dopo con il ginocchio fasciato: non potrà, da questo momento, essere di nessun aiuto per i compagni. Dal canto suo Ghidini nello scontro ha pure riportato una leggera contusione che non gli ha però impedito di continuare a giocare. Ci voleva un calcio di punizione accordato al Livorno, al 28’, effettuato da Costanzo, perché Zidarich avesse la possibilità di battere con un tiro al volo Roggero. Acquisito il risultato, l’incontro perdeva anche quel poco di vivacità che fino ad allora l’aveva caratterizzato. Qualche minuto dopo la fine. (A.A., «La Gazzetta dello Sport», 30 aprile 1940) LIVORNO-ALESSANDRIA 2-1 Il primo tempo è terminato 1-1: Viani II ha segnato per il Livorno al 26’, Robotti ha pareggiato al 27’. Nella ripresa i grigi hanno condotto un gioco prudente con la evidente intenzione di uscire imbattuti, ma al 30’ Zidarich ha segnato il tanto sospirato punto della vittoria. («La Stampa», 29 aprile 1940) LA SCONFITTA DI LIVORNO L’Alessandria, presentatasi a Livorno in formazione di ripiego, e stata piegata per 2-1; ma con maggior fortuna i grigi avrebbero potuto ritornare imbattuti. La partita non è stata all’altezza di quella disputata nel girone di andata. L’Alessandria nei primi minuti della ripresa riusciva a pareggiare per merito di Robotti; ma appena dopo l’azione del pareggio lo stesso giocatore dovette lasciare il campo per il riacutizzarsi d’una contusione; inoltre anche Ghidini riportò una contusione ad un ginocchio. L’Alessandria, costretta a giocare in nove uomini, si tenne sulla difensiva, per custodire il pareggio ma a sedici minuti dalla fine il Livorno riuscì ad aggiudicarsi la vittoria sullo sfortunato manipolo grigio. Tutti hanno giocato con volontà degna di elogio. Massiglia e Ghezzi sono stati inferiori al rendimento normale. Ottimo il gioco svolto da Vitto. («Il Piccolo», 4 maggio 1940) RISULTATI: Anconitana-Fanfulla 1-0 Brescia-Udinese 4-2 (giocata il 2 maggio 1940) Molinella-Padova 3-0 Palermo-Pro Vercelli 1-4 Pisa-Catania 4-1 Sanremese-Lucchese 0-1 Verona-Siena 0-0 Vigevano-Atalanta 0-1 CLASSIFICA: Lucchese 40; Atalanta 39; Anconitana, Livorno 36; Alessandria, Brescia, Siena 32; Padova 30; Pro Vercelli, Udinese 29; Fanfulla 27; Verona 25; Palermo 24; Pisa 23; Molinella 21; Vigevano 19; Catania, Sanremese 15 Il punto sul campionato Torneo dei cadetti Nulla di mutato in testa lotta affannosa in coda Un'altra impresa della Pro Vercelli Il figlio di Wallace va combinate di molto incaute: chi mai potrà perdonarle di aver portato fin sull'orlo della più alta promozione degli autentici parenti poveri? Ha voluto fare dello sport, ma si è dimenticata che non sempre, per gli appassionati ed i tecnici del calcio italiano, interesse e sport s'incontrano e si fondono. Ingenui peccati di gioventù... Ora, però, la « Coppa » ha in gran parte rimediato al male, poiché fra cinque cenerentole — Bari, Liguria, Fiorentina, Modena, Brescia — e tre principesse — Genova, Lazio, Juventus — che aveva a disposizione, ieri ha liquidato tre delle prime — Liguria, Modena e Brescia — e solo una — Lazio — delle seconde. Ha messo, quindi, le cose in assoluta parità, Speriamo che ora trovi maggior simpatia e... pubblicità-. Juventus e Genova sono i due « squadroni » rimasti in lizza per dar lustro ed importanza alla competizione: si tratta di due ex-vincitori della Coppa Italia (Genova nel '37 e Juventus nel '38) e di due unità che hanno recitato ruoli di primissimo piano nel Campionato, una di esse, quella rossoblù, essendone addirittura stata la protagonista per alcun tempo. Per entrambe la « Coppa » è un po' il campo su cui prendere le rivincite delle amarezze subite nella lotta per lo «scudetto». La Juventus è passata in semifinale facendo onore al pronostico che, nei riguardi del «cadetto» Brescia, non poteva essere ad essa sfavorevole. Non ha fatto troppa fatica a passare anche se il successo non è venuto subito e neppure si è prodotto in modo esageratamente brillante. E' bastato il peso della classe per battere (3-1) un Brescia che, se ha potuto piegare il Torino in casa propria, fuori sede è apparso privo di molte di quelle qualità che sono indispensabili per tener testa ad un rivale più quadrato e abile. Anche in tema di esperimenti, la Juventus non ha avuto campo di celebrare o condannare i suoi due debuttanti, Parola e Rabitti: sono passati senza rilievo nel quadro generale soffuso di tinte grigie, nonostante il bel sole che splendeva sullo Stadio Mussolini. Ben altra fatica ha dovuto compiere il Genova per conquistare il successo (2-1) a Modena. Sono stati necessari i tempi supplementari e soltanto quando i « canarini » son rimasti in nove e la fatica li ha sfiancati, la vittoria rossoblu si è delineata e concretata. La fiera resistenza del Modena e l'incertezza del risultato erano, del resto, nelle previsioni della vigilia, poiché ben si sapeva che, se per il Genova la Coppa Italia è un po' una questione di orgoglio e di rivincita, per il Modena, condannato dal Campionato, era qualcosa di ancor più importante. Estromessi dalla «Coppa», senza più speranze in Campionato, i «canarini» hanno ieri malinconicamente concluso la loro stagione. Quel che resta ancora da fare è soltanto più gravosa ordinaria amministrazione. Tutt'altra cosa per il Genova che vede l'orizzonte aprirsi verso l'oriente di una nuova fulgida soddisfazione. La Lozione ha chiuso allo Stadio Berta la sua marcia in Coppa Italia. L'ha chiusa male, perché le ha buscate dalla Fiorentina. La situazione fra i cadetti, almeno per quanto riguarda il settore della promozione, si va chiarendo di domenica in domenica. Voi direte che, nei confronti della classifica, nulla è mutato da domenica scorsa in quanto che Lucchese e Atalanta hanno mantenuto il loro distacco sulle immediate inseguitrici. Sta bene, ma esse vincendo ieri in campo avversario — un campo che per ognuna delle due vedette si presentava particolarmente insidioso — hanno confermato di meritare la loro posizione, non solo, ma hanno dimostrato ancora una volta che toglierle di 11 sarà impresa ardua per chiunque. Ecco perchè affermiamo che la situazione si è chiarita, chiarita soprattutto... per le antagoniste delle due vedette che stanno comprendendo che, forse, non c'è più nulla da fare. La giornata di ieri voleva essere una prova di appello dopo il fatto nuovo verificatosi domenica scorsa. Ebbene Lucchese e Atalanta la prova l'hanno superata pienamente, anche se non senza fatica. Molti, indubbiamente, attendevano al varco le due vedette e soprattutto, è ozioso dirlo, le attendevano a Livorno e ad Ancona. Campi come quelli di Vigevano e Sanremo, nel momento attuale, sono autentiche trappole. Il primo, sapete, sta lottando per uscire dal quartetto delle retrocedende; la sanremese pur senza speranze s'è ringalluzzita dopo la clamorosa vittoria sull'Alessandria, Atalanta e Lucchese questo 10 sapevano e sono scese in lizza debitamente cautelate. Entrambe però, è doveroso dirlo, non hanno eccessivamente convinto. I bergamaschi sono riusciti a vincere più che altro per un infortunio successo al portiere dei «granata» dopo una partita eccessivamente noiosa, Gli uomini guidati da Rosetta, a loro volta, dopo esser stati a lungo do minati dagli ammirevoli sanremesi, hanno potuto segnare il loro unico gol solo verso la fine, dell'incontro. Cose poco edificanti un dubbio, per delle squadre che vogliono salire in Serie A, ma infine nel calcio quello che conta è il risultato. Non migliori cose, del resto, hanno fatto le dirette avversarle delle vedette: Livorno e Anconitana, nel confronto rispettivamente dell'Alessandria e del Fanfulla. Esse, infatti, hanno trovato nelle rivali due ossi duri e solo hanno potuto spuntarla in virtù di un deciso impegno. I grigi hanno tentato il tutto per il tutto pur di portare in porto un incontro pari; non ci sono riusciti, ma meritano egualmente una parola di elogio, anche se per loro ormai, dopo la nuova sconfitta di ieri, ogni speranza di promozione è definitivamente tramontata: Ma noi domandiamo solo: cosa fa il nuovo allenatore Chrappan? Nel quadro della giornata è da mettere invece nel massimo rilievo la strepitosa vittoria della Pro Vercelli in quel di Palermo. Si tratta di una nuova, meravigliosa impresa della squadra più bizzarra del torneo, quella squadra che forse, se si fosse svegliata prima, avrebbe giocato nel campionato un ruolo ben diverso da quello attuale. Purtroppo lo smagliante successo non serve gran che ai « bianchi» mentre invece ipone in una situazione critica i palermitani costretti a guardarsi seriamente alle spalle per non essere presi nel gorgo della retrocessione. La pronta, nettissima ripresa del Molinella a spese del Padova deve infatti preoccupare tutte le compagini che si trovano nei paraggi immediati della zona pericolosa. Attualmente cinque sono le unità che devono lottare a fondo per sfuggire al pericolo immanente: Vigevano, che sta assai male, Mollnella, Pisa, Palermo e Verona. Tra queste cinque, presumibilmente, si dovranno scegliere le due che andranno a tener compagnia a Sanremese e Catania nel salto in Serie C. Ma chi può fare delle previsioni in questo campo? La battaglia s'Inizia appena ora, In effetti, ed avrà certo sviluppi vivacissimi, emozionanti e anche impensati. Tutti dovranno stare con gli occhi bene aperti. (La Stampa - Mar, 29/04/1940)